Take The Lead
“A
volte è un bene non seguire le regole”
-Sean,
Step Up Revolution
Era lì
perché... Beh, non lo sapeva bene nemmeno lei
perché era lì. O
meglio: doveva cercare dei ballerini che si prestassero come porteur
per il suo saggio del diploma, dato che si era presa l'incarico di
occuparsi della coreografia d'apertura pur di ottenere abbastanza
visibilità dai talent scout, ma sapeva anche perfettamente
che sotto
c'era ben altro. Insomma, se avesse semplicemente dovuto cercare dei
ballerini con un minimo di tecnica sarebbe potuta andare a chiedere
in qualsiasi scuola di danza classica di New York e non trascinare
sé
stessa e Claire in quel locale affollato e pregno dell'odore di
sudore e alcol nel bel mezzo del quartiere latino, all'una di notte.
-Ma secondo
te, in un posto del genere troviamo pure qualcuno che sappia
ballare?! Milly ci serve qualcuno con un po' di tecnica nella danza,
non uno scassinatore con migliaia di tecniche per rubarci la macchina
e che abbia più tatuaggi che pelle!
-Gentilmente,
la potresti piantare di parlare così? Potrebbe sentirti
qualcuno.
-Ma dimmi
te se io non posso dire quello che penso perché altrimenti
rischio
di trovarmi con i reni rivenduti al mercato nero!
Milly
osservò Claire toccarsi istintivamente la schiena, come se
davvero
qualcuno stesse tentando di esportarle gli organi e scosse la testa,
ridendo per la prevedibilità della sua amica. Era vero,
quello non
era decisamente il genere di locali che frequentavano abitualmente,
ma questo solo perché chi studiava alla New York Ballet
Academy
aveva un conto in banca con troppi zeri per posti come il CocoLoco. A
Milly, invece, era sempre piaciuto mettersi in gioco e girare per la
città, fino a scoprirne piccole perle come quel locale
disperso tra
le viuzze malconce di un quartiere non proprio raccomandabile,
specialmente se una musica trascinante e seducente si diffondeva ad
isolati di distanza, facendole venir voglia di ballare. Probabilmente
era anche perché lei quell'accademia poteva permettersela
solo
grazie ad una borsa di studio e non le era nemmeno mai passato per
l'anticamera del cervello di fare finta di essere un'altolocata
ragazza dell'Upper East Side solo per farsi accettare dagli altri
studenti. Quella era roba per i telefilm alla Gossip Girl: lei voleva
fare dei teatri di tutto il mondo la propria casa e riuscire a
mantenersi ballando. Quello che la gente pensava di lei non la
sfiorava minimamente. O almeno cercava di convincersi fosse
così.
-Milly,
dico davvero: che cosa ci facciamo qui?
-Claire per
una volta in vita tua, puoi semplicemente fidarti di me? So quello
che sto facendo...
Lo sperava
per lo meno, ma quello non era il momento per mettere in dubbio il
suo piano. Era andata in quel locale ogni venerdì negli
ultimi due
mesi, sempre che all'Accademia non ci fosse qualche imprescindibile
evento a cui partecipare, fosse solo per non farsi aggiungere
ulteriori ore con il professore di storia della danza, che poteva
essere ben più letale di qualche sorriso finto fatto per
sopravvivenza. Sapeva perfettamente che cosa stava cercando,
perché
l'aveva già individuato la prima sera in cui era arrivata al
CocoLoco, nel suo trench blu e la coda alta e stretta che non
scioglieva mai. Aveva attirato gli sguardi di chiunque fosse presente
nel locale, maschi e femmine che fossero, perché era
palesemente un
pesce fuor d'acqua. Tutti gli sguardi eccetto il suo.
Non erano
stati ne' la canottiera bianca e attillata ne' i jeans sdruciti a
vita bassa che gli cadevano giusti sui fianchi a calamitare la sua
attenzione, ma le sue movenze e il suo carisma. Certo, tutto il resto
faceva la sua parte, ma il modo in cui ballava era su un altro
livello. I muscoli delle braccia velate di sudore che si tendevano
ogni volta in cui faceva volteggiare la sua partner, gli addominali
che facevano capolino dal tessuto bagnato quando la sorreggeva in una
presa, le sue mani grandi coperte di tatuaggi attraenti che
scorrevano sul corpo di lei, i fianchi che si muovevano a ritmo con
la musica travolgente e il suo sorriso. Quel sorriso seducente e
accattivante che si era fatto ancora più ampio quando si era
accorto
della nuova arrivata, solo la seconda sera in cui si era ripresentata
al locale e che l'aveva fatta andare letteralmente in fiamme, anche
se non era rivolto a lei.
Lei che era
abituata ad avere il controllo su tutto, emozioni comprese, si era
ritrovata in preda ad una sensazione di imbarazzo, disagio e subdola
civetteria che l'avevano quasi fatta scappare da quel posto. Ma Milly
doveva trovare un modo per rendere il suo spettacolo dell'ultimo anno
assolutamente incredibile o non sarebbe mai stata accettata in
nessuna delle compagnie di danza di cui aveva sempre sognato di far
parte. Era determinata e nulla l'avrebbe fermata. Nemmeno
l'indifferenza forzata che quel ragazzo continuava a ostentare nei
suoi confronti. Si era lasciata avvicinare dai suoi amici sperando
che lui si svegliasse, c'aveva persino fatto qualche ballo, ma nulla
di che perché il suo scopo era impressionare lui e solo lui.
Voleva
il meglio per la sua coreografia.
-Milly che
ne dici se ce ne andiamo e trovi un'altra idea, magari più
ragionevole, per il tuo balletto? Quel tipo mi sta fissando il sedere
da dieci minuti!
-Stai
tranquilla: è solo Carlos...
-“Stai
tranquilla: è solo Carlos”?!?! Cos'è
ora li conosci tutti per
nome e cognome?
-Punto
primo: io non parlo così... E secondo: sì, li
conosco quasi tutti e
lui sarebbe il tipo adatto a te! Ehi Carlos!!
-Hola
Milly! Cosa mi hai portato stasera? Carne fresca?
La reazione
stizzita e sconvolta che quella frase suscitò in Claire fece
ridere
Milly abbastanza da abbandonare la testa all'indietro, mostrando il
collo niveo sotto le luci aranciate del locale, attirando
l'attenzione di più di qualche avventore.
-Carlos,
prima regola della vostra futura convivenza: mai trattare Claire come
fosse un pezzo di carne, perché potrebbe mordere.
-Aaaaarrrrggg!!!
Quel
ragazzo era decisamente cretino, ma era anche uno dei ballerini
più
espressivi che ci fossero al CocoLoco ed in tutta NewYork, quindi
aveva bisogno di lui, tanto quanto di Claire.
-Mi concede
questo ballo segnorita?
L'occhiata
disgustata con cui Claire guardò la mano abbronzata e
protesa nella
sua direzione di Carlos fece scuotere la testa a Milly, che si rese
conto di come quel progetto sarebbe stato molto più
difficile del
previsto se quelle fossero state le premesse.
-Vai a
ballare con lui, Claire. E' un ottimo insegnante e, soprattutto, non
ti farà nulla di male... Vero?
-E va
bene... Ma tieni le mani apposto Latin Lover o giuro che rimarrai
senza!
Vide Claire
e Carlos farsi largo tra la folla che si dimenava in pista e
cominciare a provare alcuni passi base di salsa. Erano esattamente
gli opposti: lei algida, bionda e pallida come la neve; lui energico,
moro e con una pelle color caramello fuso. Un'opera d'arte
praticamente.
Lei,
invece, era simile, forse anche troppo, a quel ragazzo che aveva
scoperto chiamarsi Liam ed avere la sua stessa età: capelli
castani,
occhi nocciola, una volontà impossibile da scalfire ed un
orgoglio
altrettanto sviluppato. L'unica differenza erano le loro carnagioni,
lei quel candore tipico delle ragazze del Montana, ereditato dalla
nonna, lui quella tinta caffellatte dovuta a qualche gene messicano.
Poteva già immaginarsi le loro mani a contatto, contrasto di
colori
ma unione d'intenti e passioni. Ad essere sinceri, c'aveva
fantasticato per gli ultimi due mesi, mandando all'aria il suo
proverbiale autocontrollo. Ma solo per la buona riuscita del suo
spettacolo di fine anno e per nessun'altra motivazione.
Si strinse
la coda di cavallo perfetta che la contraddistingueva da quando era
piccola e fece un respiro profondo, lisciandosi anche il vestito nero
da poco sopra il ginocchio che aveva indossato: era giunto il momento
di ottenere quello per cui era andata fin lì.
Stava
ballando con una ragazzina di non più di tredici anni, segno
che la
sua partner solita, Marisa, non era ancora arrivata per l'esibizione
della serata, quindi quella era l'occasione perfetta per parlargli
apertamente e fargli la propria proposta: se lui e il suo gruppo di
amici ballerini avessero accettato di partecipare al suo spettacolo
di fine anno, lei li avrebbe pagati con circa metà della sua
borsa
di studio, oltre al fatto che avrebbero avuto la possibilità
di
allenarsi nelle strutture della New York Ballet Accademy. Le sembrava
un'ottima offerta che nessuno avrebbe rifiutato. O almeno, nessuno
sano di mente.
Si avvicinò
alla pista e toccò la spalla della ragazzina, bloccando quel
primo
ballo impacciato e chiedendole all'orecchio se la lasciava ballare
con lui per quella canzone. Con un'occhiataccia infastidita la
ragazzina se ne andò fin troppo velocemente dalla pista,
così Milly
si ritrovò a poco più di dieci centimetri di
distanza da lui: aveva
un profumo inconfondibile, fatto di sabbia e muschio, che la
riportò
improvvisamente sulla riva di un'isola tropicale e le entrò
sotto
pelle. Doveva concentrarsi.
-Possiamo
parlare?
-Io non
parlo: ballo e basta.
Aveva un
vago accento poco riconoscibile che le fece venire alla mente una
marea di domande da fargli, ma la questione importante era un'altra.
Non era abituata a vedersi rifiutare qualcosa e la risposta di Liam
l'avrebbe anche irritata parecchio se non ci fosse stata quella
piccola gocciolina di sudore che aveva deciso di cadere proprio in
quel momento lungo tutta la linea del suo collo fino a scendere sulle
scapole, perdendosi sulla spallina della canottiera bianca. Scosse la
testa per riprendersi.
-Allora
balliamo.
-Io non
ballo con quelle come te.
E detto
questo se ne andò senza aggiungere altro, dirigendosi verso
il
bancone del locale e lasciandola impalata nel bel mezzo della pista
da ballo. Non poteva credere che quel tipo fosse davvero
così
stronzo. Insomma, aveva immaginato che non sarebbe stato facile, ma
dal suo modo di muoversi e di ballare aveva dedotto fosse un ragazzo
piuttosto generoso ed attento al prossimo, ma forse il suo intuito,
per una volta, aveva fatto cilecca.
Lo seguì
senza alcuna esitazione e si sedette agilmente sullo sgabello accanto
a quello dove lui si era messo, già con in mano un bicchiere
di
quello che sembrava rum.
-Che
vorrebbe dire che “non balli con quelle come me”?
Lui alzò
finalmente la testa dal suo bicchiere e la guardò con uno
sguardo
carico di così tante emozioni contrastanti che Milly temette
di
cadere dalla sgabello: come poteva un ragazzo così giovane
contenere
un vissuto tanto travolgente in una sola occhiata?
Era sicura
che gli avrebbe raccontato una di quelle storie che avrebbero dovuto
farla sentire piccola ed insignificante, come spesso si aspettava
facesse la gente che la etichettava prima di conoscerla davvero.
Ma non
disse nulla: tornò semplicemente a contemplare il suo rum
quasi
finito nel bicchiere di vetro sbeccato, come se Milly non fosse
nemmeno lì. A rispondere alla sua domanda insoluta ci
pensò, però,
una delle bariste con cui Milly aveva cercato di parlare in quei due
mesi, nonché l'unica che si fosse mai presa la briga di
risponderle
senza accusarla tacitamente di essere un'intrusa in quel posto.
-Sei troppo
bianca per questo genere di ballo...
-Troppo
bianca? Ma che centra questo con le mie qualità di
ballerina?!
Studio danza da quando ho sei anni: non saranno due passi di salsa a
mettermi in crisi...
Il rumore
secco del vetro sul bancone fece voltare di scatto Milly verso Liam,
che ora la guardava dritto negli occhi, determinazione contro
determinazione, orgoglio contro orgoglio, come se volesse sfidarla ad
un gioco che lei sapeva già essere troppo pericoloso. Ma era
pronta:
avrebbe rischiato tutto pur di ottenere quello che voleva.
-Ma
sentiti: “studio danza da quando ho dieci anni...”
-Sei. Da
quando ho sei anni.
-Non fa
differenza ragazzina: sei troppo fredda e rigida per ballare salsa.
-E tu come
fai a saperlo?
Lo vide
avvicinarsi a lei, continuando a tenere gli occhi fissi nei suoi,
mentre quelli di Milly non potevano fare a meno di schizzare dalla
sua fronte leggermente imperlata di sudore alle sue labbra turgide
per colpa dell'alcol e dannatamente vicine, ormai quasi ad un soffio
dalle sue, tanto che gli bastò sussurrare per farsi sentire,
nonostante la musica altissima.
-Perché di
ragazzine come te, ne ho fatte sciogliere parecchie.
