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Autore: pep22    28/03/2009    0 recensioni
Buondì cari lettori...questa è una drammatica macro di pensieri visti in prima persona; riferimenti casuali, sono i pensieri di un qualsiasi soggetto femminile(lascio alla vostra fantasia il profilo), che si ritrova imprigionata nella sua mente...magari un tantito esagerato detto così, ma è una cosa che può far rifpettere a parer mio...miraccomando commentate in tanti!! accetti ovviamente, anche pareri negativi, e se la storia non è gradita, consigli su come migliorare la scrittura sono ancor più graditi...buona lettura!
Genere: Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Irraggiungibilmente, cuore mesto

AVVERTENZE: ecco dopo tempo un'altra mia stesura...semplicemente è visto in prima persona, come una raccolta di pensieri su quello che accade ad una qualsiasi persona (i riferimenti sono puramente casuali), dopo un periodo assai triste e sconsolato...ditemi quel che ne pensate... ben accetti dunque anche i commenti negativi
Buona lettura...

Irraggiungibilmente, cuore mesto

Come vivere nei sogni e nelle speranze

"Questo dolore straziante mi lacera l’anima...sono rinchiusa nei miei sogni e non ne trovo l’uscita; questo mio disio di felicità non può esistere; il mio cuore piange lacrime amare al ricordo di quel dolce profumo che non ancora ha abbandonato i miei più remoti cunicoli celebrali, che tutt’ora mi inebria la mente, facendomi cadere nelle fantasie che ancor più tagliano queste mie puerili speranze."

