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Autore: yukiko_no_niji    27/03/2009    1 recensioni
"Il suono del campanello mi riscosse dai miei pensieri. Guardai l’ora e sulla mia faccia si allargò un sorriso. ‹‹Arrivo!›› urlai. Sicuramente anche lui era tornato da lavoro." Sequel di "New Life" - McFly
Genere: Romantico, Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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IMPORTANTE: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere dei McFly (e degli altri personaggi della mia storia), offenderli in alcun modo.

 

Capitolo 18.

Gi’s POV.

 

Da pochi giorni il mio cuore si era delicatamente posato sopra ad una nuvola e se ne stava  leggero e sospeso in aria come su un cuscino sofficissimo. Credevo che sarei potuta scoppiare per la felicità che provavo in quegli ultimi giorni; non solo perché il mio manager quella mattina mi aveva comunicato che di li a due settimane le riprese sarebbero finalmente terminate, ma perché quando tornai a casa dal lavoro tre sere prima, avevo finalmente parlato con Tom di tutto quello che era successo tra di noi in quell’ultimo periodo buio.

 

‹‹Giovanna sei tu?››

Sentii la sua voce chiamarmi appena richiuso il portone di casa.

‹‹Si›› La mia voce era flebile, tanto che riuscii a mala pena a sentirla io.

Perché mi aveva aspettato in piedi fino a quell’ora?.

Mi diressi verso la sala e poi diedi uno sguardo in cucina.

Lui era lì, seduto ad una sedia del tavolo, che mi stava aspettando.

Che cosa aveva da dirmi?

Posai il giaccone e la borsa sul divano e poi mi affacciai alla porta della cucina.

Non avevo il coraggio di guardarlo, avevo paura di quello che avrebbe potuto fare o dire, ma lui sussurrò:

‹‹Vieni qua a sederti››

Mi avvicinai e mi sedetti davanti a lui.

Sentivo i suoi occhi su di me, ma io non riuscivo ad alzare lo sguardo.

La paura di vedere i suoi occhi tristi era troppo forte.

In quei giorni sembrava che le cose fossero un po’ migliorate tra di noi, ma non avevamo mai parlato seriamente e la cosa mi spaventava.

Mentre ero immersa nei miei pensieri, sentii le sue mani prendere le mie.

In un secondo le mie dita erano intrecciate nelle sue e le nostre fedi risplendevano, intrecciate tra di loro.

‹‹Hey Gi guardami››

Così feci. Alzai lo sguardo, ma al posto dei suoi occhi tristi, trovai due occhi che mi sorridevano.

Non potei fare a meno di notare la bellezza del suo sorriso, e di quelle due fossette simpatiche che io avevo sempre amato.

Sorrisi di rimando.

‹‹Mi dispiace rubarti del tempo proprio adesso, sarai stanca.. Ma oggi mentre ero con la bambina, ho pensato che andare avanti così non aveva più senso.. che io dovevo parlarti e spiegarti cosa penso di questa nostra situazione. Non possiamo fare più finta di non sapere cosa ci sta capitando..››

Annuii silenziosamente.

‹‹Forse avrei dovuto dirtelo subito, ma da quando hai iniziato di nuovo a lavorare, per me è stato tutto diverso. Non perché mi pesasse fare le cose da solo, ma perché mi mancavi, mi mancava la tua presenza a casa, fuori a fare la spesa, la sera davanti alla televisione.. in ogni singolo momento della giornata. Le giornate che scorrevano lente, il nervosismo saliva, io non sapevo più come comportarmi, non riuscivo più a scrivere, a pensare. E la cosa peggiore è che da quando non ci sei, Holly sente tantissimo la tua mancanza. Io ho provato a spiegarle che è il tuo nuovo lavoro, che poi potrà vederti in tv, ma troppe volte l’ho trovata a piangere nel sonno o a chiamarti mentre non c’eri. E non sai quanto mi fa male dirtelo, perché so quanto deve essere dura per te.. Ma io non potevo più tenermi tutto dentro. Non voglio andare oltre a quello che siamo già andati. Non voglio che ci siano più incomprensioni tra di noi. Io voglio che siamo sereni››