E detto
questo se ne andò.
Milly lo
vide avvicinarsi al centro della pista da ballo, creandosi un varco
tra la folla che sembrava aprirsi solo grazie all'aura di fascino e
sensualità che emanava da ogni centimetro di pelle accaldata
ed
offrire la propria mano a Marisa, conquistandosi l'attenzione di
chiunque ci fosse nel locale.
Riuscì a
sopportare quello spettacolo per appena cinque minuti. Quando il
desiderio di andare lì in mezzo e fargli vedere di che cosa
fosse
capace diventò troppo forte, Milly decise di recuperare una
ormai
completamente persa Claire per tornare in accademia, senza nemmeno
darle il tempo di salutare il suo nuovo centro di attrazione
gravitazionale dal sangue caliente Carlos.
Una volta
che si fu seduta in metropolitana ed ebbe finito di raccontare
com'era andato il suo primo scambio di battute con Liam, Milly decise
che era diventata una questione di principio e che da quel momento in
poi il suo unico obbiettivo sarebbe stato dimostrare a quel ragazzo
quanto si fosse sbagliato su di lei.
Fu per
quello che l'indomani, alle dieci di sera, mentre il cielo prometteva
di diventare presto una poco simpatica riproduzione delle cascate del
Niagara, Milly si strinse nel suo trench ed entrò al
CocoLoco ancora
mezzo deserto. Questa volta c'era andata da sola, perché non
voleva
alcun tipo di distrazione e nemmeno occhi conosciuti a giudicare i
mezzi che aveva intenzione di usare. Si diresse al bancone senza
troppi indugi, perché la prima parte del suo piano prevedeva
conoscere tutto il possibile sul suo nemico.
-Hola
ragazzina! Ancora qui?? Non ti arrendi facilmente, tu...
-Per
niente... A proposito: io sono Milly, piacere.
-Adela,
piacere mio...
Strinse la
mano magra e nervosa della barista che la sera prima le aveva
risposto al posto di Liam ed ebbe come l'impressione di non esserle
proprio del tutto antipatica o almeno lo sperava.
-Cosa posso
offrirti?
-Un tea va
più che bene.
-Ragazzina:
se vuoi davvero avere a che fare con lui è bene che butti
giù
qualcosa di più forte, fidati...
-Punto
primo: non sono una ragazzina, perché devo avere forse tre
anni meno
di te... Secondo: come fai a sapere che sono qui per lui?
-Milly,
giusto? Senti, piccola: vieni qui praticamente tutti i
venerdì da
due mesi a questa parte e te lo mangi con gli occhi; ieri sera gli
sei praticamente saltata addosso come una gattina in calore ed oggi
te ne vieni qui a fare conversazione con me con una faccia da piccola
investigatrice privata... Farò anche la barista da quando ho
quattordici anni, ma sono abbastanza sveglia da capire quando una
ragazzina si prende una cotta per qualcuno che è decisamente
fuori
dalla sua portata.
Si era
sbagliata: quella ragazza era l'acidità fatta persona, ma
Milly non
aveva alcuna intenzione di arrendersi. Sperava solo di non essersi
sbagliata anche sulle possibilità di successo del suo
progetto.
-Senti, non
so che idea tu ti sia fatta di me e sinceramente, non mi interessa
granché, ma ti posso assicurare che non sono qui per sbavare
dietro
al suo bel sedere.
Forse
quella non era la cosa giusta da dire e lo capì dal
sorrisetto
compiaciuto che Adela le rivolse.
-E per che
cosa saresti qui, dunque?
-Ho bisogno
di lui e dei ballerini del suo gruppo per il mio spettacolo di
diploma alla New York Ballet Accademy. Tutto qui.
-Tutto
qui?!? Non ce la farai mai.
-Ma sei
sempre così simpatica?
-No, solo
con i casi disperati che mi sembra stiano sprecando il loro tempo
dietro ad un ragazzo che non accetterà mai.
-Perché
no?
-Perché
Liam è uno spirito libero ragazzina... Non lo imbriglierai
dentro
una calzamaglia a fare qualche noioso balletto.
-E' per
questo che mi serve lui: questa è l'unica occasione che ho
per farmi
notare dalle compagnie di danza che mi interessano e ho intenzione di
giocarmela al meglio...
-Metteresti
davvero nelle mani di uno sconosciuto la tua intera carriera?
Milly vide
la porta del locale aprirsi e Liam fare il suo ingresso: ogni
particella del suo corpo le stava dicendo che quel ragazzo era il suo
asso nella manica, nonostante tutti tentassero di convincerla del
contrario.
-Se si
tratta di lui, sì.
Adela la
guardò come se avesse di fronte una matta appena uscita da
un
manicomio e Milly normalmente si sarebbe anche chiesta se stesse
facendo la scelta giusta, se quella non fosse sul serio una mossa
avventata, ma aveva una missione da compiere e non c'era tempo per le
incertezze.
-Mi puoi
tenere il cappotto e la borsa?
Senza
nemmeno aspettare una risposta, li appoggiò sul bancone e
controllò
appena che Adela li prendesse per riporli vicino ad una fila
sterminata di alcolici, mentre si dirigeva a passo deciso verso Liam.
Le dava le
spalle, tutto concentrato a parlare con Carlos e la solita canottiera
bianca quella sera sembra stranamente più aderente, o forse
era
Milly a trovare il suo fisico sempre più attraente. Appariva
rilassato con la sua bottiglia di birra in mano e per un attimo le
venne il dubbio che magari avrebbe dovuto tentare un approccio un
poco più cauto rispetto a quello che aveva sperimentato la
sera
precedente, ma le parole di Adela continuavano a ronzarle per la
testa “...Liam è uno spirito libero...
Non lo imbriglierai
dentro una calzamaglia a fare qualche noioso balletto...”.
Doveva dimostrargli cosa sapeva fare: solo così lui
l'avrebbe presa
sul serio. Se non poteva conquistarsi la sua simpatia, avrebbe
ottenuto almeno il suo rispetto.
Si
sistemò il vestito di chiffon blu scuro che aveva deciso di
indossare. Aveva delle spalline fine, le segnava quella seconda
scarsa che Madre Natura le aveva concesso e poi scendeva ampio fino a
metà coscia: se doveva giocarsi il tutto per tutto, tanto
valeva
farlo con stile.
Superò
Liam, senza degnarlo di uno sguardo e andò a mettersi in
mezzo tra
lui e Carlos, rivolgendosi proprio all'incredulo portoricano.
-Balleresti
con me?
Non
era la prima volta che ballava con Carlos, ma quella sera avrebbe
dato prova di quello che era in grado di fare e non aveva alcun
dubbio che a breve l'attenzione dell'intero locale sarebbe stata su
di loro. Milly l'aveva capito durante il suo primo saggio di fine
anno, a sei anni: forse non sarebbe mai stata la bambina più
bella o
intelligente della sua classe, ma mai nessuno l'avrebbe fatta sentire
inadeguata se poteva brillare così tanto su un palco
semplicemente
ballando.
Carlos
scrollò le spalle e le dedicò un suo tipico
sorriso gentile, per
poi prenderla per mano e condurla al centro della pista. Il locale si
era presto riempito dato che era sabato sera e la musica sovrastava
qualsiasi altro rumore: dal traffico notturno nelle strade di New
York al chiacchiericcio suscitato da quella che secondo tutti era una
piccoletta troppo pallida per essere capace di ballare salsa. Quando
aveva sentito dire a Patrick Sweazy che “nessuno
può mettere Baby
in un angolo”, Milly l'aveva preso sul serio.
Carlos
mise la mano sinistra alla base della sua schiena,
l'avvicinò a sé
e cominciò con i passi base. Rendendosi conto che Milly
seguiva
perfettamente il ritmo, complicò i passi, stringendola di
più a sé,
tanto che i loro fianchi erano ormai attaccati e Milly poteva sentire
il forte odore di dopobarba alla menta avvolgerla completamente.
Sapeva di avere gli occhi di tutti i presenti puntati su di lei,
compresi quelli di Adela che sembrava essersi dimenticata come si
asciugasse un bicchiere, dato che stava consumando sempre lo stesso.
Solo un paio di occhi castani mancavano all'appello e Milly se ne
accorse. Liam era rivolto verso il bancone e non la degnava di uno
sguardo. La ragazza sentì la terra sotto i piedi sparire e
si
ritrovò tra le braccia di Carlos che le stava facendo fare
una presa
senza che avesse possibilità di opporsi.
Un
casque dopo, Milly vide l'intero locale applaudire e farle sorrisi di
approvazione, mentre Carlos le baciava la mano con un piccolo inchino
e la consegnava ad un altro ragazzo di molto più basso di
lei che si
era avvicinato per ballare. Solo venti minuti e quattro partner dopo
riuscì a raggiungere Adela al bancone, senza riuscire
più a
scorgere Liam da nessuna parte.
-Se
ne è andato.
-Come
scusa?
-Liam
se ne è andato ma tu te la sei cavata piuttosto bene
lì in mezzo...
-Lo
dovrei prendere come un complimento o come un'offerta di pace?
-Prendila
come ti pare ragazzina... Ah, a proposito: vieni di lunedì
sera la
prossima volta.
Detto
questo se ne andò a servire un gruppo di ragazzi tatuati a
cui Milly
aveva promesso un ballo prima o poi. Salutò Carlos e se ne
andò,
già cercando una scusa per saltare la conferenza sul
balletto
classico a cui avrebbe dovuto fare da maschera quel lunedì
sera per
mantenersi la borsa di studio.
Il
CocoLoco non le era mai parso così tranquillo come quella
sera. A
dire il vero era proprio deserto se non fosse stato per... Liam.
Da
solo.
In
piedi, al centro della pista da ballo. I pantaloni della tuta grigi
gli cadevano sui fianchi, lasciando l'elastico dei boxer in bella
vista, mentre dense gocce di sudore scendevano indisturbate lungo la
schiena, evidenziandone ogni muscolo ed ogni tendine. I piedi scalzi
tastavano lentamente il pavimento freddo sotto di loro, come se ne
stessero facendo conoscenza per la prima volta. I tatuaggi si
vedevano appena, con la luce soffusa delle lampade del locale, accese
solo per metà. Era una delle viste più
spettacolari a cui Milly
avesse mai assistito. Ma si dovette subito ricredere quando la musica
si diffuse improvvisamente nella sala, probabilmente avviata dal
telecomandino che Liam mise velocemente in tasca, per poi cominciare
a far ruotare le spalle in ampie circonferenze, seguite poi dalle
braccia. Elastic Heart di Sia riempiva l'aria. Non
riusciva a
staccargli gli occhi di dosso mentre ballava riempiendo quell'enorme
pista come se fosse la cosa più naturale del mondo. Era
carisma,
tecnica e sensualità pura. Forse doveva semplicemente
rimanere a
contemplarlo nascosta dietro una colonna, ma quella musica aveva su
di lei lo stesso effetto che sembrava avere su Liam, così
uscì allo
scoperto. Si tolse le scarpe e il trench, appoggiandoli sopra la
borsa che le era scivolata di mano di fronte a quella visione. Si
strinse la coda come faceva ogni qualvolta fosse nervosa e si
avvicinò a lui.
Sapeva
che l'aveva sentita arrivare. Ma non smise di ballare. Anzi.
Si
girò di scatto verso di lei e l'afferrò in un
impeto di furia che
la fece scontrare con il suo petto così irruentemente che
Milly
credette non fosse umanamente sopportabile, senza rompersi.
Ma
Milly si sentì rompere comunque.
Dentro.
Perché
quando il fiato caldo e accelerato di Liam si infranse sulla sua
bocca a solo un soffio di distanza ed i loro occhi nocciola si fusero
in un turbinio di sensazioni e resistenze, Milly percepì
ogni
millimetro della sua anima andare in frantumi per la potenza di quel
momento. Nessun palco rinomato, nessuna platea prestigiosa, nessuna
canzone perfetta l'avevano mai sconvolta tanto quanto stava facendo
quel ragazzo solo con la sua presenza.
Sentì
la mano bollente di Liam scenderle lungo la schiena, fermandosi
all'altezza delle sue fossette di Venere a dir poco pronunciate,
mentre con l'altra le carezzava il braccio lasciato scoperto dalla
canottiera, fino ad arrivare ad intrecciare le loro dita e portare
quell'ulteriore contatto tra di loro all'altezza del viso di Milly.
Era così concentrato a guardare quel mix perfetto che lei
aveva
sognato per intere settimane, che Milly ebbe il tempo di contemplarne
le linee perfettamente cesellate della mascella, confuse solo da un
sottile strato di barba, le lunghe ciglia che gli stavano sfiorando
le guance in quell'atto di concentrazione che la stava quasi mettendo
in imbarazzo.
E
poi lui la spinse indietro e cominciò a danzare con lei come
se
null'altro al mondo importasse.
E
fu esattamente così.
L'accademia,
il saggio di fine anno, il suo non sentirsi mai a proprio agio se non
su un palco, la lotta quotidiana che aveva affrontato per affermare
di meritarsi il suo posto in quella scuola, le compagnie di danza che
forse non l'avrebbero mai presa nemmeno in considerazione... Nulla le
appariva ragionevolmente importante in confronto a quel momento che
stava vivendo con lui.
Lasciava
che fosse Liam a condurla, facendo del suo copro quello che voleva,
anche se era quasi certa che pure lui fosse guidato dalla musica e
nient'altro.