Ma io mi chiedo: vi par possibile cotanta drammaticità per uno stupido compito scolastico? Io direi di no…a tanto par, il mio parere ha ben poca importanza, e ora mi ritrovo costretta a melodrammare una serie di parole che per me non hanno un senso logico, che nemmeno i film più melensi adoperano al sol pensiero; misera e tapina me che ho accettato quel poco utile e producente pensiero che è passato nell’anticamera del cervello anche solo, alla mia dolcissima, se non stucchevole, poco ipocrita, insegnante di italiano…ma mi chiedo ora, che sia davvero probabile una così vasta gamma di romantici termini che, pur così attraenti possono sembrare per le quattordicenni ragazzine, per me son solo un mucchio di parole prive di significato? Insomma... sembra proprio uno spreco del gergo quotidiano…anche se a quanto pare di gergo i miei coetanei non è che ne abbiano poi molto, e credo io che la loro istruzione sia paragonabile a quella del mio fratellino di cinque anni appena compiuti.
Non voglio apparir troppo polemica, amor di Dio, no!, ma è davvero un periodo assai mesto per il mio enorme ego che, povero cucciolo, è oramai stanco di frustrare l’anima dei miei poco intelligenti compagni con battute poco felici.
A dir la verità è un doppio gioco il mio: lamentarsi tanto del comportamento altrui, per poi fare l’identica cosa, il che mi rende un poco ipocrita, usando un aggettivo eufemistico per giunta; ora capisco tante cose: pure io sono innamorata, ma il mio è un amore carico di odio e di false speranze, mostrandomi persona ancor più peggiore di quello che già non sono.
Ma non ne posso fare a meno: quel profumo lo sento davvero, quel dolce viso ogni notte lo sogno, quel sorriso malandrino per cui tanto ho perso la testa, occhi smeraldini e capigliatura nero pece; ma il sol fatto che appare nei miei sogni, può essere una conferma del fatto che realtà mai potrà diventare e io, pur essendone consapevole, non facevo altro che impuntarmi sul mio obbiettivo: plurivoci sono stati gli avvertimenti, ma io testarda e fiera ero immobile. Davanti a quel muro insormontabile che da a lui mi separava, per nulla certa di voler mollare la presa; davvero, i fatti contro i miei sentimenti erano molti: mai una volta che riuscissi ad avvicinarmi al mio cavaliere, ecco apparire dal nulla una qualcosa che ancor più ci allontanava: la beffa, e il pensiero che ancor più mi attanaglia, è che ogni volta, quel qualcosa era sempre più grande, e sempre più difficile da superare…ma veniva sempre superato, con tenacia e costanza, anche con indifferenza se la situazione ne necessitava la presenza.
Ora, non credo sia possibile una tal cosa: troppo grande è stato il dolore, troppo grande il problema; ad errare mi trovo costretta, nella mia mente che si rifiuta di lavorare: la prova che la testa davvero l’ho perduta, e mica tanta voglia ho di ricercarla.
Seguendo i sentimenti, ho fatto un grande sbaglio: una volta mi è stato detto che bisognava saper seguire cuore e istinto, ma dopo aver provato un’esperienza simile, non credo lo farò più; alla fine, la logica è sempre la strada migliore da seguire in situazioni del genere.
Ma sempre parlando di scelte, io sono stata incapace di farne alcuna: davanti ero a un bivio, che alla fine trovavo molto ingiusto: mi spiego meglio…lui era odiato e mal visto da tutti, in particolar modo dagli amici me prefissati; la risposta è ovvia: o loro o lui…o amicizia o amore…pessimo; a parer mio personale, è stata una mossa furba la loro, un tantino infantile, egoistica e infame.
Com’è possibile scegliere tra due cose che su un stesso piano non stanno e che possono facilmente convivere tra di loro? Come poter rinunciare ad amici per una ragazzo, o ad un ragazzo per degli amici? Domande a cui non riesco a trovare tutt’ora risposta, perché se gli amici sono davvero tali, parlando in generale, non giudicano in base ai miei sentimenti per una persona: dovrebbero accettare per quello che è in realtà, senza usare mezzi subdoli al fine di mettere in crisi la mia già, poco sana e molto complessata, mente.
Cercando di analizzare il tutto, ad una sola conclusione si può giungere: gli amici sono una costante, gli amori una variabile o incognita che sia…ponendo la vita come il problema da risolvere, è a dir il vero improbabile trovare la soluzione usando solo uno dei due elementi, ed è ancor più imperdonabile prendere una via che appartiene ad un’altra persona, senza costruirsi la propria.
Ma come non essere confusi, e gli uni mi dicevano di scegliere l’altro e quest’ultimo l’esatto opposto?
Bene, ora come ora, mi trovo col cuore infranto in mille pezzetti, che come vetro feriscono ancora di più: lui ha rinunciato DEFINITIVAMENTE a me, scusandosi col fatto che ancor non si sente pronto ad una relazione, mettendo di mezzo pure la paura che il tutto si trasformi solo in una misera avventura di cui nessuno si ricorderà se andrà male; ovviamente detto con parole assai più elementari da questa persona, e io lì ad ascoltare, senza accennare ad un minimo di reazione, tanto era la certezza che a nulla sarebbe servito, se non a peggiorare il tutto, oltre alla tristezza che mi produceva, e mi produce tutt’ora, che quella sarebbe stata l’ultima volta che avrei parlato con lui in maniera così profonda e seria.
La mia aria è ancora mesta, nonostante io mi nasconda dietro ad una maschera di allegria e spensieratezza, comunicando a qualsivoglia persona che ho deciso di staccare la spina per ora, di pensare solo a me stessa e al divertimento: tanto potrò convincere gli altri, quanto io non riesco a convincere me stessa.
Alla fine ogni giorno è la sua immagine che occupa i miei pensieri, il suo tocco che non sento da un periodo assai lungo, il suo profumo così dolce che mi fa sentire in paradiso tutte volte che lo sento, i suoi occhi che esprimono tutto quello che lui non lascia nemmeno intravedere, il suo romanticismo timidamente nascosto, la sua voglia di giocare che lo rende unico al suo genere, la sua velata preoccupazione per gli altri, nonostante asserisca che non gli importi nulla di nessuno…che sia amore questo che provo? La mia risposta è una sola, pacata, semplice e concisa. SI.
Magari nulla ho capito della sua personalità e del suo carattere, sta di fatto che ora non ha più importanza, perché quel poco che ero riuscita a conquistare di lui, è come svanito nel nulla, trasformandosi in una nube densa di mestizia e carica di lacrime amare, sprecate forse.
Alla fine, è la mia persona che si fa troppi problemi…a lui nulla importa, agli amici l’impressione è data dal fatto che la mia fosse solo una cotta e la sua solo una presa in giro; non ascoltare più nessuno, dice il mio “cuore”, e la mia testa, tornata anche solo in minima parte, segue quel consiglio…è la prima volta che si trovano d’accordo, e io non ho più voglia di pensare.
Riprendo dunque il mio compito di italiano, consapevole del fatto che non sono più nei suoi pensieri (sempre che mai ci sia stata), mettendo anima e cuore in questa favoletta che mi è stata chiesta, magari immedesimandomi in un qualche personaggio secondario, che subisce la vita guardando colui o colei che ama abbracciato ad un altro soggetto, maschile o femminile che sia…
Ora non mi importa più nulla…

"C’era una volta un cavaliere, nero d’ebano i capelli, corti alla marines, occhi smeraldini misteriosi, carnagione scura e sguardo provocante, irraggiungibile…"

  
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