Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |       
Autore: Hoshi_Hime    12/03/2016    1 recensioni
L'universo è un continuo susseguirsi di avvenimenti: nascite, morti, creazioni e distruzioni.
L'universo è in costante equilibrio, il Creato si sviluppa e si espande, evolvendosi.
Stesso accade nei mondi opposti ai nostri, che sembrano tanto lontani ma allo stesso tempo sono più vicini di quanto si possa credere; una sorta di realtà a forma di clessidra: due mondi ai poli opposti, il nostro al centro, un Albero capace di generare delle vite a sorreggere il tutto.
In cima abbiamo lo Shallow World, la parte più "ricca", una monarchia, della quale i sudditi amano i regnanti, e i regnanti amano i propri sudditi come se fossero loro figli; nel mezzo, la nostra Terra, e, nel basso, il Deep World, colmo di rovine e quasi deserto, popolato solo dai Burattinai, i loro Burattini, e alcuni branchi di Keenan, creature presenti solo in quella zona.
Al centro di tutto, fonte della vita, l'Albero della vita, padre dei Bambini della Genesi.
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

❧ A the least one positive thing


Ad Ebe piaceva imparare, in compenso non le piaceva la scuola. Prima di trasferirsi dalla Grecia aveva sempre studiato a casa con le altre giovani ninfe del piccolo villaggio davanti al mare dove aveva passato la sua infanzia, ma erano in poche, mentre nello stare in una classe di quasi trenta alunni le dava ansia.
In realtà semplicemente stare nei luoghi affollati dava quasi un senso di nausea alla ragazza, la cui aveva seri problemi a interagire con gli altri. In più quel giorno le sue amiche non erano presenti, ma non era una cosa nuova, visto che come lei le due ragazze non erano umane, anzi, avevano superato l'età da scolarette già da tanto.
Per sua fortuna quel venerdì scolastico passò in fretta e la ragazza appena suonata la campanella se la filò via dalla classe, uscendo fuori mentre si sistemava la sciarpa e la cartella sulle spalle. Poco dopo dall'uscita non poté fare a meno di notare una volpe dal pelo color zafferano e sorrise.
-Uh, Amai? Perché oggi non sei venuta a scuola?-
L'animaletto sollevò il muso verso Ebe per poi stiracchiarsi le zampe e prendere le sembianze di una ragazza dal viso asiatico dai capelli corti e dello stesso colore della pelliccia.
-Ebecchi!!!- Esclamò questa saltando addosso ad Ebe che quasi quest'ultima cadde a terra, Amai era una delle poche persone più basse di lei che conosceva, ma in quella stazza minuscola contendeva energia da vendere.
-A-Attenta caschiamo entrambe così!-
La ragazza giapponese ridacchiò scrollando le spalle. -Eh? Dovresti farti più muscoli Ebecchi! Magari così la smetteresti di cadere ovunque! Comunque non sono venuta perché semplicemente non ne ho voglia! Poi ho quasi centosessanta anni, cosa mi serve andare ancora a scuola?-
Amai era una kitsune: uno spirito di volpe giapponese che, oltre a poter controllare il fuoco, aveva l'abilità di trasformarsi in volpe e cambiare le sue sembianze a proprio piacimento. Di solito usava questa sua abilità per sembrare umana, ma ora che oltre ad Ebe non c'era nessuno, era nella sua forma più libera: i capelli erano di un biondo naturale, sulle guance del viso dai tratti volpini si vedevano due tatuaggi rossi simili a graffi e gli occhi arancioni brillavano come due fiamme vive.
Una particolarità delle kitsune era che raggiungevano la loro forma più potente e matura solo dopo gli ottocento anni, questo spiegava sia l'aspetto che il carattere da ragazzina che aveva... E poi sinceramente un po' tonta lo era.
-Amai-Nee, Ebe, non dovremmo andare a pranzo?-