Il
brano si concluse troppo velocemente secondo Milly e li
lasciò uno
di fronte all'altra, le mani lungo i fianchi, i corpi a qualche
soffio di distanza, inspirando ed espirando la stessa aria calda e
perdendosi l'uno dentro gli occhi dell'altra.
Liam
abbassò la musica, che diventò un rumore lontano
rispetto alla voce
vellutata con cui le parlò.
-Cosa
ci fai qui?
Era
affannato e per un secondo Milly pensò non fosse solo per
colpa del
ballo appena concluso.
-Mi
servi.
Non
era un “ho bisogno di te” o un “senza di
te non so cosa fare”.
Era un “mi servi perché io e te siamo perfetti per
ballare insieme
ed entrambi ne ricaveremo qualcosa. Qualsiasi cosa sia.”.
Dirlo
però le sembrò un po' troppo, così si
limitò a concentrare tutto
in quelle due parole.
-Non
farò mai quello che mi dirai di fare.
-Vuol
dire che accetti?
Milly
era persa a contemplare quelle labbra sottili e rosee che si
muovevano lentamente, come stessero anche loro ballando un tango con
qualsiasi cosa si stesse agitando dentro di lei. Non era normale e la
cosa cominciava a spaventarla, ma l'idea di distogliere lo sguardo o
allontanarsi le appariva quasi come una bestemmia.
Le
riprese una mano e la portò, con una lentezza straziante,
vicino
alle sue labbra.
-Vuol
dire che ci vediamo qui domani pomeriggio alle cinque... Non
ritardare.
Le
baciò il dorso della mano che andò a fuoco per
una frazione di
secondo che a Milly parve durare secoli e se ne andò verso
la porta
della cucina, la schiena imperlata di sudore e una scia di passione a
segnare il suo passaggio.
Il
giorno dopo dovette barattare una settimana di bucato con Claire per
avere la certezza che la sua amica l'avrebbe coperta con il
professore di Storia delle Arti Performative. Quando arrivò
al
CocoLoco, l'atmosfera non era molto differente rispetto al pomeriggio
precedente, solo che le luci erano tutte spente, eccetto tre lampade
al centro della sala e di Liam non vi era traccia.
Milly
si tolse il trench e si strinse la coda, perché tanto era
inutile
negare che fosse terribilmente nervosa. Scalciò il pavimento
con il
tacco delle scarpe da danza e si passo le mani sulla maglia lunga e
sui leggins neri, stirando delle pieghe immaginarie. Dove diavolo
fosse finito Liam solo dio poteva saperlo e la fastidiosa
supposizione che lui non si sarebbe presentato cominciò a
farsi
largo nel suo cervello iperattivo.
Poi
due mani le sfiorarono i fianchi, infiammandole la pelle dalla
schiena fino all'ombelico, dove si fermarono, intrecciandosi. Milly
sentì le gambe cedere, ma il petto di Liam che era attaccato
alla
sua schiena le permetteva di restare in piedi. Era strano. Si sentiva
fisicamente debilitata e sotto sopra, ma il suo petto sembrava
esplodere di energia e la sua fantasia non era mia stata
così vitale
come in quel momento. Forse perché non aveva mai trovato
qualcuno
come lui. Lui che appoggiò la testa sulla sua spalla e le
punse il
collo con il filo di barba che si ostinava a non radere, ma che gli
dava un'aria più matura, come se i suoi modi di fare non lo
fossero
già abbastanza. Lui che le parlò a pochi soffi
dalla guancia, con
una voce volutamente bassa e strascicata, arricchita da quell'accento
che sapeva di promesse proibite.
-Buongiorno
ragazzina: sei stata puntuale.
E
si allontanò da lei, rischiando di farla schiantare al
suolo: Milly
si ritrovò a valutare l'idea di andarsene da quel posto e
preservare
quel poco di decenza che le era rimasto. Si sentiva creta nelle sue
mani ma non poteva permettersi che lui lo capisse.
-Odio
i ritardatari.
-Ed
immagino che non sopporterai nemmeno chi non segue le regole, chi
vive la vita senza un progetto, chi si lascia guidare dalle
passioni...
Mentre
parlava aveva acceso l'impianto audio del locale, mettendo la
lunghezza di tutta la pista da ballo tra di loro, ma ora si era
voltato nella sua direzione e la guardava con uno di quegli sguardi
supponenti e penetranti che sì, Milly non sopportava per
niente.
-Quelli
come me, insomma... Sbaglio?
-No,
non sbagli...
-Io
non sbaglio mai ragazzina, ricordatelo.
Arrogante.
Terribilmente sexy ma arrogante. Milly non poteva farcela.
-Ti
sbagli sul mio conto...
-No,
non credo.
-Sì
può sapere che cosa ti ho fatto?! Tutto questo astio nei
miei
confronti non ha senso!
-Non
ti scaldare per niente ragazzina... Dai, cominciamo.
E
detto questo si avvicinò a Milly, si sedette ai suoi piedi a
gambe
incrociate e la guardò in attesa. Come potesse passare
dall'apparirle prima un dio del sesso, poi uno stronzo arrogante ed
infine un bambino di sette anni nell'arco di due minuti le
sembrò
inconcepibile, ma decise di assecondare i suoi sbalzi d'umore e si
sedette di fronte a lui.
-Di
cos'hai bisogno?
La
risposta a quella domanda all'apparenza banale poteva implicare
risposte che Milly non avrebbe mai dovuto nemmeno pensare, tipo
“di
te”, così scosse la testa facendo ondeggiare la
lunga coda castana
e si focalizzò sul suo obbiettivo.
-Mi
servono dei ballerini che facciano non solo da porteur ma anche che
mi aiutino a far fare un salto di livello alla mia coreografia di
diploma tra due mesi.
-E
perché sei venuta qui?
Quella
era un'ottima domanda invece, a cui Milly si concesse di rispondere
il più semplicemente possibile.
-Ho
sentito parlare di questo posto da alcuni ragazzi in accademia, che
dicevano di esserci venuti un venerdì sera... Io avevo
bisogno di
ispirazione e di ballerini, così ho pensato di passare a
fare un
giro e poi vi ho visto.
Forse
sarebbe stato più giusto un “ti ho
visto”, ma quelli erano
dettagli.
-E
quindi?
-Liam
stai per caso cercando di farmi dire che siete dei bravi ballerini?
Perché se è così non ho alcun problema
ad ammetterlo... Tra i due,
non sono io quella che ha bisogno di gonfiare il proprio ego
continuamente.
-Stai
attenta a quello che dici ragazzina.
Ed
eccolo tornato a mordere come la prima sera. Milly non sarebbe
sopravvissuta a quell'incontro, già lo sapeva.
-Ad
ogni modo ho bisogno che voi facciate parte del mio balletto.
-Quanta
gente ti serve?
-Sette
persone.
-Va
bene.
-Cosa?!
-Ho
detto che va bene.
Si
tirò in piedi e la guardò come se fosse stupida:
non era mica colpa
sua se quel ragazzo cambiava atteggiamento ogni cinque secondi,
confondendola.
-Allora
perfe...
-Ad
una condizione...
Milly
alzò la testa di scatto e si ritrovò la mano di
Liam tesa nella sua
direzione per aiutarla ad alzarsi. L'afferrò un poco
titubante, come
quando dava da mangiare alla volpe che girava attorno al ranch di sua
nonna, quando era piccola, e che avrebbe potuto attaccarla da un
momento all'altro, issandosi poi agilmente sulle sue gambe. Ma Liam
fu più veloce e Milly si ritrovò a due centimetri
dalla collisione
completa con il suo viso, ora intento in un ghigno compiaciuto che
già pregustava la vittoria.
-Tu
farai coppia con me.
Non
era una domanda, semplicemente un renderle noto come quei due mesi
sarebbero stati i più difficili di tutta la sua vita
perché era
appena caduta nella rete della passione fattasi muscoli, musica ed un
sorriso da far rabbrividire i sassi.
Quel
pomeriggio, nelle due ore che seguirono prima dell'apertura del
locale, Milly e Liam decisero o meglio, litigarono su quali musiche
scegliere per creare la coreografia ed alla fine fu Milly a dover
scendere ad un compromesso che prevedeva due ritmi completamente
opposti ma perfetti assieme: salsa e musica lyrical jazz assieme.
Era
passata una settimana dall'ultima volta in cui si erano trovati e
Milly non si era più presentata al locale, principalmente
per due
motivazioni. La prima era che avevano saggiamente deciso di comporre
le proprie parti separatamente di modo da potersi ritrovare
già con
del materiale in mano. In secondo luogo perché era
terrorizzata.
Mai
in vita sua le era capitata una cosa del genere, nemmeno il giorno in
cui aveva dovuto affrontare le audizioni per entrare in accademia e
appena varcate le soglie della hall si era trovata circondata da
candidate con un quarto del suo peso e il quadruplo del suo conto in
banca. Neanche in quel momento si era sentita a tal punto inadeguata
come quando era sotto lo sguardo del ballerino di salsa che non
riusciva più a togliersi dalla testa.
Liam
e le sue mani grandi e perennemente bollenti che scorrevano sui suoi
fianchi. Liam e le sue spalle ampie e muscolose capaci di sollevarla
come se fosse una piuma caduta dal cielo. Liam e quella sua dannata
arroganza che la faceva stare perennemente sulle spine. Liam e il
sorriso inspiegabilmente dolce con cui l'aveva salutata l'ultima
volta che si erano visti. Non riusciva a capire se gli stesse
simpatica o meno e, ad essere sincera, non gli sarebbe nemmeno dovuto
importare, così come non gli interessava che Claire
continuasse a
dirle che tutto quello non le avrebbe portato nulla di buono. Eppure
non poteva fare a meno di chiedersi se Liam la ritenesse davvero
“troppo bianca” per il suo mondo. Milly scosse la
testa per la
milionesima volta e si decise a prestare attenzione al Signor Preston
che stava tentando di spiegare loro l'evoluzione dei costumi di danza
nel diciottesimo secolo.
Era
quasi riuscita a rimettersi a passo con quanto l'anziano professore
avesse spiegato fino a quel momento, quando il suo cellulare si
illuminò. Era un messaggio di Claire che aveva saggiamente
deciso di
evitare quella noiosissima lezione, ricattandola con tutti i favori
che lei le aveva fatto nell'ultima settimana e spendendola
così a
prendere appunti per entrambe. Le ci volle più di qualche
secondo
per rendersi conto di che cosa ci fosse davvero scritto: Il
tuo
bel ed arrogante ballerino di salsa è qui e la sua camicia a
quadri
di flanella sta attirando parecchia attenzione. Sbrigati! xx
Non
poteva essere vero. Che diamine ci faceva Liam in accademia? E
soprattutto: che voleva dire che la sua camicia di flanella stava
attirando l'attenzione? Milly si ritrovò a camminare per i
corridoi
semi deserti della scuola prima ancora di rendersi conto di che cosa
stesse facendo ma non le ci volle molto per accorgersi di quanto la
situazione fosse grave.
Stava
giusto per scendere di corsa la scalinata centrale della hall, quando
si accorse del capannello di persone che si era creato attorno a
qualcuno che solo con una seconda occhiata capì essere Liam.
Lo
stavano letteralmente accerchiando, come un branco di sciacalli con
la carcassa di un animale non ancora del tutto morto. Ma Milly
dovette ricredersi subito, perché lo sguardo di Liam era
tutto
fuorché quello di un animale braccato o, peggio ancora,
morente: se
ne stava lì in mezzo come se fosse la cosa più
normale al mondo,
come se non avesse un'intera squadriglia di persone intente a
fissarlo per fargli capire quanto fosse sbagliato e fuori posto. Lui
se ne stava lì, le mani dentro le tasche dei jeans chiari e
sdruciti, la camicia aperta sulla solita canottiera bianca e un
sorriso rilassato dipinto sulle labbra.
Milly
si ritrovò ad invidiarlo davvero, perché
finalmente si stava
rendendo conto di come apparisse una persona davvero convinta di
ciò
che era, conscia che nessuno tra la gente che gli stava attorno
conoscesse la sua vera storia e che quindi, qualsiasi loro opinione
sarebbe stata assolutamente superflua. Si rese anche conto, con un
piccolo accenno di amarezza, che pure lei non conosceva nulla del suo
passato ma in quel momento non gli sembrò l'occasione adatta
per
perdersi in rimpianti inutili a cui avrebbe anche potuto porre
rimedio. Doveva toglierlo da lì in mezzo prima che arrivasse
qualche
professore e facesse domande.
Scese
gli ultimi gradini e si fece largo tra la folla, piazzandosi di
fronte a lui: che fine aveva fatto Claire?
-Che
ci fai qui?
-Ciao
anche a te ragazzina.
-Liam,
dico davvero: che vuoi?
-Dovevo
parlarti ma non ho il tuo numero di telefono, così ho
pensato di
venirti a scovare nel tuo castello, principessa...
L'aveva
detto appositamente ad alta voce per farsi sentire dalla gente che
sembrava non avere nulla di meglio da fare che fissarli come fossero
fenomeni da baraccone di cui non sapevano se ridere o aver paura. Il
sorrisino strafottente con cui accompagnò quella frase fece
capire a
Milly che forse non aveva così tanta voglia di scoprire la
storia
della sua vita. Era tornato ad essere il solito presuntuoso e la
voglia di mollargli uno schiaffo lì davanti a tutti, le face
prudere
la mano. Ma respirò a fondo e senza dire nulla, lo prese per
un
braccio e lo trascinò fuori da quel posto che non gli
apparteneva.
