«Tesoro, noi andiamo, ci faremo sentire!»
«Mpf, sì, okay... ciao mamma. Ciao papà».
La ragazza guardò svogliatamente i genitori sulla soglia di
casa, in procinto di partire per l'America. Dovevano rimanerci per
dieci settimane, eppure avevano solo un modesto trolley ciascuno.
«Mi raccomando, comportati bene, non fare entrare nessuno e...»
«Non parlare con gli sconosciuti. Lo so», sbuffò la ragazza, alzando gli occhi al cielo.
Tetsuya Aishi aveva uno sguardo sofferente. In realtà era sempre
stato così, almeno da quanto riusciva a ricordare, ma non aveva
mai fatto domande.
In quel momento, però, aveva davvero l'aria di un animale imprigionato, desideroso solamente di fuggire.
«Ciao ciao! Vieni amooore, hihihi», sua moglie Ryoba uscì e lui la seguì.
Sua madre era sempre stata... strana. Trattava suo padre come se fosse
una sua proprietà esclusiva e spesso, specialmente quando lei
era bambina, aveva avuto attacchi di gelosia nei suoi confronti,
nonostante la considerasse il simbolo del loro amore.
Ayano si era accorta ormai da tempo che sua madre era diversa dalle
altre madri e, in generale, dalle altre donne della città, e nel
profondo le sembrava di essere vagamente come lei. Non riusciva a
capire in che senso, ma ne era piuttosto certa.
Pensò a cosa avrebbe potuto fare in quelle dieci settimane di solitudine.
I suoi parenti vivevano in un'altra città e non aveva amici. Era
sempre stata additata come "quella strana" o "la figlia della svitata".
In ogni caso avrebbe dovuto andare a scuola, quello lo sapeva.
Non amava andare in quel posto tutto rose, fiori e perbenismo, ma
doveva. L'indomani sarebbe stato il primo giorno del nuovo anno
scolastico e sapeva già come sarebbe stato: lei seduta al suo
banco in solitudine, prendendo appunti (per quanto le potesse
interessare) e osservando le ragazze della scuola pensando che
più oche di così non potevano essere.
Entrò nella sua stanza.
Sul letto c'era la sua uniforme scolastica, pulita e stirata per il
gran giorno; nelle vicinanze un armadio, una televisione con una
console per videogiochi (sotto cui riponeva manga erotici che aveva
trovato per puro caso l'anno precedente nel giardino della scuola) e il
suo computer.
Annoiata, si sedette davanti a quest'ultimo e si connetté a
Facebook. Andò nella pagina della scuola ma non trovò
nulla che destasse il suo interesse: c'erano perlopiù post di
Midori Gurin, una ragazza dalla lunga chioma verde di cui faticava
capire l'utilità della sua esistenza, che faceva domande
stupide. Inutile dire che il gestore della pagina rispondeva quasi
sempre "guarda le FAQ prima di fare una domanda!". Tornò sulla
home e fece scorrere i post. Anche qui, nulla di interessante: selfie
di Saki Miyu e Kokona Haruka che andavano a fare shopping insieme, le
sorelle Basu che indossavano lo stesso outfit, Budo Masuta, maestro di
arti marziali, che mostrava il suo nuovo kimono; tutti ragazzi della
sua scuola di cui non le importava niente di niente.
Ayano
non provava emozioni, era fredda e apatica. Aveva grandi
capacità recitative e di conseguenza riusciva molte volte a
passare per una ragazza "normale". La sua vita era vuota.
Suo padre le voleva bene, anche se era preoccupato per lei, temeva
diventasse come sua madre; lo sapeva perché aveva origliato una
conversazione tra i genitori poco tempo prima.
Non permetterò che diventa come te, Ryoba.
Quella frase le rimbombava nella testa da allora.
A volte cercava su internet informazioni, video e quant'altro su
omicidi, metodi di tortura, e altre cose di cui normalmente una ragazza
di diciassette anni non s'interessa.
Vedere quelle cose le provocava brividi di eccitazione, la facevano sentire viva.
Trucco, bei vestiti e quant'altro non la toccavano minimamente; il suo
tempo libero lo passava perlopiù giocando ai videogiochi,
leggendo manga e guardando anime.
E fu esattamente ciò che fece le ore successive.
Giunta la sera, cenò e preparò di malavoglia l'occorrente per il giorno successivo.
Una volta coricata a letto iniziò a pensare, come faceva sempre prima di addormentarsi.
Si chiese perché i suoi genitori non le avessero voluto dire il
motivo della loro improvvisa partenza, come doveva essere provare
emozioni e ripassò mentalmente il "copione" che aveva messo a
punto per celare la sua vera personalità e sembrare una ragazza
qualsiasi.
I suoi occhi grigi fissarono il soffitto un'ultima volta, spenti, prima di chiudersi a causa della stanchezza.
Author's corner
Ditemi che c'è qualcuno che conosce Yandere Simulator
perché io lo amo e non vedo l'ora che venga messo in commercio.
Comunque, questo capitoletto è una sorta di introduzione ad
Ayano (conosciuta anche come Yandere-Chan) e alla sua
personalità.
Non sono un'otaku, perciò del mondo di anime e manga so ben poco
e potrebbe capitare che mi sbagli su qualcosa, quindi segnalatemelo con
un commento se succede.
Come sempre, mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate.
Au revoir
-M