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Autore: Stray_Ashes    02/03/2016    1 recensioni
[Traduzione] - [Priest!Gerard] - [Frerard]
"«Gerard pensa che io abbia delle stigmate*» disse Frank, perché tanto, dannazione, le cose non potevano andare peggio di così. Aveva bisogno di liberarsi di quel peso.
«Oh, beh...» rispose Brian, il viso fra le mani. «Naturalmente» "
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Lavoro originale di Bexless, la mia è una traduzione. Personalmente, ho amato la serie di Unholyverse, quindi davvero, ve la consiglio anche in inglese; io, intanto, mi svago provando ad allenarmi traducendola. La storia ha diversi elementi legati alla religione, ai demoni e l'esorcismo, ma credo che meriti veramente molto comunque.
E poi, Gerard versione prete, ha un fascino tutto suo.
Genere: Avventura, Sovrannaturale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way, Un po' tutti | Coppie: Frank/Gerard
Note: AU, Lime, Traduzione | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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2. Healed




«Ti sei fatto fare un tatuaggio da uno sconosciuto?» Bob stava fissando la mano di Frank come se la Vergine Maria ci fosse appena apparsa sopra, o qualcosa del genere. «Ma che cazzo, Iero, non siamo più abbastanza per te? »

Frank roteò gli occhi. «Amico, guardala, è stupenda»

«Non so... » disse Mikey, sporgendosi da oltre la spalla di Bob, e osservando la mano di Frank lì dove Bob aveva sciolto la garza. «E' abbastanza inquietante, non credi?»

«Decisamente inquietante» confermò Ray, da dietro l'altra spalla di Bob. «E da quando ti piacciono le donne, in ogni caso?»

«Fottiti, non hai capelli da tagliere...?» Frank ritrasse la mano, cullandosela sul petto, e riavvolgendo gentilmente il viso della ragazza con la garza. «E' fantastica.»

«Ho l'impressione di averla già vista da qualche parte» disse Mikey, toccando il polso di Frank con la punta delle vita. «Non come tatuaggio, più tipo... arte, o qualcosa del genere»

«Vedi?» Frank fissò Ray. «Arte.»

«E che diamine è quella merda che ci hai spalmato sopra?» Bob arricciò il naso. «Puzza come mia nonna»

In effetti, non era la solita pomata viscida che usava Frank - questa gliel'aveva data Luke in un barattolino senza marca, e gli aveva detto «Promettimi che la metterai tre volte al giorno, e io te la do gratis»

«E' fatta in casa» spiegò Frank a Bob.

Bob si limitò a fissarlo. «E' fatta in casa? Ma che cazzo Iero, quella roba potrebbe contenere qualunque cosa»

«Gesù, sono solo erbe!» Frank stava cominciando ad innervosirsi, ed era cosciente di star usando quel tono di voce grazie a cui in genere otteneva uno scappellotto sulla nuca da parte di Bob, ma non gli importava. Sapeva che aver accettato quella schifezza da Luke era stato parecchio strano, anzi, sapeva che tutta quanta questa storia era strana. Non aveva bisogno che tutti glielo facessero notare.

«E poi, perché vai a sprecare soldi in inchiostro quando ti hanno appena sequestrato la macchina?» Ray sbirciò da sopra i capelli del cliente, puntando le forbici in direzione di Frank attraverso il riflesso dello specchio. «Sai benissimo che devi pagare per riaverla indietro»

«Non riuscirei a permettermelo lo stesso,» replicò Frank. Brian era ancora al telefono nella stanza sul retro, ma Frank riusciva a cogliere le occhiate di disapprovazione che continuava a lanciarli. Frank si mosse dalla porta verso la propria postazione di lavoro, sperando di dare l'impressione di star facendo qualcosa di utile. «Sai che per ogni giorno in cui l'auto resta lì, ti addebitano sessanta dollari extra? Dimenticalo, amico, la mia macchina è andata. Riesco a malapena a permettermi di mangiare, questo mese”

«Puoi chiedere un prestito a Brian fino al giorno dello stipendio» suggerì Ray. Frank lo guardò storto, e Ray sospirò. «Sì, lo so... »

«Dovresti accusarlo di discriminazione» commentò Bob. «Non è colpa tua se sei debole come una violetta afflosciata»

«Amico, chiudi quella cazzo di bocca» Frank scosse la testa, ma sorrise, nonostante tutto. «Comunque, sai che c'è? C'est la vie. Hey, pensi di insegnarmi a usare quel coso, oggi?»

