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Autore: Momo_91    08/03/2016    1 recensioni
Seifer Almasy, un diciassettenne con un carattere forte e gran combina guai, viene spedito in collegio dalla famiglia! Qui si ritroverà a frequentare: da un lato una cerchia ristretta di bulli senza scrupoli, e dall'altro, Squall Leonhart un ragazzo solitario e scontroso dal passato oscuro che gli farà da tutor per recuperare gli studi.
I due ragazzi hanno poco in comune ma si renderanno conto che l'incrociarsi delle loro vite ha significato qualcosa per entrambi.
La storia è in centrata in una Balamb terrena (quindi priva di mostri o elementi magici).
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Seifer Almasy, Squall Leonheart
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Avevo tolto il gesso da diversi giorni. I primi giorni la gamba faceva malissimo, anche se non davo a vederlo. Avevo preso con la riabilitazione e mi ero rimesso piuttosto in fretta.
Vidi Seifer venire verso di me, eravamo nel pieno del bosco e quella sera faceva freschetto, indossava un lungo cappotto bianco, spesso mi capitava di pensare che fosse un diavolo mascherato da angelo.
“Oi Squall cosa ci fai qui? Hai la ragazza e non mi hai mai detto nulla?” Chiese sgranando gli occhi. Mi venne quasi da sorridere, mi capitava spesso con lui.
“Ovvio uno come me non troverebbe mai una ragazza.” Mi guardò esasperato.
“Non l’avrei mai detto prima, ma tu hai l’autostima sotto i piedi sai? Insomma devi esserti guardato allo specchio!”
“Non è vero! Cosa intendi dire?” Non mi piaceva che gli altri mi analizzassero.
“No nulla lascia perdere. Come mai Jass ti permette di andare all’istituto femminile?”
“Diciamo che su questa storia tende a chiudere un occhio.” Poco dopo sbucò proprio lui
“Eccomi ragazzi andiamo!” E ci incamminammo verso l’istituto femminile.
Seifer stette tutto il tempo con i suoi amici, sapevano che studiavamo insieme ma cercava di evitarmi quando c’erano loro.
Io stavo in fondo al gruppo tenendo il passo. Quando arrivammo sbucammo al solito posto, lo chiamavano “Il vecchio Garden” Era una piccola struttura abbandonata poco lontano dall’istituto femminile. Era il punto di ritrovo segreto delle due scuole.
Il tempo di spuntare dalle aiuole che lei mi saltò addosso stringendomi forte, la strinsi a mia volta e le carezzai la testa.
“Sono tanto contenta che tu sia venuto!”
“Beh ti avevo detto che appena la gamba riprendeva a funzionare sarei corso da te!” Ci guardammo negli occhi. Ogni volta che la vedevo mi sembrava sempre più grande.
“Scusa tu non sei la ragazza di Jass?” Seifer stava di fianco a noi decisamente confuso.
“Purtroppo è così, lei è mia sorella Ellione.” Mi beccai un pugno in testa da parte sua e le sorrisi dolcemente. Un secondo dopo Jass l’aveva attirata a se e la baciava. Mi voltai disgustato e Seifer era ancora lì a fissarmi.
“Hai una sorella? E sta con Jass?! Questa è bella!” Portai l’indice sul naso in segno di fare silenzio, mi avvicinai a lui e gli sussurrai.
“Ellione non è a conoscenza delle divergenze tra me e tutti gli altri. Lasciamo la cosa così, ok?” Non riuscivo a capire se fosse confuso o divertito da quel gioco del destino. Non ebbi il tempo di capirlo perché stavolta fu un’altra ragazza a gettarsi tra le sue braccia.
Quando si staccò da lui notò la mia presenza e si fece rossa in volto.
“Ciao Squall…” Disse timidamente.
“Ciao Rinoa.” Risposi freddamente, era la migliore amica di mia sorella. Era una brava ragazza ed ero felice che fossero come sorelle. Sapeva certamente scegliere amicizie migliori dei fidanzati. Qualche tempo fa, durante una visita segreta come quella, si era dichiarata. Rifiutai immediatamente, loro non sapevano come mi consideravano nell’altra scuola, Jass teneva tutto segreto per mia sorella. E non volevo mettere in cattiva luce Rinoa. Li fissai per un attimo.
“Ah state assieme!!””


“No Squall, non è proprio così.” Cercava di giustificarsi lei senza motivo.
“Non devi darmi spiegazioni.” Li liquidai così e mi avviai verso mia sorella.
Ci abbracciammo un paio di volte poi Jass la trascinò via, e sinceramente non mi piaceva pensare dove o a fare cosa.
