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Autore: Rebecca_Daniels    03/03/2016    1 recensioni
"-Perché Liam è uno spirito libero ragazzina... Non lo imbriglierai dentro una calzamaglia a fare qualche noioso balletto.
-E' per questo che mi serve lui: questa è l'unica occasione che ho per farmi notare dalle compagnie di danza che mi interessano e ho intenzione di giocarmela al meglio...
-Metteresti davvero nelle mani di uno sconosciuto la tua intera carriera?"
[...]
"-Lo vedi come il tuo corpo risponde ad ogni mio tocco? Come tu ti sia appoggiata a me senza alcun tipo di imbarazzo?
Non poteva crederci. Liam aveva preso il controllo sul suo corpo, sulla sua mente, su tutto. E Milly non si era mai sentita così viva come in quel momento."
LatinDancer!Liam
Step Up 4!AU
16k parole
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Take The Lead


A volte è un bene non seguire le regole”
-Sean, Step Up Revolution



Era lì perché... Beh, non lo sapeva bene nemmeno lei perché era lì. O meglio: doveva cercare dei ballerini che si prestassero come porteur per il suo saggio del diploma, dato che si era presa l'incarico di occuparsi della coreografia d'apertura pur di ottenere abbastanza visibilità dai talent scout, ma sapeva anche perfettamente che sotto c'era ben altro. Insomma, se avesse semplicemente dovuto cercare dei ballerini con un minimo di tecnica sarebbe potuta andare a chiedere in qualsiasi scuola di danza classica di New York e non trascinare sé stessa e Claire in quel locale affollato e pregno dell'odore di sudore e alcol nel bel mezzo del quartiere latino, all'una di notte.
-Ma secondo te, in un posto del genere troviamo pure qualcuno che sappia ballare?! Milly ci serve qualcuno con un po' di tecnica nella danza, non uno scassinatore con migliaia di tecniche per rubarci la macchina e che abbia più tatuaggi che pelle!
-Gentilmente, la potresti piantare di parlare così? Potrebbe sentirti qualcuno.
-Ma dimmi te se io non posso dire quello che penso perché altrimenti rischio di trovarmi con i reni rivenduti al mercato nero!
Milly osservò Claire toccarsi istintivamente la schiena, come se davvero qualcuno stesse tentando di esportarle gli organi e scosse la testa, ridendo per la prevedibilità della sua amica. Era vero, quello non era decisamente il genere di locali che frequentavano abitualmente, ma questo solo perché chi studiava alla New York Ballet Academy aveva un conto in banca con troppi zeri per posti come il CocoLoco. A Milly, invece, era sempre piaciuto mettersi in gioco e girare per la città, fino a scoprirne piccole perle come quel locale disperso tra le viuzze malconce di un quartiere non proprio raccomandabile, specialmente se una musica trascinante e seducente si diffondeva ad isolati di distanza, facendole venir voglia di ballare. Probabilmente era anche perché lei quell'accademia poteva permettersela solo grazie ad una borsa di studio e non le era nemmeno mai passato per l'anticamera del cervello di fare finta di essere un'altolocata ragazza dell'Upper East Side solo per farsi accettare dagli altri studenti. Quella era roba per i telefilm alla Gossip Girl: lei voleva fare dei teatri di tutto il mondo la propria casa e riuscire a mantenersi ballando. Quello che la gente pensava di lei non la sfiorava minimamente. O almeno cercava di convincersi fosse così.
-Milly, dico davvero: che cosa ci facciamo qui?
-Claire per una volta in vita tua, puoi semplicemente fidarti di me? So quello che sto facendo...
Lo sperava per lo meno, ma quello non era il momento per mettere in dubbio il suo piano. Era andata in quel locale ogni venerdì negli ultimi due mesi, sempre che all'Accademia non ci fosse qualche imprescindibile evento a cui partecipare, fosse solo per non farsi aggiungere ulteriori ore con il professore di storia della danza, che poteva essere ben più letale di qualche sorriso finto fatto per sopravvivenza. Sapeva perfettamente che cosa stava cercando, perché l'aveva già individuato la prima sera in cui era arrivata al CocoLoco, nel suo trench blu e la coda alta e stretta che non scioglieva mai. Aveva attirato gli sguardi di chiunque fosse presente nel locale, maschi e femmine che fossero, perché era palesemente un pesce fuor d'acqua. Tutti gli sguardi eccetto il suo.
Non erano stati ne' la canottiera bianca e attillata ne' i jeans sdruciti a vita bassa che gli cadevano giusti sui fianchi a calamitare la sua attenzione, ma le sue movenze e il suo carisma. Certo, tutto il resto faceva la sua parte, ma il modo in cui ballava era su un altro livello. I muscoli delle braccia velate di sudore che si tendevano ogni volta in cui faceva volteggiare la sua partner, gli addominali che facevano capolino dal tessuto bagnato quando la sorreggeva in una presa, le sue mani grandi coperte di tatuaggi attraenti che scorrevano sul corpo di lei, i fianchi che si muovevano a ritmo con la musica travolgente e il suo sorriso. Quel sorriso seducente e accattivante che si era fatto ancora più ampio quando si era accorto della nuova arrivata, solo la seconda sera in cui si era ripresentata al locale e che l'aveva fatta andare letteralmente in fiamme, anche se non era rivolto a lei.
Lei che era abituata ad avere il controllo su tutto, emozioni comprese, si era ritrovata in preda ad una sensazione di imbarazzo, disagio e subdola civetteria che l'avevano quasi fatta scappare da quel posto. Ma Milly doveva trovare un modo per rendere il suo spettacolo dell'ultimo anno assolutamente incredibile o non sarebbe mai stata accettata in nessuna delle compagnie di danza di cui aveva sempre sognato di far parte. Era determinata e nulla l'avrebbe fermata. Nemmeno l'indifferenza forzata che quel ragazzo continuava a ostentare nei suoi confronti. Si era lasciata avvicinare dai suoi amici sperando che lui si svegliasse, c'aveva persino fatto qualche ballo, ma nulla di che perché il suo scopo era impressionare lui e solo lui. Voleva il meglio per la sua coreografia.
-Milly che ne dici se ce ne andiamo e trovi un'altra idea, magari più ragionevole, per il tuo balletto? Quel tipo mi sta fissando il sedere da dieci minuti!
-Stai tranquilla: è solo Carlos...
-“Stai tranquilla: è solo Carlos”?!?! Cos'è ora li conosci tutti per nome e cognome?
-Punto primo: io non parlo così... E secondo: sì, li conosco quasi tutti e lui sarebbe il tipo adatto a te! Ehi Carlos!!
-Hola Milly! Cosa mi hai portato stasera? Carne fresca?
La reazione stizzita e sconvolta che quella frase suscitò in Claire fece ridere Milly abbastanza da abbandonare la testa all'indietro, mostrando il collo niveo sotto le luci aranciate del locale, attirando l'attenzione di più di qualche avventore.
-Carlos, prima regola della vostra futura convivenza: mai trattare Claire come fosse un pezzo di carne, perché potrebbe mordere.
-Aaaaarrrrggg!!!
Quel ragazzo era decisamente cretino, ma era anche uno dei ballerini più espressivi che ci fossero al CocoLoco ed in tutta NewYork, quindi aveva bisogno di lui, tanto quanto di Claire.
-Mi concede questo ballo segnorita?
L'occhiata disgustata con cui Claire guardò la mano abbronzata e protesa nella sua direzione di Carlos fece scuotere la testa a Milly, che si rese conto di come quel progetto sarebbe stato molto più difficile del previsto se quelle fossero state le premesse.
-Vai a ballare con lui, Claire. E' un ottimo insegnante e, soprattutto, non ti farà nulla di male... Vero?
-E va bene... Ma tieni le mani apposto Latin Lover o giuro che rimarrai senza!
Vide Claire e Carlos farsi largo tra la folla che si dimenava in pista e cominciare a provare alcuni passi base di salsa. Erano esattamente gli opposti: lei algida, bionda e pallida come la neve; lui energico, moro e con una pelle color caramello fuso. Un'opera d'arte praticamente.
Lei, invece, era simile, forse anche troppo, a quel ragazzo che aveva scoperto chiamarsi Liam ed avere la sua stessa età: capelli castani, occhi nocciola, una volontà impossibile da scalfire ed un orgoglio altrettanto sviluppato. L'unica differenza erano le loro carnagioni, lei quel candore tipico delle ragazze del Montana, ereditato dalla nonna, lui quella tinta caffellatte dovuta a qualche gene messicano. Poteva già immaginarsi le loro mani a contatto, contrasto di colori ma unione d'intenti e passioni. Ad essere sinceri, c'aveva fantasticato per gli ultimi due mesi, mandando all'aria il suo proverbiale autocontrollo. Ma solo per la buona riuscita del suo spettacolo di fine anno e per nessun'altra motivazione.
Si strinse la coda di cavallo perfetta che la contraddistingueva da quando era piccola e fece un respiro profondo, lisciandosi anche il vestito nero da poco sopra il ginocchio che aveva indossato: era giunto il momento di ottenere quello per cui era andata fin lì.
Stava ballando con una ragazzina di non più di tredici anni, segno che la sua partner solita, Marisa, non era ancora arrivata per l'esibizione della serata, quindi quella era l'occasione perfetta per parlargli apertamente e fargli la propria proposta: se lui e il suo gruppo di amici ballerini avessero accettato di partecipare al suo spettacolo di fine anno, lei li avrebbe pagati con circa metà della sua borsa di studio, oltre al fatto che avrebbero avuto la possibilità di allenarsi nelle strutture della New York Ballet Accademy. Le sembrava un'ottima offerta che nessuno avrebbe rifiutato. O almeno, nessuno sano di mente.
Si avvicinò alla pista e toccò la spalla della ragazzina, bloccando quel primo ballo impacciato e chiedendole all'orecchio se la lasciava ballare con lui per quella canzone. Con un'occhiataccia infastidita la ragazzina se ne andò fin troppo velocemente dalla pista, così Milly si ritrovò a poco più di dieci centimetri di distanza da lui: aveva un profumo inconfondibile, fatto di sabbia e muschio, che la riportò improvvisamente sulla riva di un'isola tropicale e le entrò sotto pelle. Doveva concentrarsi.
-Possiamo parlare?
-Io non parlo: ballo e basta.
Aveva un vago accento poco riconoscibile che le fece venire alla mente una marea di domande da fargli, ma la questione importante era un'altra. Non era abituata a vedersi rifiutare qualcosa e la risposta di Liam l'avrebbe anche irritata parecchio se non ci fosse stata quella piccola gocciolina di sudore che aveva deciso di cadere proprio in quel momento lungo tutta la linea del suo collo fino a scendere sulle scapole, perdendosi sulla spallina della canottiera bianca. Scosse la testa per riprendersi.
-Allora balliamo.
-Io non ballo con quelle come te.
E detto questo se ne andò senza aggiungere altro, dirigendosi verso il bancone del locale e lasciandola impalata nel bel mezzo della pista da ballo. Non poteva credere che quel tipo fosse davvero così stronzo. Insomma, aveva immaginato che non sarebbe stato facile, ma dal suo modo di muoversi e di ballare aveva dedotto fosse un ragazzo piuttosto generoso ed attento al prossimo, ma forse il suo intuito, per una volta, aveva fatto cilecca.
Lo seguì senza alcuna esitazione e si sedette agilmente sullo sgabello accanto a quello dove lui si era messo, già con in mano un bicchiere di quello che sembrava rum.
-Che vorrebbe dire che “non balli con quelle come me”?
Lui alzò finalmente la testa dal suo bicchiere e la guardò con uno sguardo carico di così tante emozioni contrastanti che Milly temette di cadere dalla sgabello: come poteva un ragazzo così giovane contenere un vissuto tanto travolgente in una sola occhiata?
Era sicura che gli avrebbe raccontato una di quelle storie che avrebbero dovuto farla sentire piccola ed insignificante, come spesso si aspettava facesse la gente che la etichettava prima di conoscerla davvero.
Ma non disse nulla: tornò semplicemente a contemplare il suo rum quasi finito nel bicchiere di vetro sbeccato, come se Milly non fosse nemmeno lì. A rispondere alla sua domanda insoluta ci pensò, però, una delle bariste con cui Milly aveva cercato di parlare in quei due mesi, nonché l'unica che si fosse mai presa la briga di risponderle senza accusarla tacitamente di essere un'intrusa in quel posto.
-Sei troppo bianca per questo genere di ballo...
-Troppo bianca? Ma che centra questo con le mie qualità di ballerina?! Studio danza da quando ho sei anni: non saranno due passi di salsa a mettermi in crisi...
Il rumore secco del vetro sul bancone fece voltare di scatto Milly verso Liam, che ora la guardava dritto negli occhi, determinazione contro determinazione, orgoglio contro orgoglio, come se volesse sfidarla ad un gioco che lei sapeva già essere troppo pericoloso. Ma era pronta: avrebbe rischiato tutto pur di ottenere quello che voleva.