Bob si passò l'ago da una mano all'altra, pensieroso. «Forse domani»

«"Domani" non arriva mai... » sospirò Frank, cercando comunque di non sembrare troppo imbronciato, ben consapevole che Bob lo stava solo stuccando. La cosa andava avanti solo da pochi mesi - se avesse continuato ad insistere, prima o poi Bob avrebbe dovuto dargliela vinta. Era solo una questione di tempo. «Ok, amico, posso aspettare»

Ray lo fissò. «Seriamente? Ti sei messo del Ritalin* nei cereali, stamattina? Che è successo a "Se Bob non mi insegna a tatuare immediatamente adesso, muoio
«La tua lingua delle due in punto è qui» esclamò poi Mikey.

Mikey aveva questo assurdo e strano potere, non si annotava mai niente, ma sapeva sempre come e quando ciascuno di loro aveva un appuntamento. Frank fece un gesto incoraggiante alla ragazza nervosa ferma sulla porta, insieme a due amiche divertite. Probabilmente sarebbe stata ancora più agitata, se solo avesse saputo che Frank era accusato di aver infettato le palle a un tizio.

La ragazza parlò parecchio, e sarebbe stato tutto ok se solo Frank non avesse dovuto farle un piercing proprio alla lingua; inoltre, le amiche continuavano ad intervenire rumorosamente, tanto che Frank fu costretto a spedirle di nuovo nella stanza principale.

La sua mano pulsava costantemente mentre lavorava, ma niente fuori dall'ordinario, così Frank prese a guardarsi il tatuaggio nuovo di zecca, sentendosi... realizzato, calmo, proprio come si era sentito appena uscito dal negozio di Luke la sera prima. Le cose, all'improvviso, non era più sembrate così tragiche - il suo cane sarebbe stato trovato prima o poi, avrebbe potuto fare dei volantini appena finito il turno di lavoro; ultimamente, non aveva più avuto molto tempo di suonare la chitarra, la TV era una cazzata e neppure le ennesime accuse sibilanti di Brian - questa volta riferite al nuovo tatuaggio di Frank, lì dove tutti i clienti potevano vedere le garze - sembravano così terribili.

Alla ragazza-lingua non sembrava importare molto in ogni caso, mentre agitava felicemente i piedi dalla sua postazione all'estremità della panca imbottita. Fissò Frank mentre lui le diceva di prendere un profondo respiro, e poi buttare fuori l'aria mentre infilava l'ago. Si comportò bene, non tentò di agitarsi o ritrarre indietro la lingua quando Frank prese ad avvitare la pallina, così, ad operazione terminata, se ne andò soddisfatta insieme alle amiche.

Più tardi, Frank consumò il pranzo insieme a Mikey e i due ebbero un'intensa sessione di gossip e pettegolezzi sulla ragazza che aveva ballato sopra al tavolo del club in cui erano stati il fine settimana precedente, senza uno straccio di mutanda sotto quell'indumento che pretendeva di essere una gonna, quindi quando Frank arrivò a casa, poteva dire di sentirsi abbastanza bene.

Aveva tutta una suo routine domestica, nei giorni in cui Mikey non lo trascinava fuori con sé in questo posto o in quell'altro, magari uno di quelli aperti da poco. In genere, arrivava a casa, dava da mangiare ad Ella, dava da mangiare a sé stesso, portava a spasso Ella, chiamava sua madre, suonava la chitarra/guardava la tv/si masturbava, andava a dormire. Però, ora non aveva più una chitarra, né una Tv, né una Ella.

