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Autore: Horse_    02/03/2016    4 recensioni
Elena è una giovane ragazza di ventisette anni che nella vita ha già dovuto subire tanto. I suoi genitori e la sua sorellina minore sono morti in una serata d'inverno quando lei aveva solo vent'anni in un incidente d'auto sul Wickery Bridge. Il caso è stato subito archiviato come normale incidente, ma Elena non ci crede fino in fondo perchè le pretese di omicidio sono buone in quanto la sua famiglia era a capo di un'azienda multi internazionale con sede principale a New York, ed inoltre il corpo della sorella non è mai stato ritrovato.
Arrendersi non è mai stata la sua volontà ed ha cominciato ad indagare, ma qualcuno, con la paura di essere scoperto, ha fatto in modo di metterla a tacere per sempre, ma così non è stato. Elena ha passato quattro anni della sua vita in un'isola deserta, scampando da morte certa più e più volte, scendendo a patti con il Diavolo per tornare a casa e riabbracciare parte della sua famiglia, ma il prezzo da pagare è decisamente troppo alto.
Quando ritorna a New York spuntano fuori delle persone misteriose interessate ad una particolare lista che sembra portare ad un solo nome: quello di Elena.
Genere: Angst, Drammatico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Stefan Salvatore | Coppie: Damon/Elena
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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        The List.
                                 Trap.





Finisco di caricare anche l’ultima valigia in macchina e chiudo il portabagagli. Alaric mi lancia un’occhiata di disappunto ed io mi ritrovo a scuotere la testa. Sono diretta a Las Vegas per parlare con Jeremy; è ora che si decida a tornare e a mettere la testa apposto quel dannato ragazzino. Alaric vorrebbe venire con me, ma è fuori discussione. Jenna, che non sa nulla, si insospettirebbe troppo e non voglio questo.

 

-Porta Stefan con te, almeno.- mi dice Alaric.

 

Non voglio scomodare troppe persone, non voglio che nessuno sappia. Stefan, per ragion di logica, dovrebbe venire con me, ma voglio che rimanga una cosa tra me e mio zio.

 

-Meno persone sanno, meglio è, Ric.- lo liquido così, salendo in macchina.

-Mi prometti di stare attenta e di tornare a casa tutta intera? Magari anche con quello scapestrato di tuo fratello.- mi dice.

-Tornerò a casa tutta intera e… Jeremy con me, che lo voglia o no.- gli dico seria guardandolo negli occhi.

-Chiamami non appena arrivi, o se ci sono problemi.-

-Lo farò, non preoccuparti Ric, me la saprò cavare.-

-So che sai badare a te stessa, l’hai sempre fatto.- mi dice sorridendomi quasi paterno. -Mi raccomando, fa’ attenzione.-

 

Gli sorrido per l’ultima volta e, dopo aver chiuso la porta della macchina, metto in moto e parto in direzione per Las Vegas.

 

 
























 

                                                              * * *

 
























 

E’ notte fonda quando finalmente decido di fermarmi. Ho percorso ben 16 ore di viaggio, fermandomi solo una volta per fare benzina, ed il mio corpo mi chiede riposo. Mi mancano ancora venti ore di viaggio e, secondo i miei calcoli e alle cinque ore di riposo che mi concederò, dovrei arrivare domani a mezzanotte, più o meno. Ho chiamato mezz’ora fa l’hotel più vicino che ho trovato, secondo il mio navigatore, avvisandoli del mio imminente arrivo e, grazie ad alcune mie conoscenze, è già tutto pronto. Parcheggio la macchina nel parcheggio del suddetto hotel e, dopo aver dato le chiavi ad una gentile ragazze che avrà quasi la mia età, mi dirigo all’entrata principale. E’ un hotel a quattro stelle, il migliore che ho trovato in zona.

In poco tempo mi faccio dare le chiavi ed il numero della stanza e cinque minuti dopo sono già entrata.

