Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: corvonero83    03/03/2016    0 recensioni
(Dal momento che da Martin non avrò mai il lieto fine che spero per i miei due fanciulli (Arya e Gendry, ovvio!), ho dato vita a questa storia che spero possa interessare a qualcuno. Ho cercato di essere il più fedele possibile ai fatti dei libri, seguendo poi i miei desideri….)
Dal Primo Capitolo:
“Ma io sono sempre qui. Mi risveglio sempre nel mio letto a Grande Inverno. Forse dovrei andare a cercarla, forse dovrei andare alla Barriera...”. Lo pensava spesso Arya, lo pensava e sentiva qualcosa che la spingeva a partire, ma non capiva cosa, cosa avrebbe potuto trovare alla Barriera, o chi. “Non Jon. Jon non è più là. Jon è ad Approdo del Re. Allora chi? Chi mi vuole con lui al nord?”
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Arya Stark, Gendry Waters
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Secondo Capitolo

 

 

Arya trovò il corpo vicino al fiume, riverso a pancia in giù nella fanghiglia della riva. Il volto era voltato sul lato sinistro, sporco e pallido. Si avvicinò velocemente a lui e capì che Nymeria doveva essere riuscita a tirarlo fuori dalla corrente.

La mia lupa.” Lo pensò con orgoglio. Era la più forte del branco, forse la più selvaggia e solitaria.

Preoccupata tastò il poso dell'uomo come le aveva insegnato il Maestro Gentile, non sentì nessun battito e ugualmente non percepì il battito alla giugulare.

Maledizione!”

Imprecò tra i denti e tirò fuori dalla sacca, che portava sempre con se, un vetrino sottile, una delle sue cose “indispensabili” e lo avvicinò alla bocca dello sconosciuto. La sua ansia svanì quando vide appannarsi il pezzo di vetro, piano ma si appannò, un debole respiro che le ridiede speranza. Era vivo!

Lo rivoltò e dopo avergli tolto il mantello umido che lo avvolgeva e lo appesantiva riuscì a metterlo sul cavallo. Adamantia era un bell' esemplare, l'aveva trovata che vagava lungo la Strada del Re, ancora con la sella e le briglie. Era docile ma forte e robusta ed era riuscita ad addestrarla bene, molto più di Syrio. Il pezzato era più ribelle, lo aveva comprato a Porto Bianco.

Non ha nome”.

Ma lei non ci mise molto a trovargliene uno: Syrio.

Come il suo primo maestro d'armi.

Prese la cavalla per le redini e con Nymeria al fianco fece ritorno a Grande Inverno, stando attenta a non farsi vedere da qualcuno.

Lo sconosciuto era robusto, fisicamente muscoloso e Arya, benché fosse abituata agli sforzi e alla fatica, ci mise un po' a riuscire a trascinarlo in una delle stanze del castello. Scelse la sua stanza al piano terra, vicino alle cucine e alla stanza da bagno del calidarium, l'unico agio che aveva voluto rimettere a posto. Se davvero avrebbe dovuto affrontare l'inverno, quel posto sarebbe stato la sua salvezza nell'isolamento in cui si trovava Grande Inverno: il calidarium e le scorte di cibo che stava mettendo via piano piano.

Doveva scaldare dell'acqua , era la prima cosa da fare se no quel tizio sarebbe morto congelato. Riempì di acqua una delle vasche scavate nella pietra e accese i fuochi sotto il pavimento che l'avrebbero riscaldata.

Diede a Nymeria un boccone di carne, la lupa era affamata e non fece compimenti. Poi Arya si dedicò completamente a quell'uomo; non lo aveva ancora studiato attentamente. Lo svestì con delicatezza e nel farlo, essendo gli abiti quasi tutti neri come il mantello che aveva messo ad asciugare, capì che quello era un Guardiano della Notte.