Si
rese conto di star a stringere un po' troppo violentemente il suo
bicipite muscoloso solo quando Liam si bloccò ai piedi della
scala
che portava alla porta d'ingresso, nel bel mezzo del via vai
frenetico di Newyorkesi tipico di qualsiasi ora della giornata,
scostando all'improvviso il braccio.
E
per qualche motivazione, quel gesto scatenò dentro di lei
tutto ciò
che aveva represso per una settimana: l'ansia del suo giudizio, la
paura di non star creando qualcosa che l'avrebbe portata dove voleva
lei, il nervosismo che quell'atteggiamento le faceva venire.
Specialmente quando lo vide infilare di nuovo le mani nelle tasche
come se tutta quella situazione non lo toccasse minimamente.
-Che
cosa diamine vuoi, Liam?! Che cosa cazzo vuoi?!?!
Stava
urlando. E Milly non urlava mai. Quello poteva significare solo una
cosa, ovvero che stava perdendo il controllo e nella sua posizione
non se lo poteva assolutamente permettere, perché da quegli
ultimi
due mesi sarebbe dipesa tutta la sua carriera lavorativa. Che diavolo
le era passato per la testa quando aveva deciso di mettere il suo
futuro nelle mani di un tipo a cui non sembrava importare nulla se
non di sé stesso e del suo stupido ballo per
“eletti”? In fin
dei conti non era poi così diverso dagli spocchiosi primi
ballerini
con cui aveva a che fare ogni giorno.
-Ehi
ragazzina..
-E
piantala di chiamarmi ragazzina!
Il
tempo di un battito di ciglia e Milly si ritrovò a
condividere il
suo spazio vitale con un Liam decisamente minaccioso che incombeva su
di lei, a meno di cinque centimetri dal suo viso. Per un attimo le
tornarono in mente le parole di Claire la prima volta che erano state
assieme al CocoLoco e il presentimento che l'avrebbe rapita per
rivendere i suoi organi la sfiorò, ma fu solo un secondo,
prima di
darsi della cretina e perdersi nella sensazione del calore che la
presenza di Liam le stava facendo provare.
-Sei
tu che mi hai cercato. Sei tu che hai bisogno di me. Quando avrai
finito di fare i capricci, sai dove trovarmi ragazzina.
E
se ne andò.
-Dovresti
riposarti, Milly...
-Non
posso.
Claire
entrò nella sala prove illuminata dai neon solo nella sua
parte
centrale, segno che tutti gli altri allievi se ne erano andati
già
da un pezzo. Erano le dici e mezza di sera e la ragazza si trovava
lì
spinta dalla preoccupazione per la sua compagna di stanza di cui
aveva perso le tracce almeno otto ore prima: la situazione stava
degenerando e Claire sapeva di dover intervenire prima che fosse
troppo tardi, fosse stato anche solo per evitare di cambiare
coinquilina per gli ultimi mesi lì dentro.
Milly
continuò a provare le quadruple piroette che continuavano a
non
volerne sapere di venir decentemente, come se anche il suo corpo,
oltre che la sua mente, si stesse ribellando alla decisione che aveva
preso qualche giorno prima.
-Milly
lo sai che...
-No!
La
vide l'espressione sconvolta che Claire tentò di dissimulare
il
prima possibile per non farla sentire in colpa. Milly la vide e si
sentì peggio di quando era entrata in sala prove, due ore
prima,
cercando una soluzione al disastro che stava diventando la sua vita.
Con l'avvicinarsi dello spettacolo del diploma i professori avevano
cominciato a pretendere sempre di più, standole con il fiato
sul
collo per sapere che cosa avesse deciso di fare per il suo pezzo
coreografico; inoltre aveva anche gli esami teorici di cui occuparsi
e per cui si era resa conto di essere rimasta davvero troppo indietro
per riuscire a prepararli come avrebbe voluto e tutto per colpa di
quello stupido ballerino di salsa. Sì, erano passati dieci
giorni
esatti dall'ultima volta in cui l'aveva visto ed aveva deciso che
erano uno stronzo colossale e che non l'avrebbe più rivisto
in vita
sua a meno che il destino non decidesse di fare il simpatico con lei.
Il reale problema, però, era che mancavano esattamente sette
settimane alla sera dello spettacolo e qualsiasi idea le venisse in
mente o le sembrava estremamente banale oppure includeva un dannato
ragazzo con indosso una canottiera bianca e un sorriso strafottente.
Entrambe opzioni di scartare.
-Scusa...
Si
sedette nel bel mezzo della sala, aspettando che Claire la
raggiungesse. Era esausta e per la prima volta in vita sua non aveva
un piano di riserva, una soluzione a quella situazione in cui, per
altro, si era cacciata da sola. Forse non era adatta al suo sogno e
avrebbe fatto bene a rendersene conto in fretta, anche se le sembrava
impossibile che tutti quegli anni di fatica potessero condurre ad un
sconsolante nulla di fatto.
-Tranquilla
Milly, siamo tutti sotto stress... Figurati che prima ho detto alla
signora Mildred della mensa che non volevo il budino. Io che non
mangio il budino, capisci la gravità della cosa?!
Forse
era davvero così: erano semplicemente stressate per le
scadenze che
si avvicinavano come il vecchio controllore della linea E. Ma la
verità Milly la sapeva bene, solo che non aveva alcuna
intenzione di
ammetterla nemmeno a sé stessa.
-Già,
dev'essere lo stress...
-Milly
vai a parlargli.
-Che?
-Oh,
non fare la finta tonta con me! Sai benissimo di che cosa sto
parlando: devi andare da quel gran bel ragazzo dalle origini dubbie e
un'arroganza pari solamente a quella che mostri tu durante le lezioni
di repertorio e sistemare la questione.
-Ehi!
Io non sono arrogante!
-E siete pure permalosi uguali...
-La
pianti?! Ed in ogni caso lui non c'entra assolutamente nulla con il
mio stress...
Se
fosse stata in Claire non si sarebbe creduta nemmeno lei ed infatti
la suo compagna di stanza fece praticamente finta di non averla
sentita.
-Senti,
si vede lontano un chilometro che stai pensando solo a lui e a quello
che è successo tra voi... Oh no! Non ci provare neanche a
dire che
“non è successo nulla” perché
potrei farti del male fisico, ti
avverto... Quindi tanto vale fare qualcosa a riguardo. Ora prenderai
il tuo bel trench blu, ti sistemerai i capelli nella tua solita coda
alta e andrai in quel locale poco raccomandabile a fargli vedere chi
comanda, hai capito?
Milly
si lasciò cadere sfinita sul pavimento di legno della sala,
sentendo
il sudore che si raffreddava sulla pelle lasciata scoperta dal body
nero che aveva addosso: come sarebbe uscita da quella situazione?
-Claire
dico davvero: lui non è quello di cui ho bisogno...
-Millicent
Brook ti ordino di tirare fuori le palle e andare a fare il culo a
quel spocchioso ballerino di salsa... Ora!
Non
era decisamente il momento migliore, ma Milly scoppiò a
ridere come
una matta perché no, tutto si sarebbe aspettata
fuorché sentir
utilizzare certi termini a Claire.
-Piantala
di ridere, scema! Sono seria.
Le
arrivò un pugno sul braccio che la fece immediatamente
smettere di
ridacchiare e la costrinse a rialzarsi per massaggiarsi il muscolo:
Claire era indifesa solo all'apparenza.
-Claire
ti sto dando ragione, cosa vuoi di più?
-Che
vorresti dire?
-Che
avevi ragione tu quando dicevi che era una pessima idea e che non mi
avrebbe portato da nessuna parte... Ed infatti eccomi qui a farmi
picchiare da te, senza avere ancora un briciolo di idea su che cosa
fare per la mia coreografia.
-Premetto
che dire questa cosa mi costerà più di quanto tu
possa mai
immaginare, ma mi sbagliavo. Dico davvero. Ho visto quello che avevi
creato per la vostra collaborazione ed era davvero buono Milly... Tu
vuoi lasciare il segno, giusto? E allora fallo... Devi rischiare per
diventare qualcuno.
In
qualsiasi altro momento avrebbe riso per la serietà di quel
discorso
e per lo sguardo severo che le stava rivolgendo, ma se c'era una cosa
che quell'accademia le aveva insegnato ed impresso a fuoco sotto
pelle era che quando si trattava della propria arte bisognava farla
seriamente o non farla proprio.
Così
si alzò, sorrise grata a Claire, si vestì
velocemente ed uscì
nell'aria tiepida di una New York per nulla addormentata.
Arrivò
al locale alle dieci e quaranta ma era come se la festa fosse appena
cominciata, perché la musica si sentiva fin da
metà dell'isolato
precedente e Milly aprì le porte senza esitazione,
perché se avesse
aspettato solo un secondo in più sarebbe esplosa. Era
determinata
come mai prima di allora, dato che non le importava nulla se Liam non
l'avrebbe mai reputata altro che una ragazzina dalle grandi e vane
speranze: il giorno in cui avrebbe calcato il palco del Radio City
Music Hall lui non sarebbe stato altro che un vago ricordo.
Vide
Adela al bancone come sempre e si diresse da lei per lasciarle, dopo
un veloce cenno del capo, il trench e la borsa, stringersi la coda e
dirigersi al centro della pista. Era talmente concentrata sul suo
obbiettivo che non sentì nemmeno il “buona
fortuna” che la
barista le aveva augurato, perché come sempre aveva capito
tutto.
Lo
vide che ballava con Marisa, ma per Milly quello non era più
un
impedimento, anzi: nulla poteva più esserlo.
Picchiettò il dito
sulla sua spalla scoperta dalla canottiera e lo vide voltarsi,
confuso, ma durò solo un attimo. Smise di ballare con una
sbalordita
Marisa e si voltò a guardarla. Il problema fu che Milly non
si sentì
solo “guardata”: era esposta allo sguardo di fuoco
di un ragazzo
che capì di non conoscere per niente e che sembrava pronto a
distruggerla. Ma lei non si era lasciata buttare a terra dagli
sguardi di tutti quelli che in accademia non l'avevano mai accettata,
per cui lo sguardo di Liam non fece altro che aumentare la sua
determinazione.
-Balli?
Fu
lei a porgergli la mano e sapeva che era quasi come un affronto, una
sorta di sfida dichiarata e la cosa le fece sentire un brivido lungo
la schiena che in quei dieci giorni le era dannatamente mancato.
Fu
un attimo e Liam l'attirò a sé, mettendole una
mano aperta dietro
la schiena, tanto che Milly poté sentirne il calore
attraverso il
tessuto del body e per un attimo credere di aver raggiunto il punto
di autocombustione, specialmente quando l'altra mano di Liam si
sciolse dalla sua e cominciò a scendere piano lungo tutto il
profilo
del suo braccio.
Avevano
davvero significato gli sguardi delle persone presenti nel locale se
l'unica cosa che Milly percepiva chiaramente era il respiro pesante
di Liam sul suo collo e il suo bacino che spingeva il suo a seguirne
i movimenti ondeggianti? Milly non capì nulla e
lasciò che lui
facesse del suo corpo quello che un artigiano faceva con la creta: la
distrusse, la ricompose, la modellò con le sue dita attente
ed
esperte, dandole nuova forma. Nuova vita.
Scese
su tutto il suo corpo, muovendola seguendo il ritmo cadenzato della
canzone latina che si diffondeva sovrastando ogni cosa. Non stavano
semplicemente ballando: era una lotta. Ancestrale, essenziale e
sensuale al punto tale che il tempo all'interno del CocoLoco
sembrò
fermarsi e trasformarsi in una dimensione altra, quasi mitica. Erano
Amore e Psiche. Apollo e Dafne. Qualcosa di proibito e desiderato.
Paradiso e campo di guerra.
La
fece voltare su sé stessa e Milly lo sentì
aderire improvvisamente
alla sua schiena e si lasciò andare al suo petto ampio,
intrecciando
le braccia sopra la testa di lui, conscia che le sue mani stavano
scendendo fino al suo busto dove si agganciarono e cominciarono a
farla ruotare in aria in una delle tante prese che conosceva
perfettamente ma che non le era mai sembrata così
dannatamente
sensuale. Si ritrovò seduta per terra, le gambe raccolte al
petto
pronte per darle lo slancio che l'avrebbe fatta finire in alto, le
braccia di Liam appena sotto il suo sedere e poi sarebbe scesa
lentamente, in uno straziante sfiorarsi di pelli. E così
accadde.
Liam non si lasciò sfuggire l'occasione e la issò
senza alcuna
difficoltà e Milly vi scorse una voragine profonda dentro
quegli
occhi, mentre appoggiava le mani sulle spalle sotto di lei e scendeva
piano, inebriandosi di quel contatto che non le era mai parso
così
intimo come in quel momento. Sapeva che se avesse voluto l'avrebbe
potuta distruggere con una sola mossa, ma stranamente non aveva
paura, una fiducia istintiva si era impossessata di lei e forse era
la stessa che quella prima sera, ormai tre mesi prima, le aveva fatto
decidere di mettere la sua carriera anche nelle sue mani. Le stesse
che ora le stavano facendo inarcare la schiena in un casquet
decisamente troppo ampio che mise alla mercé dello sguardo
di Liam
il collo niveo di Milly, le clavicole che spuntavano delicate dalla
pelle tesa, ma l'attenzione della ragazza fu catturata dal lembo di
pelle della coscia, coperto da un collant leggero, su cui Liam aveva
appena agganciato la mano per alzarla. Erano faccia a faccia, petti a
scontrarsi, respiri a mischiarsi. Percepì chiaramente il
pollice di
Liam disegnare dei piccoli cerchi sulla sua coscia, ma i suoi occhi
profondi fissi sulle labbra di Milly le stavano rendendo difficile
anche solo ricordarsi il suo nome. Tornò alla
realtà solo quando
fischi e urla di approvazione ruppero la bolla in cui si erano
rinchiusi e Milly si allontanò di colpo, ricordandosi
improvvisamente quale fosse il vero scopo della sua presenza
lì.