Mi sedetti su una costruzione in pietra lì vicino e aspettai le solite due ore prima di tornare.

Trascorse le due ore i ragazzi cominciarono a fare ritorno, Seifer tornò senza Rinoa e venne a passo spedito verso di me.
“Fammi capire: tua sorella sta con il tuo peggior nemico e io sto uscendo con la ragazza che ti piace.” Parlò col suo solito tono spavaldo.
“A me non piace Rinoa!”
“Si effettivamente è un po’… appiccicosa! Mi ha detto che tu gli piacevi e che l’hai rifiutata brutalmente!” Non risposi nulla, strozzai in gola uno sbadiglio.
“Ehi… sei rimasto qui da solo fino ad ora?” Ancora una volta non risposi nulla. Le altre volte restavo in compagnia di Rinoa, non che la cosa mi facesse piacere ma almeno non facevo la figura dello scemo. Pian piano erano tornati quasi tutti.
“Sai prima, con tua sorella, era la prima volta che ti vedevo ridere.” Stava appoggiato con le braccia vicino a me, ci fissammo negli occhi per diversi secondi e solo allora mi venne una domanda: cosa aveva fatto con Rinoa? Cosa diavolo me ne importava poi.
Quando staccai lo sguardo dai suoi occhi vidi mia sorella avvicinarsi, scesi dalla struttura e le andai incontro.
“Scusa fratellino, volevo venire prima ma…” Una morsa di gelosia mi bruciò lo stomaco, la seppellii senza dargli voce e al suo posto sorrisi, il mio solito sorriso finto.
“Non dire sciocchezze!” poggiai ancora una volta la mano sulla sua testa castana.
“Ci vedremo la settimana prossima e starò con te tutto il tempo! Verrà anche papà sai? Oggi sono riuscita a sentirlo e ha detto che sarebbe venuto! E’ da tanto che non stiamo tutti insieme!” Le brillavano gli occhi, sembrava così eccitata.
“Ellion io non ci spererei troppo, sai che è impegnato e non è mai venuto per la festa annuale degli istituti!” Ogni 20 d’aprile si festeggiava l’anno di quei due grandi college, gli alunni e le famiglie si riunivano per cenare e festeggiare. Ma nostro padre era sempre mancato a quell’appuntamento, non volevo che Ellione ci restasse male.
“Papà ha detto che sarebbe venuto! Meglio che mantenga la promessa. Nel caso staremo io e te!” Mi poggiò un bacio sulla guancia, ci salutammo e mi misi in disparte. Non mi piaceva vederla salutare Jass.
Durante il ritorno all’istituto non potevo fare a meno di sentirmi osservato da Seifer, volevo chiedergli cosa volesse ma non l’avrei avvicinato davanti ai suoi amici. Infine fu lui ad indietreggiare avvicinandosi a me.
“E’ per il fatto che tua sorella e Jass stanno insieme che non hai detto nulla?”
“Cosa intendi dire?”
“Io pensavo che l’aggressione nello spogliatoio ti avesse spaventato, per questo non avevi fatto nomi o cercato vendetta. Ma non è da te startene buono, quindi non capivo. E’ perché non volevi che tua sorella sapesse cosa ti fanno Jass e gli altri.”
“Uno: a me non spaventa nulla. Due: chi ti ha detto che non gliela farò pagare? Tre: tu fai parte degli “altri”. Quattro: Si, mia sorella non deve sapere nulla.” Seifer restò indietro di qualche passo.
“Se odi anche me allora perché mi aiuti con gli studi?” La conversazione cominciava a darmi sui nervi.
“Non avevo di meglio da fare.”
“Che razza di risposta è?!”
“Credo che i tuoi amichetti si accorgeranno che stai parlando con me se resti ancora qui.” Detto ciò mi avviai avanti tra gli altri ragazzi, così non si sarebbe più avvicinato. Provavo una strana fitta quando pensavo che Seifer veniva da me solo per gli studi. Come mi dava fastidio che quel cretino di Jass fosse il ragazzo di mia sorella, e che Rinoa ora stesse con Seifer. Si l’avevo rifiutata io, non provavo nulla per lei, come per nessuno. Solo che adesso mi dava fastidio.

Il giorno successivo Seifer non si presentò, ero casualmente passato con la vicepreside davanti uno dei posti dove si appostava la banda. Ed erano tutti a bere birra, quindi quelli presenti erano stati tutti messi in punizione chissà in quale modo. Caso volle che Seifer fosse proprio con loro in quel momento.
Era così che vivevamo io e Jass, io trovavo il modo di metterli in ridicolo e poi facevamo a pugni. Anche se non si era mai presentato un episodio come quello della palestra.
