Serie TV > Sherlock (BBC)
Segui la storia  |       
Autore: InsertACasualUsernameHere    02/03/2016    0 recensioni
"C'è davvero un terzo Holmes? Un fratello? Una sorella? E cosa accadde poi?
E se ciò che accadde fu solo il preludio di ciò che sarebbe accaduto?
E se gli errori dei fratelli Holmes avessero generato un nemico insospettabile?
Come fu il passato di Sherlock prima che il mondo ne conoscesse le doti investigative?
E come fu, invece, quello di Moriarty prima di diventare un brillante consulente criminale?
Il passato può essere la soluzione ai dilemmi del presente, si commette sempre un grave errore quando si cerca di dimenticare ciò che un tempo fu, non è mai una buona idea ignorare i ricordi.
C'erano una volta due bambini speciali, precoci nell'apprendimento e nello sviluppo, che avevano una sorella diversa da loro in tutto che un giorno incontrò un buffo ragnetto e insieme decisero di tessere la tela più grande che il mondo avesse mai visto..."
Colpevole!
Ho fantasticato anch'io, come molti, sull'esistenza di un terzo Holmes e l'ho tramutato in una donna.
Lo so, esistono infinite versioni di storie simili e, senz'altro, ognuna di essere è migliore di questo mio scempio, ma ho voluto provare nella speranza che possa piacere.
Ringrazio già i coraggiosi che leggeranno.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jim, Moriarty, Mycroft, Holmes, Nuovo, personaggio, Sebastian, Moran, Sebastian, Moran, Sherlock, Holmes
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Era il suo ultimo giorno di scuola, gli anni erano trascorsi lenti e noiosi, susseguendosi in una banale routine.
Dopo l'omicidio di Carl Powers, Jim non aveva più ucciso nessuno, sebbene lo desiderasse, ma si era limitato a fantasticare sulla morte di ogni singolo studente che lo infastidiva e di ogni professore che lo annoiava, trovando alquanto divertente quel suo passatempo quotidiano.
In particolare aveva posato la sua attenzione su un ragazzino, era di due anni più piccolo, ma l'atteggiamento scostante ed indifferente e quell'aria da presuntuoso e saccente lo infastidivano particolarmente e Jim si era ritrovato più volte ad elaborare ingegnosi piani per ucciderlo.
Non conosceva il suo nome, non gli interessava.
Voleva solo vederlo morire, gustare quell'inebriante sensazione di superiorità che ne derivava e ridere della paura che quel ragazzino avrebbe provato.
Lo aveva notato un giorno, per caso.
Era seduto in uno degli innumerevoli tavolini della mensa scolastica, concentrato al piatto.
Sedeva affianco a quella ragazzina che, Jim se ne era accorto, spesso sorprendeva ad osservarlo di nascosto.
Gli bastò una rapida occhiata per comprendere che doveva trattarsi di fratello e sorella, forse c'era un anno di differenza tra i due, ma ciò che più li diversificava erano gli occhi.
Entrambi azzurri, ma di diversa intensità.
Quelli della ragazzina erano brillanti, vivaci e solari, mentre quelli del fratello erano freddi, distaccati e spenti, e poi il sorriso, quel sorriso gioioso che sembrava non abbandonare mai il volto della ragazzina e che, invece, per contrario il fratello non era in grado di ricreare.
Erano due facce del medesimo volto, tanto simili nell'aspetto quanto diversi nell'atteggiamento.
Jim si sorprese quando scoprì di non essere in grado di immaginare, ne tanto meno desiderare, la morte di quell'innocente ragazzina.
Forse era a causa dei modi scostanti con cui il fratello le si rivolgeva o forse perché notava in lei una celata tristezza che abilmente mascherava o forse a causa delle dure parole con cui il fratello l'apostrofava ogni volta che la sorella cercava di farlo sorridere, non sapeva trovare un motivo concreto a quella mancanza di desiderio, sapeva solo che quella era forse l'unica persona in tutto l'edificio che non avrebbe mai ucciso.
E lo infastidiva e non poco e riversò tutto il suo odio in quel ragazzino saccente ed insopportabilmente arrogante.
Per tutta la durata dell'ultimo anno di scuola Jim non fece altro che immaginare di uccidere quel ragazzino fastidioso.
Pensò così tanto alla sua morte che si convinse che, un giorno, lo avrebbe fatto davvero; avrebbe ucciso quel ragazzino che neppure conosceva.
Poi la scuola finì, Jim fu costretto ad iscriversi in un istituto superiore e il volto di quel ragazzino che tanto lo infastidiva abbandonò la sua mente, dissolvendosi lentamente, lasciando spazio ad altri volti di altri insopportabili studenti.
E quei giorni trascorsi ad immaginare, pianificare, elaborare l'omicidio perfetto divennero solo un lontano ricordo sbiadito, racchiuso in un angolo inesplorato della mente di un futuro criminale.
E Jim non pensò mai più a quel ragazzino saccente, arrogante e presuntuoso.
Mai avrebbe creduto che un giorno lo avrebbe incontrato di nuovo.
Mai avrebbe potuto immaginare che un giorno ci sarebbe riuscito davvero, che avrebbe provato sul serio ad uccidere quel ragazzino tanto fastidioso.



