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Autore: Lady Lara    13/03/2016    5 recensioni
"Anno domini MDCCXXVI XV giorno del V Mese . Diario di bordo .."
L'Irlanda e la Scozia subiscono il dominio dell'Inghilterra e le angherie di RE Guglielmo III. L'eroico pirata Captain Hook combatte la sua guerra personale. Qualcuno gli ha insegnato che si combatte per onore, per giustizia o per amore. Lui sceglierà quale uomo essere.
Chi è Lady Barbra, che lo assolda per una missione in incognito? E la donna che tutti chiamano "La Salvatrice"? Killian Jones è troppo scaltro per non capire che c'è altro oltre le apparenze.
Due anime che sanno leggersi l'un l'altra. Che succederà quando intenti e passione si incontreranno?
"Preferisco non averti che averti una sola volta e perderti per sempre .." Il dolore vissuto che rende oscuri e una nuova luce che permetterà loro di trovarsi ed amarsi anche se sembrava impossibile. Ciò che hanno fatto nella loro vita e ciò che faranno sarà per amore. Solo per amore.
Genere: Avventura, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Baelfire, Emma Swan, Henry Mills, Killian Jones/Capitan Uncino, Neal Cassidy, Neal Cassidy/Baelfire
Note: AU, Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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IL Pretendente

 

XXIII Capitolo

 

Il pretendente

 

Cornovaglia, tanto tempo fa …

Il vento di tramontana soffiava forte e scompigliava i capelli del giovane che, con lo sguardo azzurro, stava puntando verso il villaggio celta. Aveva appena lasciato il capanno al suo amico Valerius che, quel giorno, come si erano accordati, avrebbe badato al numeroso gregge in sua assenza. Gli aveva detto che sarebbe stato via poche ore e che per la notte sarebbe ritornato per finire il suo turno. In realtà il suo motivo, per tornare, era l’appuntamento con la donna che amava, avrebbe avuto molto da dirle …

La sommità del mastio romano spuntava da dietro la collina. Con il tempo, si era avuta una vera e propria commistione tra celti e romani. La maggior parte dei giovani, presenti nel villaggio, erano ormai di sangue misto. La legione romana principale si era ritirata da qualche anno e i pochi veri romani rimasti, condividevano il governo con i celti tranquillamente e con accettazione reciproca, viste le parentele create dai matrimoni misti. L’ultimo degli ufficiali nominati, che era rimasto, in quanto nato in quella terra e romano da parte di padre, si chiamava Artorius.

Galoppando con il mantello ricoperto da una grossa pelliccia di lupo, il giovane superò il colle e sotto di lui ammirò il villaggio dei suoi natali. Il movimento che vide, di bambini che si rincorrevano giocando, madri che chiamavano, uomini e donne affaccendati, gli diede un senso di benessere. Quella era la sua gente, la sua famiglia. Conosceva tutti, dal più anziano al più piccolo e tutti lo amavano e rispettavano. Uccidendo quel grosso lupo, di cui ne indossava la pelliccia, si era guadagnato il loro rispetto e un soprannome di cui nessuno ricordava più il significato ma, che nel loro dialetto gaelico, aveva a che fare con il coraggio e la forza.

Alcuni bambini gli corsero incontro ammirati e si fermarono al suo passaggio, lo conoscevano come il ragazzo più coraggioso del villaggio e il timore reverenziale, nei suoi confronti, impedì ai piccoli di proferirgli parola. Spesso quei bambini giocavano tra loro recitando la sua parte, era il loro idolo, lo sapeva e ne provò un certo orgoglio. Salutò i bambini con un sorriso e un cenno della mano e quelli, felici di quella piccola attenzione, andarono  di corsa a raccontare del privilegio avuto. Si intenerì per la loro innocente ingenuità. Ricordava di essere stato come loro e di aver avuto la stessa ammirazione per il Comandante dei Romani: Vinicius Pendràgon, l’eroico padre di Artorius.

 Vinicius, contravvenendo agli ordini ricevuti, pur di salvare i celti di quel villaggio e la donna che amava, la madre di suo figlio, aveva rischiato la sua stessa vita, in un attacco dei sassoni, ma era riuscito coraggiosamente a portare tutti in salvo e, alla fine, a ricevere un encomio d’onore dal suo generale. Da anni era morto, il prode Vinicius, ma la sua immagine riviveva nelle belle sembianze di suo figlio. Lo vide, era nel recinto dei cavalli. Stava cercando di domarne uno, splendido esemplare dalla lunga criniera bionda e il manto marrone chiaro; gli era saltato in groppa con agilità, senza redini, senza sella … semplicemente con la morsa delle cosce muscolose, sui fianchi della bestia e le mani a tenergli la criniera, portandolo al suo volere. Il giovane dai capelli bruni ammirò quella capacità, un misto di caparbietà, grande sicurezza di sé, forza fisica e senso del dominio, in un corpo statuario da guerriero. Il cavallo, domato, diventò docile ed il suo cavaliere lo portò verso la staccionata, dove aveva visto che il suo migliore amico era appena arrivato.

– Messer Lancillotto! Ti rivedo finalmente! Scommetto che mio cugino Valerius è nella radura al tuo posto! Mi spiegherai prima o poi cos’ha di speciale quella radura! Ci resti anche per più turni, possibile che preferisci le pecore alle ragazze del villaggio? Ce ne sono parecchie che piangono per te quando riparti e devi vedere come litigano tra loro, per aggiudicarsi un tuo sguardo, quando torni!

Cillian rise divertito, non poteva raccontare che la calamita, che lo teneva attratto alla radura, aveva  lunghi capelli biondi, un corpo sensuale ed era sua da quattro anni.

 – Artorius non mentire! Sei felice quando me ne vado, così le donzelle sono tutte per te e non hai rivali!

