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Autore: Arydubhe    09/03/2016    2 recensioni
La battaglia finale con il Governo Mondiale è alle porte e i Rivoluzionari si apprestano a un'operazione militare senza precedenti in supporto alla ciurma di Cappello di Paglia e ai suoi alleati . Mentre fervono i preparativi per lo scontro imminente, Sabo e Koala si trovano gioco-forza obbligati a prendere una volta volta per tutte in mano i loro destini. Parole non dette e un futuro dai contorni incerti si intrecciano per coronare di gioia almeno questi ultimi momenti. Cosa ha in mente Sabo prima che l'atto finale della lotta contro la tirannia abbia inizio?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Koala, Monkey D. Dragon, Sabo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nessuna certezza
 
Sabo e Koala erano seduti a un tavolo della sala comune della base dei Rivoluzionari.
La ragazza, composta, sfogliava lentamente una serie di appunti, l’espressione concentrata su quanto stava leggendo. Teneva gli occhi fissi su quelle carte, come ipnotizzata e non diceva nulla.
All’altro capo, Sabo stava nervosamente lucidando le lenti dei suoi googles, le gambe incrociate e il cappello posato sul bordo del tavolo.
Anch’egli non proferiva parola.

Sabo e Koala si erano ritrovati soli in quella stanza senza nemmeno accorgersene.
L’ultima riunione indetta da Dragon si era appena conclusa e i vari membri del gruppo si erano divisi salutandosi con un cenno, mestamente, ognuno tornando ai propri affari e ai propri pensieri, ora ancora più gravati dalle nuove rivelazioni. I preparativi per l’imminente manovra militare che si era appena deciso di portare a termine avevano subito avuto inizio e fremevano nei locali attorno a quei due, anche se, a vederli così, li si sarebbe detti totalmente estranei a quanto stava accadendo.

Sabo era stato il primo a uscire dalla sala riunioni come frastornato, con la gola secca, un enorme peso sullo stomaco e il cuore in accelerazione che pure ancora, ogni tanto, perdeva qualche battito. Sapeva di cosa si sarebbe parlato dentro quella stanza ancor prima di mettervi piede, tuttavia la discussione si era conclusa con decisioni e rivelazioni che andavano oltre il preventivato, anche per lui che era Secondo in comando.

Stavano per farlo, stavano per farlo davvero.
Avrebbero attaccato gli alti vertici della Marina e del Governo Mondiale, con una manovra complicatissima, a più fasi, basata sulla logica, i numeri, ma che avrebbe richiesto anche tanta, tantissima fortuna. Avrebbero approfittato del momento di sbandamento creato dalle ultime azioni della ciurma del Cappello di Paglia e dei suoi alleati per puntare dritto diritto al cuore del marciume politico dei sette mari una volta per tutte. C'era poco da dire, suo fratello e i suoi amici avevano fornito loro una magnifica occasione su un piatto d'argento.
Le ultime notizie giunte proprio quella mattina li avevano costretti a rivedere parecchi punti del loro piano, a velocizzare operazioni che fino ad allora erano state solo imbastite sul vago. Cionondimeno, tutti avevano concordato sul fatto che in futuro non si sarebbe mai più ripresentata un’occasione altrettanto propizia per portare a termine i loro propositi Rivoluzionari.
Tutte le congiunture volgevano a loro favore e così, fatto il bilancio dei rischi, si era convenuto fosse giunto il momento di agire allo scoperto.

Sabo stentava ancora a crederci.
Quel momento che aspettava da quando aveva circa 10 anni era finalmente giunto: giustizia sarebbe stata fatta e un nuovo mondo, migliore, sarebbe rinato dalle ceneri di tutto lo schifo che si sarebbero lasciati alle spalle. O perlomeno, sarebbero morti provandoci. Un mondo diverso, più retto, in cui nessun bambino avrebbe più dovuto soffrire come lui e i suoi amici, questo voleva e per questo avrebbe lottato. Avrebbero riformato il sistema politico, fiscale e sociale del mondo, che fino ad allora era stato in totale potere dei Gorosei. Li avrebbero cacciati via a calci da quei seggi dorati in cui si erano assisi per autoelezione qualche secolo prima.
Già pregustava con che piacere avrebbe loro dato il benservito.
La resa dei conti era finalmente alle porte.

