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Autore: Nykyo    03/03/2016    1 recensioni
«Voglio aiutare il branco» rifletté Stiles a voce alta, massaggiandosi con ferocia le tempie, per niente conscio di quanta forza ci stava mettendo. «Voglio fare la mia parte. Voglio che il branco resti unito. Voglio un Tramite perché ho bisogno di essere un buon Emissario. Posso essere un buon Emissario, ho solo bisogno di un consigliere meno criptico di quello stronzo di Deaton e di capire come usare il mio potenziale e… voglio un Tramite. Lo voglio, mi serve perché non posso continuare a essere un peso per tutti. Voglio un Tramite e lo avrò, alla faccia di Deaton e anche di Derek!»
Racconto di Nykyo e illustrazioni di Boll11
Partecipa alla seconda edizione del Teen Wolf Big Bang Italia.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Laura Hale, Lydia Martin, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IV. Il tocco della Banshee

 

Lydia bussò prima di fare capolino nella stanza. «Oh» esclamò, sorpresa nel vedere una ragazza seduta a gambe incrociate proprio al centro del letto di Stiles. Si era aspettata di trovarlo da solo e, a dirla tutta, si era anche preoccupata parecchio. Gli SMS che aveva ricevuto sia da lui che da Scott avevano avuto un tono supplichevole e allarmato, ma erano stati fin troppo generici. L’unico motivo per cui Lydia non si era scapicollata a casa Stilinski a tutta velocità era che il suo istinto da Banshee non l’aveva messa in allerta. Non le era parso che fosse una questione di vita o di morte, insomma, ma non si era neppure aspettata che Stiles si stesse intrattenendo in dolce compagnia.

«Tuo padre non mi ha detto che non eri da solo, spero di non disturbare.» In effetti era curioso che lo Sceriffo, nel farla salire, non l’avesse avvertita. Lydia non si era stupita della tranquillità assoluta con cui era stata accolta, perché non era inusuale che Stiles nascondesse qualche guaio a suo padre e che gli mentisse dritto in faccia. Lo Sceriffo il più delle volte non sapeva niente di niente di ciò che veniva combinato sotto il suo stesso tetto, ma perché non dirle che Stiles aveva un’ospite? E chi era quella brunetta dall’aria imbronciata?

Lydia era già riuscita a cogliere ogni possibile dettaglio che la riguardava. Era pur sempre una donna, e le donne erano capaci di osservare qualunque componente del proprio sesso per pochi secondi appena e a conclusione dell’esame ritrovarsi con una mole di dati, più o meno rilevanti, che era impressionante. “Scansione completa”, per così dire. Ragion per cui Lydia non aveva bisogno di tenere lo sguardo fisso sulla sconosciuta per poter, ad esempio, affermare con sicurezza che si trattava di una bella ragazza, del tipo un po’ selvaggio, non acqua e sapone. Sembrava più adulta rispetto a lei e Stiles e aveva un che di vagamente familiare.

Lydia si chiese se fosse la nuova fiamma di Stiles, dove Stiles l’avesse incontrata e perché mai l’interessata avesse un’espressione così accigliata e poco amichevole. Lei e Stiles avevano appena litigato? Beh, in ogni caso, Lydia non si sarebbe stupita se Stiles le avesse confermato che aveva una cotta per quella brunetta dall’aria incazzosa. A Stiles erano sempre piaciute le donne forti, determinate, perfino aggressive, e Lydia stessa non poteva dire di non riconoscersi in quasi tutte quelle caratteristiche.