La stanza non è affatto male, c’è un enorme letto matrimoniale attaccato alla parete, nella quale c’è uno specchio di forma ovale, e altre due piccole stanze -una che funge da cucina e un bagno. In tutta la stanza predomina il rosso e l’oro, ma questo non è il momento adatto per soffermarsi sui particolari. I miei occhi si stanno chiudendo da soli, ma, prima di andare a letto, ho urgente bisogno di una doccia rilassante. Le ore di sonno che ho a disposizione sono pochissime, ma ho veramente bisogno di darmi una ripulita.

Non so quanto tempo sto sotto la doccia, ma, quando esco, sono molto più rilassata di prima. Lego i miei lunghi capelli marroni in una crocchia mal fatta e, senza nemmeno togliermi l’accappatoio, mi getto sul letto. Sto quasi per prendere sonno quando sento qualcuno bussare insistentemente alla porta.

Chi può essere? La colazione in camera non può essere visto che è quasi mezzanotte. Non ho fatto nessun tipo di rumore, quindi sicuramente non è qualcuno che è venuto per lamentarsi.

Rick è impossibile. Mi vesto velocemente, mentre continuano a bussare e, altrettanto velocemente, impugno la pistola. Potrebbe essere semplicemente anche il proprietario o qualche addetto alla sicurezza, ma non si sa mai.

Non appena apro la porta, sempre con cautela, mi scontro quasi con la faccia di Stefan.

Stefan?

Che cosa diamine ci fa lui qui?

 

-Che cosa diamine ci fai tu qui?- gli domando parecchio seccata.

 

Perché è qui?

Sicuramente l’avrà mandato Alaric, potrei scommetterci qualsiasi cosa. Ma come ha fatto a trovarmi?

 

-Credo che tu lo sappia già…- mormora quasi imbarazzato fissandosi le scarpe.

-Alaric.- ringhio contrariata. -Perché ti ha mandato qui?-

-Per guardarti le spalle. Non è che non si fidi di te, ha paura che possa succederti qualcosa e ha preferito che venissi in tuo soccorso.- mi dice Stefan.

-Non sono una damigella da salvare.-

-Oh, lo so, hai molto più fegato di qualche uomo, ma non vuole che ti succeda qualcosa.-

-Perché dovrebbe succedermi qualcosa?- domando.

-Oh, ecco, perché…-

 

Si blocca non sapendo cosa dire. Adoro Alaric, lo reputo un padre ormai, ma in questo momento vorrei ucciderlo.

Tra quanto tempo sarà in grado di capire che riesco a cavarmela anche da sola? L’ho fatto per quattro anni, non vedo perché non possa farlo anche ora, ma sembra non capirlo.

 

-Okay, Stefan, senti… Vai giù nella hall e fatti dare una camera, metti pure tutto a mio nome, ma evapora, su. Sono stanca, vorrei dormire.-

-Cosa? E io che cosa sono venuto a fare qui?- mi domanda contrariato.

-Non scapperò, se è quello che intendi.- gli rispondo, anche se questa idea mi ha attraversato la testa più volte. -Ti voglio puntuale qui alle quattro di mattina, altrimenti non arriveremo mai da mio fratello.-

-Okay…- balbetta. -Buonanotte…-

 

Lo saluto con un cenno del capo, poi richiudo la porta non preoccupandomi se se ne sia andato o meno. Come hanno fatto a trovarmi? Sicuramente questa sarà una risposta che voglio sentire domani mattina, ora tutto quello di cui ho bisogno è dormire.

 

 

La sveglia suona alle 3.50 precise e non ci metto molto a mettermi in piedi. Non ho dormito molto e le ore sono passate veramente lente, sebbene fossero poche. Sono già vestita e, dopo essermi risciacquata la faccia e aver sistemato un po’ i capelli e la faccia -ho delle occhiaie spaventose, ma per fortuna esistono i trucchi-, sono pronta. Come promesso Stefan mi sta attendendo. Anche lui non ha una bella cera, non deve aver dormito molto, ma questi sono affari suoi. 

Ci dirigiamo giù in silenzio, senza scambiare nemmeno una parola, e, dopo aver ridato le chiavi ad un ragazzo nella hall e avergli detto di intestare, nuovamente, tutto a mio nome per il pagamento, ci dirigiamo fuori.

 

-Sei venuta in macchina?- mi domanda.

