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Autore: B_Regal    09/03/2016    1 recensioni
[Raccolta di One Shot indipendenti]
Dall'ultimo capitolo:
Ormai è quasi certa che sia un effetto di quel posto, non poter essere sereni.
Non che la sensazione le sia nuova, ma gli eventi di quella giornata sono stati duri persino per una come lei e ora ne sente il peso tutto insieme, come un grosso macigno sul petto che le mozza il respiro.
E’ lì fuori già da un po’ quando avverte una presenza dietro di lei e per un momento si irrigidisce, ma poi una mano calda le sfiora la guancia e quel tocco lo riconoscerebbe ovunque.
E non sa bene come succede, ma un istante dopo sta singhiozzando contro il suo petto.

SPOILER 5x12!
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Henry Mills, Regina Mills, Robin Hood, Roland
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Buonaseraaaa!
Era davvero tanto che non prendevo in mano questa raccolta, devo dire che la 5A non mi ha particolarmente entusiasmata e quindi anche la voglia di scrivere mi aveva un pò abbandonata.. Ma questo ritorno in grande stile, con un episodio epico per quanto riguarda il percorso di Regina, come poteva lasciarmi indifferente?
Un episodio perfetto, tranne che per un motivo.. la quasi totale assenza di Robin. 
Si, fisicamente era lì, ma cosa ha fatto? Perchè non era al fianco di Regina? Perchè i due non si sono scambiati nemmeno una parola su quanto stava accadendo Dopotutto si trattava di decidere anche per la sua sorte, era lui a dover andar via o restare, eppure tutti hanno messo bocca nella questione tranne lui.
Avrebbe potuto conoscere Henry Sr, quante volte l'uomo ha sperato che la figlia tornasse ad amare, dopo Daniel? Sarebbe stato un incontro toccante almeno quanto quello con il nipote.
O almeno.. almeno un abbraccio sul finale, quando Regina ed Henry si ricongiugono agli altri. Almeno un "come stai". 
No nulla. Gli autori non si smentiscono mai.
E nemmeno io.. che ormai a crearmi da sola i momenti OQ che vorrei ci ho un pò fatto il callo. 
E niente, è uscito questo. Buona lettura!



L’aria è fredda, in quel posto, più fredda di Storybrooke.  C’è vento, l’unico rumore che disturba quella quiete irreale e le viene quasi da sorridere quando l’unico aggettivo che le viene in mente per descrivere quel posto è spettrale. Molto originale, commenta tra sé e sè.
E si chiede se non sia l’atmosfera che la circonda ad alimentare quel senso di angoscia che le sta attanagliando l’anima.
Quando è arrivato?
Aver permesso a suo padre di trovare la pace, essere stata per la prima volta in grado di opporsi a sua madre, aver preso la decisione giusta scegliendo di aiutare la sua famiglia l’avevano fatta sentire sicura e forte, ma quell’aurea di ottimismo e speranza che aveva spinto tutti a fermarsi da Granny per una cena veloce – come se fossero stati a casa loro, aveva detto Snow – e qualche ora di riposo si era dissolta dopo appena pochi minuti, era calato il silenzio e l’incertezza si era nuovamente impossessata di loro.
Ormai è  quasi certa che sia un effetto di quel posto, non poter essere sereni.
Non che la sensazione le sia nuova, ma gli eventi di quella giornata sono stati duri persino per una come lei e ora ne sente il peso tutto insieme, come un grosso macigno sul petto che le mozza il respiro.
 E’ lì fuori già da un po’ quando avverte una presenza dietro di lei e per un momento si irrigidisce, ma poi una mano calda le sfiora la guancia e quel tocco lo riconoscerebbe ovunque.
E non sa bene come succede, ma un istante dopo sta singhiozzando contro il suo petto.
Lui non dice nulla, non un suono esce dalla sua bocca. Robin è di poche parole ma ha altri modi di comunicare, il modo in cui la stringe per esempio, le dita che scivolano nei suoi capelli, le labbra premute sulla sua fronte e l’altra mano che  le strofina la schiena con un movimento regolare che lentamente la rilassa un poco.
Quando si stacca – non sa quanto tempo sia passato, ma sa che sarebbe restata ancora volentieri tra le sue braccia – si sente un pò meglio, ma l’angoscia non è andata via.
“Scusa..” Sussurra, asciugandosi il viso con la manica del cappotto, come una bambina “Non so cosa mi succeda!”
Lui scuote la testa e le sorride, ma è un sorriso spento “E’ normale, è questo posto che ci fa sentire così. E tu hai avuto una giornata difficile..” Le ricorda, spostandole una ciocca di capelli dal viso.
Regina lo fissa per un po’, stringendosi le braccia contro il petto nel tentativo di placare il tremolio delle sue mani; Non ha una bella cera nemmeno lui, e non è difficile capire perché.
“Ti mancano?” Gli chiede con un filo di voce, inspirando per cacciare indietro le lacrime.
“Certo che mi mancano, sono così piccoli e hanno bisogno di me..” Guarda da un'altra parte mentre lo dice, come se abbia voglia di piangere anche lui e stia lottando contro le sue emozioni.
Regina odia quel posto ogni secondo di più.
Gli sfiora il braccio con una mano, mentre si rende conto che non gli ha nemmeno chiesto cosa ne pensasse di quella storia. E’ cos’ abituata a stare da sola, ad essere l’unica responsabile delle proprie scelte che ogni tanto dimentica che adesso ha qualcuno con cui condividerle “Avresti voluto che ce ne andassimo? Che accettassi il consiglio di mia madre?”
