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Autore: Kim_Pil_Suk    06/03/2016    0 recensioni
[ BELLARKE ]
Raccolta di One-Shot sulla Bellarke. Che variano dal rating verde a quello rosso. Dal Fluff all'Erotico. Anche possibilissimi AU.
I - Who's gonna die today?
II - ...
Genere: Erotico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Bellamy Blake, Clarke Griffin
Note: AU, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Note: AU
Pairing: Bellarke
Prompt: "
#12: A è un fattorino della pizza e una volta consegna la pizza a B che continua a chiamare quasi tutte le sere la pizza solo per poter rivedere A"



 

Pizza Hut

 



Jasper lanciò in aria il controller imprecando a bassa voce.
- Non puoi vincere sempre te, Bellamy! - urlò, frustrato.
Bellamy rise sotto i baffi, osservando la scritta sullo schermo della tv.
- Se fai schifo a Call Of Duty non è colpa mia! - disse facendo spallucce.
Jasper mandò ancora diversi accidenti verso il ragazzo mentre si toglieva un calzino e glielo lanciava.
- Piuttosto, quando arriva la pizza? - chiese Monty, seduto sul divano a giocare a Clash of Clans sul cellulare. Con la schiena curva e le sopracciglia aggrottate sembrava molto preso dal gioco.
Bellamy fece di nuovo spallucce. 
- Dovrebbe essere qui a momenti. - disse lui, togliendosi il calzino di Jasper dalla spalla.
Jasper aprì la bocca per dire qualcosa, quando il campanello suonò. Bellamy gli pigiò il calzino sulla faccia, ridendo per poi avviarsi verso la porta. Sentì Jasper urlare qualcosa come "non puoi giocare sempre a quel gioco scassanoci!" e poi qualcuno che correva mentre se ne andava ad aprire la porta.
Proprio mentre abbassava la maniglia della porta sentì qualcosa cadere con un suono sordo.
Aprì la porta cercando il portafogli nella tasca posteriore dei jeans e guardandosi l'orologio che portava al polso.
- Sei in ritardo di 17 minuti, amico. - disse subito prima di alzare lo sguardo.
- E per me invece sono 25 dollari e 50 centesimi, amico. - disse quella che in realtà era tutto fuorché un "amico".
Davanti a Bellamy c'era una ragazza che era decisamente bella. Una biondina irritata con le sopracciglia aggrottate, i capelli legati in una coda alta e la terribile uniforme del Pizza Hut -  che stranamente Bellamy si ritrovò a pensare le stesse bene.
- Certo. - disse con un sorriso sbilenco e strafottente mentre apriva il portafogli.
- Sono arrivate le pizze? La mia ai funghi? - urlò Monty dal salotto. 
Bellamy lo sentì camminare pesantemente verso l'entrata poi dei passi ancora più pesanti e veloci e infine un altro suono sordo ma più forte che ripercuoteva il pavimento. Quando voltò appena lo sguardo vide Monty lungo disteso sul pavimento con 70 kg massimi di sarcasmo e simpatia stesi su di lui. Ricevette una straziante supplica di aiuto da Monty e poi si voltò verso la ragazza.
La biondina, dal canto suo, se ne stava con la mano aperta col palmo rivolto verso l'alto e un cipiglio arrabbiato e impaziente.
- Sai che non sei il mio unico cliente, vero? - chiese lei sarcasticamente.
Bellamy, cercando di non malinterpretare quella domanda tirò fuori le banconote e gliene piazzò più di quante gliene servivano sulla mano aperta. La biondina gli consegnò alla svelta le pizze e si infilò i soldi in tasca. Quando stava per porgergli il resto lui mise una mano in avanti.
- Tieniti il resto, Principessa. Per la tua simpatia. - fece un sorriso sbruffone e porse le pizze a Jasper, che gli passò dietro prendendo le pizze al volo come un fulmine.
- Grazie. - sibilò lei. Prima di voltarsi parlò - E comunque ho un nome.
- E sarebbe? 
Lei si indicò la targhetta con il nome "Clarke" stampato sopra e Bellamy le sorrise sarcastico.
- Bel nome, Principessa. - disse subito prima di iniziare a chiudere la porta.
Clarke sospirò profondamente, alzando gli occhi al cielo. Alzò una mano in un minimo segno educato e si avviò verso la sua macchina.
- Spero di rivederti, Principessa. - disse, provando sempre più gusto nel chiamarla così. 
- E io spero di no! - urlò lei di rimando subito prima di chiudersi la portiera dietro.
Bellamy sorrise osservandola partire mentre chiudeva la porta e raggiungeva i ragazzi.
La prima cosa che Bellamy sentì quando ritornò alla realtà fu il fischio incoraggiante di Jasper. E le prime cose che notò furono i due sorrisi che parlavano da soli del suo amico e il fatto che Monty fosse steso a terra, morente ma che continuava a giocare a Clash of Clans.
- Carina, eh? - ironizzò Jasper.
- Sta zitto Jasper. - disse Bellamy lanciandogli un cuscino in faccia.
Jasper urlò come una ragazzina quando gli cadde l'intera fetta di pizza sulla maglietta. 
Bellamy sospirò.
- Dopo lo raccontate voi ad Octavia il macello, vero?
- Volentieri. - disse Jasper con un sorriso eloquente.
Bellamy gli lanciò un altro cuscino in faccia.

