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Autore: WaterfallFromTheSky    02/03/2016    1 recensioni
Haruko è solo una innocente ragazzina quando Lady Kagami irrompe nella sua vita, stravolgendogliela. Da quel momento, la giovane sarà costretta a fingere, a fare cose che logoreranno la sua anima, tutto per salvare se stessa e suo fratello. Riuscirà nel suo intento? Sarà capace, la ragazza, di mantenere intatti i suoi principi?
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Il sonno di quella nottata fu molto ristoratore, anche per l'anima di Haruko: la ragazza smise di pensare a ciò che la tormentava fino al giorno prima, il che non le fu difficile dato che riprese la solita routine.
Fu inoltre molto lieta di scoprire che il Maestro Shiunsai non le chiese indietro le armi. Erano davvero di nuovo sue, senza ombra di dubbio. Aveva conquistato la fiducia dei ninja Azuma, insomma! Quella consapevolezza non potè far altro che metterla di buon umore, spazzando via i turbamenti seguiti alla missione.
***
-Attenta a non scivolare-
-Non potevi scegliere posto peggiore-
-Spesso non possiamo scegliere i luoghi in cui combattere-. Quel pomeriggio Rikimaru aveva deciso che si sarebbero allenati nel combattimento ai piedi di una cascata. Non era alta, ma era comunque molto bella. Sebbene lo scrosciare dell'acqua fosse rumoroso, non infastidiva Haruko e non impediva ai due di comunicare. L'acqua che arrivava loro per soffusione era molto piacevole sulla pelle: fresca, pulita, delicata. L'unico inconveniente era che le rocce alla base della cascata erano un pò viscide, per cui era molto probabile che lei sarebbe caduta in acqua durante il combattimento. Lo stesso non sarebbe valso per Rikimaru, lo sapeva: lui era troppo concentrato e serioso per avere una simile ridicola defiance. No, Haruko non poteva proprio immaginarselo mentre scivolava e rovinava goffamente in acqua.
-Pronta?-. Non lo era. Haruko annuì nonostante tutto e gli puntò contro l'asta, sebbene il giovane fosse su una roccia ad alcuni metri di distanza da lei. Lo vide tirar fuori la katana. Restarono alcuni secondi a studiarsi. Quando Rikimaru capì che Haruko non avrebbe mai attaccato per prima, fece un balzo in sua direzione e diede un fendente con la katana, che lei respinse con l'asta. Rikimaru, come prevedibile, atterrò su un'altra roccia -e non scivolò- e la attaccò nuovamente. Haruko lo respinse ancora. Il ragazzo disse, a voce alta per sovrastare il baccano della cascata:-Non restare ferma lì! Sii più dinamica-
-Ma so già che cadrò in acqua!-
-Devi fare tuo l'ambiente che ti circonda-. "E' una parola" pensò la ragazza, ma seguì comunque il consiglio di Rikimaru e spiccò un salto in sua direzione. Stavolta fu Rikimaru a respingerla, e lei ricadde su un'altra roccia. Armoniosamente.
"Forse è più semplice di quel che sembra". Pur con prudenza, lei lo attaccò ancora e ancora. Lo scontro si protrasse per alcuni minuti, durante i quali i due ragazzi si tennero testa a vicenda, con cautela, sia per non scivolare sia per non ferirsi l'un l'altra. Quando Haruko smise di preoccuparsi di scivolare, accadde ciò che aveva tentato di evitare: per allontanarsi da Rikimaru balzò su una delle rocce, ma si ritrovò in acqua due secondi dopo. Le balzò il cuore in gola per lo spavento, la sorpresa e il freddo dell'acqua. Tornò subito in superficie, infastidita e certa di aver fatto una figuraccia. Quando aprì gli occhi, si ritrovò Rikimaru di fronte, sulla roccia dalla quale lei era scivolata. Era accovacciato su un ginocchio.
-Tutto bene?-
-Si- borbottò lei. Poggiò le mani sulla roccia per risalire, ma era troppo viscida. Ricadde in acqua come un sacco di patate. Ritornò in superficie, irritata, e riprovò, ma fallì nuovamente. Rikimaru le offrì una mano per tirarla su ma, quando lei la prese, qualcosa andò storto e finì in acqua anche lui, con una piccola esclamazione di sorpresa. Quando entrambi furono in superficie, Haruko lo vide, fradicio e spiazzato, e scoppiò a ridere. Così facendo faticò a mantenersi a galla, tuttavia le venne da ridere ancora di più.