 – Amico mio, io non ho rivali comunque!

Ogni tanto l’eccessiva sicurezza di sé gli faceva fare il gradasso, ma tutto sommato, come Cillian ammise a sé stesso, Artorius in un certo senso non aveva veramente rivali. L’unico possibile rivale era proprio lui, ma gli voleva talmente bene che veramente di rado entrava in sfida con il suo migliore amico. Questo erano “Migliori Amici”, non se lo erano mai detto, ma lo sentivano entrambe.

 – Artorius ti confesso che sono tornato per un motivo preciso …

 - Inizi a interessarti a “qualcuna” più che alle pecore?

– Ma dai! Smettila con questa solfa … volevo parlarti …

- Ehi! Mi sembri parecchio serio, vieni al mastio dai! Ti offro un boccale di sidro e facciamo due chiacchiere.

Il mastio era la torre più imponente, costruita in pietra, del campo romano. Era usata come fortezza e sede del comandante. Artorius la occupava di diritto, essendo il comandante dei romani e contemporaneamente dei celti, viste le origini di sua madre.

– Madre sei in casa? Guarda chi è tornato dopo settimane!

 – Cillian! Figliolo caro, tua madre sarà felice di rivederti! Non faceva che lamentarsi questi ultimi giorni, stai troppo nella radura, ci sono altri ragazzi che ti darebbero il cambio, non è giusto che tu rischi la vita con i lupi più degli altri. È quella la preoccupazione di tua madre!

La vecchia Gerda, madre di Artorius, aveva ragione, stando lontano trascurava sua madre e immaginava che avesse di che lamentarsi, ma lui non poteva assolutamente rinunciare alla sua Gwyneth. Era così doloroso starle lontano per più tempo in inverno, ma dalla primavera all’autunno poteva tenerla tra le braccia quasi tutte le notti. Quando la missione che si erano prefissa sarebbe stata conclusa, l’avrebbe sposata e sarebbe stata sua, per il resto delle notti che la vita gli riservava.

 – Non ti preoccupare Gerda, presto farò in modo che le cose cambino e mia madre sarà più serena …

- Lo spero figliolo, lo spero!

La vecchia Gerda portò un orcio di sidro ai due giovani e un piatto di grossi biscotti che aveva appena sfornato. Salutando e benedicendo Cillian, si ritirò nell’orto, dove coltivava le verdure di stagione.

 – Hai sentito le voci sulla spada nella roccia?

 – Oh! La spada del coraggio, dell’onore e della giustizia! Si Cillian l’ho sentita! Chissà chi si è inventata questa baggianata!

– Perché dici che è una baggianata?!

– Ma dai amico! Una dea uscita dalle acque del lago che predice l’apparizione di questa roccia e che l’uomo che riuscirà ad estrarre la spada da essa, sarà il sovrano che unirà i popoli del lago!

Artorius pronunciava con pomposo scherno quelle parole, era chiaro che non aveva creduto a nulla di quanto udito. Non era uno stupido, né un credulone, era molto materialista e credeva solo a quello che vedeva.

 – Sai Artorius, anche i sassoni vanno raccontando la stessa storiella, ne ho incontrato uno lungo il lago, che aveva sconfinato e me l’ha raccontata, altrimenti in mesi di solitudine al capanno, non ne avrei saputo mai nulla. La cosa bella sai qual’ è?

 – Ah! Voglio proprio sentire!

 – Che la spada nella roccia esiste veramente!

Artorius non aveva più l’espressione di sufficienza sul viso, bensì la curiosità mista ad una luce di bramosia negli occhi.

– Tu … l’hai vista?!

– Si Amico, l’ho vista e francamente mi sono passate delle idee per la mente.

– Ossia?

 – Vera o falsa la storiella della dea, vista la venerazione che tutti qui intorno hanno delle spade, potremmo sfruttare la cosa a nostro vantaggio!

 – Che intendi?

– Celti, Sassoni e Pitti, sono riuniti in clan litigiosi, se veramente un uomo che può rappresentare le esigenze di tutti e offrirgli la soluzione, si facesse avanti, potrebbe meritare il loro rispetto e diventare loro sovrano, con la dimostrazione di un atto di coraggio, onore e forza, come quello che la spada nella roccia rappresenta.

 – Credo che quando questa storia si sarà diffusa, troveremo un via vai di pretendenti verso il luogo dove si trova … A proposito, dove si trova questa … meraviglia?

Cillian sorrise, era riuscito a catturare l’attenzione del prode romano e se quel sangue romano che gli scorreva nelle vene, non era acqua, avrebbe rivelato l’ambizione e la tendenza da dominatore che erano in lui. Una spada di quel genere e il suo significato, erano un’ottima motivazione per smuovere Artorius.

– Preso dalla curiosità, mi sono avventurato nel bosco, sono giunto fino dove il lago si insinua tra le rocce, sotto la cascata. Era lì Artorius! E devo dirti che è uno spettacolo per gli occhi! Non ho mai visto una spada come quella in vita mia, qualcosa veramente degno di un re. Sotto la roccia vi sono delle incisioni, scritte nei dialetti dei popoli che circondano il lago. È Come se quella spada fosse stata messa lì per tutti, per dare la possibilità a chiunque di riunire tutti i clan. Non voglio essere superstizioso, ma è come se in quel posto aleggiasse una magia benefica …

Artorius lo guardò tra lo scettico e il divertito

 – Una magia benefica éh?! Sei un sognatore Cillian! Ho visto tanta gente morire con la scusa di raggiungere un bene superiore … esiste solo il mero interesse amico mio! Nessuno fa niente, per nulla in cambio!