 

 

 

- Ultimamente fai proprio schifo a giocare, fratello. - disse Jasper, rivolto verso Bellamy, mentre lo batteva per la quarta volta di fila a Call of Duty. 
Bellamy sospirò. 
- Sta zitto idiota. - borbottò con quel sorriso strafottente tipico suo. 
Jasper rise per poi stendersi sul divano, spaparanzato. 
- In effetti sei un po' assente di recente. - disse Monty dal suo posto ai piedi del divano. 
Bellamy sospirò di nuovo. 
- Tutto ok. - disse, non tanto sicuro. 
Proprio in quel momento suonò il cmpanello. Bellamy si raddrizzò sul posto, scattando in piedi. I due ragazzi lo guardarono con un misto di sorpresa e perplessità. Cosa poteva rendere cosi nervoso Bellamy?
Il suddetto ragazzo corse alla porta, aprendola immediatamente con una strana aspettativa. 
E appena si ritrovò davanti la faccia della sorella si rilassò. Quel poco che basta per poi tornare ad un cipiglio arrabbiato. 
- Dove sei stata tutto il giorno? 
- Buon giorno anche a te Bellamy. - borbottò la ragazza spostando il fratello ed entrando in casa. 
- Sono serio, Octavia. Ultimamente esci di casa la mattina e torni la sera. Si può sapere dove vai? - chiese lui richiudendosi la porta alle spalle, accantonando quel senso di speranza che aveva infondo al cuore. 
Bellamy vide chiaramente sua sorella alzare gli occhi al cielo prima di guardarlo negli occhi, furente. 
- Ormai ho 18 anni, quello che faccio sono problemi mia, non tua. Tu non sei nostra madre. - sibilò la ragazza. Lo sguardo puntato in quello del fratello. 
Bellamy rimase spiazzato e ferito da quelle parole ma non demorse. 
- Octavia. Sono il tuo tutore, devo sapere cosa fai, dove vai e con chi vai. 
Octavia alzò ancora gli occhi al cielo e aprì la bocca pronta a rispondere altrettanto vivacemente. 
- Sei in punizione. Non puoi uscire dalla tua stanza per una settimana. 
Per un momento Bellamy credette che la mascella di sua sorella avrebbe toccato il pavimento. 
- Bellamy! Non puoi! - urlò di rimando. 
Il campanello, a pochi metri da loro, suonò ma questo non sembrò far terminare la discussione. Anche se Bellamy percepica quel moto di speranza che aveva infondo al cuore. 
- E invece sì che posso! - disse di rimando mentre si avvicinava alla porta. Sono tuo fratello e tuo tutore e finché non imparerai come ci si comporta rimarrai chiusa in camera tua fino a nuovo ordine! - disse con la voce il più possibile da "papà arrabbiato" che potesse mettere mentre apriva la porta. 
- Secondo me puoi anche pagare le pizze. - disse la voce proveniente da fuori la porta captando l'ultima parte della discussione. Bellamy percepì chiaramente il sarcasmo nella voce della biondina delle pizze che gli stava davanti. Ma vide che aveva anche un sorriso sbilenco e furbo sulle labbra. 
Bellamy si ritrovò a sorride e sentì il proprio cuore sospirare. 
Sentì anche la sorella sedersi sonoramente sul divano fra i due ragazzi mentre mandava tutti i possibili insulti al ragazzo. Stavolta alzò lui gli occhi al cielo.
- Sono 32 dollari. - riferì lei togliendo le pizze dalla borsa e porgendogliele. 
Bellamy annuì, prendendole in mano e porgendole a Jasper che passò di nuovo come una furia, sparendo con le pizze dal suo campo visivo. 