Robin scuote la testa, mentre si lascia cadere su una delle sedie dei tavolini esterni del Granny’s e invita la donna a sedersi sulle sue gambe.
“Non me ne vado da qui finchè non abbiamo recuperato Hook.” Esclama con decisione, circondandole la vita con le braccia mentre lei si sistema meglio su di lui “Ho ancora un debito con Emma e intendo pagarlo. Hai fatto la scelta giusta e io non avevo alcun dubbio su questo. E sono molto, molto orgoglioso di te!”
Fa sfiorare i loro nasi e Regina sorride mentre si lascia baciare delicatamente le labbra. Poi si fa cadere contro di lui e appoggia la testa sulla sua spalla, chiudendo gli occhi.
“Me l’ha detto anche mio padre, lo sai?”
“Che è orgoglioso di te?” Regina annuisce contro il suo collo “Certo che lo è. Chi non lo sarebbe?”
“Perché lo date tutti per scontato? Io l’ho ucciso. Ha detto che era pieno di rimpianti, ma perché? Io ho sbagliato, lui.. lui ha sempre cercato di aiutarmi!”
 “Probabilmente perché non è riuscito a proteggerti come voleva..”
Senza muoversi da quella confortevole posizione che ha trovato tra le sue braccia, Regina rimugina su quelle parole, che si sovrappongono al discorso che suo padre le ha fatto prima di andare via sempre.
Tante immagini della sua infanzia le scorrono in un attimo davanti agli occhi, come in un film.
“Lui ha fatto tutto il possibile, mia madre..” Sospira, cercando di trovare le parole giuste, sua madre era – o forse dovrebbe dire è -  così tante cose che non sa da dove iniziare “Nessuno poteva fermarla..”
“Questo non conta, per lui.” Ribatte Robin, iniziando ad accarezzarle ritmicamente un braccio “So di non avere molte possibilità contro Zelena, ma questo non mi impedirebbe di sentirmi responsabile se facesse del male alla nostra bambina, perché sono suo padre ed è mio dovere proteggerla, a qualsiasi costo.”
Regina si sofferma un attimo su quelle parole, pensierosa. Non può negare che ci siano stati dei momenti nella sua vita in cui irrazionalmente ha incolpato anche suo padre, per non aver avuto la forza di difenderla. Un’infanzia di tormenti e costrizioni e lui c’era sempre, per sussurrarle parole di conforto, per abbracciarla e ricordarle di essere forte. Ma non l’aveva mai difesa apertamente, non aveva detto una parola a Cora quando aveva ucciso Daniel e poi l’aveva costretta a sposare il Re, era rimasto in prima fila al matrimonio in silenzio ad assistere alla condanna all’infelicità di sua figlia.
E per quanto cosciente che l’uomo non potesse nulla contro sua madre, non aveva potuto fare a meno di sperare fino all’ultimo che il suo papà la prendesse per mano e la portasse via da quella chiesa.
“Hai sbagliato ad ucciderlo..” Le dice ancora Robin, continuando ad accarezzarla e a sussurrarle nell’orecchio con un tono di voce basso e costante, che la tranquillizza nonostante  quelle parole le rimbombano dritte nel petto  “Ma da padre sono certo che vederti felice, vedere che sei diventata la donna che lui voleva che fossi, l’ha ripagato di tutto il resto. E sono anche certo che se tornasse indietro e sapesse che l’unico modo per farti trovare la tua felicità è scagliare quella maledizione, ti darebbe il suo cuore volentieri, perché è questo che fanno i genitori, sacrificano la loro stessa vita per i propri figli e nessuno dovrebbe saperlo meglio di te, questo.”
E mentre il pensiero vola al suo Henry, Regina non può che dargli ragione.
Questo non la fa sentire meglio, suo padre gli manca, vorrebbe riabbracciarlo ancora una volta e vorrebbe averlo potuto portare con sé a casa, vorrebbe che avesse potuto conoscere Robin e i suoi figli e vedere Storybrooke, la sua città, il posto in cui si sente finalmente a casa.
Ma non è possibile e tutto ciò che può fare è stringersi un altro po’ a Robin, affidarsi a lui per provare a riempire quel vuoto nello stomaco.
“Mancano anche a me, comunque!” E’ tutto quello che le viene da dire in quel momento, un po’ perché vuole fargli sapere che lo capisce, che lui può condividere i suoi sentimenti con lei come lei ha appena fatto con lui, ma anche perché davvero gli mancano. La vita è strana, a volte. Poche settimane prima non aveva idea di come venire a patti con quella nuova presenza nelle loro vite e adesso non vorrebbe altro che essere a casa sua, a bere whisky con Robin mentre i bambini  riposano al piano di sopra.
“Lo so, lo so che ti mancano!” le sussurra Robin nell’orecchio, stringendola un po’ più forte.
“Grazie per oggi, per aver capito che avevo bisogno di affrontare questa cosa da sola con i miei genitori, per avermi lasciato il mio spazio..”
“Non c’è di che!” Le schiocca un bacio sulla testa “Torniamo dentro? Qui si gela e non mi sembra nemmeno troppo sicuro!”
Regina annuisce, è stanca, ha voglia di abbracciare suo figlio e di spegnere il cervello per qualche minuto. Afferra la mano di Robin e insieme camminano verso l’interno del locale, lasciandosi dietro gli strascichi di quella giornata.
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