Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
Segui la storia  |       
Autore: Leti23    04/03/2016    0 recensioni
"La principessa Grace Winthrop-Scott, tua madre sarebbe molto delusa da te"

Per una volta mi sarei scordata di essere l'erede al trono, avrei scordato quel nome che mi aveva etichettata dalla nascita. Quella sera sarei stata solamente Grace.

"Scandalo, la famiglia reale Winthrop-Scott sotto accusa."
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jeremy Bieber, Justin Bieber, Selena Gomez
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO 5 Se un giorno qualcuno mi avesse detto "Domani andrai al paese delle farfalle" di sicuro avrei fatto meno fatica a crederci rispetto all' andare di mia sopontanea volontà da Justin. Eppure, quella mattina mentre i primi raggi del sole iniziavano a scaldare l'ambiente io stavo andando a cercare Justin. Avevo passato tutta la notte alle cattieverie che gli avevo rivolto, sentendomi sempre più in colpa. Così quando le bambine si svegliarono per le lezioni domandai loro dove vivesse quel ragazzo che tanto mi irritava. Nonappena scoperto quale fosse la sua casa mi ero incamminata, 7 Wall Street, mi avevano detto. Quando però mi trovai davanti alla sua casa inziai a domandarmi cosa dovessi dirgli. Certo, avrei potuto partire da un classico 'mi dispiace' ma le scuse non erano il mio forte. Sospirai leggermente sconsolata, erano ormai dieci min uti che indugiavo sul campanello di quella casa modesta torturandomi le dita. «Principessa, cosa ti porta davanti alla mia umile dimora? Suppongo non sia la tua irrefrenabile voglia di vedermi... o forse lo è?» domandò spavaldo, tutta la delusione del giorno prima sembrava essere sparita nel nulla, ridando il posto al suo lato cocciuto e fastidioso. Chi lo capiva era bravo. «Volevo chiederti scusa. Sono stata ingiusta con te.» Justin parve leggermente sorpreso, ma nonostante ciò sorrise. « Non avrei mai pensato di vivere abbastanza per sentirti pronunciare quella parola. Ad ogni modo, visto che oggi andiamo d'accordo, a quanto sembra, andiamo a farci un giro? Ho bisogno di fumarmi una sigaretta.» mormorò avviandosi verso la porta. Lo guardai sconvolta,un giorno era quasi pronto ad uccidermi, quello dopo mi chiedeva di uscire, fuori di testa. «Cosa ci vedi in me?» domandai impulsivamente dopo un oretta. Mi aveva portata al parco, era abbastanza grande e soprattutto lontano dal centro, cosa che andava più che bene visto che non volevo essere seguita da giornalisti che avrebbero dato scandalo per ogni minimo gesto. «Chi ti dice che io veda qualcosa in te,Grace?» aggrottai le sopracciglia abbassando lo sguardo, il suo corpo era a pochi centimetri dal mio, abbastanza distanti ma la sua spalla sfiorava la mia. Poco dopo ci trovammo davanti ad un cancelletto, non era troppo alto e faceva da muretto ad una casa lasciata andare. Era color panna, il giardino -che una volta doveva essere bellissimo- era in balia delle erbacce ciò nonostante aveva ancora un non-so-che di confortante. «Non lo so, era solo.. lascia perdere.» liquidai il discorso aspettando di vedere cosa egli aveva intenzione di fare. Justin infatti aveva posizionato un piede tra le sbarre della singhiera, e facendo pressione con le braccia voleva darsi lo slancio. «Ti prego, dimmi che non hai intenzione di scavalcare e che in realtà vuoi solo pulirti la scarpa.» lui rise, una risata cristallina mentre scavalcava, ritrovandosi esattamente di fronte a me. «Beh, che stai aspettando?» iniziai a sudare freddo, e non solo perché stavo per entrare clandestinamente in un luogo privato, anche se pareva essere stata abbandonata tempo fa, ma soprattutto perché non ero molto agile, di conseguenza avrei fatto la figura della patata. «Avanti, ci sono io, ti prometto che non cadrai.» mi tese la mano ed io la presi, il mio sesto senso mi diceva che era vero, che non mi avrebbe mai lasciato toccare il suolo e con quella consapevolezza mi diedi la spinta finendo tra le sue braccia. C'era lui. Sentivo i battiti rimbombarmi nelle orecchie per l'agitazione, non avevo mai fatto nulla di simile ed era così sbagliato, ma mi piaceva, in una maniera malsana, ma sentivo finalmente un po' di adrenalina nella mia vita totalmente piatta,anche se per poco. «Visto? Ti ho presa. Adesso entriamo, devo farti vedere una cosa.» mi afferrò la mano trascinandomi all'interno di quella casa, la porta era semi chiusa, ma non correva alcun rischio di essere rapinata. «Cosa stiamo facendo qua? È violazione di domicilio Justin, potrebbero arrestarci.»mi preoccupai stringendo pi forte la sua mano. «Stai tranquilla, non ti denuncio.» subito non capii questa sua affermazione ma quando , entrata in una stanza, vidi delle foto di un bambino esattamente uguale a lui, realizzai. «Vivevi qui?» la risposta era un po'ovvia, a dire il vero. «Guarda, questo ero io a tre anni, ero un vero teppista.» mi porse una foto che lo ritreva. Aveva i capelli a caschetto, ma gli occhi vispi ed il sorriso furbo erano gli stessi di adesso. Indossava una giacca di pelle ed una bandana, teneva le braccia incrociate sul