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Autore: Darth Curunir    13/03/2016    1 recensioni
Saruman il Bianco è uno degli Istari, i cinque spiriti celesti incarnati in corpi mortali che nell'anno 1000 della Terza Era furono inviati sulla Terra di Mezzo per combattere l'Ombra. Di tutti gli Istari, Saruman è il più saggio e il più potente, ma presto verrà a conoscenza di un sentimento ben più forte del sapere o della magia: l'amore. E sullo sfondo di un Regno di Gondor vessato dalla guerra civile, lo Stregone capirà che il suo cuore ha sbagliato tutto.
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gandalf, Nuovo personaggio, Saruman
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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5.
La donna vestita di blu
 
 
 
 
 
 
Gli anni passarono. Valacar diede prova di grande coraggio nell’affrontare tutti gli scandali che affioravano sul suo conto, mentre cresceva il suo erede Eldacar. In quegli anni, Gondor era in una situazione tutta particolare: anche se era a tutti chiaro che c’era molta, troppa tensione nell’aria, la vita procedeva quasi inalterata. Era come quell’insolita quiete che precede una tempesta.
Con gli anni, Saruman iniziò a recarsi sempre meno a Gondor. Non perché non s’interessasse più agli Uomini, ma perché era occupato con gli altri Saggi. In quegli anni, infatti, Radagast il Bruno notava un’ombra sempre maggiore crescere su Dol Guldur. Più volte i Saggi dovettero riunirsi, anche se mai si giunse a una decisione definitiva.
Fra l’altro, in quegli anni accaddero altri fatti nella Terra di Mezzo. Dal 1300 in poi, gli Orchi, le crudeli creature che avevano servito Sauron, iniziarono a pullulare nelle Montagne Nebbiose, e alcuni cominciarono a costituire un problema.
Ma accadde anche un altro fatto preoccupante: nove individui misteriosi, forse maghi umani oscuri, capeggiati da un tale Re Stregone, si fecero vivi nella Terra di Mezzo. Essi si stanziarono in un regno settentrionale a nord di Arnor, il Regno di Angmar.
Da quel periodo, i Saggi si riunirono più soventemente, e molti erano gli interrogativi che si ponevano: chi erano quegli individui stanziatisi ad Angmar? Chi era davvero il Re Stregone? Bisognava preoccuparsi di costoro? Sauron si stava forse preparando a ritornare?
Alcuni proposero di attaccare Dol Guldur, altri di attaccare addirittura Angmar. Ma le ombre di quei luoghi erano quasi impenetrabili, e le presenze malefiche sapevano camuffarsi abilmente. Tant’è vero che, nonostante le numerose ricognizioni fatte a Dol Guldur da parte degli Istari, mai gli stregoni si scontrarono con spettri od Ombre.
Insomma, ora gli Istari iniziavano a sentire davvero il peso dei loro compiti.
 
Erano passati molti anni da quando Saruman non faceva visita a Gondor. Nel 1409, il Re Stregone aveva attaccato il Regno di Arnor, e si era svelata la sua vera identità: egli non era altri che il Signore dei Nazgûl, e le entità misteriose erano gli Spettri dell’Anello, i nove più temibili servitori di Sauron.
A capo di un esercito di Orchi e Uomini Selvaggi, i Nazgûl avevano attaccato il Regno di Arnor. Gli Uomini avevano saputo brillantemente resistere, anche se alcune regioni di Arnor, come il Cardolan, vennero devastate.
Ai Saggi, allora, fu chiaro che il ritorno di Sauron si stava preparando. Le pedine stavano per posizionarsi.
Così, quando nel 1431 Saruman il Bianco tornò a Osgiliath, per lui fu un vero piacere rivedere re Valacar. Dopo il loro dialogo avuto nel 1366, Saruman e il re avevano riallacciato i rapporti, e non avevano più toccato quell’argomento: non ci fu, quindi, astio nelle loro parole.
In un mattino di maggio del 1431, dicevamo, Saruman entrò a Osgiliath dalla porta occidentale. In cielo brillava il sole, e solo qualche tenue nuvoletta punteggiava il cielo. La città era in fermento come sempre: donne con ceste di cibo sottobraccio, guardie armate in ricognizione, passanti e semplici contadini. Saruman camminava, appoggiato al suo bastone, e molti dicevano “Ecco Saruman!”, “Il Saggio è tornato a Gondor!”, “Ecco l’Istar!”, e “Bentornato, Saruman il Bianco!”
