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Autore: corvonero83    03/03/2016    1 recensioni
(Dal momento che da Martin non avrò mai il lieto fine che spero per i miei due fanciulli (Arya e Gendry, ovvio!), ho dato vita a questa storia che spero possa interessare a qualcuno. Ho cercato di essere il più fedele possibile ai fatti dei libri, seguendo poi i miei desideri….)
Dal Primo Capitolo:
“Ma io sono sempre qui. Mi risveglio sempre nel mio letto a Grande Inverno. Forse dovrei andare a cercarla, forse dovrei andare alla Barriera...”. Lo pensava spesso Arya, lo pensava e sentiva qualcosa che la spingeva a partire, ma non capiva cosa, cosa avrebbe potuto trovare alla Barriera, o chi. “Non Jon. Jon non è più là. Jon è ad Approdo del Re. Allora chi? Chi mi vuole con lui al nord?”
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Arya Stark, Gendry Waters
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Dal momento che da Martin non avrò mai il lieto fine che spero per i miei due fanciulli (Arya e Gendry, ovvio!), ho dato vita a questa storia che spero possa interessare a qualcuno. Ho cercato di essere il più fedele possibile ai fatti dei libri, seguendo poi i miei desideri….

Niente, se vi va di commentare ben venga. Chiedo scusa se alcuni momenti saranno più lenti dei POV originali di Bran e se alcune cose non saranno molto logiche, io ci ho provato.

Buona lettura a tutti.

(I personaggi non mi appartengono, se no a quest'ora sarei a godermela in qualche mare caraibico e i fatti narrati sono (sing!) solo frutto della mia testolina bacata che ha seguito senza logica il mio cuore!)


 


 

Capitolo Primo

"Aiutami! Ti prego, aiuto!"

Una voce la stava chiamando, anzi la stava implorando. Una voce maschile, atona, fredda. Tutto intorno regnava il buio e da quel buio emergeva solo quella voce cupa.

"Ti prego. Arry...."

"Arry?”. Solo poche persone sapevano che lei era stata Arry. Chi era? Chi voleva il suo aiuto?

"Mia Lady! Ti prego, aiutami. Ho bisogno di te!"

Due occhi. Due occhi blu intenso, come il mare più profondo, si materializzarono in mezzo a quel buio. Due occhi che lei conosceva bene e che non aveva mai dimenticato veramente. Li aveva solo seppelliti dentro di se.

"Mia Lady”. Solo una persona la poteva chiamare così.

-Gendry!-


 

Urlò.

Urlò quel nome che da anni non pronunciava ad lata voce, un nome cucito sul suo cuore, ben nascosto. Anche a se stessa. Soprattutto a se stessa.

Si mise seduta. Nonostante l'aria fresca sentiva le gocce di sudore scenderle lungo la fronte. L'alba stava sorgendo e decise di alzarsi, consapevole che non avrebbe ripreso sonno facilmente. Gettò un'occhiata veloce al suo riflesso nello specchio posto sopra la bacinella dell'acqua. Rinfrescò il viso e si diede due spazzolate veloci ai capelli arruffati, poi sfuggì subito la sua immagine riflessa.

Non amava guardarsi allo specchio. Non amava ricordare chi era.

Arry, Donnola, Pulcino, Salty, Cat…..

Mille nomi, un'unica persona. Lei: Arya.

Arya Stark di Grande Inverno.

Una Grande Inverno irriconoscibile e decaduta, ma che era tornata ad essere la sua casa, padrona di un rudere, senza il permesso del nuovo re dei Sette Regni. Un rudere per lei bellissimo.

La ragazza allo specchio aveva lunghi capelli scuri, di solito raccolti in una treccia, occhi grigi e stanchi, il volto allungato con lineamenti nobili, labbra piene perennemente imbronciate. Ma non aveva un nome. Non ne voleva. Stando sola nessuno la chiamava per nome e i pochi con cui aveva a che fare si limitavano a chiamarla “ragazza” o “signorina”.

Solo quando scendeva nella cripta di famiglia sapeva di avere un nome, ritrovando i suoi lineamenti in quella statua bellissima che aveva sempre ammirato. La somiglianza con sua zia Lyanna era evidente ed era la prova della sua appartenenza alla Casata degli Stark. Stark era il suo cognome, sangue Stark le scorreva nelle vene, sangue di lupo e niente poteva cambiare quella realtà.

Ma gli Stark si erano estinti, il branco non esisteva più e lei stessa era ritenuta morta da molto tempo.

Anche se in realtà qualche sopravvissuto c'era. Quando era ritornata a Westeros, quasi tre anni prima, aveva appreso le novità di un mondo che non sentiva più suo ma che l'aveva accompagnata per molte notti, negli incubi fatti nella casa del Bianco e del Nero. Non c'erano stati draghi, ne bellissime regine Targaryen a reclamare il Trono di Spade. Non avevano vinto i Lannister, ne i Tyrell, ne i Martell di Dorne. Alcune di queste famiglie avevano ricevuto ricompense per l'aiuto dato al nuovo re, il re che ora sedeva su quel trono maledetto. Nuove alleanze erano state stipulate perché ancora molte erano le minacce che incombevano sulla fragile pace che stava regnando sui Sette Regni.

