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Autore: Hoi    01/03/2016    1 recensioni
In questa storia troverete un Killian Jones che è appena diventato capitano, anche se non come avrebbe voluto. Vedrete un ragazzo ferito dalla perdita di suo fratello, insicuro della fedeltà dei suoi uomini, in bilico tra la giusta maniera e la vita del pirata, che comunque mantiene il suo carisma. Il tutto sarà condito dall'incontro con una fiaba classica in pieno stile OUAT.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Killian Jones/Capitan Uncino, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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L'accusata


Killian si alzò di pessimo umore, il sole era sorto da poco, ma non aveva senso tentare di dormire ancora, ogni volta che chiudeva gli occhi si ritrovava sul ponte della Jolly Roger ad assassinare capitano della Nina. Lui lo guardava cadere ed affondare per lunghi istanti, ma l’uomo che riaffiorava dalle acque cercando di respirare aveva il volto di suo fratello Liam. Killian lo guardava incapace di muoversi, fissava i due grandi occhi verdi incastonati nel volto bianco di sua fratello. Liam non gridava, né supplicava, si limitava a ricambiare quello sguardo con disprezzo, mentre i pescecani lo azzannavano e smembravano il suo corpo.
Scuotendo il capo con forza per scacciare anche gli ultimi rimasugli di quell’incubo, Killian salì sul ponte. C’erano solo un paio di uomini di turno, Bobby e Shaka. Aveva scelto loro di proposito per il primo turno del giorno, era un modo per punirli della loro insubordinazione. Avevano iniziato da poco, ma quei due sembravano già in fibrillazione. Killian li guardò ridere mentre si avvicinava, forse era per via del pessimo umore, me di certo avrebbe preferito vederli cupi e depressi.
“Capitano, buongiorno” Bobby lo accolse a bassa voce, ma con un ampio sorrise “Fate piano, non vorremmo togliervi il piacere di decidere come svegliarla…”
Killian li guardò confuso, alzando un sopracciglio. Sembrava che non aspettassero altro. Con un ampio gesto della mano Shaka si fece da parte, mostrando il corpo della piccola Lady accasciato sul ponte. Con la spazzola ancora in mano la ragazza dormiva profondamente, rannicchiata su sé stessa. Se non fosse stato ancora tanto amareggiato per quello che era successo la sera prima forse avrebbe ritenuto quella situazione divertente.
“Svegliatela” Nonostante il tono freddo di Killian i due uomini si scambiarono un’occhiata compiaciuta e si precipitarono ad eseguire il compito. Shaka s’accovacciò accanto a lei e l’afferrò scuotendola con forza.
“Sveglia principessa!”
“In piedi o ti butteremo in mare!” Gridò Bobby appena dopo.
Strappata dai suoi incubi la ragazza lanciò un grido, svegliandosi di soprassalto. Una fitta la prese al fianco, mentre lottava per liberarsi dalla presa di Shaka. Presa dal panico si accorse appena del dolore. Con un calcio gli colpì lo stinco, facendolo cadere in ginocchio e strappandogli un gemito. Shaka la lasciò andare ridendo, era uno scherzo, niente di più, ma con la mente ancora confusa lei nemmeno lo riconobbe, tutto quello che vide furono le sue grandi mani che l’avevano afferrata e strattonata. Scattò in piedi appena fu libera e lo colpì con un calcio in faccia. Shaka cadde indietro, afferrandosi il volto, aveva il naso che sanguinava copiosamente ed era pieno d’ira. Questa volta la ragazza aveva passato il segno e lo sapeva. Traballando sulle esili gambe lei fece qualche passo indietro, mentre la sua mente iniziava a realizzare dove si trovasse. Aveva i muscoli indolenziti per aver dormito fuori al freddo, ma tentò d’ignorare il dolore che si era fatto pungente al fianco, doveva concentrarsi e capire cosa fosse successo. Fissò gli occhi sull’uomo davanti a lei che non si era mosso e la osservava con uno sguardo strano e il volto insanguinato. C’erano macchie di sangue ai suoi piedi, ma Shaka non poteva averne perso tanto dal naso, con gli occhi seguì le gocce, arrivavano fino ai suoi piedi e salivano fino al fianco. La camicia bianca che Killian le aveva prestato era impregnata di sangue nell’esatto punto in cui il medico l’aveva ricucita la notte del suo arrivo. La testa iniziò a girarle e istintivamente portò una mano alla fronte nel tentativo di fermarla, ma nel farlo gli occhi le caddero di nuovo su Shaka. Nonostante la faccia sanguinolenta, c’era una strana espressione nei suoi occhi, una compassione che non si addiceva a quel viso duro. La ragazza aprì le labbra per dirgli di smetterla, per intimargli di non fissarla in quel modo pietoso, ma lo sguardo le vorticò verso il basso, sul sangue che impregnava il ponte e le uniche parole che riuscì a proferire furono:
“L’avevo appena finito di lavare…” Poi cadde nell’oscurità.
