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Autore: Alwaysmiling_    02/03/2016    2 recensioni
Non serviva essere un genio per capire che Sakura si sentisse sola. Al di là degli amici non aveva nessun altro che la facesse sentire realmente viva. Se prima c’era Sasuke, con le sue parole astiose, con le loro chiacchierate inesistenti, adesso non c’era più neanche lui.
Quel vuoto colmato dalla sua scomoda presenza adesso era stato lasciato completamente insaziato come anni prima. Aveva aspettato Sasuke per qualche anno, ma adesso?
**
Ambientata più di dieci anni dopo la guerra: ecco come sarebbe potuto essere uno dei fatidici “momenti di svolta”.
[KakashixSakura]
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Sakura Haruno
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Dopo la serie
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Desclaimers: I personaggi citati in questa storia non mi appartengono bensì appartengono al mangaka Masashi Kishimoto. Non è stata scritta a scopo di lucro o plagio ma solo per puro piacere personale.
Sezione: Anime & Manga -> Naruto
Personaggi: Sakura Haruno, Kakashi Hatake
Pairing: KakashixSakura
Avvertimenti: Spoiler!
Contesto: Dopo la serie
Note dell’autore: Non c’è molto da spiegare su questa seconda One-shot che ho deciso di pubblicare in questa sezione. Gli spoiler non sono inseriti approfonditamente e non sono il fulcro della storia, sono serviti più come causa scatenante e nemmeno, però: uomo avvisato, mezzo salvato. Come ho anticipato nella trama, la storia è ambientata più di dieci anni dopo, perciò i protagonisti sono grandi e vaccinati, decisamente oltre i diciotto. Per quanto riguarda il titolo, mi rifaccio a come i due personaggi principali sono arrivati a conoscersi più a fondo, superando i soliti convenevoli o parole di circostanza ai quali si riducevano; il titolo che avevo in mente era un altro, praticamente la frase finale, ma sarebbe stato troppo lungo e non mi convinceva affatto, spero di aver fatto bene scegliendo questo.
Ora però vi lascio alla lettura! Spero sia di vostro gradimento, mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate ;)
 
Alwaysmiling_

 

 

 

Parlando di noi 

 

La temperatura si era ormai alzata di parecchi gradi. Un vento caldo e afoso, proveniente da Sunagakure e carico della sua sabbia, soffiava impetuoso tra le modeste costruzioni del villaggio nascosto della foglia.

Passate le nove di sera, la città diventava improvvisamente chiassosa, accompagnata dagli schiamazzi delle piccole radici e boccioli dell’accademia, e dalle voci degli  adulti che si arrischiavano a fare una passeggiata, mai sazi dell’aria di pace che si respirava ormai da parecchio tempo.

La presenza solida e reale dell’Hokage, grazie al cielo, si faceva sentire anche nell’antro più nascosto di Konoha e questo stimolava la crescita e la stabilità di una fiducia costante, che faceva sentire il settimo davvero orgoglioso del suo ruolo. Tante volte ne aveva parlato con Sakura, trasudando fierezza dai suoi sproloqui e lui si accorgeva di come, nonostante negli ultimi tempi fosse circondato da tante persone e fosse diventato una vera e propria autorità, mai nessuno l’avrebbe portato a non essere amico di Sakura Haruno.

Infatti, se Sasuke era considerato suo fratello, lei ormai era una sorella. Ne avevano passate tante e mentre l’Uchiha era rintanato nel suo covo oscuro a meditare, loro due si facevano da spalla, odiandosi e volendosi bene come ai bei vecchi tempi. Il fatto che si riferissero a quei momenti come fossero tempi lontani era stato spesso oggetto delle critiche del loro ex sensei: “Mi fate sentire un vecchio rimbambito.” E loro ovviamente non perdevano occasione per scherzarci sopra e osservare per pochi secondi la faccia attonita di Kakashi che si trasformava immediatamente in una maschera di teatrale disperazione. Lo conoscevano bene come le loro tasche e ogni volta che si fermava a rifletterci sopra, Sakura si accorgeva di come lei lo conoscesse forse anche troppo bene.

Da quando era finita la guerra, tutti erano stati coinvolti nel traumatico ritorno alla normalità: erano stati sommersi di verbali, scartoffie di ogni tipo; la burocrazia li aveva davvero imprigionati nelle sue spire dopo che erano riusciti a fermare Kaguya. Ma la fortuna era stata dalla loro parte: il fatto che, presi da mille formalità, fossero riusciti a non pensare, aveva fatto sì che non si mostrassero deboli e arrendevoli sotto gli occhi degli altri. Avevano conservato le loro debolezze per quando si sarebbero rintanati ognuno in casa propria a piangere ognuno le proprie lacrime, silenziose o, come nel caso di Sakura, prepotenti più di un fiume in piena.

Erano diventati le colonne portanti del villaggio con la loro sicurezza e con il sorriso, spesso di circostanza, che mostravano agli altri. E così andavano avanti, consolati dalla presenza ristoratrice di pochi, validi amici.

C’erano state serate nell’ufficio dell’Hokage passate a scolare bicchierini di Sakè e a scommettere su chi si sarebbe sbronzato e reso patetico per primo. Lei, suo malgrado, ne usciva sempre vincente perché grazie al suo Byakugou, “sleale!” le gridava Naruto dopo un singhiozzo, non riusciva mai a prendersi una santissima sbronza.

