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Autore: perfect storm    02/03/2016    1 recensioni
La ribellione di una schiava ai tempi di Roma. Breve racconto a focalizzazione zero ambientato nell'antica Roma.
|Patrizi e Plebei|
Quando ripassare tutta la storia si scopre essere DAVVERO utile alla fine...
Enjoy!
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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VENDETTA
Una ragazza vestita poveramente camminava svelta per le viuzze della città di Roma. Era piccola e scarna con un grosso livido sullo zigomo sinistro; indossava uno straccio sporco, che un tempo poteva essere stato una tunica bianca, ed era scalza. Continuava a vagabondare tra le varie vie, guardandosi di tanto in tanto dietro le spalle, quasi attendesse un agguato. Intanto mormorava tra sé e sé, quasi per darsi coraggio-“Manca poco. Avanti… ancora poco… e sarò salva”.
Poche ore prima era infatti stata chiamata dai due consoli al comando: il suo padrone Caio Romanio, avendo bevuto troppo all’ultima festa patrizia, pareva impazzito e l’aveva condannata a morte per aver cercato di avvelenarlo. Tutto ciò era assolutamente falso, lei aveva semplicemente cercato di farlo rinsavire facendogli bere un po’ d’acqua dal pozzo, ma lui si era opposto e l’aveva picchiata. Ora, tra le ombre della città create dalle domus e gli squarci di luce formati dalla luna, Cornelia si sentiva piccola e sperduta, incapace di reagire a qualcosa che era più grande di lei, in un mondo in cui, alla fine, solamente i più ricchi e potenti potevano uscirne vincitori. Dopo il dolore e lo spavento iniziale, Cornelia era scappata via, per poi essere mandata a chiamare dai consoli che avevano ricevuto l’ordine di Romanio. Fortunatamente i tribuni si erano eroicamente opposti, nonostante la famiglia di Caio fosse una delle più importanti e influenti di Roma e sapendo che ciò avrebbe portato Patrizi e Plebei a gravi conflitti sociali. Cornelia era quasi arrivata al tempio della dea Vesta, dove una sua cara amica e vestale, Giulia, le aveva offerto asilo fino a quando non avesse trovato rifugio da un altro padrone.
Ma all’ultimo incrocio sbattè contro qualcuno. L’ombra dal sorriso sadico si rivelò essere Caio. Costui, brandendo un coltello da carni in mano, appena la vide cercò di pugnalarla al petto, rivelando una rabbia e pazzia omicida mai viste.
Cornelia non aveva però intenzione di morire così - era già sopravvissuta a lui una volta e, così come gli animali cambiano il loro comportamento in ricordo degli avvenimenti passati, così Cornelia tramutò tutta la sua paura e timore nei confronti del padrone in un’unica emozione di odio  e ribellione. Cercò quindi di scansarlo e sbatterlo contro il muro; lui si ferì la nuca, che cominciò a sanguinare, stordendolo e facendogli lasciare la presa sul coltello. In compenso però serrò le mani intorno al debole collo innocente della schiava, che si dibatteva invano piangendo angoscia e graffiandogli le braccia con quanta forza avesse.

≈≈≈
 
 
All’alba del giorno dopo, una giovane schiava stava andando a riempire il secchio al pozzo come tutte le mattine; uscì così da casa, ma, girando l’angolo urlò.
Un corpo esanime era riverso a terra con un coltello piantato nella schiena.
 
  
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