‹‹Sai quando mi hanno proposto questo lavoro io non mi sarei mai aspettata una cosa del genere›› la mia voce tremava, ma dovevo spiegargli come vedevo io le cose ‹‹Mi sono ritrovata da un giorno ad un altro in un mondo del tutto nuovo rispetto alle mie esperienze lavorative precedenti. Un mondo dove non puoi farti prendere dagli avvenimenti esterni, un mondo in cui devi rimanere concentrato in quello che fai per 24 ore su 24. Non puoi permetterti di sbagliare, perché se lo fai, rallenti il lavoro di tutti gli altri›› presi un respiro, mentre lui non staccava gli occhi da me, curioso di sapere dove volessi arrivare ‹‹Io per prima mi sono accorta di aver commesso un grande errore. Io per prima so che in questo caso non sono stata una brava madre per mia figlia, ed una buona moglie per te. Mi sono lasciata prendere dall’euforia, non sapendo realmente quello che mi avrebbe attesa. Era troppo tempo che volevo recitare di nuovo, e facendolo ne ho pagato le conseguenze›› Guardai Tom negli occhi e continuai ‹‹Pochi giorni prima di Natale, quando già io sapevo che la scelta che avevo fatta non era stata quella giusta, ho trovato un pupazzo di neve nel cortile. Quella sera mi sono immaginata te e la piccola mentre stavate facendo quel pupazzo, tra sorrisi e scherzi con la neve. E poi ho realizzato che io mi ero persa quello splendido pomeriggio con voi, che mi stavo perdendo tante giornate con le due persone che io amo di più. Lo so Tom, ho sbagliato. Ma quando avevo cominciato era ormai troppo tardi. Non posso più tornare indietro. Sono stata risucchiata in un vortice dal quale non ho trovato via d’uscita. Ma sono sicura di una cosa. Potessi tornare indietro questo lavoro non lo accetterei per niente al mondo. Non sai quanto avrei preferito stare con voi in tutti questi giorni. E mi dispiace, non immagini quanto››

Forse per il nervosismo accumulato, forse per la nostra conversazione, sentì scendere sulla mia guancia una piccola lacrima solitaria.

Abbassai lo sguardo, come per non farla vedere a Tom, ma lui asciugò quella lacrima con un dito.

‹‹Perché non ci siamo parlati subito?››

‹‹Perché non ci siamo detti come stavano le cose, come io stavo male senza di te e come per te fosse la stessa cosa, e invece abbiamo preferito nasconderci dietro a due maschere? Perché?››

‹‹Non lo so Tom›› sentii che sulle mie labbra si stava formando un sorriso amaro ‹‹Non lo so.. Forse perché non volevamo ammettere a noi stessi i nostri sentimenti.. oppure perché siamo stati due stupidi››

‹‹Hai ragione tu›› disse lui annuendo ‹‹Siamo stati proprio due stupidi››

Si avvicinò a me e mi diede un delicato bacio sulle labbra, che ricambiai con dolcezza.

Sorrisi e poi mi alzai per prendere un bicchiere d’acqua.

Tutto quel parlare mi aveva messo sete. Sorridevo al vuoto davanti a me.. finalmente mi ero chiarita con Tom.. ed il mio cuore si era improvvisamente alleggerito.

Non feci in tempo ad arrivare alla credenza per prendere un bicchiere, che sentii le braccia di Tom avvolgermi la vita.

Un sussurro all’orecchio mi fece sorridere:

‹‹Ti amo Gi››

‹‹Anche io ti amo››

Non potei fare a meno di voltarmi verso di lui e trovarmi a pochi centimetri dal suo corpo.