Non lo facevano per dimenticare, Kakashi forse sì, ma solo per fare esperienze da ragazzi pestiferi, dato che a causa delle troppe responsabilità non ne avevano mai avuto il tempo. E poi Naruto non aveva mai bevuto un liquore in vita sua, tranne che con Jiraya, perciò quale migliore occasione per provare! Anche in una situazione tanto immorale, Kakashi svolgeva il ruolo del maestro spiegandogli come buttare giù il liquore tutto d’un fiato per non sentire il forte bruciore iniziale, tipico degli alcolici ad elevata gradazione.

Avrebbero voluto fare tante altre cose tutti e tre insieme, ma essere Hokage, prima per Kakashi e poi per Naruto, imponeva dei limiti, diminuendo occasionalmente il numero dei partecipanti alle belle rimpatriate da due a tre. Se prima avevano passato parecchie serate, anni!, insieme lei e Naruto, confidandosi e parlando delle cose più stupide del mondo, da pochi mesi era arrivato il turno di Kakashi di essere il suo confidente.

A causa del suo non essere all’altezza dei suoi due compagni di ventura, Naruto e Sasuke, Sakura non aveva mai avuto un grande rapporto con il suo sensei e ne era consapevole, perché era sempre rimasta un passo indietro rispetto a loro.

Ogni volta invidiava la sua amica-nemica Ino per le chiacchierate che faceva con il suo, ormai defunto, maestro Asuma. C’era affetto nei loro discorsi, mentre tra lei e Kakashi cosa c’era? Non erano mai andati al di là delle istruzioni o delle domande su una missione, delle curiosità sui combattimenti o delle rassicurazioni che lui le faceva nei momenti di pericolo, in cui lei non svolgeva altro ruolo che quello di zavorra.

Aveva cominciato a scoprire il suo maestro, realmente, solo nella lotta tra la vita e la morte in quella dimensione desolata, lontana anni luce dalla realtà. Davanti a una presenza demoniaca e a un uomo sfigurato che doveva esser morto da parecchi anni oramai.

Aveva visto per la prima volta il volto coperto di Kakashi increspato dalla paura, le narici dilatate, gli occhi, stanchi e sanguinanti, sgranati.

Paradossalmente, erano state proprio le braccia di Kakashi, un uomo quasi sconosciuto, a sorreggerla per prime nella caduta: Sasuke si allontanava, per l’ennesima volta da lei, lasciandola di nuovo sola, e tutto il vigore che lei aveva dimostrato qualche attimo prima sul campo di battaglia, dopo quel grazie, era sparito completamente facendo sì che si accasciasse in lacrime tra le braccia del suo maestro.

Inizialmente non scambiavano troppe parole, preferivano godere in silenzio della presenza dell’altro davanti a una bella tazza fumante di tè. Poi invece si sorpresero di come i loro discorsi potessero diventare profondi, dopo persino divertenti. Sakura si sorprendeva continuamente di come il suo sensei dimostrasse di ricordare ogni bel momento trascorso con il Team 7. In alcuni momenti capitava di rievocare aneddoti che la ragazza stessa, protagonista, aveva dimenticato e fu per quello che arrivò a chiedersi se fosse lei che non era mai riuscita a decriptare Kakashi perché, per come lui le parlava, sembrava che Sakura per il Sesto fosse sempre stata un libro aperto agli occhi di tutti.

 

E quel pomeriggio aveva espresso per la prima volta a voce ciò che pensava su Kakashi e sul loro rapporto, alla sua amica Ino, che non le aveva fatto una domanda mirata bensì le aveva posto un banalissimo:“come te la stai cavando in questo periodo?”

Senza Naruto la credeva persa quella folle di una Yamanaka. E allora per rassicurarla le raccontò tutto, tutto ciò che aveva scoperto riguardo il suo maestro in quei mesi passati in sua compagnia.

“Non credevo che Kakashi-sensei fosse così loquace” le disse in quel pomeriggio la bionda. Era la stessa osservazione che Sakura in cuor suo aveva fatto la prima volta che si erano visti, lei e il maestro, per una passeggiata rilassante dalle parti del cimitero. Lei voleva portare dei fiori a Neji, Kakashi invece onorare, come ogni giorno, Obito e Rin seppelliti vicini nello spoglio e silenzioso campo che era il cimitero di Konoha.

 

Sakura ripensava a quei momenti, a stralci di conversazioni e a stare attenta a chiudere bene il frigo mentre sorseggiava un po’ di latte freddo. Quel giorno i vestiti si appiccicavano alla pelle e neanche la doccia, dopo il pomeriggio di chiacchiere con Ino, era riuscita a debellare il senso di calura opprimente.

Aveva lasciato anche i capelli bagnati per trarne beneficio, ma niente sembrava darle tregua quel giorno. Magari avrebbe fatto bene a dormire all’aperto, in cima allo strapiombo sulla testa dei sette Hokage per non soffrire il caldo. Mentre pensava a cose stupide come quella di una stravagante nottata all’addiaccio, qualcuno bussò alla porta.

Poche persone bussavano invece di suonare, quella volta era sicuramente Ino che chissà cosa si era dimenticata di dirle.

“Ino, arrivo.” Aprì tempestivamente la porta aspettandosi di essere travolta da quel tornado che era la sua amica ma in realtà, si trovò davanti un uomo, poggiato con un braccio alla cornice della porta e le spalle incurvate dalla stanchezza.

“Kakashi, non mi aspettavo una tua visita” disse lei sinceramente, tentando di nascondersi parzialmente dietro la porta: sia per farlo accomodare in casa, sia per celare la sua tenuta casalinga. Pensando fosse l’amica non aveva completamente preso in considerazione l’eventualità che potesse presentarsi qualcun altro a casa sua a quell’ora tarda, e allora lei non si era neanche preoccupata di mettersi qualcosa di più appropriato addosso: Ino dopotutto l’aveva vista in condizioni di gran lunga peggiori!