Al momento, comunque, Stiles sembrava proprio infelice. Lydia represse un sospiro. Sperava vivamente che Stiles e Scott non l’avessero fatta spaventare invano, solo perché uno dei due aveva problemi di cuore. Non sarebbe stato da Stiles, per la verità, e tra l’altro a lei era sembrato che negli ultimi tempi i sentimenti di quello che ormai considerava il proprio migliore amico fossero indirizzati in una specifica e inattesa direzione, che non aveva proprio nulla a che fare con le curve femminili. Sul fatto che Stiles ne fosse cosciente Lydia nutriva qualche dubbio, eppure le era davvero parso…

«La vedi?» La domanda era suonata stridula e scioccata al punto da strapparla dalle sue elucubrazioni. Stiles l’aveva formulata con gli occhi spalancati per un’incredulità che a Lydia fu chiara solo quando lo sentì concludere: «Certo che la vedi! Dovevo immaginarlo che tu potevi vederla. La vedi. Dio, grazie! É un tale sollievo».

Sia Stiles che la ragazza ancora senza nome la stavano fissando e Lydia accennò un sorriso poco convinto. Attese che Stiles aggiungesse qualcosa – di norma era un fiume in piena – o che la brunetta procace aprisse bocca, e invece calò il silenzio.

«É…» azzardò Lydia dopo qualche istante. «Sei, voglio dire sei… sei un fantasma?»

Stiles annuì con così tanto vigore che non ci sarebbe stato granché da meravigliarsi se la testa gli si fosse staccata dal collo e fosse rotolata fino ai piedi di Lydia lungo tutto il pavimento. Ah! Che idea macabra. Ogni tanto le sue immagini mentali erano sul serio disturbanti e non era mai certa che lo fossero solo a causa della sua natura di Banshee. Anche prima di scoprire i propri poteri e di ritrovarsi perennemente immersa in un mondo popolato da creature soprannaturali, la sua fantasia era sempre stata fin troppo fervida.

Stiles stava ancora annuendo agitato, mentre il fantasma sconosciuto continuava a scrutarla con un misto di interesse e di diffidenza.

«Mi chiamo Lydia. Lydia Martin.» Presentarsi sembrava un buon modo per uscire da quella situazione di stallo. «Sono una Banshee.»

La risposta che ottenne in cambio la lasciò completamente spiazzata.

«Laura. Sono Laura Hale. E tu mi sembri una persona sensata. Finalmente!»

«Laura? Quella Laura? La sorella di Derek e Cora?» Adesso sì che era sbigottita.

La spiegazione di Stiles la travolse, concitata e in parte confusionaria, ma non abbastanza da impedirle di capire cosa era successo. Laura non disse una sola parola, però tenne gli occhi puntati verso di lei per tutto il tempo. Era evidente che stava spiando la sua reazione per capire cosa pensava e – a giudicare da come Stiles continuava a insistere accoratamente sul fatto che non potevano dirlo a Derek – per decidere se aveva trovato o meno un’alleata.

La risposta, per quanto riguardava Lydia, era un no. Per quanto comprendesse perché Laura era tanto ansiosa di rivedere il fratello e perché il fatto di non poterlo fare, unito a tutto il resto, la rendesse furiosa, Stiles era sull’orlo di una crisi di nervi e lei gli era leale. Non era disposta a smettere di esserlo per mera empatia femminile, specie quando pensava che, pur avendo combinato un casino enorme, Stiles avesse ragione sul non voler raccontare niente a Derek. A cosa sarebbe servito se non a sconvolgerlo e a creare una situazione che definire imbarazzante sarebbe stato un eufemismo? Laura era e restava morta, Derek non essendo né il futuro Emissario che l’aveva evocata né una Banshee non avrebbe neppure avuto la consolazione di vederla o di parlarle direttamente. Non avrebbe mai potuto riabbracciarla e riaverla indietro. Tanto valeva essere prudenti, compiere una ricerca seria e accurata e scoprire se c’era un modo per migliorare le cose o per risolvere quel pasticcio. Ci sarebbe stato tempo per parlarne con Derek anche in seguito. Farlo subito sarebbe stato indelicato nei suoi confronti e avrebbe gettato Stiles nel panico.

Lydia prese fiato e si preparò ad affrontare in prima persona la collera di Laura. «Bene» esordì, «cerchiamo di mantenere tutti la calma.» In fondo non era la prima volta che affrontava uno spirito infuriato o un Hale sul piede di guerra e, di certo, non sarebbe stata l’ultima.