Cillian sapeva benissimo cosa intendeva Artorius, ma per lui quel punto del lago era veramente magico. Lì, la magia dell’amore lo aveva sorpreso, per la prima volta in vita sua e ancora quella magia lo teneva avvinto. Lì, quattro anni prima, aveva visto veramente una dea uscire dalle acque, lo aveva stregato immediatamente, il sentimento era stato reciproco e si erano appartenuti da subito, liberi nella loro ingenua gioventù, brucianti nel fuoco di una passione che non avevano mai conosciuto, puri nel residuo di una fanciullezza che, quel giorno, era terminata per entrambe. La sua dea si chiamava Gwyneth …

Tutto ciò che aveva organizzato, studiato nei minimi dettagli, era per amor suo. Artorius poteva essere il fautore di quella pace tra i clan ,che Cillian e Gwyneth tanto auspicavano.

– Lo so Artorius, sono meno ingenuo di quanto tu ritenga, siamo cresciuti insieme e ho visto morire la stessa gente che hai visto tu, non mi faccio illusioni! Ti posso dire, comunque, che esiste un solo uomo, tra i popoli del lago, che può riunire e pacificare tutti. Uno che gode già di grande stima, che sa cos’è il comando, conosce strategie militari e sa come combattere, uno generoso e severo allo stesso tempo, altruista quanto basta e ambizioso quel che deve … Tu Artorius. Tu sei l’uomo perfetto! Sei l’unico che vedo poter brandire quella magnifica spada! Ti condurrò dove l’ho vista, la tirerai fuori e tutti ti riconosceranno come il sovrano dei tre popoli. Sarai tu a portare la pace, ho fiducia in te, ci puoi riuscire!

Artorius, per la prima volta in vita sua, ebbe un attimo di insicurezza, rivelata dalla mano che si passò tra i capelli biondo scuro, un attimo i suoi occhi celesti persero il contatto con quelli azzurri di Cillian, si guardò intorno con un accenno di timore. Non aveva mai fallito in vita sua e il suo ego era smisurato ma, quello che Cillian suggeriva, era un compito non facile, non bastavano solo le caratteristiche descritte dal suo migliore amico, ci voleva anche fortuna e una gran faccia tosta. L’ultima sapeva tirarla fuori in ogni momento, ma la fortuna? Quella non dipendeva da lui, quanto il fato avrebbe favorito l’impresa che stava per intraprendere?

L’ambizione portò Artorius a rimpossessarsi della sua sicurezza e, con fermezza, si rivolse all’amico.

– Il tempo di indossare una tunica pulita e andiamo a vedere questo prodigio che mi hai descritto. Bisognerà fare attenzione ad altri pretendenti e sarebbe il caso di portasi  un’arma, non credi?

– Ho il mio pugnale Amico e quando avrai estratto la spada, avremo anche quella …

Pochi minuti dopo, i due aitanti giovani amici, galoppavano affiancati, dirigendosi verso il bosco, oltre la radura.

 Erano in prossimità del  Capanno e videro Valerius che affastellava legname, affianco all’uscio, per avere la possibilità di scaldarsi durante la notte; il buon giovane era convinto che dopo tutte quelle settimane passate lì, al pascolo con il gregge, Cillian non sarebbe tornato per la nottata. Non si sarebbe  meravigliato di ciò, se fosse stato così, aveva pienamente diritto di svagarsi, tra tutti i giovani del villaggio lui rifuggiva sempre i divertimenti e si rintanava lì nella radura, incurante della solitudine e dei pericoli offerti dai predatori di bestiame.

Suo cugino Artorius scese da cavallo e gli chiese se avesse sentito strane storie su una spada conficcata nella roccia.

– Stai parlando di Excalibur cugino?!

Il giovane Comandante fu infastidito che Valerius sapesse anche il nome della spada, mentre lui lo ignorava.

– Proprio di quella!

– Comunque non sono storie, esiste veramente. Vuoi sfidare la spada Artorius? Ci sono molti cavalieri che stanno provando. Ma nessuno al momento ci è riuscito!

La dichiarazione finale di suo cugino rinfocolò l’ambizione e il senso di sfida insiti in lui. Certo che avrebbe sfidato la spada! Doveva essere lui a riunire i clan! Pensò a suo padre Vinicius … ovunque fosse la sua anima, sarebbe stato sempre fiero di suo figlio e lui voleva meritare di essere il degno figlio di cotanto padre. Con un cenno a Cillian si rimisero a cavallo e galopparono fino al punto dove si trovava la spada.

 

La storia inventata da Cillian e Gwyneth aveva fatto il giro tra le genti del lago, in un batter d’occhio. Come aveva detto Valerius, molti uomini, giovani e meno, si stavano avvicendando a provare a sconfiggere Excalibur.

 

Rufus Mac Ils digrignava i denti, tra la barba bruna, lunga e incolta, mentre con enorme sforzo cercava ti tirare a sé quella lucente arma. Il collo teso, i muscoli dei grossi bicipiti che sembravano scoppiare, con le vene evidenti, sotto la pelle abbronzata. Bren e Daky, i suoi compagni, vestiti di rozze pelli e tartan a cingere i fianchi, lo schernivano ridendo.

– Rufus! Se non riesci tu con quella montagna di muscoli, possiamo essere sicuri che è un’impresa impossibile! È quasi un’ora che provi e stai diventando nero in faccia!

– Provate voi due bastardi allora! Vi pisciate sotto carogne?!

Rufus rispondeva alle provocazioni dei suoi amici con la sua solita malagrazia. I tre Pitti erano tra i più facinorosi del loro clan, forti nel corpo, ma non lo stesso nell’animo. Erano portati più alla razzia che alla vita proba. Passavano la giornata alla taverna, erano più le volte che cadevano ubriachi sotto il tavolo, che quelle in cui ritornavano a casa con le loro gambe. Non erano interessati ai nobili propositi che le incisioni nella roccia suggerivano. Avevano sentito della bellezza di quella spada, della sua fattura, con particolari in oro e la loro intenzione era di impadronirsene per ricavarne del denaro. Mentre si schernivano a vicenda, sentirono dei cavalli arrivare al galoppo e prima di avvistarli si inoltrarono tra le siepi del sottobosco, restando a guardare cosa sarebbe successo. A Rufus erano comparsi dei grossi calli all’interno delle mani, a furia di stringere e tirare l’elsa della spada e ora era curioso di vedere come si sarebbero conciati i nuovi arrivati, poiché sicuramente erano lì per quello.