Non li sopportavo, li avevo visti a volte intimidire quelli del primo anno o quelli con poco carattere. Si sentivano forti così, ma io non mi ero mai tirato indietro. Da quando Seifer mi aveva detto di avermi visto spaventato quella sera mi sentivo come se una parte del mio muro si fosse sgretolata.
Per me era solo importante partecipare a quella stupida gara! Erano 5 anni che aspettavo quel giorno, era come se non vivessi di altro aspettandomi chissà cosa. Pensare di essermi mostrato debole davanti agli altri mi faceva agitare. Sentivo il forte bisogno di consigli ed andai dall’unica persona dalla quale andavo sempre in quei casi.

Bussai alla porta dell’aula insegnanti ed entrai.
“Permesso! Cercavo la vicepreside Trepe.” Successivamente sbucò proprio lei dietro una scrivania con sopra un enorme pila di libri.
“Squall! E’ successo qualcosa?!”
“No, se non ha nulla da fare volevo mostrarle dei compiti poco chiari.” Sistemò delle cose dietro la pila di libri e mi seguii in corridoio.
“Vieni andiamo nella mia stanza!” Andammo dove c’erano le camere degli insegnanti ed entrammo nella sua camera, come di consueto.
“Mi sa che dobbiamo cambiare la scusa del “mi aiuti a fare i compiti”, orami sei una sorta di genio.” Si guardò velocemente allo specchio e si alzò un po’ gli occhiali sul naso. Era così che facevo quando avevo bisogno di parlare con lei, dicevo la scusa dei compiti e lei mi portava via.
“Mi ero preoccupata fosse successo qualcosa, è da prima dell’incidente che non vieni a cercarmi.” Mi lanciò uno sguardo di rimprovero.
“Quistis non ero dell’umore…”
“Si lo so!” Mi strinse una mano sulla spalla, mi svincolai senza sembrare troppo brusco. “E’ per questo che volevo che parlassi con me.”
“Sono venuto per altro.” Cercai di cambiare discorso quasi subito. “Come si fa a cambiare quello che è successo” Restai in silenzio in attesa di una risposta.
“Potresti esser un po’ più preciso Squall?” Scosse la testa esterrefatta.
“Non posso.”
“E come credi che possa aiutarti?”
“Scusa se ti ho rubato del tempo allora!” Mi avviai verso la porta della camera a passo veloce.
“Aspetta, voglio aiutarti ma come… oh insomma. Non si può cambiare quello che è successo, puoi cercare delle scappatoie all’infinito e non accettare la cosa o affrontarla e parlarne con il diretto interessato. Ti può essere utile questa risposta?” Finì in tono ironico.
“Forse, devo pensarci.” Conclusi
“Squall prima che tu vada. Volevo dirti che è stato confermato il tavolo dalla tua famiglia per domani sera. Non so che pensare ma credevo fosse giusto dirtelo.”
Non dissi nulla e uscii dalla stanza.

Era arrivato il 20 aprile. Quel giorno non c’erano lezioni, gran parte degli alunni aiutava in giardino per l’allestimento della festa. Quistis mi aveva buttato nel girone degli aiutanti senza dirmi nulla, certe volte era detestabile.
“Squalli!!” Bene, non poteva capitarmi capogruppo migliore di Selphie, frequentava l’istituto femminile ma non era lì che ci eravamo conosciuti. Lei come me era la vincitrice di una delle borse di studi per questo frequentava il college. Eravamo in molti a chiederci come fosse possibile, era sbadata e sembrava proprio il tipo di persona incapace di fare due più due. Mentre mi veniva incontro inciampò su un filo e cadde a terra stesa come un salame. Si rimise subito in piedi e si sistemò il vestito giallo canarino, per nulla imbarazzata o altro. Era decisamente abituata a certe figuracce.
“Sono contenta tu sia venuto ad aiutarci! Ci sono dei tendoni da alzare su, vai forza!”
“Faccio questa cosa e vado via, ok?”
“Squall non puoi fare solo una cosa e andare via!”
“Non sono stato io a mettere il mio nome nella bacheca per i partecipanti, e poi la gamba non funziona del tutto quindi farò questo ed andrò via!”
“Già è da un po’ che non ci vediamo, come va la gamba?”
“Non funziona del tutto.” Ripetei e mi avviavi verso un gruppo di ragazzi intenti ad alzare i tendoni.
Ero annoiato e non parlai per nulla, aiutati solo a tiare delle corde quando me lo dicevano. Poi uno con la delicatezza di un elefante mi pestò il piede, proprio quello che funzionava poco.