-Lo
dirò solo una volta, quindi ascoltami bene. Tu ed io
lavoreremo
assieme per farmi ottenere le attenzioni che merito dalle compagnia
di danza più importanti del paese e lo faremo alle mie
regole,
chiaro? Domani mattina. Ore nove. Qui.
Non
gli lasciò neanche il tempo di rispondere e si diresse verso
la
porta, ma poi decise che almeno una piccola soddisfazione poteva
anche togliersela così si voltò verso un Liam
ancora pietrificato
sul posto e disse a voce decisamente più alta del normale.
-E
mi raccomando: puntuale, ragazzino.
Sapeva
che non era lì apposta. Milly era certa che Liam non si
fosse
presentato in orario il giorno dopo solo per farla pentire di aver
detto quella frase mentre se ne andava dal CocoLoco, ma non le
passò
nemmeno per l'anticamera del cervello di rimangiarsi quell'uscita ad
effetto: quando l'aveva raccontata a Claire si era sentita
dannatamente potente.
-Ragazzina.
Milly
si voltò di scatto e lo vide camminare verso di lei sul
marciapiede,
le mani infilate nelle tasche della felpa grigia, la solita
canottiera che gli copriva i fianchi stretti ed uno snapback a
schiacciargli i capelli solitamente all'insù. Era come se
fosse
stato generato dall'asfalto di quel quartiere poco raccomandabile,
plasmato dall'aria ancora carica di alcool e fumo della sera prima,
perfettamente a suo agio in quell'atmosfera imperfetta che aveva poco
della New York platinata che Milly era solita frequentare tramite
l'accademia. Ed era irresistibilmente affascinante per quello, ma lei
non l'avrebbe mai ammesso. Quando fu a soli cinque passi da lei,
estrasse da una tasca dei jeans scuri un pacchetto di sigarette mezzo
vuoto da cui tirò fuori una sigaretta e l'accendino.
L'accese senza
curarsi minimamente dell'espressione infastidita di Milly che si
ritrovò a spostarsi istintivamente dalla traiettoria del
fumo che si
disperdeva nell'aria attorno a loro: era una ballerina, il fumo
poteva solo accorciarle la carriera.
-Lo
fai apposta?
Non
sapeva se quella domanda era riferita al ritardo, alla sigaretta o
alla maniera assolutamente illegale in cui le sue labbra sottili si
stringevano attorno al filtro, ma le era uscita dalla bocca senza
pensarci e si ritrovò ad attendere in vano una sua risposta
che non
arrivò.
-Lasciamo
stare... Hai finito? Io non ho tempo da perdere.
Liam
non la degnò di nuovo di un singolo centesimo della sua
attenzione
e, dopo aver gettato il mozzicone dentro un tombino poco lontano,
estrasse le chiavi del CocoLoco ed aprì la porta per poi
richiudersela immediatamente alle spalle. Milly si costrinse a fare
un respiro profondo e ricordarsi che tutto quello non era altro che
un mezzo per arrivare sui più prestigiosi palcoscenici del
mondo,
quindi doveva solo avere tanta pazienza. Spinse la porta del CocoLoco
e fu investita da un buio quasi soffocante, non fosse stato per una
sola lampada accesa al centro della pista da ballo. Cercò di
arrivare all'unica fonte luminosa senza portarsi dietro tutto
l'arredamento del locale, ma con scarsi risultati dato che
andò a
sbattere contro ogni singolo tavolino e sedia incrociasse sul
tragitto, mordendosi le labbra per non imprecare.
-Liam!
Era
finalmente arrivata al centro della sala e il suo livello di
insofferenza nei confronti di quella situazione e soprattutto di quel
ragazzo spocchioso stava raggiungendo livelli preoccupanti. Si
strinse istintivamente la coda e si chiese dove fosse finito quel
coglione.
-Senti,
sono stanca dei tuoi giochetti, mi pareva di essere stata abbastanza
chiara ieri sera. Quindi...
-A
proposito di ieri sera...
Milly
si girò verso quello che presupponeva essere il fondo della
sala e
vide qualcosa muoversi nell'ombra, fino a quando il
riconoscibilissimo riff di violini di Bittersweet Symphony dei Verve
si diffuse dalla casse del locale, facendo sorridere Milly: era una
delle sue canzoni preferite di sempre.
Vide
la sua figura muscolosa farsi largo tra le ombre del locale ed
entrare nel cerchio di luce che mise in evidenza la pelle caramellata
dal sole e da qualche gene nel suo DNA. Si era messo un paio di
vecchissimi pantaloni della tuta neri trovati chissà dove,
la
visiera del cappello era finita dietro la sua testa e Milly avrebbe
tanto voluto dirgli che se pensava anche solo lontanamente di ballare
in quelle condizioni se lo poteva scordare, ma sembrava che la sua
lingua si fosse dimenticata come formulare suoni di senso compiuto.
Come poteva esercitare quel potere su di lei?
-Sei
ancora troppo rigida quando balli.
L'incantesimo
si spezzò e Milly si ritrovò a pensare a mille e
più modi per
ucciderlo, facendolo soffrire come mai prima in vita sua ma si
ripeté
mentalmente che quello era solo un mezzo per raggiungere i suoi
obbiettivi, quindi fece l'ennesimo respiro profondo e aprì
la
tracolla per estrarne il suo ipod.
-Questa
è la canzone remixata. Cominciamo?
Gli
porse il lettore mp3 e non poté fare a meno di notare il
luccichio
di fastidio che accese per un solo secondo le iridi cioccolato di
Liam e ne fu vagamente compiaciuta.
Quando
tornò indietro si era premurato di accendere qualche altra
luce ed
improvvisamente l'intera pista da ballo fu illuminata dalle tipiche
sfumature giallo-arancioni che l'avevano avvolta la prima volta che
aveva messo piede dentro il CocoLoco. Sentì la canzone che
lei
stessa aveva impiegato un'intera notte a mixare prendere il posto di
quei meravigliosi violini e si preparò per cominciare a
spiegare a
Liam che cosa avesse pensato per la loro coreografia, ma lui si
bloccò di fronte allo stereo come se qualcosa non lo
convincesse.
-Liam?
Si può sapere qual'è il tuo problema oggi?
-Oggi?
-Sì,
perché a quanto pare ne hai uno al giorno.
-Acida
come lo yogurt.
-Meglio
che lunatica. Almeno la gente sa come gestirmi.
Milly
si sentì trafiggere da parte a parte dalla sguardo che lui
le lanciò
e dovette concentrarsi non poco per rimanere impassibile e non
abbassare gli occhi.
-Comunque
questa canzone non va bene.
-Che?!
-Sei
anche sorda?
-No!
Voglio dire: l'abbiamo scelta assieme! Per quale dannata motivazione
ora non dovrebbe più andare bene?!
Lo
aveva raggiunto vicino lo stereo e lo vide rimettere il cavo sul suo
mp3, del tutto incurante della sua presenza lì.
-Liam,
cazzo, vuoi rispondermi?!
In
risposta, Liam continuò con il suo irritante mutismo che fu
interrotto solamente da una canzone che Milly era sicura di aver
già
sentito e che non si aspettava potesse rientrare nei gusti musicali
di quell'ammasso di muscoli senza senso logico.
-Hai
detto che dovevamo fare secondo le tue regole e quella canzone non
era adatta a te.
Milly
si ritrovò a spalancare la bocca incapace di dire qualsiasi
cosa: e
quello che lato del suo carattere era? Non era sicura di volersi
prendere la briga di scoprirlo, dato che sapeva di avere già
abbastanza difficoltà a gestire quelli che conosceva, ma a
quanto
sembrava con Liam non c'era molta scelta: o si accettava tutto il
pacchetto oppure nulla.
-Questa
andrà bene.
E
la lasciò lì, incapace di dare un senso a
ciò che aveva appena
sentito, per dirigersi verso il centro della sala e cominciare a
scaldarsi i muscoli. Milly lo osservò tendere le braccia,
allungarsi
fino ad afferrarsi le caviglie e si rese conto di conoscerla
perfettamente quella canzone. To Built A Home.
Cinemathic
Orchestra. Un classico per la danza contemporanea che lei non aveva
mai avuto il coraggio di ballare perché riteneva decisamente
al di
sopra delle sue possibilità. Che l'avesse fatto apposta? No,
non
poteva essere, perché Liam non la conosceva, non sapeva
nulla di lei
se non i pregiudizi che aveva nei confronti di chiunque non abitasse
in quella zona della città. Eppure aveva ragione: quella
canzone
andava bene. Anzi, era perfetta. E la cosa scosse Milly non poco.
-Tutto
apposto, ragazzina?
-Liam...
-Va
bene, senti: parliamoci chiaro.
Milly
si arrese all'avvicendarsi dell'ennesimo cambio d'umore del ragazzo e
andò a sedersi a qualche passo di distanza da lui, che si
mise a sua
volta per terra: almeno ora erano ad armi pari.
-C'ho
pensato su e credo non abbia senso che tu faccia una coreografia di
contaminazione con un'intera compagnia di ballo. Insomma: quello se
lo aspettano tutti.
Si
tolse il cappello, lasciandolo distrattamente cadere vicino ai suoi
piedi e mi scompigliò i capelli, facendoli tornare nel loro
solito
ciuffo fluente, costringendo Milly a spostare la sua attenzione su
qualsiasi altra cosa non fossero le sue mani coperte dai tatuaggi.
-Tu
vuoi che quella gente ti noti e beh, l'unico modo in cui ciò
può
accadere è che tu sia il centro di tutta la loro attenzione.
-“Quella
gente”, come dici tu, ha in mano il mio futuro...
-Appunto.
Per questo dovranno avere occhi solo per te.
E
mentre glielo diceva, Milly si ritrovò un paio di iridi
castane
sempre più profonde e liquide che scorrevano tutto il suo
corpo da
capo a piedi, come se ne stessero soppesando la qualità e la
necessità di essere inghiottita dal pavimento in legno
divenne quasi
palpabile. Poi lo vide scuotere leggermente la testa e fare un mezzo
sorriso, uno di quelli dove alzava solo la parte destra delle labbra
e Milly pensò che non gliel'aveva mai visto fare. Liam non
aveva mai
sorriso con lei nei paraggi.
-Quindi
hai bisogno di un passo a due diverso, innovativo e...
-Perché
non un assolo allora?
-Ho
detto che devono avere occhi solo per te, non annoiarsi a morte
ragazzina... Per cui forza: mettiamoci a lavoro.
-Faccio
finta di non aver colto il poco velato insulto che mi hai appena
fatto... Perché cambiare canzone, però?
-Perché
deve essere qualcosa che ti rappresenti e tu, con la salsa e il fuoco
nelle vene, non centri assolutamente nulla.
Si
era alzato all'improvviso e Milly se lo ritrovò a dire
quelle parole
mentre la guardava perentorio dall'alto del suo metro e ottanta,
tanto che decise di reprime l'istinto di dirgli il fiume di
oscenità
che le stava passando per la testa ed accettò invece la mano
che lui
le stava offrendo per alzarsi da terra.
Fu
così che Milly cominciò a lavorare al suo pezzo
per uno degli
spettacoli più importanti della sua vita nell'unica maniera
in cui
non avrebbe mai pensato di farlo: lasciandosi plasmare dalle mani di
qualcuno che non sapeva nulla di lei ma che sembrava conoscerla
più
di sé stessa.
Sarebbe
stata una bugia dire che non fosse difficile lavorare con Liam,
perché era perennemente come trovarsi sospesi su un filo
appeso a
due grattacieli della City, con sotto una New York pronta a
inghiottirla in un solo respiro e Milly non si era mai sentita
così
tanto fuori controllo in vita sua.
La
prima volta che aveva frequentato una lezione di danza classica,
nella sua piccola scuola ai confini di Brooklyn dove il palquet era
più schegge che cera, era rimasta affascinata dalle regole
che
l'insegnante le aveva imposto. Aveva cinque anni ma si era subito
resa conto che solo rispettandole poteva nascere qualcosa di speciale
e di unico come la magia della danza. Ma, improvvisamente, tutto
quello in cui aveva creduto per un'intera vita si stava sgretolando
davanti ai suoi occhi mentre osservava Liam seguire unicamente il
ritmo della musica, l'ispirazione del momento e
l'indomabilità della
sua fantasia. Creava senza schemi, come se dentro di sé
contenesse
un intero e complesso universo di movimenti e passi che non avevano
bisogno di seguire alcuna regola, ma solo colorarsi dell'emozione del
momento per essere perfetti.
E
Milly l'avrebbe odiato davvero se lui non avesse esteso la sua magia
anche a lei.