-non essere stupido Sherlock, io sono quello intelligente!-
-no, io sono intelligente!-
-oh, siete entrambi stupidi!-
urlò infastidita Enola, agitando in aria le mani
-zitta!-
esclamarono quasi all'unisono i due fratelli, voltandosi verso la sorella, che parve non dare troppo peso a quel richiamo
-allora Sherlock come credi che sia stato possibile?-
-semplice, la domestica deve aver cosparso di veleno il gambo delle tredici rose e quando la padrona di casa si è ferita con una delle spine il veleno è entrato in circolo nel sue sangue causandone la morte-
-e come giustifichi l'assenza di tossine nel sangue?-
chiese scettico Mycroft, il mezzano degli Holmes si poggiò i polpastrelli delle dita alle labbra, concentrandosi nella soluzione di quel particolare caso, Enola sospirò, visibilmente sconvolta
-vi rendete conto che state parlando della morte di una povera vedeva, vero? Siete consapevoli che non si tratta di un gioco frutto di fantasia, ma di un reale caso di omicidio, vero?-
Sherlock schioccò la lingua al palato, riservando alla sorella uno dei suoi sguardi di pietra
-e quegli stupidi incompetenti di Scotland Yard lo hanno banalmente classificato come decesso per cause naturali!-
sbuffò arrogante, tornando a concentrarsi alle parole del fratello
-Sherl smettila, svolgono il loro lavoro al meglio che possono e tu non dovresti...-
-oh santo cielo, vuoi stare un po' zitta!-
Enola sentì una fitta al petto, come una pugnalata al cuore, come spesso accadeva Sherlock l'aveva malamente rimproverata, senza degnarla neppure di uno sguardo, trattandola come un insetto fastidioso
-non hai altro da fare? Qui non sei affatto utile, anzi riduci il quo..-
-Sherlock!-
lo richiamò Mycroft prima che potesse concludere la spiacevole frase, ma gli occhi di Enola erano già offuscati da tristi lacrime
-scusatemi, a volte dimentico di essere quella stupida-
mormorò, la voce impastata e tremula, chinò il capo mentre le prime gocce umide le bagnavano le gote, allontanandosi dai fratelli.
Sherlock, impassibile ed indifferente, incapace di comprendere quanto male potessero averle fatto quelle parole, continuava a fissare il vuoto di fronte a sé, concentrato nella risoluzione del caso.
Mycroft inspirò, socchiudendo gli occhi, inutile tentare di far notare al fratello l'errore, non lo avrebbe compreso, non ci riusciva mai, sospirò, non era certo la prima volta che Enola subiva, silenziosa, il lato peggiore di Sherlock, e Mycroft si convinse che fosse ormai grande abbastanza da riuscire a sopportarlo; come era solito fare lui.
Sbagliava.
Enola era stanca.
Maggiori erano i suoi sforzi per avvicinarsi ai fratelli e maggiormente dolorosi erano i loro rifiuti.
Inutilmente cercava di partecipare a quel loro macabro gioco, in risposta otteneva solo aspre critiche e taglienti rimproveri e ogni volta si dava della stupida per non essere riuscita, per la millesima volta, ad ergersi all'altezza dei fratelli e guadagnare il loro rispetto.
Ed ogni volta si odiava perché non sapeva far altro che piangere, era così patetica.
Sherlock aveva ragione quando le ricordava di non essere nulla di più di un frivola ragazzina con la testa tra le nuvole, troppo distratta da sciocchi pensieri per riuscire ad osservare il mondo come lui era solito fare, ma Enola non voleva più essere una ragazzina.
Un giorno ci sarebbe riuscita, avrebbe dimostrato a Mycroft e, sopratutto, a Sherlock che anche lei poteva essere una Holmes.