-Ma sentiti: “studio danza da quando ho dieci anni...”
-Sei. Da quando ho sei anni.
-Non fa differenza ragazzina: sei troppo fredda e rigida per ballare salsa.
-E tu come fai a saperlo?
Lo vide avvicinarsi a lei, continuando a tenere gli occhi fissi nei suoi, mentre quelli di Milly non potevano fare a meno di schizzare dalla sua fronte leggermente imperlata di sudore alle sue labbra turgide per colpa dell'alcol e dannatamente vicine, ormai quasi ad un soffio dalle sue, tanto che gli bastò sussurrare per farsi sentire, nonostante la musica altissima.
-Perché di ragazzine come te, ne ho fatte sciogliere parecchie.
E detto questo se ne andò.
Milly lo vide avvicinarsi al centro della pista da ballo, creandosi un varco tra la folla che sembrava aprirsi solo grazie all'aura di fascino e sensualità che emanava da ogni centimetro di pelle accaldata ed offrire la propria mano a Marisa, conquistandosi l'attenzione di chiunque ci fosse nel locale.
Riuscì a sopportare quello spettacolo per appena cinque minuti. Quando il desiderio di andare lì in mezzo e fargli vedere di che cosa fosse capace diventò troppo forte, Milly decise di recuperare una ormai completamente persa Claire per tornare in accademia, senza nemmeno darle il tempo di salutare il suo nuovo centro di attrazione gravitazionale dal sangue caliente Carlos.
Una volta che si fu seduta in metropolitana ed ebbe finito di raccontare com'era andato il suo primo scambio di battute con Liam, Milly decise che era diventata una questione di principio e che da quel momento in poi il suo unico obbiettivo sarebbe stato dimostrare a quel ragazzo quanto si fosse sbagliato su di lei.
Fu per quello che l'indomani, alle dieci di sera, mentre il cielo prometteva di diventare presto una poco simpatica riproduzione delle cascate del Niagara, Milly si strinse nel suo trench ed entrò al CocoLoco ancora mezzo deserto. Questa volta c'era andata da sola, perché non voleva alcun tipo di distrazione e nemmeno occhi conosciuti a giudicare i mezzi che aveva intenzione di usare. Si diresse al bancone senza troppi indugi, perché la prima parte del suo piano prevedeva conoscere tutto il possibile sul suo nemico.
-Hola ragazzina! Ancora qui?? Non ti arrendi facilmente, tu...
-Per niente... A proposito: io sono Milly, piacere.
-Adela, piacere mio...
Strinse la mano magra e nervosa della barista che la sera prima le aveva risposto al posto di Liam ed ebbe come l'impressione di non esserle proprio del tutto antipatica o almeno lo sperava.
-Cosa posso offrirti?
-Un tea va più che bene.
-Ragazzina: se vuoi davvero avere a che fare con lui è bene che butti giù qualcosa di più forte, fidati...
-Punto primo: non sono una ragazzina, perché devo avere forse tre anni meno di te... Secondo: come fai a sapere che sono qui per lui?
-Milly, giusto? Senti, piccola: vieni qui praticamente tutti i venerdì da due mesi a questa parte e te lo mangi con gli occhi; ieri sera gli sei praticamente saltata addosso come una gattina in calore ed oggi te ne vieni qui a fare conversazione con me con una faccia da piccola investigatrice privata... Farò anche la barista da quando ho quattordici anni, ma sono abbastanza sveglia da capire quando una ragazzina si prende una cotta per qualcuno che è decisamente fuori dalla sua portata.
Si era sbagliata: quella ragazza era l'acidità fatta persona, ma Milly non aveva alcuna intenzione di arrendersi. Sperava solo di non essersi sbagliata anche sulle possibilità di successo del suo progetto.
-Senti, non so che idea tu ti sia fatta di me e sinceramente, non mi interessa granché, ma ti posso assicurare che non sono qui per sbavare dietro al suo bel sedere.
Forse quella non era la cosa giusta da dire e lo capì dal sorrisetto compiaciuto che Adela le rivolse.
-E per che cosa saresti qui, dunque?
-Ho bisogno di lui e dei ballerini del suo gruppo per il mio spettacolo di diploma alla New York Ballet Accademy. Tutto qui.
-Tutto qui?!? Non ce la farai mai.
-Ma sei sempre così simpatica?
-No, solo con i casi disperati che mi sembra stiano sprecando il loro tempo dietro ad un ragazzo che non accetterà mai.
-Perché no?
-Perché Liam è uno spirito libero ragazzina... Non lo imbriglierai dentro una calzamaglia a fare qualche noioso balletto.
-E' per questo che mi serve lui: questa è l'unica occasione che ho per farmi notare dalle compagnie di danza che mi interessano e ho intenzione di giocarmela al meglio...
-Metteresti davvero nelle mani di uno sconosciuto la tua intera carriera?
Milly vide la porta del locale aprirsi e Liam fare il suo ingresso: ogni particella del suo corpo le stava dicendo che quel ragazzo era il suo asso nella manica, nonostante tutti tentassero di convincerla del contrario.
-Se si tratta di lui, sì.
Adela la guardò come se avesse di fronte una matta appena uscita da un manicomio e Milly normalmente si sarebbe anche chiesta se stesse facendo la scelta giusta, se quella non fosse sul serio una mossa avventata, ma aveva una missione da compiere e non c'era tempo per le incertezze.
-Mi puoi tenere il cappotto e la borsa?
Senza nemmeno aspettare una risposta, li appoggiò sul bancone e controllò appena che Adela li prendesse per riporli vicino ad una fila sterminata di alcolici, mentre si dirigeva a passo deciso verso Liam.
Le dava le spalle, tutto concentrato a parlare con Carlos e la solita canottiera bianca quella sera sembra stranamente più aderente, o forse era Milly a trovare il suo fisico sempre più attraente. Appariva rilassato con la sua bottiglia di birra in mano e per un attimo le venne il dubbio che magari avrebbe dovuto tentare un approccio un poco più cauto rispetto a quello che aveva sperimentato la sera precedente, ma le parole di Adela continuavano a ronzarle per la testa “...Liam è uno spirito libero... Non lo imbriglierai dentro una calzamaglia a fare qualche noioso balletto...”. Doveva dimostrargli cosa sapeva fare: solo così lui l'avrebbe presa sul serio. Se non poteva conquistarsi la sua simpatia, avrebbe ottenuto almeno il suo rispetto.
Si sistemò il vestito di chiffon blu scuro che aveva deciso di indossare. Aveva delle spalline fine, le segnava quella seconda scarsa che Madre Natura le aveva concesso e poi scendeva ampio fino a metà coscia: se doveva giocarsi il tutto per tutto, tanto valeva farlo con stile.
Superò Liam, senza degnarlo di uno sguardo e andò a mettersi in mezzo tra lui e Carlos, rivolgendosi proprio all'incredulo portoricano.
-Balleresti con me?
Non era la prima volta che ballava con Carlos, ma quella sera avrebbe dato prova di quello che era in grado di fare e non aveva alcun dubbio che a breve l'attenzione dell'intero locale sarebbe stata su di loro. Milly l'aveva capito durante il suo primo saggio di fine anno, a sei anni: forse non sarebbe mai stata la bambina più bella o intelligente della sua classe, ma mai nessuno l'avrebbe fatta sentire inadeguata se poteva brillare così tanto su un palco semplicemente ballando.
Carlos scrollò le spalle e le dedicò un suo tipico sorriso gentile, per poi prenderla per mano e condurla al centro della pista. Il locale si era presto riempito dato che era sabato sera e la musica sovrastava qualsiasi altro rumore: dal traffico notturno nelle strade di New York al chiacchiericcio suscitato da quella che secondo tutti era una piccoletta troppo pallida per essere capace di ballare salsa. Quando aveva sentito dire a Patrick Sweazy che “nessuno può mettere Baby in un angolo”, Milly l'aveva preso sul serio.
Carlos mise la mano sinistra alla base della sua schiena, l'avvicinò a sé e cominciò con i passi base. Rendendosi conto che Milly seguiva perfettamente il ritmo, complicò i passi, stringendola di più a sé, tanto che i loro fianchi erano ormai attaccati e Milly poteva sentire il forte odore di dopobarba alla menta avvolgerla completamente. Sapeva di avere gli occhi di tutti i presenti puntati su di lei, compresi quelli di Adela che sembrava essersi dimenticata come si asciugasse un bicchiere, dato che stava consumando sempre lo stesso. Solo un paio di occhi castani mancavano all'appello e Milly se ne accorse. Liam era rivolto verso il bancone e non la degnava di uno sguardo. La ragazza sentì la terra sotto i piedi sparire e si ritrovò tra le braccia di Carlos che le stava facendo fare una presa senza che avesse possibilità di opporsi.
Un casque dopo, Milly vide l'intero locale applaudire e farle sorrisi di approvazione, mentre Carlos le baciava la mano con un piccolo inchino e la consegnava ad un altro ragazzo di molto più basso di lei che si era avvicinato per ballare. Solo venti minuti e quattro partner dopo riuscì a raggiungere Adela al bancone, senza riuscire più a scorgere Liam da nessuna parte.
-Se ne è andato.
-Come scusa?
-Liam se ne è andato ma tu te la sei cavata piuttosto bene lì in mezzo...
-Lo dovrei prendere come un complimento o come un'offerta di pace?
-Prendila come ti pare ragazzina... Ah, a proposito: vieni di lunedì sera la prossima volta.
Detto questo se ne andò a servire un gruppo di ragazzi tatuati a cui Milly aveva promesso un ballo prima o poi. Salutò Carlos e se ne andò, già cercando una scusa per saltare la conferenza sul balletto classico a cui avrebbe dovuto fare da maschera quel lunedì sera per mantenersi la borsa di studio.



Il CocoLoco non le era mai parso così tranquillo come quella sera. A dire il vero era proprio deserto se non fosse stato per... Liam.
Da solo.
In piedi, al centro della pista da ballo. I pantaloni della tuta grigi gli cadevano sui fianchi, lasciando l'elastico dei boxer in bella vista, mentre dense gocce di sudore scendevano indisturbate lungo la schiena, evidenziandone ogni muscolo ed ogni tendine. I piedi scalzi tastavano lentamente il pavimento freddo sotto di loro, come se ne stessero facendo conoscenza per la prima volta. I tatuaggi si vedevano appena, con la luce soffusa delle lampade del locale, accese solo per metà. Era una delle viste più spettacolari a cui Milly avesse mai assistito. Ma si dovette subito ricredere quando la musica si diffuse improvvisamente nella sala, probabilmente avviata dal telecomandino che Liam mise velocemente in tasca, per poi cominciare a far ruotare le spalle in ampie circonferenze, seguite poi dalle braccia. Elastic Heart di Sia riempiva l'aria. Non riusciva a staccargli gli occhi di dosso mentre ballava riempiendo quell'enorme pista come se fosse la cosa più naturale del mondo. Era carisma, tecnica e sensualità pura. Forse doveva semplicemente rimanere a contemplarlo nascosta dietro una colonna, ma quella musica aveva su di lei lo stesso effetto che sembrava avere su Liam, così uscì allo scoperto. Si tolse le scarpe e il trench, appoggiandoli sopra la borsa che le era scivolata di mano di fronte a quella visione. Si strinse la coda come faceva ogni qualvolta fosse nervosa e si avvicinò a lui.
Sapeva che l'aveva sentita arrivare. Ma non smise di ballare. Anzi.
Si girò di scatto verso di lei e l'afferrò in un impeto di furia che la fece scontrare con il suo petto così irruentemente che Milly credette non fosse umanamente sopportabile, senza rompersi.
Ma Milly si sentì rompere comunque.
Dentro.
Perché quando il fiato caldo e accelerato di Liam si infranse sulla sua bocca a solo un soffio di distanza ed i loro occhi nocciola si fusero in un turbinio di sensazioni e resistenze, Milly percepì ogni millimetro della sua anima andare in frantumi per la potenza di quel momento. Nessun palco rinomato, nessuna platea prestigiosa, nessuna canzone perfetta l'avevano mai sconvolta tanto quanto stava facendo quel ragazzo solo con la sua presenza.
Sentì la mano bollente di Liam scenderle lungo la schiena, fermandosi all'altezza delle sue fossette di Venere a dir poco pronunciate, mentre con l'altra le carezzava il braccio lasciato scoperto dalla canottiera, fino ad arrivare ad intrecciare le loro dita e portare quell'ulteriore contatto tra di loro all'altezza del viso di Milly. Era così concentrato a guardare quel mix perfetto che lei aveva sognato per intere settimane, che Milly ebbe il tempo di contemplarne le linee perfettamente cesellate della mascella, confuse solo da un sottile strato di barba, le lunghe ciglia che gli stavano sfiorando le guance in quell'atto di concentrazione che la stava quasi mettendo in imbarazzo.