Non era ancora arrivato l'inverno. L'autunno stava dominando da un paio di anni, mite ma pericoloso, non si sapeva mai quando sarebbe cessato per lasciare spazio alle nevicate, quelle vere, e al gelo che avrebbe paralizzato tutto. E con lui sarebbe tornata la minaccia che abitava oltre la Barriera., una minaccia fermata ma non estinta.

Arya, in quegli ultimi anni, aveva assorbito ogni parola, ogni racconto, ogni diceria riguardante l'Occidente. A Braavos non era poi così difficile avere notizie. Era diventata una perfetta assassina, uno degli uomini Senza Volto, al servizio del Dio dai Mille Volti. Ma alla fine aveva perso. Sconfitta, si era arresa. L'ultimo nome che le avevano sussurrato le aveva spezzato il cuore e lei capì di avere ancora un cuore, quel cuore che le impedì di compiere quella missione e che la convinse a tornare a casa. Già…...una casa. Lei aveva una casa, doveva solo ritrovarla.

Dopo essere sbarcata a Porto Bianco si era diretta subito alle rovine di Grande Inverno. Che il suo mondo fosse stato demolito dai leoni con il tradimento degli uomini scuoiati, lo venne a sapere sulla nave che la stava riportando in occidente. “Respiro di lupo” si chiamava quella nave e lei lo prese come un segno di buon auspicio. Su quella nave recuperò quello che aveva perso in quegli anni, nomi le furono riversati addosso, nomi di casate, di uomini, di luoghi….nomi che sapeva di conoscere ma che non riusciva pienamente a mettere a fuoco. A parte uno, quello di Jon.

Jon Snow.

Ora Lord di Grande Inverno e Primo Cavaliere del nuovo re dei Sette Regni: Stannis Baratheon. Jon aveva fermato il gelo del Nord, la minaccia che vive oltre la Barriera. Non aveva capito come, c'era di mezzo una profezia e lui ne era stato il protagonista; di draghi non se ne erano ancora visti, l'unica certezza che aveva era che Jon viveva ad Approdo del Re, sano e salvo e come Stark riconosciuto. Arya non poteva desiderare di meglio per lui! Ma anche Sansa era viva e stava bene, almeno questo pensava dato che aveva saputo che era diventata la Lady di Nido dell'Aquila sposando Harrold Hardyng, l'erede di suo zio Jon Arry.

Avrebbe voluto raggiungerli, avrebbe voluto abbracciarli, stringerli forte e piangere con loro...ma non trovava il coraggio di farlo. L'avrebbero riconosciuta? Per tutti Arya Stark era morta, morta dopo aver sposato il figlio di Lord Bolton, più di una volta si era ritrovata a pensare chi avessero mandato al suo posto ma soprattutto si chiedeva se Jon e Sansa avrebbero accettato il suo passato. Il suo essere stata una donatrice di morte.

Arya si perdeva spesso nei suoi pensieri, come se vivesse una vita parallela, ma poi si riprendeva e così fece quella mattina. Uscì nella corte del palazzo ormai reso un rudere. L'aria era fresca, un leggero strato di neve copriva il terreno; non era ancora una neve “importante” come era solito chiamarla suo padre, ma una leggera spolverata di bianco, un leggero velo di gioia che nascondeva però un avvertimento a lei molto famigliare: l'Inverno sta arrivando.

Portò fuori i due cavalli che aveva nella stalla, un pezzato comprato a Porto Bianco per fare il viaggio e una puledra bianca trovata abbandonata lungo la Strada del Re; diede da mangiare alle galline che si era procurata da alcuni contadini che vivevano nei dintorni, andava avanti grazie alla loro generosità o ricambiando offrendo loro cure e medicine che aveva appreso a Braavos e che la rendevano quasi una “strega” ai loro occhi, una strega buona però che si meritava rispetto e un po' di aiuto. Dove una volta c'era il solarium del castello riuscì a creare una specie di serra dove teneva coltivate varie specie di ortaggi. Passava le sue giornate così, curando i suoi pochi averi e occupandosi di Grande Inverno, della sua sopravvivenza. Andando dove c'era bisogno di lei. Passava molto tempo a pregare nella cripta di famiglia, dove mancavano le tombe più importanti…

Madre, Padre….Rob...”.

Pensava spesso a loro e pregava perché fossero felici nella loro nuova vita incorporea. Non credeva più negli dei, ne i Sette ne il Dio dai mille volti avrebbero potuto ridarle la sua famiglia. Sentiva solo la mancanza di un albero diga, a Grande Inverno non ce n'erano più, tutti bruciati. Tutti perduti duranti la battaglia contro i Bolton.

E continuava ad allenarsi, due o tre ore al giorno, sempre con Ago e con un'altra spada trovata in quella che era la stanza dei suoi genitori. Era una spada più grande, robusta ma che si faceva maneggiare molto bene. Dormiva poco e quando si addormentava sognava di essere un lupo. Non un lupo qualsiasi ma la sua Nymeria e questo le dava forza.

