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Autore: njaalls    08/03/2016    1 recensioni
Il peggiore incubo di Bellamy è sé stesso, ma Clarke non ha paura.
Raccolta os/flash fic/drabble di missing moments, what if, AU (modern, Teen Wolf, ecc).
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellamy Blake, Clarke Griffin, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Non sono quel tipo di persona che fa gli auguri per la festa della donna, perchè dovrebbe essere ogni giorno e perchè nasce da un massacro di cui molti ignorano l'esistenza, ma volevo condividere con voi questa os molto easy per celebrare un personaggio che non è tra i più forti, a mio avviso, ma che potrebbe davvero esserlo.
Buona lettura. 
- njaalls


The brain.
 
Prompt: write a story about a powerful female leader.
 
 
«Combatti come una ragazza»
«Io sono una ragazza»
C’è il corpo sudato di Bellamy che brilla alla luce che penetra dalle finestre, mentre mette insieme qualche passo veloce e raggiunge la figura minuta e affannata che gli sta di fronte. Lei prova a placcarlo con tutta la forza che possiede: ma perde la sfrontatezza, quando sono ormai a pochi centimetri l’uno dall’altro e la afferra dalle spalle, prima di darle un calcio ai polpacci e farla cadere per terra.
Clarke impreca e chiude gli occhi.
Non riesce mai a stenderlo, o solo a prenderlo alla sprovvista, raramente arriva ad assestargli un pugno e le sue gambe sono troppo piccole e lente ogni volta che tenta di rifilargli un colpo, così lui riesce sempre a difendersi e a metterla al tappeto prima che lei possa anche solo rendersi conto di aver appena battuto il sedere per terra. Clarke sospira frustrata e Bellamy chiede se si sia fatta male, sovrastandola con la sua figura imponente.
«Non è fondamentale che tu sappia combattere corpo a corpo» le ripete, tendendole una mano e quando lei la afferra, il maggiore dei Blake non si sforza nemmeno nel tirarla su. «Sei fisicamente svantaggiata contro gran parte degli avversari e la tua agilità fa schifo, quindi non compensa affatto l’altezza mancante o le braccia troppo gracili-»
«E hai finito?» domanda lei, evitando di osservare il suo addome nudo e lucido, allontanandosi quanto basta per guardalo negli occhi. Poi si rimette nella posizione iniziale, quella che le ha insegnato qualche tempo prima, e sorride stancamente. «Riproviamoci»
Bellamy alza gli occhi al cielo e sospira come se avesse a che fare con una bambina viziata che fa i capricci, ma fa ugualmente diversi passi indietro e alza i pugni all’altezza del viso. «Pronta?»
Clarke sorride e non risponde: avanza rapidamente e allunga un braccio cercando di colpirlo nella parte del corpo che lui sta proteggendo, mentre con un piede cerca di assestargli un calcio, prendendolo alla sprovvista. Bellamy intercetta la sua gamba e, contemporaneamente, afferra entrambi gli arti, mandandola al tappeto con una spinta verso il basso. Clarke emette un suono frustrato, quando comprende di essere di nuovo stesa sul pavimento, e poi ansima, mentre il suo petto si alza e si abbassa forsennatamente.
Bellamy si siede accanto a lei e sorride, vedendola stanca e un po’ ferita a causa della sua testardaggine. «Che ne dici di tornare alla pistola?» la prende in giro e il pugno sulla spalla che riceve all’improvviso non lo sfiora neanche.
Clarke si tira su, a gambe incrociate, lanciandogli uno sguardo un po’ deluso, mentre lui capta quello stato d’animo e le prende una mano.
«Hey» mormora con voce bassa e un tono rassicurante, cercando il contatto visivo che lei non gli nega. «Hey. Non siamo tutti predisposti per lo stesso genere di combattimento e questo non significa che tu hai meno possibilità di batterti e sopravvivere contro un nemico. Te la sei sempre cavata, anche da sola»
«Ho sempre avuto un arma, ma potrebbe capitare di non avere nulla con cui difendermi» risponde lei, ricambiando la stretta alla mano e guardando ora quel intreccio di pelle che si sfiora. E si cerca. «Octavia è piccola, ma lei sa combattere»
Bellamy sorride, ma Clarke  lo intravede soltanto quel gesto spontaneo e involontario, perché troppo occupata a sentire il pollice di lui sfiorare con gentilezza il dorso della mano. «Sì, ma ad Octavia manca qualcosa che tu invece possiedi»
«Cosa?»
Il ragazzo scioglie la loro presa con un sospiro nascosto dietro un abbozzo di sorriso, prima allungare le sue dita verso il viso della bionda e con delicatezza poggiare più volte l’indice sulla tempia destra. «Sei la mente, Clarke. Octavia è brava a combattere, ma impulsiva. Raven è intelligente, ma l’ambizione la indebolisce. Tu, invece, sei testarda e allora cerchi sempre di fare la cosa giusta perché sei predisposta a trovare la via di fuga che implichi meno danni possibili» poi la sua voce si fa più bassa, quasi inudibile, e Clarke si deve sforzare per sentirlo. «Anche se poi non sempre funzionano. Ma comunque ci provi, perché sei sveglia. E sei un leader»
C’è un instante di silenzio e Clarke ha capito dove vuole arrivare, come ha compreso che allude alle sue doti di capo durante la sopravvivenza sulla terra, o al salvataggio violento a Mount Weather. Cerca di nuovo la mano di Bellamy e annuisce quando lui alza lo sguardo, cercando di trasmettergli quella forza che lui le ha appena ricordato di possedere, per infondergli anche un po’ d’affetto e strapparlo via dai ricordi dolorosi.
Poi sono interrotti poi da Harper che «Clarke, abbiamo bisogno di te» dice con voce alterata e respiro affannato, quando sbuca da una porta del nuovo campo Jaha. La bionda stringe la presa intorno alle mani di Bellamy. «E anche urgentemente»
Clarke annuisce e si solleva sui talloni, guardandosi intorno e lanciando poi un’occhiata ad un Bellamy ancora seduto per terra e l’aria assorta. Quando scorge la figura di Harper scomparire oltre la porta, si piega in avanti e gli lascia un bacio delicato sulla guancia.
«Grazie» sussurra, prima di allontanarsi con una corsetta rapida e parecchio goffa, intanto che le sue gote sono rosse per gli sforzi delle lotte e misto all’imbarazzo per quel gesto intimo.
«Clarke?» la chiama un Bellamy adesso sorridente, trattenendola ancora un istante. «Ti ho detto che combattevi come una ragazza, perché di solito lo fai come una donna»
E a quelle parole ci credono entrambi perché si sbaglia –e Clarke lo fa da sempre- ma a modo suo è forte come uragano.
  
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