E poi lui la spinse indietro e cominciò a danzare con lei come se null'altro al mondo importasse.
E fu esattamente così.
L'accademia, il saggio di fine anno, il suo non sentirsi mai a proprio agio se non su un palco, la lotta quotidiana che aveva affrontato per affermare di meritarsi il suo posto in quella scuola, le compagnie di danza che forse non l'avrebbero mai presa nemmeno in considerazione... Nulla le appariva ragionevolmente importante in confronto a quel momento che stava vivendo con lui.
Lasciava che fosse Liam a condurla, facendo del suo copro quello che voleva, anche se era quasi certa che pure lui fosse guidato dalla musica e nient'altro.
Il brano si concluse troppo velocemente secondo Milly e li lasciò uno di fronte all'altra, le mani lungo i fianchi, i corpi a qualche soffio di distanza, inspirando ed espirando la stessa aria calda e perdendosi l'uno dentro gli occhi dell'altra.
Liam abbassò la musica, che diventò un rumore lontano rispetto alla voce vellutata con cui le parlò.
-Cosa ci fai qui?
Era affannato e per un secondo Milly pensò non fosse solo per colpa del ballo appena concluso.
-Mi servi.
Non era un “ho bisogno di te” o un “senza di te non so cosa fare”. Era un “mi servi perché io e te siamo perfetti per ballare insieme ed entrambi ne ricaveremo qualcosa. Qualsiasi cosa sia.”. Dirlo però le sembrò un po' troppo, così si limitò a concentrare tutto in quelle due parole.
-Non farò mai quello che mi dirai di fare.
-Vuol dire che accetti?
Milly era persa a contemplare quelle labbra sottili e rosee che si muovevano lentamente, come stessero anche loro ballando un tango con qualsiasi cosa si stesse agitando dentro di lei. Non era normale e la cosa cominciava a spaventarla, ma l'idea di distogliere lo sguardo o allontanarsi le appariva quasi come una bestemmia.
Le riprese una mano e la portò, con una lentezza straziante, vicino alle sue labbra.
-Vuol dire che ci vediamo qui domani pomeriggio alle cinque... Non ritardare.
Le baciò il dorso della mano che andò a fuoco per una frazione di secondo che a Milly parve durare secoli e se ne andò verso la porta della cucina, la schiena imperlata di sudore e una scia di passione a segnare il suo passaggio.


Il giorno dopo dovette barattare una settimana di bucato con Claire per avere la certezza che la sua amica l'avrebbe coperta con il professore di Storia delle Arti Performative. Quando arrivò al CocoLoco, l'atmosfera non era molto differente rispetto al pomeriggio precedente, solo che le luci erano tutte spente, eccetto tre lampade al centro della sala e di Liam non vi era traccia.
Milly si tolse il trench e si strinse la coda, perché tanto era inutile negare che fosse terribilmente nervosa. Scalciò il pavimento con il tacco delle scarpe da danza e si passo le mani sulla maglia lunga e sui leggins neri, stirando delle pieghe immaginarie. Dove diavolo fosse finito Liam solo dio poteva saperlo e la fastidiosa supposizione che lui non si sarebbe presentato cominciò a farsi largo nel suo cervello iperattivo.
Poi due mani le sfiorarono i fianchi, infiammandole la pelle dalla schiena fino all'ombelico, dove si fermarono, intrecciandosi. Milly sentì le gambe cedere, ma il petto di Liam che era attaccato alla sua schiena le permetteva di restare in piedi. Era strano. Si sentiva fisicamente debilitata e sotto sopra, ma il suo petto sembrava esplodere di energia e la sua fantasia non era mia stata così vitale come in quel momento. Forse perché non aveva mai trovato qualcuno come lui. Lui che appoggiò la testa sulla sua spalla e le punse il collo con il filo di barba che si ostinava a non radere, ma che gli dava un'aria più matura, come se i suoi modi di fare non lo fossero già abbastanza. Lui che le parlò a pochi soffi dalla guancia, con una voce volutamente bassa e strascicata, arricchita da quell'accento che sapeva di promesse proibite.
-Buongiorno ragazzina: sei stata puntuale.
E si allontanò da lei, rischiando di farla schiantare al suolo: Milly si ritrovò a valutare l'idea di andarsene da quel posto e preservare quel poco di decenza che le era rimasto. Si sentiva creta nelle sue mani ma non poteva permettersi che lui lo capisse.
-Odio i ritardatari.
-Ed immagino che non sopporterai nemmeno chi non segue le regole, chi vive la vita senza un progetto, chi si lascia guidare dalle passioni...
Mentre parlava aveva acceso l'impianto audio del locale, mettendo la lunghezza di tutta la pista da ballo tra di loro, ma ora si era voltato nella sua direzione e la guardava con uno di quegli sguardi supponenti e penetranti che sì, Milly non sopportava per niente.
-Quelli come me, insomma... Sbaglio?
-No, non sbagli...
-Io non sbaglio mai ragazzina, ricordatelo.
Arrogante. Terribilmente sexy ma arrogante. Milly non poteva farcela.
-Ti sbagli sul mio conto...
-No, non credo.
-Sì può sapere che cosa ti ho fatto?! Tutto questo astio nei miei confronti non ha senso!
-Non ti scaldare per niente ragazzina... Dai, cominciamo.
E detto questo si avvicinò a Milly, si sedette ai suoi piedi a gambe incrociate e la guardò in attesa. Come potesse passare dall'apparirle prima un dio del sesso, poi uno stronzo arrogante ed infine un bambino di sette anni nell'arco di due minuti le sembrò inconcepibile, ma decise di assecondare i suoi sbalzi d'umore e si sedette di fronte a lui.
-Di cos'hai bisogno?
La risposta a quella domanda all'apparenza banale poteva implicare risposte che Milly non avrebbe mai dovuto nemmeno pensare, tipo “di te”, così scosse la testa facendo ondeggiare la lunga coda castana e si focalizzò sul suo obbiettivo.
-Mi servono dei ballerini che facciano non solo da porteur ma anche che mi aiutino a far fare un salto di livello alla mia coreografia di diploma tra due mesi.
-E perché sei venuta qui?
Quella era un'ottima domanda invece, a cui Milly si concesse di rispondere il più semplicemente possibile.
-Ho sentito parlare di questo posto da alcuni ragazzi in accademia, che dicevano di esserci venuti un venerdì sera... Io avevo bisogno di ispirazione e di ballerini, così ho pensato di passare a fare un giro e poi vi ho visto.
Forse sarebbe stato più giusto un “ti ho visto”, ma quelli erano dettagli.
-E quindi?
-Liam stai per caso cercando di farmi dire che siete dei bravi ballerini? Perché se è così non ho alcun problema ad ammetterlo... Tra i due, non sono io quella che ha bisogno di gonfiare il proprio ego continuamente.
-Stai attenta a quello che dici ragazzina.
Ed eccolo tornato a mordere come la prima sera. Milly non sarebbe sopravvissuta a quell'incontro, già lo sapeva.
-Ad ogni modo ho bisogno che voi facciate parte del mio balletto.
-Quanta gente ti serve?
-Sette persone.
-Va bene.
-Cosa?!
-Ho detto che va bene.
Si tirò in piedi e la guardò come se fosse stupida: non era mica colpa sua se quel ragazzo cambiava atteggiamento ogni cinque secondi, confondendola.
-Allora perfe...
-Ad una condizione...
Milly alzò la testa di scatto e si ritrovò la mano di Liam tesa nella sua direzione per aiutarla ad alzarsi. L'afferrò un poco titubante, come quando dava da mangiare alla volpe che girava attorno al ranch di sua nonna, quando era piccola, e che avrebbe potuto attaccarla da un momento all'altro, issandosi poi agilmente sulle sue gambe. Ma Liam fu più veloce e Milly si ritrovò a due centimetri dalla collisione completa con il suo viso, ora intento in un ghigno compiaciuto che già pregustava la vittoria.
-Tu farai coppia con me.
Non era una domanda, semplicemente un renderle noto come quei due mesi sarebbero stati i più difficili di tutta la sua vita perché era appena caduta nella rete della passione fattasi muscoli, musica ed un sorriso da far rabbrividire i sassi.
Quel pomeriggio, nelle due ore che seguirono prima dell'apertura del locale, Milly e Liam decisero o meglio, litigarono su quali musiche scegliere per creare la coreografia ed alla fine fu Milly a dover scendere ad un compromesso che prevedeva due ritmi completamente opposti ma perfetti assieme: salsa e musica lyrical jazz assieme.



Era passata una settimana dall'ultima volta in cui si erano trovati e Milly non si era più presentata al locale, principalmente per due motivazioni. La prima era che avevano saggiamente deciso di comporre le proprie parti separatamente di modo da potersi ritrovare già con del materiale in mano. In secondo luogo perché era terrorizzata.
Mai in vita sua le era capitata una cosa del genere, nemmeno il giorno in cui aveva dovuto affrontare le audizioni per entrare in accademia e appena varcate le soglie della hall si era trovata circondata da candidate con un quarto del suo peso e il quadruplo del suo conto in banca. Neanche in quel momento si era sentita a tal punto inadeguata come quando era sotto lo sguardo del ballerino di salsa che non riusciva più a togliersi dalla testa.
Liam e le sue mani grandi e perennemente bollenti che scorrevano sui suoi fianchi. Liam e le sue spalle ampie e muscolose capaci di sollevarla come se fosse una piuma caduta dal cielo. Liam e quella sua dannata arroganza che la faceva stare perennemente sulle spine. Liam e il sorriso inspiegabilmente dolce con cui l'aveva salutata l'ultima volta che si erano visti. Non riusciva a capire se gli stesse simpatica o meno e, ad essere sincera, non gli sarebbe nemmeno dovuto importare, così come non gli interessava che Claire continuasse a dirle che tutto quello non le avrebbe portato nulla di buono. Eppure non poteva fare a meno di chiedersi se Liam la ritenesse davvero “troppo bianca” per il suo mondo. Milly scosse la testa per la milionesima volta e si decise a prestare attenzione al Signor Preston che stava tentando di spiegare loro l'evoluzione dei costumi di danza nel diciottesimo secolo.
Era quasi riuscita a rimettersi a passo con quanto l'anziano professore avesse spiegato fino a quel momento, quando il suo cellulare si illuminò. Era un messaggio di Claire che aveva saggiamente deciso di evitare quella noiosissima lezione, ricattandola con tutti i favori che lei le aveva fatto nell'ultima settimana e spendendola così a prendere appunti per entrambe. Le ci volle più di qualche secondo per rendersi conto di che cosa ci fosse davvero scritto: Il tuo bel ed arrogante ballerino di salsa è qui e la sua camicia a quadri di flanella sta attirando parecchia attenzione. Sbrigati! xx
Non poteva essere vero. Che diamine ci faceva Liam in accademia? E soprattutto: che voleva dire che la sua camicia di flanella stava attirando l'attenzione? Milly si ritrovò a camminare per i corridoi semi deserti della scuola prima ancora di rendersi conto di che cosa stesse facendo ma non le ci volle molto per accorgersi di quanto la situazione fosse grave.
Stava giusto per scendere di corsa la scalinata centrale della hall, quando si accorse del capannello di persone che si era creato attorno a qualcuno che solo con una seconda occhiata capì essere Liam. Lo stavano letteralmente accerchiando, come un branco di sciacalli con la carcassa di un animale non ancora del tutto morto. Ma Milly dovette ricredersi subito, perché lo sguardo di Liam era tutto fuorché quello di un animale braccato o, peggio ancora, morente: se ne stava lì in mezzo come se fosse la cosa più normale al mondo, come se non avesse un'intera squadriglia di persone intente a fissarlo per fargli capire quanto fosse sbagliato e fuori posto. Lui se ne stava lì, le mani dentro le tasche dei jeans chiari e sdruciti, la camicia aperta sulla solita canottiera bianca e un sorriso rilassato dipinto sulle labbra.
Milly si ritrovò ad invidiarlo davvero, perché finalmente si stava rendendo conto di come apparisse una persona davvero convinta di ciò che era, conscia che nessuno tra la gente che gli stava attorno conoscesse la sua vera storia e che quindi, qualsiasi loro opinione sarebbe stata assolutamente superflua. Si rese anche conto, con un piccolo accenno di amarezza, che pure lei non conosceva nulla del suo passato ma in quel momento non gli sembrò l'occasione adatta per perdersi in rimpianti inutili a cui avrebbe anche potuto porre rimedio. Doveva toglierlo da lì in mezzo prima che arrivasse qualche professore e facesse domande.
Scese gli ultimi gradini e si fece largo tra la folla, piazzandosi di fronte a lui: che fine aveva fatto Claire?
-Che ci fai qui?
-Ciao anche a te ragazzina.
-Liam, dico davvero: che vuoi?
-Dovevo parlarti ma non ho il tuo numero di telefono, così ho pensato di venirti a scovare nel tuo castello, principessa...