I due uomini che videro smontare dai loro cavalli erano sicuramente celti, uno moro, con un accenno di barba e una pelliccia di lupo sulle ampie spalle, un bell’esemplare di lupo, una pelliccia bella calda e che poteva valere dei bei pezzi d’argento, come pensò Rufus, l’altro giovanotto, più alto di una spanna e egualmente ben piantato, era biondo, ben rasato, sicuramente aveva sangue romano nelle vene, i suoi calzari erano sandali stringati, tipici dei romani e il mantello di lana rossa era il segno del suo grado militare.

 – Mmm, un soldato romano sanguemisto e un Celta, vediamo che sanno fare …

Disse a bassa voce ai suoi due compari. Gli altri due si scambiarono uno sguardo d’intesa, il piano di Rufus gli fu subito chiaro.

 

Artorius era rimasto affascinato da quell’arma brillante, sotto il sole della tarda mattinata. Cillian ne scrutava l’espressione, il suo amico era ormai convinto, più nulla lo avrebbe distolto dall’idea di possedere quella spada. Il primo a scendere da cavallo fu proprio il romano. Con un gesto si tirò indietro sulle spalle il manto rosso, scoprendo il panciotto di pelle marrone, che portava accompagnato ad una tunica di lana grezza che gli arrivava al ginocchio. Iniziò a girare intorno alla roccia, studiandone le incisioni e osservandone la consistenza. Si chiedeva come era stato possibile inserire la spada in quella roccia, poiché, nella sua logica, era ovviamente più difficile inserirla nella roccia che estrarla. Se era entrata, doveva anche uscire! Le incisioni, effettivamente, dicevano che colui che avrebbe dimostrato coraggio, onore e giustizia, in grado di estrarre la spada, sarebbe stato scelto per riunire i popoli del lago. Era veramente degno di una simile impresa? Il suo smisurato ego vacillava ora nell’insicurezza? Artorius era un uomo capace di esaminare la propria coscienza, in realtà era molto meno sicuro di sé, rispetto a quanto dimostrava e ora, davanti a quella spada, un timore reverenziale lo stava assalendo. Cillian si avvicinò all’amico incoraggiante.

 – Cillian perché non provi tu ad estrarre la spada?

– Amico mio, non sono io quello che ha le caratteristiche giuste.

La vera modestia di Artorius e l’ammirazione per Cillian si affacciarono in quel momento e a bassa voce, quasi più a sé stesso che all’amico disse:

– In verità Cillian, credo che tu, se avessi l’ambizione e la sete di potere, aggiunte alle virtù che possiedi, saresti la persona giusta …

Preso coraggio, Artorius si pose di fronte alla roccia, alzò le mani verso l’elsa e l’afferrò saldamente, divaricando le robuste gambe muscolose e mantenendo al meglio l’equilibrio. Iniziò a tirare. La tensione muscolare e nervosa si riflettevano nella sua sudorazione, la bella fronte alta, incorniciata dai biondi capelli, che ricadevano in una corta frangia, tipica pettinatura da romano, era imperlata da piccole gocce che iniziarono a scorrergli in rigagnoli, finendo sulle folte sopracciglia.

Cillian lo guardava, in quello sforzo impossibile. Sapeva bene che non era quella la tecnica per estrarre Excalibur, ma non poteva aiutarlo troppo presto, Artorius avrebbe capito qualcosa …

La fiera espressione del giovane Comandante, iniziava a prendere le sembianze dello scoraggiamento, quello era il momento giusto per intervenire. Non doveva cedere, doveva cambiare strategia, questo gli disse Cillian.

– Sai cosa penso Artorius? In tutte le cose della vita, se una direzione ti accorgi che continua ad essere sbagliata, torni indietro …

 - Che vuoi dire Cillian?

– Io, secondo questa filosofia spiccia, ora farei il contrario di quello che hai fatto fino ad adesso!

 – Non credo di seguirti amico mio …

- Perso per perso … prova a forzarla in senso contrario, fai come se la dovessi infilare nella roccia, non sfilarla!

Artorius era meravigliato da quella strana idea, gli sembrava una contraddizione, ma contemporaneamente, stranamente logica.

 – Ma si! Perso per perso …

Concentrò il suo peso sulle mani che tenevano l’elsa, si gettò su di essa e fu come sentire uno scatto, una spinta che proporzionalmente alla forza d’impulso di partenza, desse una propulsione contraria all’arma che scattò verso le mani di Artorius, il quale, incredulo, iniziò a sfilare con cautela l’arma. Rimase veramente a bocca aperta, quando vide tutta la lunghezza della lama brillare al sole. La portò in alto, ammirando gli intagli che si diramavano lungo l’originale lama ondulata.

 

Un raggio di luce, riflesso dalla spada, colpì gli occhi dei tre pitti, i quali erano a bocca aperta non meno di Artorius. Avevano visto i due giovani girare intorno alla pietra, osservarla in ogni dettaglio, avevano visto il romano biondo afferrarla e sforzarsi all’inverosimile, li avevano visti parlottare, consigliarsi … non avevano potuto udire nulla di quanto dicessero, perché troppo distanti ma, prodigio dei prodigi, quell’uomo era riuscito ad estrarre la spada! Daky ammirato era quasi intenzionato a congratularsi con il giovane, Bren e Rufus lo trattennero per le braccia

– Ma che sei scemunito?! Vuoi perdere l’occasione di fare un bel bottino in cambio degli ideali? A noi Pitti non serve di unirci con gli altri, bastiamo a noi stessi. Ora attacchiamo quei due ragazzini e ci prendiamo la spada!