-A piedi no sicuramente.- ribatto acida, ma poi ammorbidisco leggermente lo sguardo. -Si, eccola. Andremo con la mia, visto che sei qui, e la tua verrò a farla prendere da qualcuno.-

 

Stefan non ribatte, annuisce solo, e entriamo in macchina. Non ribatte nemmeno sul fatto del guidare perché ormai ha capito perfettamente che la mia macchina non la tocca nessuno, a parte la sottoscritta. Metto in moto e partiamo, in direzione Las Vegas.

Sono stanca, terribilmente stanca, tutto quello che vorrei fare è dormire, ma ho bisogno di risposte, che Stefan mi darà sicuramente.

 

-Come hai fatto a trovarmi?- gli domando, mentre continuo a tenere gli occhi fissi sulla strada.

-Gps, Alaric l’ha messo sulla macchina…- mormora osservando fuori dal finestrino.

-Fantastico…- borbotto. -Avrei dovuto capirlo, mi stava dando troppa corda! Potrei denunciarvi entrambi per stalking.-

-Vuole solo il tuo bene, te l’ho detto anche qualche ora fa.-

-Si, tutte scuse…- mormoro. -Quando si fiderà di me sarà sempre troppo tardi.-

-Si fida di te, sei una ragazza in gamba, solo penso che abbia paura che ti possa capitare qualcosa, di nuovo.- mi dice.

 

Distolgo per un istante gli occhi dalla strada e lo fisso socchiudendo gli occhi. Di nuovo? Stefan per caso è a conoscenza di quello che mi è successo?

Il ragazzo di fronte a me sembra accorgersi di aver detto troppo e quasi si morde la lingua. Riporto gli occhi sulla strada, visto che voglio arrivare tutta intera da mio fratello, e lo obbligo quasi a parlare visto il silenzio pesante che è calato all’interno dell’abitacolo.

 

-So cosa ti è successo, ne hanno parlato tutti i giornali per mesi.- si affretta a chiarire, mentre guarda la strada di fronte a noi. 

-Uh, beh… Credo che non ci sia nulla di peggio che passare quattro anni in un’isola, ecco perché Ric non deve preoccuparsi. E nemmeno Jenna.-

-Lo farebbero tutti, sapendo quello che hai passato.- mi fa notare.

-Sembra che tu possa parlare per esperienza.- gli faccio notare io.

 

Stefan sussulta quasi e sospira, sentendosi molto probabilmente messo alle strette. C’è qualcosa in questo ragazzo che mi spinge a non fidarmi completamente, ma non riesco a capire che cosa. Non sembra malvagio, solo che il mio istinto mi dice di non fidarmi completamento e non ha mai sbagliato. Ho affrontato mille difficoltà negli ultimi anni ed è anche grazie all’istinto che sono sopravvissuta.

 

-Ho un fratello e diciamo che si è messo più volte in pericolo per delle… Stupidaggini, ecco. Farei di tutto per proteggerlo.- mi dice torturandosi le mani.

-Se è in prigione o ha combinato qualche cazzata adolescenziale potrei fare qualcosa.- gli dico.

-Oh, no, lui è più grande di me, non molto, ma è comunque lui il fratello maggiore. E non è in prigione, ha solo fatto qualche cazzata e più volte gli ho salvato il culo.- mi dice. -Perdona il linguaggio.-

 

Mi ritrovo a ridacchiare, mentre svolto a destra.

 

-Mi piace che tu sia diventato così diretto, prima sembravi fatto letteralmente di ghiaccio.- gli dico.

-Il tipo di ghiaccio è sempre stato mio fratello.- mi dice passandosi una mano tra i capelli, arrivando quasi a spettinare il suo ciuffo praticamente perfetto. 

-E’ grave quello che ha fatto?-

-Con te non dovrei nemmeno parlarne visto il tuo ruolo, ma comunque no. Compagnie sbagliate, troppe serate a fare baldoria e altro. E’ sempre stato una testa calda.- mi dice.

-Al contrario di te.- gli faccio notare.

-Anche io ho il mio passato oscuro…- borbotta offeso.