Da quanto tempo non mi ritrovavo in una situazione simile?

I suoi occhi brillavano. Non lo vedevo così sinceramente felice da ormai troppo tempo. Due anime gemelle come noi non erano fatte per stare lontano troppo tempo, non potevano vivere l’una senza l’altra. 

Sorrisi, felice di trovarmi nuovamente tra le sue braccia, al sicuro e al riparo da tutto quello che mi circondava. Poi sentii la terra mancarmi sotto ai piedi. Solo quando per istinto accavallai le gambe alla sua vita, capii che mi aveva presa in collo. Sorrisi maliziosamente e ringraziai la mia altezza. A volte non essere tanto alte aveva i suoi vantaggi. In quel nuovo contatto eravamo ancora più vicini e non fu difficile per me cancellare quella piccola distanza tra le nostre labbra. Un bacio tenero, un bacio dolce, un bacio lento, come una melodia musicale che ti invade il corpo e la mente. E poi piano piano, sentivo quella melodia dolce divenire qualcosa di diverso, qualcosa di coinvolgente, di appassionante. I nostri baci diventavano a mano a mano più famelici e presto non furono più sufficienti. Sentii Tom muoversi e pochi secondi dopo mi ritrovai seduta sul tavolo della cucina.

Per un millesimo di secondo, in quel vortice di emozioni in cui ci eravamo catapultati, chiesi flebilmente a Tom:

‹‹Sei sicuro?››

Lui annui.

‹‹Ma la piccola..››

‹‹Tranquilla›› disse lui tra un bacio e l’altro ‹‹Si è addormentata poco prima che tu arrivassi. Adesso sarà nel mondo dei sogni››

Annuii mentalmente alla sua affermazione e tornai a concentrarmi sui suoi baci. Dolci, delicati. Sentivo le sua labbra morbide sulle mie, per poi abbandonarle e tracciare una piccola scia, fino ad arrivare all’orecchio e poi sul collo.

Sentii le sue mani cercare il sotto del maglione e piano piano alzarlo, finché io non portai le braccia in alto e lui poté togliermelo definitivamente. Tornò a concentrarsi sul mio collo.

Sapeva come farmi felice, conosceva tutti i miei punti deboli.

‹‹Tom..›› un impercettibile sussurro di piacere, per fargli sapere che le sue delicate labbra sapevano quello che stavano facendo.

Mentre ero presa da quel turbine di piacere, iniziai a sganciare i bottoni della sua camicia, mentre lui pensò alla mia maglietta. Al tocco delicato delle sue mani sulla mia pelle, un brivido di freddo mi percosse e Tom mi abbracciò ancora più stretta a lui.

Sentivo il bisogno di amarlo, di sentirlo mio. Non mi importava dove ci trovavamo, dovevo sentire quanto lui mi amasse e avevo bisogno di fargli sapere quanto lo amassi io. Cercai la cintola dei suoi jeans, per poi  slacciarla, lasciandola cadere in un punto non ben precisato per la cucina e poi passai ai bottoni dei jeans. Cercai di abbassargli i pantaloni con una certa difficoltà, così mi aggrappai ai suoi fianchi, per essere ancora più a contatto con la sua pelle. Inevitabilmente, non potei fare a meno di sentire la sua eccitazione premere contro il mio desiderio e questo mi fece stare ancora meglio. Sentii che con un gesto fluido mi aveva slacciato il reggiseno, lasciandomi i seni scoperti, per poi passare a concentrarsi sui miei pantaloni. Con baci a fior di pelle e piccoli morsi, lo stavo invitando a spogliarmi del tutto. Lui allontanatosi un po’ da me, mi sfilò via i pantaloni. Il desiderio ci stava prendendo sempre di più, sempre più forte era l’eccitazione che provavo. Avevo il bisogno di sentirlo dentro di me. Lasciai per un attimo la sua pelle delicata per aiutarlo a liberarmi del mio ultimo indumento rimasto e poi fu la volta del suo. Eravamo completamente nudi, rivestiti solamente delle nostre anime. Con le sue forti braccia mi appoggiò al bordo del tavolo, baciandomi, con le sue morbide labbra. Allargai le cosce, come a volerlo invitare tra di esse e poco dopo sentii Tom scivolare dentro di me, voglioso di quel contatto che avevamo mancato per troppo tempo. Ripiegai una gamba sulla vita, per lasciare che i movimenti lenti, diventassero sempre più fluidi, come una danza, che da lenta divenne sempre più ritmata. Le sue mani scorrevano lungo la mia schiena, ed ogni tocco mi trasmetteva un brivido diverso. Le mie mani erano perse nei suoi capelli, aggrappate ai suoi fianchi, cercando di diminuire sempre di più quella minima distanza che ci separava, ad ogni veloce spinta.