Fu assalita da un’enorme vergogna quando si ricordò di non avere addosso neanche il reggiseno sotto quella striminzita canotta a coste che aveva visto tempi migliori. Perciò si voltò subito di spalle rispetto alla porta, incamminandosi rapida verso il fusuma che separava il soggiorno dalla sua camera da letto. Sarebbe stato meglio mettersi addosso qualcosa di meno disdicevole e in modo da non far salire ancora di più la temperatura, già alta, in quella stanza.

Kakashi tentò di scusarsi dopo aver richiuso la porta e tolto le scarpe nel genkan:“scusami per l’irruzione improvvisa”. Per fortuna sembrava non si fosse accorto di nulla.

La voce di Sakura però arrivò soffocata dalle pareti di carta decorata che lasciavano trasparire un’ombra grigiastra: i contorni della figura erano sfocati, ma non lasciavano nulla all’immaginazione facendo intravedere i movimenti frettolosi della donna impiegati per cambiarsi. Kakashi distolse lo sguardo e si schiarì la voce per tornare nuovamente in sé, cosa gli era saltato in mente? Non che l’avesse fatto di proposito a posare lo sguardo su quell’ombra sensuale, ma cos’erano quei pensieri carichi di livore che si stavano affacciando nella sua mente?

“Non ti preoccupare, non stavo neanche andando a dormire.” Il filo dei suoi pensieri fu interrotto da Sakura che tornò nella sala principale e si ritrovò l’uomo completamente stravaccato sul suo divano: la divisa strappata in più punti e il giubbotto da Jonin aperto con qualche shuriken penzolante. Si mise a ridere silenziosamente attirando gli sguardi di Kakashi su di lei. “Cos’hai da ridere?”

“Ti scatterei una foto in questo istante. Ti sei fatto graffiare da qualche gattino restio a scendere dall’albero?” Sakura lo prese in giro ripensando alle mortificanti missioni di livello D che avevano svolto insieme parecchi anni fa. Kakashi ormai era stato Hokage, non doveva più andare in missione, per cui la ragazza davvero non si spiegava tutti quegli abiti a brandelli.

“Simpatica” disse lui strappandosi completamente le maniche e liberandosi del giubbotto d’ordinanza. “Ho chiesto una missione di congedo.”

“Pensavo ne avessi avuto abbastanza di missioni, Kakashi – disse lei scuotendo pazientemente la testa di fronte alla dimostrazione lampante che anche l’uomo meno frivolo del pianeta potesse avere tale mania di grandezza – raccogli quella roba e buttala, per favore.” Indicò i brandelli di vestiti sul pavimento e quando lui si fece più vicino per recarsi in cucina Sakura notò delle escoriazioni sulla pelle e qualche ferita poco profonda sulle braccia.

“Hai bisogno di cure?”

“Non importa, sono solo graffi. Piuttosto da domani comincia la mia vita da pensionato e saggio del villaggio.”

“E quindi vorresti un goccetto per dimenticare? Anzi no, – disse improvvisamente lei sollevando un dito con fare sapiente – scommetto che stai cercando di procurarti un’infezione con quelle ferite in modo da morire per non ricordarti che stai invecchiando anche tu. Probabilmente nel consiglio l’età media è di sessant’anni.” Lo prese in giro lei andando a sistemare i cuscini sul divano e sedendosi mentre ridacchiava di gusto.

“Ho solo quarantaquattro anni non sono poi così vecchio.” In quel momento sembrava che un po’ di aria fresca volesse concedergli un po’ di tregua dal caldo soffocante.

“Hai le zampe di gallina.” Sakura, soprattutto se spalleggiata da Naruto, sapeva stuzzicarlo come pochi.

“Al Mizukage sembravano piacere …” rispose lui provocatorio dandosi delle arie che non gli si addicevano. Sakura era sempre rimasta sconvolta da come Kakashi riuscisse a far capire se stesse scherzando o fosse serio a chiunque nonostante quel suo tono di voce monocorde, quasi svogliato. Naruto lo giudicava fastidioso ma lei lo trovava quasi ammaliante, tanto quanto il fatto che portasse sempre quella dannatissima maschera sul volto. Aveva avuto occasioni per scorgerlo senza quel maledetto pezzo di stoffa ma lui non le aveva mai dato il tempo di scrutarlo a fondo o attentamente. La sua era un’arte perché nonostante sembrasse stesse per metterla a parte del suo più grande segreto in realtà non lo faceva … il volto distorto del maestro si poteva giusto scorgere solo mentre beveva qualcosa, alle volte, ma per il resto rimaneva ancora misterioso. Sakura ignorava completamente come potessero essere naturalmente i suoi lineamenti distesi, senza la mandibola masticante o un fazzoletto di carta a celare naso e bocca durante un brutto raffreddore.

Una leggenda metropolitana diceva che lui tenesse quella maschera per passare inosservato, perchè aveva un volto affascinante e ammaliatore, difficile da dimenticare, ma con quella indosso, diventata suo marchio di fabbrica, al contrario si rendeva riconoscibile a chilometri!

“Idiota – rispose lei lanciandogli una delle caramelle, rovinate dal caldo, che erano poggiate sul tavolino basso del suo soggiorno – se vuoi preparo il tè.”

“Con questo caldo? Forse sei tu che vuoi farmi morire.”