Non era vecchio, anzi avrà avuto qualche anno più di lei, i capelli erano lunghi e arruffati, neri come la pece, folti e ribelli. Una barba ispida, anch'essa nera, gli copriva la maggior parte del viso, un viso dai lineamenti fieri, con la mascella possente e un po' squadrata ma con una bocca morbida, dalle labbra piene e ben delineate. Era molto muscoloso, anzi una delle braccia, notò Arya, lo era più dell'altra.

Un fabbro” pensò Arya e a quel pensiero il suo cuore vacillò per un secondo.

Aveva varie cicatrici, soprattutto bruciature a confermare il fatto che forse quel ragazzo era un fabbro, ma quando lo mise nella vasca notò i segni sulla schiena, cicatrici profonde, pallide striature bianche a testimoniare vecchie frustate.

Punizione o tortura?

Arya non si scompose più di tanto. Aveva fatto e visto molto di peggio.

Lo ripulì dal fango, dallo sporco e dal sangue incrostato di alcune ferite. Percepì un acceleramento del battito cardiaco, l'acqua calda lo stava aiutando. Riuscì a tirarlo fuori e ad avvolgerlo in un panno bianco, una volta messo sdraiato nel letto della sua camera lo vestì con una tunica leggera e lo mise sotto una pila di coperte e pelli calde. Una volta sistemato poté cominciare a medicarlo: aveva due tagli ad un braccio, piuttosto profondi, Arya li ripulì bene e fasciò il braccio, curò un abrasione al polpaccio destro, per il resto sembrava sano ma per sicurezza gli tastò tutto il corpo, centimetro per centimetro, per assicurasi che non ci fossero ossa interne rotte. Non ne trovò e poté tirare un sospiro di sollievo, non amava aprire e ricucire persone vive! Notò però un rossore innaturale al viso e tastandolo capì che si stava sfogando una febbre non molto forte.

“Meglio quella che altro!”

Decise di curarlo aspettando una ripresa.

Nymeria non si allontanava mai, ogni tanto la seguiva per la cucina o nel cortile ma poi passava il tempo vicino al letto dello sconosciuto.

-Cosa ci facevi con lui, Nymeria?- Arya guardò la lupa in cerca di una risposta ma troppe sarebbero state le cose da raccontare e la lupa non sapeva parlare. E mai lo avrebbe potuto fare.

-Tranquilla- Arya la grattò dietro le orecchie -Non sono gelosa….- La lupa le leccò la mano.

-Stai con lui, vado a preparargli un infuso per la febbre.

 

 

L'addestramento nella Casa del Bianco e del Nero non riguardava solo forza fisica, agilità e tecniche omicide. Aveva dovuto studiare, studiare tutto quello che Maestro Luwin non aveva fatto in tempo ad insegnarle: storia, astronomia, casate, guerre e rivalità del passato, draghi.

In più aveva imparato tecniche mediche. Pozioni, infusi, riconoscere le erbe mediche di tutto il Continente e delle terre dell'est; aveva dovuto apprendere le pratiche mediche come cucire e sanare ferite, guarire ossa rote, amputare o recidere se necessario, aveva imparato i punti mortali e quelli non mortali quando colpiva un uomo. Aveva imparato come rendere agonizzante ma non mortale una ferita.

Aveva imparato e aveva messo in pratica.

Finché non le sussurrarono il nome sbagliato.

 

 

Arya passò la notte al capezzale dell'uomo; lo aveva sbarbato e gli aveva sistemato i capelli accorciandoli un poco. Per igiene e comodità. Si era rivelato un giovane, come ipotizzò appena lo vide, un giovane uomo di qualche anno più grande di lei.

Potrebbe avere l'età di Jon...o di Rob, se fosse ancora vivo”.

Aveva un bel viso, si trovò a pensare, un viso dai tratti duri ma anche dolci e che le smosse qualcosa dentro.

Dove lo aveva già visto? Quei lineamenti le ricordavano qualcosa di intimo. Qualcosa di buono ma non ricordava cosa….o chi?

