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Autore: namedemme    07/03/2016    0 recensioni
Harry Styles ha sedici anni ed è un ragazzo londinese che sta per imbarcarsi sull’R.M.S Titanic come passeggero di prima classe.
La sua famiglia è una della più altolocate di Londra e suo nonno, Edward Smith, padre di sua madre Anne, sarà il capitano del transatlantico più grande di quei tempi, considerato innaffondabile.
Per l’anziano comandante questa sarà l’ultima nave in cui presterà servizio prima della pensione, così tutta la famiglia Styles-Smith ha deciso di stabilirsi in America e di imbarcarsi con il loro caro.
A bordo Harry conoscerà Louis Tomlinson, diciannovenne di umili origini assunto come cameriere del ristorante di prima classe, con il quale nascerà subito una fortissima intesa.
Da quel momento i due cominceranno a frequentarsi segretamente e il loro legame si rafforzerà sempre di più minuto dopo minuto, ora dopo ora, ma l’idillio verrà spezzato quando la “nave dei sogni” si trasformerà nella “nave degli incubi”…
[Il rating potrebbe cambiare con l'evolversi della storia]
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Harry capitolo4 nessunnomeperora
Harry


«Ruth e Nicola non hanno potuto unirsi a noi, ma mi hanno assicurato che cercheranno di arrivare in tempo per la cerimonia di fidanzamento», il signor Payne mangiava di gusto le prelibatezze che gli venivano servite e, quando si parlava dell’imminente fidanzamento del figlio, gli brillavano gli occhi. Vedere Liam in procinto di sposarsi con la discendente, tra l’altro molto bella, di una persona importante come il capitano Smith era come un sogno ad occhi aperti per lui.
Harry sbocconcellava il cibo con aria vagamente distratta, ricomponendosi quando suo padre gli lanciava occhiate eloquenti sussurrandogli “Harry, per favore!” per poi tornare alla posizione precedente in pochi minuti.
C’era di tutto: caviale, pollo arrosto, agnello, tutti i tipi di frutta e verdura possibili (perfino alcuni a lui sconosciuti), il miglior pesce in circolazione e molto altro.
Le conversazioni riguardavano perlopiù la cerimonia di fidanzamento, discussioni sulla finanza locale (specialmente da parte del magnate) e le rispettive famiglie.
«Allora, Harry, che progetti hai per il futuro?», il ragazzo sobbalzo tanto era sorpreso e si rivolse verso il suo interlocutore, ovvero Geoff Payne.
«Ehm… vorrei iscrivermi all’Università e studiare qualcosa in ambito artistico, magari musicale», rispose il giovane.
Des alzò gli occhi al cielo, «ne abbiamo già parlato, non hai bisogno di studiare. Hai tutto ciò di cui un ragazzo di buona società ha bisogno».
A quel punto s’intromise Anne, «dovresti preoccuparti di trovare una fidanzata, soprattutto perché sei quasi in età da matrimonio»; all’epoca ci si sposava mediamente dai diciassette ai vent’anni, raramente oltre.
Harry abbassò lo sguardo e posò le posate accanto al piatto di insalata che stava mangiando. Era da mesi che ci pensava su, ma non sapeva come dirlo alla sua famiglia. Ormai ne era certo, era attratto dal suo stesso sesso, l’aveva sperimentato sulla sua pelle più volte; gli era capitato di trovarsi in presenza di ragazzi piuttosto belli e di sentirsi attratto da loro, come se fosse una di quelle ragazzine che delle volte, a Londra, lo guardavano ridacchiando con le amiche. 
E poi, lui amava la musica. Sapeva suonare perfettamente il pianoforte e, in segreto, componeva e scriveva canzoni. Avrebbe dato qualsiasi cosa per studiare qualcosa in quel campo, per far sì che quella passione diventasse il suo lavoro. Una volta Gemma lo aveva sentito cantare e lui, appena si era accorto della sua presenza, aveva smesso di colpo, ma lei lo aveva guardato stupefatta esclamando che aveva una voce stupenda. Lui non ne era poi così sicuro, ma nonostante ciò quel complimento gli aveva scaldato il cuore; sua sorella era l’unica che lo spronava a fare ciò che più gli piaceva e a seguire i suoi sogni, e questo lo rincuorava moltissimo.
Distolse la testa dai suoi pensieri e, non riuscendo a sopportare quella conversazione, decise di allontanarsi, «signori, scusate, credo di sentirmi poco bene. Vi dispiace se prendo una boccata d’aria per un paio di minuti?».

Karen gli sorrise comprensiva e Anne disse semplicemente, «certo caro, vai pure», tutti i presenti si limitarono ad annuire.
A quel punto si alzò e s’incamminò verso l’imponente scalinata ma, dopo aver passato un paio di tavoli, qualcuno gli finì addosso alla velocità della luce esclamando “oops” e ruzzolando a terra con lui. Quando si riprese dallo stordimento era seduto a terra, con la testa che gli girava e pezzi di cibo sparsi per i vestiti; una piccola coscia di pollo e alcune fettine di patate gli erano finiti tra i ricci.
Guardò in direzione di colui che gli era venuto addosso, infastidito, ed esclamò, «stai attendo a dove vai, razza di imbra…», quando lo vide bene gli si mozzò il fiato in gola e non riuscì più a formulare una frase di senso compiuto, «io, oh, ehm… ciao».
Ciao? Cosa? Mi è bastato così poco perché mi andasse di volta il cervello?!?
Davanti a lui c’era il ragazzo più bello che avesse mai visto.
I suoi occhi azzurri lo fissavano, spalancati e sinceramente dispiaciuti, le sue guance erano tinte di un rossore adorabile – adorabile? Harry, riprenditi! – e le sue labbra sottili erano leggermente dischiuse.
«Mi dispiace da morire», disse, e iniziò a cercare di ripulire Harry.
«E-ehi!», ora fu il turno dell’aristocratico di arrossire fino alla punta delle orecchie, «l-lascia che ti dia una mano», riuscì ad aggiungere, e cominciò a raccogliere le stoviglie sparse a terra, cercando maldestramente di rimetterle sul vassoio.
«No, lasci stare, ci penso io», disse l’altro tutto d’un fiato. I due continuavano a scrutarsi a vicenda, l’uno all’insaputa dell’altro, e nessuno sapeva cosa dire. I presenti in sala ridacchiavano e li indicavano, ma loro sembrarono infischiarsene. Era come se si fosse creata una bolla intorno a loro e tutti gli altri ne fossero esclusi.
Harry studiò l’altro ragazzo, poi, cercando di vincere l’imbarazzo, si presentò, «io sono Harry Styles». L’altro arrossì di nuovo, stavolta più violentemente, farfugliò qualcosa e rispose, «Louis».
Si guardarono per l’ennesima volta e sorrisero nello stesso, preciso momento.

   
 
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