 Era completamente fuori luogo, non seppe perché, sicuramente per il caldo, ma quella frase le risuonò nella mente accompagnata da immagini poco caste. Abbracci deliziosamente soffocanti, baci dietro le orecchie … Sakura rabbrividì, non era davvero il caso e il momento per pensare a quelle cose o sarebbe morta lei!

E’ che sentendolo parlare della missione in quel momento, chiederle se avesse del succo fresco in casa, sentire la sua voce senza realmente ascoltarla, faceva sì che si chiedesse come si sarebbe trasformata la voce di Kakashi sotto le lenzuola.

“Sakura, mi stai ascoltando?” Beccata in fallo.

“Perdonami, non stavo prestando attenzione.” Lui la osservava poggiato al tavolo mentre lei si sistemava meglio sul divano e tentava invano di giustificarsi. Kakashi sapeva esattamente cosa stava facendo, lo stava fissando e, fosse stata un’altra persona gli avrebbe dato maledettamente fastidio. Odiava chi si impicciava troppo negli affari altrui o chi pretendeva di fargli una radiografia. “E’ che Ino pomeriggio mi ha davvero sfiancato e rimbambito con tutte le sue chiacchiere.”

Il maestro mugugnò in assenso e continuò a bere quel po’ di succo che gli era rimasto nel bicchiere. “Ti stai dedicando al giardinaggio?” Chiese lui improvvisamente, strappandola di nuovo ai suoi pensieri ed elucubrazioni e costringendola a volgere lo sguardo e il volto un po’ arrossato verso di lui.

Kakashi si riferiva indubbiamente a tutte le piccole piantine di fiori che erano sparse per la casa, l’ultima volta che ci era stato con Naruto e Tsunade non ne ricordava così tante. Anzi a dir la verità Sakura non si era mai presa molta cura del suo appartamento, preferiva dormirci soltanto tra quelle quattro mura che avrebbero dovuto racchiudere un nucleo familiare.

“No, ancora Ino e Sai che hanno fatto gli impiccioni e hanno deciso di dover personalizzare la mia casa – pronunciò il mia con enfasi – la definiscono asettica, ma per quanto mi riguarda adesso lo è più di prima. Non vivrei mai in una casa con tanti fiori, forse Ino sì, ma Sai è allergico al polline quindi deve per forza abbellire la casa d’altri.”

“E’ quasi ridicolo il fatto che al posto di Sasuke si sia presa Sai che è quasi la sua fotocopia.” Al pronunciare il nome di Sasuke, Sakura si chiese inevitabilmente dove potesse essere, cosa stesse facendo, se fosse davvero riuscito a trovare la pace interiore.

“Non credere che si sia accontentata o che mi abbia fatto un favore, si è innamorata davvero. Dovresti sentirla … Sai di qua, Sai di là … ”

“Oh, non ci tengo affatto a sentire le sue chiacchiere, ma in ogni caso … - e fece una pausa che focalizzò tutta l’attenzione di Sakura su di lui – colgo della gelosia.” Non seppe se indignarsi per il pensiero poco garbato oppure se cominciare a lanciargli addosso oggetti dicendogli che non era colpa sua se si innamorava sempre della persona sbagliata. Decise di restare in silenzio e far sì che si creasse lui stesso un pensiero logico su quelli che sarebbero realmente potuti essere i suoi sentimenti. Non serviva essere un genio per capire che Sakura si sentisse sola. Al di là degli amici, non aveva nessun altro che la facesse sentire realmente viva. Se prima c’era Sasuke, con le sue parole astiose, con le loro chiacchierate inesistenti, adesso non c’era più neanche lui.

Quel vuoto colmato dalla sua scomoda presenza adesso era stato lasciato completamente insaziato come anni prima. Aveva aspettato Sasuke per qualche anno, ma adesso? Era da parecchio tempo che non si poneva più il problema di pensare a lui come detentore del suo cuore.

Senza parlare del fatto che Kakashi e Naruto e tutti gli altri suoi amici, avevano fatto di tutto per farglielo dimenticare, non era il caso di tradire di nuovo la loro fiducia tornando a piagnucolare per quell’Uchiha.

“Sakura, non ti colpevolizzare. La tua vita non è finita, non è colpa tua-” Kakashi camminava lentamente per il soggiorno mentre cercava le giuste parole di conforto.

Lei d’altro canto terminò la frase al posto suo, secondo ciò che le suggeriva il suo cervello:“… se mi sono sempre innamorata della persona sbagliata?” Quell’argomento la rendeva sempre parecchio nervosa perciò cominciò a tormentare con un’unghia il bordo sfilacciato dei suoi pantaloncini di cotone.

“Solo perché con Sasuke è andata male ... Sakura non ti sei mai buttata giù tanto quanto adesso!” Le fece osservare Kakashi mentre si massaggiava l’occhio sinistro. “E poi sei uscita con altri ragazzi, non ti è andata poi così male. Hai avuto anche tu i tuoi momenti di redenzione.”

“Ti sembra che adesso io stia progettando di avere un figlio con qualcuno come Ino o che sia già madre come Temari?” Chiese lei retorica facendogli capire come le sue avventure non fossero mai andate a buon fine.

“E allora cosa vuoi fare? Tornare a piangerti addosso come facevi un tempo? Pensavo stessi per compiere trent’anni Sakura, invece sembri ancora una piccola immatura.”

