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Autore: Niruh    12/03/2016    2 recensioni
Andrea ha 23 anni e una vita monotona tra università, amici e bar in cui lavora per mantenersi lontano da casa. Un giorno però nel suo locale entra Vanessa, una ragazza solitaria dai tratti delicati e orientali. Vanessa è talmente persa nel suo mondo e così poco consapevole della propria bellezza che Andrea se ne innamora all'istante, ma sa così poco di lei che quando scompare per l’ennesima volta può solo aspettarla, o no?
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Tè al Ginseng

Capitolo 6

Vanessa non capì fino a sera cosa le stava succedendo nel petto. Non sapeva nemmeno se il sorriso che l’aveva accompagnata da quella mattina era per quello che le aveva detto la sorella o per i messaggi che aveva scambiato con Andrea dal pomeriggio.
Perché sì, era rimasta sconvolta dal sapere che di lì a qualche giorno lui sarebbe volato da lei, ma anche profondamente lusingata. Inoltre aveva la possibilità di pianificare il tutto e decidere cosa fare e cosa dire.
Lui era disposto ad affrontare ore ed ore di viaggio solo per vederla e parlarle.
Eppure aveva il timore che vedendola lì, nella metà del suo mondo che ancora non conosceva, avrebbe pensato che era stato tutto troppo avventato.
Lei non avrebbe fatto qualcosa del genere, ma era il tipo di gesti che sapeva scuoterla nel profondo.
Non aveva detto ad Andrea di saperlo, ovviamente. Una donna vuole sempre tenersi in vantaggio sugli altri, per quanto meschino sia a volte. Poi aveva ancora quell’ultimo incontro da affrontare.
Scrivere ad Andrea dopo pranzo un semplice ‘che fai?’, senza faccine né altro, le aveva impiegato più tempo di quanto avesse mai immaginato.
Lui le aveva risposto dopo qualche ora.

Ehi, ciao. Ero fuori a correre e non ho portato il cellulare con me. Ora faccio una doccia e credo che dopo scapperò dalle richieste di mia madre e mia sorella. Tu?

Vanessa si concentrò sul dettaglio della doccia e le vibrò tutto. Non era affatto indifferente al fisico del ragazzo e negli ultimi due anni non aveva fantasticato solo sui suoi bicipiti sotto la camicia da barista.
Trovava ingiusto che proprio lei dovesse essere vittima del cliché del barista sexy.
A volte avrebbe desiderato tracannare il tè solubile del bar solo per mascherare le vampate di calore che le inondavano le guance.
Eva non faceva che punzecchiarla su quanto fosse palese, ma era diventata abile a fingere di leggere il suo libro. Perché a volte non riusciva proprio a concentrarsi.
Cosa poteva rispondere quindi? Io penso a te? In tutto il Giappone mi hanno sentita gridare quando ho saputo che saresti venuto qui?

Sono davvero così terribili? Ti chiedono di riparare il tetto?

Gli scrisse riferendosi alla sorella e alla madre di Andrea. Eva gli aveva fornito qualche informazione quindi osò la battuta. D’istinto sentì la mancanza della sua, di mamma, così il messaggio successivo venne fuori da sé.

Io penso. Quando sono qui in Giappone mi sento sempre un po’ sola.

C’era sua sorella, sì, ma rivedeva le amiche e cercava di godersi i giorni lì stando con la gente. Vanessa era diversa. Non viveva bene il caos o il trambusto. Eppure anche il silenzio le faceva male.

Ehi, non sei sola. Ci sono io ora. Puoi scrivermi quando vuoi. Ho una tuta da sub da qualche parte. Potrei cacciarla per risponderti anche da sotto la doccia :)

Non era un messaggio corto né lungo, ma Andrea ci aveva messo davvero tanto a scriverlo. Forse per trovare il coraggio di azzardare per poi inserire qualcosa di divertente per sdrammatizzare.
Vanessa suppose solo la cosa senza sapere che ci aveva azzeccato in pieno.
Gli diede il tempo di lavarsi e poi si stese sul letto fissando il cellulare. In effetti si sentì un po’ sciocca, ma era da tempo che non aspettava con ansia un messaggio.

Lì da voi immagino che non festeggiate Santo Stefano.

Vanessa deglutì pensando che si stavano addentrando sul campo cultura e che non le aveva portato nulla di buono fino a quel momento. Andrea però stava scrivendo un altro messaggio che arrivò poco dopo.

Ma è ovvio, no? Se avete il ramen* non c’è santo che regga il paragone.