 

 

«Qui!»

Stiles si sporse oltre la spalla di Lydia per osservare il punto nel testo su cui lei stava puntando il dito. Le fotocopie e i fogli sciolti dei documenti che lui stesso aveva stampato prima di tentare il rito per evocare un Tramite erano sparpagliati su tutto il ripiano della scrivania. Qualcuno era caduto sul pavimento e un paio erano appoggiati contro lo schermo del suo portatile aperto come sopra un leggio. In due ore e mezza di lettura e ulteriore ricerca serrata i risultati erano stati scarsi, ma Lydia non si era mai scoraggiata, neppure considerando che Laura al principio era stata addosso anche a lei, con quei suoi sguardi assassini, le frecciatine e le esortazioni spesso colorite e ben poco educate. Non che avesse mai insultato Lydia in via diretta, anche se era evidente che ce l’aveva anche con lei per aver scelto di appoggiare il progetto di tenerla lontana dal fratello e di evitare che Derek scoprisse cosa stava bollendo in pentola. Gli improperi effettivi, però, se li era presi tutti Stiles. Fino a quel momento il commento più acido che, in un certo senso, avesse incluso anche Lydia, era stato la puntualizzazione che un branco così assurdo non si era mai visto.

«Profanatori di tombe, Alpha imbecilli, cuccioli mezzi addormentati, umani, Banshee, che accidenti di branco è? Non posso credere che un cretino come te diventerà Emissario, Stiles, ma se anche fosse non ho mai visto un’accozzaglia di persone più diverse e disorganizzate. Diventa pure l’Emissario di chi ti pare, Derek o non Derek non ho la minima intenzione di essere il tuo e il loro Tramite.»

A quella dichiarazione tanto netta e poco gentile Stiles aveva risposto mordendosi a sangue l’interno delle guance solo per non girarsi verso il letto e vomitare una marea di invettive che non gli avrebbero fatto onore e si sarebbero rivelate un errore tattico, utile solo a peggiorare ulteriormente il suo pessimo rapporto con Laura.

Si era comunque aspettato che Lydia non lasciasse correre e che intervenisse se non altro con una battuta tagliente, invece l’aveva vista stringersi nelle spalle, senza voltarsi indietro, lo sguardo ancora intento su un testo in Latino. Lydia aveva scosso appena il capo e replicato con fin troppa pacatezza, per lo meno apparente. «É un peccato. Potresti diventare il Tramite del branco a cui tuo fratello ha scelto di appartenere. Quello per cui ha lottato e da cui è sempre tornato e che è andato a riprenderselo rischiando il tutto per tutto quando Derek ne ha avuto bisogno» aveva dichiarato, con la massima semplicità, e poi, prima che Laura potesse farle una tirata su quanto non credeva a una parola o sul fatto che esigeva di essere accompagnata dal fratello, aveva concluso con un pacatissimo: «Ma è una tua scelta. Se esiste un modo per liberarti lo troveremo. Solo, faremmo prima se tu ci dessi una mano».

Per qualche motivo a Laura, malgrado tutto, Lydia sembrava andare a genio. Forse perché l’affrontava con determinazione e non mostrava timore o senso di colpa, o magari solo perché era in gamba e chiunque non fosse stupido o cieco poteva vederlo. Lydia era intelligente, pratica, decisa e probabilmente non troppo diversa da come Laura doveva essere stata in vita e da come avrebbe potuto apparire persino ora, se non fosse stata tanto furiosa e in vena di sbranare il prossimo, cominciando da Stiles.

Di fatto, quale che fosse il motivo, l’atteggiamento di Lydia si era dimostrato vincente. Laura aveva serrato la mascella e incrociato le braccia sul petto in una maniera così tipica degli Hale da fare impressione, ma poi aveva annuito e intimato a Stiles di scostarsi – cosa che lui aveva fatto con vivo piacere per diversi minuti, approfittandone tra l’altro per scappare in bagno senza avere il terrore che lei lo seguisse solo per metterlo a disagio – e si era avvicinata a Lydia, pronta a studiare con lei l’accozzaglia di dati che avevano a disposizione.