A richiamare l'attenzione delle due fu una voce appena udibile di una terza ragazza, anch'essa aveva il viso tipicamente asiatico, anche se i suoi lineamenti erano più dolci della sorella, e dire che fosse pallida sarebbe stato un complimento. La pelle della nuova arrivata era bianca come la neve, facendo risaltare gli occhi di un particolare rosso carminio, ma se quelli di Amai erano pieni di vita, i suoi erano senza lucentezza e totalmente privi di riflesso come pure la pupilla di una tonalità tendente al rosso ossido, Ebe aveva spesso provato a guardarla negli occhi, ma ogni volta veniva presa da una sensazione di gelo che doveva distogliere lo sguardo dopo pochi secondi. I capelli blu grigiastro, che le coronavano il viso con una frangia pari, erano lisci ed estremamente lunghi che le arrivavano alle caviglie e, al contrario della ragazza bionda che era vestita in modo molto sportivo, lei indossava una lunga gonna bluastra e un cardigan.
Come la sorella, neppure Yukiko era umana o viva, per la precisione la ragazza era infatti una Yuki-Onna, lo spettro di una fanciulla morta assiderata. Per sua sfortuna Yukiko non ricordava nulla della sua vita precedente, ma con il tempo se n'era abituata.
-Uh, ehi Yukiko! P-Puoi dire a tua sorella di staccarsi da me?-
Si lamentò Ebe, visto che la kitsune non la lasciava andare, e la nuova arrivata sospirò. -Amai, lascia andare Ebe, per favore.-
Anche di carattere le due erano l'opposto, Yukiko non alzava mai la voce ed era sempre educata e pacata, facendo chiedere alla gente come potessero andare così d'accordo.
Alla fine la ragazza volpe lasciò in pace la ninfa per avviarsi dove avrebbero pranzato. La famiglia delle ragazze infatti gestiva un hotel con ristorante, ma non un hotel qualunque, per quanto fosse quella la prima impressione, bensì era un ritrovo per esseri sovrannaturali. Il perché quella città fosse stata così popolata da esseri non umani era un mistero, ma molti davano la colpa al vecchio campanile della chiesa, ma Ebe non aveva mai capito il perché.
Le tre, non appena arrivarono al ristorante dell'albergo, si misero comode ad uno dei tavoli accanto a un paio di ragazzini, nonché gli altri due fratelli della famiglia Ameji. Il primo era Kein, un ragazzo di origine tedesca, nonché l'unico a non essere giapponese o femmina della famiglia. Apparentemente sui sedici anni, aveva occhi marrone seppia e capelli ramati e spettinati. La prima cosa che si poteva notare era la bocca del ragazzo, di solito coperta da una maschera, adesso in bella vista, visto che stava mangiando: era formata da una lunga fila di denti appuntiti e riusciva ad aprirsi molto di più di quella di un essere umano. Infatti neppure lui umano lo era, un Ghoul per la precisione, quindi riusciva tranquillamente a trangugiare di tutto, compresa la carne umana, particolarità che condivideva con la bambina seduta accanto a lui. Ragun era la più piccola, appena dieci anni in una famiglia di immortali, ma sapeva badare a se stessa la piccola kappa, spirito delle acque. Pur dall'aspetto buffo, che ricordava una rana, dalla pelle e capelli verdognoli, poteva facilmente far fuori un uomo adulto con le sue manine paffute.
Come si poteva immaginare nessuno dei quattro era veramente imparentato fra di loro, infatti erano tutti stati adottati dalla proprietaria del hotel nel corso del tempo. La donna comunque non era presente nella stanza visto che era occupata con il lavoro, l'hotel aveva una forte influenza sulla popolazione non umana del luogo, tenendola spesso fuori casa.
Amai, appena seduta accanto al il fratello, poggiò la testa sulla sua spalla in modo affetuso approfittandosene per rubagli dal piatto qualcosa da mangiare, facendo sbuffare il ragazzo che per ripicca si era messo a mordere la mano della ragazza volpe. Nota personale: mai rubare il cibo a un Ghoul.
Ebe non aveva mia parlato troppo con Kein, era un tipo di poche parole e la ninfa non voleva sforzarlo, sapeva da sé quanto desse fastidio la gente che tentava una discussione quando non si ha voglia di parlare. Al contrario, Ragun la salutò con la mano palmata mentre divorava un enorme pezzo di carne cotta, almeno questa volta, al contrario delle altre volte. Sospirò e controllò il menù anche se ormai lo conosceva quasi a memoria: la famiglia Ameji era particolare, ma si riteneva fortunata ad averli come amici.

