Serie TV > Hélène e i suoi amici
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Autore: Magica Emy    11/03/2016    2 recensioni
Ricordate le vicende dei ragazzi di Hèléne e i suoi amici, simpatico telefilm andato in onda nell'ormai lontano 1995 per essere poi brutalmente interrotto solo poco tempo dopo? Bene, perchè in Francia invece non ha subìto alcuna interruzione bensì numerosi cambiamenti che lo hanno portato ad assomigliare a una specie di soap opera, con tanto di nuovi personaggi che mescolandosi agli storici si impegnano a vivere le proprie vite affrontando argomenti ben più seri di quelli a cui ci avevano abituati, poichè la storia continua 20 anni dopo. Attualmente in Francia sta andando in onda la settima stagione, ma gli attori son già pronti per l'ottava. Molte cose sono cambiate negli anni e questa fan fiction comincia proprio da qui... solo con qualcosa in più.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Christian aveva lasciato l’ospedale ormai da qualche giorno, e anche se le sue condizioni erano stabili e la sua salute sembrava migliorare a vista d’occhio non avrebbe dovuto strafare ma attenersi a osservare il riposo assoluto per almeno un mese, cosa che lo avrebbe inevitabilmente tenuto lontano dal suo lavoro e da qualunque tentativo di svago al di fuori dalle mura domestiche. A lui però sembrava non importare più di tanto, poiché avendo Johanna sempre al suo fianco riteneva di non aver bisogno d’altro se non delle sue attenzioni. E sì, anche di quegli strampalati monologhi che la donna era capace di portare avanti per ore ed ore e che lo avevano sempre divertito tanto, regalandogli una dolce aria di familiarità che per tutto il tempo trascorso lontano da casa gli era tanto mancata. Era proprio a questo che stava pensando mentre osservava con aria attenta la fidanzata, che sdraiata vicino a lui si affannava ormai da più di mezz’ora a spiegargli cosa pensasse davvero in merito alla faccenda dell’imminente matrimonio di Hèléne e Peter, che giudicava un po’ troppo affrettato e strano per i suoi gusti. Come strano era stato il comportamento dell’amica che, così, su due piedi, aveva cominciato a riorganizzarne i preparativi, suscitando in questo modo la curiosità generale.  

- Non puoi proprio fare a meno di impicciarti degli affari altrui, vero?

Le chiese l’uomo a un certo punto, facendole storcere la bocca con aria contrariata.

- Sono solo preoccupata per la mia migliore amica e non ci vedo nulla di male in questo.

- Anch’io sono preoccupato per Nicolas e per il modo in cui ha reagito a questa notizia, ma non passo mica le mie giornate a spettegolare su di lui e su ogni cosa che lo riguardi.

Replicò sbuffando, ottenendo in risposta un’occhiataccia torva che gli fece alzare gli occhi al cielo, increspandogli le labbra in un sorrisetto divertito che però si affrettò a nasconderle come meglio poteva. L’ultima cosa che voleva era farla arrabbiare, correndo così il rischio che si allontanasse da lui per tornare al piano di sotto, lasciandolo solo. Gli piaceva sentirla così vicina e poterla accarezzare e baciare ogni volta che ne aveva voglia, o lasciare che si prendesse cura di lui in ogni modo possibile. Anche se sapeva badare a se stesso e due passi fuori da quella stanza non gli avrebbero di certo fatto male ogni tanto, ma tant’è.

- Io non sto spettegolando e tu sei molto offensivo a dire una cosa del genere, ma penso proprio che per  stavolta ti perdonerò. Del resto, il risveglio di questo tuo caratteraccio indica che ti stai riprendendo più che bene, perciò…

Si interruppe all’improvviso, accorgendosi che si era appena addormentato così gli rimboccò piano le coperte, stando ben attenta a non svegliarlo di nuovo. Anche se non faceva che ripetere il contrario, in realtà aveva davvero tanto bisogno di riposo. Sembrava che in quei lunghi giorni avesse quasi portato su di sé tutto il peso del mondo e ora, finalmente più sereno, lo avesse lentamente lasciato andare, finendo per abbandonarsi alla stanchezza ogni volta che ne aveva l’occasione. Johanna sorrise,  sfiorandogli la fronte con un bacio lieve.