‹‹Gi..›› un sussurro di piacere, tutto ciò che avrei voluto sentire in quel momento. Tutto era magico. I nostri corpi uniti in quella veloce danza, le nostre labbra concatenate le une con la altre, come le nostre anime e i battiti dei nostri cuori. E poi, quando il desiderio arrivò al culmine, toccammo il massimo del piacere, ed un brivido completamente diverso da quelli precedenti si liberò dentro di me. Sentii Tom sussurrare il mio nome e in quello stesso momento dare la sua ultima forte spinta, per poi lasciarsi debolmente contro di me, con le mie braccia salde attorno alla sua vita.    

‹‹È stato perfetto›› sussurrai vicino al suo orecchio, felice di quello che eravamo stati.

‹‹Ti amo›› mi rispose lui di rimando.

Io annuii silenziosamente alle sue parole.

Restammo in quella posizione per qualche minuto, poi quando riacquistammo quella poca forza che ci serviva, ci dirigemmo nella camera da letto.

Poco dopo esserci sdraiati, abbracciati l’uno con l’altra, il sonno ci mostrò la sua via.

 

Mi riscossi dai miei pensieri, sorridendo felice al pensiero di come avrebbe reagito Tom alla notizia della fine delle riprese. Guardai l’orologio e mi diressi verso l’ospedale per fare visita a Danny; Candy non si era ancora risvegliata e volevo fare il possibile per fargli sapere che io gli ero vicina. Erano stati giorni strani e sempre molto impegnativi e con questo lavoro stavo portando via del tempo prezioso anche alle mie amicizie.

 

Arrivata davanti alla stanza di Candy, esitai un attimo e preferii affacciarmi alla piccola finestrella che era poco distante dalla porta per controllare la situazione. Tra le piccole fessure, scorsi Dan che stava seduto su una sedia accanto al letto, bevendo silenziosamente un caffè. Il suo sguardo era triste e i suoi occhi erano puntati su Candy. Provare a immaginarmi come poteva sentirsi non rientrava nelle mie potenzialità. Io ero stata male senza Tom durante quei mesi, quando avevo comunque avevo la possibilità di vederlo, quindi non potevo proprio riuscire ad immaginare quanto solo potesse sentirsi lui.

Mi feci coraggio e bussai alla porta. Quando poi dall’altro lato sentii un flebile “Avanti” schiusi un po’ la porta e feci capolino con la testa, sorridendo.

Fa vedere lui che sei felice e contagialo con il tuo sorriso.

 

‹‹Hey›› sussurrai, cercando di mostrare il mio sorriso migliore ‹‹È permesso?››

Lui annui con i suoi occhi celesti e io mi feci strada nella stanza.

Dopo essere arrivata da lui lo salutai con abbraccio, cercando di non abbandonare quel sorriso che dovevo riuscire a mantenere sempre presente.

‹‹Spero che vada un pochino meglio›› dissi incerta.

Non ero sicura di saper trovare le parole adatte a quella situazione.