L'aveva detto appositamente ad alta voce per farsi sentire dalla gente che sembrava non avere nulla di meglio da fare che fissarli come fossero fenomeni da baraccone di cui non sapevano se ridere o aver paura. Il sorrisino strafottente con cui accompagnò quella frase fece capire a Milly che forse non aveva così tanta voglia di scoprire la storia della sua vita. Era tornato ad essere il solito presuntuoso e la voglia di mollargli uno schiaffo lì davanti a tutti, le face prudere la mano. Ma respirò a fondo e senza dire nulla, lo prese per un braccio e lo trascinò fuori da quel posto che non gli apparteneva.
Si rese conto di star a stringere un po' troppo violentemente il suo bicipite muscoloso solo quando Liam si bloccò ai piedi della scala che portava alla porta d'ingresso, nel bel mezzo del via vai frenetico di Newyorkesi tipico di qualsiasi ora della giornata, scostando all'improvviso il braccio.
E per qualche motivazione, quel gesto scatenò dentro di lei tutto ciò che aveva represso per una settimana: l'ansia del suo giudizio, la paura di non star creando qualcosa che l'avrebbe portata dove voleva lei, il nervosismo che quell'atteggiamento le faceva venire. Specialmente quando lo vide infilare di nuovo le mani nelle tasche come se tutta quella situazione non lo toccasse minimamente.
-Che cosa diamine vuoi, Liam?! Che cosa cazzo vuoi?!?!
Stava urlando. E Milly non urlava mai. Quello poteva significare solo una cosa, ovvero che stava perdendo il controllo e nella sua posizione non se lo poteva assolutamente permettere, perché da quegli ultimi due mesi sarebbe dipesa tutta la sua carriera lavorativa. Che diavolo le era passato per la testa quando aveva deciso di mettere il suo futuro nelle mani di un tipo a cui non sembrava importare nulla se non di sé stesso e del suo stupido ballo per “eletti”? In fin dei conti non era poi così diverso dagli spocchiosi primi ballerini con cui aveva a che fare ogni giorno.
-Ehi ragazzina..
-E piantala di chiamarmi ragazzina!
Il tempo di un battito di ciglia e Milly si ritrovò a condividere il suo spazio vitale con un Liam decisamente minaccioso che incombeva su di lei, a meno di cinque centimetri dal suo viso. Per un attimo le tornarono in mente le parole di Claire la prima volta che erano state assieme al CocoLoco e il presentimento che l'avrebbe rapita per rivendere i suoi organi la sfiorò, ma fu solo un secondo, prima di darsi della cretina e perdersi nella sensazione del calore che la presenza di Liam le stava facendo provare.
-Sei tu che mi hai cercato. Sei tu che hai bisogno di me. Quando avrai finito di fare i capricci, sai dove trovarmi ragazzina.
E se ne andò.


-Dovresti riposarti, Milly...
-Non posso.
Claire entrò nella sala prove illuminata dai neon solo nella sua parte centrale, segno che tutti gli altri allievi se ne erano andati già da un pezzo. Erano le dici e mezza di sera e la ragazza si trovava lì spinta dalla preoccupazione per la sua compagna di stanza di cui aveva perso le tracce almeno otto ore prima: la situazione stava degenerando e Claire sapeva di dover intervenire prima che fosse troppo tardi, fosse stato anche solo per evitare di cambiare coinquilina per gli ultimi mesi lì dentro.
Milly continuò a provare le quadruple piroette che continuavano a non volerne sapere di venir decentemente, come se anche il suo corpo, oltre che la sua mente, si stesse ribellando alla decisione che aveva preso qualche giorno prima.
-Milly lo sai che...
-No!
La vide l'espressione sconvolta che Claire tentò di dissimulare il prima possibile per non farla sentire in colpa. Milly la vide e si sentì peggio di quando era entrata in sala prove, due ore prima, cercando una soluzione al disastro che stava diventando la sua vita. Con l'avvicinarsi dello spettacolo del diploma i professori avevano cominciato a pretendere sempre di più, standole con il fiato sul collo per sapere che cosa avesse deciso di fare per il suo pezzo coreografico; inoltre aveva anche gli esami teorici di cui occuparsi e per cui si era resa conto di essere rimasta davvero troppo indietro per riuscire a prepararli come avrebbe voluto e tutto per colpa di quello stupido ballerino di salsa. Sì, erano passati dieci giorni esatti dall'ultima volta in cui l'aveva visto ed aveva deciso che erano uno stronzo colossale e che non l'avrebbe più rivisto in vita sua a meno che il destino non decidesse di fare il simpatico con lei. Il reale problema, però, era che mancavano esattamente sette settimane alla sera dello spettacolo e qualsiasi idea le venisse in mente o le sembrava estremamente banale oppure includeva un dannato ragazzo con indosso una canottiera bianca e un sorriso strafottente. Entrambe opzioni di scartare.
-Scusa...
Si sedette nel bel mezzo della sala, aspettando che Claire la raggiungesse. Era esausta e per la prima volta in vita sua non aveva un piano di riserva, una soluzione a quella situazione in cui, per altro, si era cacciata da sola. Forse non era adatta al suo sogno e avrebbe fatto bene a rendersene conto in fretta, anche se le sembrava impossibile che tutti quegli anni di fatica potessero condurre ad un sconsolante nulla di fatto.
-Tranquilla Milly, siamo tutti sotto stress... Figurati che prima ho detto alla signora Mildred della mensa che non volevo il budino. Io che non mangio il budino, capisci la gravità della cosa?!
Forse era davvero così: erano semplicemente stressate per le scadenze che si avvicinavano come il vecchio controllore della linea E. Ma la verità Milly la sapeva bene, solo che non aveva alcuna intenzione di ammetterla nemmeno a sé stessa.
-Già, dev'essere lo stress...
-Milly vai a parlargli.
-Che?
-Oh, non fare la finta tonta con me! Sai benissimo di che cosa sto parlando: devi andare da quel gran bel ragazzo dalle origini dubbie e un'arroganza pari solamente a quella che mostri tu durante le lezioni di repertorio e sistemare la questione.
-Ehi! Io non sono arrogante!
-E siete pure permalosi uguali...
-La pianti?! Ed in ogni caso lui non c'entra assolutamente nulla con il mio stress...
Se fosse stata in Claire non si sarebbe creduta nemmeno lei ed infatti la suo compagna di stanza fece praticamente finta di non averla sentita.
-Senti, si vede lontano un chilometro che stai pensando solo a lui e a quello che è successo tra voi... Oh no! Non ci provare neanche a dire che “non è successo nulla” perché potrei farti del male fisico, ti avverto... Quindi tanto vale fare qualcosa a riguardo. Ora prenderai il tuo bel trench blu, ti sistemerai i capelli nella tua solita coda alta e andrai in quel locale poco raccomandabile a fargli vedere chi comanda, hai capito?
Milly si lasciò cadere sfinita sul pavimento di legno della sala, sentendo il sudore che si raffreddava sulla pelle lasciata scoperta dal body nero che aveva addosso: come sarebbe uscita da quella situazione?
-Claire dico davvero: lui non è quello di cui ho bisogno...
-Millicent Brook ti ordino di tirare fuori le palle e andare a fare il culo a quel spocchioso ballerino di salsa... Ora!
Non era decisamente il momento migliore, ma Milly scoppiò a ridere come una matta perché no, tutto si sarebbe aspettata fuorché sentir utilizzare certi termini a Claire.
-Piantala di ridere, scema! Sono seria.
Le arrivò un pugno sul braccio che la fece immediatamente smettere di ridacchiare e la costrinse a rialzarsi per massaggiarsi il muscolo: Claire era indifesa solo all'apparenza.
-Claire ti sto dando ragione, cosa vuoi di più?
-Che vorresti dire?
-Che avevi ragione tu quando dicevi che era una pessima idea e che non mi avrebbe portato da nessuna parte... Ed infatti eccomi qui a farmi picchiare da te, senza avere ancora un briciolo di idea su che cosa fare per la mia coreografia.
-Premetto che dire questa cosa mi costerà più di quanto tu possa mai immaginare, ma mi sbagliavo. Dico davvero. Ho visto quello che avevi creato per la vostra collaborazione ed era davvero buono Milly... Tu vuoi lasciare il segno, giusto? E allora fallo... Devi rischiare per diventare qualcuno.
In qualsiasi altro momento avrebbe riso per la serietà di quel discorso e per lo sguardo severo che le stava rivolgendo, ma se c'era una cosa che quell'accademia le aveva insegnato ed impresso a fuoco sotto pelle era che quando si trattava della propria arte bisognava farla seriamente o non farla proprio.
Così si alzò, sorrise grata a Claire, si vestì velocemente ed uscì nell'aria tiepida di una New York per nulla addormentata.
Arrivò al locale alle dieci e quaranta ma era come se la festa fosse appena cominciata, perché la musica si sentiva fin da metà dell'isolato precedente e Milly aprì le porte senza esitazione, perché se avesse aspettato solo un secondo in più sarebbe esplosa. Era determinata come mai prima di allora, dato che non le importava nulla se Liam non l'avrebbe mai reputata altro che una ragazzina dalle grandi e vane speranze: il giorno in cui avrebbe calcato il palco del Radio City Music Hall lui non sarebbe stato altro che un vago ricordo.
Vide Adela al bancone come sempre e si diresse da lei per lasciarle, dopo un veloce cenno del capo, il trench e la borsa, stringersi la coda e dirigersi al centro della pista. Era talmente concentrata sul suo obbiettivo che non sentì nemmeno il “buona fortuna” che la barista le aveva augurato, perché come sempre aveva capito tutto.
Lo vide che ballava con Marisa, ma per Milly quello non era più un impedimento, anzi: nulla poteva più esserlo. Picchiettò il dito sulla sua spalla scoperta dalla canottiera e lo vide voltarsi, confuso, ma durò solo un attimo. Smise di ballare con una sbalordita Marisa e si voltò a guardarla. Il problema fu che Milly non si sentì solo “guardata”: era esposta allo sguardo di fuoco di un ragazzo che capì di non conoscere per niente e che sembrava pronto a distruggerla. Ma lei non si era lasciata buttare a terra dagli sguardi di tutti quelli che in accademia non l'avevano mai accettata, per cui lo sguardo di Liam non fece altro che aumentare la sua determinazione.
-Balli?
Fu lei a porgergli la mano e sapeva che era quasi come un affronto, una sorta di sfida dichiarata e la cosa le fece sentire un brivido lungo la schiena che in quei dieci giorni le era dannatamente mancato.
Fu un attimo e Liam l'attirò a sé, mettendole una mano aperta dietro la schiena, tanto che Milly poté sentirne il calore attraverso il tessuto del body e per un attimo credere di aver raggiunto il punto di autocombustione, specialmente quando l'altra mano di Liam si sciolse dalla sua e cominciò a scendere piano lungo tutto il profilo del suo braccio.
Avevano davvero significato gli sguardi delle persone presenti nel locale se l'unica cosa che Milly percepiva chiaramente era il respiro pesante di Liam sul suo collo e il suo bacino che spingeva il suo a seguirne i movimenti ondeggianti? Milly non capì nulla e lasciò che lui facesse del suo corpo quello che un artigiano faceva con la creta: la distrusse, la ricompose, la modellò con le sue dita attente ed esperte, dandole nuova forma. Nuova vita.
Scese su tutto il suo corpo, muovendola seguendo il ritmo cadenzato della canzone latina che si diffondeva sovrastando ogni cosa. Non stavano semplicemente ballando: era una lotta. Ancestrale, essenziale e sensuale al punto tale che il tempo all'interno del CocoLoco sembrò fermarsi e trasformarsi in una dimensione altra, quasi mitica. Erano Amore e Psiche. Apollo e Dafne. Qualcosa di proibito e desiderato. Paradiso e campo di guerra.
