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Autore: Tramonto_Scarlatto    27/03/2009    2 recensioni
Questa storia non ha come protagonisti persone speciali o incredibilmente fortunate. è una storia che mi è stata raccontata e che mi ha talmente commossa che ho deciso di scriverla. Un'amica di Viola
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ringraziamento particolare a Readernotviewer che fornisce sempre delle critiche costruttive e che mi aiutano a migliorare, rivedere i capitoli.



Alle otto mezza del giorno del colloquio Viola si era presentata a casa di Johnny con il disco registrato il giorno prima.
Aveva dormito da dio, il ragazzo no. Stava infatti bevendo una tazza di discreta grandezza di caffè nero, molto forte e senza zucchero.
"Hey! Stai bene?" Viola entrò nella casa del bassista.
"Si, è che non ho dormito molto, ero un po' agitato."
Alla ragazza fece un po' di tenerezza, non si mostrava mai volubile e, in quel momento, sembrava proprio che qualsiasi cosa avrebbe potuto spezzarlo.
Anche lei era tesa
"Se non gli piace, ce ne faremo una ragione".
Come poteva promettergli che sarebbe andata bene, quando neanche lei ne era sicura?
Arrivarono Giovanni e Michele pochi minuti più tardi, anche loro erano nervosi.
Arrivarono dieci minuti in anticipo davanti alla sede della casa discografica.
Dopo una sigaretta decisero di entrare dalle porte automatiche di vetro.
La segretaria che era dietro ad una scrivania tondeggiante, che indossava un elegante tallieur grigio, sorrise gentilmente e gli chiese cosa desiderassero.
Come al solito, fu Johnny a parlare
"Abbiamo un appuntamento con il direttore"
"Nome?"
"Rotten People".
La donna scrutò un'agenda in pelle nera, poi spostò lo sguardo e disse cordialmente
"La seconda porta nel corridoio a sinistra"
Lo studio dove entrarono era estremamente pulito ed ordinato.
Era tutto in bianco e nero, i mobili erano moderni e apparivano costosi.
La scrivania era occupata solamente da un computer, un portapenne e un temperamatite elettrico.
Il tutto stonava con la persona che possedeva la stanza.
Il direttore, Gianmaria Zarone, era infatti un omino untuoso, ma incredibilmente affascinante, non sembrava aver faticato più di tanto nella sua vita, era uno che otteneva facilmente quello che voleva.
La alien records italiana era di suo padre che, alla morte, gliel'aveva ceduta.
"Accomodatevi, prego"
Fece un grande sorriso e accennò a delle sedie piuttosto ridicole, rispetto alla grande poltrona reclinabile di pelle nera dove lui si era "accomodato".
Presero posto sulle sedie e mentre Viola si guardava intorno, un po' stupita dallo stile eccessivamente elegante dello studio, entrò Richard a presenziare al colloquio.
"Buongiorno ragazzi, direttore"
Il signor Zarone non si alzò neppure in quel momento, ma si limitò, come prima, a sorridere e a salutare.
"Sono Gianmaria Zarone, lieto di conoscervi"
Strinse la mano a ciascuno di loro, attraverso la scrivania.
Viola si sentiva un po' in imbarazzo, si sentiva osservata, ma non poteva confermarlo: infatti Zarone aveva un lieve strabismo di Venere.
Michele teneva tra le mani una copia del demo e sembrava momentaneamente concentrato solo su quella, infatti il suo sguardo non si schiodava dal disco.
"Bhè Richard mi ha parlato piuttosto bene di voi, avete qualcosa da farmi sentire?"
Visto che Michele tardava a rispondere, Viola si impossessò del disco e lo mostrò a Gianmaria.
"Sono solo quattro canzoni"
"Vanno più che bene, lo stereo è lì" fece un gesto con la mano "se tu fossi così gentile da farmi ascoltare..."
"Non c'è problema" Viola mise il disco nello "stereo". Chiamarlo così infatti era un po' riduttivo visto che si trattava di un impianto niente male.
Le canzoni finirono presto, in meno di venti minuti.
"Richard aveva ragione ma, ragazzi, quattro canzoni sono veramente poche. Voglio di più"
Johnny intervenì
"A dire il vero ci sarebbero altre canzoni pronte che non abbiamo registrato, arriveremmo a quota dieci."
"Facciamo che per fine mese arriviamo a quota quindici e ne riparliamo?"
