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Autore: Valethebest92    07/03/2016    0 recensioni
La Blue High Surfer, una competizione per surfisti dove solo il più indomito e temerario può raggiungere il tanto ambito trofeo; suo malgrado e grazie alle sue amiche, Leila si ritrova gettata nella mischia. Riuscirà la ragazza a vincere?
Genere: Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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"E ricordati, Leila, che noi saremo sempre con te, a sostenerti in qualsiasi scelta che farai"

Con quel pensiero ridondante in testa, Leila non riusciva a dormire, voltandosi a pancia in aria, fissando il soffitto scuro della tenda senza nemmeno vederlo: perchè riusciva a dire sempre la cosa giusta quella ragazza? Tuttavia era troppo tardi per ripensarci: dopo la batosta che aveva subito quel pomeriggio, rischiando anche di lasciarci le penne, aveva capito che quello non era lo sport per lei, quindi sarebbe tornata a casa domani mattina, lasciando la competizione.

"Non puoi arrenderti alla prima difficoltà, nessuno è nato già esperto in qualsiasi sport, bisogna acquisire maggiore esperienza e per farlo, devi imparare dai tuoi errori"

Nuovamente, le parole dell'amica le vennero a galla nella mente, facendola sbuffare sonoramente, per poi scattare a sedere sulla brandina, mettendosi le mani tra i capelli ed arruffandoli, esasperata: che cosa doveva fare? Ricordandosi poi dove si trovava, si guardò intorno, sospirando successivamente di sollievo: era sola, tutti gli altri feriti prima della Competizione erano già stati dimessi.

Capendo che non sarebbe più riuscita a dormire, si alzò, afferrò la felpa che le compagne le avevano lasciato sulla sedia accanto al letto improvvisato, mettendosela sulle spalle per coprirsi, per poi uscire dalla tenda medica e ritrovarsi sulla spiaggia.
Venne accolta da una leggera e fresca brezza notturna che le accarezzò il viso e giocò coi suoi capelli, mentre lei respirava a pieni polmoni; in lontananza vide un falò ed intuì che si trattava della Festa, allestita dagli Organizzatori, per la notte prima dell'inizio della gara.
 
Pensò che probabilmente anche Pinuccia e Chiara stavano partecipando, ma visto che non le andava prenderne parte, camminò verso la zona boschiva che dominava il centro dell'isola, fermandosi al limitare e sedendosi sopra ad una palma col tronco curvato ad esse apposta per fungere da panchina, mettendosi la testa fra le mani e sospirando amaramente, triste.

-Che cosa ci fa una ragazza carina come te tutta sola in una notte come questa?- domandò una voce maschile divertita; udendola, l'albina spalancò gli occhi, stupefatta, poi sollevò il capo, ritrovandosi davanti un ragazzo di 26 anni, alto, magro, capelli lunghi, mossi di colore castano scuro, occhi vispi e marroni, vestito con una t-shirt verde e dei pantaloncini, che fungevano anche da costume, bianchi, per poi distogliere ed abbassare nuovamente lo sguardo, abbattuta e mormorare, triste:

-Scusami, ma preferirei rimanere da sola..-

Tuttavia quello non si arrese e le si sedette accanto, rimanendo in silenzio per alcuni secondi, rompendolo successivamente e dicendo, perplesso:

-Che cos'è che ti turba? Se me lo dici, forse posso aiutarti a risolverlo-

La 16enne sospirò ancora, amara, dopodichè, spinta da uno strano moto di fiducia che quel tipo le ispirava, spiegò:

-Il fatto è che mi sono iscritta a questa competizione per divertirmi, ma adesso che ho visto come gareggiano gli altri e che sono più bravi di me, temo di non esserne più all'altezza-

Lui la guardò, probabilmente per studiarla, poi volse lo sguardo verso il cielo stellato e replicò, quasi sognante:

-Ti ho osservato quando hai gareggiato contro Mike, non te la sei cavata male, ma hai bisogno di affilare la tua tecnica; credi di non essere all'altezza degli altri partecipanti? Hai idea di quanto loro ci abbiano messo per imparare ad andare sulla tavola da surf? Siamo partiti tutti dal tuo stesso livello, nessuno nasce imparato in qualsiasi tipo di sport, ma si può imparare passo per passo la giusta tecnica per cavalcare le onde, anche quelle più pericolose-

L'adolescente lo osservò per alcuni secondi, riflettendo sulle parole che aveva appena detto: aveva ragione, non poteva buttarsi giù in quel modo per aver perso una sfida, doveva rialzarsi e guardare avanti, imparare a stare in piedi sulla tavola, ma soprattutto divertirsi; dopotutto, nessuno partiva già esperto, doveva soltanto prendersi il suo tempo.