 

Ridacchio ancora e noto, con piacere, che sta diventando molto più amichevole, o io lo sto diventando. Non ce la farei mai a stare tranquilla per venti ore con qualcun altro in macchina.

 

-Del tipo? Ti sei drogato?- gli domando sorridendo.

-Di peggio…- mormora e alza gli occhi al cielo platealmente. -Ho ucciso uno scoiattolo e non c’entrava niente.-

-Hai ucciso uno scoiattolo?- domando quasi sconcertata.

-Io, mio fratello e mio padre eravamo a caccia. Io ero ancora troppo piccolo, quindi non avevo un fucile… In un momento di distrazione di mio fratello ho voluto provare a sparare contro un albero e… Ho ucciso uno scoiattolo.-

 

Sembra serio mentre lo dice, e anche dispiaciuto, e quello che vorrei fare io è scoppiare a ridergli in faccia, ma, per rispetto suo e dello scoiattolo, non lo faccio.

 

-Povero scoiattolo…- mormoro.

-Già… Non serve che dica che, da quel giorno, sono sempre stato lasciato a casa durante i pomeriggi di caccia.- mi dice.

-Eh lo credo bene.- gli sorrido.

 

Continuiamo a parlare per quelle che sembrano essere tre ore. Stefan inizia a raccontarmi qualche aneddoto della sua infanzia e scopro quanto tenga a suo fratello. Gli racconto qualcosa anche io, di come fossi stata felice da bambina insieme ai miei genitori, e dopo gli parlo di Jeremy e di come fosse un così bravo ragazzo un tempo. Lo è anche ora, solo che, dopo la morte dei miei genitori e di Megan, è cambiato. Lo siamo tutti, ma per lui è stato un fulmine a ciel sereno.

 

 

-Quindi stiamo andando a riprendere tuo fratello… Jeremy?- 

-Si, è giunto il momento che si assuma le sue responsabilità.-

-E Jenna non sa che è a Las Vegas?- mi domanda.

-No, è convinta che studi chissà dove. L’ho difeso per troppo tempo, ora è giunto il momento che si scontri con la realtà.- dichiaro.

-Mi sembra una cosa ragionevole…- mormora lui.

 

 
























 

                                                                 * * *

 

























 

Arriviamo a Las Vegas che sono ormai le undici, un’ora prima rispetto ai miei calcoli. Non ci siamo fermati praticamente mai, se non per fare le cose basilari, e abbiamo trovato pochissimo traffico e questo ha giocato a nostro favore, senza ombra di dubbio. Alla fine, contro ogni previsione, ho lasciato che Stefan guidasse la macchina perché i miei occhi continuavano a chiedersi. Non avrei mai voluto farlo, ma non volevo finire schiantata da qualche parte e avere anche un’altra vita sulla coscienza. Non credo di aver dormito in quell’asso di tempo di cui non ricordo molto, ma mi sento comunque più riposata. Ormai dormo in dormiveglia da tantissimo tempo e molto spesso non so nemmeno distinguere quando mi addormento e quando no.

Guardo fuori dai finestrini il panorama fantastico che ci offre questa città e ne rimango particolarmente incitata. Non sono mai venuta a Las Vegas, e non ci sarei mai venuta se non fosse stato per Jeremy, ma mi sto davvero ricredendo. A dispetto di quello che credevo non è male come città.

 

-Non sei mai venuta qui?- mi domanda Stefan notando il mio particolare interesse.

-No, mai.- gli rispondo continuando a guidare. Abbiamo fatto cambio di guida qualche ora fa. -Ma me ne sto pentendo, è qualcosa di spettacolare.-

-Io ci sono venuto qui qualche volta e devo dire che diventa sempre più bella.-

-Hai giocato al Casinò?- gli domando.

-Ovviamente no, ero di passaggio.- mi dice inclinando leggermente il capo.

 

Rimaniamo zitti per un buon quarto d’ora e finalmente arriviamo al Casinò di Jeremy. E’ un edificio imponente, uno dei più grandi nelle vicinanze, e mi si presenta davanti del tutto diverso da come me l’aspettavo e, in modo particolare, chiuso. Sono le undici di sera, è sabato, e, come un normale Casinò, dovrebbe essere aperto e pululare di gente, ma è chiuso. 

