Serie TV > Criminal Minds
Segui la storia  |       
Autore: DAlessiana    02/03/2016    2 recensioni
“Cosa ti porta a Washington?” chiese, una volta incamminatosi con lei “Il BAU. Vorrei entrare nella squadra e, per miracolo, ho ottenuto un colloquio con l'agente Aaron Hotchner, che è a capo dell'unità. Devo sostenere il colloquio e se andrà bene e le mie preghiere verranno esaudite, lavorerò con la migliore squadra mai vista in campo!”
PRIMO CAPITOLO MODIFICATO!
Genere: Generale, Introspettivo, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aaron Hotchner, Jennifer JJ Jareau, Nuovo personaggio, Spencer Reid, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

La bambina dai lunghi capelli scuri, raccolti in una ordinata treccia, se ne stava seduta nel giardino di casa sua, fissando la porta sul retro. Teoricamente sarebbe dovuta restare dentro casa per festeggiare il suo decimo compleanno, ma non aveva la minima intenzione di muoversi da lì perché, secondo lei, festeggiare senza suo padre non aveva senso.
Una mano gentile le accarezzò la schiena e, prima ancora che si sedette accanto a lei, la piccola aveva già intuito chi fosse il proprietario di essa, suo fratello.
“Che ci fa questa bella bimba con questo bel vestito rosa tutta sola?” domandò Roberto, e la sorella sorrise, arrossendo.
“Sto aspettando papà!” esclamò Aurora, facendosi abbracciare dal fratello. Quest'ultimo le accarezzò la lunga treccia e le baciò la fronte.
“Papà torna tardi, non ricordi? Ha un caso molto importante a cui lavorare. Ti va di venire dentro?” replicò il ragazzo e la sorellina scosse violentemente la testa. Qualche ciocca ribelle sfuggì al controllo del fermaglio, rigorosamente rosa, che aveva al lato.
“Assolutamente no. Io resto qui finché non torna e non ho intenzione di spegnere le candeline senza di lui!” disse sempre più convinta, Aurora.
“Allora lo aspetteremo insieme” le sussurrò Roberto. Così, fratello e sorella, stretti in un abbraccio, attesero il ritorno del padre.


“Sapevo che ti avrei trovata qua!” una voce familiare maschile, distolse Aurora dal ricordo che quel luogo le aveva scaturito. Era seduta nello stesso modo in cui quella bambina di dieci anni aspettava il padre.
“Hai staccato il cellulare” il tono del fratello era una sorta di rimprovero bonario, mentre anche lui acquistava la medesima posizione del ragazzo che era un tempo.
“Lo so. Volevo isolarmi per un po'” replicò Aurora, senza incrociare mai il suo sguardo, poiché i suoi occhi guardavano fissi dinanzi a lei. Una parte di lei, quella da bimba che nonostante tutto non l'aveva mai lasciata, sperava inconsciamente di assistere al ritorno del padre. La sua parte razionale, quella che aveva fatto vincere troppo spesso da dieci anni, conosceva benissimo la realtà.
Nonostante ciò, l'agente ritenne che, per una volta, i sentimenti potessero vincere, così aveva preso posto nello stesso luogo in cui si nascondeva e dove poteva liberare il suo io più profondo.
“Hai parlato con quel federale?” chiese Roberto, conosceva bene la sorella e sapeva che quel suo isolarsi non dipendeva solo dalla chiusura del caso e dagli amari ricordi che esso aveva portato a galla. Sapeva che quando si rifugiava nella casa dei loro genitori lo faceva per scappare dalle troppe pressioni o quando doveva prendere una decisione importante.
“No. Sono partiti stamattina presto, dovevano rientrare a Quantico” rispose Aurora e, istintivamente, si accucciò al petto del fratello, in cerca di protezione. Lui l'accolse e la strinse a sé ancor di più.
“Ho preso una decisione, Roberto. Ma non voglio assolutamente che questa influisca sul nostro rapporto” disse la sorella e l'uomo si irrigidì, ansioso di sapere che cosa intendesse.
“Dopo quello che ci è successo, tu sei riuscito ad andare avanti. Hai costruito una famiglia con Kate e ti sei realizzato anche in ambito lavorativo...” la sorella sciolse l'abbraccio, riprendendo la posizione originale. Strinse la mano del fratello.
“Io, invece, non l'ho fatto. Non sono andata avanti e sento che se resto qui, sarò per sempre schiava del nostro passato” a queste parole, Roberto si ritrovò confuso e con lo sguardo spronò Aurora a continuare.