Mentre sfregava con forza il panno che aveva tra le mani sulle lenti degli occhiali, tanto da farli stridere, Sabo cercava di riordinare il misto di emozioni che attanagliava il suo cuore.
C’era eccitazione, impazienza, sollievo. Soddisfazione. Ma anche paura. Tanta.
Quel piano sulla cui elaborazione e revisione avevano passato ore e ore, era indubbiamente ben studiato; Dragon non era uno sprovveduto e lui stesso aveva contribuito a elaborarne alcuni passaggi garantendo il più possibile scappatoie e vie di fuga, percorsi alternativi ugualmente validi al completamento della missione con successo. Lui e Dragon non si erano risolti a presentarlo agli altri fino a quando non si erano sentiti sufficientemente certi che le loro azioni avrebbero avuto una percentuale maggiore di riuscita che di disfatta. Non potevano che parlare per congetture in questo senso, ma si erano sforzati di trasformare il più possibile le ipotesi in probabilità.
Tuttavia, ora che il piano era stato rivelato a tutti, la consapevolezza di quanto si apprestavano a fare era piombata su di lui come un macigno. Perché quello davvero non era più solo il tempo delle parole, delle tergiversazioni, ma dei fatti.
E il conto alla rovescia era già incominciato.
Di lì a qualche ora appena, l’operazione sarebbe iniziata.
E onestamente, non sperava altro che tutto finisse alla svelta.

Sabo sapeva che troppo ottimismo voleva dirla "farla facile". Tanti di loro sarebbero morti, quella era davvero una missione dove la sopravvivenza sarebbe stata un terno al lotto. Per tutti.
E nessuno dei suoi amici se ne sarebbe stato con le mani in mano a guardare.

Gettò un’occhiata furtiva a Koala. Stava continuando a girare e rigirare i fogli, come alla ricerca di qualcosa.

Sabo si chiedeva cosa stesse provando, se anche il suo cuore fosse ricolmo, come il proprio, di dubbi e speranze.
Koala sembrava calma, ma il ragazzo era sicuro di poter leggere nervosismo nelle sue mani e sul suo volto. La maniera in cui scartabellava tra i fogli era pigra, svogliata, come se ciò in cui si stava impegnando non avesse davvero un senso. Percepiva la sua inquietudine da quel sopracciglio appena aggrottato, dal suo modo di giocare con le guance, gonfiandone d’aria una, poi l’altra, e così via di nuovo. A un certo punto Sabo la vide sospirare e in quell’attimo non potè trattenersi dal pensare a quanto amasse tutto di lei, anche quando faceva quelle facce buffe.
Quando si accorse che da troppi minuti la stava fissando quasi incantato, riportò l’attenzione sui vetri degli occhiali, che non aveva smesso un secondo di pulire e che oramai brillavano come cristalli di berillio.

A un tratto, venne improvvisamente anche a lui voglia di sospirare e il suo cuore si riempì improvvisamente di uno strano senso di consapevolezza: non c’è nessuna certezza nella vita, in quella dei Rivoluzionari ancora di meno.
Era una cosa che lui e Koala sapevano sin da quando erano bambini, e che sin dalla più tenera età avevano sperimentato in varie occasioni, a più riprese. Un giorno ci sei, l’altro chissà. Non è neanche una questione di giorni, bensì di ore, di minuti e secondi…Di compagni ne avevano già persi tantissimi...
Militavano però nei ranghi dei Rivoluzionari da così tanto, che col tempo avevano smesso quasi di farci caso. Quella era la loro vita e andava bene così. Anche perché erano forti, Sabo e Koala: non importava a quale assurda missione fossero assegnati, sarebbero tornati l’uno per l’altra, ambedue, sempre. E questo poteva bastare.
Ma stavolta…le cose stavano diversamente. 

