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Autore: Giusyna    12/03/2016    1 recensioni
E fu felice di constatare che almeno una cosa non era cambiata dopo la guerra.
Loro due.
Neville e Luna, che si trovavano senza neanche essersi cercati.
Questa storia partecipa al contest "sette colori" indetto da Erzsi su EFPForum
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Luna Lovegood, Neville Paciock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Dopo la II guerra magica/Pace
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Incomprensibilmente simili, inevitabilmente amici

 

 

 

 

La prima volta che Neville vide il ciondolo di Luna, capitò per puro caso.

Insieme ad Harry e Ginny aveva preso posto in quello che era, probabilmente, l’ultimo scompartimento disponibile del treno. Lo stesso scompartimento che, solo poco prima, aveva accuratamente evitato proprio per via di quella ragazza, Luna.

Quello fu il giorno in cui conobbe quella strana ragazza.

Quello fu il giorno in cui capì perché molti la chiamavano “Lunatica” Lovegood.

Certamente, la bacchetta dietro l’orecchio, la rivista che stava leggendo al rovescio e quegli occhi, che la natura le aveva donato troppo grandi e un tantino troppo sporgenti, non potevano che essere un ulteriore incremento ai pettegolezzi della gente.

Decisamente una ragazza fuori dall’ordinario.

Non furono questi dettagli, tuttavia, a catalizzare l’attenzione di Neville, né tantomeno quegli assurdi discorsi sui nargilli che la giovane affrontava con così placido fervore.

Gli occhi di Neville si erano invece soffermati su quel piccolo pendente, che appariva ancora più piccolo e insignificante perché nascosto dalla ben più appariscente collana di tappi di burrobirra che Luna indossava.

Il piccolo ciondolo, al contrario, era discreto e sarebbe quasi scomparso, inghiottito dalla massa di capelli oro pallido di Luna, se non fosse stato per quel bagliore che emanava, e che si accentuava ulteriormente quando i raggi del sole riuscivano a raggiungere l’oro candido di cui era fatto.

Quel giorno Neville non riuscì ad identificarne la forma con precisione.

Mai avrebbe immaginato che ci sarebbe stato tempo per imparare non soltanto quello, ma molto altro di quella strana ragazza.

 

 

 

La seconda volta che Neville vide il ciondolo di Luna, lo osservò con attenzione.

Era il giorno del funerale di Silente e Neville era stravolto.

Lui e Luna si erano seduti l’uno accanto all’altra.

Un po’ perché ormai era diventata un’abitudine, un po’ perché lui e Luna, dopo tanto tempo trascorso insieme a scampare la morte, si erano ritrovati incomprensibilmente simili e inevitabilmente amici.

Erano simili perché entrambi, spesso, si trovavano soli, incompresi da coloro che li ritenevano strani o diversi, ai margini di quella vita, fatta di genitori premurosi e fin troppo assillanti, che per gli altri era noiosa routine, ma che per loro sarebbe stata benedetta normalità.

Quel giorno nell’aria si respirava odore di cambiamento imminente, irreversibile.

Quel giorno Neville vide per la prima volta che forma avesse il ciondolo di Luna.

Un fiore.

Un piccolo fiore dalla forma tondeggiante, composto da cinque petali.

Per chiunque, quello sarebbe stato un fiore come tanti altri, un fiore comune.

Ma per Neville, che amava l’Erbologia e che di piante e fiori, magici o babbani che fossero, se ne intendeva, quella fu una piacevole scoperta.

Ipomoea alba.

Altrimenti nota come fiore di luna.

Si ritrovò a pensare che era il fiore perfetto per Luna.

Le assomigliava.

Non perché fosse conosciuto proprio col nome di fiore di luna, dovuto ai petali bianchi e alla forma circolare.

Ma perché era un fiore delicato, che durante le ore di luce se ne stava nascosto, richiuso in se stesso.

Si schiudeva soltanto per coloro che avevano la pazienza di aspettare fino al calare della sera.

E Luna era fatta alla stessa maniera.

Riservava la sua bellezza, la sua amicizia, la sua unicità solo a chi non commetteva l’errore fatale di fermarsi alle ingannevoli apparenze.

 

 

 

La terza volta che Neville vide il ciondolo di Luna, lo cercò di proposito.