Per diversi minuti entrambe si erano immerse nella lettura e Lydia aveva posto a Laura tutta una serie di domande che erano passate anche per la mente di Stiles, ma che lui non aveva avuto il coraggio di formulare, convinto che in ogni caso lei, per mero puntiglio, non avrebbe risposto.

Dopo un po’ Laura era tornata a presidiare la sua postazione da guerriglia sul letto di Stiles, eppure a parte fissarlo con il solito astio era rimasta zitta, astenendosi dal lanciare ulteriori frecciate o dal disturbare la concentrazione di Lydia in qualunque modo.

Adesso Stiles ne avvertiva la presenza come un soffio gelido lungo la schiena. Non voleva girarsi per controllare ma era abbastanza sicuro che, come lui, Laura stesse scrutando il foglio che Lydia continuava a picchiettare con la punta di un indice.

«Cosa?» Lui e Laura lo chiesero all’unisono e fu strano ascoltarsi parlare in coro con lei. Il sincronismo involontario rendeva più evidente la mancanza assoluta di accordo che li divideva.

«Questo passaggio» rispose Lydia in tono pratico. «È una nota, forse è per quello che ci stava sfuggendo. È parte di una chiosa. Lasciamo stare cos’è una chiosa se non lo sapete, ok, non è importante. Quello che conta è che è frammentario, ma…»

«Si può sapere cosa diavolo dice?» Laura era talmente su di giri per il desiderio di capire se aveva una via d’uscita che passò di nuovo attraverso il suo corpo senza degnarsi di dirgli di spostarsi, e Stiles avvertì per l’ennesima volta quel brivido orribile che lo raggelava ogni volta che lei faceva così. Lo odiava! Se Laura gli avesse usato il garbo e la cortesia di chiedergli di togliersi di mezzo per farla passare, Stiles le avrebbe obbedito all’istante, pur di non provarlo. Ma figurarsi se un Hale si prendeva la briga di essere gentile quando era nervoso. Specialmente con lui.

Stiles non si meravigliò nel vedere che Laura, nella sua impazienza, stava per fare la stessa cosa con Lydia: attraversare il suo corpo per poter leggere direttamente e da vicino. Fu il tonfo che seguì a lasciarlo a bocca spalancata. Anziché riuscire nel suo intento Laura si era scontrata con Lydia, con un impeto sufficiente a risospingerla indietro di qualche passo. Proprio come Stiles, anche lei sembrava stravolta per lo stupore e stava sbattendo le palpebre con foga.

Massaggiandosi la nuca Lydia protestò qualcosa su cercare di prendere la gente a testate e si voltò verso di loro.

 

 

Stiles cercò le parole giuste e non ne trovò nemmeno una. Avrebbe potuto giurare che Laura fosse riuscita a superare l’ostacolo solido della sedia e che fosse stata fermata solo dall’urto contro il corpo di Lydia. «Riesci a toccarla» disse alla fine, sentendosi stupido ed elettrizzato, tutto nello stesso tempo.

Laura era ammutolita e non pareva meno turbata di lui.

«Non dovrei?» chiese Lydia che iniziava a guardarli come se fossero ammattiti entrambi?

«No» rispose Laura e Stiles fece un cenno scomposto con il capo per darle ragione. «Lui non ci riesce. Non hai visto che gli sono passata attraverso?»

«Cosa che ti pregherei di non fare.» Stiles non poté trattenersi dall’interromperla, però subito le fece cenno di continuare, conscio che il punto del discorso, in effetti, non era quello.