                    ~     ~     ~

L'erboristeria era ancora chiusa e il giovane con i capelli ramati si stava prendendo tutta la calma del mondo per sistemare le ultime cose prima di aprire il negozio. A distralo fu il bussare insistente alla porta, Dominok sospirò andando ad aprire, trovandosi davanti un ragazzo.
- Ehi, Adam, era da un po' che non ci si vedeva. - Mormorò invitandolo dentro avvicinandosi alla macchinetta del caffè. - Ti va? - Adam annuì, sedendosi sullo spazio libero del balcone passandosi una mano tra i capelli scuri striati di rosso.
- Com'è che ti porti la macchina del caffè a lavoro? -
- La caffeina è diventata l'unica cosa che mi tiene in vita, mi sa. - Borbottò in risposta versando il liquido caldo nelle tazzine e passandone una al coetaneo. -Novità riguardo mio fratello? - Il moro diede un sorso e scosse la testa.
- Il branco dei Keenan si muove di continuo e di certo non si vuol far trovare sia dai burattinai che sia da noi burattini. E tu? Dovresti metterti a cercarlo sul serio se si nasconde in questa città come dici tu. - Dominok buttò giù la scura bevanda in un solo sorso lasciandosi andare ad un altro sospiro.
- Dovrei, ma non so cosa dirgli se mai lo incontrassi, non posso andare lì e dirgli: "Ehi, sono tuo fratello che non vedi da quindic'anni" ... Dai non siamo ridicoli! - Adam annuii, capiva che cosa intendesse.
- Ma devi comunque sbrigarsi, prima che lo trovino prima di te, e non sto parlando di Leonard, lui è troppo coglione per essere un pericolo... è Eva quella che mi preoccupa. -
- Non hai tutti i torti. -
- Sul fatto che Eva sia un pericolo o su che Leo sia un coglione? -
- Entrambe le cose, sinceramente. - Adam ridacchiò, posando la tazza ormai vuota sul bancone e sospirando con amarezza.
- Scusami per non avere ancora infornamzioni utili... e grazie per il caffè. - Poi controllò l'orologio, si rese conto che era fuori casa da troppo tempo. Certo, al contrario di molti burattinai, il suo padrone gli dava libero arbriteo invece di renderlo una marionetta priva di volere come accadeva agli altri burattini, ma era meglio non farlo insospettire troppo. - Beh, mi sa che devo andare adesso, meglio non far aspettare troppo il biondino... A proposito di ragazzi, tra te e quel ragazzino? - Il rosso alzò un sopracciglio, ridacchiando appena.
- Da quando ti interessono i pettegolezzi? -
- Non hai idea di quante chiacchere si sentono alla corte, e poi sono curioso. -
- Non sei la prima persona che mi fa questa domanda... In ogni caso ora mi interessa mio fratello, il resto si vedrà più avanti. - Borbottò Dominok, mettendo via le tazzine.
- Zitello. -
- Non eri di fretta tu? Fuori. - Il ragazzo con i capelli striati rise, avviandosi alla porta.
- Come vuoi, cercherò di tornare appena avrò altre info. Au revoir! - E detto ciò sgusciò via dall'erboristeria. Il negozio comunque non rimase vuoto per molto, visto l'arrivo di Lyos.
- Eccomi qui! - Esclamò con alcuni fogli in mano. - Ho fatto quello che mi hai chiesto, adesso Ebe dovrebbe essere sistemata con le bollette varie per qualche mese... Comunque, sai che se la prenderà con noi quando scoprirà che le hai pagate per lei, vero? - L'altro si limitò a fare spallucce
- Cosa potrebbe fare se si arrabbia? Non portarci più i dolci che fa? -
- Ehi! Guarda che a me piacciano! -