Si sedette sul bordo del letto per un lungo minuto, fissando lo spazio vuoto in cui la sua cagnolina avrebbe dovuto essere: i suoi piccoli artigli che schioccavano sul pavimento di piastrelle, il suo naso bagnato che premeva contro la sua mano, i suoi impazienti, sbuffanti commenti per ogni movimento che si azzardava a fare, che fosse pisciare o accendere una sigaretta, senza averle prima dato da mangiare.

L'aveva salvata e accolta soltanto un paio di mesi prima... e sentì una fitta a cuore.

Decidendo di mettersi in azione in qualche modo - creò una volantino con l'immagine della sciocca ed inebetita faccetta del suo cane, insieme alla frase "PER FAVORE, TORNA A CASA :( " e vari dettagli sotto, e camminò per almeno sei milioni di isolati per raggiungere "Kinko" e farlo fotocopiare. Tornando indietro prese ad affiggere i volantini su ogni semaforo, albero o pezzo vuoto di muro che riuscisse a trovare, e in questo tempo, sulla via del ritorno, i polsi presero stranamente a dolergli, probabilmente per via dell'aria fredda, dell'umidità, e del modo in cui stava facendo troppa pressione sulla mano buona, nel tentativo di proteggere quella neo-inchiostrata.
Frank non ci stette a pensare più di tanto, eppure, svegliandosi il giorno dopo, si rese conto che erano ancora infiammati, e facevano male.

Si controllò la mano grattandosi il polso da sotto il getto caldo della doccia - il lavoro di Luke era ancora bellissimo, pensò, intricato, ardito e con linee ben marcate. Era un qualcosa che Frank non aveva mai visto prima. Si vestì e si mise la pomata datagli da Luke, spalmandola con attenzione sulle linee leggermente rialzate. La pelle era un pochino più arrossata da come era in genere dopo un tatuaggio, notò, ma ciò nonostante dava l'impressione di poter cicatrizzarsi in fretta.

La pomata sembrò riuscire ad alleviare le pulsazioni che sentiva nella mano, anestetizzandola o rinfrescandola o qualunque cosa fosse, e dopo un minuto di riflessione , Frank se la spalmò anche sul polso. Era persino meglio dell'Advil che aveva preso poco prima di fare la doccia.

Appena arrivato a lavoro, Bob lo afferrò e lo spinse immediatamente in un angolo. «Non fare casini oggi, «D'accordo” disse Frank, scrollandosi via di dosso la giacca. «Buongiorno anche a te.»

«Dico sul serio” Bob si guardò brevemente alle spalle - Frank non aveva idea del perché, nessuno era in giro a parte Mikey, che non stava ascoltando, ma solo rileggendo l'articolo di una rivista al telefono con qualcuno. «Guarda, io non volevo dirti niente, ma non mi lasci scelta, scappando via in quel modo per farti inchiostrare da un fottuto sconosciuto»

«Che cosa stai dicendo?»

«Voglio insegnarti a tatuare a fine mese” rispose Bob.

Frank gli colpì la spalla. «Non prendermi in giro, figlio di puttana»

«Non ti prendo in giro,» Bob alzò gli occhi al cielo. «Ma Brian pensa che tu sia del tutto inaffidabile, quindi, ti sta tenendo d'occhio.»

«Davvero vuoi insegnarmi?» Frank afferrò la mano a Bob, stritolandogliela con la propria, quella buona. «Amico, oh mio Dio, ma è fantastico

Bob roteò nuovamente gli occhi, ma questa volta in un modo compiaciuto. «Sì, beh, ma non farmi sembrare un idiota, okay? Ho dovuto raccontare a Brian di tutta la tua passione e determinazione o quello che è, perché è un fottutissimo impegno. Non rendermi un bugiardo.»

«Non ti deluderò” promise Frank. Aspettò che Bob si voltasse per poi avvinghiarsi immediatamente alle sue spalle, tirandosi su per mollargli un bacio sull'orecchio. «Sei il migliore, Bob Bryar.»

Bob grugnì e si limitò a scrollarselo di dosso.

Frank roteò su sè stesso e poi danzò fino da Mikey, per condividere la bella notizia.

