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Autore: Tefnuth    06/03/2016    1 recensioni
Georg è sempre stato diverso dagli altri: ha potenti poteri psichici che ha dovuto imparare a controllare sin da piccolo. Come lui anche suo fratello minore, Gustav, ha una capacità particolare: il suo corpo genera elettricità. Sarebbe stato tutto perfetto se una sera un mostro non fosse entrato nella loro casa e non avesse ucciso i loro genitori,una rigida sera d'inverno in cui le loro vite si incrociano con quelle di Bill e Tom, due gemelli dotati anche loro di capacità particolari (per di più sono figli del leggendario Hellboy). Da quella sera la vita di Georg e Gustav non sarà più la stessa, si popolerà di cacce ai demoni in un mondo in cui loro non sono i personaggi più strani e nemmeno i più pericolosi.
Genere: Dark, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Questo che state per leggere è il secondo dei capitoli extra che scriverò per voi. Il testo che seguirà darà risposta ad alcune vostre domande del tipo: perché i gemelli dormono insieme? Perché Tom innalza l’aura di guardia durante la notte?

Per darvi una risposta facciamo un salto indietro nel tempo, a quando i gemelli avevano appena dieci anni e vivevano con i genitori in una casetta di campagna che Hellboy aveva costruito mattone su mattone assieme a Abraham e Johann; una casa grande abbastanza per quattro persone molto speciali come loro, con uno spazio esterno che sembrava non finire mai. Le loro giornate passavano tranquille tra studio, allenamenti e risate. Fino alla notte in cui tutto cambiò.


Era una calda serata di luna nuova, il cielo era terso e stellato e tutti erano a dormire. Anzi, non tutti. Dalla finestra della camera che condivideva con la compagnia Hellboy scalò agilmente il pergolato che ornava la parete dell’abitazione; lo faceva ogni volta che non riusciva a dormire – Elizabeth ne era consapevole – ed era sempre stato bravo a non farsi sentire dai figli. Così almeno credeva: la camera matrimoniale era attigua a quella di Tom e ogni volta che il gigante rosso metteva piede sull’erba le sensibili orecchie del giovane pirocineta lo destavano dal suo sonno.

Mai Tom aveva seguito il padre, di solito riusciva a reprimere la vocina nella sua testa che gli diceva di seguirlo; non ci riuscì quella notte
“Solo una volta, che può succedere?” si convinse il ragazzino prima di saltar giù dalla finestra di camera sua, il padre già era sparito all’orizzonte tuttavia con la sua stazza aveva piegato l’erba alta segnando il percorso fatto. Corse più veloce che poteva attraverso il bosco, perse la strada almeno un paio di volte ma alla fine vide la schiena del padre : era seduto su una roccia in riva al laghetto che usavano come piscina.
“Che fai qua papà?” domandò il bimbo sedendosi immediatamente sulla roccia vicina cosicché il padre non potesse mandarlo via
“Dovrei essere io a chiedertelo – il gigante rosso pose una mano sulla testa del figlio -. Ci sono notti che non riesco a dormire, e allora vengo qua” rispose Hellboy
“Ma è noioso” ribattè Tom che si aspettava qualcosa di più
“Però funziona” Red sembrava in parte accogliere la mozione del figlio
“E non hai paura che succeda qualcosa?” chiede il bambino
“A me? Ah, vorrei vedere chi ne ha il coraggio. E poi so che a casa c’è un mio degno sostituto, vero ometto?” disse Red riferendosi al più grande dei gemelli, quello che era proprio davanti a lui
“Ma io ora sono qui” osservò il ragazzino battendosi un paio di volte il petto con le mani per far vedere che era reale e non una proiezione
“Sempre la risposta pronta tu, eh? (Red sospira) Mamma e Bill sanno cavarsela da soli, e comunque siamo sperduti nel bosco: nessuno ci può…” il gigante rosso si interruppe vedendo l’espressione di terrore che ad un tratto si era disegnata sul volto del figlio; quegli occhi non volevano dire nulla di buono.

(Cambio scena)

A casa anche Bill si era svegliato poco dopo la partenza del gemello, ma non era l’assenza del fratello il motivo per cui aveva lasciato il comodo letto su cui dormiva: la casa stava paurosamente scricchiolando. Il criocineta uscì dalla propria camera e andò in corridoio, dove il rumore sembrava più forte; anche ai suoi piedi sembrava che le assi stessero leggermento oscillando
“Ma che?” sussurrò, prima di sentire il rumore del pavimento del piano inferiore che si spaccava. Ebbe appena un decimo di secondo per spostarsi dal punto in cui era, prima di vedere un enorme millepiedi oltrepassare il legno e il soffitto
“AAAAAAAAAH” gridò il ragazzino congelando il pavimento (e parte del corpo del millepiedi) per la paura. Due mani leggere lo fecero alzare e una voce femminile gli intimò di correre, era la madre
“Dov’è tuo fratello?” domandò Elizabeth mentre percorreva il tratto che divideva il corridoio dalla porta d’ingresso
“Con papà, nel bosco” rispose subito Bill seguendo a ruota la madre. Non appena furono a contatto con l’aria esterna i due si diressero nel bosco lasciando dietro di se la casa e l’insetto gigante.
Quando la casa fu inghiottita dal bosco Lyz lasciò che fosse il figlio a condurla dal compagno e dall’altro figlio, eppure nonostante una guida sicura il loro percorso fu interrotto da una figura con mantello nero e cappuccio calato sulla testa
“Chi sei tu?- domandò la donna avanzando e coprendo Bill con il braccio sinistro, lo sconosciuto tacque – Rispondi!”.
Invece che aprire bocca lo straniero alzò le mani, coperte dai guanti, ed emanò un fascio di energia che impattò contro la barriera di ghiaccio creata da Bill
“Lascia stare la mia mamma!” lo rimproverò il ragazzino
“Inutile esserino” bastò un secondo attacco dell’individuo per far sì che Bill si ritrovasse a sbattere con la schiena contro un albero vicino
“Non osare toccare ancora mio figlio!” Elizabeth attaccò l’aggressore con una sfera di fuoco che, tuttavia, sparì nel nulla come se fosse stata assorbita da un buco nero.