Perché
sapeva perfettamente di non possedere quella qualità di
movimento
che scorgeva nel riflesso dei loro corpi sugli specchi appesi in
fondo al locale. Quindi l'unica soluzione possibile era che Liam
avesse qualche speciale potere di farla sembrare perfettamente a suo
agio con una nuova conoscenza delle possibilità del suo
corpo,
quando invece le appariva ogni volta come un miracolo. Forse fu anche
per quello che un pomeriggio, mentre era troppo concentrata a tentare
di capire come fosse anche solo concepibile che il suo corpo potesse
apparire così sensuale quando aveva sempre pensato di avere
la
femminilità di un manico di scopa, che Liam la colse di
sorpresa
scoppiando a ridere. Non sorridere, ma letteralmente ridere a pieni
polmoni. Erano passati dieci giorni da quando avevano cominciato a
creare la coreografia e Liam si stava asciugando la nuca con un
asciugamano che probabilmente Adela avrebbe dovuto usare per pulire i
bicchieri, quella sera e per la prima volta le appparì
rilassato.
Liam era sempre stato tutto d'un pezzo durante quelle sessioni di
lavoro, come se lavorare con lei, Marisa o uno sgabello di legno non
facesse alcuna differenza, ma quel pomeriggio le sembrava davvero a
suo agio e per un attimo Milly fu quasi curiosa di conoscere
quell'ennesima sfaccettatura del suo carattere. Così si
fermò e lo
guardò con uno sguardo il meno indagatore possibile.
-Perché
ridi?
Come
aveva temuto, Liam smise subito di farlo ma fortunatamente non le
voltò le spalle o non le disse di tornare al lavoro: amava
le
regole, ma non il modo dispotico con cui quel ragazzo le imponeva.
-Non
posso?
-Non
ho detto questo... Volevo solo sapere che cosa ti avesse finalmente
fatto ridere.
Liam
lanciò l'asciugamano per terra, come se non credesse alle
sue
orecchie e con espressione a dir poco scettica le chiese:
-Finalmente?
Milly
sapeva perfettamente che se avessero continuato quella conversazione
sarebbero finiti per insultarsi, litigare o peggio, decidere di non
lavorare più alla sua coreografia ma il lavoro era a buon
punto ed
in ogni caso lei non ne poteva più di passare tutto quel
tempo con
qualcuno di cui non conosceva nulla. Che non fosse un serial killer
era quasi appurato, ma non le bastava più.
-Sì,
finalmente dato che non l'hai mai fatto da quando ti conosco... Oh,
no aspetta: forse dovrei dire da quando condividiamo lo stesso spazio
vitale.
E
Liam rise di nuovo. E questa volta Milly sapeva che era successo per
colpa sua.
-Certo
che sei strana, sai?
-Io
sono strana? Vorrei ricordarti che sei tu quello che ride senza
motivo apparente...
-Tu.
-Io
cosa?
-Tu
sei il motivo per cui rido.
Milly
represse il film mentale che stava già per prendere avvio
nella sua
testa e che prevedeva Liam come il ragazzo della porta accanto che
dopo innumerevoli settimane passate ad osservala, le dichiarava il
suo amore elencandole tutte le piccole cose che amava di lei: quello
era troppo persino per lei.
-Dovrei
prenderlo come una sottospecie di complimento?
-No.
E' solo un dato di fatto.
E
detto questo le diede le spalle ed andò a recuperare una
bottiglietta d'acqua da dietro il bancone. Milly si sentì
improvvisamente esausta, come se il fatto di continuare a cercare di
conoscerlo e non ottenere altro che una malcelata indifferenza la
stesse spossando sia fisicamente che emotivamente.
Si
sedette per terra, massaggiandosi le gambe indolenzite da tutte
quelle prove chiedendosi per l'ennesima volta se fosse il caso di
lasciar perdere tutto. In fin dei conti avrebbe semplicemente potuto
corrompere uno dei suoi compagni di accademia a ballare con lei e
tutto sarebbe stato dannatamente più semplice. Eppure,
nonostante
Liam avesse cambiato tutti i suoi piani per lo spettacolo finale ed
ufficialmente non le servisse davvero che fosse lui a danzare con
lei, nessuno dei due aveva mai anche solo posto la questione. Era
come se il ragazzo non mettesse nemmeno in discussione la sua
partecipazione come parte di quel passo a due e Milly non sapeva bene
come gestire la cosa. Non era sicura che le dispiacesse, in fondo.
Anzi, non le dispiaceva proprio per nulla, eppure voleva sapere se lo
facesse solo per amor della sua coreografia o se perché, per
qualche
strana motivazione, ci tenesse a ballare con lei. Era talmente persa
nelle sue congetture che nemmeno si rese conto di come Liam si fosse
seduto di fronte a lei e la stesse osservando, il sorrisino sbilenco
di nuovo a far capolino sulle sue labbra.
-Ragazzina?
Si
riscosse dai suoi pensieri e scosse la testa leggermente,
improvvisamente del tutto concentrata sulle ondate di fastidio che
quel ragazzo era capace di provocarle con un non nulla.
-La
pianterai mai di chiamarmi così?
-Assolutamente
no.
-Che?!
Ma perché?!
-Perché
è divertente vederti infastidita...
Per
la prima volta Milly ebbe come la sensazione che Liam le stesse
parlando come faceva con una delle persone con cui si trovava bene e
che non vedeva come un agglomerato di luoghi comuni da disprezzare.
-E
sei divertente anche quando ti guardi allo specchio, pensando che io
non ti veda e scopri qualcosa nei tuoi movimenti che ti piace. Per
questo ridevo, prima.
Non
aveva smesso un solo istante di guardarla negli occhi mentre le
diceva quella che per lei suonava come una confessione imbarazzante,
tanto da costringerla a spostare lo sguardo da qualsiasi altra parte
non fosse il ragazzo seduto di fronte a lei.
-Però
vorrei sapere che cosa ci vedi in quel riflesso.
Quella
era una domanda? Liam le stava chiedendo sul serio qualcosa su di
lei? Ma soprattutto: stavano davvero avendo una conversazione civile?
Beh, lo sarebbe stata se lei si fosse degnata di rispondergli,
perché
per il momento il suo era stato solo un interessante monologo.
-Io...
Beh, diciamo che non sono proprio abituata a vedermi così,
ecco...
-Così
come?
-E'
un interrogatorio?
Milly
si morse la lingua appena le parole le sgusciarono fuori dalla bocca,
ma non le era mai piaciuto non essere in possesso del pieno controllo
sulle conversazioni, specialmente se erano così delicate.
-Scusa,
scusa... E' solo che non sono abituata a parlare di certe cose...
-Diciamo
pure che non sei abituata proprio a lasciarti andare, ecco.
Avrebbe
tanto voluto ribattere che non era affatto così, ma il
sorrisetto
sghembo che le rivolse poco dopo la convinse a desistere: quella con
Liam e il suo ottenere sempre ciò che voleva era una
battaglia
persa.
-In
caso non ne fossi a conoscenza Mr So Tutto Io, le persone non sono
tutte uguali e nemmeno le ballerine... Quindi, se tu sei abituato ad
avere a che fare con partner che si vedono perennemente sexy e
sensuali tanto da non stupirsene quando ballano, beh: buon per te.
Per la sottoscritta le cose sono leggermente diverse.
Non
poteva credere di star avendo quella conversazione con lui: era
troppo imbarazzante anche solo da pensare. Si mise a giocare con un
filo uscito dal maglione grigio che indossava, chiedendosi come
avesse fatto a mettersi un una situazione simile.
-Vorresti
dirmi che non ti vedi sensuale?
-Se
proprio vogliamo essere sinceri, non mi ci sento nemmeno sensuale,
quindi...
-Stai
scherzando vero?
Milly
si costrinse ad alzare lo sguardo per constatare che Liam non la
stesse prendendo in giro, ma che fosse realmente sconcertato dalle
sue parole e fu esattamente quello che vide sul suo volto:
incredulità.
-Che
c'è? E' meno strano di quello che pensi...
-Nessuno
dei tuoi partner ti ha mai fatto sentire sensuale? Mai?!
-Ma
che diamine centrano ora i ballerini con cui ho ballato?! Non dipende
mica da loro, insomma è una cosa che...
Milly
non fece a tempo a finire quello che stava cercando di spiegargli che
Liam si alzò, porgendole una mano per fare altrettanto.
-Vieni.
Fu
tutto quello che disse, prima di trascinarla davanti ad uno dei
vecchi specchi a figura intera che decoravano la parte posteriore del
locale e posizionarsi alle sue spalle. Milly cercò in vano
di non
fare caso al fatto che il petto di Liam fosse pericolosamente vicino
alla sua schiena, ma le diventò impossibile quando lui
allacciò un
braccio alla sua vita e se la spinse contro. La stretta allo stomaco
che Milly sentì non aveva alcun senso, perché in
fin dei conti
aveva ballato per ore con quel corpo sul suo ma inspiegabilmente non
era la appariva uguale. Forse era anche per colpa del fiato caldo che
le stava solleticando l'orecchio mentre Liam cominciava a parlare
sottovoce.
-Guardati...
Milly
cercò di non badare alla cedevolezza della sue gambe per
concentrarsi invece sull'immagine che lo specchio le ridava e per
poco non rimase completamente senza fiato. Mentre sentiva il profilo
del naso di Liam sfiorare quasi impercettibilmente la pelle accaldata
della sua guancia, Milly lo vide liberarla dell'elastico che come
sempre le teneva i capelli legati, con un gesto fluido ed esperto che
in qualche maniera la intimorì. Vide i suoi capelli castani
scendere
scomposti ad incorniciarle il volto, appoggiandosi casualmente sulla
spalla opposta a quella presa in ostaggio da Liam. Non era certa che
il maglione fosse semplicemente sceso lungo il suo braccio dalla
parte del ragazzo o se ci fosse stato un qualche aiuto particolare,
la sua testa non recepiva alcun messaggio che non riguardasse il caos
che si stava svolgendo all'interno del suo petto. Come si potevano
provare così tante emozioni contemporaneamente senza essere
su un
palco?
Sentì
il braccio sinistro di Liam sostituire il destro attorno alla sua
vita e per un decimo di secondo le sembrò quasi di poter
tornare a
respirare. Ma durò un singolo attimo, perché Liam
cominciò a far
correre le sue dita lungo il braccio di Molly, arrivando a carezzare
la parte di pelle lasciata scoperta dal maglione e provocandole una
serie di brividi che non passarono inosservati agli occhi del
ragazzo. Lo vide sorridere mentre riprendeva a parlare.
-Lo
vedi come il tuo corpo risponde ad ogni mio tocco? Come tu ti sia
appoggiata a me senza alcun tipo di imbarazzo?
Non
poteva crederci. Liam aveva preso il controllo sul suo corpo, sulla
sua mente, su tutto. E Milly non si era mai sentita così
viva come
in quel momento.
-E
sei dannatamente irresistibile... Togli il fiato e nemmeno lo sai...
Così dovresti sentirti sempre...
Ogni
volta che aveva danzato con qualche ballerino dell'accademia si era
sentita sempre sullo stesso livello: sapeva che stavano entrambi
lottando per brillare più e meglio dell'altro, una sfida
continua a
catturare l'attenzione del pubblico. Invece, con Liam era sempre
stato diverso. Lui la faceva sentire importante, come se stesse
danzando per lei e non solo con lei e questo le permetteva di non
avere alcun tipo di ansia, ma solo la voglia di condividere emozioni
con il pubblico. Era qualcosa di nuovo.
E
forse fu per quella sensazione mai esperita che Milly girò
la testa
verso di Liam, ritrovandosi a meno di un soffio dalle sue labbra
rosse e dai suoi occhi già concentrati sulla sua bocca.
L'avrebbe
baciato perché sentiva di doverlo fare, pur sapendo che non
era
giusto. L'avrebbe baciato per farlo ricredere su tutto quello che
forse ancora pensava di lei e che non era vero. L'avrebbe baciato per
ringraziarlo di aver stravolto il suo modo di vedere e percepire il
mondo e la sua arte.
-Caliente!!
L'avrebbe
baciato se non fosse entrata in quel preciso istante Adela, con il
suo solito sorriso saccente stampato in faccia, soprattutto quando li
colse in quella situazione a dir poco compromettente. La sua reazione
fu istintiva e si allontanò dal corpo di Liam in meno di un
secondo,
andando a raccogliere le sue cose per dirigersi verso la porta del
locale senza degnare nessuno di uno sguardo. Borbottò un
semplice
“ci vediamo” mentre chiudeva la porta e si
sentì meglio solo
quando fu seduta in metropolitana e si permise di respirare
nuovamente.
-Non
ti piacerà mica il latticino, vero nigno?
-E'
solo una ragazzina, Adela...
Milly
non sarebbe stata contenta di sentire quelle parole, ma era corsa via
troppo in fretta anche solo per notare lo sguardo deluso con cui Liam
le aveva pronunciate.
Non
lo aveva più chiamato né visto da quel pomeriggio
in cui Adela li
aveva interrotti.
-Che
poi: interrotti da cosa?
-Milly
stai bene?
Era
seduta sul letto, fissando fuori dalla finestra qualcosa di non ben
definito: forse il nulla che aveva tra le mani in quel momento.
-Secondo
te è possibile sentirsi diversi ballando con un partner
diverso?
-Lo
sai che è una domanda stupida, vero? Insomma, dovresti
saperlo bene
che ogni ballerino è diverso e che quindi la chimica cambia
in base
al partner...