La fece voltare su sé stessa e Milly lo sentì aderire improvvisamente alla sua schiena e si lasciò andare al suo petto ampio, intrecciando le braccia sopra la testa di lui, conscia che le sue mani stavano scendendo fino al suo busto dove si agganciarono e cominciarono a farla ruotare in aria in una delle tante prese che conosceva perfettamente ma che non le era mai sembrata così dannatamente sensuale. Si ritrovò seduta per terra, le gambe raccolte al petto pronte per darle lo slancio che l'avrebbe fatta finire in alto, le braccia di Liam appena sotto il suo sedere e poi sarebbe scesa lentamente, in uno straziante sfiorarsi di pelli. E così accadde. Liam non si lasciò sfuggire l'occasione e la issò senza alcuna difficoltà e Milly vi scorse una voragine profonda dentro quegli occhi, mentre appoggiava le mani sulle spalle sotto di lei e scendeva piano, inebriandosi di quel contatto che non le era mai parso così intimo come in quel momento. Sapeva che se avesse voluto l'avrebbe potuta distruggere con una sola mossa, ma stranamente non aveva paura, una fiducia istintiva si era impossessata di lei e forse era la stessa che quella prima sera, ormai tre mesi prima, le aveva fatto decidere di mettere la sua carriera anche nelle sue mani. Le stesse che ora le stavano facendo inarcare la schiena in un casquet decisamente troppo ampio che mise alla mercé dello sguardo di Liam il collo niveo di Milly, le clavicole che spuntavano delicate dalla pelle tesa, ma l'attenzione della ragazza fu catturata dal lembo di pelle della coscia, coperto da un collant leggero, su cui Liam aveva appena agganciato la mano per alzarla. Erano faccia a faccia, petti a scontrarsi, respiri a mischiarsi. Percepì chiaramente il pollice di Liam disegnare dei piccoli cerchi sulla sua coscia, ma i suoi occhi profondi fissi sulle labbra di Milly le stavano rendendo difficile anche solo ricordarsi il suo nome. Tornò alla realtà solo quando fischi e urla di approvazione ruppero la bolla in cui si erano rinchiusi e Milly si allontanò di colpo, ricordandosi improvvisamente quale fosse il vero scopo della sua presenza lì.
-Lo dirò solo una volta, quindi ascoltami bene. Tu ed io lavoreremo assieme per farmi ottenere le attenzioni che merito dalle compagnia di danza più importanti del paese e lo faremo alle mie regole, chiaro? Domani mattina. Ore nove. Qui.
Non gli lasciò neanche il tempo di rispondere e si diresse verso la porta, ma poi decise che almeno una piccola soddisfazione poteva anche togliersela così si voltò verso un Liam ancora pietrificato sul posto e disse a voce decisamente più alta del normale.
-E mi raccomando: puntuale, ragazzino.



Sapeva che non era lì apposta. Milly era certa che Liam non si fosse presentato in orario il giorno dopo solo per farla pentire di aver detto quella frase mentre se ne andava dal CocoLoco, ma non le passò nemmeno per l'anticamera del cervello di rimangiarsi quell'uscita ad effetto: quando l'aveva raccontata a Claire si era sentita dannatamente potente.
-Ragazzina.
Milly si voltò di scatto e lo vide camminare verso di lei sul marciapiede, le mani infilate nelle tasche della felpa grigia, la solita canottiera che gli copriva i fianchi stretti ed uno snapback a schiacciargli i capelli solitamente all'insù. Era come se fosse stato generato dall'asfalto di quel quartiere poco raccomandabile, plasmato dall'aria ancora carica di alcool e fumo della sera prima, perfettamente a suo agio in quell'atmosfera imperfetta che aveva poco della New York platinata che Milly era solita frequentare tramite l'accademia. Ed era irresistibilmente affascinante per quello, ma lei non l'avrebbe mai ammesso. Quando fu a soli cinque passi da lei, estrasse da una tasca dei jeans scuri un pacchetto di sigarette mezzo vuoto da cui tirò fuori una sigaretta e l'accendino. L'accese senza curarsi minimamente dell'espressione infastidita di Milly che si ritrovò a spostarsi istintivamente dalla traiettoria del fumo che si disperdeva nell'aria attorno a loro: era una ballerina, il fumo poteva solo accorciarle la carriera.
-Lo fai apposta?
Non sapeva se quella domanda era riferita al ritardo, alla sigaretta o alla maniera assolutamente illegale in cui le sue labbra sottili si stringevano attorno al filtro, ma le era uscita dalla bocca senza pensarci e si ritrovò ad attendere in vano una sua risposta che non arrivò.
-Lasciamo stare... Hai finito? Io non ho tempo da perdere.
Liam non la degnò di nuovo di un singolo centesimo della sua attenzione e, dopo aver gettato il mozzicone dentro un tombino poco lontano, estrasse le chiavi del CocoLoco ed aprì la porta per poi richiudersela immediatamente alle spalle. Milly si costrinse a fare un respiro profondo e ricordarsi che tutto quello non era altro che un mezzo per arrivare sui più prestigiosi palcoscenici del mondo, quindi doveva solo avere tanta pazienza. Spinse la porta del CocoLoco e fu investita da un buio quasi soffocante, non fosse stato per una sola lampada accesa al centro della pista da ballo. Cercò di arrivare all'unica fonte luminosa senza portarsi dietro tutto l'arredamento del locale, ma con scarsi risultati dato che andò a sbattere contro ogni singolo tavolino e sedia incrociasse sul tragitto, mordendosi le labbra per non imprecare.
-Liam!
Era finalmente arrivata al centro della sala e il suo livello di insofferenza nei confronti di quella situazione e soprattutto di quel ragazzo spocchioso stava raggiungendo livelli preoccupanti. Si strinse istintivamente la coda e si chiese dove fosse finito quel coglione.
-Senti, sono stanca dei tuoi giochetti, mi pareva di essere stata abbastanza chiara ieri sera. Quindi...
-A proposito di ieri sera...
Milly si girò verso quello che presupponeva essere il fondo della sala e vide qualcosa muoversi nell'ombra, fino a quando il riconoscibilissimo riff di violini di Bittersweet Symphony dei Verve si diffuse dalla casse del locale, facendo sorridere Milly: era una delle sue canzoni preferite di sempre.
Vide la sua figura muscolosa farsi largo tra le ombre del locale ed entrare nel cerchio di luce che mise in evidenza la pelle caramellata dal sole e da qualche gene nel suo DNA. Si era messo un paio di vecchissimi pantaloni della tuta neri trovati chissà dove, la visiera del cappello era finita dietro la sua testa e Milly avrebbe tanto voluto dirgli che se pensava anche solo lontanamente di ballare in quelle condizioni se lo poteva scordare, ma sembrava che la sua lingua si fosse dimenticata come formulare suoni di senso compiuto. Come poteva esercitare quel potere su di lei?
-Sei ancora troppo rigida quando balli.
L'incantesimo si spezzò e Milly si ritrovò a pensare a mille e più modi per ucciderlo, facendolo soffrire come mai prima in vita sua ma si ripeté mentalmente che quello era solo un mezzo per raggiungere i suoi obbiettivi, quindi fece l'ennesimo respiro profondo e aprì la tracolla per estrarne il suo ipod.
-Questa è la canzone remixata. Cominciamo?
Gli porse il lettore mp3 e non poté fare a meno di notare il luccichio di fastidio che accese per un solo secondo le iridi cioccolato di Liam e ne fu vagamente compiaciuta.
Quando tornò indietro si era premurato di accendere qualche altra luce ed improvvisamente l'intera pista da ballo fu illuminata dalle tipiche sfumature giallo-arancioni che l'avevano avvolta la prima volta che aveva messo piede dentro il CocoLoco. Sentì la canzone che lei stessa aveva impiegato un'intera notte a mixare prendere il posto di quei meravigliosi violini e si preparò per cominciare a spiegare a Liam che cosa avesse pensato per la loro coreografia, ma lui si bloccò di fronte allo stereo come se qualcosa non lo convincesse.
-Liam? Si può sapere qual'è il tuo problema oggi?
-Oggi?
-Sì, perché a quanto pare ne hai uno al giorno.
-Acida come lo yogurt.
-Meglio che lunatica. Almeno la gente sa come gestirmi.
Milly si sentì trafiggere da parte a parte dalla sguardo che lui le lanciò e dovette concentrarsi non poco per rimanere impassibile e non abbassare gli occhi.
-Comunque questa canzone non va bene.
-Che?!
-Sei anche sorda?
-No! Voglio dire: l'abbiamo scelta assieme! Per quale dannata motivazione ora non dovrebbe più andare bene?!
Lo aveva raggiunto vicino lo stereo e lo vide rimettere il cavo sul suo mp3, del tutto incurante della sua presenza lì.
-Liam, cazzo, vuoi rispondermi?!
In risposta, Liam continuò con il suo irritante mutismo che fu interrotto solamente da una canzone che Milly era sicura di aver già sentito e che non si aspettava potesse rientrare nei gusti musicali di quell'ammasso di muscoli senza senso logico.
-Hai detto che dovevamo fare secondo le tue regole e quella canzone non era adatta a te.
Milly si ritrovò a spalancare la bocca incapace di dire qualsiasi cosa: e quello che lato del suo carattere era? Non era sicura di volersi prendere la briga di scoprirlo, dato che sapeva di avere già abbastanza difficoltà a gestire quelli che conosceva, ma a quanto sembrava con Liam non c'era molta scelta: o si accettava tutto il pacchetto oppure nulla.
-Questa andrà bene.
E la lasciò lì, incapace di dare un senso a ciò che aveva appena sentito, per dirigersi verso il centro della sala e cominciare a scaldarsi i muscoli. Milly lo osservò tendere le braccia, allungarsi fino ad afferrarsi le caviglie e si rese conto di conoscerla perfettamente quella canzone. To Built A Home. Cinemathic Orchestra. Un classico per la danza contemporanea che lei non aveva mai avuto il coraggio di ballare perché riteneva decisamente al di sopra delle sue possibilità. Che l'avesse fatto apposta? No, non poteva essere, perché Liam non la conosceva, non sapeva nulla di lei se non i pregiudizi che aveva nei confronti di chiunque non abitasse in quella zona della città. Eppure aveva ragione: quella canzone andava bene. Anzi, era perfetta. E la cosa scosse Milly non poco.
-Tutto apposto, ragazzina?
-Liam...
-Va bene, senti: parliamoci chiaro.
Milly si arrese all'avvicendarsi dell'ennesimo cambio d'umore del ragazzo e andò a sedersi a qualche passo di distanza da lui, che si mise a sua volta per terra: almeno ora erano ad armi pari.
-C'ho pensato su e credo non abbia senso che tu faccia una coreografia di contaminazione con un'intera compagnia di ballo. Insomma: quello se lo aspettano tutti.
Si tolse il cappello, lasciandolo distrattamente cadere vicino ai suoi piedi e mi scompigliò i capelli, facendoli tornare nel loro solito ciuffo fluente, costringendo Milly a spostare la sua attenzione su qualsiasi altra cosa non fossero le sue mani coperte dai tatuaggi.
-Tu vuoi che quella gente ti noti e beh, l'unico modo in cui ciò può accadere è che tu sia il centro di tutta la loro attenzione.
-“Quella gente”, come dici tu, ha in mano il mio futuro...
-Appunto. Per questo dovranno avere occhi solo per te.
E mentre glielo diceva, Milly si ritrovò un paio di iridi castane sempre più profonde e liquide che scorrevano tutto il suo corpo da capo a piedi, come se ne stessero soppesando la qualità e la necessità di essere inghiottita dal pavimento in legno divenne quasi palpabile. Poi lo vide scuotere leggermente la testa e fare un mezzo sorriso, uno di quelli dove alzava solo la parte destra delle labbra e Milly pensò che non gliel'aveva mai visto fare. Liam non aveva mai sorriso con lei nei paraggi.
-Quindi hai bisogno di un passo a due diverso, innovativo e...
-Perché non un assolo allora?
-Ho detto che devono avere occhi solo per te, non annoiarsi a morte ragazzina... Per cui forza: mettiamoci a lavoro.
-Faccio finta di non aver colto il poco velato insulto che mi hai appena fatto... Perché cambiare canzone, però?
-Perché deve essere qualcosa che ti rappresenti e tu, con la salsa e il fuoco nelle vene, non centri assolutamente nulla.
Si era alzato all'improvviso e Milly se lo ritrovò a dire quelle parole mentre la guardava perentorio dall'alto del suo metro e ottanta, tanto che decise di reprime l'istinto di dirgli il fiume di oscenità che le stava passando per la testa ed accettò invece la mano che lui le stava offrendo per alzarsi da terra.
Fu così che Milly cominciò a lavorare al suo pezzo per uno degli spettacoli più importanti della sua vita nell'unica maniera in cui non avrebbe mai pensato di farlo: lasciandosi plasmare dalle mani di qualcuno che non sapeva nulla di lei ma che sembrava conoscerla più di sé stessa.
Sarebbe stata una bugia dire che non fosse difficile lavorare con Liam, perché era perennemente come trovarsi sospesi su un filo appeso a due grattacieli della City, con sotto una New York pronta a inghiottirla in un solo respiro e Milly non si era mai sentita così tanto fuori controllo in vita sua.
La prima volta che aveva frequentato una lezione di danza classica, nella sua piccola scuola ai confini di Brooklyn dove il palquet era più schegge che cera, era rimasta affascinata dalle regole che l'insegnante le aveva imposto. Aveva cinque anni ma si era subito resa conto che solo rispettandole poteva nascere qualcosa di speciale e di unico come la magia della danza. Ma, improvvisamente, tutto quello in cui aveva creduto per un'intera vita si stava sgretolando davanti ai suoi occhi mentre osservava Liam seguire unicamente il ritmo della musica, l'ispirazione del momento e l'indomabilità della sua fantasia. Creava senza schemi, come se dentro di sé contenesse un intero e complesso universo di movimenti e passi che non avevano bisogno di seguire alcuna regola, ma solo colorarsi dell'emozione del momento per essere perfetti.