 

-Sei sicura che sia questo?- mi domanda Stefan quasi sorpreso. -E’ tutto chiuso e sai… E’ sabato sera ed è molto strano…-

-Sono sicura al cento per cento!- ribatto io, poi scendo dalla macchina.

 

Stefan mi segue a debita distanza, mentre io continuo a camminare verso l’entrata. E’ buio, non si vede molto, ma, da come è ridotto il palazzo, sembra che nessuno ci metta piede qui da mesi. Ed è alquanto strano perché ho sentito Jeremy per e-mail circa due settimane fa e sembrava stesse andando tutto bene. Fino a quando mi potrò fidarmi di mio fratello?

Sulla porta noto che c’è un cartello attaccato e leggo la scritta. 

Chiuso.

Continuo a guardare il cartello e leggo anche la scritta più in piccolo.

Per sequestro, causa droga.

Droga? Jeremy e droga?

No, non è possibile. Ha avuto qualche problema con la droga quando era al liceo, i primi anni, ma poi è riuscito ad uscirne, non può esserci ricaduto dentro e, soprattutto, perché io non ne sapevo niente?

 

-C’è qualcosa che non va?- mi domanda Stefan alle mie spalle.

-Io… Non lo so…- mormoro affranta. -Mi sembrava che stesse andando tutto bene, Jeremy mi ha detto che stava andando tutto bene e…-

 

Non finisco la frase perché gli indico il cartello con su scritto Chiuso. Stefan si avvicina e, dopo aver aguzzato la vista e aver letto, mi lascia uno sguardo dispiaciuto, ma nei suoi leggo qualcosa altro, qualcosa che non mi convince. Sembra quasi consapevolezza, quasi se lui lo sapesse o comunque ne fosse venuto a conoscenza, ma, ancora una volta, mi do mentalmente della stupida.

Come può Stefan saperlo? E’ impossibile.

 

-Devo fare qualcosa…- mormoro.

-Non sai dove sia…- mi fa notare lui.

 

Mi passo una mano tra i capelli esausta, poi alzo lo sguardo su di lui.

 

-Andrò dalla polizia di Las Vegas e troverò un modo per capire dove sia. Se l’hanno arrestato per… Per qualunque cosa abbia fatto… Sapranno cosa dirmi in merito e magari dove si trova, o darmi qualche indizio. Per quanto possa… Per quanto posa vergognarsi di quello che ha fatto non può essere sparito nel nulla…-

-Magari è in prigione, non lo so…- avanza un’ipotesi Stefan.

-Ed è proprio quello che mi dovrà dire la polizia di Las Vegas.-

 

 






















 

                                                              * * *















































 

-Come non potete dirmi niente?- urlo quasi, mentre l’uomo, di fronte a me, mi guarda leggermente intimorito.

-Mi dispiace, signorina, non è tenuta a sapere dove si trova.- mi risponde poi.

-Spero che lei stia scherzando. Non sono tenuta a sapere dove si trova mio fratello ed del perché è stato arrestato?- domando sbattendo un pugno contro il tavolo.

 

Il bicchiere di matite si rovescia e dietro di me Stefan si muove irrequieto.

 

-Non possiamo divulgare informazioni così private…- continua ancora.

 

Lo so bene, ma questo non mi fermerà comunque dall’avere informazioni su mio fratello. Frugo nella tasca del giubbotto e, non appena afferro il distintivo, glielo metto sotto gli occhi sorridendo soddisfatta.

 

-Polizia di New York?- domanda l’uomo quasi meravigliato.

-Tenente della polizia di New York.- sottolineo guardandolo di sottecchi. -Ora, cortesemente, potreste dirmi dove si trova mio fratello?-

-Per quanto io possa dirle dove si trova, non può comunque fare niente e-

 

Lo interrompo prima che possa finire la frase.

 

-Quanto vuole?-

 

Stefan sussulta dietro di me, mentre io appoggio i gomiti sopra la scrivania di legno d’acero.