«Anche io,» disse Mikey, sollevando un dito davanti a Frank per tenerlo indietro. Rise parlando al telefono e aggiunse, «D'accordo, non vedo l'ora di vederti. Anche tu. Ciau.»

Il ragazzo riattaccò e si voltò verso di Frank. «Beh» disse. Ciò che intendeva era "beh?", ma non sempre le frasi venivano fuori corrette, con Mikey.

«Chi era al telefono?» domando Frank, ma poi decise che non gli importava. “Amico, Bob ha detto che comincerà ad insegnarmi!»

«Lo so» replicò Mikey, strisciando fuori dal bancone ed avanzando in linea retta fino alla macchinetta per il caffè.

«Sai già sempre tutto,» si lamentò Frank, seguendolo. Mikey armeggiò con la macchinetta mentre Frank saltellava dietro di lui. «Andiamo, non ignorarmi, dannazione!»

Mikey scosse la testa e si girò, infilando la testa dietro di lui per controllare il bancone. «So soltanto che dovrai tenerti pulito persino il naso. Brian è piuttosto incazzato praticamente tutto il tempo. E la questione degli avvocati di certo non aiuta.»

Frank sollevò le mani. «Oh, ma che cazzo - Mikey, quel tatuaggio era una fottuta opera d'arte, okay? Lo stronzo ha a malapena sanguinato, ho disinfettato tutto subito come sempre, non c'è motivo per cui dovrebbe essere colpa mia.»

Mikey annuì lentamente. «E sei proprio sicuro di non aver--»

«Sono sicuro,” lo interruppe velocemente Frank, per poi parlare con pi calma. «Sono sicuro, non l'ho minimamente ferito. Cosa sono, un novellino qui? Avrò fatto un piercing ad almeno un centinaio di testicoli, so cosa cazzo sto facendo. Potrei farlo anche alle tue anche adesso, con gli occhi chiusi.»

Mikey fece una smorfia. «Per favore, non tentare.»

Frank fu impegnato tutta la mattina - orecchie dopo nasi dopo sopracciglia e dopo ancora orecchie, noioso da far schifo, e all'ora di pranzo i polsi lo stavano praticamente uccidendo. Era nella stanza sul retro intendo intento a prendersi una manciata di Tylenol, quando Brian entrò.

«No,» disse Brian, fissando la bottiglietta che Frank stringeva in mano. «No, ti prego non dirmi che stai male di nuovo.»

«No, è solo un po' di mal di testa» mentì Frank. Bevve le pillole insieme a dell'aranciata, per poi inscenare un gran sorriso a Brian. «Come sta andando la giornata?»

«Sarebbe andata meglio se non avessi buttato via la mattinata a parlare con un avvocato.» Brian buttò la sua roba sul tavolo e si lasciò cadere sulla prima sedia dietro di lui. Si fregò il viso con le mani per poi guardare Frank, le dita che ancora massaggiavano la pelle sotto gli occhi, facendolo apparire ancor più stanco e stressato. «Frank, devo chiedertelo...»

«No, Brian.» Frank si sedette sulla sedia di fronte a lui. Tentò parlare senza stringere i denti, ma non poté evitare di stringere i pugni da dentro le tasche della felpa. «Non sono decisamente da incolpare per le palle esplose di Darren Haywood. Non era colpa mia la prima volta che l'hai chiesto, e non lo è adesso.»

Brian si strofinò la fronte, poi il naso ed il mento. Passando sulla barba sfatta, creò un suono ruvido nell'ufficio silenzioso. «Vuole che ti licenzi.»

Frank non disse niente. I polsi pulsavano di nuovo, e così sciolse i pugni.

Brian aggiunse: «Ti accusa di aver lesionato la parte interna.»

Frank piegò le mani, cercando di grattarsi discretamente i polsi. «Oh, ma per l'amor del cielo...»

