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Autore: Word_shaker    06/03/2016    3 recensioni
Fred Weasley non ha mai avuto una ragazza. O almeno, questo è quello che credono tutti.
Genere: Comico, Commedia, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred, Weasley, George, e, Fred, Weasley, George, Weasley, Severus, Piton
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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«Fred!».
Armanda lo stava aspettando davanti al locale di Madama Rosmerta con un vestito rosa, corto e attillato. La sua acconciatura era vaporosa, il trucco perfetto e il vestito metteva perfettamente in risalto i suoi ampi fianchi da russa.
Il suo sorriso era più sensuale che mai.
«Armie!» esclamò lui, tutto contento, e la abbracciò. Era così alta che il naso di Fred arrivava al suo ombelico.
«Come sta tu?» chiese Armanda mentre prendeva il suo viso fra le mani e cominciava a riempirlo di rumorosi baci.
«Meravigliosamente, e tu?». Il tono di voce del rosso era più sornione del solito.
«Io sta bene ora che tu è qua! Tu è mancato!» cinguettò lei mentre faceva di tutto per far sì che il rumore dei suoi baci fosse sempre più forte.
«Anche tu mi sei mancata, dolcezza!» ammiccò Fred, al quale non dispiacevano per niente tutte quelle attenzioni.
«Io porta te in posto speciale, oggi...». Stavolta fu lei ad ammiccare, e il povero sedicenne riuscì soltanto ad umettarsi le labbra, eccitato com’era dall’idea di passare il resto della sua giornata con la donna più affascinante del mondo. In realtà, non ebbe nemmeno il tempo di replicare che lei lo prese per mano e cominciò a camminare a grandi falcate, noncurante del fatto che indossasse dei tacchi vertiginosi. Adorava quando Armanda faceva la femmina alfa!
Il viaggio non fu molto lungo: dopo aver percorso qualche centinaio di metri, i due entrarono in una casetta di mattoni che aveva tutta l’aria di essere stata appena pulita. 
«Fred, tu deve sapere che io fra qualche giorno parte per Madre Russia. Io doveva salutare te con stile!» commentò lei, forse per giustificare la presenza ridondante di candele sul pavimento - e dire che non era neanche buio! -.
«Oh, te ne vai? Mi dispiace tanto... Ma tanto so che tornerai per me!» rispose lui, più speranzoso che superbo.
I due cominciarono a scambiarsi dei baci bollenti, a stringersi, ad accarezzarsi... Quel momento, però, non durò a lungo. 

«WEASLEY!».
La voce del professor Piton riempì l’umida e fredda stanza in un lampo.
Fred e George, sincronizzati alla perfezione, sollevarono la testa dal calderone e si guardarono.
«Credo che abbiamo messo un po’ troppo vischio nella pozione...» mormorò George fra i denti. Questa non ci voleva proprio: era passata una settimana senza che lui avesse potuto dire alcunché sulla loro condotta e/o cercasse di metterli in punizione, e adesso per due foglie di vischio in più sarebbero stati presi per orecchie e condotti chissà dove per svolgere il lavoro di Gazza!
«Signor Weasley,» spiegò il professore con un ghigno beffardo mentre si avvicinava ai due «non è permesso fare pensieri torbidi su una donnicciola bionda durante le mie ore di lezione. La tua insolenza costerà venti punti in meno alla tua Casa. Ti aspetto domani sera alle nove nel mio ufficio».
Fred gli lanciò un’occhiata omicida e non fiatò per evitare di peggiorare le cose. George guardò il professore e il fratello con un'espressione basita ma, come il gemello, preferì non parlare.
Fortuna che la lezione finì poco dopo, così i due ebbero un motivo valido per correre via da quell’inferno!
«A chi stavi pensando?» chiese George con un’espressione eloquente.
«A una donna che mi capita di sognare ogni tanto. Piuttosto, come faceva a sapere che stavo pensando a lei?» si domandò Fred, accigliato. Possibile che Piton sapesse leggere nel pensiero?
Nah, probabilmente odiava così tanto i Grifondoro da bluffare bellamente!
E poi, la sua fantasticheria non aveva nulla di illecito - per non dire che fosse estremamente più stimolante di qualsiasi parola pronunciata da quel buzzurro dalla testa oleosa! -... Insomma, era arrivato soltanto a metà di ciò che aveva davvero in mente. 

Quella sera, dopo essersi coperto per bene, chiuse gli occhi ed abbozzò un sorriso compiaciuto.
«Allora, Armie, dov’eravamo rimasti?».
   
 
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