Adesso Gianmaria sorrideva affabile e lanciava occhiate di approvazione a Richard.
Giovanni trasudava entusiasmo infantile
"Grazie mille, per fine mese saranno tutte pronte"
"Prego ragazzi, è sempre un piacere parlare con gente così interessante"
Viola si sentì addosso una lunga, unta occhiata.
"Bhè ho i vostri numeri, ci sentiamo per il 28 di Febbraio temo, se non più tardi"
Giovanni continuava a ringraziare nervosamente
"Ma certo, grazie le faremo sapere. Grazie mille, arrivederci, grazie ancora"
Stava per aggiungere qualcosa ma fu bloccato da una glaciale occhiata lanciata da Johnny che prese per mano Viola e uscì salutando a denti stretti.
"Che ti prende?"
"Non mi piace quel tipo"
Eh già, non gli piaceva quel tipo. Però era un possibile datore di lavoro e non poteva neanche comportarsi come il principe degli stronzi.
Viola evitò di esprimersi, lanciò solo un'occhiata eloquente che però sapeva Giovanni avrebbe espresso ulteriormente.
"Ma che ti succede? Sei fuori di testa? Questo ci offre un lavoro e tu ti comporti così di merda?"
"Bhè quantomeno io non gli ho leccato il culo ringraziandolo dell'opportunità almeno sessanta volte."
"Evidentemente la cosa mi entusiasma più che a te"
"O forse io ho la maturità necessaria per evitare di esternare la mia felicità in maniera così infantile e smisurata"
Le parole di Johnny erano gelide e taglienti come la lama di un pugnale ben affilato e penetrarono nelle tenere carni di Giovanni, il bambino.
"Sei solo una lastra di ghiaccio."
Johnny strinse un po' la mano di Viola e poi la lasciò andare.
"Vado a casa, ho sonno, vuoi un passaggio?"
"Si, certo, vengo con te"
Viola lo seguì in macchina.
Michele tornò a casa dove lo aspettava una ragazza ben più importante di quella di ieri sera: la batteria.
Giovanni andò a casa, davanti alla televisione, arrabbiato per il litigio che aveva avuto con l'amico, ma sognando sempre stadi gremiti di fans urlanti.
Johnny non si fermò a casa di Viola, andò direttamente a casa sua.
"Non dovevi accompagnarmi a casa?"
"Non preferisci venire a casa con me?"
"Avviso mia madre"
Scrisse rapidamente un messaggio e poi, quando furono nel sereno ambiente di camera di Johnny gli disse molto chiaramente che era in torto
"Hai sbagliato"
"A che ti riferisci?" Prese il basso e iniziò a suonicchiare
"Non ci possiamo permettere la tua maleducazione"
"Non possiamo neanche permetterci che Giovanni baci dove Zarone cammina"
"Questo è un altro discorso, in ogni caso il suo atteggiamento danneggia meno il gruppo di quanto lo faccia il tuo...e lo sai."
SI sentiva solo il rumore delle corde che battevano sui pick up.
"Giovanni può scordarsi le mie scuse"
Viola sbuffò
"Non è questo il punto. Non è questione di chiedere scusa, ma non dovevi dirgli quelle cose, tu più di tutti apprezzi il suo modo di fare ingenuo e bambinesco."
"Non ti ho portata qui per un'analisi psicologica e neanche per sentirmi dire cosa devo o non devo fare"
"O dirti quello che non volevi sentirti dire?"
"Quando la smetterai con l'analisi psicologica?"
"Quando accetterai un minimo di critica"
Viola si avviò a grandi passi verso la porta, si girò quando era sull'uscio della camera.
Johnny la guardò e disse soltanto
"Dai non andare"
Si alzò e la raggiunse, non aveva voglia di litigare.
"Mi dispiace, sono agitato. Non credo riusciremo a scrivere cinque canzoni e a perfezionare le altre nel giro di così pochi giorni"
Viola lo abbracciò
"Basterà provare tutte le sere e alcuni pomeriggi, se riusciamo"
"Mi sento una merda per come ho trattato Giovanni, poi lui dà sempre molto peso a quello che gli si dice"
"Vedrai che gli passa"
"Lo chiamo"
"Adesso?"
Viola si strinse di più a lui
"Non puoi chiamarlo dopo?"
Fecero la pace, saldando le crepe aperte dal litigio come solo il contatto fisico, totalmente privo di parole, sa fare.
  
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