- Dormi bene, amore.

Disse, poi lasciò la stanza. Una volta imboccato il corridoio, però, il pianto insistente di Joel catturò la sua attenzione, costringendola così a cambiare i suoi piani per raggiungere la piccola culla dove il bambino si dimenava con forza, bisognoso di attenzioni. Attenzioni che la giovane donna non seppe negargli, sollevandolo dolcemente dal suo morbido giaciglio per prenderlo in braccio e cercare di calmarlo un po’.

- Che cosa c’è tesoro, ti manca la tua mamma? Su, non piangere, adesso andiamo subito a cercarla.

Gli sussurrò cullandolo con tenerezza e lasciando che le sue dita vagassero delicatamente sulla pelle morbida e candida di quelle manine strette a pugno, procurandole un’emozione talmente intensa da riuscire a commuoverla, anche se solo per un breve istante.

- Lo sai, piccolo – mormorò – anch’io avrei potuto stringere fra le braccia un bimbo  tutto da amare e coccolare. Un fagottino dolce e bellissimo, proprio come te. Purtroppo però non è stato possibile e lui adesso non c’è più, ma… non passa giorno in cui non pensi a come sarebbe stato poterlo crescere, insegnargli tante cose e magari vedervi giocare insieme in giardino, rincorrendovi e ridendo felici senza alcuna preoccupazione al mondo se non quella della scelta della merenda, o del prossimo gioco da fare…

Si interruppe bruscamente all’arrivo di Benedicte che con il biberon già pronto tra le mani li osservava come incantata, timorosa persino di avvicinarsi a loro per paura, con la sua sola presenza, di metter fine a quel prezioso e tenero momento venutosi a creare.

- Noi…stavamo per venire a cercarti.

Le disse Johanna, cercando goffamente di nascondere le lacrime che ora le annebbiavano la vista.

- Ero di sotto a preparare il biberon. Vuoi darglielo tu?

Rispose l’amica, e di fronte a quella domanda diretta la donna non potè che annuire brevemente, prendendolo dalle sue mani e mettendosi comoda mentre il piccolo, grato, cominciava avidamente a gustare il suo latte caldo.

- Eccolo qui. Avevi tanta fame, vero tesoro?

Gli sussurrò, baciando più volte le sue guance paffute. Benedicte la osservò ancora per un lungo momento, prendendo lentamente posto vicino a lei.

- Johanna, non devi essere triste né disperare – cominciò – so che quello che ti è successo è difficile da accettare, ma…sai, ci sono tante altre vie per avere un bambino. Tu e Christian potreste adottarlo, oppure potresti sottoporti a quell’intervento di cui parlavi qualche tempo fa e…

- No – la incalzò, risoluta –  non mi sottoporrò ad alcun intervento, non più. È tutto inutile ormai, non c’è più speranza, inoltre non credo che riuscirei a sopportare la perdita di un figlio per la terza volta. Sarebbe davvero troppo per me.  

- Non deve per forza succedere di nuovo. Avevi detto che c’era il cinquanta per cento di possibilità di riuscita, giusto? Allora perché non provarci ancora una volta?

L’americana scosse la testa, affranta.

- Perché non ne avrei più la forza. Il mio fisico non è in grado di sostenere una gravidanza, inoltre non voglio dare altre inutili preoccupazioni a Christian. Ha già sofferto abbastanza a causa mia, ora desidero solo pensare a lui e assicurarmi che si riprenda completamente, ha tanto bisogno di un po’ di tranquillità in questo momento. Quello della maternità resterà solo un sogno ormai, nulla di più. Un bellissimo, irrealizzabile sogno che custodirò per sempre nel mio cuore...

 

   
 
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