-Che ridi?-
-Avresti dovuto vederti!- replicò lei, ancora sghignazzando e faticando a mantenersi. Rikimaru si sentì arrossire e sperò non si vedesse; tuttavia, si scoprì a sorridere appena, trascinato dalla risata spensierata di lei.
Aveva un bel suono la sua risata. Ed era bello vederla sorridere e ridere di cuore, finalmente serena. Non riusciva proprio a smettere. L'ultima volta che aveva fatto ridere qualcuno risaliva a diversi anni prima, quando era un bambino: aveva posto una domanda ingenua al Maestro Shiunsai e lui era scoppiato a ridere. Non ricordava di cosa si trattasse, tuttavia. In ogni caso, invece di vergognarsi del fatto che Haruko stesse ridendo di lui, ne fu lieto.
-Aiuto, adesso affogherò! E sarà per colpa tua, che mi fai ridere!- esclamò lei scherzosamente, ancora ridendo. Il sorriso di Rikimaru si allargò senza che potesse farci nulla, pur impercettibilmente, ma non ci fece caso e risalì sulla roccia dalla quale era scivolato. Una volta su, le porse una mano; lei smise di sghignazzare e la prese. Il ragazzo la tirò su in un sol colpo, quasi fosse una bambolina di pezza; si ritrovarono maledettamente vicini, su quella stretta roccia. Lo sguardo di entrambi finì in quello dell'altro. La ragazza, sebbene in imbarazzo, sorrise appena mentre lo guardava, gradendo quell'inaspettata vicinanza; Rikimaru, al contempo, faticò a formulare qualunque pensiero: era la prima volta che si trovava così vicino ad una ragazza. Non aveva mai pensato a cose di quel genere, aveva sempre evitato distrazioni simili. Era completamente spaesato. Per la prima volta, era capitato in una situazione che non aveva idea di come gestire. Il disagio era però affiancato dal piacere, il che era contraddittorio in una maniera che lo confondeva: come poteva trovare Haruko così carina, come poteva apprezzare quella vicinanza così intima, perdersi nei suoi occhi, desiderare di avvicinarsi ancora di più se nel frattempo la cosa lo spaventava e lo spiazzava completamente?
Haruko si sentì elettrizzata. Al contempo, era rapita dalla situazione: in quel momento nulla occupava la sua mente se non il fatto che lei e Rikimaru fossero così vicini. In quel momento non ricordava neppure dove fossero, a stento era consapevole della precarietà della loro posizione, dei suoi vestiti fradici e freddi, del rumore della cascata. Era trascorso del tempo da quando non provava più emozioni simili; in realtà, presa dal proposito di salvare suo fratello e vendicare la sua famiglia da Lady Kagami, aveva pensato che non avrebbe mai più provato nemmeno vagamente interesse per qualcuno. Invece...
Decise di lasciarsi andare. Decise di vivere quel momento. Decise di smettere di pensare, di ricordare il passato. Decise di lasciare che il suo cuore battesse forte, che il desiderio di annullare la distanza tra lei e Rikimaru fosse soddisfatto...
Rikimaru invece lasciò prevalere il panico. Fu più forte di lui. Mollò la ragazza all'improvviso, indietreggiando per quanto possibile e recidendo il contatto visivo; balzò sulla sponda di quella conca d'acqua dicendo:-Andiamo o ci prenderemo un malanno. Continuiamo domani-
-Certo- replicò Haruko, pur a stento. Era stordita, come se fosse nel bel mezzo di un bel sogno e fosse stata svegliata bruscamente. D'improvviso, non riuscì a guardarlo, esattamente come lui. Una volta fuori dall'acqua, fu scossa da alcuni brividi di freddo. I vestiti, pesanti d'acqua gelida, le erano incollati addosso.
-Andiamo a toglierci questi vestiti- disse Rikimaru, come leggendole nel pensiero. Immediatamente dopo, arrossì e si incamminò verso casa a passo svelto. Haruko sospirò e lo seguì in silenzio.