(Cambio scena)

“Presto Tom, trovali” ordinò Red al figlio subito dopo essersi messi alla ricerca dei due componenti della loro famiglia. Per il pirocineta non era una cosa facile perché, pur vedendo con gli occhi del fratello, non riusciva ad orientarsi nel buio della foresta; la cosa peggiore era che aveva sentito la paura del gemello nel momento in cui il millepiedi aveva sfondato il pavimento della casa e il non trovarlo lo faceva innervosire ancora di più
“Ancora niente?” domandò Hellboy in un momento di riposo
“No…- piagnucolò il pirocineta- Bill…dove sei?” poi una voce chiara e forte, quella del fratello, gli illuminò la strada
“AIUTO!”.

Facendosi seguire dal padre Tom corse più veloce che potè nella direzione che gli suggeriva la testa; i polmoni gli facevano male ma non gli importava, era stato così veloce che riuscì a far perdere le sue tracce anche al padre il quale, a causa della sua stazza, rimase indietro intrappolato in alcuni rami. Al suo arrivo Tom trovò un’amara sorpresa: la madre, svenuta, tra la braccia di Bill che tentava di proteggere entrambi con uno scudo di ghiaccio. Il ragazzino, senza pensarci su, lanciò una pirosfera (inchiostrata di nero) alla testa dell’individuo costringendolo a fermare gli attacchi ripetuti
“Ah, ce n’è un altro” osservò l’aggressore con la sua voce alterata
“Tom” lo chiamò Bill rincuorato, non avrebbe resistito a lungo
“Lasciali in pace. VATTENE VIA!” ordinò Tom arrabbiatissimo, non si era accorto di aver preso fuoco e che le sue fiamme avevano iniziato ad assumere sfumature nere
“Oooh, che paura” lo schernì l’estraneo
“VATTENEEEEEEE” una seconda pirosfera, più nera che blu, aveva lasciato le mani di Tom. L’individuo pensava che avrebbe potuto subire l’attacco in tutta tranquillità senza dover usare il trucchetto di prima, tuttavia quando la sfera toccò il suo viso la pelle ne fu ustionata
“AArgh, il fuoco dell’inferno!” l’individuo si era pentito della sua scelta
“Lyz, ragazzi” finalmente Hellboy li aveva trovati, grazie alla luce emanata dal figlio, in tempo per vedere l’individuo sparire nel nulla; in tempo per vedere l’ombra delle corna di Tom.

Date le circostanze, dato che la loro casa ormai era persa, alla famiglia non restò che tornare al B.P.R.D. dove Hellboy e Elizabeth furono re-integrati come agenti attivi. Sembravano tutti gentili e felici di conoscere i figli dei due agenti più famosi dell’agenzia, ma ai ragazzini sembrò che di tutti solo Johann e Abraham (che già conoscevano da anni) fossero felici della loro presenza.
Durante la prima notte passata nella nuova casa, dopo un terribile incubo, Tom non riuscì a prendere sonno nonostante il cuscino morbidissimo: il senso id colpa per aver lasciato il fratello e la madre da soli, si non essere riuscito a trovarli prima che si facessero male, gli aveva fatto venire la nausea. Si alzò dal letto, e senza accendere la luce si avvicinò al letto del gemello (non dovette fare molta strada dato che ora condividevano la camera); anche Bill era sveglio.
“Neanche tu dormi?” constatò Bill parlandogli mentalmente
“Io…ehm” il pirocineta non sapeva che dire: come poteva spiegare la sua paura, il suo timore che, se avesse chiuso gli occhi, sarebbe successo ancora qualcosa di brutto?
“Ho capito” disse Bill dopo una breve indagine nella mente del fratello, in realtà anche lui aveva desiderio di dormire col fratello quella notte per paura che un altro demone spuntasse dal pavimento. Non servirono parole, o gesti, bastò che il piccolo criocineta si scostasse quel poco per permettere al gemello di mettersi sotto le coperte e di abbracciarlo.
 Se all’inizio era per paura, presto diventò un’abitudine a cui i gemelli raramente si sottrassero; sapevano di essere più forti insieme e questo vezzo gli regalava sonno sempre sereni. Inoltre Tom imparò anche a creare una propria zona di calore mentre dormiva in modo che, se qualcuno si fosse avvicinato a loro, se ne sarebbe accorto; similmente Bill aveva imparato a coprire il proprio corpo di ghiaccio.
 
Che ne dite? Vi è piaciuta? E’ stata esauriente? Aspetto commenti.
  
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