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Autore: GeorgiaRose_    12/03/2016    3 recensioni
Martina Stoessel è convinta che per lei la felicità non arriverà mai. Adottata a due mesi, a undici anni è dovuta tornare in orfanotrofio per via di un evento che le ha totalmente cambiato la vita. Non si fida più di nessuno. Non parla più ai ragazzi. Non ha più degli amici. Non ha più una famiglia. È sola. Ma l’incontro, dopo cinque anni, con il suo amico di infanzia Jorge Blanco le cambierà nuovamente la vita. Nonostante l’età, verrà adottata nuovamente, proprio dalla famiglia Blanco. Jorge, da sempre innamorato di lei, le starà vicino e diventerà, in poco tempo, più di un amico. Ciò che non sa, però, è che anche Jorge ha un brutto passato alle spalle. Riusciranno, insieme, ad affrontare e a risolvere i loro problemi?
“E adesso guardami, io non so più chi sono. Scaldami, quando resto da solo. Calmami, se mi sfogo con loro. Salvami.”
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jorge Blanco, Un po' tutti, Violetta
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Alle 7:00 suona la sveglia. Allungo il braccio verso il comodino e, dopo vari tentativi, riesco a spegnerla. Apro lentamente gli occhi. Non è la camera dell’orfanotrofio. Poi ricordo tutto: sono stata adottata e questa è la mia nuova camera. Mi alzo dal letto e lo rifaccio, per poi uscire dalla camera, portando con me i vestiti. Busso alla porta del bagno, nessuno risponde. È libero. Mi fiondo dentro e mi faccio una doccia calda per poi cambiarmi. Indosso un jeans scuro, le mie all star bianche e un maglioncino blu. Mi trucco e mi sistemo i capelli, legandoli in un codino, lasciando furori il ciuffo. Scendo al piano di sotto e trovo tutta la famiglia a fare colazione in cucina. Appena entro smettono di parlare.
«Buongiorno.» Sorrido a tutti.
«Buongiorno.» Mi rispondono in coro.
«Di che parlavate?» Chiedo sedendomi al mio nuovo posto di fronte a Jorge.
«Niente di importante.» Mi risponde quest’ultimo.
«Non ci posso credere.» Dico scuotendo la testa e guardando il ragazzo di fronte a me.
«Cosa?» Mi chiede alzando lo sguardo.
«Il lupo perde il pelo ma non il vizio.» detto questo prendo la tazza piena di cereali che ha davanti e inizio a mangiare.
Quando eravamo bambini, e il sabato rimanevo a dormire dai Blanco, il mattino dopo Jorge faceva colazione sempre con la mia tazza e coi miei cereali. È sempre stato snervante.
«Jorge, quei cereali sono per Martina.» Lo rimprovera la madre.
«Ecco, diglielo, Cecilia.» Dico prima di mettere un cucchiaio di cereali in bocca.
«Scusa…» Mi dice, sorridendo e prendendo una fetta di pan carré. Cosa sorridi?
Dopo colazione, io, Jorge e Candelaria usciamo per andare a scuola. Primo giorno nella nuova classe. Starò in classe con Cande, la III B, ed utilizzerò i suoi libri. Siamo entrambe al terzo anno, mentre Jorge è di quinta, V D.
«Pronta per il primo giorno?» Mi chiede eccitata la rossa, allacciandosi al mio braccio sinistro.
Annuisco sorridendo.
Arrivati a scuola, Jorge ci saluta andando non so dove, probabilmente verso il suo gruppo di amici, mentre io e Cande preferiamo entrare a scuola e prendere posto nella classe ancora vuota.
«Allora, adesso ti racconto un po’ di pettegolezzi, ti va?» Mi chiede voltandosi verso il mio banco.
«D’accordo.»
«Devi sapere che in questa scuola Jorge è molto popolare. Ovvio, è il capitano della squadra di calcio. Lui e il suo migliore amico, Ruggero, vengono considerati i più “fighi”, ma anche tutta la squadra di calcio è molto quotata. Jorge è però il più popolare. Molte ragazze gli vanno dietro, ma lui non le considera molto. Anche se, come ogni ragazzo di diciassette anni, si diverte. Magari il sabato sera, o la domenica.»
Ho già capito cosa intende con “si diverte”. Mi dà un leggero fastidio. Non perché io sia gelosa o qualcosa del genere, ma perché i ragazzi così non mi sono mai piaciuti.
«Okay, va avanti.»
«Bene! Persone dalla quale devi stare alla larga? Alicia Lopez. È il capitano delle cheerleaders ed è veramente odiosa. Una poco di buono, per intenderci.»
«E tu?» Le chiedo.
«Be’, io sono la sorella del più popolare della scuola, quindi sono molto conosciuta, ma sinceramente preferisco stare con il mio gruppo.»
«Gruppo?»
«Ah, sì! Lodovica, Alba e Facundo sono i miei migliori amici, sono in questa classe. Sono sicura ti piaceranno. Alba e Facu stanno insieme da qualche settimana, dovresti vedere come sono carini. Invece Lodovica è cotta di Diego, un amico di Jorge che fa parte della squadra.»
«E a te non piace nessuno?»
Fa una leggera risatina. «No, nessuno. Anche se ammetto che c’è chi mi viene dietro e non sono pochi. Ci credo, una bella ragazza come me.» Si vanta.
«Scommetto che tutti sono attratti dalla tua modestia.» Detto questo scoppiamo a ridere.
Suona la campanella e i ragazzi iniziano ed entrare in classe, chi in gruppo e chi da solo.
«Eccoli!» Urla quasi Cande, mentre sventola una mano per farsi vedere da non so chi.
Tre ragazzi ci si avvicinano. L’unico ragazzo è un po’ basso, ha i capelli ricci coperti da un berretto ed è mano a mano con una ragazza mora che immagino sia Alba. Anche l’altra ragazza ha i capelli scuri e porta un cerchietto.
«Ragazzi, lei è Martina. Ve ne ho già parlato. Martina, loro sono Facu, Alba e Lodo.» Ci presenta Cande.
«Molto piacere.» Sorrido a tutti.
«Ordine! Ordine!» Una professoressa entra in classe, e i ragazzi sono costretti a sistemarsi.  «Ragazzi, da oggi avrete una nuova compagna, Martina. Fate in modo che si trovi bene.» Sorride. Sembra essere molto solare. Ha lunghi capelli biondi e gli occhi verdi. È magra e slanciata. Sembra quasi una modella.
«Martina, io sono la professoressa Saramego, ma puoi pure chiamarmi Angie, e insegno storia e geografia.» Io sorrido.
«Molto piacere.»
 