“Che cazzo!” Mi accasciai e mi massaggiai la gamba come mi aveva detto di fare il dottore di riabilitazione.
“Ti ho fatto male?” Seifer, chi altro sennò. “Diciamo che ora siamo pari per avermi fatto beccare a bere birra!” Sorrideva beffardo.
“Idiota!” Mi alzai e cercai di allontanarmi ma la gamba doleva e zoppicavo visibilmente.
“Ehi cosa hai fatto a Suqalli!” Selphie si era avventata su Seifer come un tornado.
“Nulla dolcezza, gli ho calpestato il piede. Ma non l’ho fatto apposta.”
“Ah, senti io torno dentro, non riesco a poggiare il piede.” Dissi rivolto a Selphie.
“Sicuro non sia nulla di grave?” Chiese col volto preoccupato, mi infastidiva che le persone di preoccupassero per me. Feci di no con la testa e mi avviai zoppicando verso l’entrata.
“Non credevo di averti fatto così male. Vieni ti aiuto.” Mi prese un braccio per sorreggermi, lo strattonai via.
“Sparisci non voglio il tuo aiuto!”
“Non fare lo schizzinoso, mi dispiace solo che sia stato proprio io a calpestarti il piede. Sai che me ne importa!” Una morsa di rabbia mi percosse il corpo, mi fermai e mi voltai verso di lui.
“Nessuno ti ha chiesto di preoccuparti per me e nessuno ti ha chiesto di starmi dietro. Ti sto aiutando con gli studi perché mi fai pena! Sei un tale cretino che prima mi spezzi la gamba e poi te ne penti!” Mi aspettavo una qualche reazione da lui, invece restò zitto e se ne andò. Vallo a capire quello.
A fatica mi avviai dentro l’istituto mi sedetti sui gradini e massaggiai la gamba aspettando che il dolore passasse un po’.
Come un raggio di sole in una giornata piovosa vidi Ellione venirmi vicino.
“Squall ciao.” mi poggiò un bacio sulla testa. “Papà ha prenotato un tavolo, quindi staremo tutti insieme dopo tanto tempo. Quanto tempo è che non stiamo tutti insieme?”
 “Non lo so, è da un po’ in effetti.” Le sorrisi dolcemente.
“Cos’hai ti fa male la gamba?” Chiese osservando le mie mani intorno alla caviglia.
“No, faccio solo un massaggio di routine!” Mentii. “Senti non sperare troppo che papà venga stasera ok?”
“Ah il solito pessimista!! Ora vado che sta per partire il pullman per tornare all’istituto!” si alzò e attraversò l’enorme portone dell’entrata. Era così bella e così forte, dovevo darle il meglio, io le dovevo tutto.
Me ne tornai lentamente in camera in attesa della serata.

Stavo in alto sulla scalinata principale, avevo indossato il vestito da sera del garden, come sempre. Aspettavo lì che Ellione arrivasse e mi vedesse.
Quando infine la vedo arrivare decisi di andarle io incontro, era bellissima come sempre. Indossava un lungo vestito da sera azzurro molto elegante, vicino a lei c’era Rinoa, indossava un abito bianco. Alle ragazze era consentito indossare abiti da sera purché non fossero troppo scollati o provocanti.
Le sorrisi e l’abbracciai, poi salutai anche Rinoa nel mio solito modo freddo e distaccato.
“Scusa, sai dov’è Seifer?” Mi chiese timidamente.
“Eccomi!” Era appena arrivato lui, indossava lo stesso vestito che indossavamo noi uomini. Sembrava più grande con quel vestito, lo pensai anche la prima volta che glielo vidi indosso. Non gli rivolsi la parola e pensai brevemente alla conversazione avvenuta la mattina.
“la vostra famiglia verrà?” Chiese il biondo
“Oh si, verrà nostro padre. Sarà qui a momenti.” Rispose Ellione. Seifer mi fissò qualche secondo.
“Beh ne i miei ne quelli di Rinoa verranno quindi andremo al tavolo degli alunni… senza famiglia?” Era stranamente agitato e sembrava non sapere nemmeno lui cosa stesse dicendo.
Erano già arrivate molte famiglie, quasi tutte.
“Eccolo la!” Esclamò mia sorella. Guardai nella sua stessa direzione e mi mancò un battito. Da una delle Limousine appena parcheggiate uscì lui, Laguna.
Quando si avvicinò un po’ Ellione corse da lui, io ero ancora fermo e non sentivo la piena stabilità sulle gambe.
“Tu non vai?” Seifer era ancora accanto a me, e non so se per divertimento o cosa ma non faceva altro che fissarmi.