L’unica certezza che avevano, questa volta, era la formidabile forza dei loro avversari, mentre bassa era la probabilità di poterli eguagliare in uno scontro uno a uno. Stavolta non era detto che le loro capacità si sarebbero rivelate sufficienti.
A dirla tutta, chi dava loro la certezza che tutto sarebbe andato secondo i piani e sarebbero stati loro a fare la prima mossa? Non sarebbe stato strano, per la piega che aveva preso la situazione, se la loro base fosse stata posta sotto assedio da un momento all’altro, se di lì a qualche minuto fossero stati attaccati, anticipati e presi in contropiede…

Per quanto ne sapevano, quello poteva essere l’ultimo momento che passavano tranquillamente seduti a un tavolo, l’uno di fronte all’altra, qualche centimetro soltanto a separarli. 
Fu con un rumorosissimo stridore di accompagnamento nello sfregare gli occhiali che Sabo si trovò per la prima volta dopo tantissimo tempo a temere per la propria incolumità e soprattutto per quella della compagna. Questa era la prima volta in cui gli passava per la testa di mettere in discussione l’esistenza di un eventuale “poi” alla battaglia che si apprestavano ad affrontare.

Sabo avrebbe tanto voluto dirle di non venire. Erano ancora in tempo a cambiare i piani, a estrometterla dall’attacco e assegnare i suoi compiti a qualcun altro; potevano lasciarla indietro, non per vigliaccheria, ma per la sua sicurezza. In un mondo in cui le cose andavano con un po’ di decenza, del resto, una donna non avrebbe dovuto sporcarsi le mani.
Ma Sabo sapeva che quello era il mondo per cui lottano, non quello in cui ancora vivevano.

Pensava a come chiederle di restare alla base e custodire il suo cappello, proponendole quella ritualità che li accompagnava da sempre; magari avrebbe potuto dirle di badare ai googles affinchè non si rovinassero e che al suo ritorno avrebbe potuto restituirgli tutto.
Ma si rendeva conto che non poteva prometterle che sarebbe tornato sano e salvo e che neanche quelle quattro mura erano più garanzia di salvezza. Erano stati scoperti, sarebbero stati attaccati, dirle di restare non sarebbe stato garanzia di sopravvivenza più di gettarsi in quella battaglia che si apprestavano a combattere.
Non c’era più un posto sicuro per i Rivoluzionari, se non forse nella fuga.

Eppure più ci pensava più si rendeva conto che Koala non avrebbe mai ascoltato le sue parole. Sapeva che se solo avesse provato a farle una proposta simile, in meno di un millisecondo si sarebbe guadagnato tutta la sua ira e la più completa disapprovazione. Per nessuna ragione Koala si sarebbe tirata indietro, nemmeno di fronte al pericolo della morte. Se glielo avesse proposto. Koala si sarebbe soltanto sentita delusa, da se stessa e da lui.

Era già successo una volta in passato, durante una missione. Aveva provato a far desistere la ragazza dall’accompagnarlo, ma tutto quello che aveva guadagnato era stato un ceffone e un silenzio iroso durato quasi un mese. Era stato tempo addietro, ma era bastato a Sabo per capire che in futuro non avrebbe mai più dovuto chiederle nulla di simile.
Proporglielo ora sarebbe stato dimostrare di non aver capito proprio niente di lei.

Non c’era altra scelta: Sabo e Koala sarebbero scesi entrambi in battaglia, avrebbero combattuto, con tutte le loro forze, al massimo delle proprie capacità e si sarebbero impegnati a uscirne vivi. Per sé stessi, ma soprattutto per tutto quanto si sarebbero lasciati alle spalle altrimenti, per tutto quello che, alla fine del mondo, li stava aspettando nella loro nuova vita.


Stringendo il panno per gli occhiali nel suo pugno , Sabo si avviava a una decisione.
In quanto Rivoluzionari, non c’era davvero più certezza nella vita di Sabo e Koala.
Proprio per questo Sabo non aveva intenzione di farsi scappare nulla, in quella sua precaria esistenza.
Sapeva cosa voleva fare, qual era l’unica cosa che poteva fare…

Sabo ci pensava già da tempo.