Vanessa rise, capendo solo con il secondo messaggio dove volesse andare a parare.

Ti piace il ramen? Gli chiese.

Lui le inviò una faccina con i cuori al posto degli occhi.

Lo adoro.

Vanessa si morse la lingua e le dita. Per poco non gli aveva scritto: perfetto, allora quando verrai qui ti porterò a mangiare il ramen più buono della città!
Si sentiva meschina a nascondergli di sapere che sarebbe andato lì da lei, ma non poteva, dopo tutto quel tempo, rivelargli che era una sorta di stalker e che gli moriva dietro da due anni. Aveva timore di sembrare patetica e pazza.
Poi c’era la possibilità che lui cambiasse idea sul viaggio e se c’era una cosa di cui era sicura, da egoista e non, era che lo voleva lì con lei.
Parlarono tanto e un argomento li portò all’altro insieme al tempo che scorreva veloce.
Senza saperlo si sentirono entrami adolescenti nel continuare a scambiarsi messaggi anche durante il pranzo di Andrea o il drama serale di Vanessa.

“So che stai scrivendo con Vanessa dalla tua espressione, ma perché accettare la mia sfida a fifa se metti pausa ogni due minuti? Sono quasi sicuro che Rooney mi abbia mandato a quel paese tre pause fa” sbottò Ezio con il suo solito tono.
Andrea si riscosse dal cellulare e, pur sapendo che l’amico aveva ragione, non smise di sorridere.
“Ottimo. Sei ancora più cotto” notò l’amico.
“Mi sembra di conoscerla da sempre” rivelò Andrea mentre riprendeva il controllo della sua squadra.
Ezio passò la palla con un passaggio filtrante, ma il giocatore di Andrea intercettò la palla e avanzò verso la porta avversaria per poi passarla al compagno più vicino al portiere.
“Fuori gioco. Un curioso tentativo nell’ultimo quarto” disse il cronista dal televisore.
“Scusa, amico. Non riesco a concentrarmi” spiegò Andrea mettendo pausa, di nuovo. Poi portò una mano dietro la testa.
“E’ solo che mancano tre giorni e ancora non so cosa dirle né come trovarla. Le scrivo e mi viene tutto naturale, però so che quando me la troverò davanti il mio cervello andrà in pappa”.
Ezio pensò che aveva davvero bisogno di lui, come sempre.
“Caro Cody che prende gol, hai Eziuccio dalla tua parte e quindi non puoi sbagliare. Non solo ti stai concentrando sul problema minore, ma stai anche dubitando delle mie doti di orientamento. Troveremo la fanciulla in men che non si dica” concluse facendo un abbozzo d’inchino rinascimentale.
“Problema minore? C’è qualcosa peggiore di questo?” chiese Andrea confuso.
Ezio guardò l’amico comprensivo. Non ci arrivava proprio.
“Hai presente che non hai ancora detto a tua madre e tua nonna che partirai e che non ci sarai a capodanno, vero?”
Cominciò a sudare freddo, letteralmente.

Sai come si curano le mestolate?

La domanda buffa arrivò a tarda sera e Vanessa soffocò la risata nella mano. Suo padre aveva il sonno leggero e l’ultima cosa che voleva fare era svegliarlo.

Che hai combinato?

Tutta quella confidenza, da dove l’aveva presa non lo sapeva nemmeno lei.

Non dovresti conoscere la storia prima di schierarti dalla parte di mia madre?

Di solito le mamme hanno ragione
. Rispose Vanessa arrossendo nel leggere tra le righe una sorta di ipotetico futuro. Una possibile situazione in cui lei avrebbe dato man forte alla suocera nel prendere in giro Andrea.
Oh, cavolo. Sto davvero fantasticando sulla cosa.

Quello che non sapeva era che Andrea si stava dando dell’idiota dopo ogni messaggio.
Cercò di tornare su un argomento generico. Anche perché calcolando le ore di differenza doveva essere tardi da lei.

Che ore sono lì?

E’ quasi mezzanotte. Rispose Vanessa.
Vide che la domanda successiva fu scritta e cancellata un paio di volte.

Hai sonno?

Un po’ di sonno lo aveva, ma voleva di più scrivere con Andrea. Si era privata per troppo tempo del poter parlare liberamente con il ragazzo e, anche se dovevano limitarsi ai messaggi, la faceva sentire bene.

No :)

Aggiunse una faccina all’ultimo momento, per non sembrare caustica.