E Milly l'avrebbe odiato davvero se lui non avesse esteso la sua magia anche a lei.
Perché sapeva perfettamente di non possedere quella qualità di movimento che scorgeva nel riflesso dei loro corpi sugli specchi appesi in fondo al locale. Quindi l'unica soluzione possibile era che Liam avesse qualche speciale potere di farla sembrare perfettamente a suo agio con una nuova conoscenza delle possibilità del suo corpo, quando invece le appariva ogni volta come un miracolo. Forse fu anche per quello che un pomeriggio, mentre era troppo concentrata a tentare di capire come fosse anche solo concepibile che il suo corpo potesse apparire così sensuale quando aveva sempre pensato di avere la femminilità di un manico di scopa, che Liam la colse di sorpresa scoppiando a ridere. Non sorridere, ma letteralmente ridere a pieni polmoni. Erano passati dieci giorni da quando avevano cominciato a creare la coreografia e Liam si stava asciugando la nuca con un asciugamano che probabilmente Adela avrebbe dovuto usare per pulire i bicchieri, quella sera e per la prima volta le appparì rilassato. Liam era sempre stato tutto d'un pezzo durante quelle sessioni di lavoro, come se lavorare con lei, Marisa o uno sgabello di legno non facesse alcuna differenza, ma quel pomeriggio le sembrava davvero a suo agio e per un attimo Milly fu quasi curiosa di conoscere quell'ennesima sfaccettatura del suo carattere. Così si fermò e lo guardò con uno sguardo il meno indagatore possibile.
-Perché ridi?
Come aveva temuto, Liam smise subito di farlo ma fortunatamente non le voltò le spalle o non le disse di tornare al lavoro: amava le regole, ma non il modo dispotico con cui quel ragazzo le imponeva.
-Non posso?
-Non ho detto questo... Volevo solo sapere che cosa ti avesse finalmente fatto ridere.
Liam lanciò l'asciugamano per terra, come se non credesse alle sue orecchie e con espressione a dir poco scettica le chiese:
-Finalmente?
Milly sapeva perfettamente che se avessero continuato quella conversazione sarebbero finiti per insultarsi, litigare o peggio, decidere di non lavorare più alla sua coreografia ma il lavoro era a buon punto ed in ogni caso lei non ne poteva più di passare tutto quel tempo con qualcuno di cui non conosceva nulla. Che non fosse un serial killer era quasi appurato, ma non le bastava più.
-Sì, finalmente dato che non l'hai mai fatto da quando ti conosco... Oh, no aspetta: forse dovrei dire da quando condividiamo lo stesso spazio vitale.
E Liam rise di nuovo. E questa volta Milly sapeva che era successo per colpa sua.
-Certo che sei strana, sai?
-Io sono strana? Vorrei ricordarti che sei tu quello che ride senza motivo apparente...
-Tu.
-Io cosa?
-Tu sei il motivo per cui rido.
Milly represse il film mentale che stava già per prendere avvio nella sua testa e che prevedeva Liam come il ragazzo della porta accanto che dopo innumerevoli settimane passate ad osservala, le dichiarava il suo amore elencandole tutte le piccole cose che amava di lei: quello era troppo persino per lei.
-Dovrei prenderlo come una sottospecie di complimento?
-No. E' solo un dato di fatto.
E detto questo le diede le spalle ed andò a recuperare una bottiglietta d'acqua da dietro il bancone. Milly si sentì improvvisamente esausta, come se il fatto di continuare a cercare di conoscerlo e non ottenere altro che una malcelata indifferenza la stesse spossando sia fisicamente che emotivamente.
Si sedette per terra, massaggiandosi le gambe indolenzite da tutte quelle prove chiedendosi per l'ennesima volta se fosse il caso di lasciar perdere tutto. In fin dei conti avrebbe semplicemente potuto corrompere uno dei suoi compagni di accademia a ballare con lei e tutto sarebbe stato dannatamente più semplice. Eppure, nonostante Liam avesse cambiato tutti i suoi piani per lo spettacolo finale ed ufficialmente non le servisse davvero che fosse lui a danzare con lei, nessuno dei due aveva mai anche solo posto la questione. Era come se il ragazzo non mettesse nemmeno in discussione la sua partecipazione come parte di quel passo a due e Milly non sapeva bene come gestire la cosa. Non era sicura che le dispiacesse, in fondo. Anzi, non le dispiaceva proprio per nulla, eppure voleva sapere se lo facesse solo per amor della sua coreografia o se perché, per qualche strana motivazione, ci tenesse a ballare con lei. Era talmente persa nelle sue congetture che nemmeno si rese conto di come Liam si fosse seduto di fronte a lei e la stesse osservando, il sorrisino sbilenco di nuovo a far capolino sulle sue labbra.
-Ragazzina?
Si riscosse dai suoi pensieri e scosse la testa leggermente, improvvisamente del tutto concentrata sulle ondate di fastidio che quel ragazzo era capace di provocarle con un non nulla.
-La pianterai mai di chiamarmi così?
-Assolutamente no.
-Che?! Ma perché?!
-Perché è divertente vederti infastidita...
Per la prima volta Milly ebbe come la sensazione che Liam le stesse parlando come faceva con una delle persone con cui si trovava bene e che non vedeva come un agglomerato di luoghi comuni da disprezzare.
-E sei divertente anche quando ti guardi allo specchio, pensando che io non ti veda e scopri qualcosa nei tuoi movimenti che ti piace. Per questo ridevo, prima.
Non aveva smesso un solo istante di guardarla negli occhi mentre le diceva quella che per lei suonava come una confessione imbarazzante, tanto da costringerla a spostare lo sguardo da qualsiasi altra parte non fosse il ragazzo seduto di fronte a lei.
-Però vorrei sapere che cosa ci vedi in quel riflesso.
Quella era una domanda? Liam le stava chiedendo sul serio qualcosa su di lei? Ma soprattutto: stavano davvero avendo una conversazione civile? Beh, lo sarebbe stata se lei si fosse degnata di rispondergli, perché per il momento il suo era stato solo un interessante monologo.
-Io... Beh, diciamo che non sono proprio abituata a vedermi così, ecco...
-Così come?
-E' un interrogatorio?
Milly si morse la lingua appena le parole le sgusciarono fuori dalla bocca, ma non le era mai piaciuto non essere in possesso del pieno controllo sulle conversazioni, specialmente se erano così delicate.
-Scusa, scusa... E' solo che non sono abituata a parlare di certe cose...
-Diciamo pure che non sei abituata proprio a lasciarti andare, ecco.
Avrebbe tanto voluto ribattere che non era affatto così, ma il sorrisetto sghembo che le rivolse poco dopo la convinse a desistere: quella con Liam e il suo ottenere sempre ciò che voleva era una battaglia persa.
-In caso non ne fossi a conoscenza Mr So Tutto Io, le persone non sono tutte uguali e nemmeno le ballerine... Quindi, se tu sei abituato ad avere a che fare con partner che si vedono perennemente sexy e sensuali tanto da non stupirsene quando ballano, beh: buon per te. Per la sottoscritta le cose sono leggermente diverse.
Non poteva credere di star avendo quella conversazione con lui: era troppo imbarazzante anche solo da pensare. Si mise a giocare con un filo uscito dal maglione grigio che indossava, chiedendosi come avesse fatto a mettersi un una situazione simile.
-Vorresti dirmi che non ti vedi sensuale?
-Se proprio vogliamo essere sinceri, non mi ci sento nemmeno sensuale, quindi...
-Stai scherzando vero?
Milly si costrinse ad alzare lo sguardo per constatare che Liam non la stesse prendendo in giro, ma che fosse realmente sconcertato dalle sue parole e fu esattamente quello che vide sul suo volto: incredulità.
-Che c'è? E' meno strano di quello che pensi...
-Nessuno dei tuoi partner ti ha mai fatto sentire sensuale? Mai?!
-Ma che diamine centrano ora i ballerini con cui ho ballato?! Non dipende mica da loro, insomma è una cosa che...
Milly non fece a tempo a finire quello che stava cercando di spiegargli che Liam si alzò, porgendole una mano per fare altrettanto.
-Vieni.
Fu tutto quello che disse, prima di trascinarla davanti ad uno dei vecchi specchi a figura intera che decoravano la parte posteriore del locale e posizionarsi alle sue spalle. Milly cercò in vano di non fare caso al fatto che il petto di Liam fosse pericolosamente vicino alla sua schiena, ma le diventò impossibile quando lui allacciò un braccio alla sua vita e se la spinse contro. La stretta allo stomaco che Milly sentì non aveva alcun senso, perché in fin dei conti aveva ballato per ore con quel corpo sul suo ma inspiegabilmente non era la appariva uguale. Forse era anche per colpa del fiato caldo che le stava solleticando l'orecchio mentre Liam cominciava a parlare sottovoce.
-Guardati...
Milly cercò di non badare alla cedevolezza della sue gambe per concentrarsi invece sull'immagine che lo specchio le ridava e per poco non rimase completamente senza fiato. Mentre sentiva il profilo del naso di Liam sfiorare quasi impercettibilmente la pelle accaldata della sua guancia, Milly lo vide liberarla dell'elastico che come sempre le teneva i capelli legati, con un gesto fluido ed esperto che in qualche maniera la intimorì. Vide i suoi capelli castani scendere scomposti ad incorniciarle il volto, appoggiandosi casualmente sulla spalla opposta a quella presa in ostaggio da Liam. Non era certa che il maglione fosse semplicemente sceso lungo il suo braccio dalla parte del ragazzo o se ci fosse stato un qualche aiuto particolare, la sua testa non recepiva alcun messaggio che non riguardasse il caos che si stava svolgendo all'interno del suo petto. Come si potevano provare così tante emozioni contemporaneamente senza essere su un palco?
Sentì il braccio sinistro di Liam sostituire il destro attorno alla sua vita e per un decimo di secondo le sembrò quasi di poter tornare a respirare. Ma durò un singolo attimo, perché Liam cominciò a far correre le sue dita lungo il braccio di Molly, arrivando a carezzare la parte di pelle lasciata scoperta dal maglione e provocandole una serie di brividi che non passarono inosservati agli occhi del ragazzo. Lo vide sorridere mentre riprendeva a parlare.
-Lo vedi come il tuo corpo risponde ad ogni mio tocco? Come tu ti sia appoggiata a me senza alcun tipo di imbarazzo?
Non poteva crederci. Liam aveva preso il controllo sul suo corpo, sulla sua mente, su tutto. E Milly non si era mai sentita così viva come in quel momento.
-E sei dannatamente irresistibile... Togli il fiato e nemmeno lo sai... Così dovresti sentirti sempre...
Ogni volta che aveva danzato con qualche ballerino dell'accademia si era sentita sempre sullo stesso livello: sapeva che stavano entrambi lottando per brillare più e meglio dell'altro, una sfida continua a catturare l'attenzione del pubblico. Invece, con Liam era sempre stato diverso. Lui la faceva sentire importante, come se stesse danzando per lei e non solo con lei e questo le permetteva di non avere alcun tipo di ansia, ma solo la voglia di condividere emozioni con il pubblico. Era qualcosa di nuovo.
E forse fu per quella sensazione mai esperita che Milly girò la testa verso di Liam, ritrovandosi a meno di un soffio dalle sue labbra rosse e dai suoi occhi già concentrati sulla sua bocca. L'avrebbe baciato perché sentiva di doverlo fare, pur sapendo che non era giusto. L'avrebbe baciato per farlo ricredere su tutto quello che forse ancora pensava di lei e che non era vero. L'avrebbe baciato per ringraziarlo di aver stravolto il suo modo di vedere e percepire il mondo e la sua arte.
-Caliente!!
L'avrebbe baciato se non fosse entrata in quel preciso istante Adela, con il suo solito sorriso saccente stampato in faccia, soprattutto quando li colse in quella situazione a dir poco compromettente. La sua reazione fu istintiva e si allontanò dal corpo di Liam in meno di un secondo, andando a raccogliere le sue cose per dirigersi verso la porta del locale senza degnare nessuno di uno sguardo. Borbottò un semplice “ci vediamo” mentre chiudeva la porta e si sentì meglio solo quando fu seduta in metropolitana e si permise di respirare nuovamente.
-Non ti piacerà mica il latticino, vero nigno?
-E' solo una ragazzina, Adela...
Milly non sarebbe stata contenta di sentire quelle parole, ma era corsa via troppo in fretta anche solo per notare lo sguardo deluso con cui Liam le aveva pronunciate.



Non lo aveva più chiamato né visto da quel pomeriggio in cui Adela li aveva interrotti.
-Che poi: interrotti da cosa?
-Milly stai bene?
Era seduta sul letto, fissando fuori dalla finestra qualcosa di non ben definito: forse il nulla che aveva tra le mani in quel momento.