Saruman procedette verso ovest, diretto verso la Casa delle Stelle, ossia il Palazzo reale. Camminando in vie fra alti palazzi, case signorili o abitazioni popolari, Saruman giunse all’Iant Rómendacil, uno dei ponti principali della città. Osgiliath, infatti, era costruita sulle due rive del Grande Fiume Anduin, e le due metà della città erano separate dal fiume. Molti ponti congiungevano le due metà di Osgiliath: l’Iant Rómendacil conduceva alla Casa delle Stelle.
Siccome il ponte passava vicino alla Piazza del Mercato (e quello era giorno di mercato), Saruman incontrò molta gente sul ponte. Ma questo non gli impedì di fermarsi a contemplare la città, uno dei momenti che preferiva.
Davanti ai suoi occhi, c’era la grande cupola della Casa delle Stelle, l’enorme Palazzo Reale. Affianco alla cupola si ergeva la Torre della Pietra, così chiamata perché custodiva uno dei sette palantíri, le Pietre Veggenti, che permettevano di guardare nel passato, nel presente e nel futuro, fabbricate dagli Elfi millenni prima. Tutt’attorno, grandi aiuole, che sembravano nascere direttamente dalle acque dell’Anduin. Se si guardava a sinistra, si vedeva la meravigliosa Tol Gilthoniel, un’isola boscosa in mezzo all’Anduin, un’autentica meraviglia per gli occhi. A destra, invece, l’imponente Rond Giliath, la Basilica di Osgiliath, meravigliosa costruzione innalzata da Isildur nella Seconda Era. E poi, palazzi alti e fusiformi, cupole dorate, meravigliose guglie luccicanti al cielo! Per non parlare poi delle acque tumultuose e azzurre del Grande Fiume! Bastava chinare lo sguardo e si vedevano sotto al Ponte meravigliose navi mercantili o da viaggio, onde spumeggianti e pesci guizzanti sotto le acque azzurre.
“Ah!” esclamò Saruman, “che meravigliosa città.”
L’Istari, appoggiandosi al bastone, iniziò a camminare verso la Casa delle Stelle, quando vide l’essere destinato a cambiare la sua esistenza.
Dall’altro lato del ponte, in direzione opposta alla sua, vide una donna. Aveva un vestito lungo blu cielo, che terminava in un pizzo sapientemente cucito. I capelli lunghi sciolti sulle spalle erano neri come la notte profonda, di un nero paragonabile solo al nero profondo degli occhi di Saruman. Ciò che più incantò Saruman erano gli occhi della donna, azzurri come la veste, come il cielo e come l’acqua dell’Anduin, gli occhi più luminosi che avesse mai visto.
Ma c’era qualcosa in quella donna, qualcosa che solo un Maia poteva vedere. Saruman osservò quegli occhi profondi, quella bocca rossa, e penetrò nell’anima della donna. Vide… ebbe come la sensazione che lui e quella donna fossero identici! Riuscì a capire che ella era molto intelligente, nonché saggia. Pareva di scandagliare la propria anima, non quella d’una sconosciuta! Vedeva, però, qualcos’altro, qualcosa che Saruman non possedeva: una gaiezza e una felicità senza eguali, un animo sereno, oltre che nobile.
Saruman si fermò lentamente, sempre fissando la donna vestita di blu. Questa gli passò affianco, e, sorridendo, fece un piccolo inchino. Saruman ebbe un fremito: la donna l’aveva riconosciuto! Eppure lui era certo di non averla mai vista a Osgiliath. Saruman, appoggiandosi al bastone, fece un grande inchino, ma nel momento in cui tentava d’aprir bocca, non riuscì a dire nulla.
La donna, con un altro sorriso lieve, chinò il capo e continuò verso ovest, finché non disparve dalla vista di Saruman. L’Istari non poteva muoversi. Lo sguardo era rimasto fisso nel punto in cui la donna se n’era andata. A Saruman pareva di essere in un altro mondo. Per un attimo si sentì leggero come si sentiva quando era in Aman. Gli parve addirittura che Osgiliath crollasse, per far posto ai paesaggi del Reame Beato. Cos’era successo? Saruman si rendeva conto di essere ridicolo, così immobile in mezzo al Ponte. Chissà, qualcuno stava forse ridendo di lui. Eppure… no, non poteva interrompere quell’attimo meraviglioso.