Laura alzò gli occhi al cielo ma proseguì risparmiandogli una ramanzina. «È già tanto che questo scemo riesca a vedermi perché mi ha evocata lui. Il vostro Alpha, Scott, e quel ragazzino che si tira dietro, loro quando sono stati qui non mi vedevano, non potevano sentirmi parlare e figuriamoci se potevano toccarmi. Tu…»

«Cosa vedi, Lydia?» Stiles le tolse di nuovo la parola sull’onda di un’intuizione improvvisa. «Quando la guardi vedi attraverso il suo corpo? È come se fosse trasparente o quasi? Per me è così, è come… come certi fantasmi dei film. Distinguo tutto, i lineamenti, le forme, ma per esempio ora vedo il mio letto e il muro alle sue spalle, e li vedo attraverso di lei. Pensavo…. ho dato per scontato… tu cosa vedi?»

«Già» rincarò Laura, «cosa vedi?»

Lydia si fece pensierosa e per una manciata di secondi non rispose. Poi sollevò le spalle in un gesto eloquente. «Vedo una ragazza in carne e ossa.» Sembrava ben poco impressionata. «Non ho pensato di doverlo puntualizzare, credevo che anche tu la vedessi nello stesso modo e quando sono arrivata ti ho chiesto se avevi ospiti. Di norma non hai ospiti trasparenti, quindi… »

Stiles si accigliò. Era stato sciocco a non notare quel dettaglio. Avrebbe dovuto capire subito che Lydia aveva una percezione diversa dalla sua. Era una Banshee, doveva essere quello il motivo. Comunque, una volta tanto, Laura non gli stava dando del tonto, perché nemmeno lei l’aveva capito prima. 

Ammutolita per lo stupore, Laura stava guardando alternativamente Lydia e la propria mano. Aveva tutta l’aria di una che non si capacitava più di niente.

 

 

 

«Com’è possibile che tu non mi veda attraverso?» Laura si sentiva sconcertata. «Io stessa riesco a vedermi attraverso.»

Si rendeva conto che essere stizziti era infantile, ma la infastidiva il fatto che qualcun altro potesse osservarla e vedere un comune essere umano, come se fosse stata ancora viva, mentre se era lei a provarci la sola cosa che vedeva era il corpo di uno spettro; un continuo rimando alla sua condizione e all’impossibilità di fare come voleva e decidere del proprio destino, senza limitazioni o legami non richiesti con apprendisti druidi idioti. Le sembrava ingiusto, una sorta di illusione crudele che non le era neppure concessa. E quella Lydia non si scomponeva minimamente.

«Sono una Banshee, te l’ho detto» spiegò calma e tranquilla, fregandosene del fatto che lei intanto ribolliva. «Immagino che sia per quello. Non sei… non sei il primo spirito che mi capita di incontrare, nemmeno il primo della tua famiglia, in effetti, e non è la prima volta che mi succede. Anzi, di norma sono la sola che può vedere un fantasma, è più sorprendente che ti veda anche Stiles. O meglio, lo sarebbe, in condizioni “normali”, ma tu sei il suo Tramite, quindi…»

Laura ululò di frustrazione. Il suono le uscì dalla gola simile a quello che emetteva quando era in forma di lupo. Non poté farne a meno, era esasperata all’inverosimile.

«Non sono un Tramite, non voglio essere il Tramite di nessuno! Men che meno il suo» sbraitò, folgorando Stiles con lo sguardo, tanto per non perdere l’abitudine. «Voglio solo andare da Derek, parlare con lui e poi essere lasciata in pace» aggiunse accorata. «Sono morta! Non che mi faccia piacere, ma sono morta e non ne posso più di essere sepolta, dissepolta, spedita nell’oblio, richiamata alla coscienza. Sono stufa. Non mi interessa chi mi vede e chi no, voglio solo spezzare il legame con questo cretino e parlare con mio fratello.» Avrebbe anche aggiunto una frecciatina sarcastica riguardo al fatto che non era chiedere troppo, ma la sua veemenza si spense nel notare che Lydia stava di nuovo tamburellando sul foglio con un’unghia curata e perfettamente smaltata di rosa pesca.