«Lesionare la parte interna dello scroto comporta seri rischi, Frank,» continuò Brian. «L'infezione può arrivare fino allo stomaco, i testicoli potrebbero necrotizzarsi-- »

«Puoi farti castrare oppure aspettare di morire» terminò Frank al posto suo. «Pensi che non lo sappia? Brian, gliel'ho detto. Gliel'ho detto che c'erano dei rischi, gli ho fatto firmare quei fottuti documenti, gli ho dato quelle fottute istruzioni post-operatorie che tu ami tanto e non ho lesionato la parte interna

Brian ricambiò intensamente lo sguardo di Frank, dall’altra parte del tavolo. Frank capì che presto si sarebbe spinto in avanti per, probabilmente, cominciare a urlare. Prese un gran respiro, nel tentativo di prepararsi.

Alla fine, invece, Brian disse: «Okay.»

Frank sollevò le sopracciglia. «Cosa?»

«Okay,» ripeté Brian. «Ti credo. Farò in modo che tu possa parlare con gli avvocati così da preparare una dichiarazione, io e gli altri ragazzi testimonieremo a tuo favore, e Frank – è importante, non devi avere in alcun modo contatti con Darren Haywood, okay?»

«Aw, ma dovevamo passare il finesettimana insieme a Vermont!» Frank fece roteare gli occhi. «Cristo, se mai dovessi rivedere quel tizio e le sue parti basse, sarebbe comunque troppo presto, purtroppo»

«Dico sul serio, Frank,» lo zittì Brian, con voce tagliente. «Non parlargli, non cercarlo, non intrattenerlo se ti cerca lui, non guardarlo nemmeno. Ci siamo chiariti?»
«Temo che questo rovini i miei piani di fargli vedere come davvero ci si sente, ad avere le palle rovinate» borbottò Frank, per poi fare un salto di almeno nove metri da terra quando Brian sbatté i pugni sul tavolo.

«Dannazione Frank!» urlò, ma proprio urlò, come se Frank fosse stato una specie di bambinetto. «Questo fottuto negozio è la mia vita, lo capisci? E potrebbero portarmelo via! Ci possono sbattere fuori tutti! Ci hai mai pensato? Hai mai pensato a qualcuno al di fuori di te stesso per un secondo??»

«I-Io-- »

«Cosa ne sarebbe di me, di Ray e di Bob? E soprattutto di Mikey?» inveì Brian, lasciandosi ormai coinvolgere del tutto. «Pensi davvero che qualcun altro potrebbe mai assumerlo lasciando si sieda in giro attaccato a quel telefono tutto il giorno? Pensi davvero che qualcun altro capirebbe che è praticamente, fottutamente magico o qualunque cazzo di cosa faccia per riuscire a convincere la gente ad attraversare questa porta? Vuoi vedere anche lui perdere il suo lavoro...?»

«Mi dispiace» mormorò Frank, sbigottito.

«Non essere dispiaciuto, sii migliore» insistette Brian. «Hai praticamente un record, e io non ti ho mai visto sbagliare con quell’ago – è questa, l’unica cosa che uscirà fuori in tribunale davanti alla corte. Verrai a lavoro tutti i giorni, ti terrai pulito, aiuterai le vecchiette ad attraversare la strada, non uscirà rumore dal tuo appartamento, ti farai un taglio militare se necessario, e sarai un fottuto cittadino modello, mi hai capito?!»

Frank sbatté le palpebre. «Sì, Brian.»

«Bene.» Ora che si era liberato di tutte quelle urla represse, Brian sembrò lentamente sgonfiarsi. «Ho sempre tempo per te, Frank, lo sai. Andiamo, non mi piace fare il capo brutto e cattivo...»

«Lo so» disse Frank. E lo sapeva davvero. Lui e Brian erano stati molto legati, prima di cominciare a lavorare insieme.
«Ma rendi tutto molto difficile a volte» continuò Brian.

«Lo so» ripeté Frank. I polsi lo stavano facendo diventare pazzo, con quello strano, pulsante dolore che gli lanciava tante piccole fitte dal dorso delle mani. Ignorò tutto e disse, «Mi dispiace davvero, Brian. Farò del mio meglio.»

Brian lo guardò stancamente. «Ti urlo addosso parecchio, huh?»