Lo guardai negli occhi e lui con un piccolo sorriso triste mi rispose:

‹‹Non proprio. Ringrazio Dio che Candy non è peggiorata in questi giorni, però.. lei dovrebbe svegliarsi. Così si che andrebbe meglio››

Come non dargli ragione?

Era quello che speravo anche io.

 

‹‹Dan lei è forte. E sono certa che sta lottando in questo momento, che sta lottando per tornare da te. Tu devi starle vicino ed essere forte assieme a lei. Non lasciarti scoraggiare, per favore. So che ce la potete fare.››

Vidi Dan regalarmi un sorriso sincero, un sorriso vero.

‹‹Grazie. Senza di te, senza gli altri, credo che non sarei arrivato fino ad oggi. Soprattutto adesso che sono ricominciate le lezioni a scuola non è facile. Non mi piace allontanarmi da lei, ma non posso mancare da lavoro. Quindi sapere che voi mi siete vicini mi da un forte sostegno››

Le sue parole erano piene di gratitudine.

‹‹Ed è così Dan. Noi siamo qui per te, sempre, quando ne avrai bisogno››

‹‹E a te come va? Hai risolto con Tom?››

Quella sua domanda mi spiazzò.

‹‹Tu sapevi..?››

‹‹Si›› annuì lui ‹‹Ma non avercela con lui. Aveva bisogno di un consiglio e un po’ di tempo fa avevamo parlato della vostra situazione››

 

Io sorrisi.

‹‹Fortunatamente alcuni giorni fa abbiamo risolto. Finalmente dopo tanto tempo mi sento con il cuore in pace. E poi oggi a lavoro mi hanno detto che tra due settimane le riprese saranno finite e quindi sarò libera›› Sorrisi ‹‹Non vedo l’ora di dirlo a Tom, quando lo rivedrò stasera. Uff, sarà in viaggio adesso››

‹‹In viaggio?›› mi chiese lui.

‹‹Uh si. Ieri dopo pranzo Tom è andato a casa dei suoi, ad Harrow, perché l’aveva chiamato Deb. Ma io per via del lavoro non potevo andare, così è andato da solo. Ieri sera mi ha chiamata dicendomi che sarebbe rimasto lì a dormire. È tanto che non andiamo la a trovarli.. probabilmente gli mancano molto. Dovrebbe fare ritorno stasera comunque››

‹‹E Holly?››

‹‹È da Harry›› sorrisi ‹‹Quando stamani l’ho portata da lui, lei era tutta felice. Non lo vede molto spesso, quindi ogni secondo passato con lui per lei è oro. Tra poco vado a riprenderla, così starò un po’ assieme a lei››

Effettivamente non vedevo l’ora di stringerla di nuovo tra le sue braccia e stare assieme a lei e a Tom per il resto della serata.

 

Parlai un altro po’ con Danny e poi lo salutai. Si era fatta veramente l’ora di andare a riprendere Holly. Lo salutai e gli dissi di stare su. Lui mi ringraziò per la visita e poi mi avviai verso casa di Harry.

 

Ero quasi arrivata a casa sua, quando vidi un’edicola e mi decisi a comprare il giornale. Non diedi molto peso alle due signore che bisbigliavano tra di loro dietro di me, mentre io mi stavo allontanando. Durante tutti quegli anni avevo imparato a non ascoltare la gente che mi stava intorno.

Stavo sfogliando il giornale camminando sul marciapiede, ma quando arrivai alla pagina della cultura e del gossip mi bloccai.

Il titolo dell’articolo attirò il mio sguardo.

HARROW, Comfort hotel. Tom Fletcher, ex membro dei Mcfly, assieme ad una nuova fiamma?

Due grandi immagini ritraevano Tom che stava camminando assieme ad una ragazza con un mini top ed una mini mini gonna. Era praticamente svestita. Nella prima stavano entrando nell’hotel e Tom teneva un braccio attorno la vita della ragazza, mentre nella seconda, la foto faceva capire benissimo che i due stavano uscendo all’alba di quella mattina dall’hotel. E Tom continuava ad abbracciarla. Il viso di lei era censurato.