- Monty. Il portafogli. - disse voltandosi verso il salotto. Da lì riusciva a vedere Monty e Octavia seduti sul divano mentre giocavano alla Play Station.  
Monty recepì subito il messaggio. Prese il portafogli che stava appoggiato sul tavolino e glielo lanciò, tornando subito al gioco. 
Bellamy tirò fuori ancora più soldi del dovuto, lasciandole il resto, di nuovo. 
E mentre le sorrideva mentre gli stampava lo scontrino sentì la voce di Octavia pochi centimetri dietro di lui. 
Lei si appoggiò al muro di fianco a loro e sorrise trionfante. 
- Ecco qui qualcosa che non pensavo avrei mai visto in vita mia. - disse guardando prima Clarke poi Bellamy e infine di nuovo Clarke. 
Clarke la guardò confusa mentre gli porgeva lo scontrino. Bellamy invece lanciò uno sguardo ammonitorio, capendo dove voleva arrivare. 
- Ehm... ok. Grazie di tutto e arrivederci. - disse Clarke con un cenno della testa subito prima di voltarsi e dirigersi verso la macchina. 
- Non ci provare nemmeno, capito? - disse con tono ammonitorio, Bellamy, rivolgendosi alla sorella. 
Octavia subito scattò e il ghigno di puro sadismo che aveva sulla faccia si allargò. 
Un attimo prima che il fratello potesse chiudere la porta lei ci infilò un piede e la aprì con forza. Bellamy, preso dallo stupore, non reagì. 
- Ehi tu! Fattorina! - urlò a Clarke proprio mentre stava per infilarsi in macchina. 
Lei, ancora in piedi, si voltò sorpresa verso si lei. Le ballò una palpebra a quel soprannome. 
Octavia spalancò la porta, mostrando anche il fratello. Clarke rimase immobile mentre Octavia apriva bocca per parlare. 
- Mio fratello, questo scemo qua, - disse indicandolo col pollice - pensa tu sia carina e vorrebbe il tuo numero! - le urlò, lasciandola un attimo di stucco. 
Bellamy in quel momento avrebbe volunto mangiarsi la sorella che però scappò veloce verso il salotto, difesa dagli altri due ragazzi intenti a mangiare la pizza dal cartone. 
Bellamy si trattenne dallo schiaffarsi una mano sulla fronte. 
Però nel profondo sperava che Clarke gli avrebbe dato davvero il suo numero. 
Clarke invece infilò la testa nella macchina e per un momento lunghissimo Bellamy credette che lei se ne sarebbe andata lasciandolo lì a fare l'idiota. E invece uscì dalla macchina con qualcosa in mano. Si avvicinò a lui con passo svelto e gli prese la mano. Gliela tirò e iniziò a scrivergli qualcosa sul braccio. Bellamy la sentì chiaramente tesa quando gli sfiorò il petto con la spalla. Però poi la vide staccarsi e sorridergli. 
Gli aveva scritto davvero il numero di telefono sul braccio. 
- Non chiamarmi per una pizza. - disse lei sarcasticamente, con quel sorriso sul viso. - E smettila di ordinare tutti i giorni pizza o non avrai più quel bel fisico che ti ritrovi. 
Subito dopo averlo detto gli lanciò un altro sorriso, si voltò, salì sulla macchina e partì. 
Bellamy si ritrovò a sorridere mentre la osservava allontanarsi. Chiuse la porta solo dopo che sparì dal suo campo visivo. 
Jasper fece un altro fischio tanto per prenderlo ingiro. Ma Bellamy stavolta sorrise e basta.