Frank scrollò le spalle. «Credo di meritarmelo.»

«’Fanculo» Brian scrollò a sua volta le spalle, guardando verso il soffitto, per poi mormorare qualcosa che Frank non capì. «D’accordo, torna pure a lavoro.»

«Okay,» rispose Frank. Si alzò e camminò verso la porta, per poi voltarsi nuovamente. «Brian – grazie, amico. Per aiutarmi sempre. Significa molto per me»

Brian fece quella che sembrò quasi una risata. «Sì, beh, combina un altro casino e rovino le tue di palle, altro che Darren Haywood.»

Frank sgattaiolò nella sua stanza e si sedette sullo sgabello nell’angolo, cercando di non apparire troppo abbattuto e carico di sensi di colpa. Passò giusto la frazione di un secondo, prima che Ray si fermasse ansiosamente sulla soglia. «Che c’è?» disse Frank.

«Non parlava sul serio per il taglio militare, vero?» disse Ray, quasi preoccupato. Entrò nella stanza e allungò una mano per toccare i capelli di Frank. «Perché secondo me non hai la struttura corporea adatta a quel taglio.»

Frank rise, spingendolo via. «Fottiti, io ho la struttura corporea di un Dio.»

Ray sogghignò, lo tirò in piedi e lo spinse nel salone principale. «Andiamo, hai proprio bisogno di una spuntatina. Ho ancora qualche minuto prima del prossimo cliente, giusto Mikey?»

Mikey girò un'altra pagina di Cosmo Girl. «Quindici.»

«Perfetto» Ray fece sedere Frank sulla sedia, per poi tirare fuori con uno schiocco e uno svolazzo una mantella. «Come fanno i tuoi capelli a crescere così in fretta, me lo spieghi, Iero? Te li lavi col fertilizzante?»

Era sempre stato rilassante, il lavoro che Ray sapeva fare sui suoi tuoi capelli. Mikey arrivava in negozio sempre in anticipo per farsi mettere il gel, piastrare, agghindare e viziare. E, sinceramente, Frank amava Toro, ma amava decisamente di più il letto. Ray era molto bravo, comunque, avrebbe anche potuto lavorare per quei costosi saloni della città senza problemi, ma diceva sempre di non essere interessato nel fare gli stessi tre tagli tutto il giorno, e comunque, pare che le ragazze lì dentro lo spaventassero.

«Voglio dire, ma perché sono arancioni?» disse adesso, quando Frank gli ricordò delle sue opportunità. «Non è normale. E poi provano a convincerti con quei merdosi prodotto moderni, quindi no, grazie»

Ray aveva con i prodotti per capelli lo stesso rapporto che Frank aveva con il cibo – meno prodotti animali possibili, e più “schifezze della Terra”. Lui usava solamente la sua gamma personale di prodotti creati da sé stesso, che portavano tutti nomi di canzoni degli Iron Maiden: i ragazzi ci andavano pazzi proprio per questo motivo, e quindi Brian stava cercando di farli certificare per poterli vendere liberamente nel negozio.

Ray smise di tagliuzzare sulla nuca di Frank e si alzò, calciando da un lato lo sgabello girevole. «Hai ancora intenzione di lasciarli crescere?» domandò, spingendo il pedale alla base della sedia di Frank per farlo stare più in alto.

«Non so» Frank guardò il proprio riflesso nello specchio, pensandoci. Dietro sé stesso scorgeva Mikey fissare fuori dalla finestra, ignorando bellamente il telefono del negozio che squillava. Non riusciva a vedere Bob, ma sentiva il rumore dell’ago per i tatuaggi. «Forse»

«Ok, a patto che quei dread rimangano una cosa del passato» disse Ray, quasi minacciosamente. Si ritrasse un po’, inclinando la testa di Frank da una parte e dall’altra con la punta delle dita. «Hey, che hai alle mani, amico?»

«Cosa..?»