Maledetta privacy.

 

Il sangue che scorreva nelle mie vene si stava completamente gelando.

Ecco perché quelle due signore bisbigliavano. Avevano letto e sapevano chi ero io.

L’articolo raccontava dettagliatamente di come i due erano stati avvistati la sera prima, poco prima di cena, entrare nell’hotel e uscirne quella stessa mattina, poco dopo l’alba, come a non voler farsi notare, sempre stretti tra di loro, come una nuova coppia appena formata.  

Man mano che i miei occhi scorrevano sull’articolo, sentivo la terra mancare sotto ai miei piedi.

 

Non poteva essere vero. Tom non avrebbe mai potuto fare una cosa del genere a me e ad Holly, proprio quando avevamo fatto pace, proprio quando ci eravamo chiariti i nostri dubbi e lui aveva detto di amarmi.

Sentivo che le mie certezze, che da pochi giorni si erano ristabilite, stavano svanendo di nuovo nel nulla, lasciandomi completamente senza difese.

 

In preda al panico presi il cellulare e chiamai Giuly.

Quei secondi interminabili e quel ritmo monotono dello squillo del telefono aumentavano il mio stato di angoscia. Provai ancora e ancora, ma lei non rispose.

Così iniziai a correre e in meno di due minuti mi ritrovai davanti a casa di Harry.

 

Quando suonai e lui aprì il portone mi abbracciò, sussurrandomi:

‹‹Non piangere››

Non mi ero accorta che le lacrime avevano iniziato a scorrere lente sulle mie guance.

‹‹Hai..hai letto anche tu?›› chiesi silenziosamente.

Lui annuì.

‹‹Gi.. è meglio se entriamo››

‹‹La piccola?›› chiesi mentre asciugavo con il lembo della giaccia i miei occhi.

‹‹Sta dormendo non preoccuparti››

 

Entrammo in casa e Harry dopo avermi dato una tazza di caffè, mentre io mi sistemai sul divano, mi guardò e mi disse:

‹‹Gi.. quello non è l’unico articolo che hanno scritto..››

Il mio cuore mancò di un battito.

‹‹C-come non è l’unico?››

Lui si alzò e prese due riviste, uscite quella mattina.

‹‹Si sono dati da fare i giornalisti eh?›› dissi ironicamente.

Sfogliai le riviste e le foto che vidi erano simili alle altre due: Tom abbracciato a quella ragazza, così stretto stretto, proprio come lo eravamo stati noi, poche sere prima. E gli articoli raccontavano la stessa cosa che avevo letto nel giornale.

Il mio Tom, che abbracciava un’altra donna.

Come potevo negare l’evidenza.

Lui mi aveva tradita e io non avrei potuto fare più niente.

 

Alzai lo sguardo, incrociando quello di Harry.

Non mi curavo delle lacrime che mi scendevano sul viso.

‹‹Posso chiederti un favore?››

‹‹Dimmi›› disse solamente lui.

‹‹Posso restare qui nei prossimi giorni assieme alla bambina?››

Sentivo di non poter tornare a casa in un momento come quello. Non ce l’avrei fatta a guardarlo negli occhi, dopo quello che avevo letto, dopo quello che avevo visto.

Tom mi aveva tradita.

Perché?

‹‹E me lo chiedi anche?›› mi sussurrò Harry.