“Ho chiesto il trasferimento a Washington e il detective Brown ha fatto in modo che mi venisse approvato” lo disse tutto d'un fiato, per evitare di bloccarsi perché sapeva che se si fosse fermata a pensare non avrebbe più trovato il coraggio per dirglielo.
“Dimmi la verità, c'entra qualcosa quel federale?” domandò, in tono aspro, Roberto. Per anni non aveva fatto altro che proteggerla e lei stava facendo di tutto per mandare a frantumi la sua promessa. Prima la decisione di diventare poliziotta ed ora voleva andare via, lontana da quella che era la sua famiglia.
“In parte sì, ma non è questo il punto. Qui mi sento bloccata, come se fossi in fondo ad un precipizio e nonostante mi sforzi di tornare in superficie, ricado ogni volta giù. Devo chiudere questo capitolo della mia vita, è durato fin troppo. E, per farlo, devo andarmene da Toronto, nonostante una parte di me soffra nell'allontanarmi da te, da Kate e da Ellie.” disse alzandosi, aveva parlato con il cuore e aveva reso partecipe il fratello di quello che la sua anima stava provando da ormai dieci anni.
“Allora preparati a dillo ad Ellie, perché non so come reagirà quando capirà che dovrà stare senza i tuoi biscotti con le gocce di cioccolato per un bel po'!” esclamò, dopo attimi interminabili di silenzio, Roberto. Da un lato capiva che cosa avesse spinto la sorella a prendere quella decisione, lui non aveva mai toccato realmente il fondo del precipizio nel quale erano sprofondati dopo la morte dei loro genitori, questo grazie a Kate, che fu subito pronta a tendergli la mano per riportarlo su. Credeva di essere riuscito a sollevare anche la sorella, ma evidentemente questa volta non spettava a lui salvarla.
Dall'altro canto, però, il suo cuore già soffriva solo ad immaginarla lontana in una città sconosciuta.
Si alzò anche lui e Aurora accolse il suo abbraccio senza farselo ripetere due volte. Si strinse al fratello con il cuore un po' più leggero.
***
Il dottor Spencer Reid sostava dinanzi l'ufficio del suo supervisore da almeno dieci minuti. Il viaggio di ritorno era stato silenzioso e lui non aveva fatto altro che pensare ad Aurora e ai baci che si erano scambiati.
Purtroppo per lui quei dolci ricordi erano stati spazzati via dalla voce ferma e autoritaria di Hotch che gli aveva detto di raggiungerlo nel suo ufficio appena fosse arrivato a lavoro il giorno seguente. Dopo quella comunicazione, la mente di Spencer iniziò ad affollarsi di pensieri carichi di preoccupazione che, fino a quel momento, aveva sempre schivato.
Da ragazzino non gli era mai capitato di fronteggiare il preside della sua scuola, ma ora si sentiva esattamente nella stessa posizione di un'adolescente disubbidiente e dannatamente innamorato. Con la sola differenza che lui non rischiava una blanda punizione, ma una vera e propria sospensione, se non addirittura di più.
Scacciò questi ultimi allegri pensieri e, preso un grosso respiro, bussò quasi in preda al panico.
“Avanti” la voce di Hotch che lo invitava ad entrare lo sbloccò e percorse rapidamente i pochi metri che lo separavano dalla scrivania.
Hotch gli rivolse uno sguardo gelido e con la mano gli fece cenno di sedersi, Reid eseguì senza fiatare. Sapeva di essere in torto e quell'attesa lo faceva sudare freddo.
“Reid, sai che il tuo atteggiamento rispetto a questo caso non è stato dei migliori, vero?” iniziò il suo capo e Spencer annuì senza neanche rendersene conto.
“Ho dato un ordine categorico a tutti voi e tu non l'hai rispettato. Ti ho sollevato dal caso e neanche mi hai obbedito, quasi come se non ti importasse del provvedimento che avevo preso” fece una seconda pausa, fissandolo in modo severo.
Spencer, che già prima faticava a sostenere il suo sguardo, questa volta lo abbassò. Tutto il coraggio, che aveva acquisito per difendere Aurora da altro dolore e di cui aveva avuto bisogno per andare contro Hotch, era sfumato via.
“Voglio farti una domanda: secondo te, perché ti ho sollevato dal caso?” chiese l'uomo e Reid lo guardò in modo confuso, cosa che non sfuggì agli occhi attenti di Hotch.
