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Autore: ryunosuke    27/03/2009    3 recensioni
"Mentre l’intera valle stava ancora col fiato sospeso il barone von Lies sospirò. Il momento era giunto. Lentamente alzò la mano in aria. Una volta abbassatala non sarebbe potuto più tornare indietro."
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il barone von Lies sussultò quando udì in lontananza il suono del corno così familiare e al tempo stesso ostile. Con un gesto ordinò ai suoi di tenersi pronti. Un brivido percorse tutto il suo esercito. Cosa sarebbe successo stavolta?
Con l’animo inquieto più di cinquecento cavalieri si disposero in assetto; i cavalli annusarono il turbamento nell’aria e lo scalpiccio nervoso di una moltitudine di zoccoli fece rabbrividire anche la polverosa terra sotto di loro.
  Oh terra violata! Oh rossastro pulviscolo! Quante volte avete assistito a tale spettacolo di morte? Anche la vostra memoria infinita è troppo breve per ricordare, le vostre cicatrici troppe per essere contate!
Il vento si alzò improvviso dal vicino bosco di Ildgar portando con sé le gialle foglie autunnali, polvere e rabbia. Urlava per il dolore infertogli, per gli innocenti alberi abbattuti, per i fiori stroncati.
Proprio in quel momento una dalia, piangendo rugiada sui cadaveri di quelle che un tempo erano state sue compagne, vide la lenta ma sicura avanzata dei cavalieri del duca di Ruthles.
  Proprio loro, dai cuori di pietra che si accordavano così bene con le loro armature, passavano senza prestare alcuna attenzione alla bellezza del bosco che li circondava e, anzi, sembravano volerla deturpare. Il vento cambiò improvvisamente direzione, infuriando, indignato dall’empio comportamento di quei mortali che si credevano i padroni di quel posto, un tempo sacro.
I cavalieri furono costretti a lottare contro le forti raffiche che rallentavano loro il passo ma, nonostante l’improvviso mutamento li avesse per un attimo turbati, non si fermarono.
“ E’ sicuramente un trucco del barone von Lies” urlò il duca di Ruthles “non riuscirà certo a fermarci così facilmente!” e, detto ciò, suonò a pieni polmoni nel suo corno d’avorio. Il suono che ne scaturì riecheggiò per tutto il bosco, giungendo fino alla valle dove il barone von Lies attendeva.
 
Quanta assurdità, quanto orrore! Tutto ciò è destinato ad avere fine? Sono secoli che carezzo le chiome di questi alberi; un tempo erano verdi!  Laggiù i secolari ulivi dalle foglie d’argento splendevano ogni giorno alla luce del sole, illuminando tutta la valle; ma sono anni ormai che il sole si rifiuta di assistere a questo desolante spettacolo e loro, gli ulivi, sono cresciuti torcendosi su sé stessi, afflitti per aver perso la loro luminosa bellezza. C’era un tempo in cui io, il vento!, ero considerato un dono prezioso. Ora sono solo nemico e portatore di sventura per questi esseri immondi.
 
Il sole stava per sorgere oltre le fitte chiome degli alberi di Ildgar ma la perenne coltre di nubi ne impediva la vista. Erano secoli ormai che grigi strati di nuvole si erano addensati sul vasto Regno e gli uomini si erano abituati a vivere in un perenne stato di semioscurità.
Il duca di Ruthles si preparò a suonare una terza volta il suo prezioso corno. Quel terzo richiamo avrebbe significato per il suo esercito l’inizio dell’assalto; per l’esercito del barone von Lies l’arrivo della sua furia distruttiva.
Avvicinò così il corno alla bocca, chiuse gli occhi e dopo un attimo di raccoglimento suonò con quanto fiato aveva in gola.
L’urlo della rabbia del duca di Ruthles lacerò l’aria circostante e ad esso si unì rapidamente il fragore degli zoccoli dei cavalli lanciati al galoppo che premevano sulla terra, indurita dal dolore che da secoli era costretta a sopportare.
Il barone von Lies percepì l’imminente avanzata dell’esercito di uomini capeggiati dall’avversario pochi attimi prima di sentire per la terza volta l’odiato suono del corno nemico: il vento, lo comprendeva, non voleva favorire nessuno e, se pochi attimi prima infuriava in direzione del bosco, ora si era spento del tutto. L’aria era ferma, le chiome degli alberi immobili; era come se tutto il paesaggio circostante stesse trattenendo il respiro, conscio di ciò che sarebbe accaduto di lì a poco nella radura, in prossimità del bosco di Ildgar.
E così fu.
Come un sol uomo in pochi secondi la valle fu percorsa da un brivido e centinaia di uomini uscirono in sella ai loro destrieri, chi agitando una spada, chi con la lancia in resta, ma tutti gridando alla gloria in nome del loro dio.
 