Mi incamminai verso di loro con le gambe un po’ tremolanti.
“E tu che dicevi che non sarebbe venuto!” Disse mia sorella facendomi la linguaccia. Avrei voluto sorriderle o ricambiare ma ero troppo preso dalla presenza di nostro padre.
“Allora, non lo saluti!” Cercando di camuffare l’agitazione allungai una mano verso di lui per stringergliela.
“Buona sera Laguna!” Mi strinse la mano a sua volta e mi tirò verso di lui, mi abbracciò velocemente. Non capivo bene cosa stesse succedendo ma lo assecondai.
“Oh tutti insieme. Dov’è che si mangia? Sto morendo di fame!” Disse mio padre rivolto a noi.
“Papà sai che ti vedo molto dimagrito? Devi mangiare! Non farci preoccupare.” Poi si incamminarono verso i tendoni e io li seguii con qualche passo di distanza. Entrammo e una volta trovato il nostro tavolo ci sedemmo. Eravamo al centro, praticamente sotto gli occhi di tutti. Ci sedemmo ed Ellione e Laguna conversavano delle varie cose, poi mio padre cominciò a punzecchiarla dicendole che voleva conoscere il suo ragazzo. Non credevo lo sapesse.
Restai in silenzio per tutto il tempo e non feci altro che fissare la tavola apparecchiata.
Poi arrivarono i camerieri, servirono noi per primi con gli antipasti.
“Squall che ti prende?” Sobbalzai allo scrollarmi di Ellione.
“Nulla. Pensavo a.. ehm.”
“Cosa succede? C’è la ragazza che ti piace?” Fissai mio padre ma non gli risposi. Dovevo aspettarmi sarebbe venuto ma non mi sentivo pronto. Sembrava così assurdo…
“Buona sera signor Loire! Scusate, disturbo?” Quistis si era avvicinata, la guardai e sgranai gli occhi cercando di farle capire di andar via.
“Prego!” La invitò mio padre che le strinse la mano.
“Sono Trepe, la vicepreside, per noi è un onore averla qui. Come avere suo figlio nel nostro istituto è praticamente il primo in tutte le materie e sono felice di parlarne con lei!” Mi si raggelò il sangue nelle vene, cosa combinava ora?
“Oh la ringrazio signorina trape. Sono a conoscenza degli ottimi voti di mio figlio, mi rende molto fiero.” Quistis mi lanciò una veloce occhiata di intesa e si congedò. Io fissai per un po’ mio padre. Mi venne da pensare che fosse vecchio. Mi faceva strano sentirgli dire quelle parole, era una farsa oppure era sincero? Dopo poco fu l’insegnante di fisica che venne a replicare le parole di Quistis.
“Oddio che noia Squall sei un secchione! Nemmeno uno dei miei insegnanti si è avvicinato!” Disse Ellione appena il professore fu andato via. Mio padre sorrise e mi sentii tremendamente fuori posto.
“Scusa.”
“E di cosa? Scherzavo dai, stai rilassato!” Certo la faceva facile lei.
“Allora Squall come va con la gamba?” Chiese Laguna sorridendo.
“Molto bene, la terapia prosegue ma a breve dovrei terminarla!”
“E’ stato terribile quello che ti hanno fatto!” Commentò Ellione.
“Squall è mio figlio è un ragazzo in gamba si riprenderà.” Lo guardai e mi venne da sorridergli.
Le altre portate proseguirono veloci e noi ci lasciammo andare ad altre varie conversazioni, non parlai molto ma mi tenevo presente.
Quando la cena finì ci alzammo dai tavoli, c’era chi ballava o chi restava a chiacchierare. Non ero mai restato fino a quel punto. Arrivò Jass che si avvicinò a noi e salutò Ellione
“Papà lui è Jass… un mio amico!”
“Certo amico, piacere ragazzo!”
“Signore per me è un onore conoscerla, una persona importante come lei. La stimo molto!” Cominciò Jass.
“Mi raccomando fai il bravo ragazzo con mia figlia!” Ora stava per venirmi da vomitare. Che doppio faccia. Chiese il permesso a mio padre di invitare mia sorella a ballare e si avviarono sulla pista da ballo.
Restammo soli e stavolta potevo sentire la tensione anche da parte sua.
“Allora come va qui?” Mi chiese un po’ agitato.
“Bene.” Risposi semplicemente guardando la pista da ballo.
“Te la cavi bene insomma. Sembri uno tosto.” Mi faceva strano sentirlo parlare così, quasi mi venne da sorridere. Mi voltai a guardarlo.