-Secondo te è possibile sentirsi diversi ballando con un partner diverso?
-Lo sai che è una domanda stupida, vero? Insomma, dovresti saperlo bene che ogni ballerino è diverso e che quindi la chimica cambia in base al partner...
-Non intendo questo, Claire!
-Okay, okay, basta che non mordi!
Si voltò a guardarla e si rese conto di quanto dovesse sembrare pazza alla sua coinquilina in quel periodo.
-Voglio dire: io ho provato a fare lo stesso balletto che ho creato con Liam anche con altri ballerini dell'accademia, ma non è lo stesso... Cioè, io non sono la stessa.
Sentì Claire prendere la sua borsa da terra e dirigersi verso la porta della stanza e fermarsi di fronte ad essa: stava per dire qualcosa che sapeva avrebbe scatenato l'ira di Milly, quindi doveva fuggire subito dopo.
-Forse perché loro non ti piacciono!
-Non ci provare neanche!!
Il cuscino colpì la porta ormai chiusa e Milly si lasciò cadere sul letto. Come si era cacciata in quella situazione? Il suo telefono segnalò l'arrivo di un messaggio e Milly lo afferrò senza voglia dal fondo del letto, dove era finito.
Da Liam:
Pensi di farti vedere, ragazzina?
La risposta che avrebbe tanto voluto digitare era un cosmico, pulsante ed accecante “NO”, ma il suo senso del dovere e la voglia di ottenere un contratto per qualche tournée mondiale le fecero trarre un respiro profondo e rispondere con un semplice “okay”. Prese le sue cose e si diresse al CocoLoco con la minor voglia di sempre di metterci piede.
-Si può sapere perché sei sparita?
Liam aveva parlato senza alcuna emozione nello sguardo, mentre se ne stava seduto su uno degli sgabelli del bancone, nella penombra aranciata delle lampade accese della pista da ballo: sembrava che esserci o non esserci non gli facesse alcuna differenza.
-Non sono sparita... Ho solo provato per conto mio...
Quella motivazione suonava stupida persino a lei, non voleva immaginare come sembrasse alle orecchie di Liam che finalmente mostrò una qualche emozione.
-Utile, dato che dobbiamo fare un passo a due ragazzina.
Ed eccolo ancora lì, il Liam dei primi giorni che le parlava come se fosse una stupida adolescente di Manhattan che pensava di avere il mondo ai suoi piedi.
Quindi per lui non era cambiato nulla dopo quel pomeriggio: Milly si sarebbe solo dovuta adattare.
-Allora: avevo pensato ad un finale...
-Ferma un attimo: un finale? Sei seria?
-Certo. Mancano solo due settimane allo spettacolo e dobbiamo ancora decidere come ci vestiremo, la scenografia, la durata effettiva del pezzo e...
-Respira.
Milly lo guardò senza capire e lo vide semplicemente alzarsi e prepararsi al centro della sala, pronto per cominciare il loro pezzo. Non lo capiva e non riusciva a capacitarsi di questa cosa: Liam sfuggiva completamente al suo controllo e la faceva sentire spaesata. Lo raggiunse e non ebbe nemmeno il tempo di prepararsi nella sua posizione di partenza che Liam l'afferrò e cominciò a ballare con lei. Ci volle solo qualche secondo, però, prima che Milly si rendesse conto che c'era qualcosa di diverso tra di loro. Ogni volta che i loro corpi erano vicini Liam cercava in tutti i modi di avvicinarla a sé ancora di più, di allungare il contatto il più a lungo possibile ed appena si separavano i suoi occhi non facevano altro che rimanere fissi su di lei. Che cosa stava succedendo?
-Okay. Fermati.
Milly si allontanò da lui come se si potesse ustionare solo standogli vicino e vide sul suo volto che Liam aveva capito, infatti si prese la testa tra le mani per poi dare un calcio carico di rabbia alla prima sedia che gli capitò sotto tiro. Avrebbe voluto chiedergli che cosa stesse succedendo ma non si sentiva di conoscerlo abbastanza per essere sicura che non avrebbe potuto scaricare la sua rabbia anche su di lei. Così aspettò che riprendesse a respirare regolarmente e si sedesse, come sfinito, sul pavimento leggermente impolverato del locale, la testa sorretta dalle mani, forse troppo piena di pensieri per sostenersi da sola. Solo allora decise di farglisi vicino e di sedersi al suo fianco, le spalle a sfiorarsi leggermente.
-Stai bene?
Lo sentì respirare a fondo e per un attimo temette che l'avrebbe mandata a fanculo senza tanti giri di parole, invece lo vide alzare la testa e guardarla come non aveva mai fatto prima: ogni traccia di pregiudizio se ne era andata, lasciando il posto ad uno sguardo penetrante che per un attimo lasciò senza fiato Milly.
-Perché me lo chiedi?
-Liam perché ti risulta così difficile credere che possa essere interessata a te?
Appena ebbe chiuso la bocca si rese conto del reale significato di quella frase e cercò immediatamente di riparare al danno, con scarsi risultati.
-No, cioè... Quello che volevo dire era che, cioè...
-Tranquilla: lo so che una come te non è interessata ai bassifondi.
Le ci vollero meno di due secondi per decidere di alzare la mano e tirargli uno schiaffo. Non le interessava nulla di quello che aveva scorto qualche minuto prima nello sguardo di Liam, nemmeno di quello che era successo una settimana prima, non le importava neanche di tutto l'aiuto che quel ragazzo le stava dando: era stanca. Stanca che quel ragazzo che non aveva visto altro che i quartieri in cui era cresciuto per tutta la sua vita si arrogasse il diritto di sapere chi lei fosse; stanca di sentirlo dire che siccome forse non aveva alle spalle un passato strappa lacrime allora non fosse all'altezza; stanca che il mondo non le permettesse mai di presentarsi da sola prima di incasellarla dietro qualche etichetta. Quelle cose andavano bene alle scuole superiori: lei stava per diventare una fottutissima ballerina professionista e ne aveva le palle piene di quei stupidi giochetti per adolescenti.
Non era mai stata una persona violenta, non aveva mai nemmeno perso del tutto il controllo, almeno non fino quando Liam era entrato nella sua vita. Poi era stato come andare sulle montagne russe. E Milly non aveva mai amato le montagne russe.
-Io... Io non volevo... E' solo che, io...
Per qualche strana motivazione, Milly pensò che le rose che si era tatuato sul dorso della mano dovessero essere dello stesso colore della pelle arrossata che stava sfiorando e si sentì estremamente a disagio. Ma mai come quando Liam concentrò tutta la sua attenzione su di lei ed un fuoco sembrò accendersi nel suo sguardo, tanto da liquefare il colore delle sue iridi in un qualcosa di pericolosamente profondo.
Un attimo prima Milly stava annaspando in cerca di aria e un secondo dopo aveva le labbra bollenti di Liam sulle sue, immobilizzate dallo stupore di ciò che stava accadendo. Percepì chiaramente una mano di Liam avvolgerle la guancia, cercando di tenerla più vicina, senza però forzarla, ma ci pensò Milly a rompere ogni indugio e rendere quel semplice sfiorarsi di labbra un bacio vero e proprio. Gli legò le braccia attorno al collo, passando le dita sui capelli corti alla base della nuca e non ci volle molto prima che Liam la facesse sedere a cavalcioni su di lui, come se fosse la cosa più naturale del mondo. E forse, pensò Milly, lo era davvero perché non le era mai capitato di lasciarsi andare così tanto all'impeto del momento, rompendo qualsiasi regola si fosse mai imposta di seguire, specialmente per quanto riguardava le relazioni con i compagni di ballo. Ma con Liam era diverso: continuare a negare l'attrazione che scuoteva entrambi sarebbe stato come ignorare un'esplosione atomica, impedendo ad entrami di arginare i danni. Perché se c'era una cosa di cui Milly era più che convinta era che le conseguenze a quel bacio sarebbero state disastrose ma la verità era che non le importava. Si lasciò andare alle sensazioni di quel bacio lento ma deciso, uno di quelli che entravano sotto pelle e vi incidevano sopra la data e l'ora in cui era accaduto. Uno di quelli dove le labbra dell'altra persona diventavano una nave su cui imbarcarsi per scoprire nuove rotte, le sue mani il vento che sospinge verso lidi sconosciuti, i suoi occhi dei porti in cui approdare senza paura alcuna. Milly stava respirando Liam e la sua storia, le mille sfaccettature del suo carattere che le aveva fatto solo intuire ma che ora si rispecchiavano in ogni suo gesto. Liam era una persona fondamentalmente buona, di quelle che si preoccupavano sempre della felicità degli altri prima che della propria, ma non per questo meno decisa ad ottenere ciò che voleva. Le carezzava il viso, la schiena, ma la teneva ferma a sé per non lasciarla andar via e Milly si rese conto di non volerlo assolutamente fare.
Si staccarono solo per riprendere fiato e come se fosse l'azione più naturale del mondo, Liam appoggiò la fronte sulla sua, dopo averle posato un dolce bacio sul naso.
Poi arrivò quella sensazione che Milly aveva tanto temuto sarebbe comparsa e che si chiamava pentimento. Lei non faceva quelle cose. Lei non baciava i suoi partner di ballo, non si sedeva cavalcioni su ragazzi di cui praticamente non sapeva nulla. Lei era una persona controllata e razionale. Così fece l'unica cosa che le sembrò giusto fare: alzarsi e andarsene.
Ma non abbastanza velocemente per non sentire Liam urlarle:
-Se te ne vai è finita!
Milly si rispose che non sarebbe mai dovuta nemmeno iniziare.



Liam le mancava quasi come le era mancato ballare l'unica settimana della sua vita in cui era stata costretta a letto a causa di una frattura alla caviglia. Circa come suo nonno le aveva raccontato le mancasse sua nonna: in maniera costante, cocente e inspiegabile.
Non poteva credere di essersene andata via in quel modo dopo tutti quei mesi passati a lottare per averlo come suo partner. Forse era vero, non conosceva nulla di lui ma avrebbe potuto prevedere ad occhi chiusi il passo successivo che avrebbe inserito in una coreografia, sapeva già dove si sarebbero posate le sue mani durante una presa mai provata, avrebbe potuto descrivere alla perfezione il modo in cui i suoi muscoli si tendevano quando compiva un determinato movimento. E non era sempre stata lei quella convinta che quando una persona ballava, il suo corpo non poteva mentire?
Aveva rovinato tutto e Liam era stato categorico: uscendo dal locale sarebbe tutto finito. Non solo il suo rapporto con lui, ma anche le sue possibilità di ottenere l'attenzione dei talent scout e, di conseguenza, dei contratti di lavoro. Assurdo come fosse riuscita a fregarsi il futuro con le proprie mani. Il sol pensiero di proporre la coreografia che aveva composto con Liam con qualsiasi altro partner le faceva venire il volta stomaco, forse per il fatto che c'aveva provato e i risultati erano stati disastrosi o molto più probabilmente perché nessuno l'aveva fatta sentire importante e sensuale com'era successo con lui.
Abbassò la maniglia della porta della direttrice dell'accademia con la voglia di vivere con cui Claire si era fatta trascinare quella prima volta al CocoLoco, ormai più di due mesi prima. Era stata convocata per confermare in via definitiva che cosa avrebbe portato quella sera, allo spettacolo finale e a spiegare perché avesse cambiato idea così tante idee sulla sua coreografia: era nei casini e non poteva dare la colpa a nessun altro che non fosse sé stessa.
-Permesso...
-Oh, prego si accomodi signorina Brook.
La preside Newton non era mai stata una di quelle persone che Milly avrebbe definito come espansive, specialmente perché dovunque andasse era perennemente preceduta dalla sua fama di super ballerina affermata ed acclamata in tutto il mondo: la si poteva solo guardare con riverenza. Milly si sedette sulla poltrona in pelle che la donna dai lunghi capelli bianchi perfettamente raccolti in un elegante chignon le stava indicando.
-Allora: ha finalmente deciso con che cosa si presenterà allo spettacolo del suo diploma?
La vena vagamente sarcastica con cui pronunciò quella frase fece correre la mente di Milly ad un'altra voce che si era sempre rivolta a lei con fare ironico, probabilmente solo per testare la sua forza di volontà, tanto che fu costretta a scuotere la testa per scrollarsi di dosso il pensiero di due iridi cioccolato.
-Certo. Porterò un assolo.
Cercò di suonare il più risolta possibile, ma l'espressione di chiaro stupore che si dipinse sul volto della preside le fece dubitare della sua decisione: che forse le fosse convenuto adattarsi a ballare con uno dei suoi compagni di accademia?
-Credevo che avesse lavorato ad un passo a due in tutto questo tempo... Anzi, penso di aver pure intravisto in segreteria la modulistica per poter portare un danzatore esterno nel nostro teatro... Sbaglio?
