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Autore: Iron Sara    06/03/2016    2 recensioni
Courtney scopre di essere una strega e come tutti i maghi e le streghe dovrà andare alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Duncan/Courtney
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: A tutto reality - L'isola
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~~Nella sala comune c’è un’atmosfera allegra, alcuni ragazzini del primo anno stanno giocando a scacchi magici, Trent sta suonando la chitarra mentre altri compagni lo guardano, incuriositi dallo strumento babbano. C’è chi legge, chi studia, chi mangia le gelatine tuttigusti+1 o gioca con altre cose strane. Gwen pare essere l’unica ad aver notato il mio ritorno e distoglie lo sguardo dal quaderno in cui sta disegnando, seduta nella poltrona difronte all’ampia finestra.

-Spedita la lettera? –

-Sì…-

Riprende a disegnare e mi avvicino osservando curiosa. Sta disegnando ciò che vede dalla finestra: il tramonto sulle colline e il sole che si specchia nel lago.

-Bello! –

-Grazie, volevo disegnare Clover ma poi ho visto il panorama fuori, a proposito hai visto il mio gatto? E’ da un po’ che non la trovo-

Mi guardo intorno cercando con lo sguardo la gattina di Gwen ma senza risultato.

-No, ti aiuto a cercarla-

Gwen si alza ma prima che possa incominciare a chiedere a qualcuno una voce dolce e leggera ci blocca.

-L’ho trovata io-

Una ragazzina pallida dai lunghi capelli biondi e gli occhi grigi si avvicina accarezzando la gattina nera che ha in braccio.

-Grazie Dawn-

-Non c’è di che, era sotto la scala credo che cercasse topi-

La gattina si avvicina alle gambe della padrona spalancando gli occhi gialli.

-Ha fame-

-Sì ha ragione, effettivamente è ora di cena anche per noi-

Guardo l’orologio affianco al camino e leggo l’unica lancetta e gli strani simboli tutt’intorno.

-Decisamente-

Ci avviamo tutte e tre all’uscita e subito dopo ci seguono anche gli altri Corvonero che incominciano a spintonare per arrivare primi in sala grande. Ci sediamo al nostro tavolo e come al solito fanno lo stesso le altre tre case. I Serpeverde sghignazzanti incominciano a sbeffeggiare i Grifondoro.

-Ma fanno sempre così? Non si stancano? Se i Grifondoro facessero così ogni volta che vincono una partita metà del castello sarebbe perseguitata! –

Osservo innervosita. Gwen si siede e incrocia le braccia attendendo i professori e la cena.

-Evidentemente no-

Noto però che uno dei Serpeverde non c’è. Mi guardo di nuovo intorno ma LUI non c’è.

-Cosa cerchi? –

Mi chiede Dawn con voce calma e dolce.

-Nessuno…cioè nulla-

-Tu menti-

La sua voce però non è né accusatoria né provocatoria, semplicemente afferma la cosa naturalmente.

-La tua aura era rosa, adesso gialla-
Dimenticavo che alla ragazza non si può nascondere nulla, ed è per questo che lei è in pratica il confessionale di tutti, non solo dei Corvonero ma anche delle altre case.

-Io…-

Mi blocco e arrossisco violentemente quando vedo Duncan entrare disinvolto e sicuro nella chiassosa sala grande.

-Capito-

Dawn mi sorride comprensiva. Duncan si volta verso di me e i nostri sguardi si incrociano, mi fa un occhiolino provocatorio e io fingendomi disinvolta assumo un aria contrariata fingendomi offesa. Dopo pochi minuti durante i quali uno di Grifondoro fa esplodere per sbaglio un bicchiere entrano i professori e si siedono elegantemente ai propri posti.

-Buonasera ragazzi, vedo che ci è stato qualche dissapore, comunque buon appetito-

Come al solito il preside prende la parola e con un piccolo gesto appaiono sulle tavole grandissime quantità di cibo. Nella sala esplode il chiasso

-Stavo morendo di fame-

-Non lo avrei mai detto-

Fa Noah ironico rispondendo sgarbatamente ad Harold che incomincia ad abbuffarsi come un maiale. Gwen attacca un pasticcio di carne ma dopo pochi bocconi sposta il piatto e si mette a disegnare e ogni tanto a scambiare qualche parola con me Trent o Dawn.