“Se è questo che pensi mi rende felice.” Gli sorrisi e lui rimase fermo, il suo viso mutò in una smorfia severa e smisi subito di sorridere.
Vedendo la mia reazione scosse la testa.
“Scusa ragazzo, sono solo stanco.” Mi stinse la spalla con una mano. Possibile che avesse deciso di tornare?
“Sono felice che questa volta sei riuscito a venire.” Confessai.
“Non sei cambiato molto da quando eri piccolo.” Mi fissava intensamente in viso.
“Buna sera signor Leonhart! Io sono Seifer Almasy!” Cosa voleva combinare ora?!
“Seifer lui fa Loire di cognome! Insomma dovresti ricordare almeno i cognomi dei presidenti!” Lui si fece paonazzo, in fondo è normale che lui pensasse avessimo lo stesso cognome, d’altronde era anche normale che sapesse il nome dei presidenti.
“Mi scusi signor Loire! Volevo solo fare la sua conoscenza!”
“Sei un amico di mio figlio?” Chiese mio padre incuriosito.
“S… si, lui mi sta aiutando a riprendere con il programma di studi!” Lo guardai incuriosito, cosa stava cercando di fare?
“Mi fa piacere per te ragazzo.” Poi mio padre si allontanò e prese a parlare con alcuni genitori, probabilmente altri prezzi grossi.
“Scusa cosa volevi fare?” Chiesi passando la mia attenzione a Seifer.
“Volevo fare qualcosa di buono.”
“E in che modo?”
“Quello che hai detto questa mattina. Mi dispiace di essere un coglione ok? Volevo dire qualcosa di buono. Ah me ne vado!”
“No aspetta.” Lo fermai.
“Allora? Cosa vuoi dirmi?” Mi chiese aspettando una risposta.
“Nulla, è una serata strana per me.”
“Sembri agitato infatti, cosa succede?” Mi chiese avvicinandosi di nuovo. Restai in silenzio incerto su cosa dire.
“Ok lascia stare. Volevo dimostrarti che sono qui e parlo con te davanti a tutti, per farti capire che io faccio quello che voglio e non me ne frega nulla di cosa pensano gli altri.” Alle sue parole mi guardai intorno alcuni del suo gruppo in effetti ci fissavano, ma sembrava importare poi tanto. Cosa voleva dire con quelle parole?
“Comunque, visto che sono un fastidio me ne vado.”
“Aspetta, puoi restare solo un attimo?” Le parole mi uscirono di bocca da sole, Laguna continuava a conversare poco distante, ero agitato provavo mille emozioni e non ero abituato a gestire tutto quello.
“Come, come? Squall Lenhart mi chiede di restare con lui!” Volle prendermi in giro lui. Mi sentii tremendamente stupido. La testa prese a girarmi molto forte, in effetti mi sarebbe piaciuto svenire e svegliarmi da solo nell’infermeria.
Seifer mi afferrò da dietro e mi tenne fermo in modo da non dare nell’occhio.
“Squall che ti prende stasera? Vuoi uscire da qui?” Cercai di rimettermi in piedi ma la vertigine non passava. Gli feci cenno di si con la testa e piano piano ci avviammo verso l’apertura dei tendoni.
Una mano mi afferrò la spalla era mio padre.
“Eccoti qui ragazzo! Volevo presentarti i signori Dalam.” Si pararono davanti a me due signori dell’età di mio padre. Seifer era alla mia sinistra e mi sorreggeva con la sua spalla dietro di me. Accanto a loro c’erano anche Jass e Ellione, supposi fossero i genitori del quarterback. Allungai la mano e la strinsi ai signori mentre Laguna faceva le presentazioni.
“Lui è mio figlio, è l’alunno migliore dell’istituto e non può fare a meno di vincere la borsa di studio a quanto pare!” Mio padre si pavoneggiava col mio nome in bocca.
“Squall quest’estate, alla fine delle lezioni, la tua famiglia verrà da noi per cenare tutti assieme. Sarei molto contenta di avere anche il fratellino della fidanzata di mio figlio!” La signora Dalam mi stava invitando da loro ma io non potevo andare, guardai mio padre stralunato solo in quel momento mi accorsi dei suoi occhi spenti, ingrigiti, vecchi. Come se lui avesse capito che aspettassi il suo consenso disse:
“Certo che verrà! Verremo tutti insieme quest’estate!”
mi sembrava di impazzire. Tutto quello… non era normale. Il mio sguardo vagava tra i presenti da Jass a mia sorella e infine a mio padre. In preda al panico afferrai il polso di Seifer. Aveva il braccio dietro di me e nessuno poteva vedere, lui mi prese la mano e io strinsi forte.