petto. Dietro di lui c'era una donna molto giovane, aveva gli occhi azzurri, i capelli mori ed uno sguardo fiero. «La scattò mio padre la sera della Vigilia di Natale. Aveva una passione sfrenata per le moto così mamma gli regalò un conmpleto da motociclista, ma glielo rubai pochi secondi dopo averlo aperto. Oh e quella là dietro e mia madre, si chiama Pattie. Questa foto risale a quando eravamo ancora una famiglia... » disse leggermente maliconico, e mi sembrò di nuovo il ragazzo chiuso di quando avevamo parlato quella sera, c'erano così tanti lati di lui. «Questa è Jasmine?» chiesi passandogli un'altra foto. Era in braccio ad una donna, non si vedeva il viso ma dedussi fosse Pattie. Era avvolta in una tutina rosa con un unicorno e portava un cappellino bianco. «Gliele ha portate via. Voleva portare via anche me, ma ormai ero maggiorenne e non poteva più decidere per me. Ha distrutto mia madre sai?» chiese lasciando scappare una lacrima. Non c'erano più i rancori e le frecciatine, vedevo solo un ragazzo più fragile di quanto facesse vedere. Mi stesi sul letto trasinandolo con me. Aveva la testa poggiata sulla mia pancia ed era strano, molto strano, ma in quel momento andava bene così. Presi ad accarezzargli i capelli entre lui stringeva la mano sulla mia maglia.«Mi parli di lei, o di cos'è successo?» lui annuì sorridendo leggermente. «Mia madre è la mia eroina. Mi ha avuto giovanissima, diciotto anni, nonostante fosse tremendamente spaventata si prese le sue responsabilità insieme a mio padre. Si amavano molto, ricordo tutte le passeggiate, le gite al lago, nonostante fossimo poveri lei si faceva in due per darmi tutto il necessario e permettermi di coltivare anche le mie passioni, calcio o musica che fossero.-» «-Ricordo particolarmente che erano la mia coppia modello, gli dicevo sempre che da grande avrei voluto avere un matrimonio come il loro. Poi sono nate le mie sorelle, ed hanno portato tanta gioia. Ma poi tutto iniziò a crollare e la mia famiglia a distuggersi. Papà tradì più volte mia madre, spezzandola, ma non poteva lasciarlo, c'erano tre figli ed avevano bisogno di un padre, così subì lei per non togliere nulla a noi. -» prese un respiro continuando quel suo racconto straziante. «-iniziò a prendersela con lei senza ragioni, fino ad incastrarla in tribunale togliendole l'affidamento delle bambine ed impedendole di vederle. Quello fu il colpo di grazia, e non avrebbe mai vinto se non fosse stato per i problemi finanziari di mia madre. Lavorava, certo, ma non guadagnava abbastanza per lei e noi tre, mio padre invece andava con donne ricche e spesso gli prendeva qualcosa, senza mai rubare certo, ma comunque portava a casa qualcosa. Quello la distrusse completamente. Non le vede da anni ormai, ma si è trasferita poco distante da qua, ed io vivo con lei anche se spesso torno qua, dopotutto ci sono cresciuto.» dopo quella rivelazione restammo così per molto tempo, non badai ai minuti e nemmeno alle chiamate di mia madre ;lei non avrebbe fatto nulla di ciò che Pattie aveva fatto per i suoi figli, e quello faceva male. . «Principessina, ma i tuoi non se la prendono se stai qua con me? Insomma ora probabilmente avresti qualche cosa strana da fare come reale no?» mi morsi il labbro inferiore affondando la testa nel cuscino morbido. «Probabile, credo che mi uccideranno. Ma perferisco stare qui a fare nulla che una lunga cena con argomento principale l'economia mondiale...» ricordai che quella sera ci sarebbero stati i genitori di Hillary , di Kate ed altri pezzi grossi della società. «Cosa studi Grace?» chiese rialzandosi e camminando nella camera come a voler rivivere ogni momento passato in quel posto. «Psicologia, o meglio, dovrei iniziare a studiarla.» «Perché 'dovresti' e non la studi?» si interessò alzando un sopracciglio e facendomi sospirare. «Ai miei non va molto a genio che la loro bambina studi per diventare un 'inutile strizzacervelli', vorrebbero che studiassi Economia, per entrare in una grande azienda ed avere altri vanti da fare alle cene di gala. Hanno fatto lo stesso con Adam. » terminai piano stringendomi nelle spalle. I nostri genitori avevano scelto per tutti noi, Adam si era dovuto iscrivere ad un università socio-sanitaria con master in economia, Kate fu obbligata ad andare ad Oxford contro la sua volontà.. Elliot invece frequentò medicina, ma dopotutto quella era la sua aspirazione sin da bambino, ed i suoi metodi sofisticati e fermi lo resero molto famoso e rispettato negli ospedali delle grandi città. «Mi sa che siamo sulla stessa onda principessa, chi lo avrebbe mai detto.» era a pochi millimetri da me, non mi ero nemmeno resa conto di essermi alzata e che lui si fosse avvicinato. I suoi occhi erano fissi nei miei, privi di malizia o scherno, sinceri come poche volte lo erano stati. «In che senso?» lui si avvicinò ancora, le sue braccia lasciate morbide contro i fianchi mi sfioravano involontariamente il mio ventre. «Tutti si aspettano qualcosa da noi, qualcosa che non ci appartiene.»
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber / Vai alla pagina dell'autore: Leti23