Quando cresci in una famiglia di geni è difficile tollerare ed apprezzare la normalità, quando il mondo ti guarda con diffidenza, isolandoti a causa dei tuoi strani atteggiamenti, mentre la famiglia ti osserva con superficialità, escludendoti a causa dei tuoi banali ragionamenti, diventa difficile cercare di costruirsi un'identità.
Aveva diciassette anni Enola ed era bloccata nel mezzo, in bilico in un confine invisibile tra l'essere un Holmes e l'essere una comune adolescente e lì, sul bordo, continuava ad essere entrambe senza riuscire mai ad essere nessuno dei due.
Si sentiva vuota, non era ancora riuscita ad essere nulla di più di una sciocca ragazzina.
I fratelli la escludevano dai loro infantili battibecchi, ricordandole di essere sempre un passo avanti a lei.
I coetanei la isolavano, ripetendole di essere troppo strana per loro.
Ed Enola restava sola, bloccata nel mezzo, incapace di crearsi.
Poi un giorno, un cavaliere dal giacchetto in nera pelle e gli anfibi sformati e sporchi di fango, correndo la travolse ed Enola trovò la via di fuga, come Alice seguì il bianconiglio, lei seguì quell'uomo e scoprì un mondo nuovo, fatto di pastiglie colorate, bevande amare, corse frenetiche e luci lampeggianti.
Come Alice nel Paese del Meraviglie anche Enola si perse seguendo il Cappellaio Matto nel suo folle farneticare e restando incantata dalle strane novità che quel mondo aveva da proporle e presto cessò di tormentarsi, di chiedersi chi fosse o chi dovesse essere e si limitò semplicemente ad essere.
E prima che potesse rendersene conto Enola sperimento quasi ogni genere di droga, abusando d'ogni tipo d'alcolico, si ritrovò a derubare ville di ricchi imprenditori e abitazioni di agiati borghesi, imbrattare muri e distruggere lampioni, rovinare parchi e spaventare anziani signori.
Indifferente ai richiami dei genitori, non curante della loro sofferenza, disinteressata alle critiche dei fratelli.
Finché un giorno il Paese delle Meraviglie si tramuto in Inferno e tutto crollò, incastrandola in una scomoda realtà.
-caz...-
cercò di urlare Enola prima che le sue parole venissero soffocate dalla ruvida mano, sporca di vermiglio sangue, di Bucky, che la stringeva con forza, impedendole di parlare.
Respirava affannata, la testa le girava e le murava sembravano quasi muoversi verso di lei, come se stessero per inghiottirla.
I suoi abiti era ricoperti di schizzi di sangue, una pozza cremisi si espandeva sotto i loro occhi, sporcando il pavimento in legno di quella lussuosa villa in periferia, ai loro piedi il corpo del proprietario di casa, esanime, il tessuto grigio del pigiama macchiato dal sangue che rapido si espandeva sul torace dell'uomo.
La ragazza si voltò terrorizzata, incontrando gli occhi inquietamente rilassati di Bucky*, le scostò una ciocca di capelli, sporcandole la guancia
-calmati, era solo uno schifoso avvocato-
sorrise cinico, lanciando uno sguardo carico d'odio alla vittima
-l'abbiamo ucciso? Dovremmo chiamare i soccorsi?-
chiese titubante Enola, torturandosi le labbra di morsi, Bucky scosse il capo
-sei completamente fatta, sta zitta e seguimi-
sbuffò infastidito, afferrandole il polso
-muoviti-
la esortò, la giovane deglutì e incerta cominciò a muovere le gambe.
Salirono in macchina e si dileguarono dalla scena del crimine in fretta, il rombo del motore echeggiò per tutto l'isolato, destando lo stupore dei vicini di casa che si affacciarono alle finestre.
Enola li vide osservare la macchina allontanarsi dalla casa in cui, ne era certa, si era commesso un omicidio.
Nelle ore successive la mente della minore degli Holmes fu offuscata da pensieri confusi e immagini caotiche, era un'assassina? Avevano ucciso un uomo innocente? Sarebbero finiti in carcere?
Quando Bucky la spinse fuori dal veicolo, lasciandola di fronte al giardino ben curato di casa Holmes, ad Enola sembrò quasi di non riuscire più a respirare, il cuore le batteva frenetico in petto, con tanta foga che temeva le sarebbe esploso da un momento all'altro, un'atroce fitta la colpì allo stomaco quando aprì la porta e vide solo il buio ad accoglierla, nel silenzio di quell'enorme casa avvolta nel sonno.
Si lasciò scivolare al divano, le tremavano le mani, nella mente echeggiavano ancora le urla disperate dell'avvocato e l'immagine dei verdi occhi di Bucky che le intimavano di stare zitta e seguirlo.
Le azzurre iridi della minore degli Holmes si depositarono sul tavolino di fronte a lei, un vecchio portaoggetti, modellato nell'argilla, sgraziato e dai bordi scheggiati, era stata lei a crearlo, quando aveva poco più di quattro anni, lo aveva fatto per la madre, col tempo si era trasformato in posacenere, una lacrima solitaria le solcò la guancia; la consapevolezza che non avrebbe mai più rivisto quella casa si fece strada in lei e umide gocce salate le bagnarono le labbra.
Presto sarebbe stata condannata.
Presto sarebbe finita in carcere.
Presto avrebbe deluso tutti, per l'ultima volta.

NOTE :

*Bucky, meglio noto come James Buchanan Barnes, è la reale identità di Winter Soldier (Soldato d'Inverno) personaggio dei fumetti Marvel, amico d'infanzia di Captain America, presente anche nei fiilm Marvel ed interpretato dall'attore Sebastian Stan.
Quest'ultimo ha interpretato anche il Cappellaio Matto nella versione proposta dalla serie televisiva Once Upon A Time In Wonderland, spin-off di Once Upon A Time, ed ecco svelato il perché della scelta.

Spero che il terzo frammento possa essere stato di vostro gradimento.
Perdonate evenutali e probabili errori, ma sono sprovvista di aiutanti o lettrici beta come preferite chiamarle, e malgrado io rilegga qualche errore sfugge sempre.
Spero di non avervi annoiato troppo.
Ringrazio tutti i lettori e coloro che seguono o aggiungo la storia tra i preferiti, vi sono immensamente grata.
Grazie mille, buona vita
Euridice


  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: InsertACasualUsernameHere