Nymeria. La sua lupa era viva, Arya ne era certa, la veniva a prendere di notte per portarla in giro attraverso i Sette Regni, dalle terre dei fiumi fino alla Barriera. Non sapeva come ci fosse arrivata fino là, ma Nymeria era alla Barriera. Arya aveva sognato uomini in nero, un fortino avvolto dalla neve, aveva sognato la Barriera, imponente, eterna, glaciale. E aveva respirato il freddo, il gelo dell'aria dell'estremo nord e con il freddo aveva respirato il sapore della libertà selvaggia, il senso di grandezza che dava quel posto.

“Ma io sono sempre qui. Mi risveglio sempre nel mio letto a Grande Inverno. Forse dovrei andare a cercarla, forse dovrei andare alla Barriera...”. Lo pensava spesso Arya, lo pensava e sentiva qualcosa che la spingeva a partire, ma non capiva cosa, cosa avrebbe potuto trovare alla Barriera, o chi. “Non Jon. Jon non è più là. Jon è ad Approdo del Re. Allora chi? Chi mi vuole con lui al nord?”

Un nuovo sogno la portò a svegliarsi nuovamente all'alba. Sudata e preoccupata. Vagava lungo un torrente, anzi un fiume vero e proprio che scorreva impetuoso e pericoloso, gonfiato dalle piogge autunnali. Probabilmente era il Coltello Bianco. Vicino a lei sentiva il rumore dell'acqua e un rimbombo di zoccoli sul terreno, una dolce fischiettare in sottofondo. Era Nymeria, in quel momento era dentro la lupa, poteva sentire il fresco del terreno sotto le zampe, l'odore forte del cavallo che le camminava dietro e non solo quell'odore, ogni tanto le andava alle narici un odore strano, quasi di metallo che le ricordava qualcosa di non ben preciso, qualcosa legato ad un passato lontano. Poi fu un attimo e tutto divenne caos e grida e rumore. Si mise a correre, veloce con il fiato che le usciva condensato attraverso le zanne. Stava scappando, no! Stava inseguendo qualcosa, anzi qualcuno che era caduto nel fiume e ora era trascinato via dalla corrente impetuosa. Di colpo Arya nelle vesti di Nymeria, si era bloccata. Davanti a lei, in lontananza, vide un castello, le torri di un castello imponente ma...in rovina. Sentì un brivido sotto la pelle, quello era Grande Inverno.

Nymeria”.

La lupa, la sua lupa era lì vicino e se il sogno era vero, se non era un sogno, c'era qualcuno in pericolo. Senza pensarci due volte saltò giù dal letto e si infilò gli stivaletti di camoscio ormai consumati e si gettò un mantello pesante sul vestito logoro, correndo fuori dal castello. Nella corte. Il sole era sorto da poco, la luce seppur debole le permetteva di vedere abbastanza bene. Arya si stava precipitando alle stalle quando la vide.

Una lupa.

Un metalupo!” pensò. Immobile dove una volta c'era la Porta Est, quella collegata alla Porta del Re, anch'essa ormai distrutta.

Bella e immobile la lupa la fissava con i suoi occhi dorati. Era cresciuta e il pelo si era ingrigito ancora di più. Arya le si avvicinò d'istinto, non aveva paura. Si sentiva attratta da lei perché sapeva che quella lupa era Nymeria. E la lupa dal suo canto l'aspettava paziente.

-Ny...Nymeria sei tu?- aveva voglia di accarezzarla, di immergere il volto in quel pelo grigio meraviglioso. Quando le tese la mano la lupa l'annusò e dopo pochi secondi vi sfregò il muso, permettendo alla ragazza di accarezzarla dietro la nuca. Poi le leccò il palmo della mano.

-Mia Nymeria!- Arya si inginocchiò davanti all'animale. Si fissarono negli occhi per un periodo che ad Arya sembrò eterno. Ma in quegli occhi Arya ebbe la sua conferma. Nymeria permise alla ragazza di abbracciarla. Arya la strinse forte, come se avesse ritrovato una parte di se che credeva di aver perso per sempre e contro la sua volontà.

-Perdonami, amica mia! Sono stata obbligata io...io….- ma la lupa strusciò il muso contro il viso della giovane e con un gesto amorevole glielo leccò portando via le lacrime che lo stavano bagnando. Lacrime che Arya non si era resa conto di versare. Si morse il labbro inferiore.

-Starai con me?

La lupa si staccò da lei e si allontanò piano per voltarsi di nuovo a guardarla, lo fece due volte e alla fine Arya capì. Voleva che la seguisse. C'era una persona che aveva bisogno del suo aiuto e Nymeria sapeva dove portarla. Salì sulla puledra bianca e seguì l'amica a quattro zampe, lasciandosi la Foresta del Lupo alle spalle e dirigendosi verso la valle ad est, dove scorreva il Coltello Bianco.

  
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