«È quello che sto cercando» le ricordò, «il modo per rispedirti indietro, visto che lo desideri. In questo testo c’è qualcosa di interessante, bisognerebbe approfondire le ricerche e qui non ho a disposizione i libri giusti. Dubito che ci sia nulla di utile su internet, però mia nonna aveva la mania dei libri sull’occulto. Banshee anche lei… e qualcosa dovrebbe averlo anche Deaton alla clinica. Scott ha di sicuro le chiavi, gli chiederò se mi ci accompagna. Farò anche un giro in biblioteca e…» Si interruppe di botto, come se non volesse formulare a voce alta il concetto finale del suo discorso.

Laura grugnì e desiderò di avere ancora i sensi da Licantropo. L’avrebbero aiutata a capire se Lydia stava solo cercando le parole giuste o se le stava nascondendo qualche cosa. Momentaneamente decise di non indagare e invece domandò: «Interessante in che modo? Un contro-incantesimo?»

«È un rito, non un incantesimo.» La voce di Stiles morì sull’ultima sillaba, quasi che si fosse accorto di essere stato inopportuno. Poi, siccome non era capace di tenere il becco chiuso, un secondo dopo stava di nuovo cianciando. «Deaton… lui dice che non sono incantesimi… io credo che… beh, che forse sia meglio non dirti cosa credo, dubito che comunque ti interessi saperlo. Non ha importanza, era solo… lascia perdere…»

Laura non lo degnò nemmeno di una smorfia di disgusto. «Allora?» chiese a Lydia, sporgendosi per sbirciare il foglio. Le scritte erano in un linguaggio che non era in grado di decifrare e quel dettaglio la rese ancora più impaziente e nervosa.

Prima di risponderle Lydia le sorrise. «È Latino. Un frammento di un grimorio ricopiato da un manoscritto ancora più antico e integrato dagli appunti del monaco francese che lo stava riportando su un libro. La parte interessante è proprio nelle note. Non è esattamente un contro-incantesimo… qui, vedete? Parla dell’anima del Tramite, del liberarsi dal patto con l’Emissario e passare attraverso i mondi… quello dei vivi e quello dei morti, ma solo in determinate condizioni e a patto che ci sia l’accordo assoluto tra Emissario e Tramite.»

Laura sollevò gli occhi al cielo e sbuffò tutta la propria delusione. «Perfetto!» sentenziò, caricando l’esclamazione di ironia pungente e scoccando a Stiles l’ennesima occhiata assassina. «Io e questo imbecille non saremmo mai d’accordo su nulla. Resterò bloccata qui in eterno, o almeno fino a quando non crepa!»

Stiles sgranò gli occhi e arretrò guardingo. Sembrava aver preso le sue parole decisamente sul serio e aver paura che lei potesse decidere di accelerare il processo tirandogli il collo. A Laura sarebbe piaciuto farlo. Sua madre le aveva sempre detto che i Licantropi come loro erano predatori, ma non dovevano per forza diventare anche killer. Laura l'aveva sempre considerata una massima di vita saggia e fondamentale, eppure al momento, con la prospettiva di rimanere agganciata a quel cretino sconsiderato per chissà quanti anni a venire, era un bene che non potesse toccarlo. Sì, era un bene per Stiles che le sue zanne e i suoi artigli non potessero neppure sfiorarlo. Poco contava che Laura non fosse un'assassina a sangue freddo, era disgustata dalla situazione e seriamente esasperata. Sul serio, ne aveva già abbastanza e, anche a volersi fidare di Lydia, che le pareva sveglia e più affidabile del resto di quel branco raffazzonato, le sarebbe toccato aspettare per un mucchio di tempo.

«Voglio Derek» esalò, passandosi una mano sul viso. «Voglio mio fratello.» Pazienza se stava suonando infantile perfino alle sue stesse orecchie, tanto lo sapeva: nessuno l'avrebbe ascoltata.

 

   
 
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