                    ~     ~     ~

Passare il tempo con la famiglia Ameji era un esperienza caotica, erano sì delle brave persone, ma per Ebe dopo un po' diventavano troppo confusionarie. Yukiko non smetteva di fare pessimi giochi di parole, Amai trovava doppi sensi in tutto e Ragun provava a mordere le persone, l'unico tranquillo forse era Kein, almeno finché non gli si toccava il cibo, cosa che la ragazza non si sarebbe azzardata di fare comunque.
Per questo, appena finito di mangiare, con una scusa se l'era data a gambe anche se mancava ancora un po' prima che arrivasse il suo turno alla pasticceria dove lavorava part-time. Abbastanza tempo da fare però due passi. Le piaceva passeggiare, in più ora la città era piena di decorazioni natalizie e, anche se la ragazza non festeggiava il Natale, le piaceva quell'atmosfera, ancora meglio mentre sorseggiava della cioccolata calda che al momento teneva in mano.
Ora che ci pensava però forse avrebbe dovuto comprare dei regali per Lyos e Dominok, pure per la famiglia Ameji: erano sempre così disponbili con lei! Fatto sta che la ragazza aveva sempre avuto la testa fra le nuvole e quindi, così presa dalle varie lucine e dei suoi stessi pensieri, non aveva fatto caso all'auto che stava sfrecciando accanto al marciapeide dove camminava, inzuppandola completamente di fanghiglia.
Dopo lo spavento iniziale di essere stata quasi messa sotto, l'attenzione della ragazza si sposto ai vestiti imbrattati.
- Ah?! No! Nononono! - Di certo non poteva presentarsi al lavoro così! Controllò velocemente l'ora dal cellulare, forse se correva avrebbe fatto in tempo a tornare a casa e cambiarsi. Peccato che... beh... Ebe non era una cima, quindi non le ci volle molto mentre che correva di ritrovarsi a sbattere contro qualcuno, rovesciando la cioccolata che aveva ancora con sé contro il malcapitato.
La prima reazione della ragazza fu quella di scusarsi per poi andare ancora di più nel panico: era già di fretta di suo e ci mancava solo quella! Eppure era partita bene la giornata! E la cioccolata era bollente, magari gli aveva fatto male!
- M-M-Mi dispiace! - Il ragazzo si girò appena, controllando la ragazza.
- Eh? Colpa mia, mi sono fermato in mezzo alla strada, ti sei fatta male piuttosto? - Ebe scosse la testa per poi abbassarla.
- M-Mi dispiace per la tua maglietta! E-Ero di fretta e non ti ho visto. E-E non ti sei scottato vero? S-Scusa! -
- Era una maglietta vecchia, tranquilla... e non serve che ti scusi così tante volte. - Ebe si passò imbarazzata una mano tra i capelli, tenendosi dal mormorare "scusa" per l'ennesima volta. Non era brava a parlare con la gente che non conosceva, figuriamoci poi in una situazione simile.
- Però l'ho rovinata, scu-... Ehm... N-Non ho soldi al momento per ripagarla... -
- Ho appena detto che era una vecchia maglie... -
- P-Però posso offriti in cambio qualcosa alla pasticceria dove lavoro! - Gli occhi dello sconosciuto si illuminarono in un attimo.
- Beh, ai dolci gratis non si può dire di no. - Ebe sospirò e scarabocchiò l'indirizo del negozio su un foglietto, per poi ricordarsi che fosse in ritardo.
- A-Ah! Ora devo andare, quindi... a dopo! - La ragazza corse via verso l'appartamento dove abitava, notando solo dopo essere entrata che le luci erano funzionati.
- L-LYOOOS!- Almeno una cosa positiva le era capitata... No?




Eeeehy eccoci con il secondo capitolo, e piano piano la tramasi sta formando <3 Per prima cosaringrazio Laura per avermi fatto da BetaReader <3

Se vi è piaciuta lasciate una recensione! Sono sempre gradite anche le critiche!

-Hoshi
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: Hoshi_Hime