“Perché non ho eseguito un ordine” rispose il dottore, sempre più stupito dalla domanda che gli era stata posta.
“In parte è vero, ma non è solo per questo” replicò Hotch, si aggiustò la cravatta e tirò un sospiro “Reid, ricordi quando non sono arrivato in tempo per salvare Haley dalle mani di Foyet?” aggiunse e Spencer fu più confuso di prima. Che cosa c'entrava la morte della moglie di Hotch con lui?
“Per anni non ho fatto altro che darmi la colpa della sua morte e del fatto che Jack ora sta crescendo senza una madre. Avevo capito quanto tu tenessi ad Aurora dal momento in cui, in ospedale, mi hai detto che non ti pentivi delle tue azioni” continuò il suo discorso e il dottore iniziò ad intuire qualcosa.
“Questo caso ha messo Aurora in serio pericolo, soprattutto dopo l'ultimo cadavere che abbiamo trovato. Speravo che tenendoti lontano dal caso, se mai fosse capitato qualcosa ad Aurora, ti saresti infuriato con me senza torturare te stesso” dopo che Hotch ebbe concluso a Reid fu tutto chiaro, istintivamente sorrise. Il fatto che lo avesse tolto dal caso non era un modo per punirlo, ma di proteggerlo.
“Mi dispiace, Hotch. So di aver sbagliato e so che hai tutte le ragioni per essere arrabbiato con me, ma non volevo mancarti di rispetto. Ho agito d'istinto, tutto qui” fu il turno di Spencer parlare e cercò di mostrare ad Hotch quanto fosse sinceramente dispiaciuto.
“Lo so, Reid. Ed è per questo che non prenderò nessun provvedimento disciplinare nei tuoi confronti” a queste parole, il ragazzo tirò un sospiro di sollievo: si era appena liberato di un grosso peso.
“Ti avverto, però, che se ti azzardi a rifare una cosa del genere, istinto o no, non esiterò a sospenderti per mimino due settimane, intesi?” lo ammonì severamente e, dal tono che aveva usato, Reid capì che non era semplicemente una minaccia, ma che lo avrebbe fatto davvero.
“Sì, signore” annuì e Hotch lo invitò ad uscire con un cenno del capo e, prima che il suo supervisore potesse cambiare idea, Reid si avviò alla porta.
“Grazie” lo disse con un leggero sussurro, ma era sicuro che Hotch l'avesse sentito perché con la coda dell'occhio vide le sue labbra piegarsi in un lieve sorriso.
***
Una piccola goccia d'acqua bagnò il viso di Aurora, immobile davanti alla lapide dei suoi genitori. Non poteva partire senza averli salutati, non se lo sarebbe mai perdonato. Improvvisamente la sua mente fu in balia di ricordi ormai lontani, memorie del passato che negli ultimi giorni aveva sempre scacciato, perché non doveva cedere e, sopratutto, doveva avere la mente lucida.
“Ce l'ho fatta” sussurrò “Ho arrestato la persona che vi ha portati via, ma questo non mi fa sentire meglio, perché lui è vivo, voi no. Chissà come sarebbe stata la mia vita con voi accanto, magari sarei diventata una giornalista, non facevo altro che parlane, ricordate?” la ragazza sapeva che quel discorso non era altro che un monologo, ma porre domande era un modo per sentirli proprio accanto a lei.
“Secondo voi ho fatto la scelta giusta? Siete fieri della donna che sono diventata? Mi farebbe così tanto piacere saperlo” continuò a confidarsi, ormai le lacrime erano in pieno possesso del suo volto e non fece altro che piangere fino all'ultima goccia.
“Sono sicuro che sono fieri di te e di come hai affrontato tutto” la voce di Roberto e l'abbraccio che ne seguì, le fecero rendere conto di aver smesso di piangere.
Per un attimo si era dimenticata di essere andata lì insieme a Roberto, perché dopo l'avrebbe accompagnata all'aeroporto.
“Dobbiamo andare” le sussurrò, mentre le accarezzava i lunghi capelli. Aurora respirò a fondo e annuì. Con gli occhi ancora rossi per il pianto, volse un ultimo sguardo alle tombe dei suoi genitori e sentì una leggera fitta al cuore, che dopo riprese a battere sciogliendo l'ennesimo pezzo di ghiaccio che l'avevo imprigionato per anni.