Feci di si con la testa e senza dite altro sgattaiolai fuori di lì con Seifer.
Appena fuori lasciai la mano dell’altro e presi a fare dei profondi respiri, lui era lì che mi guardava. Chissà cosa pensava di tutta quella situazione.
“Squall vuoi andare via?” Aveva gli occhi fissi nei miei, volevo dirgli qualcosa provare a spiegarmi ma nemmeno io ci capivo qualcosa. La sua presenza mi teneva lucido mi teneva ancora presente.
“Squall tutto bene?” Era arrivato anche Laguna, mi voltai immediatamente verso Seifer, non volevo ci lasciasse da soli. Lui fece di si con la testa e si allontanò. Parlare con le espressioni non era il nostro forte.
“Scusami per poco fa, oggi ho avuto dei problemi con la gamba. Sono solo stanco.” Cercai di giustificarmi in qualche modo.
“Manca poco e andrò via, cerchiamo di finire bene la serata.”
Rientrammo nel tendone senza dirci altro, alcune famiglie avevano già cominciato a salutarsi e i pullman per riportare le ragazze all’istituto femminile sarebbe partito di lì a poco.
Accompagnammo Ellione al suo pullman, lei e Laguna si salutarono più volte.
Infine accompagnai mio padre alla Limousine. Lui stava di fianco a me e non diceva nulla, fuoi io a prendere l’iniziativa.
“La prossima volta che verrai potremmo chiedere comunque all’istituto femminile di far venire Ellione, sai alcune famiglie che hanno figli in entrami gli istituti lo fanno.” Lui continuò a camminare e non disse nulla.
“Beh se la cosa non ti piace non fa nul…”
“Senti Squall quello che è successo questa sera è solo per Ellione ok? Era da tanto tempo e lei ha insistito. Non pensarci più.” Era come se il cuore non ci fosse più, sentivo solo un forte bruciore al suo posto.
“Capisco, nessuna prossima volta.” Dissi facendo l’ultimo passo accanto all’auto. Laguna mi guardò gesticolando con le mani come in cerca di qualcosa da dire, rassegnato si avviò verso l’auto. Di fronte a me c’era Baltier il nostro autista lo vedevo spesso perché veniva a pagare rette e altro, aveva aperto la portiera per far salire mio padre e mi guardava preoccupato. Era sempre stato un po’ protettivo con me anche quando ero piccolo, e il suo sguardo di pietà non era mai cambiato.
“E’ stata una bella serata.” A quelle parole Laguna esitò un secondo prima di entrare in auto. Mi voltai e percorsi la strada a ritroso senza aspettare di veder l’auto sparire in quel momento potevo veder partire anche uno dei pullman e vidi Seifer venirmi in contro proprio da lì, dove poco va sostavano i mezzi.
Affrettai il passo, ora ero esausto non mi andava più di ragionare.
“Squall ehi aspetta! Ma non ti faceva male la gamba?!” Mi raggiunse in pochi secondi e mi afferrò per il braccio, misi entrambe le mie mani sul suo petto e lo spinsi via più forte che potevo. Lui mi guardò stranito e si fece ancora avanti, questa volta avverrai la giacca e lo spinsi quasi fino a farlo cadere.
“Ma che cazzo hai adesso?!” Sembrava irato oltre ogni limite.
“Adesso non ti va di fare a botte? Beh a me si!” Mi avventai ancora su di lui, mi afferrò il pugno e cercò di calmarmi
“Ok, ok vieni con me. Facciamo in un altro modo!” Mi trascinò nella palestra, rimase la porta semichiusa lasciando entrare la luce da fuori. Se avesse acceso le luci sicuramente sarebbe arrivato qualcuno a controllare. Dopo poco arrivò con dei guantoni da box piuttosto consumati.
“Indossali!” Mi incitò e si posizionò dietro il sacco da box.
“Vieni, colpisci qui. Quando accumulo stress vengo qui e mi sfogo, forza!” Infilai i guantoni e cominciai a lanciare qualche cazzotto.
“Se è con tuo padre che sei incazzato posso consigliarti di pensare a lui. Ti assicuro che ti sentirai meglio, te lo dice un veterano.” A quelle parole mi fermai, Seifer l’asciò la presa del sacco e venne verso di me.
“Cos’è successo?” Mi chiese lui, sembrava sinceramente interessato e io non sapevo cosa pensare dei suoi continui sbalzi d’umore verso di me. Ma in quel momento avevo altri pensieri per la testa.
“Tu perché odi tanto tuo padre?” Si prese del tempo per pensare, probabilmente, se rispondere o no.