***
Era seduta sull'erba, fuori dalla casetta degli Azuma. Era sera, un piacevole venticello le carezzava la pelle e giocava con le sue treccine. Haruko era intenta ad affilare i suoi kunai. Semimaru si era addormentato al suo fianco, dopo aver riscosso una generosa dose di coccole.
Affilare i kunai non era un'attività necessaria in quel momento. Haruko ci si stava dedicando solo per non pensare. Doveva stare attenta a non tagliarsi: maneggiare le lame richiedeva sempre cautela. Eppure, i suoi pensieri fluivano senza impedimenti di sorta, suo malgrado. Colui che occupava la sua mente, stavolta, era Akahito. La ragazza ricordava fin troppo bene come lo aveva perso, il suo sangue, la pesantezza del suo corpo debole in fin di vita, i suoi occhi che si spegnevano...
Ricordava anche tutte le volte che avevano giocato assieme da piccoli, gli sguardi che avevano iniziato a lanciarsi di nascosto, e poi i loro incontri segreti nelle ore più disparate del giorno, e i baci timidi che avevano iniziato a scambiarsi...
Haruko aveva iniziato a pensare che un giorno l'avrebbe sposato. Stava bene con lui, e lui non aveva occhi che per lei. Ne era consapevole e la cosa le piaceva da morire. Non riusciva a immaginare nessun altro accanto a lei. Varie volte aveva sognato di vivere con lui, di cucinare per lui e per i loro due bambini...
Era una visione che lei reputava reale, che si sarebbe senz'altro avverata. Era solo questione di tempo. Mai avrebbe potuto immaginare che Akahito sarebbe morto precocemente e che lei avrebbe iniziato a desiderare la vicinanza di un ragazzo che era completamente diverso da lui...
Quelli erano solo i vaneggiamenti di una ragazzina. Seguendo Lady Kagami, Haruko aveva smesso di sognare, aveva smesso di immaginarsi con un uomo accanto, con una famiglia tutta sua...
Erano idee così lontane e astratte. Non aveva certo tempo nè modo di dedicarsi ad una famiglia. In quel momento stava invece riconsiderando la cosa.
La sua vita stava tornando più o meno normale...
Sintomo di ciò era il desiderio di attenzioni da parte di Rikimaru. Purtroppo, però, Haruko non poteva fare a meno di sentirsi in colpa. Sapeva che avrebbe portato Akahito nel suo cuore per sempre, che mai lo avrebbe dimenticato, eppure le sembrava di sostituirlo, che fosse con Rikimaru o con qualcun altro era irrilevante.  Anche se era ben cosciente di non poter vivere per sempre ancorata al suo passato...
Trasalì quando Semimaru balzò in piedi e corse via. Fortunatamente, non si tagliò con il kunai che aveva tra le mani.
Si voltò e vide il cane caracollare verso Rikimaru, scondinzolando come un pazzo. Il giovane rispose alle sue feste, sorridendo appena. Haruko notò che usciva dalla stanza del Maestro Shiunsai.
Il ragazzo la notò e la salutò, sforzandosi di ignorare l'imbarazzo che lo attanagliava da quel pomeriggio; lo stesso fece lei, con finta disinvoltura.
-Che stai facendo?- le domandò lui.
-Affilavo i miei kunai. Speravo mi venisse un pò di sonno. Tu?-
-Ho appena parlato col Maestro. C'è una nuova missione per me-
-Oh-. Di già? La notizia non piacque ad Haruko. Si ritrovò di nuovo preoccupata per lui. Pensò di chiedergli se poteva seguirlo, ma lasciò perdere: se fosse stato possibile, il vecchio maestro l'avrebbe già avvertita, cosa che non era accaduta. Quella missione doveva essere svolta da Rikimaru, da solo. Lei doveva solo aspettarlo lì. E doveva smetterla di preoccuparsi per lui. Era un ninja, diamine, la sua vita era così. E comunque non erano affari suoi...