 
Quando riaprì gli occhi era nuovamente nel letto del capitano. Accanto a lei il medico di bordo stava rimettendo a posto i suoi arnesi dopo averle ricucito nuovamente il fianco. Senza dire una parola lei fece per alzarsi, era debole, ma non quanto l’ultima volta. Poteva lavorare e non si sarebbe tirata indietro. Con un occhiataccia di contorno il medico la fermò.
“Restatene buona e riposa, quando avremo finito di sopra, qualcuno ti verrà a chiamare”
La ragazza lo guardò confusa, mentre lui usciva dalla cabina e si chiudeva la porta alle spalle. Non le era chiaro cosa avesse voluto dire il medico, ma di certo le era sembrato più ostile del solito. Stava succedendo qualcosa sopraccoperta e lei non sarebbe rimasta lì ad aspettare di scoprirlo. Si alzò in piedi a fatica, imprecando contro il dolore al fianco ed afferrò la maniglia della porta. Non si aprì. Il medico doveva averla chiusa a chiave. In un impeto d’ira tirò un pugno alla porta chiusa col solo effetto di farsi male. I pirati stavano certamente parlando di lei e non le davano nemmeno la possibilità di capire cosa stesse succedendo. Frustrata e dolorante tornò a letto. Forse era davvero meglio cercare di riposare, d’altronde non aveva dormito molto e se le cose stavano per mettersi male era meglio che racimolasse le forze. Chiuse gli occhi, sperando di addormentarsi o quantomeno rilassarsi, ma l’immagine del vecchio Lord che camminava sull’asse le comparse davanti agli occhi, costringendola a riaprirli. Aveva lavorato fino a crollare per tenere la testa impegnata e sfuggire a quell’immagine, ma a quanto pare non era servito.
Non successe nulla per un tempo infinito, le sembrò di aspettare per ore e più aspettava più diventava impaziente. Quando finalmente la porta si aprì, nonostante il dolore la ragazza stava misurando la stanza in piedi andando avanti e indietro, come aveva fatto spesso Killian. L’uomo che si affacciò non era il capitano. Cercando di ignorare che quello era senza dubbio un pessimo segno, la ragazza andò in contro al primo ufficiale che inaspettatamente fece lo stesso, chiudendosi la porta alle spalle.
L’uomo la fulminò con lo sguardo. Lui l’aveva disprezzata dal primo momento in cui l’aveva vista, ma ora che a quanto pare per lei iniziavano i problemi, l’uomo non sembrava starne gioendo.
Puntandole un dito in faccia Sparky le parlò trattenendo l’ira a malapena.
“Ora ascoltami attentamente: se non fosse per il capitano tu saresti cibo per gli orchi o per i pesci, quindi ora quando ti porterò su, tu risponderai alle domande e starai ben attenta a tenere il buon nome dei Jones fuori dai tuoi guai. Sono stato chiaro?”
A denti stretti la ragazza fece cenno di sì con la testa, nonostante in realtà fosse totalmente intenzionata a dire qualunque cosa pur di non farsi ammazzare. Era vero, Killian l’aveva salvata, ma era anche stato lui a trascinarla in quella situazione e per quanto gli fosse ancora grata, non poteva dimenticare lo sguardo assetato di vendetta di quell’uomo e non avrebbe finto che il destino di Killian Jones le importasse più di se stessa.
Sul ponte era presente l’equipaggio al completo, c’erano molte facce sorridenti, ma la ragazza non avrebbe saputo dire se quello fosse un buon segno. Probabilmente non lo era. Avevano posizionato una sedia in mezzo a loro, proprio davanti al Capitano, che se ne stava pigramente seduto sulla balaustra, con un’espressione sufficiente dipinta in volto. La ragazza non si sedette. Nonostante la ferita cercò di dissimulare il dolore e sembrare forte, come Killian le aveva suggerito molto tempo prima.
Come tutti si aspettavano il primo a parlare fu il Capitano.