Riuscì a fargli bere un decotto alle erbe per la febbre e passò il tempo a cambiargli la pezza per rinfrescargli la fronte e il viso.

Aveva lavato i suoi abiti e in una sacca che portava alla vita vi trovò delle monete d'argento e qualche pezzo d'oro, una statuetta rappresentante il Fabbro e un messaggio; la maggior parte del testo era sparita, l'inchiostro si era sciolto a causa dell'acqua in cui era stata immersa la pergamena, poté notare il sigillo dei Guardiani della Notte e da quel poco che era rimasto comprensibile capì che quell'uomo era l'attendente del Lord Comandante degli uomini in nero e che era diretto ad Approdo del Re per essere ricevuto dal Primo Cavaliere del re stesso: Jon Stark.

Arya deglutì a fatica. Decise di tenere quel foglio di carta malandata perché poteva tornare utile al ragazzo una volta che si fosse ripreso.

Passò la notte sveglia e quando il sole sorse di nuovo sbadigliò stancamente. Ma la fronte del giovane era finalmente fresca, segno che la febbre era calata e lei poté tirare un sospiro di sollievo.

-Il peggio è passato, sai?- Lo disse a Nymeria che era stata con loro tutta la notte.

-Signorina?! C'è nessuno in casa?

Arya si sentì chiamare dal cortile. La voce era quella di un bambino che lei conosceva molto bene. Uscì dalla cucina e si ritrovò davanti agli occhi il volto lentigginoso di Dick, il figlio (uno dei tanti) di un fattore che abitava vicino alla Strada del Re.

-Salve signorina!- La vocetta squillante mise di buon umore Arya.

-Dick! Piccola peste, tutto bene?- Il ragazzo annuì. Era alto per la sua età, forse 10 anni, ed era magro ma tutto un fascio di nervi e muscoli, portava una cesta in una mano.

-Aye! Mamma ha bisogno di quelle erbe per i dolori che ha!- disse il bambino.

-Certo! Aspetta che te ne prendo un po'!- Normalmente lo avrebbe fatto accomodare in cucina e gli avrebbe offerto qualcosa di caldo, ma aveva lasciato la porta della camera aperta e Dick non era proprio un ragazzo composto. Non che la cosa disturbasse Arya, anzi lei si rivedeva molto in quello scricciolo curioso e agitato, ma in quel momento voleva ancora tenere nascosto lo straniero, almeno finché non ne avesse saputa l'identità.

Lei viveva così, di aiuto reciproco. La gente che abitava i dintorni di Grande Inverno aveva imparato a conoscerla, forse alcuni anziani l'avevano anche riconosciuta. Non lo sapeva. Lei non aveva mai fatto il suo nome e tutti la chiamavano signorina, ragazza o fantasma di Grande Inverno.

Era già stata un fantasma di un castello in rovina. Non era male come idea.

Le portavano cose da mangiare, cose che da sola non poteva procurarsi e in cambio lei offriva le sue cure e i suoi medicinali. Per questo prese un barattolo pieno di un unguento giallo che aveva già preparato in cucina e lo portò al bambino.

-Ecco! Di' alla mamma di non esagerare ma di usarlo sempre nelle dosi che le ho consigliato.-

La testolina di capelli arruffati annuì.

-Tieni!- Le porse una cesta -Sono per te, per lei!- Si corresse subito.

Arya alzò il telo che copriva la cesta e vi trovò dentro un tesoro.

-A...Agrumi?

La cesta traboccava di arance e di limoni dai colori brillanti.

-Papà ha aiutato un tizio mentre era a Porto Bianco e questo gli ha dato due casse di questi cosi, quello arancione è molto buono, soprattutto se dentro è rosso! Il giallo no! Ma la mamma lo ha messo in una torta e allora è diventato buono!

Arya pensò che doveva essere la prima volta che il bambino assaggiava degli agrumi e il loro nettare agrodolce. Sorrise ma poi lo vide illuminarsi osservando qualcosa dietro di lei. Nymeria si era presentata sulla porta della cucina, tranquillamente stava osservando la sua padrona con il bambino.