-Haruko?-
-Cosa?-
-A che stai pensando?-
-Oh, ehm...niente. Forse mi sta venendo sonno-
-Capisco-. Intercorsero alcuni secondi di silenzio, che parvero decisamente di più a entrambi. Semimaru si sedette tra loro, ignaro del disagio dei due.
Haruko prese la parola:-E quando parti?-
-Tra alcune ore. Devo arrivare tra le montagne. Prima arrivo e meglio è-
-Allora ti conviene andare a dormire-
-Già-. Nuovo silenzio. Stavolta persino Semimaru notò la sua pesantezza, difatti lanciò un'occhiata interrogativa prima all'uno e poi all'altra.
-Allora vado. Buonanotte-
-Buonanotte-. Il ninja salutò il cane con un'ultima carezza, dopo di che si voltò e si diresse verso la sua stanza. Prima di accorgersene, Haruko lo richiamò:-Rikimaru?-
-Si?-
-Uhm...-. Che diavolo voleva dirgli? Che non le andava a genio che lui andasse in missione da solo?
-Cosa c'è?-
-Io...niente di importante. Solo...fai attenzione-. Nemmeno terminò la frase che, imbarazzata, aggiunse:-Ehm, scusami. E' una sciocchezza. E' ovvio che farai attenzione-. Scosse la testa, imbarazzata, ma mentalmente si maledisse per aver parlato senza riflettere. Che stupida figura. Che cosa stupida da dire.
Ma Rikimaru era troppo educato per farle pesare qualunque sciocchezza lei potesse dire, così replicò semplicemente:-Non tutti prestano attenzione a ciò che fanno, in effetti-. "O a ciò che dicono" pensò Haruko, ma sorrise e rispose:-In effetti-. Calò ancora il silenzio. Rikimaru si congedò augurando ancora la buonanotte...e Haruko sospirò profondamente, preoccupata. E si sentì in colpa di esserlo, anche se tra lei e Rikimaru non c'era proprio nulla.
***
 
Quando si svegliò quella mattina, Rikimaru era già partito in missione. Haruko si gettò a capofitto nei suoi impegni mattutini e, così, evitò di preoccuparsi per il giovane. Quando tornò a casa per pranzo, scoprì che anche Ayame era partita per una missione. Era solo un caso o qualcosa di grosso bolliva in pentola? Avrebbe potuto chiedere informazioni al Maestro Shiunsai, ma decise di lasciar perdere, sicuramente non c'era di che preoccuparsi. Aveva un brutto presentimento, ma poteva trattarsi solo di apprensione per i suoi amici.
Passarono tre giorni. Haruko era dal panettiere, come ogni mattina, solo che stavolta la signora le aveva affidato suo figlio poichè doveva fare la spesa. Non c'era nessuno in negozio, così la ragazza potè tenere in braccio il bimbo e cullarlo per conciliargli il sonno. In realtà non era necessario, Harumaru era tranquillo e sonnecchiava placidamente. Sua madre era fortunata, e Haruko lo aveva pensato varie volte. Ricordava che, quando era ancora al suo villaggio, aveva sentito spesso di mamme e papà che si lamentavano dei figli neonati perchè piangevano di continuo, impedendo ai genitori perfino di dormire la notte. La ragazza aveva sempre temuto di avere figli: il riposo notturno era essenziale per lei! In quel momento però capì che non poteva essere così male, soprattutto se le capitava di avere un figlio angelico come Harumaru. E andava d'accordo anche con la sua sorellina, Mina. Haruko non aveva mai adorato i bambini come le altre sue coetanee, ma forse qualcosa stava cambiando in lei, ora che aveva a che fare con quei due bambini.
Per la prima volta si immaginò seriamente con un figlio.
Scacciò tuttavia quell'immagine: non era il momento di pensare a questo. Nulla era stabile nella sua vita, quella visione era ancora ben lontana per lei.
Shizune tornò in negozio, così lei potè andare via, suo malgrado -cullare Harumaru le donava una pace che era difficile da descrivere a parole-. Presto, però, quella pace sarebbe completamente svanita. Dopo pranzo, infatti, la giovane fece il bucato e lo stese al sole. Si recò quindi dal maestro per avvertirlo che andava via per allenarsi, ma proprio in quel mentre vide Rikimaru.