Al termine della quarta ora mi alzo dal mio posto e dopo aver lentamente riordinato la mia roba nello zaino, esco dall’aula. La giornata è trascorsa bene. Ho conosciuto il professore di matematica e scienze, Gregorio –che avrebbe bisogno di almeno due camomille al giorno secondo il mio parere- e quello di spagnolo, Pablo. Appena varcata la soglia della mia aula per raggiungere gli altri, un ragazzo con un alto ciuffo nero mi si avvicina.
«Tu sei la nuova, quindi.» Mi sorride avvicinandosi. Il suo sorriso non è per niente accogliente. Mi pare di averlo visto seduto in aula da qualche parte, ma non ha parlato molto durante le ore.
«Ehm…» le parole non mi escono da bocca. Questo ragazzo mi mette i brividi.
«Io sono Damien, molto piacere» detto questo, mi prende con forza la mano destra e me la stringe. Con la coda dell’occhio vedo Cande, Jorge e gli altri tre parlare tranquillamente.
«Mar-Martina»
«Toglile quelle mani di dosso, Damien!» Jorge mi si avvicina e mi allontana dal bruno.
«Jorge, qual cattivo vento ti porta qui?» Gli chiede Damien con un sorriso beffardo.
«Sta lontano da lei o te la vedrai con me, mi hai capito bene?» ha la mascella tesa e lo sguardo infuocato. È terribilmente bello.
«Certo, certo…» Si allontana ma ho la sensazione che non seguirà il “consiglio” di Jorge. Quest’ultimo si volta verso di me. Sembra essere arrabbiato, ma il suo sguardo si addolcisce quando incontra il mio.
«Non parlare con quello lì. È un idiota che si crede dio sceso in terra. È un imbecille. Non guardarlo nemmeno. Mi hai capito?»
«Okay.» Annuisco, un po’ incerta.
«Dai, andiamo.» Mi affianca per poi attorcigliarmi la vita con il braccio destro. Sono molto più tranquilla così.
 