Ray indicò verso il basso. «O ti fanno male, o ti è presa una crisi epilettica alle dita»

Frank abbassò lo sguardo a sua volta e realizzando di starsi di nuovo sfregando i polsi, facendoli muovere ritmicamente la mantella con quel movimento. «Oh» disse, e sghignazzò. «Già, i polsi mi stanno torturando, non so nemmeno perché»

«Vuoi un massaggio?» si offrì Ray, con simpatia. L’anno precedente, Brian l’aveva convinto a seguire un corso di massaggi indiani, e adesso pensava di essere un maestro.

Frank scosse la testa. «No, amico, grazie ma no»

«D’accordo» Ray mise giù le forbici e frugò nel cesto vicino alla sedia. «Questo è nuovo,» disse, mostrandogli un barattolo di quello che a Frank sembrò stucco. «Lo chiamerò “Charlotte the Harlot*”»

Frank chiuse gli occhi, lasciando che Ray gli spalmasse questo “Charlotte the Harlot” tra i capelli. «Caspita, ha un odore stupendo Ray»

«Lo so, sai?» Ray passò le dita tra i corti capelli delle tempie di Frank e il ciuffo sulla fronte, intrecciandoli ed incasinandoli in quel modo che Frank non era mai riuscito ad imitare da solo, nonostante avesse provato a fare esattamente come Ray. «Sicuramente meglio di quella schifezza che ti metti sul tatuaggio. Sono del tutto contrario a prodotti sintetici, Frank, ma se volevi qualcosa di naturale, avresti potuto venire da me.»

«Lo so,» rispose Frank, senza riuscire ad incrociare il suo sguardo. «Semplicemente non ci ho pensato»

Ray stava giusto togliendo la mantellina a Frank quando Mikey cacciò uno strillo acuto, lanciandosi oltre il balcone e fuggendo fuori dalla porta.
«Che diamine...» disse Bob, sollevando lo sguardo.

Mikey ritornò un minuto dopo, avvinghiato ad un ragazzo dai capelli scuri avvolto in un lungo cappotto nero e qualcosa tipo nove sciarpe. «Bastardo,» diceva Mikey, la bocca appiccicata alla guancia del tizio. «Non provare mai più a lasciarmi solo così a lungo.»

Il ragazzo rise ed abbracciò Mikey ancor più strettamente. «Mi sei mancato anche tu.»

I due rimasero lì, ad abbracciarsi e ridacchiare per almeno un centinaio di anni. Frank sollevò le sopracciglia in direzione di Ray attraverso lo specchio, ma il ragazzo era già voltato a scambiare sguardi allibiti con Bob. Alla fine Brian, che era appena sbucato dalla stanza sul retro, si schiarì la voce e disse: «Mikey, mi piace pensare di poter essere abbastanza, uh, tranquillo, riguardo al tuo lavoro, ma credo sia meglio che questo genere di cose resti confinato -- »

«Oh,» fece Mikey, disincantandosi finalmente. «Gee, questo è il mio capo, Brian, e loro sono Bob, Ray, e Frank» disse, indicando ciascuno di loro mentre li menzionava, per poi riallacciare le braccia al collo del giovane. «Ragazzi, questo è il mio fratello maggiore, Gerard.»

«Ciao» disse Gerard, agitando timidamente una mano.

«Io non mi appendo a mio fratello in quel modo...» mormorò Ray nell’orecchio a Frank, alzandosi dalla sedia.

«Ma davvero...» si trovò d’accordo Frank, anche se in effetti non aveva alcun fratello. Si impegnò comunque di mostrare a Gerard uno dei suoi migliori sorrisi, e allungò una mano. «Ehy, amico, piacere di conoscerti. Mikey non ci ha mai detto niente su di te»

Gerard sorrise a sua volta e sembrò sul punto di aggiungere qualcosa, ma si bloccò e afferrò la mano a Frank.

E, con un del tutto improvviso benessere, il dolore scomparve dai suoi polsi. Fu talmente inaspettato, che non ebbe neppure il tempo di sussultare.
Gerard girò la mano a Frank, per ispezionarne il dorso. «Tatuaggio interessante.»

«Grazie!» esclamò Frank, lanciando uno sguardo a Ray che valeva come un “vedi?” Brian e Bob alzarono gli occhi al cielo. «Me lo sono fatto fare solo un paio di giorni fa.»