La preside sapeva tutto ed ora l'avrebbe rimproverata per aver sprecato tutto quel tempo lavorando su un progetto che era destinato fin dall'inizio a naufragare miseramente, Milly se lo aspettava senza tante sorprese. E forse, un po', ci sperava anche che lo facesse: almeno non si sarebbe più data della codarda per aver buttato all'aria ogni cosa per un singolo attimo di paura.
-Io... Sì, avevo cominciato ma poi ci sono state delle... Delle problematiche, ecco...
-Delle problematiche? E di che tipo, se posso sapere?
La vide appoggiare le braccia ossute e coperte da un leggero cardigan nero sul tavolo di mogano scuro e per un attimo Milly si chiese che diavolo stesse succedendo: la preside Newton non si era mai occupata delle vicende dei suoi allievi così nello specifico, o almeno non delle sue. Sì sentiva sotto esame ed era consapevole di non avere le risposte adatte da dare.
-Credo le si possa chiamare divergenze artistiche...
Quella era una delle balle più grandi che avesse mai raccontato, più di quando si diceva ogni mattina che sarebbe andato tutto bene nonostante il casino che aveva combinato con Liam.
-Divergenze artistiche? Signorina Brook è andata a cercare un partner in un locale di salsa e balli latino americani, come poteva pensare di condividere con lui la stessa visione della danza?
Per poco Milly non si soffocò con la sua stessa saliva, nel disperato tentativo di capire come facesse la preside Newton a conoscere tutti quei particolari della storia.
-Io... Scusi, ma come...
Milly la vide sorridere e per la prima volta le apparì come la pacata donna di sessantanni che era e non come la leggenda della danza che tutti narravano: molto più umana.
-Come faccio a sapere tutti questi dettagli? Signorina Brook, come spero lei ben sappia, non esiste solo il mondo del balletto classico... La mia migliore amica dai tempi dell'accademia di danza è la moglie del proprietario del CocoLoco e parlando, qualche mese fa, mi ha raccontato di aver avvistato un piccolo pesce fuor d'acqua dal caratterino piuttosto deciso...
Milly credette di potersi fondere con la sedia di pelle sotto di lei per colpa della vampata di imbarazzo che la colse da capo a piedi: quello era decisamente imbarazzante.
-Non si deve vergognare di aver cercato ispirazione al di fuori di queste quattro mura. Se potessi, costringerei ogni mio singolo allievo a sopravvivere ad una serata di danza in un posto come quello, ma molti di loro non capirebbero... Lei è da ammirare signorina Brook per essersi spinta oltre la sua comfort zone artistica per dare al pubblico del suo spettacolo di diploma qualcosa di unico... Ed è per questo che mi stupisco del fatto che oggi mi si presenti qui, portandomi un assolo...
Stava per esplodere. Ne era sicura. Non sapeva ancora bene se per l'imbarazzo o per il fatto di non aver raccontato ancora a nessuno che cosa fosse davvero successo con Liam, ma non le importò più di tanto: se persino la sua rinomatissima preside aveva lodato la sua scelta di pensare fuori dagli schemi, perché doveva essere lei stessa a tarparsi le ali?
-La vuole sapere la verità? Credo di aver combinato un vero e proprio disastro, preside Newton. Insomma, ho impiegato più di due mesi per conquistarmi il suo rispetto, la sua stima, anche solo la sua attenzione e quando ci sono riuscita lui complica tutto con il suo carattere impossibile. Ma all'epoca mi sono detta che lui era solo un mezzo per ottenere quello che mi serviva: una coreografia che mi garantisse dei contratti prestigiosi. Così sono tornata lì e ho chiarito che si sarebbe fatto solo a modo mio, ma ancora una volta mi stavo sbagliando, perché lui ha sconvolto tutto... E per il meglio! Ha dimostrato di conoscermi anche se non sapeva nulla di me e mi ha mostrato che cosa significasse ballare sentendosi la regina del palcoscenico... Aveva preso il controllo su tutto ed il fatto che la cosa mi andasse bene mi ha spaventato a tal punto che sono scappata... Ed ho perso ogni cosa... Soprattutto lui.
Le aveva sentite le lacrime scendere indisturbate lungo le sue guance ma non voleva fermarle, perché finalmente si sentiva libera di poter perdere il controllo e le andava bene così.
La preside Newton le passò una scatola di clinex con delle punte stampate sopra e a Milly venne da ridere per l'assurdità della situazione: era passata dall'essere l'impeccabile ballerina in trench blu e coda alta alla danzatrice con i capelli sciolti e il naso colante per le lacrime mal trattenute. Un piacevole disastro.
-Signorina Brook, lo sa... Lei mi ricorda terribilmente me stessa alla sua età. Tutta piena di me, convinta che le regole permettessero al mondo di girare per il verso giusto... Ma la verità è un'altra. Il mondo seguirebbe la sua rotta anche senza le rigide leggi che l'uomo gli ha imposto, perché è la sua natura... Così come è la sua natura, signorina Brook, danzare sentendosi la regina del palcoscenico e questo perché è così che le prime ballerine devono sentirsi...
Se quello era un modo per incoraggiarla a smettere di piangere, sortì esattamente l'effetto opposto, perché gli occhi di Milly si riempirono di lacrime di gratitudine che sarebbero presto esplose dentro lo studio della preside se la donna non le avesse detto che avevano finito e che poteva tornare a prepararsi per lo spettacolo. Proprio mentre Milly stava per uscire dalla porta dell'ufficio, sentì la voce della preside Newton richiamarla e dirle:
-E signorina Brook: le ricordo che in programma lei ha un passo a due.
E detto questo tornò a concentrarsi sul computer acceso alla sua destra, senza più degnare Milly di uno sguardo, che però ormai stava già correndo verso l'uscita dell'accademia, libera da qualsiasi regola le fosse mai stata imposta: se il mondo continuava a girare comunque, allora lei avrebbe danzato seguendo solo l'emozione che un certo ballerino di salsa le faceva provare. Doveva solo convincerlo.
Le ci volle più del previsto per arrivare al CocoLoco o forse l'ansia le aveva dato la falsa impressione che il tragitto si fosse quadruplicato. Arrivò correndo davanti le porte del locale e le spinse ormai senza fiato: l'interno era avvolto da una leggera penombra, segno che qualcuno almeno ci fosse. Le possibilità che si trattasse proprio di Liam non erano così alte, ma Milly ci sperò comunque e ringraziò la sua buona stella quando sentì della musica di sottofondo provenire dal sistema di amplificazione. Lui era lì, esattamente come la prima volta in cui si era recata al locale un lunedì sera di troppo tempo prima e l'aveva trovato illuminato da poche luci sfocate, a torso nudo, i pantaloni della tuta troppo larghi a fasciargli i fianchi, i telecomando questa volta abbandonato a terra ed un'energia nei movimenti da poter illuminare tutta New York. Solo ad una seconda occhiata Milly si rese conto che quella era rabbia e che ogni passo avrebbe potuto disintegrare qualsiasi cosa si trovasse sulla sua strada.
Con una buona dose di presunzione, Milly si ritrovò a pensare di essere lei la causa di così tanta frustrazione e per una volta anche la sua parte razionale cedette a darle ragione. Soprattutto quando lui la notò e smise immediatamente di ballare, come se lei non si meritasse più il privilegio di quello spettacolo speciale.
Sapeva che lui non avrebbe detto una sola parola, gliela leggeva negli occhi l'ostinazione e la determinazione a non cambiare idea per nulla al mondo, ma per Milly erano finiti i tempi delle questioni di principio e non avrebbe lasciato perdere fino a che ne avesse avuto le forze o non fosse stato troppo tardi.
-Scusa.
Non bastava anche se per lei era già tanto e pure Liam lo sapeva, perché ora le stava dando la sua attenzione, ma non mostrava ancora il ben che minimo interesse. Però era solo apparenza, Milly doveva ricordarselo.
-Scusa per essermene andata così. Scusa per essere arrivata qui come se sapessi tutto del mondo, quando invece conoscevo solo quello che avevo studiato in accademia. Scusa per aver imposto le mie stupide regole e per non essermi fidata completamente delle tue idee. Scusa per non averti permesso di conoscermi davvero... E scusa per aver avuto paura di come mi fai sentire...
Aveva detto tutto. Ogni singola cosa che le era rimbalzata per la testa nell'ultima settimana senza trovare una via di fuga e si sentiva bene. Ora doveva solo esprimere la sua ultima richiesta, come i condannati a morte, sperando in un miracolo dell'ultimo secondo.
-Ho bisogno che tu sia con me su quel palco Liam, perché nessun paio di occhi, di nessun talent scout al mondo potrà mai farmi sentire come fai tu...
Il silenzio che riempì il CocoLoco dovette suonare innaturale anche alle pareti stesse del locale, che lasciarono penetrare i rumori di sottofondo della vita implacabile di New York in un disperato tentativo di riportare le cose al loro naturale ordine.
Liam la guardava con così tante intenzioni nello sguardo, tutte le sfaccettature del suo carattere a scontrarsi e mischiarsi l'una con l'altra, che Milly rinunciò a trovarvi un senso e rimase ad osservarne l'innegabile bellezza.
-Ti ricordi quando ti ho detto che tu con la salsa e il fuoco nelle vene non centravi nulla e che quindi c'era bisogno di cambiare canzone?
La sua voce era bassa, carezzevole, completamente avulsa da qualsiasi tipo di rancore a differenza di come Milly se l'era aspettata. Fece un debole cenno della testa, incapace di fare qualsiasi altra cosa che non fosse concentrarsi sul movimento delle labbra morbide e sottili di Liam.
-Mentivo. La verità è che quella canzone è peggio del fuoco nelle vene... E' sorprendente e travolgente come un acquazzone in piena estate, esattamente come tu lo sei stata per me Milly...
L'aveva chiamata con il suo nome per la prima volta da quando si conoscevano, ma Milly non ci fece neanche caso: si era già fiondata sulle sue labbra e tra le sue braccia, come se nulla al mondo contasse di più. Nemmeno uno spettacolo per il diploma. Nemmeno dei contratti stagionali per compagnie di danza rinomate. Nemmeno tutte le regole dell'universo.
Raggiunsero l'accademia giusto in tempo per l'inizio dello spettacolo, in tempo per permettere a Milly di indossare il semplice vestito rosso che aveva scelto per la performance e di pettinarsi a dovere.
-Rosso?
Lo sguardo malizioso di Liam risvegliò delle inaspettate farfalle nello stomaco che Milly credeva potessero provare solo le adolescenti alla loro prima cotta, che la spinsero a rispondergli senza pensarci troppo.
-Dicono sia il colore della passione.
Liam questa volta rise e Milly credette di non aver mai visto nulla di più spettacolare in vita sua, se non quel ragazzo danzare con lei sotto le luci aranciate del CocoLoco. Così non si ribellò nemmeno quando Liam le prese il codino che le legava i capelli nella sua solita coda alta, liberandola dall'ennesima regola che si era auto imposta.
-Così sei perfetta.
Erano l'uno ad un soffio dalle labbra dell'altra, incapaci di curarsi del trambusto che invadeva le quinte del teatro della New York Ballet Accademy a pochi secondi dall'apertura del sipario. E ancora una volta Milly buttò all'aria ogni regola e colmò quella minima distanza tra di loro, in un bacio che aveva tutto eccetto limiti, condizionamenti o freni: era loro, era vero ed era solo emozione.
-Ora è perfetto.
Liam sorrise a quella frase e la spinse verso la quinta in cui sarebbero dovuti entrare.
Il pezzo d'apertura era sempre il più importante ed era il suo. Anzi, il loro.
Milly percepì le prime note diffondersi nella sala silenziosa, le luci cominciare a scaldarle la pelle lasciata scoperta dal vestito, che però era già bollente a causa del contatto con il corpo di Liam.
Liam che era lì con lei, su quel palco a creare una magia di cui nessuno dei due era davvero pienamente cosciente, raccontando una storia che era la loro e al tempo stesso quella di altri milioni di innamorati che si erano incontrati, scontrati, odiati e poi amati nel corso della storia. Erano pura energia senza freni, senza inibizioni, senza regole.
Erano danza e questo per Milly era una certezza, così come il fatto che il mondo continuasse a girare.


N.d.t. Ecco la performance di "Milly e Liam"



Hi sweethearts
Sono qui oggi con una storia che per me ha un significato particolare... Soprattutto in questo momento. Io ballo da sempre ed ora che non riesco più a farlo, scriverne è stato un po' una liberazione... Quindi vi affido questo racconto che, forse, è anche un po' parte di me **
Fatemi sapere che ne pensate qui o su Twitter @93ONED
E sì, qualche riferimento a Step Up 4 Revolution c'è, ma era inevitabile dato che la scena finale del loro passo a due ha ispirato un po' tutta la storia (io piango ogni volta che la guardo ^^)
P.s. Grazie mille per essere arrivate fino a qui data la lunghezza della cosa e di esser sopravvissute **
Lots Of Love xx

  
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