Quelle parole fredde e taglienti la ferirono nel profondo del suo cuore e non le fecero battere le palpebre per parecchi secondi. Il respiro era silenzioso, come se Sakura non volesse fare rumore, come se volesse solo sparire perché non accettava il fatto che quell’uomo dopo tanti anni non la trovasse ancora all’altezza.

Kakashi era bravo con le parole, se n’era sempre vantato anche durante gli allenamenti, e quando voleva sapeva far male. Quella volta qual’era il suo intento? Ferirla? Aveva raggiunto alla perfezione il suo scopo. Perché Sakura sentiva delle lacrime premere nei suoi occhi verdi e il chakra ribollire nel centro del petto, come se il suo cuore volesse esplodere.

“Come pensavo … in cuor tuo speri ancora che Sasuke torni e si accorga di tutti gli sbagli che ha fatto.”

“Non è vero, lo sai che ho superato quel momento!” Rispose lei sulla difensiva alzandosi dal divano in preda alla rabbia.

“E allora perché non ti lasci andare con qualcun altro? Perché ti ostini a rinchiuderti sempre nei tuoi ricordi? Sono passati anni ma noi non facciamo altro che parlare del passato.” Le ricordò lui con un tono di voce più calmo. Avrebbe voluto abbracciarla, stringerla, ma probabilmente era meglio stare a qualche metro di distanza da lei visto la rabbia che sembrava esserle montata in corpo.

“Kakashi non venire proprio tu a farmi la predica!” Lo minacciò con l’indice puntato verso di lui. Il gesto d’accusa per eccellenza.

Ricordando Tsunade, Kakashi pensò al fatto che Sakura avrebbe potuto anche distruggere quella casa con la forza di un dito solo.

“Sì, ripenso al passato, ma non mi precludo l’opportunità di essere felice” rispose a tono battendo pigramente gli occhi. Se prima Sakura desiderava ardentemente stargli vicino per un carezza, adesso l’unica cosa che voleva fare era avvicinarsi e scaricare tutta la sua rabbia repressa con un pugno dritto su quel suo naso perfetto. “Non frenarti, sii te stessa. Se c’è qualcosa che ti rende felice falla, infischiatene delle regole. Smettila di affogare nell’autocommiserazione” ribadì il concetto afferrandola per le spalle e scuotendola. Forse era un gesto avventato, probabilmente quella sera invece di curargli le ferite le avrebbe aggravate con la forza dei suoi colpi, ma era il suo ex maestro, era un suo amico e aveva il dovere di fare di tutto pur di rendere felice la sua allieva.

“Non sei più il mio maestro ma riesci sempre a insegnarmi qualcosa” sussurrò lei con il capo leggermente chino e gli occhi che fissavano un punto dietro le sue spalle. Lui non rispose, voleva che Sakura buttasse fuori tutto, che si sfogasse una volta per tutte e non si tenesse dentro le cose per l’ennesima volta. Lei però non parlò, si limitò ad avvolgere le braccia intorno al bacino dell’uomo per abbandonarsi a un abbraccio che sconvolse lei per prima. Si erano abbracciati in altre situazioni ma quella volta per Sakura era speciale, il cuore era tornato a battere più vivace di prima. Sentiva nitidamente il pulsare nelle vene e gli occhi che si asciugavano delle lacrime che fino pochi istanti prima minacciavano di uscire.

“Per esempio questo mi rende felice” disse lei in un bisbiglio con la guancia sinistra poggiata sul suo petto e le mani che lo stringevano delicatamente a sé in un abbraccio dolce che racchiudeva tutte le parole non dette.

Kakashi inizialmente preso alla sprovvista da quella dimostrazione inattesa di affetto, la strinse a sé poggiando il mento sulla sua testa e carezzandole i capelli, ormai asciutti, con una mano.

 Sakura dopo parecchio tempo si sentiva al posto giusto, non desiderava essere da nessun’altra parte se non tra le sue braccia. E nonostante l’uniforme sporca della missione e il caldo minaccioso, lei sarebbe stata capace di rimanere in quella posizione per l’eternità non fosse stato per Kakashi che con un brontolio si lamentò, probabilmente aveva qualche costola rotta.

“Stenditi sul divano così ti medico” disse lei staccandosi frettolosamente dal suo corpo e dirigendosi verso il bagno per prendere la cassettina medica. Mentre rovistava alla ricerca di garze e disinfettanti incrociò nel piccolo specchio posto sopra il lavandino la sua immagine. I capelli più ondulati del solito a causa dell’asciugatura naturale, gli occhi lucidi e le guance pericolosamente in fiamme. Cosa le era saltato in mente?

Con le mani fredde per l’ansia si toccò le guance per farle tornare del loro colore originario ma tutto fu inutile. Il cuore ancora batteva fortissimo e non sapeva più come comportarsi. Non frenarti, sii te stessa. Quelle parole le rimbombavano ancora nelle orecchie e se non fosse uscita in fretta da lì era sicura che ci sarebbe rimasta a riflettere per tutta la notte.

“Sakura, è tutto ok?” Chiese una voce distante dall’altra stanza. Lei si riscosse e urlò un “Si, non trovavo le garze.”

Quando tornò nel soggiorno, dal divano lui le disse:“Seriamente, per quei tagli basta un po’ di chackra, ma ti sarei grato se facessi qualcosa per la mia costola.”

“Credevo che qui il medico fossi io …” disse lei fulminandolo con sarcasmo per poi rivolgergli un sorriso. Sembrava che nulla fosse cambiato, come se si fossero sempre scambiati abbracci come quello, come se tutto appartenesse alla quotidianità. Sakura era grata a Kakashi per non farla sentire in soggezione, ma dopotutto: doveva davvero sentirsi in imbarazzo per ciò che era successo qualche istante prima?