 

Cillian si congratulò con l’amico, che ancora incredulo, continuava a guardare la lama ondulata, come se fosse la donna di cui era innamorato. Avrebbero fatto sapere che la spada era stata estratta e che il pretendente al trono, presto, avrebbe fatto il giro dei clan per parlare con tutti e creare le basi per la pace. Cillian stava pianificando il da farsi con un silenzioso pretendente, quando vide un movimento tra le siepi a cui Artorius dava le spalle. In un attimo, urlando come dannati, tre uomini si gettarono fuori dal bosco, correndo minacciosi verso di loro, brandendo uno un’ascia e gli altri due le spade.

- Pitti! Artorius in guardia!

Mentre gridava all’amico l’avvertimento, Cillian, con una velocità e agilità incredibile, estrasse la spada di Artorius, che questi portava al fianco, per brandirla verso i nemici, mentre il romano continuava ad avere in mano Excalibur.

In posizione di difesa, Cillian passò davanti ad Artorius, proteggendolo con il proprio corpo. Iniziò a parare i colpi di Rufus che usava l’ascia con grande abilità. Fisicamente quell’uomo era più robusto di lui, ma gli mancava l’agilità del giovane celta. Con un rapido movimento gli sgattaiolò da sotto il braccio sinistro e con un’inclinazione della spada verso sinistra, riuscì a colpire Rufus sotto la scapola. Il colpo non trafisse il cuore, ma causò una ferita mortale all’uomo, il quale ebbe inizialmente uno scatto all’indietro per il dolore, poi, barcollando sulle due gambe, tentò di voltarsi per guardare Cillian e continuare ad attaccarlo, si mosse, ancora due passi, tremolanti, verso di lui, ma cadde da prima in ginocchio per poi finire con la faccia nell’erba, vomitando il sangue polmonare che lo stava soffocando. Ebbe un’ultima scossa e spirò.

Daky e Bren, inferociti dalla morte di Rufus, gridando le loro tipiche urla d’attacco, si fiondarono su Artorius. L’abile combattente romano seppe tener testa ai due uomini ma, ad un certo punto, il combattimento evolse in modo per lui pericoloso, nel momento che uno dei due uomini gli si ritrovò alle spalle. Cillian intervenne attaccando il tizio di fronte all’amico, urlandogli di stare in guardia all’altro alle sue spalle. Artorius, con una veloce rotazione su sé stesso, sgozzò il nemico e Cillian si liberò intanto del terzo. Si ritrovarono sporchi di schizzi di sangue dei nemici, ma loro erano illesi.

– Cillian sei stato coraggioso e altruista a pararti in mia protezione, ti ringrazio del tuo gesto e del tuo aiuto.

– Non ringraziarmi amico! Era giusto così!

 – No, Cillian, non tutti farebbero una cosa del genere, neppure per il proprio fratello. Voglio ringraziarti e con questa spada, che è costata già sangue umano, ti nomino qui, in seduta stante, mio primo cavaliere. Questo sarà il tuo titolo se riuscirò ad unire i popoli del lago e sarai il mio fedele consigliere.

Cillian non si aspettava un simile onore e ne fu felice, poi Artorius fece qualcosa che si aspettava ancor meno, rimise la spada nella roccia e chiese a Cillian di estrarla. Ovviamente ci riuscì, giustificandosi del fatto che era riuscito per aver visto l’esempio di Artorius. L’amico fece un cenno di assenso con il capo, si voltò per tornare verso i cavalli e sorrise tra sé per la bugia di Cillian.

 

 

Era notte fonda, nel capanno, seduto su un panchetto di legno, il giovane scaldava il suo corpo nudo al fuoco del focolare, illuminato dalla sua luce arancione, mentre guardava un’ultima volta i disegni che stava per gettare tra le fiamme. Una bianca e affusolata mano femminile si posò sulla sua spalla destra. Chinò verso quella mano il capo e vi depose un tenero bacio. La giovane donna lo avvolse con le braccia, poggiando alla sua schiena il proprio seno nudo, si strofinò leggermente contro la pelle liscia del ragazzo, il quale sentì i capezzoli di lei inturgidirsi a quel sensuale contatto. Anche il suo corpo iniziò a reagire al desiderio di lei.

– Come mai ti sei svegliato Cillian?

 – Volevo guardare un’ultima volta i miei disegni …

- Il tuo progetto della pietra … sono disegni molto belli … è un peccato bruciarli!

  - Devono restare segreti Gwyneth, nessuno dovrà mai sapere del meccanismo interno che ho escogitato …

Da sopra la spalla sinistra di Cillian, lei guardò il primo disegno, uno spaccato della pietra, con un meccanismo di molle che potevano trattenere la spada, incastrandone i lati ondulati della lama e scattavano al contrario premendola su una molla sottostante, liberando i blocchi agli incavi.  Diede quattro piccoli lenti baci su quella spalla, mentre Cillian gettava definitivamente i suoi disegni nel fuoco. Bruciarono velocemente, portando via per sempre il segreto che vi era celato. Gwyneth si strofinò ancora, lentamente, alla sua schiena. Ambedue assaporarono la sensazione che quel contatto gli regalava, mentre il loro corpo reagiva di conseguenza.

 – Hai freddo amore mio? Vieni qui … davanti a me Gwyneth, scaldati un po’ la schiena al fuoco …

Gwyneth obbedì, passò sul davanti e si mise a cavalcioni sulle gambe di Cillian. La strinse a sé, annullando lo spazio tra i loro toraci. Il calore di Cillian scaldò fino al cuore Gwyneth.