-Non
intendo questo, Claire!
-Okay,
okay, basta che non mordi!
Si
voltò a guardarla e si rese conto di quanto dovesse sembrare
pazza
alla sua coinquilina in quel periodo.
-Voglio
dire: io ho provato a fare lo stesso balletto che ho creato con Liam
anche con altri ballerini dell'accademia, ma non è lo
stesso...
Cioè, io non sono la stessa.
Sentì
Claire prendere la sua borsa da terra e dirigersi verso la porta
della stanza e fermarsi di fronte ad essa: stava per dire qualcosa
che sapeva avrebbe scatenato l'ira di Milly, quindi doveva fuggire
subito dopo.
-Forse
perché loro non ti piacciono!
-Non
ci provare neanche!!
Il
cuscino colpì la porta ormai chiusa e Milly si
lasciò cadere sul
letto. Come si era cacciata in quella situazione? Il suo telefono
segnalò l'arrivo di un messaggio e Milly lo
afferrò senza voglia
dal fondo del letto, dove era finito.
Da
Liam:
Pensi
di farti vedere, ragazzina?
La
risposta che avrebbe tanto voluto digitare era un cosmico, pulsante
ed accecante “NO”, ma il suo senso del dovere e la
voglia di
ottenere un contratto per qualche tournée mondiale le fecero
trarre
un respiro profondo e rispondere con un semplice
“okay”. Prese le
sue cose e si diresse al CocoLoco con la minor voglia di sempre di
metterci piede.
-Si
può sapere perché sei sparita?
Liam
aveva parlato senza alcuna emozione nello sguardo, mentre se ne stava
seduto su uno degli sgabelli del bancone, nella penombra aranciata
delle lampade accese della pista da ballo: sembrava che esserci o non
esserci non gli facesse alcuna differenza.
-Non
sono sparita... Ho solo provato per conto mio...
Quella
motivazione suonava stupida persino a lei, non voleva immaginare come
sembrasse alle orecchie di Liam che finalmente mostrò una
qualche
emozione.
-Utile,
dato che dobbiamo fare un passo a due ragazzina.
Ed
eccolo ancora lì, il Liam dei primi giorni che le parlava
come se
fosse una stupida adolescente di Manhattan che pensava di avere il
mondo ai suoi piedi.
Quindi
per lui non era cambiato nulla dopo quel pomeriggio: Milly si sarebbe
solo dovuta adattare.
-Allora:
avevo pensato ad un finale...
-Ferma
un attimo: un finale? Sei seria?
-Certo.
Mancano solo due settimane allo spettacolo e dobbiamo ancora decidere
come ci vestiremo, la scenografia, la durata effettiva del pezzo e...
-Respira.
Milly
lo guardò senza capire e lo vide semplicemente alzarsi e
prepararsi
al centro della sala, pronto per cominciare il loro pezzo. Non lo
capiva e non riusciva a capacitarsi di questa cosa: Liam sfuggiva
completamente al suo controllo e la faceva sentire spaesata. Lo
raggiunse e non ebbe nemmeno il tempo di prepararsi nella sua
posizione di partenza che Liam l'afferrò e
cominciò a ballare con
lei. Ci volle solo qualche secondo, però, prima che Milly si
rendesse conto che c'era qualcosa di diverso tra di loro. Ogni volta
che i loro corpi erano vicini Liam cercava in tutti i modi di
avvicinarla a sé ancora di più, di allungare il
contatto il più a
lungo possibile ed appena si separavano i suoi occhi non facevano
altro che rimanere fissi su di lei. Che cosa stava succedendo?
-Okay.
Fermati.
Milly
si allontanò da lui come se si potesse ustionare solo
standogli
vicino e vide sul suo volto che Liam aveva capito, infatti si prese
la testa tra le mani per poi dare un calcio carico di rabbia alla
prima sedia che gli capitò sotto tiro. Avrebbe voluto
chiedergli che
cosa stesse succedendo ma non si sentiva di conoscerlo abbastanza per
essere sicura che non avrebbe potuto scaricare la sua rabbia anche su
di lei. Così aspettò che riprendesse a respirare
regolarmente e si
sedesse, come sfinito, sul pavimento leggermente impolverato del
locale, la testa sorretta dalle mani, forse troppo piena di pensieri
per sostenersi da sola. Solo allora decise di farglisi vicino e di
sedersi al suo fianco, le spalle a sfiorarsi leggermente.
-Stai
bene?
Lo
sentì respirare a fondo e per un attimo temette che
l'avrebbe
mandata a fanculo senza tanti giri di parole, invece lo vide alzare
la testa e guardarla come non aveva mai fatto prima: ogni traccia di
pregiudizio se ne era andata, lasciando il posto ad uno sguardo
penetrante che per un attimo lasciò senza fiato Milly.
-Perché
me lo chiedi?
-Liam
perché ti risulta così difficile credere che
possa essere
interessata a te?
Appena
ebbe chiuso la bocca si rese conto del reale significato di quella
frase e cercò immediatamente di riparare al danno, con
scarsi
risultati.
-No,
cioè... Quello che volevo dire era che, cioè...
-Tranquilla:
lo so che una come te non è interessata ai bassifondi.
Le
ci vollero meno di due secondi per decidere di alzare la mano e
tirargli uno schiaffo. Non le interessava nulla di quello che aveva
scorto qualche minuto prima nello sguardo di Liam, nemmeno di quello
che era successo una settimana prima, non le importava neanche di
tutto l'aiuto che quel ragazzo le stava dando: era stanca. Stanca che
quel ragazzo che non aveva visto altro che i quartieri in cui era
cresciuto per tutta la sua vita si arrogasse il diritto di sapere chi
lei fosse; stanca di sentirlo dire che siccome forse non aveva alle
spalle un passato strappa lacrime allora non fosse all'altezza;
stanca che il mondo non le permettesse mai di presentarsi da sola
prima di incasellarla dietro qualche etichetta. Quelle cose andavano
bene alle scuole superiori: lei stava per diventare una fottutissima
ballerina professionista e ne aveva le palle piene di quei stupidi
giochetti per adolescenti.
Non
era mai stata una persona violenta, non aveva mai nemmeno perso del
tutto il controllo, almeno non fino quando Liam era entrato nella sua
vita. Poi era stato come andare sulle montagne russe. E Milly non
aveva mai amato le montagne russe.
-Io...
Io non volevo... E' solo che, io...
Per
qualche strana motivazione, Milly pensò che le rose che si
era
tatuato sul dorso della mano dovessero essere dello stesso colore
della pelle arrossata che stava sfiorando e si sentì
estremamente a
disagio. Ma mai come quando Liam concentrò tutta la sua
attenzione
su di lei ed un fuoco sembrò accendersi nel suo sguardo,
tanto da
liquefare il colore delle sue iridi in un qualcosa di pericolosamente
profondo.
Un
attimo prima Milly stava annaspando in cerca di aria e un secondo
dopo aveva le labbra bollenti di Liam sulle sue, immobilizzate dallo
stupore di ciò che stava accadendo. Percepì
chiaramente una mano di
Liam avvolgerle la guancia, cercando di tenerla più vicina,
senza
però forzarla, ma ci pensò Milly a rompere ogni
indugio e rendere
quel semplice sfiorarsi di labbra un bacio vero e proprio. Gli
legò
le braccia attorno al collo, passando le dita sui capelli corti alla
base della nuca e non ci volle molto prima che Liam la facesse sedere
a cavalcioni su di lui, come se fosse la cosa più naturale
del
mondo. E forse, pensò Milly, lo era davvero
perché non le era mai
capitato di lasciarsi andare così tanto all'impeto del
momento,
rompendo qualsiasi regola si fosse mai imposta di seguire,
specialmente per quanto riguardava le relazioni con i compagni di
ballo. Ma con Liam era diverso: continuare a negare l'attrazione che
scuoteva entrambi sarebbe stato come ignorare un'esplosione atomica,
impedendo ad entrami di arginare i danni. Perché se c'era
una cosa
di cui Milly era più che convinta era che le conseguenze a
quel
bacio sarebbero state disastrose ma la verità era che non le
importava. Si lasciò andare alle sensazioni di quel bacio
lento ma
deciso, uno di quelli che entravano sotto pelle e vi incidevano sopra
la data e l'ora in cui era accaduto. Uno di quelli dove le labbra
dell'altra persona diventavano una nave su cui imbarcarsi per
scoprire nuove rotte, le sue mani il vento che sospinge verso lidi
sconosciuti, i suoi occhi dei porti in cui approdare senza paura
alcuna. Milly stava respirando Liam e la sua storia, le mille
sfaccettature del suo carattere che le aveva fatto solo intuire ma
che ora si rispecchiavano in ogni suo gesto. Liam era una persona
fondamentalmente buona, di quelle che si preoccupavano sempre della
felicità degli altri prima che della propria, ma non per
questo meno
decisa ad ottenere ciò che voleva. Le carezzava il viso, la
schiena,
ma la teneva ferma a sé per non lasciarla andar via e Milly
si rese
conto di non volerlo assolutamente fare.
Si
staccarono solo per riprendere fiato e come se fosse l'azione
più
naturale del mondo, Liam appoggiò la fronte sulla sua, dopo
averle
posato un dolce bacio sul naso.
Poi
arrivò quella sensazione che Milly aveva tanto temuto
sarebbe
comparsa e che si chiamava pentimento. Lei non faceva quelle cose.
Lei non baciava i suoi partner di ballo, non si sedeva cavalcioni su
ragazzi di cui praticamente non sapeva nulla. Lei era una persona
controllata e razionale. Così fece l'unica cosa che le
sembrò
giusto fare: alzarsi e andarsene.
Ma
non abbastanza velocemente per non sentire Liam urlarle:
-Se
te ne vai è finita!
Milly
si rispose che non sarebbe mai dovuta nemmeno iniziare.
Liam
le mancava quasi come le era mancato ballare l'unica settimana della
sua vita in cui era stata costretta a letto a causa di una frattura
alla caviglia. Circa come suo nonno le aveva raccontato le mancasse
sua nonna: in maniera costante, cocente e inspiegabile.
Non
poteva credere di essersene andata via in quel modo dopo tutti quei
mesi passati a lottare per averlo come suo partner. Forse era vero,
non conosceva nulla di lui ma avrebbe potuto prevedere ad occhi
chiusi il passo successivo che avrebbe inserito in una coreografia,
sapeva già dove si sarebbero posate le sue mani durante una
presa
mai provata, avrebbe potuto descrivere alla perfezione il modo in cui
i suoi muscoli si tendevano quando compiva un determinato movimento.
E non era sempre stata lei quella convinta che quando una persona
ballava, il suo corpo non poteva mentire?
Aveva
rovinato tutto e Liam era stato categorico: uscendo dal locale
sarebbe tutto finito. Non solo il suo rapporto con lui, ma anche le
sue possibilità di ottenere l'attenzione dei talent scout e,
di
conseguenza, dei contratti di lavoro. Assurdo come fosse riuscita a
fregarsi il futuro con le proprie mani. Il sol pensiero di proporre
la coreografia che aveva composto con Liam con qualsiasi altro
partner le faceva venire il volta stomaco, forse per il fatto che
c'aveva provato e i risultati erano stati disastrosi o molto
più
probabilmente perché nessuno l'aveva fatta sentire
importante e
sensuale com'era successo con lui.
Abbassò
la maniglia della porta della direttrice dell'accademia con la voglia
di vivere con cui Claire si era fatta trascinare quella prima volta
al CocoLoco, ormai più di due mesi prima. Era stata
convocata per
confermare in via definitiva che cosa avrebbe portato quella sera,
allo spettacolo finale e a spiegare perché avesse cambiato
idea così
tante idee sulla sua coreografia: era nei casini e non poteva dare la
colpa a nessun altro che non fosse sé stessa.
-Permesso...
-Oh,
prego si accomodi signorina Brook.
La
preside Newton non era mai stata una di quelle persone che Milly
avrebbe definito come espansive, specialmente perché
dovunque
andasse era perennemente preceduta dalla sua fama di super ballerina
affermata ed acclamata in tutto il mondo: la si poteva solo guardare
con riverenza. Milly si sedette sulla poltrona in pelle che la donna
dai lunghi capelli bianchi perfettamente raccolti in un elegante
chignon le stava indicando.
-Allora:
ha finalmente deciso con che cosa si presenterà allo
spettacolo del
suo diploma?
La
vena vagamente sarcastica con cui pronunciò quella frase
fece
correre la mente di Milly ad un'altra voce che si era sempre rivolta
a lei con fare ironico, probabilmente solo per testare la sua forza
di volontà, tanto che fu costretta a scuotere la testa per
scrollarsi di dosso il pensiero di due iridi cioccolato.
-Certo.
Porterò un assolo.
Cercò
di suonare il più risolta possibile, ma l'espressione di
chiaro
stupore che si dipinse sul volto della preside le fece dubitare della
sua decisione: che forse le fosse convenuto adattarsi a ballare con
uno dei suoi compagni di accademia?
-Credevo
che avesse lavorato ad un passo a due in tutto questo tempo... Anzi,
penso di aver pure intravisto in segreteria la modulistica per poter
portare un danzatore esterno nel nostro teatro... Sbaglio?
La
preside sapeva tutto ed ora l'avrebbe rimproverata per aver sprecato
tutto quel tempo lavorando su un progetto che era destinato fin
dall'inizio a naufragare miseramente, Milly se lo aspettava senza
tante sorprese. E forse, un po', ci sperava anche che lo facesse:
almeno non si sarebbe più data della codarda per aver
buttato
all'aria ogni cosa per un singolo attimo di paura.