“Non lo dirai a nessuno?” Ancora una volta mi guardò negli occhi in quel modo strano, come solo lui sapeva fare.
“No.” Prese a camminare avanti e dietro.
“Ero, sono, un gran combina guai ne ho fatte tante. Ad esempio una volta ho dato fuoco all’auto di un professore, credo tuttora se lo sia meritato era un grande stronzo e aveva molestato una mia amica. A mio padre non piacevano i miei modi o anche solo quello che pensavo e finiva sempre per slacciarsi la cinta, insomma hai capito.
Credo di essermele meritate molte di quelle botte.” Sorrise fra se e se, poco dopo tornò serio.
“Un giorno successe il putiferio, fu una ragazza della mia età che si presento a casa mia e urlò a mio padre di doverle dei soldi per mantenere il bambino.
Si ero stato con lei e l’avevo messa incinta. Era solo un’amica e ci eravamo divertiti.
I miei genitori si videro con la sua famigli e decisero di insabbiare la cosa facendola abortire. Il fatto è che io non volevo.”
“Eri innamorato di lei?” Interruppi il suo discorso curioso dei fatti.
“No assolutamente, ma era mio… si so di essere un ragazzino ma era un errore mio ed era mio figlio, cercai di far valere la mia idea. Andai anche da lei le dissi di tenersi il bambino che avrei lavorato, non volevo più dipendere da loro, alla fine capii che a lei non interessava nulla e che tutto quello l’aveva fatto solo per ricevere soldi dalla mia famiglia. Gli avevano proposto una grande somma per non far uscire la cosa allo scoperto.
La fine della storia è che quel bambino alla fine non era nemmeno mio. Era già incinta prima di stare con me e aveva camuffato tutto solo per il denaro.”
“Per questo lo detesti tanto?”
“Ti pare poco? Vivo in una famiglia dove non sono libero di scegliere nulla, dove mi insegnano che se hai i soldi il libero arbitrio non conta nulla. Ecco si quando penso a tutto questo mi viene da odiare mio padre.” Chiuse gli occhi e fece in gran respiro, successivamente tornò a guardarmi.
“Tu invece perché odi il tuo?”
“No io non lo odio…”
“Allora cos’è successo stasera?” Ci pensai un po’
“Era tanto che non lo vedevo, all’improvviso si è presentato qui dicendo che io sono suo figlio e che era fiero di me e io non capivo cosa stesse succedendo, ma alla fine ha detto che era solo per Ellione quindi nulla.” Mi guardava intontito.
“Scusa cosa hai detto? Non ho capito nulla” Sorrise “Da quanto tempo non lo vedevi” Mi si seccò la saliva in gola, non l’avevo mai detto e in qualche strano modo nemmeno mai ammesso a me stesso. Continuai a guardarlo negli occhi come per cercare un aiuto o un suggerimento per spiegargli la cosa.
“Sono… beh un po’ di tempo… molto direi.”
“Dall’inizio dell’anno a settembre? Non dovresti essere così pesante lui è il presidente sarà impegnato.”
“Cinque anni.” Mi studiò il viso poi sorrise.
“Non dire sciocchezze!” Vedendomi serio smise di ridere. “Sul serio non vedevi tuo padre da 5 anni?” Staccai gli occhi da lui e puntai lo sguardo sul pavimento della palestra.
“Già, lui mi odia molto. Un giorno mi portò qui e non l’ho mai più visto ne sentito. Dopo stasera dubito capiterà ancora.”
“E dici di non odiarlo, non puoi pensarlo davvero! Insomma Squall questo deve essere uno scherzo, e le vacanze estive?” Cominciava a gesticolare e comportarsi in modo agitato.
“Sono stato sempre qui.” Restò in silenzio e non smetteva di guardarmi, ora potevo leggere la stessa pietà che aveva negli occhi il mio autista.
“Stasera si comportava come se tutto questo… per Ellione vero?”
“Si lei non deve sapere nulla.”
“Ok abbiamo bisogno di qualcosa di forte. Molto, molto forte! Vieni andiamo dal preside.” Uscimmo dalla palestra e socchiuse la porta.
“Preside?”
“Tu passeggi sempre da quelle parti non ci noteranno. Fidati di me.” Sicuramente non aveva pensato all’importanza di quelle ultime parole, strinsi i pugni e lo seguii. ;i fidai di lui.


COMMENTO DELL’AUTORE:
Ringrazio ancora una volta tutti quelli che si soffermano a leggere questa storia.
Spero che questo capitolo vi piaccia. Si concentra molto sulla storia e su una parte del vissuto di Squall, la cosa si evolverà sempre di più nella storia.

  
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