 – Sai amore, dovrò farmi forgiare un’armatura da Malcom. Il primo cavaliere del re deve averne una e dovrò farmi tessere un mantello, mi suggerisci un colore?

– Cillian caro, ovviamente il colore più bello del mondo …

 - Qual è secondo te?

 – L’azzurro dei tuoi occhi, amore mio!

La passione si impadronì d’entrambe nello stesso momento e le loro labbra si bevvero avidamente, mentre i loro corpi si disponevano con desiderio a raggiungere la totale unione. Cillian strinse ancora più verso il suo inguine i morbidi e sodi glutei della sua donna, che scivolò languida lungo tutta la sua turgida lunghezza. Il calore del focolare si unì al calore che il loro amore era in grado di emanare, mentre i loro movimenti e le carezze, li portarono ad attraversare le porte di un paradisiaco piacere.

 

Maine Luglio del 1726

Il fiume scorreva lento, ma il rumore, che l’acqua produceva in quello scorrere, accompagnava i sogni del Capitano Killian Jones e della Principessa Emma Swan.

Avevano avuto una giornata intensissima, tra il discorso durante il meeting che aveva rischiato l’accusa di stregoneria per Emma e poi, sulla via del ritorno, l’attacco di spie inglesi, con un tentato stupro nei confronti di quella che credevano essere una nobile scozzese, Lady Barbra.

Emma e Killian avevano combattuto fianco a fianco quel pomeriggio, erano molto affiatati e coordinati, formavano una squadra difficile da battere.

Quando avevano trovato un po’ di pace, lì, vicino alla sponda del fiume, si erano finalmente potuti concedere un momento per loro, che si era trasformato, in un attimo, in pura passione. Avevano disteso la coperta di lana sotto un frondoso albero e mentre si abbracciavano e cercavano di lenire la tensione accumulata, improvvisamente il caldo e il desiderio di appartenersi completamente, come la notte prima nel palazzo del governatorato, gli fecero sentire superflui i loro abiti. Si spogliarono, aiutandosi l’uno con l’altra, con la fretta data dall’urgenza sessuale. Fecero l’amore sotto le stelle di quella calda notte di luglio e fu spontaneo, passionale, romantico. Killian, con pazienza e generosità, sapeva come far sentire il massimo alla donna che amava ed Emma, nonostante la scarsa esperienza, grazie all’istintività della forte attrazione nei suoi confronti, aveva capito perfettamente come portarlo all’apice. Avevano imparato a conoscersi, esplorandosi vicendevolmente in modi sempre più intimi, quali solo un uomo e una donna, che sentono di appartenersi profondamente, possono permettersi, senza provare né vergogna, né ribrezzo, né senso di colpa, ma solo amore. Grazie alla dolcezza e alla sensibilità di Killian, nel modo di toccarla, baciarla e sussurrarle romanticamente i propri pensieri, Emma aveva superato il blocco che la relazione con Neal e la violenza da lui subita, le aveva provocato. Essere sua era stata la cosa più naturale, giusta e piacevole che Emma avesse mai desiderato.

Dopo quel passionale amplesso, si erano addormentati e Emma ancora era distesa sul corpo di Killian, con le sue braccia che le cingevano la schiena, mentre la tenevano avvolta alla coperta. Il primo a svegliarsi fu il Capitano che, aprendo gli occhi, sorrise felice a vedere la testa bionda di Emma poggiata sul suo petto. Fece scorrere la mano guantata sulla sua schiena, in modo leggero, mentre con la destra, le carezzava la guancia spostandole i capelli dietro l’orecchio, continuando ad accarezzarli.

 – Amore mio, tra poco spunterà l’alba, ci dobbiamo rivestire e prepararci a tornare … Emma … svegliati tesoro …

Emma dormiva beatamente, aiutata dal calore del corpo di Killian e dalla sua mano tra i capelli. Le piaceva sentire la sua mano scorrere tra di essi, lo faceva molto delicatamente e la rilassava.  Iniziò a svegliarsi, strappata ad un sogno molto piacevole.

– Mmm stavo sognando e mi sembrava così … vero …

 - Cosa stavi sognando Swan?

Le sussurrò all’orecchio Killian.

 – Stavo sognando te … noi … eravamo in un capanno, il focolare acceso … tu avevi i capelli più lunghi di così …

 - Cosa ci facevamo in questo capanno?

Emma rise e depose un bacio sul petto di Killian

 – Più o meno quello che abbiamo fatto fino ad addormentarci Killian!

 – Più … o … meno?

 Lei rise, ancora un po’ imbarazzata

 – Si può fare ancora di più?!

– La volta seguente è sempre meglio della precedente ... senti …

La sbalordì rovesciandola sulla schiena e sovrastandola. Portò la sua mano tra le gambe di lei per incoraggiarla a schiuderle di più, accarezzò il soffice monte di venere, insinuandosi con leggeri movimenti rotatori verso il suo  centro pulsante e teso, sentì che era pronta ad accoglierlo, tanto quanto lui era pronto a possederla. Fu vigoroso, sensuale nei movimenti, alternando i ritmi da veloci e profondi a lenti e carezzevoli. Emma ansimante, dovette ammettere che aveva ragione, ogni volta era meglio della precedente. Inarcò il suo corpo, rispondendo a quello del suo amato, fino ad avvolgergli le gambe intorno ai fianchi, mentre lui si portava in ginocchio, tenendola saldamente con le braccia intorno alla vita, favorendola nella possibilità di farle prendere la posizione che lei preferiva. La sua piccola dominatrice! Ambedue sempre più ansimanti, caldi e sudati, trovarono ancora il loro Paradiso.