-Grazie..- sussurrò infine, imbarazzata e con un leggero rossore che le imporporava le guance; al che lui scoppiò a ridere, divertito e rispose:

-Ma ti pare, è un piacere aiutare dei giovani surfisti in difficoltà; e se vuoi, posso anche insegnarti come cavalcare le onde-

-Davvero puoi!?- esclamò lei, saltando in piedi, improvvisamente presa da un fervore che nemmeno lei credeva di avere.

-Ma certo- replicò l'altro, sorridendo- Allora, ci stai?-

-Ci sto!- accettò Leila, stringendogli la mano e scrollandogliela con forza, entusiasta, correndo successivamente verso la tenda medica mentre lo salutava con un braccio alzato; solo, rimasto solo, il ragazzo la guardò andare via, sorpreso, per poi sciogliersi in un sorriso divertito: che tipino, gli ricordava molto se stesso tanto tempo fa..

L'indomani, dopo una nottata passata tranquilla e senza incubi, l'albina si svegliò di buon umore, alzandosi dal "lettino" e spogliandosi dei suoi vestiti, rimanendo in bikini a due pezzi, per poi afferrare la sua tavola da surf ed uscire all'esterno, dicendosi che quella sarebbe stata una grande giornata per lei.

La spiaggia era già gremita di gente, tra spettatori che volevano assistere alla Competizione e surfisti che chiacchieravano allegramente, mentre con una spugna passavano sopra alla tavola della cera, oppure correvano verso il mare per cavalcare le onde, già alte, prima dell'inizio.

Facendo slalom tra la folla, la 16enne raggiunse un pezzo di spiaggia ancora libera, vicino al baracchino dove si faceva la telecronaca, al momento abbandonato ma funzionante, sedendosi sulla sabbia ad aspettare, portandosi le gambe verso il petto, cingendole poi con le braccia e mettendosi ad osservare i colleghi già in mare.

"Sembra che si stiano divertendo un mondo.." pensò, con una punta di malinconia mista a gelosia; ad un tratto, però, le immagini di quando venne spinta in acqua dal bullo ed i momenti in cui si trovava sotto e stava affogando presero il possesso della sua mente, mentre in lei cresceva un grande terrore.

Completamente nel panico e col respiro accelerato, la ragazza si guardò intorno, come se pensasse che stesse per morire, quando una mano le si posò sulla spalla ed una voce femminile la chiamò per nome:

-Leila!-
 
Grazie a questo, l'adolescente riuscì a tornare nel mondo reale, voltandosi e ritrovandosi davanti le sue migliori amiche Pinuccia e Chiara.

-Pinuccia, Chiara!- esclamò, stupita- Come.. Come mi avete trovata?-

-Quando non ti abbiamo vista alla tenda medica, ti abbiamo cercata d'appertutto- rispose la mora, perplessa, per poi aggiungere, stavolta curiosa:

-Ti senti bene? Sei pallida in viso-

-Non è niente, non preoccuparti- ribatte l'amica, cercando di rassicurarla mentre dentro di se cercava ancora di capire che cosa fosse appena accaduto.

-Senti..- fece intanto, titubante, l'occhialuta- Riguardo a quello che ti abbiamo detto ieri.. Ci abbiamo pensato su e siamo giunte alla conclusione che avevi ragione: se non vuoi gareggiare, noi non possiamo costringerti, quindi se vuoi possiamo tornare a casa-

-Ma state scherzando!?- esclamò l'altra, determinata, balzando in piedi- Ma certo che voglio gareggiare, non posso permettere che uno stupido incidente mi blocchi in questo modo!- per poi proseguire, assumendo un'aria che aveva dell'inquietante, accompagnata con un sorriso sadico, unendo il palmo ed il pugno delle mani e facendosi scrocchiare le nocche:

-E poi, ho un conto in sospeso con quel bulletto da quattro soldi, non gliela farò passare liscia dopo lo scherzetto che mi ha fatto-

Spaventate, le due amiche ridacchiarono nervosamente, per poi guardarsi, chiedendosi che cos'avesse fatto cambiare idea all'albina; prima però che potessero dare voce ai loro pensieri, da dietro alla compagna sbucò un ragazzo che le appoggiò una lattina fresca sul collo per scherzare, facendola rabbrividire e saltare; non appena si accorse di chi fosse, esclamò, entusiasta:

-Ah, ma sei tu!-

-Ma certo che sono io, chi ti aspettavi che fosse?- replicò quello, sorridendo divertito, per poi aggiungere, emozionato: -Allora, sei pronta? Andiamo!-


-Si!- urlò lei, contagiata dalla forte carica positiva del nuovo, afferrando la tavola e seguendolo, sparendo tra la folla; sole, Pinuccia e Chiara si guardarono, confuse: che cosa diavolo stava succedendo? 
                
   
 
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