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Autore: Gniagna    28/03/2009    2 recensioni
- Sei stata la sorella che non ho mai avuto e non ho mai voluto. - Un incontro tra due ragazze cresciute insieme (non vere sorelle, ma quasi) che si sono perse bambine e si ritrovano adolescenti.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dedicato alla mia (quasi/circa) ex-sorella. Che non so dove sia ne cosa faccia... ma che spero sempre d'incontrare per strada, ad un qualsiasi semaforo.



Ho sempre saputo che prima o poi ti avrei rincontrata, questa città è troppo piccola perché riuscissimo ad evitarci per sempre, ma non avevo mai pensato sarebbe stato così o che ti avrei riconosciuta al volo dopo tanto tempo; ma quando i miei occhi hanno incontrato i tuoi, dall'altra parte della strada, fermi anch'essi al semaforo , è stato come se non fosse passato un istante dall'ultimo addio, che addio non fu mai, pareva che fossimo ancora quelle due bambine che si nascondevano sotto il letto a fare giochi e domande più grandi di loro.

Ti squadro, lentamente, dall'alto in basso, perfettamente consapevole che tu stai facendo lo stesso con me, che stai cercando di decidere quanto sono cambiata e quanto sono cresciuta, non conosco la tua risposta so che per me sei uguale, identica a quella ragazzina che amavo e odiavo, a quella ragazzina che non mi è mai scappata nonostante l'abbia implorata e minacciata, a quella ragazzina che mi ha sempre chiesto di lasciar perdere il gioco che i grandi ci avevano imposto e si scriverne uno noi, a modo nostro. Ti ho sempre presa in giro, ti ho ripetuto miliardi di volte che era stupido, che non si poteva; ora so che avevi ragione tu, che era giusto così, che eravamo meglio noi, ma cosa importa? Posso fermarti in mezzo alla strada e chiederti scusa?

Sorridi, come a ricordarmi che non importa, che non serve, che hai capito, sorrido di rimando mentre il verde scatta ed entrambe ci muoviamo, verso l'altra. Sappiamo benissimo che non ci fermeremo e che non ci saluteremo, abbassiamo lo sguardo mentre le nostre mani si sfiorano appena in un saluto che sa di addio, quell'addio mancato si cinque anno fa, quell'addio che abbiamo aspettato, temuto e rimandato.

Mi superi in silenzio e io mi volto ad osservarti, in mezzo alla strada, ferma. Mi hai sempre corso dietro e io ho fatto di tutto per non farmi raggiungere, averti al mio fianco, accettarti per quello che eri sarebbe stato dargliela vinta, non potevo farlo. Eri l'unica su cui potevo vendicarmi, l'unica che fosse più debole e fragile di me, l'unica che mi volesse davvero bene. Vedi, ora sono io quella che si volta indietro, quella che implora silenziosamente per un saluto e una abbraccio.

Mi tirano per la manica, richiamandomi all'ordine, lentamente mi volto, abbandonandoti con lo sguardo.

“La conosci?”

Annuisco appena: “Sì, era mia sorella...”

Non aggiungo altro e nessuno fa domande, evidentemente il mio sguardo deve essere eloquente, o, ancora più probabilmente, sanno, non è un segreto.

Torno a girarmi, nella speranza di ritrovarti nella folla, ma sei sparita, un'altra volta.

Sei stata la sorella che non ho mai avuto e non ho mai voluto.

Ti è stato imposto di entrare nella mia vita e ti è stato imposto di uscirne, senza che nessuno chiedesse il tuo permesso o il tuo parere, senza che io facessi niente per impedirlo.

Non ho mai voluto impedirlo, o tenerti con me, eri inutile e ora manchi, manca qualcosa e mancherà sempre.

Forse hai perso più di me, ma non conta, non è mai contato niente. Addio.
  
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