-Un...un lupo?- Dick era euforico. Arya annuì e con un cenno della mano fece avvicinare l'animale.

Dick fremeva dalla voglia di accarezzarlo e Arya, intendendolo, glielo lasciò fare.

-Accarezzala se vuoi, è dolce e buona.

Quando vuole”….ma questo non lo disse al bambino.

Dick allungò titubante una mano e Nymeria si lasciò accarezzare dolcemente dietro l'orecchio, un punto che lei amava particolarmente. Il bambino godette della morbidezza del pelo della bestia.

-E' bello!-

Arya sorrise.

-Ringrazia tua madre e tuo padre. Sono un dono molto importante per me- gli arruffò i capelli -Ora però vai...sta per piovere.

-Aye!- Il bambino si allontanò dalla lupa e le fece un inchino un po' goffo. Non era una presa in giro, era un inchino di ringraziamento e rispetto e lei lo accettò senza battere ciglio.

 

 

-Nymeria! Guarda!- Era felice. Ci volevano quegli agrumi, soprattutto per rimettere in salute lo sconosciuto che dormiva, svenuto, nel suo letto. Il fatto che fosse stata la sua lupa a condurla da lui non le fece dubitare della sconsideratezza che aveva dimostrato mettendoselo in casa.

-Un po' di limone caldo con miele e qualche spicchio di arancio non gli faranno che bene.

Pulì una delle arance, mangiandone mezza. Era da molto che non mangiava quel frutto; lei ne era sempre andata matta e a Braavos non ne era mai stata senza, ma da quando era tornata sul Continente, nello specifico al Nord, le era mancato quel nettare agrodolce. Amava le arance, Sansa invece amava il gusto del limone nelle sue adorate tortine...Sorrise amaramente a quel pensiero.

Dopo aver goduto di quella piccola gioia andò dall'uomo sconosciuto.

Aveva un colorito fresco, segno che stava molto meglio. Respirava ancora un po' a fatica e ogni tanto farneticava dei nomi che Arya non riusciva a capire del tutto.

La..Lady Stoneheart...io...” Ma Arya non aveva mai sentito quel nome o almeno così credeva.

Riuscì a fargli bere il succo di limone, appoggiandogli degli spicchi di arancio alle labbra affinché succhiasse un po' del succo pieno di zucchero e vitamine.

Aveva delle labbra belle, carnose e ben disegnate.

Arya arrossì a quel pensiero e si maledisse per la sua stupidaggine. Aveva sempre respinto quel lato dalla sua anima, quel lato troppo femminile, troppo vulnerabile. Quel lato che l'aveva portata a fidarsi, molti anni prima, di qualcuno che poi l'aveva ferita, le aveva ferito gravemente il cuore scegliendo di abbandonarla.

Si alzò per cambiare l'aria della camera, il giovane uomo aveva ripreso a farfugliare qualcosa ma lei non vi fece troppo caso.

-Vado a cambiare l'acqua alla bacinella...aspettami qui- Nymeria per tutta risposta sbadigliò stiracchiando le zampe posteriori per poi rimettersi a dormire vicino al letto.

Quando fece per uscire dalla stanza Arya si bloccò. Qualcosa le fece gelare il sangue, un nome. Un nome pronunciato da quell'uomo sconosciuto. La bacinella le scivolò di mano andando a rompersi sul pavimento.

Arya tremò.

Non...non è possibile...” Si voltò per guardare il giovane che continuava ad invocare quel nome in modo tormentato.

-A..Arya...ti prego...Arya….

Il suo nome. Quello straniero sapeva il suo nome. No! Non era possibile, sicuramente stava chiamando un'altra Arya. Lei non lo conosceva, lei non sapeva chi fosse quel ragazzo.

Ma poi…..

“Mia Lady, aiutami...Arya...mia Lady…

 

 

  
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