-Non ne posso più di storia della magia è decisamente la materia più noiosa che abbiamo-

Trent incomincia a lamentarsi e Harold sentendolo ingoia l’enorme boccone che aveva in bocca rischiando di soffocare e tossicchia prima di attaccare la sua solita parlantina esprimendo il suo disappunto. Noah alza gli occhi al cielo così come me, Trent e Gwen, Dawn invece sembra essere particolarmente presa dai suoi pensieri.

-Come va con Scott? –

Improvvisamente mi viene in mente il fidanzato della ragazza.

-Oh, tutto bene, più o meno, sono rimasta molto male quando ha colpito Zoey durante la partita di quidditch ma per fortuna abbiamo risolto, credo che si sia pentito, a meno che la sua aura non mentisse. Gli ho fatto chiedere scusa ai Grifondoro-

Sorride solare e riprende a mangiare senza aggiungere altro. Alla fine della cena ritorniamo tutti in sala comune e la sala grande si svuota. Mi avvicino stancamente all’ingresso. Le palpebre mi si stanno chiudendo da sole. Sbadiglio. Faccio per salire le scale ma un attimo prima mi accorgo che si stanno muovendo.

-Attenta! Alle scale piace cambiare-

La mano di Gwen mi afferra il braccio e mi impedisce di salire.

-Grazie, sono stanchissima non me n’ero accorta-

Saliamo in fretta in nella sala comune e sono la prima ad andare in dormitorio. Nel giro di un minuto mi addormento tra le braccia di morfeo.
Mi sveglio. Il dormitorio è completamente buio e l’unica luce della stanza proviene dalla finestra dove una bellissima luna quasi piena illumina il viso delle mie compagne profondamente addormentate. Non riesco a capire cosa mi ha svegliato quindi mi giro dall’altra parte del letto e piombo per qualche minuto nel dormi-veglia finché un leggero movimento dell’aria mi sveglia di nuovo. Sbuffo e mi metto seduta. Mi irrigidisco e spalanco gli occhi: in piedi al bordo del mio letto c’è un piccolo elfo domestico. Le grosse orecchie da pipistrello e due grandi occhi azzurri, impossibile sbagliare. Trattengo a stento un urlo e mi viene le pelle d’oca d’inquietudine.

-Lei è la signorina Barlow giusto? Io sono May, mi ha mandato il mio padrone-

-Che cosa vuoi? –

Chiedo sospettosa. Ma l’elfa scuote la testa sbatacchiando le orecchie.

-May non può diglielo signorina spiacente, il padrone si è raccomandato di non dirglielo-

Detto questo non faccio in tempo a ribattere che lei mi afferra il posto e in una frazione di secondo mi sento risucchiare da un vortice di colori. Mi manca il respiro ma un secondo dopo mi sento ricadere sul duro. Subito mi accorgo della temperatura decisamente più bassa, rabbrividisco e un pungente odore di muffa e polvere mi entra nella narici. Apro gli occhi rendendomi conto che l’elfa mi ha appena smaterializzata, e rimaterializzata chissà dove. Analizzo la stanza, un salotto, o almeno lo doveva essere, un grosso divano tarmato e lurido sta al centro della stanza, la carta da parati elegante e stracciata sui muri mentre tutti i mobili d’epoca sono tutti graffiati e rovinati dalle tarme, sul pavimento su cui sono seduta giace un grosso strato di polvere, mi alzo schifata e cerco May con gli occhi pronta a incavolarmi. La trovo dietro di me che cerca di farsi più piccola probabilmente temendo la mia reazione.

-Ma sei impazzita? Chi è il tuo padrone e come si permette di portarmi qui senza un permesso? E ora dove diavolo sono? –

Mi sento salire l’ansia come un veleno.