-Ehi!-
-Haruko-. Lei percepì una certa tensione nella sua voce, sebbene il volto di Rikimaru fosse impassibile come sempre e comunque coperto fin sotto gli occhi dalla sua maschera scura.
-Scusami, devo parlare col Maestro-
-E' successo qualcosa?-
-Ho rivisto Tatsumaru. E' vivo-. Il cuore di Haruko subì un sobbalzo. E non era di gioia. In effetti, nemmeno Rikimaru sembrava felice della cosa.
-Posso venire anch'io? Vorrei ascoltare-
-Certo-. I due entrarono nella stanza del Maestro Shiunsai; Haruko si sedette sulle ginocchia, Rikimaru restò genuflesso su un ginocchio.
Il giovane raccontò succintamente ciò che aveva vissuto al termine della sua missione: sconfitto il suo nemico, che era un invasore cinese che aveva schiavizzato la maggior parte degli uomini di un villaggio vicino, era apparso Tatsumaru, che lo aveva attaccato. Il ragazzo aveva una maschera e aveva detto di chiamarsi Seiryu, di appartenere all'Aurora di Fuoco e di non conoscere nessun Tatsumaru. Non aveva nemmeno riconosciuto Rikimaru. Era quindi andato via, lasciando Rikimaru confuso e turbato.
Haruko, invece, era raggelata: udire di nuovo il nome dell'Aurora di Fuoco le aveva ghiacciato il cuore e tutte le membra, sapere che Tatsumaru era ancora vivo dopo quella caduta le aveva tolto il respiro. Se lui era vivo e se l'Aurora di Fuoco esisteva ancora, significava che anche Lady Kagami era ancora viva e soprattutto vegeta, tanto da rimettersi a capo di quel clan da strapazzo. E, quindi, i suoi guai non erano finiti: Lady Kagami era ancora decisa a perseguire i suoi scopi, avrebbe dato guerra e Lord Godha, avrebbe raggiunto anche quel villaggio e tutti i villaggi del Giappone e li avrebbe rasi al suolo, eliminando chiunque non fosse stato disposto a seguirla. E avrebbe cercato lei per ucciderla.
Haruko non era al sicuro come aveva creduto. Altro che nuova vita: il suo incubo non era ancora terminato, anzi, stava per diventare ancora più terrificante e oscuro.
E Raundomaru? Sicuramente era ancora con quella strega e voleva ucciderla.
Gli occhi di Haruko si riempirono di lacrime mentre quelle notizie, la paura e un profondo smarrimento la travolsero. Vagamente seguì il resto del discorso tra Shiunsai e Rikimaru: c'era la possibilità che Tatsumaru avesse perso la sua identità, la memoria, ma in ogni caso era responsabile delle sue azioni e solo l'uccisione per mano di un ninja Azuma avrebbe potuto purificarlo. A quel punto la ragazza non riuscì a seguire più nulla. Sopraffatta dalle sue emozioni, si alzò e corse via, in preda al pianto. Si ritrovò nel boschetto vicino casa; crollò in ginocchio di fronte ad un albero, grondando lacrime, improvvisamente arrabbiata. Ce l'aveva con quella dannata donna: nemmeno l'inferno la voleva, e così era ancora lì a seminare dolore e violenza. Haruko si voltò e iniziò a bombardare il terreno di pugni, sempre di più. Le mani le si arrossarono, ma lei non sentiva dolore, solo rabbia, odio.
-Haruko-. La ragazza si bloccò e si tirò su, voltandosi verso la voce. Non riusciva a vedere di chi si trattasse in quanto accecata dalle sue calde lacrime, ma riconobbe Rikimaru. Si asciugò gli occhi con rabbia e voltò il viso per impedirgli di guardarla ancora mentre era in quelle condizioni -come se potesse servire a qualcosa...-. Avvertì ora il dolore alle mani, che erano sporche di terra, arrossate e graffiate.
-Perchè sei così sconvolta?-
-Io...-. Strinse i pugni doloranti. A che serviva celare ancora la verità? Ormai erano dalla stessa parte. Lo erano sempre stati, in realtà.