-Io...
Sì, avevo cominciato ma poi ci sono state delle... Delle
problematiche, ecco...
-Delle
problematiche? E di che tipo, se posso sapere?
La
vide appoggiare le braccia ossute e coperte da un leggero cardigan
nero sul tavolo di mogano scuro e per un attimo Milly si chiese che
diavolo stesse succedendo: la preside Newton non si era mai occupata
delle vicende dei suoi allievi così nello specifico, o
almeno non
delle sue. Sì sentiva sotto esame ed era consapevole di non
avere le
risposte adatte da dare.
-Credo
le si possa chiamare divergenze artistiche...
Quella
era una delle balle più grandi che avesse mai raccontato,
più di
quando si diceva ogni mattina che sarebbe andato tutto bene
nonostante il casino che aveva combinato con Liam.
-Divergenze
artistiche? Signorina Brook è andata a cercare un partner in
un
locale di salsa e balli latino americani, come poteva pensare di
condividere con lui la stessa visione della danza?
Per
poco Milly non si soffocò con la sua stessa saliva, nel
disperato
tentativo di capire come facesse la preside Newton a conoscere tutti
quei particolari della storia.
-Io...
Scusi, ma come...
Milly
la vide sorridere e per la prima volta le apparì come la
pacata
donna di sessantanni che era e non come la leggenda della danza che
tutti narravano: molto più umana.
-Come
faccio a sapere tutti questi dettagli? Signorina Brook, come spero
lei ben sappia, non esiste solo il mondo del balletto classico... La
mia migliore amica dai tempi dell'accademia di danza è la
moglie del
proprietario del CocoLoco e parlando, qualche mese fa, mi ha
raccontato di aver avvistato un piccolo pesce fuor d'acqua dal
caratterino piuttosto deciso...
Milly
credette di potersi fondere con la sedia di pelle sotto di lei per
colpa della vampata di imbarazzo che la colse da capo a piedi: quello
era decisamente imbarazzante.
-Non
si deve vergognare di aver cercato ispirazione al di fuori di queste
quattro mura. Se potessi, costringerei ogni mio singolo allievo a
sopravvivere ad una serata di danza in un posto come quello, ma molti
di loro non capirebbero... Lei è da ammirare signorina Brook
per
essersi spinta oltre la sua comfort zone artistica per dare al
pubblico del suo spettacolo di diploma qualcosa di unico... Ed
è per
questo che mi stupisco del fatto che oggi mi si presenti qui,
portandomi un assolo...
Stava
per esplodere. Ne era sicura. Non sapeva ancora bene se per
l'imbarazzo o per il fatto di non aver raccontato ancora a nessuno
che cosa fosse davvero successo con Liam, ma non le importò
più di
tanto: se persino la sua rinomatissima preside aveva lodato la sua
scelta di pensare fuori dagli schemi, perché doveva essere
lei
stessa a tarparsi le ali?
-La
vuole sapere la verità? Credo di aver combinato un vero e
proprio
disastro, preside Newton. Insomma, ho impiegato più di due
mesi per
conquistarmi il suo rispetto, la sua stima, anche solo la sua
attenzione e quando ci sono riuscita lui complica tutto con il suo
carattere impossibile. Ma all'epoca mi sono detta che lui era solo un
mezzo per ottenere quello che mi serviva: una coreografia che mi
garantisse dei contratti prestigiosi. Così sono tornata
lì e ho
chiarito che si sarebbe fatto solo a modo mio, ma ancora una volta mi
stavo sbagliando, perché lui ha sconvolto tutto... E per il
meglio!
Ha dimostrato di conoscermi anche se non sapeva nulla di me e mi ha
mostrato che cosa significasse ballare sentendosi la regina del
palcoscenico... Aveva preso il controllo su tutto ed il fatto che la
cosa mi andasse bene mi ha spaventato a tal punto che sono
scappata... Ed ho perso ogni cosa... Soprattutto lui.
Le
aveva sentite le lacrime scendere indisturbate lungo le sue guance ma
non voleva fermarle, perché finalmente si sentiva libera di
poter
perdere il controllo e le andava bene così.
La
preside Newton le passò una scatola di clinex con delle
punte
stampate sopra e a Milly venne da ridere per l'assurdità
della
situazione: era passata dall'essere l'impeccabile ballerina in trench
blu e coda alta alla danzatrice con i capelli sciolti e il naso
colante per le lacrime mal trattenute. Un piacevole disastro.
-Signorina
Brook, lo sa... Lei mi ricorda terribilmente me stessa alla sua
età.
Tutta piena di me, convinta che le regole permettessero al mondo di
girare per il verso giusto... Ma la verità è
un'altra. Il mondo
seguirebbe la sua rotta anche senza le rigide leggi che l'uomo gli ha
imposto, perché è la sua natura...
Così come è la sua natura,
signorina Brook, danzare sentendosi la regina del palcoscenico e
questo perché è così che le prime
ballerine devono sentirsi...
Se
quello era un modo per incoraggiarla a smettere di piangere,
sortì
esattamente l'effetto opposto, perché gli occhi di Milly si
riempirono di lacrime di gratitudine che sarebbero presto esplose
dentro lo studio della preside se la donna non le avesse detto che
avevano finito e che poteva tornare a prepararsi per lo spettacolo.
Proprio mentre Milly stava per uscire dalla porta dell'ufficio,
sentì
la voce della preside Newton richiamarla e dirle:
-E
signorina Brook: le ricordo che in programma lei ha un passo a due.
E
detto questo tornò a concentrarsi sul computer acceso alla
sua
destra, senza più degnare Milly di uno sguardo, che
però ormai
stava già correndo verso l'uscita dell'accademia, libera da
qualsiasi regola le fosse mai stata imposta: se il mondo continuava a
girare comunque, allora lei avrebbe danzato seguendo solo l'emozione
che un certo ballerino di salsa le faceva provare. Doveva solo
convincerlo.
Le
ci volle più del previsto per arrivare al CocoLoco o forse
l'ansia
le aveva dato la falsa impressione che il tragitto si fosse
quadruplicato. Arrivò correndo davanti le porte del locale e
le
spinse ormai senza fiato: l'interno era avvolto da una leggera
penombra, segno che qualcuno almeno ci fosse. Le possibilità
che si
trattasse proprio di Liam non erano così alte, ma Milly ci
sperò
comunque e ringraziò la sua buona stella quando
sentì della musica
di sottofondo provenire dal sistema di amplificazione. Lui era
lì,
esattamente come la prima volta in cui si era recata al locale un
lunedì sera di troppo tempo prima e l'aveva trovato
illuminato da
poche luci sfocate, a torso nudo, i pantaloni della tuta troppo
larghi a fasciargli i fianchi, i telecomando questa volta abbandonato
a terra ed un'energia nei movimenti da poter illuminare tutta New
York. Solo ad una seconda occhiata Milly si rese conto che quella era
rabbia e che ogni passo avrebbe potuto disintegrare qualsiasi cosa si
trovasse sulla sua strada.
Con
una buona dose di presunzione, Milly si ritrovò a pensare di
essere
lei la causa di così tanta frustrazione e per una volta
anche la sua
parte razionale cedette a darle ragione. Soprattutto quando lui la
notò e smise immediatamente di ballare, come se lei non si
meritasse
più il privilegio di quello spettacolo speciale.
Sapeva
che lui non avrebbe detto una sola parola, gliela leggeva negli occhi
l'ostinazione e la determinazione a non cambiare idea per nulla al
mondo, ma per Milly erano finiti i tempi delle questioni di principio
e non avrebbe lasciato perdere fino a che ne avesse avuto le forze o
non fosse stato troppo tardi.
-Scusa.
Non
bastava anche se per lei era già tanto e pure Liam lo
sapeva, perché
ora le stava dando la sua attenzione, ma non mostrava ancora il ben
che minimo interesse. Però era solo apparenza, Milly doveva
ricordarselo.
-Scusa
per essermene andata così. Scusa per essere arrivata qui
come se
sapessi tutto del mondo, quando invece conoscevo solo quello che
avevo studiato in accademia. Scusa per aver imposto le mie stupide
regole e per non essermi fidata completamente delle tue idee. Scusa
per non averti permesso di conoscermi davvero... E scusa per aver
avuto paura di come mi fai sentire...
Aveva
detto tutto. Ogni singola cosa che le era rimbalzata per la testa
nell'ultima settimana senza trovare una via di fuga e si sentiva
bene. Ora doveva solo esprimere la sua ultima richiesta, come i
condannati a morte, sperando in un miracolo dell'ultimo secondo.
-Ho
bisogno che tu sia con me su quel palco Liam, perché nessun
paio di
occhi, di nessun talent scout al mondo potrà mai farmi
sentire come
fai tu...
Il
silenzio che riempì il CocoLoco dovette suonare innaturale
anche
alle pareti stesse del locale, che lasciarono penetrare i rumori di
sottofondo della vita implacabile di New York in un disperato
tentativo di riportare le cose al loro naturale ordine.
Liam
la guardava con così tante intenzioni nello sguardo, tutte
le
sfaccettature del suo carattere a scontrarsi e mischiarsi l'una con
l'altra, che Milly rinunciò a trovarvi un senso e rimase ad
osservarne l'innegabile bellezza.
-Ti
ricordi quando ti ho detto che tu con la salsa e il fuoco nelle vene
non centravi nulla e che quindi c'era bisogno di cambiare canzone?
La
sua voce era bassa, carezzevole, completamente avulsa da qualsiasi
tipo di rancore a differenza di come Milly se l'era aspettata. Fece
un debole cenno della testa, incapace di fare qualsiasi altra cosa
che non fosse concentrarsi sul movimento delle labbra morbide e
sottili di Liam.
-Mentivo.
La verità è che quella canzone è
peggio del fuoco nelle vene... E'
sorprendente e travolgente come un acquazzone in piena estate,
esattamente come tu lo sei stata per me Milly...
L'aveva
chiamata con il suo nome per la prima volta da quando si conoscevano,
ma Milly non ci fece neanche caso: si era già fiondata sulle
sue
labbra e tra le sue braccia, come se nulla al mondo contasse di
più.
Nemmeno uno spettacolo per il diploma. Nemmeno dei contratti
stagionali per compagnie di danza rinomate. Nemmeno tutte le regole
dell'universo.
Raggiunsero
l'accademia giusto in tempo per l'inizio dello spettacolo, in tempo
per permettere a Milly di indossare il semplice vestito rosso che
aveva scelto per la performance e di pettinarsi a dovere.
-Rosso?
Lo
sguardo malizioso di Liam risvegliò delle inaspettate
farfalle nello
stomaco che Milly credeva potessero provare solo le adolescenti alla
loro prima cotta, che la spinsero a rispondergli senza pensarci
troppo.
-Dicono
sia il colore della passione.
Liam
questa volta rise e Milly credette di non aver mai visto nulla di
più
spettacolare in vita sua, se non quel ragazzo danzare con lei sotto
le luci aranciate del CocoLoco. Così non si
ribellò nemmeno quando
Liam le prese il codino che le legava i capelli nella sua solita coda
alta, liberandola dall'ennesima regola che si era auto imposta.
-Così
sei perfetta.
Erano
l'uno ad un soffio dalle labbra dell'altra, incapaci di curarsi del
trambusto che invadeva le quinte del teatro della New York Ballet
Accademy a pochi secondi dall'apertura del sipario. E ancora una
volta Milly buttò all'aria ogni regola e colmò
quella minima
distanza tra di loro, in un bacio che aveva tutto eccetto limiti,
condizionamenti o freni: era loro, era vero ed era solo emozione.
-Ora
è perfetto.
Liam
sorrise a quella frase e la spinse verso la quinta in cui sarebbero
dovuti entrare.
Il
pezzo d'apertura era sempre il più importante ed era il suo.
Anzi,
il loro.
Milly
percepì le prime note diffondersi nella sala silenziosa, le
luci
cominciare a scaldarle la pelle lasciata scoperta dal vestito, che
però era già bollente a causa del contatto con il
corpo di Liam.
Liam
che era lì con lei, su quel palco a creare una magia di cui
nessuno
dei due era davvero pienamente cosciente, raccontando una storia che
era la loro e al tempo stesso quella di altri milioni di innamorati
che si erano incontrati, scontrati, odiati e poi amati nel corso
della storia. Erano pura energia senza freni, senza inibizioni, senza
regole.
Erano
danza e questo per Milly era una certezza, così come il
fatto che il
mondo continuasse a girare.
N.d.t. Ecco la performance di "Milly e Liam"
Hi
sweethearts
Sono
qui oggi con una storia che per me ha un significato particolare...
Soprattutto in questo momento. Io ballo da sempre ed ora che non
riesco più a farlo, scriverne è stato un po' una
liberazione...
Quindi vi affido questo racconto che, forse, è anche un po'
parte di
me **
Fatemi
sapere che ne pensate qui o su Twitter @93ONED
E
sì, qualche riferimento a Step Up 4 Revolution
c'è, ma era
inevitabile dato che la scena finale del loro passo a due ha ispirato
un po' tutta la storia (io piango ogni volta che la guardo ^^)
P.s.
Grazie mille per essere arrivate fino a qui data la lunghezza della
cosa e di esser sopravvissute **
Lots
Of Love xx