“Alcuni di noi si sono accorti di delle… discrepanze nel vostro comportamento”
Gli occhi azzurri del capitano Jones sembravano combattere contro il tono supponente e divertito della sua voce, nel tentativo di farle intuire la gravità della situazione.
“Vedete, quando vi abbiamo accolta su questa nave l’abbiamo fatto pensando che voi foste una nobildonna e che saremmo stati ricompensati dei servigi che vi abbiamo proferito accogliendovi su questa umile bagnarla. Ora immaginate quale dolore sia stato per noi scoprire che in realtà avete approfittato della nostra buona fede e ci avete mentito da quando avete posato piede sulla Jolly Roger!” Killian si portò una mano al cuore, in un gesto teatrale, sfoderando un sorriso sofferente, che nuovamente non si specchiava nel suo sguardo preoccupato. Fu solo per quello sguardo che la ragazza contrasse la mascella e tenne la lingua a bada. Avrebbe voluto gridare alla ciurma che quello non era mai stato il suo piano, che era stato il capitano che tanto amavano a truffarli, ma in quello sguardo leggeva una speranza a cui non era ancora disposta a rinunciare.
Vedendo che la ragazza non sembrava disposta a negare il Capitano riprese.
“Il capitano della Nina vi ha definita come una semplice sguattera e se devo essere sincero né io né nessuno della ciurma ha mai incontrato una nobildonna che fosse stacanovista e abituata al lavoro… o priva della benché minima educazione come voi”
Con la coda dell’occhio Killian vide alcuni uomini fare cenno di sì con la testa. Se quella stupida non avesse lavorato tutta la notte nessuno avrebbe mai tirato in ballo la questione, ma trovarla addormentata con una spazzola in mano aveva alimentato i dubbi che già molti nutrivano, dubbi che lui non aveva potuto smentire. Sparky non era stato d’accordo con quel suo piano dal primo momento e non aveva esitato a cogliere l’occasione di far notare come fosse arrivato il momento di sbarazzarsi della ragazza. Se avesse scaricato la colpa dell’inganno addosso a lei avrebbe potuto uscirne pulito, qualunque cosa avesse detto lei da quel momento in poi, sarebbero state le parole di un accreditata bugiarda.
“Immagino non ci saranno problemi se vi porrò nuovamente le domande che vi feci la prima volta che ci incontrammo” Killian alzò un sopracciglio, come a suggerirle la risposta, che si limitò ad un cenno d’assenso col capo.
“Come ti chiami tesoro?”
“Lady Chatrine di Arendalle” Il nome le uscì dalle labbra rapido e senza esitazione. Non era il suo vero nome e non era una trovata intelligente visto che non sapeva nulla di quella terra, ma aveva vissuto non molto lontano da una città portuale e spesso la gente raccontava di terre lontane e bellissime, tra le tante Arendalle era di certo la più distante, il che voleva dire più tempo per escogitare un piano di fuga.
“Sai tutti noi siamo stati ad Arendalle più di una volta… potrei farti delle domande per accertare che tu stia mentendo, ma non credo sarà necessario visto che non hai nemmeno avuto lintelligenza di trovarti un nome credibile Cat… erine”
La ragazza non poté fare a meno di mordersi la lingua e maledirsi. Killian la guardava ancora con un sorrisetto strafottente che aveva contagiato anche i suoi occhi. La voglia di gridare alla ciurma la verità ed accusare Killian di essere un bugiardo la stava consumando, ma ormai era tardi, lo vedeva negli occhi di ognuno degli uomini che la circondavano, per loro ormai lei era una bugiarda. Notando che la ragazza non intendeva ribattere, Killian scattò in piedi e le arrivò di fronte, era diventato aggressivo.
“Direi che abbiamo appurato che non sei altro che una popolana bugiarda” Killian ringhiava, quasi ridendo e si voltò di scatto allargando le braccia in modo teatrale, come per includere tutta la ciurma nella conversazione.
“Prima abbiamo discusso di questo fatto e ai bugiardi va tagliata la lingua –alcuni uomini risero- ma tu comunque non parli molto, quindi non ci è sembrata una punizione proporzionata… Al contrario, una bella passeggiata sull’asse sarebbe perfetta”
Killian sorrideva guardando il terrore che le invadeva gli occhi. Quella ragazza non era un maledetto lord che insultava la memoria di suo fratello, ucciderla non gli avrebbe dato lo stesso piacere, eppure vedere il disprezzo negli occhi di lei trasformarsi in terrore gli diede una soddisfazione immensa.
  
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