Arrivati all'aeroporto, Aurora salutò Roberto stringendolo a sé come non aveva mai fatto e gli fece promettere che non sarebbero diventati come quei fratelli che si chiamano solo per scambiarsi gli auguri a Natale e per i compleanni.
L'avvocato aveva riso di cuore alle parole della sorella, ma vedendo l'espressione seria di lei, promise senza obiettare.
Si imbarcò sull'aereo e si accomodò come meglio poteva sul sedile, inserì le cuffie nelle orecchie e fece partire la musica ad alto volume. Per tutto il tempo del volo pensò ad una sola cosa: appena atterrata, sarebbe corsa da Spencer.
***
Nell'open-space degli uffici dell'FBI di Quantico, la giornata si stava rivelando alquanto tranquilla. Dopo la chiusura del caso che li aveva visti attivi a Toronto, l'agente Hotchner aveva pensato che una pausa di qualche giorno avrebbe fatto comodo a tutti. D'altra parte, fortunatamente, non avevano nessun caso su cui lavorare.
Così gli agenti, approfittando di quel raro momento di calma, stavano compilando alcune scartoffie che non avevano mai tempo di ultimare.
Tra le carte che aveva lasciato in sospeso, Hotch trovò la sua richiesta di trasferimento e, dopo aver rivolto uno sguardo alla squadra, lo buttò via.
Sorrise nel vedere Derek che, come sempre, non perdeva occasione di infastidire Spencer.
“Io ti odio sempre di più, ragazzino! Come diamine hai fatto già a finire?” esclamò Morgan, la sua scrivania era talmente piena di pile di fogli che faticavano a reggersi.
“Questo è uno dei vantaggi di leggere velocemente” ribatté Reid facendo una smorfia verso il collega. Prima che questo potesse replicare dando il via all'ennesimo battibecco, la figura di JJ, seguita da un'altra che non riusciva ad intravedere in modo chiaro, catturò la sua attenzione e, di conseguenza, quella del dottore.
“Spencer, c'è una persona per te” annunciò JJ per poi scansarsi, lasciando libero spazio ad Aurora, che si scostò una ciocca di capelli verso l'orecchio.
“Salve dottor Reid” salutò ed un sorriso prese vita sulle labbra di entrambi gli innamorati, mentre Morgan e JJ si scambiarono uno sguardo complice. Salirono verso gli uffici di Rossi e Hotch in modo che potessero ammirare anche loro la scena che da lì a poco si sarebbe presentata.
Nel frattempo, Aurora e Spencer non avevano smesso un attimo di guardarsi negli occhi, entrambi rapiti dallo sguardo dell'altro.
Reid andò verso di lei e, in poco tempo, furono uno di fronte all'altra. Come le due volte precedenti, le loro labbra si ritrovarono sotto il controllo del cuore, unendosi in un bacio che sapeva dell'inizio di un nuovo capitolo della loro vita e, sopratutto, d'amore.
Gli altri agenti, che non si erano persi neanche un secondo di quella scena, sorrisero orgogliosi del loro ragazzino.


-Eccoci arrivati alla fine. Non mi sembra vero che dopo 21 capitoli ho dovuto scrivere quello finale e un po' mi mancherà questa storia. Sopratutto mi mancheranno Aurora e Reid! :)
Ringrazio di cuore chi mi ha seguita dall'inizio alla fine e sopratutto mi sento in dovere di ringraziare:
Per le preferite: annybambolina97, Criminallover99, Elizabeth_, fox face e lyu, Hollister, Mini GD, Queen of the Night, Reyna1999, zavarix e _larrysmile _
Per le ricordate: Flam92 e hermioner
Per le seguite: ali2188, Angelika_Morgenstern, annybambolina97, aquizziana, cam_mi_cam, carlie_smile, Celaena Sardothien, Criminallover99, eliseCS, Elizabeth__, flotontolona, franke , maty98, mepiasanolefasola e MimiBo196
Per le recensioni: Putrefied In The Heart, Criminallover99, zavarix, Mini GD, Lady Minevra, Shiori Lily Chiara, Angelika_Morgenstern, Elizabeth_, Il sipario strappato e Diana_black_2000


Concedetemi due parole per esprimere la mia più sincera gratitudine verso Mini GD, per avermi spronata a pubblicare questa storia e per esserci stata sempre, anche a mezzanotte, quando ero in preda ad una delle mie solite crisi!
Un bacio a tutti e spero che, almeno un po', vi mancherò! <3

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Criminal Minds / Vai alla pagina dell'autore: DAlessiana