Lo spicchio di luna era sparito, lascando spazio alla luce rosea dell’Aurora. Il fiume vicino li chiamò al bisogno di rinfrescarsi e, tenendosi per mano, come Adamo ed Eva, entrarono in quelle acque.

Emma si lamentò ridendo per il freddo dell’acqua.

 – Brrr! Killian sembrava una buona idea! Ora non ne sono più sicura, è gelida!

Killian rise divertito, sapeva benissimo quale fosse la sensazione dell’acqua di prima mattina, aveva l’abitudine, sulla sua nave, di gettarsi in mare almeno un paio di volte a settimana per nuotare, vi era abituato e sentiva meno di lei quel freddo.

 – My Love non preoccuparti, avvicinati a me, sono bollente a causa tua,  ti scalderò ancora un po’ anche in acqua, mentre ti abitui e dopo non sentirai che la carezza piacevole delle onde sulla pelle, vieni …

L’attirò a sé con la mano, la strinse al suo addome e le accarezzò la schiena, mentre l’acqua scorreva verso di loro …

- Hai ragione, va molto meglio così e con questo foulard non mi bagnerò i capelli, non abbiamo tempo per asciugarli. Dio mio Killian! Come fai ad essere così caldo anche in quest’acqua fredda?!

– A parte il fatto che sono abituato alle onde marine e a latitudini diverse, in Irlanda la temperatura è un po’ più bassa di qui, non trascurerei il fatto che tu mi sei vicina … buona parte del merito è tuo …

Si baciarono ancora, tra il fluire dell’acqua che sembrava divenire più calda tanto più vi restavano immersi, poi dovettero trovare la volontà di uscire, asciugarsi, prepararsi a partire e soprattutto non ricominciare a fare l’ amore.

Dovevano trovare il punto d’incontro con la carrozza e i compagni. Killian sistemò la sella sul cavallo, controllò i finimenti, aiutò Emma a salire, anche se non ne aveva bisogno, pur di mantenere ogni attimo che poteva, il contatto con lei, poi quel contatto lo ebbe ancora, tenendola stretta a sé, quando salì a sua volta in sella, dietro di lei. Chinò la testa sul collo di lei e, ancora, le posò un bacio sulla pelle rinfrescata dal bagno nel fiume. Lei si voltò verso di lui e teneramente gli lasciò un bacio sulla guancia. Ripartirono verso la via di casa.

 

Jefferson aveva passato quelle ore notturne insonne. Erano giunti al luogo dell’appuntamento, lì Emma avrebbe ripreso le sembianze di Lady Barbra, indossando la parrucca che gli aveva prestato e la gonna. L’orario che avevano ipotizzato era passato da diverse ore. Tre degli uomini che li avevano attaccati erano fuggiti … e se avessero incontrato Killy ed Emma? Era pur vero che quei due, avendoli visti allenarsi, erano formidabili con la spada, ma un attacco improvviso poteva essere stato letale! Un’ altra causa di ritardo poteva essere dovuto a motivi … molto più piacevoli … Non voleva impicciarsi di certe cose! Killy aveva tutto il diritto di fare ciò che voleva, se la sua Emma era dello stesso parere! Sperò che quello fosse il vero motivo. Buon per loro nel caso! Ma la tentazione, di andare incontro a quello che considerava un fratello, era stata forte.

Era in piedi, di guardia, avevano stabilito dei turni, ma la sua ansia non gli aveva dato sonno e aveva preferito far dormire i compagni tranquillamente, restando in attesa. Non avrebbe tollerato un’altra ora comunque e avrebbe allertato gli altri.

 Sentì il suono di un cavallo al trotto, le strie rosee dell’alba consentivano abbastanza di individuare la strada e fu certo, in cuore, che il cavallo che stava arrivando era quello delle due persone, per le quali sentiva un sincero affetto.

Il sospiro di sollievo gli sgorgò rumoroso dal petto

 – Fratello era ora! Un altro po’ e venivamo a cercarvi!

– Siamo stati attaccati Jeff! Tre uomini dello spionaggio inglese, ne sono sicuro, uno era quel Roland del meeting!

– Come temevo dunque! Hanno attaccato anche noi, come sospettavamo, nel corridoio tra le rocce, gli altri li abbiamo fatti fuori, ma quei tre erano riusciti a fuggire. Vi avranno cercato dopo che si sono resi conto che tu non c’eri e che la “bella donna” in carrozza ero io, non abbiamo potuto inseguirli, eravamo incastrati nel corridoio, avevano tagliato un albero e lo hanno buttato per traverso alla via, inoltre hanno preso la strada sopra il passaggio …

 - Non ti fare colpe Fox, la tua brillante idea ci ha dato comunque tempo e le cose sono andate bene, siamo sani e salvi, siamo riusciti poi a riposare qualche ora!

– Be! Dalle vostre facce si direbbe che vi siete riposati veramente bene … un sonno … molto ristoratore … vedo!

Emma sentì il rossore salirle alle guance e fu grata alla scarsa luce che impediva di farlo notare. Killian, per risposta all’amico, gli mollo un pugno alla spalla e quello lo prese ridendo, avendo avuto la conferma di ciò che sospettava. Peccato che non aveva scommesso con nessuno, se non con se stesso!

Emma, riprendendo il suo posto in carrozza,  si rimise la parrucca corvina e si riassettò al meglio la gonna da cavallerizza. Killian si rimise a cavallo e con gli altri, che si erano svegliati al rumore del cavallo, ripartirono alla volta del Governatorato.

 

 

James aveva lasciato il talamo nuziale molto presto quella mattina e, dando il bacio del buon giorno a White Margaret, si era diretto sulla torre, per vedere l’arrivo della carrozza, con a bordo la sua adorata figlia.