 

 

Bellamy compose il numero tre volte e per tre volte richiuse ancora prima di far partire la chiamata. 
Erano passati due giorni da quando gli aveva dato il numero e non aveva ancora avuto il coraggio di chiamarla. 
Sospirò ancora, mettendo il telefono sul ripiano di casa. Si passò una mano sulla faccia e mentre pensava a tutti i buoni motivi che potevano convincerlo a non fare il fifone sentì la sorella scendere le scale e entrare in cucina. 
- Ancora non la hai chiamata? - chiese lei avvicinandoglisi. 
Era ancora in punizione così era in casa anche nel primo pomeriggio. 
Bellamy scosse la testa, con il palmo della mano ancora sul viso. 
Octavia sorrise. 
Ci furono dei secondi di silenzio, in cui Bellamy, con ancora gli occhi coperti, sentiva Octavia aggeggiare qualcosa. 
Poi sentì l'inconfondibile suono di una chiamata in apertura e sua sorella che si allontanava. 
- Fossi in te aprirei gli occhi e mi porterei il cellulare all'orecchio. - disse lei aprendo il frigo e ridendo sotto i baffi. 
Bellamy aprì gli occhi e preso dal panico guardò prima il cellulare sul ripiano poi la sorella e poi di nuovo il cellulare. 
Pronto? - chiese la voce dall'altra parte del telefono. 
Bellamy spalancò ancora di più gli occhi.
Pronto? - chiese più insistentemente la voce inconfondibile di Clarke. 
Bellamy, ormai sul panico tirò su il telefono e se lo portò all'orecchio. 
Si schiarì la gola che non sapeva di avere secca e parlò. 
- Si pronto, Clarke? - chiese cercando di non suonare stupido. 
Sei il ragazzo dipendente dalla pizza? 
Riuscì a far scappare un sorriso a Bellamy. 
- Sì, ma ho un nome. - disse scherzosamente. 
E sarebbe? Io direi qualcosa come Mario o Giovanni o Luigi. Qualcosa di Italiano. Si spiegherebbe il tuo bell'aspetto e la tua fissazzione per la pizza. - la sentì chiaramente sorridere. 
Bellamy rise appena, sentendo i muscoli delle spalle rilassarsi. 
- In realtà no. Credo di essere un po' più banale di Mario o Luigi o qualsiasi altro personaggio dei videogiochi. - si ritrovò a giocare con il bordo della maglietta. - Mi chiamo Bellamy. 
Bellamy. - lo disse come se se lo stesse gustando, percependo ogni singolo accento e ogni lettera di quel nome. - Mi piace il nome Bellamy. Ti si addice. 
A Bellamy scapparono più sorrisi di quanti ne voleva lasciar passare in quella discussione. 
Per un attimo si ricordò della sorella. La vide appoggiata al frigo che sorseggiava del succo di frutta dal cartone e lo guardava trionfante. Gli fece un segno incoraggiante con la mano. 
- Ehm, senti... - per un attimo lasciò la frase in sospeso. - Ti dovrei chiedere una cosa. 
Certo.Tutto fuorché pizza gratis ma chiedi pure. - lo incoraggiò lui. 
Bellamy sorrise giocando con le dita. Incrociò di nuovo lo sguardo di Octavia, cercando di non sembrare nel panico. 
- Ti andrebbe di uscire con me uno di questi giorni? - chiese tutto di un fiato. 
Bellamy Blake, proprio come la sorella, non era il tipo da agitarsi per poco. E nessuna ragazza lo aveva mai intimorito o imbarazzato. Eppure quella ragazza riusciva a fare entrambe le cose. 
Per un momento ci fu solo silenzio. 
Mh, aspetta che chiedo al mio ragazzo. 
Il cuore di Bellamy perse un battito. 
- Il tuo ragazzo? - chiese nervoso. 
Stavo scherzando. Non ho un ragazzo, Bellamy. - fece un attimo di pausa, sorridendo. - Certo che possiamo uscire. - disse in tono dolce e contento. 
Bellamy sospirò pesantemente. 
- Bene. Perfetto. - agitò la gamba, nervoso. - Quando sei libera?
Adesso. - disse, diretta. - Oppure se vuoi sono libera sabato pomeriggi--
- Ora può andare benissimo. - la interruppe lei. 
Clarke rimasw un attimo in silenzio. 
Perfetto. Dove? - chiese, spiazzandolo. Non aveva la minima idea di dove portarla e non conosceva molti posti in città. 
- Casa mia. Appena puoi. Ti ricordi l'indirizzo? - disse, di impeto. 
Certo. - rispose secca lei. 
- Ti aspetto. 
Clarke chiuse la chiamata e Bellamy fissò per dei secondi interminabili il cellulare. Quando alzò lo sguardo vide sua sorella sorridergli trionfante. 
- Forse però non dovevi invitarla qui. Sembra un po' frettolosa come cosa. 
Bellamy sembrò improvvisamente terrorizzato dal suo gesto. 
- Dici? - spalancò ancora di più gli occhi. - Ommioddio, ma io l'ho appena invitata. 
Octavia scoppiò a ridere mentre vedeva il fratello correre in camera sua per cambiarsi.