-La signorina può stare tranquilla il padrone dice che lei conosce questo posto, siamo nella Stamberga strillante signorina-

Un’improvvisa consapevolezza si sostituisce all’ansia. Esco dal salotto e mi ritrovo all’ingresso della casa abbandonata. Un’altra improvvisa ondata di rabbia mi sale facendomi apparire chiara l’identità del padrone dell’elfa domestica.

-DUNCAN NELSON! –

Furente mi volto verso le scale pestando i piedi, sento una porta del piano di sopra aprirsi e mi ritrovo davanti il diretto interpellato con il suo solito ghigno strafottente.

-Ma buonasera principessa! Vedo che non hai gradito il passaggio, ma penso che ti sarebbe piaciuto ancora meno se fossi entrato dalla finestra, e comunque bel pigiama-

Guarda soddisfatto la mia reazione incavolata all’allusione al mio pigiama invernale viola.

-Perché mi hai portato qui? E non sapevo che avessi un’elfa domestica-

Solo in questo momento mi accorgo che anche May è salita e si è rifugiata dietro il punk.

-Sì, la famiglia di elfi di May serve la mia da generazioni-

Sorride all’elfa con una gentilezza che da lui non mi aspettavo. La congeda e quella sparisce con uno schiocco.
-Ah, sì, e poi ti ho portato qui perché Scruffy ha cominciato a sputare fuoco-
Sussulto accorgendomi solo in quel momento delle bruciature che Duncan ha sull’orlo e sulle manica del mantello, e sulla guancia che confermano ciò che ha detto. Mi sposto per vedere all’intero della stanza da cui Duncan è uscito. Sul letto c’è Scruffy, piuttosto cresciuto che lancia sbuffi di fumo e improvvisamente a intervalli irregolari piccole fiamme.
-Wow! –
-Figo vero? –
Sussulto quando il ragazzo mi abbraccia da dietro. Mi sposto bruscamente mentre lui ridacchia.

-Come fai a tenerlo tranquillo adesso? Qui è tutto di legno non potrebbe mandare a fuoco tutto? –

-Non se sto attento e comunque ho fatto incantesimi di protezione qui intorno, non ho alcuna intenzione che qualcuno venga a ficcanasare-

Annuisco e mi avvicino al drago che accortosi della mia presenza si avvicina a me riconoscendomi e dandomi qualche colpo affettuoso con la coda. Improvvisamente una fiamma più alta fuoriesce dalle fauci del draghetto bruciacchiandomi leggermente la punta dei capelli. Presa alla sprovvista cado all’indietro sbattendo il sedere a terra e alzando nuvolette di polvere. La colonnina del baldacchino ha preso fuoco. D’istinto cerco la bacchetta ma con stizza mi rendo conto di averla lasciata nel dormitorio, nel castello.

-Aguamenti-

L’acqua invocata dal ragazzo spegne il piccolo incendio. Mi porge una mano e mi aiuta ad alzarmi. Brontolo un grazie infastidita per la figuraccia. Ride alla mia reazione e mi bacia a sorpresa facendomi strabuzzare gli occhi. D’istinto non mi stacco ma a interromperci arriva Scruffy che con molto tatto bruciacchia per l’ennesima volta il mantello di Duncan.

-Bene, ha fame, seguimi-

Esce della stanza mentre io gli sto dietro. Arriviamo nella cucina, o almeno ciò che ne rimane. Sul tavolo c’è un piatto, sopra una bistecca sanguinolenta.

-Ewwww, che schifo la mangia cruda? –

Il punk alza gli occhi al cielo e per tutta risposta con gesto circolare della bacchetta solleva la carne e me la avvicina, io schifata indietreggio mentre lui si mette a ridere. Improvvisamente sento delle risate e in un attimo i poltregeist Pif e Pof compaiono sull’antico lampadario pieno si ragnatele. Cominciano a dondolarsi.

-Oh ma guarda chi è tornata tra noi Pif, la fidanzata di Dun! –

-Awww che teneri siete di nuovo insieme? –

Entrambi li guardiamo storto ma in fondo contando su circa un minuto prima non hanno tutti i torti. Ci guardiamo imbarazzati sotto lo sguardo sadico degli ometti che continuano a sghignazzare facendo baccano con pentole e stoviglie.

