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Autore: Stella cadente    03/03/2016    7 recensioni
Francia, 1482:
Parigi è una città che nasconde mille segreti, mille storie, mille volti e mille intrecci.
Claudie Frollo è un giudice donna che tiene alla sua carriera più di ogni altra cosa al mondo.
Olympe de Chateaupers è una giovane ragazza da poco al servizio del giudice e, sebbene sia spavalda e forte, si sente sempre sottopressione sotto lo sguardo austero di quella donna cinica ed esigente.
Nina è una semplice ragazza di quindici anni, confinata nella cattedrale a causa di un inconfessabile segreto..
L’arrivo di Eymeric, un giovane ramingo gitano, sconvolgerà le vite di queste tre donne, in un modo diverso per ognuna.
Ma alla fine, di quali altri segreti sarà testimone Parigi?
Genere: Fantasy, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: Gender Bender
Capitoli:
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XXXVI.
Il falò



 
Claudie
 
 
 
 
Quella sera la luce del tramonto infiammava il cielo, come a voler fare compagnia al mio animo, che ardeva come un tizzone acceso. Ma ero felice, da una parte: lo zingaro stava per essere distrutto.
Notre-Dame guardava la pira accatastata nella piazza, e lui, Eymeric, legato ad essa, inerme, in viso un’espressione di dolore mista ad una rabbia cocente. Poco più in là, rinchiusa in una gabbia, Olympe de Chateaupers tentava invano di liberarsi.
Contemplai quella scena con soddisfazione, poi srotolai la pergamena e lessi, ad alta voce:
«Lo zingaro Eymeric è stato condannato per stregoneria.»
Il rullo di tamburi per le esecuzioni rimbombava nelle mie orecchie, come per ricordarmi l’autorità di cui disponevo. Mi venne da ridere quando ricordai che, qualche tempo prima, al mio posto c’era Grenonat e al posto di Eymeric c’ero io.
«La sentenza: morte!» decretai.
La folla urlava proteste, ma non ci badai. Lui doveva essere annientato, una volta per tutte, prima che potesse indurmi nuovamente in tentazione.
Fissai lo zingaro con odio; vicino alla pira, i sovrani Pietro II e Anna osservavano la scena con distacco.
Mi avvicinai ad Eymeric con la fiaccola in mano, sentendo il calore del fuoco sul viso.
Deve morire per mano mia.
Deve morire attraverso il fuoco purificatore, così che la sua anima corrotta se ne vada, e con essa tutti i miei mali.
«L’ora è giunta, zingaro, sei affacciato all’orlo dell’abisso» gli sussurrai, non appena gli fui abbastanza vicina. «Le ultime parole?» feci, con voce sostenuta.
Lo fulminavo con lo sguardo; sentivo nei miei occhi odio e passione insieme, in una mescolanza che mi stordiva e mi rendeva furiosa con lui e con me stessa.
Eymeric mi ricambiava, ostile e coraggioso, esattamente come lo avevo conosciuto. Mi bruciava con le fiamme verdi dei suoi occhi, in un modo che non avevo mai visto prima, immerso in un ostinato silenzio.
Distruggilo, Claudie.
Fallo, prima che sia troppo tardi.
«Come immaginavo. Ciononostante, posso salvarti dalle fiamme di questo mondo, e del prossimo. Puoi scegliere se bruciare da eretico e criminale o di confessare di aver praticato magia nera su di me... in quest’ultimo caso, forse, almeno per te, potrei violare i miei principi.»
I suoi occhi smeraldini si assottigliarono.
«Che cosa volete dire?»
Aveva assunto un’espressione allarmata, consapevole, apprensiva. Sapeva quello che stavo per dirgli.
Sentii che un ghigno cattivo stava prendendo forma sul mio volto.
«Sì, Eymeric... io ho ucciso Clopin e tua sorella. In fin dei conti, avevano capito troppo della situazione, e tu sai meglio di me che i nemici vanno eliminati, giusto?»
«Cosa?»
Lo ignorai.
«Confessa che mi hai fatto un incantesimo, separati dal tuo credo e aderisci alla religione cattolica. Forse, in questo modo, potrò risparmiarti la vita» lo guardai altezzosa, sapendo che ormai il suo destino dipendeva da me. Lo avevo in pugno, e la sensazione era inebriante.