Amava Koala e sapeva di essere ricambiato. La luna e il sole nei loro cicli continui erano stati testimoni di come si erano incontrati, diventando amici, di quanto fossero cresciuti assieme e avessero finito per fare coppia fissa nel lavoro e non solo. Da anni oramai lottavano per il bene e la giustizia l’uno al fianco dell’altra, sempre in prima linea. Si conoscevano come solo vecchi amici possono e li legava un affetto che durava da più di metà della loro stessa esistenza.
Qualcosa che andava oltre il semplice sentimento di amore. Erano il migliore amico, il confidente reciproco. Si erano consolati, aiutati tra loro. Un giorno, poi, tempo addietro, quando ormai era già troppo tardi per tornare sui propri passi, si erano trovati abbracciati in una maniera diversa, mentre si baciavano.

Il fatto di stare così bene assieme aveva però sempre trattenuto l’uno e l’altra dal dare un nome definitivo alla loro relazione, sancirla in un qualche modo ufficiale. Non avevano paura degli occhi del mondo esterno, non volevano negare la cosa a sè stessi o agli altri o baggianate simili, semplicemente sentivano di non averne bisogno. Erano troppo, l’uno per l’altra, troppo per poterne racchiudere il significato in una semplice definizione. Erano tutto. E assieme erano arrivati fino a lì; provocava quasi le vertigini pensare a quanta strada avessero percorso assieme, fianco a fianco...

Sabo si accorse di stringere i googles con troppa foga quando li sentì scricchiolare. Sarebbe stato il colmo se a spezzare quelle lenti, che in anni ed anni di combattimento avevano resistito a tutto, fosse stata l’apprensione mal trattenuta della sua preoccupazione. Si decise a riporli alla svelta sul suo cappello a cilindro, al loro solito posto, prima di combinare qualche disastro.

Quando alzò nuovamente lo sguardo non si aspettava di incontrare i profondissimi occhi blu di Koala fissi su di lui. Aveva smesso di sfogliare le carte, che giacevano scomposte alla sua destra, e teneva il mento appoggiato alle mani, i gomiti fissati sul tavolo come puntelli.

“Era ora. Credevo intendessi consumarli” si limitò a dire lei con una punta di ironia, indicando con l'indice i googles.
“Potrei dire la stessa cosa dei tuoi fogli” commentò Sabo incrociando le braccia.

Il silenzio scese nuovamente tra di loro diffondendosi come un'imbarazzante presenza.

“Koala, tu ti fidi di me?” chiese a un tratto Sabo, senza preavviso.

Koala sgranò gli occhi prima di replicare, ma si forzò di riprendere il suo cipiglio impassibile.
 “E’ da secoli che la mia parte razionale mi dice di non fidarmi di te” rispose di tutto punto la ragazza, guardandolo però di sottecchi.

Era una domanda strana, quella, da parte di Sabo. Non era solito fare uscite del genere e, quando succedeva, qualcosa bolliva in pentola. Qualcosa di grosso, così grosso da spingere anche un irresponsabile come lui a prendere le cose sul serio, almeno per una volta.
Non a caso, Sabo sembrava spazientito da quella battuta.

“Gradirei una risposta…”

Non ci voleva un genio per capire cosa stava frullando per la testa a quell'imbecille. Più che altro, la sua reazione era alquanto comprensibile ... Anche Koala, come tutti, era rimasta sconvolta dal piano che Dragon aveva proposto loro. Eppure, se doveva essere sincera, non vedeva l’ora di entrare in azione e la trepidazione superava in lei di gran lunga la paura. Non era mai stata una persona paziente, non quando si trattava di fare qualcosa. Aspettare le metteva ansia e l’ansia, aveva imparato col tempo, portava solo guai. Pianificare, progettare, era una cosa, andava fatta e amava le missioni ben studiate. Ma quel periodo più o meno lungo che intercorreva tra la conclusione della pianificazione e l’entrata in azione per lei era sempre stata uno strazio.

Sapeva che per Sabo lo era ancora di più. Sabo, al contrario di lei, non amava nemmeno pianificare. Era il tipo che si gettava a capofitto nelle cose e il piano lo studiava nel mentre. O se lo inventava, per meglio dire, improvvisando.
Per questo sapere che lui in primis aveva preso parte alla progettazione della missione che si apprestavano a compiere aveva acceso in lei un campanello d’allarme. Se ancora non lo aveva capito, era stato lì che si formata in lei la consapevolezza di come quella in cui si stavano per imbarcare non fosse una missione, bensì LA missione.