«Sai che cos’è..?»

«Uhm...» balbettò Frank. Le mani di Gerard erano calde, e più esse toccavano la pelle di Frank, meno lui sentiva i polsi dolere. Ed era – insomma, non poteva essere reale, pensò Frank, probabilmente era solo un trucco della sua mente, o un effetto dell’attrazione sessuale che lo stava distraendo, o qualcosa del genere. Gerard era davvero carino, dopotutto. «Un angelo?» tentò infine.

«E’ un serafino,» disse Gerard, sollevando lo sguardo su Frank da sotto i ciuffi di capelli scuri. «Uno dei serafini, almeno, il più alto e nobile gruppo di angeli»

«Ero sicuro di averla già vista da qualche parte,» disse Mikey. «Gee, vieni, ti faccio fare un giro»

«Okay» rispose Gerard. Si raddrizzò, aspettò un secondo ancora, poi fece: «Uh.»

«Oh!» Frank scattò e lasciò la sua mano – maledizione – e si ritrasse, ridendo. «Scusa»

«Non fa nulla» lo rassicurò Gerard, sorridendo di nuovo.

Frank sentì uno sbalzo nello stomaco, e il dolore tornò a pulsare nei suoi polsi.

Mikey strascinò il fratello dall’altro lato del negozio, e Ray spostò lo sguardo sulla mano di Frank, aggrottando le sopracciglia.

«Amico, questo è davvero strano.» Ray guardò Bob e disse: «Ehy, vieni un attimo a vedere»

«Cosa?» Frank abbassò gli occhi a sua volta. «Oh.»

«E’ guarita.» commentò Bob, tenendo su la mano di Frank, ispezionandola. «E’ – come diamine può essere guarita?»

«Non può esserlo,» disse Frank. «Cioè, l’ho appena fatto fare, non – non può essere. Non aveva neanche ancora cicatrizzato.»

Bob sfregò il palmo contro il tatuaggio, accigliandosi. «Che cazzo è quella roba che ci metti sopra, Frank?»

Frank scosse la testa, cercando di non ritrarsi e sussultare ogni qualvolta che Bob gli rigirava la mano, sopra e sotto. «Non lo so. Ma non era guarita stamattina»
Bob sollevò le sopracciglia.

«Non lo era!» insisté. Frank tolse la mano e se la nascose dietro la schiena, come se questo rendesse il tutto meno strano. «Magari ha usato un ago speciale, non lo so!»

«Un ago speciale.. » ripeté Ray in tono piatto. Frank gli alzò il dito medio della mano libera.

Bob, intanto, era ancora accigliato. «Tutto questo è troppo strano.»

«A essere strano è un tatuatore senza inchiostro,» ribatté Frank. «Tu stesso sei uno scherzo della natura, Bryar, non andare in giro a giudicare»

Ritornò nella propria stanza da lavoro, vagamente consapevole del fatto che il fratello di Mikey se ne stesse andando, ma Frank era troppo occupato a fissarsi la mano, per riuscire a salutare.

Non poteva essere già guarita, fisicamente, non poteva.
Ma lo era.
 
 
 
 
*Ritalin: una specie di narcotico.
*Charlotte the Harlot, ossia "Charlotte la Prostituta. E' una canzone degli Iron Maiden.

.:Angolo della Traduttrice:.
Ho amato questa storia leggendo. La sto amando traducendo. E, oh, finalmente sono riuscita ad introdurre Gerard, perché la prima volta io stessa non vedevo l'ora che comparisse. Lo apprezzo molto come personaggio (cioé che poi lo apprezzo sempre, in quasi qualuqnue ff, ma... aw, dettagli)
Spero che la traduzione vada bene, non ho avuto molto tempo di rileggere, e spero che la storia vi stia prendendo.. perché andandoa avanti, merita sempre di più.  Eno, non sto cercando di comprarvi con paroline cacciate a caso.
Ci si vede al prossimo capitolo, bye!
_StrayAshes_
  
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