Le sue braccia fremettero di rabbia sotto le corde che lo legavano; era furioso.
«Mai» ringhiò. «Uccidetemi pure; piuttosto che rinnegare i valori della mia famiglia, preferisco la morte!»
Gli lanciai appena uno sguardo furioso, poi mi voltai verso la folla.
«Lo zingaro Eymeric si è rifiutato di abiurare!» esordii ad alta voce. «Questo stregone malvagio ha turbato la Corte di Giustizia e gettato scompiglio nella nostra sacra Città. Dunque, per la giustizia, per la nostra patria, per Parigi, per Notre-Dame» proseguii, «voglio rispedire questo empio demone...» abbassai la torcia, e con un boato della folla il legno della pira prese fuoco «...all’Inferno da cui proviene.»
Fu in quell’istante che sul bellissimo viso di Eymeric si disegnò un’espressione impaurita. Per un istante vidi la preoccupazione nei suoi occhi; parte del suo coraggio era svanito. Era divenuto consapevole del destino che lo attendeva, e temeva il dolore e la morte.
Adorai sadicamente quell’espressione, quei lineamenti trasfigurati dal terrore e dalla consapevolezza. Adorai le fiamme che danzavano verso il suo corpo e che si dirigevano verso la sua distruzione. Adorai il bagliore del fuoco che si rifletteva nei suoi occhi, simili a gemme.
Un perfetto connubio di bellezza e malvagità era davanti a me, e tra poco sarebbe diventato cenere e svanito nel vento.
Questo pensiero mi allarmò quando cominciai a vedere Eymeric tossire e perdere i sensi, esattamente come era successo a me tempo prima.
«Fermatevi!»
Una voce irruppe nell’esecuzione; una voce che conoscevo bene.
Mi voltai; era Nina.
Da dove è venuta?
Se ne stava a pochi passi dalla pira, e mi guardava con una luce che non le avevo mai visto negli occhi. Sembravano carichi d’ira e determinazione, due sentimenti che non sembravano aver mai fatto parte di quella ragazzina.
Dietro di lei, scoprii con un groppo alla gola, una folla di zingari mi guardava nello stesso modo. Vidi che Anna di Beaujeau aveva alzato il mento con aria incuriosita, mentre il marito Pietro aveva un’aria perplessa.
Nina, senza tanti preamboli, salì vicino al rogo e slegò Eymeric, strattonandoselo dietro. Un boato si sollevò dalla folla che assisteva all’esecuzione, e  la ragazzina mi lanciò uno sguardo di sfida.
«Come potete anche solo aver pensato di fare questo ad una persona che vi ha aiutata
La situazione si era ribaltata completamente; in quel momento solo il crepitare del fuoco interrompeva il silenzio che si era venuto a creare, mentre gli zingari – tra i quali riconobbi anche qualche volto – mi guardavano come a volermi accusare.
«Ministro» sentii che diceva la voce di Anna di Beaujeau. «Di che cosa sta parlando costei?»
«Vostra Maestà» irruppe poi un’altra voce, interrompendo la risposta che stavo per dare. «Posso spiegarvi io che cosa è successo.»
Un ragazzo alto e possente sorpassò Nina – ed Eymeric, che, semichino sulle sue spalle gracili, si reggeva a stento in piedi accanto a lei – e si pose di fronte allo sguardo intelligente della Regina. Chinò il capo, e lei lo fissò come per esortarlo.
«Parla, dunque» disse infatti, con la sua voce giovane e argentina.
Il ragazzo non esitò un attimo.
«Il Giudice Frollo si è trovata, per le circostanze di cui voi siete a conoscenza, in povertà come noi, rifugiata alla Corte dei Miracoli,» esordì, con decisione «mentre a Parigi Virgile Grenonat gettava scompiglio e massacrava la nostra gente.»
Fece una pausa, mentre Anna di Beaujeau assottigliava gli occhi, incuriosita. Sapevo che da lì a poco la situazione non mi sarebbe stata favorevole, ma, esattamente come tempo prima in Tribunale, sapevo anche che non sarebbe stato opportuno interrompere.