Sabo era preoccupato, anzi, era atterrito di fronte al compito cui erano stati destinati. Se ne era accorta mentre spiegava il piano, era stato palese quando le nuove notizie giunte dal fronte a un certo punto avevano obbligato la parte centrale del piano ad essere rivista completamente e la squadra da lui capitanata comprendente lei, Hack e una cinquantina di altri uomini era stata smantellata in tre sottogruppi autonomi che dovevano mirare a tre diversi obbiettivi.
In quel momento Koala era certa di aver visto orrore, sgomento o paura negli occhi di Sabo. Probabilmente quello stupido non se ne era neppure accorto di essersi reso ridicolo, ma da quel momento non aveva smesso di toglierle gli occhi di dosso, aveva preso ad osservarla per lunghi istanti, si sarebbe potuto propriamente parlare di minuti interi. Una cosa assolutamente fastidiosa. E imbarazzante.

Probabilmente, ed era ancora peggio secondo lei, Sabo era sicuro di essere riuscito a non farsi notare fino a qualche secondo prima, a giudicare da come era arrossito quando finalmente era riuscita a incrociare il suo sguardo. Onestamente, Koala ne era stata felice: quella situazione, il silenzio, il gioco di occhiatine stavano diventando insostenibili.

Una tempesta era in corso dentro Sabo, una tempesta di cui percepiva la ragione e l’identità, nonostante il silenzio finora prolungato tra loro. La vedeva nei suoi occhi azzurri, più chiari dei suoi, ma che ora le sembravano come rabbuiati da ombre oscure. Era giunta l'ora di acquietare quella burrasca o farla scatenare completamente. Quando parlò il tono di Koala era calmo e pacato.

“E’ da secoli che la mia parte razionale mi dice di non fidarmi di te…- riprese la ragazza per rispondere finalmente a Sabo; aveva posato le mani sul tavolo e lo guardava fisso negli occhi -…ma come ben sai, anche io non sono così brava a dare priorità al cervello, alle volte” aggiunse, concedendosi un sorriso.

Koala si beò un secondo del volto di Sabo, che improvvisamente si distendeva, prima di continuare, senza dare al ragazzo il tempo di interromperla in alcuna maniera:
“Ora, non so cosa stia meditando esattamente la tua mente malata. Ma posso indovinarlo. Sì, Sabo, ho paura anche io. E no, non mi tirerò indietro per nessuna ragione al mondo. Siamo qui. Ci siamo, alla fine. Dopo tanto tempo, ciò per cui abbiamo lottato darà i suoi frutti. Saremo liberi,finamente, tutti.”

Koala stava ancora guardando Sabo in viso, ma era chiaro che la sua mente stava spaziando oltre. Nei suoi occhi Sabo vedeva le nuove avventure che immaginava, quei piccoli desideri che serbava nel suo cuore sin da piccola divenire già realtà; la vedeva prefigurarsi un futuro radioso, per cui avrebbe lottato con le unghie e con i denti, anche letteralmente se fosse stato necessario.

No, non poteva chiederle di restare a guardare come l’umanità alla fine avrebbe riconquistato la propria vita. La voleva vedere salire con le proprie forze in cima alla catasta delle sconfitte e delle sofferenze che aveva accumulato, stavolta vittoriosa, raggiante in viso come quel sole marchiato a fuoco tra le sue scapole, felice per il futuro di cui sarebbe stata unica padrona e sovrana.
Non poteva prometterle che avrebbero visto quel giorno. Non poteva prometterle soprattutto che l’avrebbero visto tutti e due, assieme, mano nella mano, come quando un giorno avevano osservato sorgere l’alba e Sabo le aveva confessato per la prima volta di essersi innamorato di lei.
Ma c’era un’altra promessa che poteva farle, subito.
Perché non c’era alcuna certezza nella vita di un Rivoluzionario.