Non era stato nulla di troppo esagerato eppure Sakura sentiva che sì, doveva sentirsi in imbarazzo per quel gesto. Nel suo cuore le era sembrato talmente intimo … forse più di quanto avrebbe potuto esserlo un bacio. Adesso però, doveva essere fredda e razionale per portare a termine al meglio il suo compito, non doveva distrarsi altrimenti Kakashi poteva dire addio alle ossa della gabbia toracica se lei avesse dosato male il chackra.

Quando stava per mettersi al lavoro però, già concentrata per incanalare il suo potere terapeutico, si accorse che per poterlo curare doveva spogliarlo e per un attimo contemplò nella sua mente l’ipotesi di poter tornare indietro e rinunciare. Avrebbe potuto dire che si sentiva stanca, che all’ospedale Shizune o qualche altro suo collega avrebbe potuto curarlo meglio, ma a quel punto non sarebbe stata credibile, dopotutto era la migliore nel suo lavoro di ninja medico.

Improvvisamente il panico tornò a impossessarsi di lei, così tanto che quasi non si accorse che Kakashi ormai si era già liberato della maglia nera di cotone con annessa maschera e stava per togliersi anche la maglia di ferro, indumento che portavano sotto l’uniforme tutti i ninja per poter tutelare al meglio il loro corpo. Sakura lo aiutò a rimuovere una manica dato che i suoi movimenti erano leggermente limitati e poi lo vide rilassarsi sul divano con gli occhi che fissavano il soffitto.

Il fatto che lui non la guardasse le permetteva di potersi prendere qualche libertà e osservarlo più a fondo: nonostante l’età Kakashi sembrava un ragazzino, un po’ come lei che non dimostrava affatto i suoi trent’anni. La pelle era liscia e calda sotto il suo tocco imbevuto di chackra, in alcuni punti era resa più sensibile da segni rossastri e cicatrici pallide, testimonianza del grande shinobi che era stato e che era tutt’ora. Uno shinobi sempre salvato dalla morte per il rotto della cuffia e per suture improvvisate che avrebbero fatto impallidire qualsiasi medico. Sakura era assorta, concentrata, neanche il fatto che lui fosse senza maschera e che finalmente potesse osservarlo, le fece distogliere l’attenzione dalla sua medicazione. La curiosità era tanta, ma non doveva lasciarsi distrarre per alcun motivo.

Kakashi, sentendo il calore del chackra, cadde quasi in un torpore rilassato dopo averla vista con che dedizione lo stava curando. Aveva una vera  e propria venerazione, Sakura, per il suo lavoro, probabilmente era anche la migliore di tutte le Cinque Terre. Ricordava ancora quando la sua mano era sparita dentro il torace di Naruto per fargli un massaggio cardiaco e mantenerlo in vita, probabilmente neanche lui ne avrebbe avuto il coraggio.

Per parecchi minuti Sakura dovette concentrarsi sulla costola, solo incrinata, che sembrava però non volesse tornare al proprio posto. Un calcio particolarmente forte doveva averla conciata in quella maniera, ma sotto la sua insistenza riuscì dopo un po’ a sistemarla definitivamente.

Lei si accorse di come Kakashi stesse sonnecchiando sul suo divano e prima di passare a curare le braccia, approfittando del fatto che dovesse preparare il cotone con del disinfettante per pulire le ferite, lei si lasciò ammaliare dal volto scoperto di quell’uomo. La pelle sembrava liscia, non c’era  un filo di barba a contaminare quelle guance nivee, tese dalla linea spigolosa della mandibola che si arrotondava sul mento perfetto. Lì un piccolo neo faceva capolino: unica imperfezione di quel corpo finito. Il naso era dritto e proporzionato, come rivelava il profilo della maschera e poco più sotto, le labbra. Quelle di Sakura si schiusero di riflesso quando le scrutarono, erano così perfette. Le osservò così tanto che ci mise un secondo di troppo ad abbassare lo sguardo quando uno degli occhi di Kakashi si era aperto per vedere cosa stesse facendo. “Ti sei dimenticata le garze anche adesso?” Il suo tono non era minaccioso ma derisorio. E Sakura si pentì del fatto che non lo stesse guardando in faccia perchè voleva vedere come le sue labbra masticassero le parole. Analizzando però le parole che le aveva rivolto, lei cancellò tutti i bei pensieri che aveva fatto su di lui fino a quel momento per rivoltargli contro ingiurie che avevano voce solo nella sua testa.  “Taci” concluse con una nota di agitazione nella voce e velocemente tornò a lavoro. Prima avrebbe finito, prima si sarebbe rivestito e se ne sarebbe andato.

I tagli subito si rimarginarono lasciando solo piccoli segni sbiaditi e Kakashi concluse con un beffardo:“Dopotutto le garze non servivano a nulla, giusto?” Sakura lo guardò storto e l’uomo ne trasse una profonda soddisfazione. Amava stuzzicarla, farle perdere quell’alone di perfezione che la avvolgeva e lei, pur sapendolo, compiva sempre lo stesso errore contentandolo e cadendo nelle sue trappole.

Kakashi allora si mise a sedere, piegando un po’ le gambe e flettendo il busto verso di lei che era inginocchiata sul tappeto  e chinata sul tavolo per sistemare tutto l’occorrente e portarlo nuovamente in bagno. Il bacio di ringraziamento sulla guancia che voleva lasciarle si trasformò inaspettatamente in qualcos’altro.