-Quella Lady Kagami...io la odio. La odio, Rikimaru. La ucciderei. Anzi...io la ucciderò-. Rikimaru tacque. Haruko avvertiva le sue tacite domande nell'aria che c'era tra loro; disse, irata:-Mi ha portato via tutto. Ha distrutto il mio villaggio, ha eliminato i miei genitori, ha irretito mio fratello, che ora mi odia e vuole uccidermi. Credevo fosse morta, ma non è così-. Haruko, di nuovo in lacrime, a metà tra il rancore e la disperazione, si voltò verso il ninja e disse:-Rikimaru, quella donna è peggio di un demonio. Lo farà ancora. Ucciderà, distruggerà interi villaggi, finchè non ucciderà anche Godha e dominerà ogni cosa-. Ancor più turbato da quelle parole, il giovane chiese:-Ma perchè? Che cosa vuole?-. Haruko si strinse nelle braccia, tremando, sconvolta. Stava perdendo il controllo e stava lottando contro se stessa per restare lucida; ci riusciva a stento. Tuttavia, non rispose.
Il ragazzo, colpito da tanto dolore, preferì non insistere, anche se informazioni su quella donna e sul suo clan potevano essergli utili. Era diretto al Tempio dei Sogni, avrebbe trovato lì le sue risposte, quindi inutile tediare la ragazza, che appariva fragile e indifesa, e lo era diventata al solo sentir parlare di quella faccenda. Si voltò, pronto a partire seduta stante per quella nuova missione, tuttavia, anche se non aveva tempo per aiutare Haruko, volle tentare di alleviare le sue pene. Le disse:-Haruko. Non disperare. Non sei sola-. Ciò detto, corse via, veloce come il vento.
***
Haruko restò interdetta. Fissò Rikimaru finchè non scomparve dalla sua vista. Aveva pronunciato solo poche parole, eppure avevano avuto il potere di calmarla, di arrestare quel fiume in piena di dolore, rabbia e paura.
"Non disperare. Non sei sola". Non era sola.
Era vero, non lo era più. Quelle parole significavano che i ninja Azuma l'avrebbero aiutata, protetta, che non doveva più affrontare l'Aurora di Fuoco e Lady Kagami da sola. Si sentì commossa, felice...ma in realtà questo durò poco.
A ben pensarci, sarebbe stato meglio se Haruko fosse stata sola. Non avrebbe avuto nulla da perdere, nulla per cui soffrire, nulla da temere, tranne che per se stessa e per la propria vita, com'era all'inizio. Ora, invece, era tutto diverso. Non doveva preoccuparsi solo per se stessa. C'erano anche Rikimaru, Ayame -sebbene non andassero particolarmente d'accordo, Haruko nutriva affetto anche per lei-, Shiunsai e Semimaru...la famiglia reale...e il panettiere, sua moglie. I loro due bambini. Harumaru, che lei stessa aveva portato alla luce e accudito di tanto in tanto, e stretto tra le sue braccia proprio quella mattina.
Haruko immaginò Kagami in quel villaggio, ninja nemici che davano fuoco a ogni cosa, che strappavano vite come semplici steli d'erba dal terreno. Mina e Harumaru in lacrime, un ninja che incombeva su di loro...
No. No. Haruko doveva impedire tutto questo. Lei...
-Ti ucciderò Lady Kagami. Stavolta non la passerai liscia. E ucciderò anche te, Raundomaru. Il Maestro Shiunsai ha ragione: come Tatsumaru, anche tu sei responsabile delle tue azioni in ogni caso. E ,quindi, morirai per mano mia-. La giovane, risoluta, si alzò e si asciugò gli occhi. Non aveva paura, non più. Non per se stessa. Era quasi certa che avrebbe incontrato la morte nella sua impresa, ma non aveva importanza.
***
Haruko era rientrata in casa, nella sua stanza: aveva radunato le sue armi e i suoi accessori e si era cambiata, indossando un comodo vestito scuro da ninja. Quando era uscita, aveva visto Ayame correre via. Evidentemente, come Rikimaru, era tornata dalla sua missione ma gliene era stata affidata subito un'altra. Questo non presagiva nulla di buono.
