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Autore: Lord Basch    26/03/2009    1 recensioni
A tutti, o quasi, sarà di certo capitato di ritrovarsi davanti al foglio, o, di questi tempi, davanti al programma di videoscrittura, e non sapere cosa scrivere.
Genere: Commedia, Comico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Foglio bianco. Di quei tempi, era la cosa che aveva sotto gli occhi più di frequente. Beh, forse era l’unica cosa che aveva sotto gli occhi, dalla mattina presto alla sera tardi. La notte, prima di dormire, nel dormiveglia e persino nei sogni, le idee gli fluivano nella mente, quasi come se il sonno azionasse un congegno nascosto nei meandri della mente, accessibile solo a chi avesse passato il confine col mondo. Ma al risveglio, di quei brillanti pensieri, rimaneva solo lo spettro, uno sbiadito ricordo che, riesaminato da tutte le prospettive, si rivelava banale. O era forse lui che si faceva troppi problemi? Doveva semplicemente scrivere quello che gli passava per la mente, per banale che fosse? In fondo nessuno si aspettava niente da lui, nessuno era ansioso di sgomitare fuori dalla libreria per farsi strada tra la folla agitata, per raggiungere lo scaffale su cui giaceva, come in attesa, un libro contenente chissà quali brillanti aneddoti. Eppure proprio lui, che leggeva tanti testi, voleva scrivere qualcosa che magari, se fosse stato scritto da altri, avrebbe letto. Insomma, non avrebbe mai riletto qualcosa scritto di proprio pugno, bello o brutto che fosse. Chissà se gli scrittori a lui contemporanei avevano una considerazione delle proprie opere. Chissà se i grandi maestri del passato, vergando sulla carta parole che sarebbero diventate celebri e prese a modello, avevano pensato che forse stavano scrivendo un mucchio di letame, che era tutto da rifare. Eppure alla fine avevano pubblicato lo scritto. E se lo avevano fatto, si disse, dovevano pur averne una buona opinione. Oppure era lui che si atteneva troppo ai rigidi schemi della propria mente? E poi, perché scriveva? Diamine, non ci aveva mai pensato. Se il suo scopo, o almeno  così si diceva , non era di farsi pubblicare, di diventare famoso, e non faceva nemmeno leggere i prodotti della sua mente perversa ad altri, e non sentiva l’impulso di buttar giù qualche riga, perché trascorreva ore davanti al monitor, passando al setaccio la tastiera in cerca di qualcosa che gli desse un indizio? Si sarebbe messo a parlare col tasto Canc, prima o poi.  Questi avrebbe imprecato ogni qual volta fosse stato soffocato da una di quelle dita enormi che si ritrovava. Di sicuro il povero quadratino nero, che si chiedeva cosa avesse fatto di male per nascere Canc, era già arrivato alle bestemmie, dato che i caratteri cancellati in quelle ore, in quei giorni, in quelle settimane, rivaleggiavano di certo in numero con uno di quei tomi in stile Enciclopedia.

Ok ok, forse stava diventando pazzo, ma poco male! Genio e sregolatezza! Ecco si, erano proprio i primi sintomi della pazzia. Prese un bel respiro, poi digitò i primi caratteri, incerto. Il contatore segnava le parole: 100 parole, 200 parole.

Canc Canc Canc. 50 parole.

Quelle parola sarebbero state il punto di partenza. Ehi, un errore!

Canc Canc. 25 parole.

Poche ma buone!  Ma quella parola esiste?!

Canc Canc. Foglio Bianco. Di nuovo. E ovviamente gli insulti del Canc.

Oddio, ma … ma … stavo pensando in terza persona?! Ora, insieme agli sproloqui del Canc, che ovviamente provenivano dalla mia geniale scatola cranica, i miei si trasformavano e, da un sussurro a bassa voce, diventavano un crescendo di maledizioni contro gli scrittori più illustri, fino al gridare in faccia ai maggiori esponenti di tutti i generi letterari a me noti. Beh, non che li avessi davanti, ma ero sicuro che mi avessero sentito. Da tipi del genere, pensai, ci si poteva aspettare anche questo. Insomma, forse erano più anziani, temprati dai rifiuti che anche loro, agli esordi, dovevano avere avuto. Ma che stavo dicendo? Non possono avere avuto dei rifiuti, sono … Il meglio, il top del loro genere, la creme de la creme … Trovavo impossibile tutto ciò e, più non riuscivo a scrivere, più mi convincevo che di persone come loro ne nascessero ogni cent’anni. Insomma, non proprio cento … magari cinquanta. Insomma, forse avevo scelto male la data di nascita, ma fatto sta che a quattordici anni mi trovavo in competizione, se di competizione si poteva parlare, con dei tali che avevano scritto montagne, no, che dico, intere catene montuose di best seller che sarebbero durati in eterno, tizi che avevano milioni di pagine alle spalle e milioni di pagine davanti, nelle loro enormi  teste, pronte per essere riportate su carta ed essere trasformate in soldi. E forse era proprio quella la differenza tra me e loro: io scrivevo per me, loro per i soldi. Ma quei soldi non servivano forse a mantenere il fortunato scrittore in salute e a permettergli di vivere una vita agiata? Riesaminato da questo punto di  vista, il motivo delle loro azioni e delle mie coincidevano: insomma, non scrivevano forse per loro?

Mi consolai però pensando che, se da un lato alcuni autori avevano iniziato a scrivere e a mandare le loro opere alle case editrici in età adulta, io, da ragazzo di quattordici anni appena, mi ero già cimentato in più generi, spedendo i romanzi a più case editrici. Queste, forse per la mia giovane età, o perché proprio non so scrivere, avevano gentilmente rifiutato di pubblicare i miei racconti, dandomi però suggerimenti che si sarebbero poi rivelati preziosi. E nella mia mente agitata e mai quieta, questi consigli incontravano le nozioni di scrittura che già conoscevo. A quel punto, mi dicevo, avendo già un mio personale stile (o almeno così credevo, ma tutt’ora non ne sono certo), l’unica cosa che mi rimaneva da fare era ampliare il mio lessico, fino a che non avessi avuto abbastanza parole da farmele bastare per un libro intero. Non pensavo di certo a uno di quegli enormi libroni che raccolgono trilogie o cicli famosi, ma a un volumetto, magari di due centinaia di pagine, o qualcosa del genere. Avrebbe avuto un titolo altisonante, di quelli che, pur non dandoti un quadro completo del libro, ti spingono a spendere i tuoi soldi per leggerlo.

  
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