“Mi raccomando, sta-” Sakura parlando si girò nella sua direzione, ignara lui le fosse tanto vicino, e fu in quel momento che le loro labbra si impressero le une sulle altre, involontariamente. Il destino aveva cambiato la rotta delle loro bocche e adesso stava cambiando qualcosa anche in loro. I loro occhi troppo vicini erano spalancati dalla sorpresa e si specchiavano sfocati gli uni negli altri. Sakura voleva chiudere gli occhi, abbandonarsi completamente a quel contatto, ma il buon senso le fece interrompere quella semplice, ma intensa, adiacenza.

Si sarebbe allontanata ancora di più se Kakashi, repentinamente, non avesse buttato giù le gambe dal divano e si fosse chinato per baciarla di nuovo, di sua spontanea volontà questa volta. Le distanze erano annullate e la mano destra sulla guancia di Kakashi le stava confermando il fatto che la sua pelle fosse davvero morbida al tatto come mostrava l’apparenza.

Le labbra si scontravano più e più volte, a momenti i denti di Kakashi tiravano il suo labbro inferiore per poi farsi rimpiazzare da quella morbidezza disarmante che le faceva completamente perdere se stessa. Le lingue si intrecciavano e Sakura sentiva qualcosa all’altezza del suo diaframma che si contraeva di un piacere quasi doloroso; il suo cuore batteva all’impazzata.  I due si separarono e Sakura si sorresse dalle ginocchia di Kakashi per non accasciarsi per terra, tenendosi il cuore come una patetica ragazzina al suo primo bacio.

Aveva avuto esperienze anche con altre persone, ma nessuno era mai riuscito a trasmetterle così tanto. Era qualcosa che sfuggiva alla sua comprensione, davvero l’attrazione era così massiccia tra di  loro? Così tanta da spingerli ad alzarsi dal divano e dal pavimento per dirigersi verso il futon nell’altra stanza? Sakura non aveva la forza, il coraggio, la voglia di opporsi a quello cui stavano andando incontro. Kakashi era più alto di lei e la sovrastava completamente, doveva curvare leggermente le spalle per poterla baciare e lei pensava che non ci fosse cosa più bella. Cosa più bella di farsi vincere dalla forza delle sue braccia che l’avevano sollevata e portata ad avvolgere le gambe intorno al suo bacino.

Sorridevano l’uno sulle labbra dell’altro, Sakura addirittura rise quando Kakashi stava rischiando di inciampare nel tappeto del corridoio, troppo distratto per poter fare attenzione a dove mettesse i piedi.

“Il ninja più abile di Konoha!” Lo prese in giro con ironia e lui rispose con un piccolo morso sulla pelle elastica del collo.  

Kakashi aprì il fusuma e dopo qualche passo si inginocchiò sul futon poggiando Sakura e riprendendo a baciarla con un ritmo incalzante che la fece stringere ancora di più al suo petto nudo. Gli accarezzò tutti i muscoli della schiena sentendo come alcuni fossero più contratti degli altri nello sforzo che faceva per non gravarle completamente addosso.

Nonostante in quella stanza filtrasse un po’ più di aria di fresca, i loro corpi avevano cominciato a sudare in quel complesso abbraccio che nessuno dei due sembrava voler sciogliere.

E prima di andare avanti, prima che le loro mani si spingessero troppo in là facendo avvicinare i due all’inizio della fine, Sakura ansimante con entrambe le mani tirò i capelli di Kakashi per farlo smettere di torturarle il collo e tornare a guardarla negli occhi. Per un momento tutti i buoni propositi della donna vacillarono, messi a rischio dal bellissimo volto accaldato del copia-ninja. “Sakura, io …” cominciò lui e per un attimo lei era quasi tentata a far parlare solo lui in quel momento imbarazzante, con Kakashi ancora sopra di lei e i corpi fin troppo vicini e desiderosi l’uno dell’altra non pensava di poter essere capace di mettere in fila delle parole di senso compiuto.

“Cosa stiamo facendo?” sussurrò lei con gli occhi che vagavano sul suo volto senza soffermarsi su un punto preciso. Poi si fermò, assorta, e osservò ammaliata il ricongiungimento della cicatrice sull’occhio sinistro quando l’uomo batteva gli occhi. Era così affascinante, tutto in lui gridava perfezione e Sakura si stupì di come se ne fosse accorta completamente solo quella sera. Certo, l’aveva sempre ritenuto attraente per quella sua forza di volontà, i capelli perennemente scompigliati, il corpo statuario … ma non l’aveva mai trovato affascinante. Una persona era affascinante quando aveva la capacità di farti incantare per minuti interi a contemplarla e Kakashi da qualche tempo per lei era proprio quello: un qualcosa da contemplare. Meglio di qualsiasi raffigurazione o opera d’arte, perché lui era lì davanti a lei, tremendamente vicino al suo volto, pronto a rifare tutto da capo e compiere lo stesso errore, se poteva esser definito tale.

“Non lo so. Non l’avevo programmato ma, è inutile girarci intorno, - disse più a se stesso –  … Mi attrai da morire Sakura.” La sua sincerità, caratteristica del comportamento dell’Hatake che era sempre solito dire le cose in faccia, anche in quell’occasione era stata disarmante. Sakura infatti si ritrovò a boccheggiare e non sapendo cosa dire si affidò ai gesti. Non era mai stata bravissima con le parole, preferiva le azioni perché con piccoli gesti poteva fare tanto, come nel suo lavoro del resto. Un minimo tocco ed ecco che riusciva a salvare la vita di una persona.