Ma ecco che le grandi campane della Rond Giliath suonarono le dieci del mattino. Il rintocco delle campane svegliò Saruman dal torpore, e lo stregone ebbe un fremito. Per un attimo non riuscì a capire dove si trovasse. Poi si ricordò della donna vestita di blu e… del re! Doveva vedere Valacar!
Così, Saruman procedette fino alla fine del Ponte, e arrivò davanti alla Casa delle Stelle, la meravigliosa reggia di Gondor. Saruman salutò le guardie, che lo riconobbero e lo fecero entrare. Saruman percorse corridoi e stanze ormai a lui noti, e alla fine entrò nella sala del trono.
Man mano che avanzava verso il trono di Valacar, molti dignitari lo riconoscevano e lo salutavano. Saruman rincontrò molti vecchi amici, e in un angolo della sala vide Castamir. Costui era un lontano cugino di Eldacar, nipote alla lontana di Valacar, in quanto Castamir era nipote di Calimehtar, il fratello di Rómendacil stesso.
Castamir era piuttosto giovane, ma la faccia sempre ombrosa e corrucciata, la barba nera e gli occhi impenetrabili lo facevano sembrare più vecchio. Castamir aveva un carattere piuttosto scontroso, e si raccontavano molte storie sulle presunte violenze che aveva compiuto sulle damigelle di palazzo. Ad ogni modo, Castamir era nipote di Valacar, e lo zio gli aveva assegnato la carica di Capitano della Flotta Gondoriana. Castamir aveva, dunque, un discreto potere, in quanto controllava le Navi di Gondor e i Porti di Dol Amroth e Pelargir, le due più grandi città portuali costruite dagli Uomini.
Saruman non aveva mai apprezzato Castamir. Spesso aveva parlato con lui, o l’aveva osservato, ma tutte le volte che l’Istar osservava quei freddi occhi grigi non vedeva altro che nubi e tempeste.
Saruman procedette verso il trono e qui rivide Valacar. Il re era piuttosto invecchiato, ma in lui si vedeva ancora la possanza dei re di Gondor. Valacar parlava con un ragazzo giovane e nel pieno delle forze, dal fisico atletico e dal volto sorridente. Il giovane aveva i capelli biondi abbastanza lunghi e un mantello rosso sulle spalle. Saruman si avvicinò, e subito Valacar lo riconobbe:
“Saruman, amico mio!” gridò. “Sei tornato!”
“Gli Istari hanno avuto parecchio lavoro da svolgere in questi tempi, Valacar…”
“Immagino,” disse il giovane biondo. “Con tutto quello che è accaduto ad Arnor…”
“Ma…” mormorò Saruman osservando il ragazzo, “non mi dirai mica che sei… Eldacar!”
“Esatto,” disse Valacar, “è il mio ragazzo!”
Saruman salutò Eldacar con molto piacere. Il giovane era cresciuto dall’ultima volta, e in lui era chiaro, oltre al coraggio dei Gondoriani, lo spirito valoroso degli Uomini del Nord, che, seppure meno dotti dei Gondoriani, erano molto valorosi.
Saruman dialogò un po’ con Eldacar e Valacar, poi il re gli chiese di parlargli a quattr’occhi. Saruman e Valacar entrarono in una piccola stanza adibita a ingresso della sala del trono.
“Dimmi, sire,” disse Saruman.
“Saruman, sono preoccupato per Gondor,” disse Valacar guardando fuori da una finestra. “Vedi che sono invecchiato: questo non è comune fra la mia razza. È a causa di tutto ciò che sta accadendo, se sto avvizzendo. Sento che la mia forza svanisce, e temo che fra non molto il mio regno terminerà.”
“Ti vedo ancora in forza, Valacar,” osservò Saruman.