Koala si trovò a camminare per i corridoi, trascinata per mano da Sabo, ancora prima di essersene resa conto.
“Dove stiamo andando???” chiedeva stupita. Non opponeva resistenza alcuna, tuttavia, e i due ragazzi stavano sfrecciando per i corridoi alla velocità della luce.
Koala vedeva Sabo di schiena e il ragazzo si era calcato il cappello in testa, ma era sicura che stesse sorridendo. Un sorriso ampio, emozionato, del tutto in contrasto con l’espressione che fino a poco prima aveva dipinta in volto.

“Vedrai…” le disse rivolgendole un ammiccamento fugace.
“Ma i fogli…”
“Bah, lasciali perdere!”

Voltarono dietro a un angolo, due, salirono lungo una rampa di scale, camminarono lungo un corridoio…
“Sabo, si può sapere cosa ti è saltato in testa?” Koala rideva. C’era dell’assurdo nella maniera in cui si era alzato di scatto, le aveva agguantato la mano sinistra senza specificare altro e si era messo ad attraversare stanze e percorrere gradini uno dietro l’altro. Sabo stava decisamente macchinando qualcosa, anche se Koala non sapeva che cosa.  E intanto continuavano a camminare…

Di fronte alle sue insistenze, a un certo punto, il ragazzo come spazientito si fermò e le chiese nuovamente: “Ti fidi di me?”
“Sì” rispose questa volta Koala, senza battutine né provocazioni.
“E allora facciamolo!” ripose lui serio prima di riprendere a trascinarla per i corridoi.
“Cosa, di grazia???”
Ma stavolta Kohala non ottenne risposta, avevano ripreso a camminare, anzi a correre, mentre Sabo la conduceva chissà dove...
Quando la porta dell’ufficio di Dragon spuntò davanti i loro occhi Koala non sapeva se definirsi rassicurata o esterrefatta. Non sapeva più né che dire, né che fare, né pensare. Cosa stesse pensando di combinare Sabo, stavolta non lo sapeva proprio.

Sabo entrò senza nemmeno bussare, spalancano rumorosamente il pesante battente di legno e ferro, che, ruotando sui cardini, andò a schiantarsi di mala grazia sul muro interno dell’ufficio del capo dei Rivoluzionari, facendolo sobbalzare.
Dragon stava seduto alla scrivania sorseggiando qualcosa da un boccale, che quasi si rovesciò allo schianto.

“Va bene che questa base verrà rasa al suolo a breve, ma non c’è bisogno di accelerare i tempi…L’educazione, che diamine, non vi ho cresciuto come dei selvaggi…” si mise a commentare Dragon, poco persuaso dall’epica entrata in scena del suo sottoposto.
“Sposaci” fu di tutto punto la risposta di Sabo.
Metà della bevanda, che aveva ripreso a sorseggiare, a quelle parole Dragon se la sbrodolò addosso, mentre il resto finì in uno sputo a schizzo talmente lungo da meritare un record.
“Spo..che?” chiese quello, mezzo strozzato dalla sorpresa.

Koala non diceva niente, stava a bocca aperta al fianco di Sabo, sorpresa anche lei. Tutto si era aspettato fuorchè quello. Erano passati dal “Ti fidi” allo “Sposami” nel giro di qualche piano d’edificio. Da non crederci. Era troppo, anche per Sabo...

“Sposaci” ripetè il ragazzo impassibile, come se tutto quello che stesse capitando fosse normale, stesse seguendo un corso d’azione normale e il tutto stesse avvenendo in condizioni normali.

Dragon, notando l’espressione stupita che aleggiava anche sul volto di Koala, si rivolse a lei, forse pensando di poter trovare nella ragazza un interlocutore più valido, a cui verosimilmente non fosse improvvisamente dato di volta il cervello, per dissipare i suoi dubbi.
“Ma fa sul serio?” le chiese, indicando Sabo e abbassando il tono di voce come per non farsi sentire dal ragazzo, che, ovviamente, poteva sentire benissimo.
“Direi di sì…”
“Te lo ha chiesto almeno prima in privato?”
“No…” rispose Koala trattenendo a tento le risate per l’emozione, l’imbarazzo e l’assurdità di quella scena di cui era suo malgrado protagonista.