Comunque grazie per aver conservato il mio libro.
Tentò dopo un po’. Non aveva dimenticato affatto il suo libro e quanto fosse potenzialmente pericoloso per le sue informazioni. E se avesse letto l’ultima pagina? Eppure Andrea sembrava non ne sapesse nulla, ma Vanessa come poteva dirlo solo leggendo dei messaggi. Solo i suoi occhi dicevano la verità. Ormai aveva capito che quelli erano incapaci di mentire.

Oh, non ringraziarmi. Lo sto custodendo solo perché hai il mio prezioso ombrello in ostaggio. Non gli hai fatto niente di male, vero?

Vanessa morse il labbro inferiore e alzò un sopracciglio, come se Andrea potesse vederla.

Per il momento gli fornisco pane e acqua. Domani riceverai una foto che ti assicurerà del suo stato.

Ho come la sensazione che tu l’abbia già fatto.
La prese in giro Andrea.

Ho preso in ostaggio il peluche di mia sorella una volta. Volevo delle informazioni, ma è stato un osso duro e non ha parlato. Le era troppo fedele.
Poi l’hanno liberato in un blitz e la possibilità di scoprire che fine aveva fatto la mia tartaruga è sparita.

A nove ore di fuso orario di distanza Andrea sorrise. Vanessa invece sperò che non si leggesse tra le righe che era stata una bambina molto sola al tempo.
 
Quindi la tartaruga sparì? Chiese Andrea.

Vanessa ci pensò su.

Penso che sia morta e che mia nonna l’abbia seppellita da qualche parte senza dirmi niente.

Andrea d’istinto pensò al libro e a quanto ci fosse della nonna di Vanessa, di lei e beh… anche di lui.
Così le fece una domanda molto semplice, ma che sperò l’avrebbe portato a capirne di più.

La nonna coraggiosa che beveva il tè al ginseng senza zucchero?

Era formulata male come domanda, ma quel giorno al bar le aveva raccontato quell’episodio e quindi era meglio usare un’informazione che lui aveva ottenuto direttamente.

Oh, sì.

Vanessa divenne improvvisamente taciturna e Andrea lo capì subito. La nostalgia, la mancanza di una persona amata, era improvvisamente calata tra di loro. Vanessa temeva che lui sentisse quella pesantezza, ma non riusciva a staccarsi da quella sensazione. Per non parlare del momento  in cui il ricordo della nonna si era mescolato alle parole di suo padre su quanto fosse sbagliato frequentare un occidentale e quanto sua nonna avesse voluto l’omiai per lei.

Ti manca?

Quasi a soffocarmi, pensò Vanessa, ma scrisse:  Tantissimo.

Per quanto fosse presa da lui non era pronta ad aprirsi completamente, non attraverso un messaggio almeno. Era ancora legata alla carta e alle parole dette mentre ci si guarda negli occhi.
Non vedo l'ora che tu sia qui. Pensò.

Mi dispiace tanto.

Vanessa sapeva che Andrea era sincero, che era davvero dispiaciuto per lei e questo le scaldò il petto. Eppure le turbinavano i ricordi dei mesi passati, i discorsi del padre e le sue occhiate di rimprovero e compassione, il suo sguardo di quella mattina. Le sembrò in un attimo che tutti i progressi fatti, tutte le parole che sua sorella le aveva detto, fossero volate via.

Ora penso che mi metterò a dormire. Buona notte.

Andrea esitò. Aveva un mondo di cose da dirle prima di quello, ma poi ricambiò semplicemente.

Buona notte.

Quando lei passò su offline, il ragazzo si ritrovò a fissare il cellulare con la sensazione di aver sbagliato qualcosa. Forse ripensare alla nonna le faceva ancora male.
O è altro? Sono stato invadente?
Un attimo prima scrivevano liberamente e poco dopo lei si chiudeva in se stessa.
Sono incapace, ecco cos’è.
Non fu facile pensare ad altro. Sua madre lo obbligò a fare il giro per le case di amici e parenti. Sarebbe partito di lì a qualche giorno e questo era il minimo che sua madre richiedeva. Le mestolate avevano fatto la loro parte, in effetti.