L’uomo spalanca gli occhi, forse non capendo dove voglia arrivare. Trequarti della polizia degli Stati Uniti è corrotta, corrotta fino alla punta di capelli, e, con qualche telefonata e un po’ di denaro, sono convinta di poter sistemare tutto. Le conoscenze non mi mancano, il denaro pure.

 

-Come scusi?- mi domanda.

-Quanto vuole?- ripeto io con voce più suadente. -Le bastano… Diecimila dollari? Mi sembra una buona cifra.-

 

L’uomo sgrana ancora di più gli occhi e mi fissa come se fossi pazza, ma un lampo lussurioso nasce sui suoi occhi.

Bingo.

 

-Non so se posso accettare…- mormora, ma capisco perfettamente che gli accetterà.

-E se ne aggiungessi altri cinquemila? Quindicimila dollari mi sembrano abbastanza, no?- domando facendo schioccare la lingua contro il palato. -Suvvia, non lo saprà nessuno e dentro di me so che l’ha già fatto…-

 

L’uomo diventa improvvisamente rosso e apre la bocca per dire qualcosa, ma poi la richiude colto sul fatto.

 

-Qui… Quindicimila vanno bene, si…- borbotta ed io sorrido trionfante e, dopo aver preso il libretto degli assegni, gliene consegno uno con la mia firma e i soldi.

 

Continuo a parlare con l’uomo e lui mi da delle informazioni davvero importanti. Mi racconta tutto quello che è accaduto con Jeremy da quando hanno chiuso il locale e mi dice che è ancora nella prigione di Los Angeles e che, come minimo, devo pagare una tangente bella grossa per tirarlo fuori da lì. Non so quanto tempo rimango lì dentro, so solo che, quando ho finito di parlare, non c’è più Stefan con me. Sospiro confusa, poi, dopo aver salutato gentilmente il poliziotto, mi dirigo fuori dalla centrale. Cammino piano, con leggerezza, e non vedo l’ora di prendere qualche stanza d’albergo per farmi una buona dormita, visto che a Jeremy ci penserò domani. Ormai è mezzanotte passata e non posso fare niente a quest’ora. 

Non appena metto un piede fuori della centrale sento la voce di Stefan e lui non si sta rivolgendo assolutamente a me.

 

-E’ troppo presto, lei… E’ una brava ragazza, dammi più tempo… Sta cercando il fratello e…-

 

Con chi sta parlando? Nella penombra scorgo un’altra figura molto più massiccia di Stefan.

 

-Non abbiamo tempo, Stefan, e lo sai benissimo.- dice la figura nella penombra.

 

Io rimango immobile, senza farmi vedere.

 

-Non merita questo, nessuno lo merita.- continua Stefan, mentre la figura dell’uomo si fa sempre più vicina. 

 

Non riesco a vederlo in faccia, ma sento comunque il suono della sua voce ed è così… Ammagliante.

 

-Non mi interessa se lo merita o meno, per me potrebbe pure morire seduta stante, ma sai che loro non lo vorrebbero. Non abbiamo più tempo, loro la vogliono, subito.- continua l’uomo ed io mi blocco sul posto. E’ ovvio che stiano parlando di me, ma che cosa c’entro? Chi mi vuole? Che cosa c’entra Stefan? Sono in pericolo? -Subito, Stefan, e lo sai meglio di me che è così. Quindi… Ora dimmi dov’è…-

-Damon, io- sospira Stefan ed io strabuzzo gli occhi.

 

Damon? Quel Damon? Il fratello di Stefan?

L’uomo si fa più avanti e finalmente riesco a vederlo illuminato dalla luce del lampione. 

E’ lui. E’ l’uomo dagli occhi azzurri.

L’uomo dagli occhi azzurri è il fratello di Stefan.

Che diavolo sta succedendo? Ed è proprio ora che il mio cervello inizia a lavorare. Lui è qui ed è evidente che vuole me. Vogliono… Vogliono me e, a quanto pare, Stefan mi ha mentito da sempre. Cerco la mia pistola freneticamente, ho pur bisogno di difendermi, ma non la trovo. Eppure sono sicura di portarla sempre con me, sono sicura di averla messa dietro la tasca dei pantaloni e… Stefan!