La mensa è molto grande. Ha i tavoli rossi e le sedie rosse e bianche, i colori della scuola. C’è una grande vastità di cibo, ma molti piatti non sembrano essere molto buoni, tutt’altro.
Sono seduta al tavolo con Jorge, Cande e gli amici della rossa. Quest’ultima mi ha informato però che di solito Jorge non siede con loro, oggi è qualcosa di eccezionale.
«Tini, cosa ne pensi della nuova scuola?» mi chiede la bruna, che ricordo essere Lodo, dopo aver ingoiato un po’ della sua insalata.
«Mi piace molto e i professori sono molto bravi, a parte Gregorio, è odioso.» rispondo.
«Ah, concordo. L’ho avuto per tre anni e io e i miei compagni gli abbiamo fatto i peggiori scherzi.» ride Jorge.
«Sì, ricordo quando l’anno scorso gli avete ricoperto l’auto di carta igienica. Ammetto che in quel caso mi ha fatto un po’ pietà.» dice Cande.
«Quell’uomo non merita pietà. Non merita niente.» Ribatte lui. «Fortuna che quest’anno abbiamo cambiato e abbiamo la Camarena. Molto meglio, anche perché lei ha cose che Casal non ha, se capite che intendo.»
«Avrei preferito non aver capito.» concordo pienamente con Lodo.
«Sei proprio squallido, fratello.» Lo riprende Cande.
«Ah, voi non capite. Vero, Facu?» cerca un appoggio.
«Mi dispiace, Jorge, ma questa volta non posso proprio appoggiarti. Perché non provi a smetterla coi giochetti e a trovare una ragazza seria come ho fatto io?» gli chiede prima di sorridere a Alba.
«Ma se vuoi proprio saperlo, il mio fratellino è innamorato.» ridacchia la rossa.
«Cosa? No, non ascoltatela. Sta delirando.» dice Jorge prima di una risatina nervosa e di un’occhiata omicida alla sorella.
«Andiamo, Jorge, non c’è niente di male.» gli dice Alba.
«Già, è normale innamorarsi.» continua Lodo.
Ammetto che mi fa un po’ strano parlare con qualcuno che non siano Patty, Lily o i bambini dell’orfanotrofio. A scuola sono sempre stata sulle mie. Non ho mai avuto un amico se non alle elementari. Mi sento un po’ a disagio, fuori posto. Ma, d’altro canto, io sono sempre fuori posto.
«Chi è la fortunata, eh?» Lo punzecchia Facu.
«Nessuno.» risponde Jorge, alquanto infastidito. «Con voi non si può parlare.» detto questo, prende la sua roba e si allontana.
«Che ho detto?» si chiede Facu.
«Ah, non è colpa tua, Facu. Mio fratello è fatto così.»
 
Dopo pranzo, abbiamo avuto altre due ore di scuola nelle quali ho conosciuto il professore Roberto –alquanto bizzarro-, detto Beto, che insegna latino, e il professore d’arte Antonio.
«Martina, che ne dici di andare al centro commerciale oggi? Potremmo comprare qualcosa per la tua nuova camera.» Mi propone Cande.
Stiamo tornando a casa.
«Non so, non ho molti soldi…» sono molto imbarazzata.
«Non hai bisogno di soldi, li chiederemo a mia madre.»
«Cosa? No, non se ne parla.»
«Perché no? Siamo la tua famiglia adesso e i soldi sono anche i tuoi.»
Loro sono la mia famiglia.
«E va bene, mi hai convinto.»
«Fantastico! Andiamo!» Mi prende per mano per poi iniziare a correre. Non riuscirò mai a stare dietro a questa ragazza, è una forza della natura.
Una volta al centro commerciale, io e Cande ci siamo divertite un sacco a comprare peluche, una targa con il mio nome da appendere alla porta, come lo hanno lei e Jorge, un libro –Una ragione per amare- che leggerò poi, e altre piccole cose come scatole, portapenne, e altro. Mi vergogno quasi per quanto abbiamo speso per cose futili. Alla fine, quando stavamo per andare via, Cande mi ha letteralmente trascinato in un negozio di vestiti. Si può dire che mi sono completamente rifatta il guardaroba. Cande mi guardava male per ogni capo che prendevo, ma sono riuscita a convincerla, in “cambio” però ho dovuto comprare anche un vestito nero e un paio di tacchi che non metterò mai. Fantastico.
«Quel vestito ti sta un incanto, davvero. Mi ringrazierai un giorno.» Mi dice lei aprendo la porta di casa.
«Convinta tu, Scoiattolo.» Ridacchio.
«Per la milionesima volta, non chiamarmi così!» Esclama, facendomi ridere.
Entrate in casa, nel salotto troviamo Jorge ed altri due ragazzi. Stanno giocando alla play, e dalle esclamazioni non molto pulite di Jorge, capisco che è lui quello che sta perdendo.
«Buonasera!» Afferma Cande, mentre io mi limito a un cenno con la testa.
«Buonasera.» dice Jorge senza staccare gli occhi dalla televisione. Il gioco viene messo in pausa da non so chi precisamente. «Ehi!» Protesta, guardando il ragazzo dai capelli neri che si è appena alzato.
«Quindi sei tu la nuova Blanco.» Mi dice avvicinandosi. «Io sono Diego, molto piacere.» Tende il braccio per darmi la mano. Sono titubante nel prenderla. Non voglio stare a contatto con nessun ragazzo, se non Jorge.
«Martina.» Mi presento mentre Diego, capendo che non prenderò la sua mano, rilassa il braccio.
«Sei la ragazza di cui Jorge parla in continuazione! Piacere, Ruggero.» L’altro ragazzo, quello che era a terra, si avvicina presentandosi. Lui è il migliore amico di Jorge, da quanto detto da Cande. “Jorge parla in continuazione”. Perché sono così interessata dal sapere se sta dicendo la verità o meno?
«Ruggero, non dire cazzate!» Lo riprende Jorge dal divano che intanto ha ripreso a giocare.
«Scusa!» Urla il castano. «È vero!» Mi sussurra poi. Arrossisco. «Sai, Jorge, hai ragione. È davvero adorabile.» Afferma guardandomi sorridendo. Avrà notate il rossore sulle guance. Che imbarazzo, Dio.
«Okay, noi andiamo di sopra.» Cande ferma il bel quadretto e io la ringrazio mentalmente.
 