Il giorno dopo vagava con Ezio al supermercato.
“Prendiamo altre scatolette, non si sa mai” considerò il ragazzo.
Andrea ci pensò su e poi seguì il consiglio.
“Non che non mi fidi della cucina asiatica, ma metti che finiamo i soldi” disse Ezio tirando il carrello.
“E se perdiamo il bagaglio?” Andrea era il pessimista dei due, sempre.
“So che con la tua sfiga e la tua capacità di far cadere una statua non siamo al sicuro, ma ci ho pensato. Fidati di me”
“E poi dobbiamo prepararci. Giulia mi ha detto che qualcuno ha rinunciato al viaggio, così possiamo partire già domani e non faremmo tutti quegli scali”
“Cosa?!” strabuzzò gli occhi Andrea. “E quando pensavi di dirmelo?” afferrò la scatola di cacao amaro che gli aveva chiesto sua madre e la buttò nel carrello.
“Ora” rispose Ezio serafico.
Prese altre due cose della lista e poi Ezio si girò verso Andrea.
“Ah, mh, non dirlo ad Eva, ok? Era già parecchio sconvolta quando ha saputo che partivamo”
“Gliel’hai detto?” chiese Andrea di getto. A lui non era proprio venuto in mente, in realtà. Poi si calmò. Eva doveva essersi preoccupata pensando ad Ezio tra tante bellezze asiatiche.
“Allora vedi di non provarci con nessuna e di rassicurarla, ok?” disse Andrea.
Ezio si rabbuiò. “Ma se quella non fa che pensare a te” gli fece notare, credendo che fosse ovvio.
Andrea ridacchiò per l’assurdità della cosa e si portò una mano alla fronte scuotendo la testa.
E ho anche acconsentito a farmi accompagnare in Giappone da lui per aiutarmi.
“Perché ridi?”

Verso sera andarono al locale in centro e rividero vecchi compagni di scuola e molte ex fiamme di Ezio. Andrea controllò il cellulare varie volte, ma Vanessa ancora non gli aveva scritto.
Ordinarono delle birre e presero posto vicino al tavolo da biliardo.
“Andreuccio si comporta bene?” chiese un ragazzo muscoloso della loro età. Lo chiamavano tutti Toni e avevano frequentato la scuola insieme fino alle medie.
“O fa ancora arrabbiare le ragazze? Linda Bosco ancora parla male di te” e rise. Andrea lo sapeva, l’aveva incontrata qualche volta e al suo saluto aveva risposto con sguardi al cianuro.
“La Galdi ti metterà una nota se continui a parlare, Bongi” rispose Andrea alzando la birra.
“Pff, le manderò un tuo disegno autografato”
Ancora con quella storia, pensò Andrea. Aveva fatto un ritratto alla professoressa di storia dopo gli esami finali e ricordava che era anche parecchio brutto. Senza proporzioni adatte o altro. Si erano accalcati tutti a guardarlo disegnare e la pressione gli aveva fatto perdere la concentrazione, sbagliando le linee guida e gli assi di riferimento.
Eppure tutti, da anni, continuavano a dire che la professoressa aveva un debole per lui.
“Non se n’è mai accorto, giusto?” chiese Toni a Ezio, indicando Andrea.
“Oh, no, per niente. Preferisce inciampare sulle cose che capire quanto potere hanno i suoi occhioni blu sulle femmine” e portò la birra alle labbra.
Andrea le considerava tutte stupidaggini. Aveva sempre dovuto faticare per conquistare una ragazza o chiederle di uscire. Poi l’unica di cui al momento gli importava era a ottomila chilometri da lì e non sapeva neanche cosa stava facendo o a cosa stava pensando.
Ricontrollò il cellulare e si sorprese quando trovò una notifica. Non gli importò neanche che Toni ed Ezio iniziarono a raccontare episodi imbarazzanti su di lui.
Aprì la chat e vide che Vanessa gli aveva mandato una foto. Andrea ci mise un po’ per capire che era il suo ombrello con le paperelle a cui Vanessa aveva aggiunto delle braccine in cartone che reggevano un quotidiano scritto in giapponese.
E sotto: Non puoi immaginare quanto ci abbia messo a trovare quel giornale.
Andrea rise di cuore e quasi gli uscì dal naso un po’ di birra.
Oh, diamine. Devo sposarla questa ragazza.








Note dell'autore:
*Il ramen. Spendiamo tante parole per questa goduria per le papille gustative.
Qui trovate la pagina di wikipedia dedicata a questo buonissimo piatto. Io vivrei di quello (e diventerei una botte perché è tra i piatti più calorici al mondo, ma sono dettagli).
Nel prossimo capitolo, Giapponeee! :D
Grazie a tutti quelli che hanno messo la storia tra le preferite e le seguite e che hanno recensito.
  
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