Dragon si prese un secondo per squadrare Sabo con una serie di eloquenti occhiatacce e imprecazioni prima di rivolgere alla ragazza l’ultima domanda:
“Hai qualcosa in contrario a sposarti con questo troglodita?”

Prima che Koala potesse risponderle, Sabo la strinse un secondo per la mano, voltandola verso di sè. Non l’aveva ancora lasciata andare un secondo da quando l’aveva trascinata via dal tavolo parecchi piani più sotto.
“Koala, io non posso prometterti che sopravvivremo tutti e due a questa missione – le disse, mettendo finalmente in tavola i pensieri che fino ad allora aveva tenuto nascosti dentro di sé – tuttavia una cosa posso giurartela: se ambedue dovessimo tornare indietro vivi, e oh, prego affinchè nel caso sia tu, almeno, a farcela…se ambedue dovessimo tornare vivi non ti lascerò mai più andare via da me.”

Koala ci mise un secondo a decidere come rispondere.
“Sei un cretino. E sì un troglodita, che non sa assolutamente come ci si comporta con le donne- rispose quella, scuotendo la testa e sottolineando ogni aggettivo con un colpo del suo pugno sul petto di Sabo – ma mentirei se non ammettessi di amarti per quello scemo che sei”.

Sabo e Koala si guardarono un secondo senza dirsi altro. Bastavano i loro sguardi e sorrisi a comunicare tutto.

“In buona sostanza- concluse Koala, tornando a rivolgersi a Dragon -non ho niente in contrario a sposarmi con lui…- poi aggiunse - Sempre che sia una cosa legale il fatto che ci stiamo per sposare mentre una flotta della marina sta navigando verso di noi per metterci sotto assedio, senza avere testimoni, con una cerimonia nuziale tenuta da un capo Rivoluzionario che non so bene che carica rivesta per poterlo fare…ah, e io non ho nemmeno un abito, né, più che altro, un anello…Sabo, con cosa stai armeggiando, OH CIELO NON CI POSSO CREDERE”

Tutto si era aspettato Dragon fuorchè l’entrata di quei due poco prima, nel suo ufficio, con una richiesta come quella che avevano appena formulato. Se le cose fossero andate male, quella avrebbe potuto essere forse l’ultima gioia di una vita spesa per un mondo migliore.
Tutto si era immaginata Koala sino ad allora, mentre sedevano al tavolo, mentre percorrevano i metri che separavano dalla sala comune a quella del loro capo. Ma che in quella giornata l’abbattimento del governo mondiale potesse improvvisamente divenire l’ultimo dei suoi pensieri andava oltre qualunque aspettativa.
In quel girotondo in cui, come al solito, Sabo stava trascinando le persone attorno a sé, il ragazzo sembrava avere già ottenuto tutto quanto potesse sperare dalla vita, dimentico della Marina, del Governo Mondiale, della guerra. O forse, fin troppo consapevole della loro esistenza per lasciare che un secondo in più delle loro vite andasse sprecato.

“Non c’è nessuna certezza nella vita di un Rivoluzionario-  rispose alle parole di Koala Sabo, dopo aver estratto dalla tasca un piccolissimo scrigno contenente due anelli -ma l’unica certezza che ho sempre avuto è che questo giorno sarebbe arrivato”
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Niente, che dire, questa cosa nasce così, dai miei scleri. 
Perchè sì, la mia ossessione per loro non vuole finire e credo, a questo punto, che non finirà mai.
Ecco quindi questa one-shot che spero vi lasci soddisfatti.
LI AMOOOOOO! Sabo e Koala sono la mia OTP!!! E se anche nel manga succedesse qualcosa di questo tipo credo che potrei mettermi a lanciare coriandoli! *_*
Non so voi, ma io VOGLIO vedere Dragon fare quelle facce e porre quelle domande.  
Buona lettura e se vi va lasciatemi un commentino! *_*
Vi "regalo" anche una imma che ho trovato online e che ho colorato e di cui ho editato il balloon.
Perchè sì, la mia follia si spinge a tanto.
  
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