 

 

Clarke suonò al loro campanello 34 minuti esatti dopo. 
Octavia le aprì, con i capelli raccolti in una coda e un sorriso stampato in faccia. 
- Prego. Entra pure. Bellamy arriva subito. - disse facendole spazio per passare. 
Le richiuse la porta alle spalle e la guidò verso il salotto. 
Clarke, nervosa, guardò prima la casa e poi la sorella del suo appuntamento, decidendo che forse avrebbe bidonato il ragazzo per provarci con la sorella sexy. 
Clarke si sedette sul divano e Octavia accanto a lei. 
La vide osservarla con un sorriso sornione stampato sulle labbra e uno sguardo curioso. 
Clarke la guardò confusa. 
- Scusa. È che sei interessante. 
- Interessante? - chiese la bionda, curiosa. 
- Beh, se mio fratello ti ha invitata qua devi per forza essere interessante. 
Clarke decise di non rispondere o non continuare la conversazione. O almeno non su quel argomento. 
Ci furono dei brevi minuti di silenzio imbarazzato. In cui nemmeno Bellamy scese le scale. 
Poi un pensiero passò per la testa di Clarke. Guardò Octavia, che intercettò il suo sguardo. La invitò a porgere la domanda che aveva sulla punta della lingua. 
- Cosa intendevi l'altro giorno quando hai detto " Ecco qui qualcosa che non pensavo avrei mai visto in vita mia"? 
Octavia ci pensò su un attimo, sorridendo. 
- Intendevo dire che non avrei mai visto mio fratello prendersi una cotta per qualcuno. - concretizzò. - Devi sapere che noi due abbiamo sempre vissuto da soli, o almeno da quando mamma è morta. Mi ha cresciuto lui e lui non ha provato sentimenti se non solo per me. O almeno non quel genere di sentimenti che si provano per una ragazza. Ha avuto diverse ragazze, certo, più cose da una notte e via che serie ma quando l'altro giorno ho visto come ti guardava, beh, pensavo che fosse sincero. Si è davvero preso una cotta per te e non sta facendo finta ne sminuendo la cosa. - disse con sincerità. 
Clarke si ritrovò ad arrossire al pensiero e proprio in quel momento sentì dei passi veloci e pesanti scendere le scale. 
- Octavia, ha visto per caso il mio portafogli? - sentì la voce di Bellamy e subito dopo, quando incontrò il suo sguardo, lo vide bloccarsi. - Clarke. - mormorò, per poi guardare la sorella. - Octavia, potevi dirmi che era arrivata. 
Clarke si ritrovò ad arrossire ancora di più quando Incrociò il suo sguardo. 
Octavia si alzò dal divano e si avvicinò al fratello con un sorriso strafottente. 
- In realtà volevo fare amicizia con lei e sarebbe stato divertente vedere la tua faccia quando l'avresti vista. - disse poggiandogli una mano sulla spalla. 
Clarke, guardandoli accanto - lei con quei pantaloncini da far girare la testa e lui con quella maglietta grigia - si accorse che Bellamy era sexy tanto quanto, se non di più, la sorella. 
Octavia le fece l'occhiolino lanciandole un portafogli marrone in pelle per poi sparire incima alla rampa delle scale. 
Bellamy sospirò. 
- Scusala. È un'impicciona. Ma è mia sorella. Per cui va sopoortata. - disse con un sorriso mentre si avvicinava a lei. 
Clarke si alzò di scatto dal divano, ancora un po' in imbarazzo e scuotendo appena la testa gli porse il portafogli. 
Lui la ringraziò sottovoce e la guardò negli occhi. 
- Vorresti andare da qualche parte? 
Clarke scosse la testa, con gli occhi impiantati nei suoi. 
- Portala fuori a cena. E vedi di non metterla incinta! - sentì Octavia urlare dalla sua camera. 
Bellamy ruppe il contatto visivo e si voltò appena verso le scale. 
- Vai a fare quello che stavi facendo prima! - la sgridò lui. 
Ma si poteva chiaramente vedere che entrambi erano arrossiti. 
Bellamy riportò lo sguardo su di lei. 
- Ti va bene come proposta? - chiese riferendosi alla frase della sorella. 
Clarke deglutì a fatica. 
- Certo. 
Bellamy le sorrise e la accompagnò alla porta sfiorandole con i polpastrelli la schiena. 
Bellamy prese le chiavi della sua macchina al volo e mentre si richiudeva la porta alle spalle sorrise divertito. 
- Comunque farò come dice lei: non ti metterò incinta. - disse guardandola di sfuggita con quel sorriso sbilenco. 
Clarke in un primo momento si ritrovò ad arrossire poi gli rispose con un sorriso. 
- Prima devi pagarmi la cena ed un drink. - disse mentre saliva in macchina. 
Bellamy alzò le sopracciglia e mentre si infilava al posto del guidatore decise che con quella frase si era guadagnata il titolo di "ragazza perfetta".

  
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