Nell’esatto momento in cui tento di fuggire mi sento afferrare per le spalle e sbattere contro il muro, attaccato alla porta. Stefan si volta verso di me sorpreso e l’uomo dagli occhi azzurri sorride, beffardo. Chi mi sta tenendo contro il muro però è il poliziotto di prima.

E capisco ora di essere finita in trappola. 

 

-Però, Stefan… Non mi avevi detto che fosse così… Carina…- mormora quello che, evidentemente, è il più grande dei Salvatore. Cerco di liberarmi, ma la presa dell’uomo è troppo forte e certamente non aiuta il fatto di aver sbattuto la testa contro la pietra. -Non male, davvero, è quasi un peccato farti prigioniera.-

 

Stefan, intanto, si è avvicinato al fratello e mi guarda colpevole. Tutto quello che vorrei fare ora è sparargli una pallottola in pieno petto, indipendentemente dalle conseguenze.

Mi sono messa in trappola da sola, fantastico.

La presa dell’uomo si fa sempre più stretta attorno al mio collo e fatico quasi a respirare.

 

-Cosa… Cosa volete… Da me?- domando cercando di prendere più aria possibile.

-Tante cose, ragazzina, ma per il momento tu verrai via con noi. Ti dispiace se bruciamo la macchina? Sai, non vogliamo lasciare prove in giro.- parla di nuovo Damon.

 

Con l’ultimo barlume di lucidità riesco a tirare un calcio all’uomo di fronte a me nei gioielli di famiglia e questo, in preda al dolore, si accascia a terra e, prima che possa toccare il suolo, riesco a sfilargli la pistola dai pantaloni e la punto contro i due uomini di fronte a me, pronta a sparare.

Nessuno dei due sembra intimorito e, quando faccio per togliere la sicura per sparare, mi accorgo che la pistola che ho appena impugnato è scarica.

Perfetto, insomma. 

 

-Ora tu verrai con noi senza fiatare, ragazzina.-

 

Non andrò con loro nemmeno morta, preferisco morire qui seduta stante. Faccio uno scatto degno di un centometrista, ma lui, sembra aver intuito il mio movimento e, prima che possa fare un quarto passo, mi spara all’altezza della coscia obbligandomi a fermarmi. Tutto quello che ricordo, poi, è un fazzoletto sulla mia bocca e il buio.

 

 

 

___________________________________________________________

 

So che sono tipo sette mesi che non aggiorno, I know, ma eccomi qui con un nuovo capitolo, anche se sono sicura che tutte voi abbiate dimenticato la storia.

Non ho più aggiornato perché, non avendo molto seguito, alla fine mi sono stufata e so che pubblicarla ora, in un sito poco visitato, è quasi un martirio, ma ci provo lo stesso, anche perché mi sta piacendo veramente molto scriverla e spero che anche voi, leggendola, riusciate ad apprezzarla o, perlomeno, susciti in voi curiosità.

Dopo sei capitoli ecco che compare Damon e fa fuori quasi Elena. Ma, andiamo per ordine. Elena decide di andare alla ricerca di Jeremy perché, come ripetuto più volte, è ora che affronti la realtà e comunque gli manca, è pur sempre suo fratello e vuole recuperare uno straccio di rapporto con lui. Parte da sola, ma, magicamente, dopo ore e ore di viaggio, si ritrova Stefan alla porta d’albergo con la scusa di essere stato mandato da Alaric… Ma… Sarà la verità? I due alla fine partono per Las Vegas ed Elena sembra iniziarsi a fidare di Stefan, seppur nutra ancora qualche dubbio su di lui, ed arrivano al Casinò di Jeremy (vi ricordate che gestiva un Casinò, vero?), ma lo trovano inspiegabilmente chiuso. Elena si dirige alla stazione di polizia dove la attende una bella trappola e spunta Damon all’improvviso che la colpisce senza pietà alle spalle e poi arriva perfino a tramortirla. Non sono adorabili? :’)

Bene, ho finito ahaha

Ringrazio la cara ciaramy93 che mi supporta in pratica in tutte le storie e spero di sentirvi in tante, almeno per sapere se vale davvero la pena continuare!

 

  
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