Per questo lei gli fece una morbida carezza sul volto, non serviva altro per esprimere i sentimenti  che le stringevano il cuore in quel momento. Dopo anni si sentiva di nuovo viva, sentiva di essere finalmente in balia di emozioni che attendeva da tempo ormai.

 “Ma non staremo infrangendo qualche regola?” Chiese lei poggiata comodamente sul futon, sperando che il peso del corpo di Kakashi su di lei non sarebbe mai svanito.

“Ti preoccupi delle regole piuttosto che del fatto io sia quattordici anni più grande di te?” Chiese lui sorridendo scendendo a baciarle una tempia e poi sempre più giù lungo la sua guancia e la mandibola.

 “Non mi importa quanti anni hai, Kakashi Hatake. Piuttosto il fatto che sei stato il mio maestro, mentore, compagno per tutta una vita. L’abbiamo detto tante volte, no? Il team sette non morirà mai.” In quel momento si dimenticò dei baci, delle carezze, della pelle accaldata di Kakashi a un palmo dal suo naso, di tutto, per sprofondare in un leggero panico che la faceva parlare a raffica. Lui la mise a tacere con un bacio, incredibile come sembrassero persone che facevano quelle cose da una vita. Era tutto così spontaneo tra di loro!

“Non dobbiamo per forza dirlo a qualcuno” disse guardando per una frazione di secondo verso l’unica finestra della stanza.

“Kakashi, since-” ecco che arrivavano tutti i dubbi. Ma lui continuò imperterrito il discorso senza neanche accorgersi che lei aveva appena cominciato a parlare.

“E poi a chi importerebbe se questa cosa dovesse mai venir fuori? Ti ho detto che per essere felici si possono anche infrangere le regole, sarei un ipocrita se adesso mi tirassi indietro – si  spostò da quella posizione e si mise a sedere poggiando un gomito sulle ginocchia – in questo momento mi rendi felice Sakura e a meno che tu non me lo chieda apertamente, non ho intenzione di rinunciare a quello che sta nascendo. Ho passato anni a commiserarmi per la morte dei miei migliori amici perché avevo lasciato tante cose in sospeso, ma ora non voglio avere rimpianti.”

Sakura allora si mise in ginocchio e si sedette sui polpacci poggiando le mani unite in grembo. Lo guardò con uno sguardo limpido, osservò attentamente la sua espressione, i suoi occhi ancora vivi della passione di qualche minuto fa, i capelli completamente scombinati …

E poi le vennero in mente tutte le parole di conforto che aveva ricevuto in quegli ultimi anni, tutte le serate passate a ridere per qualche stupidaggine, gli abbracci, i discorsi filosofici su qualsiasi cosa passasse loro per la mente. E Sakura si ritrovò a sorridere involontariamente mentre guardava le sue mani che giocherellavano, incapaci di stare ferme. I suoi capelli le cadevano su una spalla perciò Kakashi poté vedere bene il suo volto lucido e felice.

“Perché sorridi adesso?” Non poteva fare a meno di chiederlo, era così bella in quel momento che non voleva perder tempo a ragionare e cercare, come sempre, di entrare nella testa delle persone. Voleva solamente lasciarsi andare, abbandonarsi a quella stupidità tipica di tutti gli amanti e per una volta non lasciarsi prendere dai suoi cervellotici ragionamenti.

“Perché non avrei mai immaginato tutto questo. Sei stato la mia spalla in un momento inaspettato. Pensavo che dopo la guerra saremmo tornati ognuno alla propria vita, nella nostra beata indifferenza.                                                                                                                                                  “Non abbiamo mai parlato un granchè, Kakashi. Bisogna ammetterlo, facevamo davvero schifo a cercare di relazionarci.” E Sakura rise, ora le sembrava tutto ridicolo, ma prima com’era stato? Nonostante i rari complimenti, più per farla sentire accettata che per altro, era stata considerata una perfetta nullità da una persona che invece doveva insegnarle a non esserlo, che doveva insegnarle a diventare più forte.

“Ma adesso mi vedrei persa senza di te. Cazzo, mi sento di nuovo una dodicenne.” Si coprì il volto con le mani ridendo sommessamente e dalle fessure tra le dita osservò come anche lui stesse sorridendo.

“Vieni qui” disse Kakashi allargando le braccia per invitarla ad avvicinarsi ulteriormente. Lei non se lo fece ripetere due volte e gattonò sino al suo fianco, gli poggiò una mano sul petto e percepì il ritmo dei loro sentimenti. Un ritmo veloce e cadenzato suonato da due cuori che battevano all’unisono.

Due binari paralleli si erano paradossalmente incontrati e anche le loro labbra stavano pian piano prendendo l’abitudine a farlo più spesso, incontrarsi. Era la cosa più bella che potesse accadere: quello sfiorarsi di labbra, quel mordersi, quell’ondeggiare per baciarsi meglio e quei nasi che si sfioravano. Era l’apoteosi e Sakura pensava che probabilmente non ne avrebbe avuto mai abbastanza, né con il caldo afoso di quell’estate, né con il freddo boreale dell’inverno di Konoha. Forse si stava innamorando nuovamente della persona sbagliata, ma non poteva mettere a tacere il suo cuore che batteva così furioso a un suo solo sguardo. Perché poteva essere il sesto Hokage, un “anziano” del consiglio, un ex ANBU, colui che aveva copiato più di mille tecniche ninja … ma per lei sarebbe rimasto sempre Kakashi Hatake della foglia: il suo maestro, il suo uomo, il suo tutto.

  
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