Mentre l’intera valle stava ancora col fiato sospeso, il barone von Lies sospirò. Il momento era giunto. Lentamente alzò la mano in aria. Una volta abbassatala non sarebbe potuto più tornare indietro.
Improvvisamente gli tornò in mente la sua infanzia. Gli era stato detto che un tempo quel bosco martoriato era un paradiso terrestre, gli era stato raccontato di come il sole ogni giorno illuminasse d’oro l’intera vallata e di come il vento correndo di albero in albero, producesse una meravigliosa melodia. Un barlume di umanità fece brillare per un attimo i suoi occhi. Occhi grigi, stanchi e offuscati dal dolore. Gli sarebbe piaciuto vedere di persona il magnifico paesaggio che gli era stato descritto. Dall’alto della sua posizione privilegiata, sulla collina che si affacciava sulla radura, osservò i suoi cavalieri, tutti  poco più che ventenni, come lui, ma tristemente consumati dalle dolorose esperienze, come vecchi. Pensò che forse poteva ancora cambiare le cose.
Poteva tentare di portare un po’ di felicità nel suo e nel loro futuro. Il vento tornò a sussurrare nelle sue orecchie.
Poteva...
L’esercito del duca di Ruthles era a poche migliaia di metri di distanza, era il momento di prendere la decisione più importante della sua vita.
Abbassò la mano.
Il tuonare di centinaia di zoccoli faceva ora echeggiare la polverosa terra rossa.
 
Il barone von Lies si guardò intorno. La battaglia era finita. Migliaia di corpi giacevano a terra, nella polvere. Trascinò i cadaveri dei suoi compagni, o almeno quelli che riuscì a riconoscere.
Gettò su di loro un pugno di terra come sepoltura simbolica e li bruciò.
Tornò alla sua tenda e si tolse l’elmo. I capelli schiacciati sulla fronte, il suo volto impassibile, una maschera senza sentimenti.
Nella valle, in prossimità del bosco di Ildgar, regnava il silenzio; solo i cadaveri assistevano alla fredda notte che calava oltre i monti. Il barone von Lies pensò: resisterò un'altra notte? La guerra non è finita; c’è ancora, per me.
In fondo aveva portato a termine il suo compito. Aveva comandato il suo esercito per debellare il nemico. Aveva vinto un’importante crociata. Ma ne è valsa la pena?
Il giovane barone si incamminò, senza meta. Camminò nella notte, lungo i fiumi inquinati, vide passare i fantasmi del suo esercito, vincitore ma sconfitto, e cercò un segno, un sussurro, qualcosa che riuscisse a tranquillizzare il suo animo, riportargli la pace; ma il vento oramai era morto insieme alla sua decisione.
Non incontrò nessuno sul suo cammino, non sentì i rulli dei tamburi suonare a festa, celebrare la sconfitta del nemico; le bandiere erano per terra, strappate o bruciate. I castelli in lontananza sembravano un lontano sogno sbiadito, la polvere dei cavalli si era dissolta.
Ne è valsa la pena?...il fruscio del vento tornò roco tra gli alberi; sembrava voler gridare la sua rabbia. Bisogna lottare per mantenere l’onore, ma cos’è l’onore senza vita?
La luna era già alta sopra la valle e illuminava i restanti cadaveri come fiori sbocciati da una terra senz’acqua.
Il barone von Lies estrasse la sua spada dal fodero. La lama brillò sotto la pallida luce lunare.
Ora anche l’ultimo ferito muore sotto la luna.
Nella valle regna il silenzio. Oggi la battaglia si è conclusa. Oggi abbiamo combattuto e vinto sotto il tuo comando, barone.
La tua scelta è stata decisiva. La tua vittoria, schiacciante.
  
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