Haruko aveva in mente una sola idea al momento: recarsi alle caverne di Kansen. Le caverne erano ampie e profonde, molto estese; prima che lei si trasferisse in quel villaggio, in seguito all'apparente dipartita di Lady Kagami, il clan era nascosto proprio lì. Inizialmente occupava solo una parte delle caverne, ma ora chissà...
Se Kagami aveva acquisito nuovi adepti...senza contare la costruzione della nave con cui intendeva attaccare Godha dal mare...
Era anche possibile che si fossero spostati e che lì non ci fosse nulla, ma valeva la pena controllare. 
Haruko uscì dalla sua stanza, pronta ad andar via. Passò dalla stanza occupata dal Maestro, aperta: dentro, il vecchio e Lord Godha erano intenti a parlare. Per un istante, lo sguardo del Maestro incontrò il suo. Le parve di scorgere un cenno di assenso...
Che il Maestro avesse capito cosa lei intendesse fare? Haruko salutò con un flebile cenno del capo e corse via, diretta alle caverne.
***
Haruko raggiunse la foresta di bambù prima del previsto, tuttavia non arrivò alle caverne. Appena giunta nella foresta, dovette fermarsi per via della presenza di diversi ninja. Dalle maschere e dall'abbigliamento riconobbe i seguaci di Lady Kagami. Come aveva intuito, quindi, il covo dell'Aurora di Fuoco era ancora nelle caverne di Kansen.
Accucciata dietro ad un fascio di bambù, osservò quattro ninja che parlottavano tra loro. Avrebbe potuto ucciderli, ma preferì non farlo per non attirare l'attenzione. Accertatasi comunque che erano distratti, riuscì facilmente a passare oltre nascondendosi dietro ai fitti bambù. Sorpassò qualche altro ninja, finchè non raggiunse un ruscello. Lo conosceva bene, sovente ci si era recata quando faceva ancora parte di quel clan della malora. Il rumore dell'acqua l'aveva sempre aiutata a lenire la tensione sempre viva in lei. Le tornò in mente Yoshi: qualche volta, lui l'aveva raggiunta sulle sponde di quel ruscello. Yoshi era stato il suo unico amico lì; Haruko ricordò l'ignobile fine che il ragazzo aveva fatto e si pentì amaramente di averlo sempre allontanato e quasi ignorato...
Scosse il capo per scacciare dalla mente quei ricordi in quel momento inadeguati. Raundomaru e l'Aurora di Fuoco avrebbero pagato anche per la sua fine.
Haruko, prudente, uscì allo scoperto e si fermò sulla sponda del ruscello. Ne approfittò per abbeverarsi brevemente, ma dovette nascondersi di nuovo tra i bambù, accovacciata dietro un dislivello della terra: tre nemici si avvicinavano da sinistra. Erano tre donne e percorrevano la sponda del ruscello, proprio quella su cui poco prima si affacciava la ragazza. Udì cosa si dicevano; una di loro stava parlando:-...pena di morire-
-Sono d'accordo. Sono veramente felice di averla incontrata-
-Se solo tutti ci seguissero, eviteremmo inutili spargimenti di sangue-
-Come quello di stasera-
-Già...mi spiace per quel piccolo villaggio...-. Il cuore di Haruko si strinse dolorosamente. Era previsto l'attacco ad un villaggio quella sera? Quale villaggio?
-Non dispiacerti! E' una loro scelta non seguirci-
-Dici che quei ninja Azuma si convinceranno?-
-Speriamo. Ho sentito dire che sono in gamba. Una spina nel fianco per Lady Kagami-
-Ma sono solo due! Fortuna che uno di loro adesso è dalla nostra parte!-. Parlavano di Tatsumaru.
Un momento. Stavano parlando dei ninja Azuma. Quindi, il villaggio che intendevano attaccare...
-Manca poco, comunque. Teniamoci pronte-
-Si. Dobbiamo approfittare ora che quei ninja sono lontani dal villaggio! Lady Kagami è geniale, è riuscita ad allontanarli entrambi!-. Le tre donne si accasciarono al suolo quasi simultaneamente. Haruko non ci aveva visto più: divorata dall'indignazione, le aveva eliminate tutt'e tre con rapidi e precisi colpi di cerbottana. Si alzò, quindi, e corse via, a rotta di collo, diretta verso il villaggio. 
  
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