Porpora - Aurore boreali a due per pianoforte
Dall’esterno dobbiamo sembrare piuttosto strambi - non tanto perché ci ostiniamo a torturare un povero pianoforte che nessuno dei due sa evidentemente suonare, quanto più perché io in testa ho una coroncina di plastica coperta di strass e Peter ha la folle idea di un duetto in technicolor.
Quando si è seduto accanto a me gli ho domandato se vedesse ancora i suoni sotto forma di luci colorate e lui scrollandosi le spalle mi ha risposto che non aveva più quel potere, ma che potevamo comunque suonare insieme se volevo.
E lo volevo.
Ed eccoci qui, in un ospedale semideserto a premere tasti a caso solo per dipingere arcobaleni sul soffitto.
Blu bianco magenta arancione brillante.
«Sembrano aurore boreali» gli dico indicando le luci che fluttuano lievi sopra al pianoforte, come fuochi fatui.
Lui ha annuisce pensieroso e poi ad un tratto mi chiede «Non hai paura del buio, vero?»
Scuoto la testa vigorosamente, anche se ancora non ho compreso il suo piano.
«Ti porto in Norvegia» esclama entusiasta prima di alzarsi dalla panca.
Ma dove sta andando? Non in Scandinavia spero.
No, Peter si dirige solo furtivamente verso il banco dell’accettazione, con un’occhiata fugace controlla che non ci siano infermiere nei paraggi e preme l’interruttore.
L’intero reparto piomba nel buio.
Come faccio ad orientarmi ora? Senza fonti di luce disponibili se non-
Le note.
Schiaccio un tasto: una scintilla azzurra rischiara per un attimo il pianoforte.
È semplicemente bellissima.
Peter è tornato accanto a me. Suona una scala decrescente che sfuma dal verde al viola melanzana, mentre io mi dedico ad una coppia di tasti neri che se premuti in rapida successione emanano due flash tendenti al fuxia.
È in momenti come questi che sono grata al mio potere inutile e meraviglioso: sopra le nostre teste fluttuano aurore boreali di tutti i colori immaginabili. Sembra davvero di trovarsi in una notte norvegese.
Smetto per un attimo di suonare ed osservo le scie cromatiche sul soffitto dissolversi lentamente come nuvole di fumo. La stanza ripiomba nel buio, mi volto verso Peter, anche se perfettamente consapevole che non riuscirò a vederlo, quando qualcosa mi blocca.
Una luce.
La vedo anche ora, eppure nessuno di noi sta suonando.
Flebili lampi color porpora emessi ad intervalli regolari da una fonte di suono ancora sconosciuta. Brillano debolmente sotto la sua camicia bianca, come candele dietro ad un velo.
Flash flash flash
È il suo cuore.
Batte così forte che riesco a vederlo.
Accendo il display del cellulare per illuminare il suo viso e riuscire a leggergli le labbra e mi accorgo che Peter è arrossito violentemente. Le sue guance non sono meno vermiglie della luce che gli brilla piano sul petto.Per un po’ non dice nulla, poi risponde «È l’effetto che mi fai»
«Farti battere il cuore? Menomale»
«Farlo battere così forte» specifica lui
«E perché sta battendo così forte?»
«Perché sto per baciarti»
E quando bacio le sue labbra color porpora capisco che suonare con lui è arcobaleno, ma amarlo è rosso.