«Questo ragazzo» fece poi, indicando Eymeric «ha salvato la vita a Claudie Frollo, strappandola ad una morte terribile, la stessa che lei adesso gli stava per infliggere. Lui l’ha portata da noi, lui ha pensato a farla rimettere in sesto, sebbene nessuno fosse d’accordo con la decisione che aveva coraggiosamente preso. Eymeric» rabbrividii non appena sentii pronunciare quel nome «non ha fatto assolutamente niente, se non del bene, per il Ministro, sebbene ella non avesse mai fatto che del male al nostro popolo.»
La folla iniziò a mormorare. Ebbi l’impressione di trovarmi di nuovo alle strette, come quando Grenonat mi aveva accusata di stregoneria e tradimento in Tribunale. Una vampata di rabbia mi affluì nelle vene; ma non potevo farmi incastrare così un’altra volta.
«Vostra Maestà» irruppi nella discussione. «Questo zingaro mi ha portato alla rovina, e non solo per quanto riguarda la mia carica, ma...»
«Permettete, Ministro» proferì improvvisamente Pietro, cortese ma deciso. «Ritengo, in quanto nuovo Re di Francia, che sia opportuno sospendere l’esecuzione, almeno fino a nuovo ordine. Direi che vi sono problematiche molto più importanti rispetto a questo, attualmente» aggiunse, con diplomazia, mentre la moglie lo guardava con aria di approvazione. «Tuttavia, sembra che questi zingari abbiano creato non poco scompiglio, a Parigi.»
La situazione era cambiata radicalmente. Mi sentii confusa: a che conclusioni si stava giungendo?
«Pertanto,» cominciò. La sua voce si sentiva in tutta la piazza, tanto era il silenzio «l’esecuzione dello zingaro Eymeric verrà interrotta. Chiedo un colloquio in privata sede con voi, Ministro Frollo, per discutere il da farsi.»
«Senz’altro, Vostra Altezza» mi limitai a dire, capendo che non potevo fare altro.
Per un attimo nessuno disse niente. Notai gli occhi di Nina che mi guardavano allibiti, ma tenaci, come per dimostrarmi che non avrebbe rinunciato alla sua nuova famiglia per nessuna ragione. Sapeva che non le avrei potuto dire niente: la mia carica era già appesa ad un filo, e dimostrare di conoscerla non avrebbe fatto altro che peggiorare la situazione, dati i precedenti.
«Portate i prigionieri nelle segrete» ordinai quindi ai soldati disposti lungo il perimetro della piazza. «Nessuno dovrà fare alcunché fino a che non saranno prese decisioni definitive.»
Poi, nel silenzio, salii sulla carrozza, preceduta dai sovrani, mentre sentivo il cigolare della porta della gabbia all’interno della quale rinchiudevo i prigionieri prima dell’esecuzione.
«Non la passerete liscia!» mi gridò dietro una voce, mentre mi lasciavo dietro Notre-Dame.
Sapevo di chi fosse.
Era di Olympe de Chateaupers.

 
 
 
Capitolo breve, ma per me è stato intensissimo.
Non vedevo l’ora di scriverlo, sapete? O meglio, di scrivere la parte iniziale: quello che prova Claudie Frollo nell’accendere il rogo di Eymeric, nel vederlo inerme e arrabbiato di fronte ai suoi occhi. Ho provato ad esprimere come possa essersi sentito il suo alter ego maschile disneyano e... beh, spero che mi sia venuto bene.
La seconda parte è stata ricca di tensione – tanto non mi piace la suspense... no... – mi sembrava di vedere lo sguardo perplesso di Anna e la decisione di Pietro. Inutile dire che poi ho anche sentito tutte le emozioni del Ministro – che sebbene si stia comportando in perfetta coerenza con la sua meschina controparte disneyana, è ancora il mio personaggio preferito.
Il grido finale di Olympe mi sembrava un bel modo per concludere il capitolo. Voi che ne pensate?
Spero, come sempre, che vi sia piaciuto.
Au revoir,
Stella cadente







«Voglio rispedire questo empio demone...» abbassai la torcia, e con un boato della folla il legno della pira prese fuoco «...all’Inferno da cui proviene.»
 
  
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