Preda
Maledetto.
Che tu sia
stramaledetto.
Fottuto
bastardo.
Tirai
malamente le catene che erano ancorate al muro, inutilmente.
Mi aveva
incastrato.
Mi guardai
intorno, una cella buia nessuna finestra, dovevo aspettarmelo dopotutto.
Orochimaru
sensei è sempre stato un amante del tetro e dell’oscuro.
Che
pessimo gusto.
Storsi la
bocca disgustata.
Incatenata
come un animale, le braccia e le gambe tese. E tutto questo solo per non aver
condiviso le sue opinioni.
Anzi, i
suoi schifosissimi esperimenti.
Avevo passato
mesi, anni forse a guardarlo mentre creava esseri orrendi, solo per il suo mero
divertimento.
A vedere
che era disposto a sacrificare la vita d’innocenti neonati, bambini, uomini o
donne, vecchi, solo per creare una tecnica perfetta, solo per creare un suo
esercito perfetto.
Lui voleva
tradire il villaggio, ma io non ci stavo, non potevo starci.
Non potevo
seguirlo dopo tutto quello che aveva fatto.
Gli avevo
detto chiaramente che non intendevo tradire il Villaggio della Foglia, non per
seguire lui.
Per
qualsiasi Jutsu Proibito.
Urlai furiosa
tirando le catene facendole sbattere.
Il nulla.
Il completo silenzio. Nemmeno il rimbombo delle mie parole lungo lo stretto e
umido corridoio fuori dalla cella.
Conoscevo
bene quella prigione, in ogni minimo particolare.
Ricordavo
quando Orochimaru sensei mi trascinava giù per quel lunghissimo corridoio
pronto a torturare qualche povero shinobi solo per delle stupide informazioni.
Morsi
l’interno della guancia sentendo l’acre sapore del sangue riempirmi la bocca.
Mossi la
lingua all’interno della bocca frenetica, mi rilassava quel sapore amaro,
acidulo.
Ora,
riuscivo a concentrarmi, a cercare una soluzione.
Prima
cosa, sarebbe venuto a vedere come stavo.
Sapevo che
voleva solo torturarmi psicologicamente e stancarmi fisicamente.
Un
serpente gioca sempre con la sua preda, cerca di soffocarla prima di mangiarla.
Chiusi gli
occhi cercando di riposare.
Tanto
dovevo solo aspettare prima che arrivasse.
Sprofondai
nel buio più totale e più indolente.
Un sonno
senza sogni.
“Anko…”
Aprii gli
occhi di scatto sentendo quella voce melliflua chiamarmi.
Un sorriso
sadico si stagliava sul volto etereo. Gli occhi d’ambra scintillavano maligni
alla luce della torcia che portava con sé.
Sorrisi
sadica a mia volta.
“Fottutissimo
bastardo.”
Una risata
di scherno. Era lui a giocare con me come fossi un burattino.
Per lui
era un altro schifosissimo gioco con la vita altrui.
Dopo tutti
gli anni che avevo passato a seguirlo, per lui ero solo un altro gioco
divertente.
“Mi
sorprendi Anko, sapevi a cosa andavi incontro.”
“No.”
“Non era
una domanda. Tu hai rifiutato il mio aiuto quindi ora devi pagare.”
Sentii i
suoi passi leggeri farsi sempre più vicino.
Un serpente gioca sempre prima di
mangiare.
Il suo
volto a pochi centimetri dal mio, chiusi gli occhi impaurita e schifata.
Sentivo il
suo respiro freddo sul mio volto mentre annusava il mio collo.
Solo
spazzatura.
Quello ero
per lui.
Non mi
avrebbe mangiato, ero indigesta.
Voltai lo
sguardo sorridendo almeno a questo. Sarei in ogni caso stata scartata da lui.
Un sorriso
amaro e le lacrime di dolore comparirono sul mio volto.
Sentii i
suoi denti aguzzi stringersi sulla mia pelle, nella mia carne.
Solo
dolore, un oscuro e immenso dolore.
Aprii gli
occhi guardando ancora quel volto marchiato di sadismo.
Chiusi gli
occhi con il volto trasfigurato dal dolore.
Poi il
nulla.
Il nulla
più crudele che si possa immaginare.
Un nulla
impregnato di terrore e dolore.
“È viva!”
Aprii gli
occhi esausta.
Alcune
figure confuse si muovevano frenetiche attorno a me.
Ero madida
di sudore, sentivo i capelli appiccicati alla mia fronte e al collo.
Mi girai
sul pavimento scricchiolante.
Non ero
più nella cella. Riconobbi una fioca luce entrare da una porta di legno.
Portai una
mano davanti a me. Le unghie lunghe di qualche giorno.
Sentii il
pavimento girare vorticoso e poi mi ritrovai in aria.
Chiusi
nuovamente gli occhi ritrovandomi poi in un letto d’ospedale.
Guardai
fuori dalla finestra, credeva di avermi ucciso, sicuramente.
Konoha era
limpida e fiorente, come sempre.
Mi aveva
gettato via.
Sentii le
lacrime salirmi agli occhi.
Tradita.
Tradita dal mio maestro.
Tradita da
chi mi aveva preso come una figlia.
Ed io, una
traditrice agli occhi della mia gente.
Una
traditrice tradita. Curioso.
Non sarei
più riuscita a tornare indietro, questo lo sapevo.
E nemmeno
volevo tornarci.
Però, non
potevo fare a meno di piangere lacrime amare.
Sdraiata
su un lato, guardando il mondo vivace fuori dalla finestra.
Una
traditrice tradita da quel mondo roseo, che piange.
Ironico. E
triste.
Un’ultima
cosa pensai prima di addormentarmi nuovamente.
Addio maestro…
§§§
Questa fic
ha partecipato con orgoglio al Contest “Vietato chiedere” indetto da Beat.
Ho voluto
scrivere questa storia con la precisa intenzione di mostrare il feeling
disturbato che c’è tra Anko e Orochimaru, di come lei non abbia bisogno di
chiedere spiegazioni riguardo al suo comportamento, e di come si senta
emarginata e abbandonata.
Spero vi
sia piaciuta.
Grazie per
aver letto ^^
Bye Bye