 

Esitai prima di guardarlo di nuovo negli occhi. Poi gli chiesi:

‹‹Tu cosa pensi?››

Lui mi guardò e dopo una breve pausa cominciò incerto:

‹‹Io sinceramente non so cosa pensare. È successo qualcosa tra di voi? Avete avuto una discussione o qualcosa di simile?››

‹‹Abbiamo avuto un brutto periodo. Io ero e sono tuttora sempre impegnata con il lavoro, mentre lui era a casa con la piccola. Non ci siamo parlati per tanti giorni, abbiamo fatto finta che non stesse accadendo niente, quando invece sia io che lui stavamo malissimo››

‹‹Ma avete risolto poi?››

‹‹Io credevo di si›› dissi silenziosamente ‹‹Poche sere fa abbiamo parlato e ci siamo chiariti. Tom mi ha detto che mi ama, che gli ero mancata e a me sembrava che le cose fossero ormai risolte. Ma adesso mi viene fuori questa cosa.. Io non ho neanche il coraggio di chiedere a Deb se è veramente andato da lei, capisci?? E se Tom avesse iniziato a vedersi con quella se si può definire ragazza, da prima di tutto questo? Se si fosse rifatto una vita mentre io mancavo da casa? Non so più che pensare››

Harry si alzò e si sedette vicino a me e mi abbracciò.

‹‹Io spero solo che le cose tra voi si rimettano in fretta››

‹‹Lo spero anche io››

 

Improvvisamente il mio cellulare iniziò a squillare.

Andai a vedere chi era che chiamava e vidi che sul display lampeggiava la scritta “Tom”.

Guardavo il cellulare senza la forza di rispondere, fino a quando il suono cessò.

Pochi secondi dopo riprese a squillare e dal piano superiore sentii provenire il pianto agitato di Holly.

Lasciai cadere il cellulare sul divano e mi diressi al piano di sopra.

Quando entrai, trovai Holly con il viso rigato dalle lacrime.

Mi precipitai da lei e la presi tra le mie braccia.

‹‹Shh non piangere››

La stavo cullando, quando sentii Harry urlare al telefono, probabilmente con Tom.

‹‹Va tutto bene Holly, ci sono io adesso›› Cercavo di sussurrarle frasi dolci, per sovrastare la voce infuriata di Harry.

‹‹Mamma è qui con te adesso, non piangere››

Ma le sue lacrime non accennavano a smettere di scendere e le sue grida diventavano sempre più forti.

‹‹Holly shh, sono qui››

‹‹Gno!›› disse lei. E poi cercò di mandarmi via, come se non volesse stare tra le mie braccia.

‹‹Gno! Via!››

‹‹Holly che cosa hai?››

Non capivo che cosa le stava succedendo, non sapevo come calmarla.

Il panico stava prendendo sopravvento su di me.

‹‹Mamma è qui adesso, qui con te››

Lei mi guardò triste e con le lacrime che le scendevano sul viso mi disse:

‹‹Gno. Papy papy! Io vojo papy!››

E riprese a piangere più forte di prima.

 

A quel punto capii e il mio cuore andò ulteriormente in frantumi.

Che cosa ne avevo fatto della mia vita?

 

 

  *                                                                                         *                                                                                           *

 

Questo capitolo era un po’ lunghino per la mia media.. >.<

E quando le cose sembrano andare bene.. la piccola Giuly le fa ricadere nel baratro. _occh

Questa storia non è proprio una storia felice… ma se non era così, non era una mia storia.

Al tempo impiegai molto per scrivere questo capitolo, anche perché c’è la mia prima scena d’amore che io abbia mai scritto. Continuo a pensare che non sia una gran cosa, ma ho cercato di rendere il tutto il più naturale possibile…

Comunque, spero che il capitolo vi sia piaciuto!

Per quanto riguarda la mia Tsumi..

Cara.. Tu mi fai morire con i tuoi commenti ahahah mi fa ridere come ti sei accanita su Giuly ahahah. Ma vedrai.. così cattiva non lo sono.. diciamo che mi piace fare gli scherzetti *ihih* spero che il capitolo ti sia piaciuto! E grazie per i commentino che mi lasci! <3

 

Obv, se qualcuno mi vuole lasciare un commentino, non mi fa altro che piacere! ^.^

   
 
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