Se c’è una cosa che amo fare, appena mi sveglio la mattina, è guardarla dormire serena e giocare col suo inconscio istinto di non interrompere mai il contatto fisico con una qualunque parte di me. Se faccio un minimo movimento, ecco il suo dito, il suo piede o il suo naso che mi cercano, con l’intento di ricolmare il vuoto creatosi tra i nostri corpi. Come se la sua palle si fosse abituata al calore della mia, come se la mia temperatura fosse aria per i suoi polmoni.  
Se c’è una ragione per cui amo tutto ciò, è che questo è il momento più sincero e intimo, in cui lei è vulnerabile e mi fa capire con un picco gesto di aver bisogno di me. Diciamocelo, da sveglia negherebbe quasi tutto o starebbe molto attenta nel pesare certe confessioni. Se insistessi per farglielo ammettere si innervosirebbe, diventerebbe un vulcano in eruzione e finirebbe per insultarmi o picchiarmi. Perciò mi godo questi piccoli momenti di quiete ed egoistica felicità.
Appena schiude gli occhi, le accarezzo i capelli arruffati e le sussurro un buongiorno, con la mia voce ancora roca. Lei bisbiglia qualcosa di incomprensibile ed sbadiglia stiracchiandosi.
“Uhm… dove sono?”
“Su Marte, gli alieni hanno colonizzato la terra e la NASA ci ha trasferito tutti su un altro pianeta per consentire alla nostra specie di sopravvivere. Distrattamente, però, hanno portato pure te!”
“Che cosa???”
“Eh? Io non ho detto niente, stavi ancora sognando!” scherzo.
“Uhh, sono confusa”. Sai che novità, mi verrebbe da dire, ma mi trattengo e le schiocco un bacio sulle labbra.
“Ancora confusa?”
“Ne riparliamo dopo il caffè!”
 

Se c’è una cosa che amo indescrivibilmente è il week end. Il lavoro mi assorbe interamente e il sabato e la domenica sono gli unici giorni che posso dedicare interamente a lui e agli amici. Aki.
Ancora non riesco a credere che possiamo definirci una coppia quasi normale. Quasi perché, a differenza nostra, Tsu e Aya, Ise e Gomi, Takaishi e Fuka, non passano il tempo a battibeccarsi o rincorrersi o ad insultarsi a vicenda per la maggior parte del tempo. Noi potremmo definirci una coppia anti convenzionale, e mi piace! Oddio, non avrei mai pensato che un giorno saremmo stati coscienti dei sentimenti l’uno per l’altro. Al sol pensiero i miei zigomi prendono fuoco, nonostante siano passati ormai anni dalla dichiarazione di Aki:
 

Mamma, che carino! Adesso siede qui di fronte a me, con una tazza di caffè in mano, e mi sembra che il tempo non sia passato affatto. I suoi occhi dorati, il suo fare controllato… semplicemente lui.
“C’è qualcosa che non va?” mi domanda.
“No! Solo che… oggi non mi dispiaci affatto!”
“Vorrei ben dire!” risponde, gonfio di orgoglio e con la sua solita espressione presuntuosa che a volte mi provoca un certo fastidio. “Solo perché oggi sono buono, sappi che, ecco… tu non mi sei mai dispiaciuta!”
A volte, dirsi Ti amo è così superfluo.