La guerra era finita.

Avevano vinto.

Ma come si fa a sentirsi vincitori quando, in realtà, si è perso così tanto?

Vagando tra le rovine di quel castello disastrato, che per sette anni era stato la sua casa, Neville si chiedeva cosa fosse rimasto di quella assurda pretesa di un folle, che vedeva il sangue impuro in tutti meno che in se stesso.

Ragazzi morti ancora prima di aver imparato cosa fosse davvero la vita.

Genitori che maledicevano la natura per essere sopravvissuti ai loro stessi figli.

Figli che i propri genitori non li avrebbero mai conosciuti.

Ecco cosa restava.

Dopo aver camminato per un po’, Neville raggiunse il parco e si lasciò cadere ai piedi di una grande quercia, con gli occhi asciutti e l’amarezza nel cuore.

Non fu sorpreso quando, pochi minuti dopo, fu raggiunto da quella strana ragazza bionda che ormai era diventata la sua più cara amica.

Luna aveva un’aria spettrale.

Forse perché la battaglia l’aveva resa più pallida del solito.

O forse perché l’alba di quel giorno tardava ad arrivare.

Ma Neville aveva capito, dopo averlo provato sulla sua stessa pelle, che di come uno può apparire agli altri non gliene importava niente.

E fu felice di constatare che almeno una cosa non era cambiata dopo la guerra.

Loro due.

Neville e Luna, che si trovavano senza neanche essersi cercati.

Fu in quel momento che Neville si voltò verso di lei, cercando con lo sguardo quel tiepido bagliore che le illuminava il viso.

Quel piccolo ciondolo che Luna non si toglieva mai e che, Neville ci avrebbe scommesso, doveva esserle stato donato da sua madre.

Ed era lì.

Nascosto tra i capelli incrostati di terra e lacrime, brillava il piccolo fiore di luna.

Era un po’ ammaccato in verità, e aveva perso due dei suoi petali.

Ma c’era ancora.

Luna si accorse della direzione che aveva preso lo sguardo di Neville.

Lo fissò per qualche istante, prima di alzare le spalle mestamente, in un timido accenno di rassegnazione.

Era sempre così con lei.

C’era sempre qualcuno o qualcosa che, secondo lei, veniva sempre prima.

Sempre più urgente.

Sempre più importante.

Ma non per Neville.

Neville non riusciva, non poteva rassegnarsi.

Quel pendente era parte integrante di Luna, parte integrante della sua arguta ingenuità.

L’aveva sempre vista con quel ciondolo al collo.

Anche quando non sapeva ancora chi lei fosse.

Anche quando non sapeva ancora quanto lei contasse.

 

 

“Reparo”

 

 

Sussurrò, estraendo dalla tasca dei pantaloni la bacchetta, che mai come quella notte si era rivelata una preziosa alleata.

Immediatamente, il ciondolo tornò al suo aspetto originario.

I cinque petali sembravano gareggiare per vedere chi brillasse di più.

Allora, Luna regalò a Neville un sorriso pieno di gratitudine e tristezza.

Neville, come sempre accadeva tra loro due, seppe esattamente cosa stava pensando.

 

 

Se solo si potesse aggiustare così facilmente tutto ciò che si è rotto questa notte...

 

 

Serviva tempo, e non sarebbe comunque mai stato sufficiente.

Serviva impegno, e non sarebbe comunque mai stato abbastanza.

Serviva dolore, e non sarebbe comunque mai stato dimenticato.

Eppure lì, sotto i rami di quella grande quercia, quando finalmente le tenebre cedettero il posto alla luce, Neville e Luna, con il pianto nel cuore e l’aurora negli occhi, capirono che, più di tutto, serviva coraggio.

Non il coraggio di chi vince.

Bensì il coraggio di chi resta.

E solo allora.

Forse.

 

Insieme

 

Ce l’avrebbero fatta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salve popolo di EFP ^^ E’ la prima volta che pubblico una storia con questi due personaggi come protagonisti. Spero di aver mantenuto la loro caratterizzazione il più fedele possibile all’originale.

Se avete tempo e voglia sono ben accetti commenti e critiche ;)

Baci.

Giusyna.

  
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