Prima di andare a dormire, esco fuori al giardino e mi stendo su una delle sedie a sdraio. Mi è sempre piaciuto stare a guardare il cielo. All’orfanotrofio mi affacciavo sempre dalla finestra e stavo lì a guardare per ore, senza un motivo, solo perché mi piaceva. Solo che qui è molto meglio, anche perché si possono vedere le stelle, dato che la villa enorme dei Blanco è situata in un posto non molto affollato.
«Ehi» Jorge si siede sulla sdraio accanto a me.
«Ehi» rispondo, senza però guardarlo, ma continuando ad ammirare il cielo.
«Che fai qui?»
«Guardo il cielo.» Lo informo.
«Uh, interessante.» Ridacchia stendendosi.
«No, è rilassante.» Spiego. «TI sei mai chiesto cosa c’è fuori il nostro mondo? Se guardi il cielo, quello che c’è fuori ti sembra rilassante, molto meglio di tutto il caos che c’è qui.»
«A che caos ti riferisci?» Cerca di capire. Ma non può. Lui non sa, e non deve sapere.
«Parlo in generale.» Invento.
«Secondo me no.» Dice, rimettendosi seduto e ruotando il busto dalla mia parte, in modo da guardarmi.
«No, cosa?»
«Non stai parlando in generale. Oggi ho notato qualcosa nei tuoi atteggiamenti. Con Damien, con Diego e Ruggero e anche con me quando ci siamo rincontrati. Con tutti noi ragazzi, sembra che hai quasi… paura.» Lo dice molto con tono molto basso, come se avesse paura di parlarne o di interferire.
«No, non è vero.»
«Hai una storia da raccontare, e io voglio ascoltarla.»
«E se io non volessi parlartene?»
«Allora aspetterò.»
«Non puoi aspettare per sempre.»
«E chi te lo dice? Posso aspettare tutto il tempo di cui hai bisogno. Aspetto sempre per le cose che mi interessano. E a me interessi tu.»
Il cuore mi batte all’impazzata. Devo andarmene prima che mi esca dal petto.
«Buonanotte, Jorge.» Mi alzo.
«Buonanotte, Martina.» E sarà davvero una buonanotte se è lui ad augurarmela.

 

*Angolo autrice*
Ehi eehi eeeehi! come va, chicos? A me tutto bene, un'altra settimana scolastica è passata, aw. Sapete che mancano solo dieci settimane alla fine dell'anno scolasticoo? Aiuuut. No, okay, parliamo del capitolo. Qui, diciamo, che stiamo entrando nel vivo della storia. Tini sarà in classe con Cande, mentre Jorge, essendo più grande di loro di poco più un anno, è invece di quinta. Conosciamo il primo "cattivo", se così si può dire, della storia: Damien. Ma vi assicuro che non porterà problemi. Non voglio che sia una di quelle solite storie dove ci sono i due innamorati e quello "cattivo" che rovina tutto, ma, diciamocelo, un bullo ci deve essere ahahahah Poi viene nominata Alcia, ma di lei non mi interessa parlarne, quindi andiamo avanti lalalala. Lodo, Alba, Facu, Diego e Ruggero sono gli amici dei nostri protagonisti aw Muoro. I Falba vincono tuuuttto. Ma la cosa che mi interessa sapere da voi è: vi è piaciuta la scena Jortini? Io l'ho trovata fjsancioadshncl e la frase finale? fcshanincajrjfca anche quella. Okay, mi sto dilungando troooppo. Quindi, al prossimo capitolo, tanti besooos. 

  
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