-Dun? –

Il punk si volta verso Pof.

-Che vuoi? –

-Lo sa? –

Duncan sbianca.

-Cosa dovrebbe sapere? –

-Pof imita qualcosa mettendosi le mani in testa ma non capisco cosa voglia dire –

-Non capisco di che cosa tu stia parlando –

-Sì che lo sai! –

-No-

-Sìsìsìsì-

-No-

-Sìììììì –

-La finisci? –

Con un gesto della bacchetta la bocca del poltregeist viene chiusa da una cerniera invisibile e quando il fratello fa per dire qualcosa anche la sua bocca si tappa. I due si allontanano svolazzando furiosi verso un’altra parte della casa.
Quando risaliamo Scruffy si avventa contro il cibo e si mette sotto il letto risparmiandoci la visione di lui mentre divora la carne. Mi siedo.

-Cosa devo sapere? Intendevanoi ciò che ti ha detto il preside? –

Il ghigno sulla faccia di Duncan sfuma improvvisamente e volta le spalle verso la finestra, noto che sta guardando il cielo, i raggi della luna filtrano dal vetro dando una luce azzurrina alla stanza. Si volta di nuovo verso di me e noto uno strano bagliore rossastro nei suoi occhi.

-Non voglio parlarne-

Il suo tono è alterato, ma non sembra avercela con me.

-Penso di avere il diritto di saperlo ora, non ti fidi di me? –

-No, non è che non mi fido di te…-

-Allora qual è il problema? –

-Courtney, io…-

Si blocca e si siede a terra con la schiena appoggiata alla gamba del letto.

-Mi prometti che non scapperai? –

Lo guardo stupita.

-Perché dovrei scappare? –

-Courtney io…-

Da lì succede tutto in un attimo. Un lampo rosso entra nella stanza spaccando la finestra, i frammenti di vetro volano in tutta la stanza. Urla di persone esplodono interrompendo la quiete, non riesco a distinguere ciò che dicono. Presi alla sprovvista ci abbassiamo ma un secondo incantesimo entra dalla finestra spezzando la colonnina del baldacchino facendolo crollare. Mi butto a terra per evitare di essere colpita.

-Maledizione! –

-Che cosa succede? Chi è? –

-Ci hanno trovato, in qualche modo hanno evitato gli incantesimi di protezione e qualcuno deve essersi accorto del drago! -

Continua a ripararsi senza lanciare incantesimi.

-Perché non rispondi? –

-Sei impazzita? Avrebbero la conferma che qui dentro c’è qualcuno! Piuttosto devi assolutamente tornare al castello, se trovano me mi espellono ma non importa, se invece trovano te rischi di rovinarti la carriera! May vieni! –

L’elfa domestica si materializza e fa appena in tempo a schivare un vaso che sta cadendo da una mensola.

-Padrone che succede è in pericolo? –

-Porta Courtney alla sua sala comune, presto! –

-No! Non posso lasciarti qui! Non so neanche chi sono! Lasciami! –

Comincio a esprimere la mia disapprovazione ma May mi afferra il polso e in un quarto di secondo mi sento risucchiare. L’ultima cosa che vedo è Scruffy che esce da sotto il letto e Duncan che cerca di guardare fuori dalla finestra.
Mi ritrovo a terra ansimante. La mia faccia premuta sul parquet lucido della sala comune dei Corvonero. May è sparita. Tossisco con l’ormai familiare mal di testa. Mi alzo e mi affaccio di corsa alla finestra nella vana speranza di poter vedere qualcosa senza risultato. L’unica cosa che vedo è la luna.


Angolo autrice
Ok mi dispiace anche stavolta per l’enorme ritardo, ma essendo sincera la voglia di scrivere ha fatto le valigie per un be po’. Scusate per il capitolo corto e so che non sarete molto soddisfatti visto tutto questo tempo, la motivazione è molto semplice però in quanto questo introduce la parte finale della storia che sarà o solo un capitolo o sarà divisa in due, devo ancora decidere. Spero vivamente che non abbiate abbandonato la storia visto tutto questo tempo :,(.
Salutoni a tutti
Iron Sara

   
 
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