“Non abbastanza per reggere ancora a lungo questa situazione,” disse il re. “A Gondor sta nascendo un grande male: l’intolleranza. Tu sai che io adoro la stirpe Nordica, tanto da aver sposato Vidumavi anni fa. Ma i Gondoriani sono gelosi del loro sangue, e questo li sta facendo diventare intolleranti. So che tu hai molte cose a cui pensare, e so che l’Ombra dell’Oscuro Signore è il più grande male per la Terra di Mezzo, ma ascoltami, Saruman. Anche il male interno a Gondor rischia di distruggerci.”
Valacar continuò a guardare fuori dalla finestra.
“Saruman,” disse poi rivolto all’Istari, “cosa pensi di Castamir, mio nipote?”
“Beh,” disse Saruman, “egli è un valente Uomo di Gondor e un abile ammiraglio della Flotta. Ma non credo che sia una persona di cui mi fiderei per il governo di un popolo…”
“Neanch’io, Saruman,” disse Valacar con voce profonda. “L’ho nominato ammiraglio in quanto mio nipote e in quanto abile stratega. Ma io percepisco ostilità in lui. Anche se mi riverisce ed è gentile con me, sento che lui odia gli Uomini del Nord ed Eldacar come tutti gli estremisti del Regno. Temo che quando Eldacar diventerà re, egli si ribellerà.”
“In lui c’è dell’altro che tu non vedi,” disse Saruman. “Egli brama il potere. Tu sai che io ho sempre ammirato la vostra razza, e che gli Uomini sono creature affascinanti per me. Ma in voi è troppo alta la sete di dominio. Valacar, tuo nipote Castamir è assetato di potere, oltre ogni misura.”
“Cosa pensi che possa portare questo?” chiese Valacar.
“È possibile,” disse Saruman, “è possibile che si ribellerà. Desidera il potere supremo più d’ogni altra cosa.”
“Saruman,” disse Valacar, “io mi fido di te e mi sono sempre fidato. Quando io non sarò più, e mio figlio Eldacar sarà re… ti prego, aiutalo. Lui è coraggioso e valoroso, ma avrà bisogno dell’aiuto di un Saggio. Temo che si ritroverà grandi rivolte per le mani: una larga fetta di Gondoriani non lo accetta. Aiutalo, Saruman. E diffida di Castamir.”
“Sarà fatto, maestà.”
Saruman e il re tornarono nella sala del trono. L’Istar parlò ancora un po’ con i Gondoriani, poi decise di ritirarsi. Uscito dalla Casa delle Stelle, percorse l’Iant Rómendacil in direzione delle porte di Osgiliath. Ma quando fu sul ponte si ricordò di una figura che credeva d’essersi dimenticato: la donna vestita di blu.
Per un attimo, Saruman desiderò rivederla. Si guardò attorno con aria persa, come per cercarla. Ma poi si chiese cosa stesse facendo: cosa gli era accaduto? Perché continuava a pensare a quella mortale? Egli era un Istari, un Maia incarnato, uno spirito celeste nato prima del Tempo, e il suo compito era sconfiggere il male. Perché continuava a pensare a una semplice donna?
Quella sera, Saruman si riposò a Orthanc, nel cerchio d’Isengard. Nella nera torre non faceva molto freddo in primavera inoltrata, ma quella sera Saruman non riuscì a dormire. Era scosso da brividi, e ogni tanto si alzava con il batticuore: doveva rivedere la donna vestita di blu.
Cosa stava accadendo in lui? Perché Saruman aveva questo comportamento? Per lui era inaccettabile che uno spirito celeste fosse attratto da una semplice mortale. Eppure non poteva impedirlo! Da quando aveva visto sull’Iant Rómendacil la donna vestita di blu, non poteva più togliersi il suo volto dalla mente! Era assillato, tormentato, torturato da quella donna meravigliosa. Doveva rivederla subito!  
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
SPAZIO AUTORE
In questo episodio, avete iniziato a conoscere Osgiliath, capitale di Gondor, dall’interno. La geografia della città è basata sulla ricostruzione fatta dallo studioso finlandese Sampsa Rydman, che ho trovato sul sito Lindëfirion Wiki. In quanto Tolkien non ha mai descritto con esattezza Osgiliath, ho deciso di basarmi su questa precisa e ottima descrizione della capitale gondoriana.
Abbiamo poi iniziato a conoscere un personaggio che sarà fondamentale in questa storia. E non dico altro: non vorrei mai guastare la sorpresa!  
   
 
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