Regina aveva passato la notte tra le braccia del suo Robin. Nonostante l’impegno e la dedizione dell’uomo, che l’aveva amata con passione per diverso tempo, non era riuscita a rilassarsi, con la brutta sensazione che la sua piccola Emma, avesse incontrato del pericolo. Aveva piena fiducia nel Capitano Jones. Aveva visto sul suo viso l’amore e la dedizione per Emma, sapeva che avrebbe rischiato la propria vita per lei, ma purtroppo quella missione di Emma poteva avere risvolti fatali. Lo sapeva lei come lo sapevano tutti. Emma era consapevole e cosciente di ciò che era andata ad affrontare. Si alzò dal letto e si incamminò verso la torre, incontrando Margaret che aveva avuto i suoi stessi pensieri. Era veramente come se Emma fosse figlia ad entrambe. Prese la mano a Margaret e la strinse per infonderle coraggio e speranza, era la sua figliastra, anche se di pochi anni più giovane. Margaret ebbe un attimo di commozione che si riflesse negli occhi verdi, estremamente simili a quelli di Emma.

 – Vieni Regina, anche James  è sulla torre, andiamo ad aspettare insieme … Emma arriverà presto.

Fu così, fortunatamente, tutti e tre avvistarono il piccolo drappello con la carrozza, sembravano stare bene. Scesero per le scali di corsa, fecero aprire il portale del Governatorato e la carrozza con la scorta entrò.

Emma scese velocemente, felice di riabbracciare i suoi cari e con il desiderio di raccontare al padre dell’andamento della missione, era stato un successo e ne era fiera. Il Capitano Jones porse i suoi ossequi alle Signore, con un galante baciamano e scambiò una ferrea stretta di mano con il Principe Charmig che, accostandoglisi verso il capo, gli disse a bassa voce:

– Grazie di avermela riportata a casa sana e salva Capitano Jones!

 – Un onore e un dovere Eccellenza!

Il primo pensiero di Margaret fu di far ristorare gli uomini della scorta, dopo averli ringraziati uno per uno. Nelle cucine si sentiva aleggiare l’odore del pane fresco e dolciumi appena sfornati. Il lattaio aveva da poco portato il latte appena munto, burro e panna fresca. Avrebbero avuto tutto il cibo di cui abbisognavano, compreso pancetta e uova. I corsari non se lo fecero ripetere. Emma e Killian si diressero nelle loro stanze, per togliersi gli abiti impolverati e indossarne di puliti, poi avrebbero fatto colazione con la famiglia di Emma. Killian sarebbe tornato al porto con i suoi uomini, doveva controllare i rifornimenti ordinati, imbarcare la merce di Lady Barbra e preparare il ritorno a Storybrook. Dopo il pranzo, a cui Margaret lo aveva invitato calorosamente, avrebbero ripreso la via del mare. Voleva fare una sorpresa ad Emma e prima di tornare da lei per il pranzo, decise di vedere ciò che gli era necessario sulla sua nave.

 

– Allora! Miss Swan! Ci hai raccontato tutto del meeting, dell’agguato subito e, da che il tuo Capitano Jones è uscito per i suoi affari, ci hai deliziato un’altra buona ora su quanto è coraggioso, galante, valoroso, determinato, altruista, abile e un’altra mezza dozzina di aggettivi amorevoli nei suoi confronti! Tua madre aveva le stelline negli occhi e tuo padre stava per avere un attacco diabetico, infatti se ne è andato con la scusa di dover smaltire le sue pratiche in ufficio!

Regina la chiamava sempre Miss Swan quando faceva l’ironica e voleva ottenere qualche informazione in più.

 – Nonna … io ti devo ringraziare … per la cena e il ballo che hai organizzato con la mamma, la sera precedente alla nostra partenza, so perfettamente che è stata una tua idea. Siete riuscite a restituirci un momento che il destino ci aveva negato. È stato un bel gesto da parte vostra e per noi due è stato un momento molto dolce e importante!

– Quell’uomo ti ama veramente Emma! E tu figlia mia avevi bisogno di lui quanto lui di te! È stato il mio modo per aiutarti a superare il blocco che avevi … spero che sia andato tutto bene … ne sarei felice per te.

Emma sentì nuovamente il fuoco sulle guance e contemporaneamente nel cuore e nel ventre.

 – Nonna … io … avevo così paura … era qualcosa di doloroso e spaventoso per me … non immaginavo che potesse essere così meraviglioso … è stato oltre ogni mia aspettativa … sono stata felice … come mai avrei creduto … lui è … è …

 - Lo ami tanto piccola mia vero?

 – Dal profondo del cuore nonna! Ti sembrerò pazza, sdolcinata … ma è come se da prima di dodici anni fa io … lo avessi incontrato e amato … da sempre … non so spiegarmelo … a volte faccio dei sogni strani … come se fossimo in un altro tempo e in un altro luogo … scusami nonna, scusami … sono solo stupidi sogni, non far caso a quello che ho detto …

 - Si … saranno solo sogni, bambina mia, vivi la realtà Emma, vivila con tutta te stessa. Presto tornerai a Storybrook … dovrai affrontare Neal. Hai il tuo decreto di annullamento … dovrai superare altre prove e purtroppo ci saranno cose a cui dovrai rinunciare … Comunque Emma, qualsiasi cosa la vita ti riserverà, ricordati le mie parole: vai avanti, vai sempre avanti, ci sarà sempre qualcosa di importante per cui varrà la pena soffrire e lottare.

 – Sai nonna, ho ancora un compito da svolgere, lo devo a Frate Benedictus e agli studi che stiamo portando avanti …

- Stai parlando della ricerca del Rubeus Noctis Emma? Benedictus ne era ossessionato anche quando era qui! Abbiamo studiato insieme i disegni della pianta, gli avevo promesso che avrei continuato le ricerche, ho molti contadini al mio servizio, che spesso mando in spedizione alla ricerca di quell’arbusto, ma non ho trovato nulla e non ho potuto mantenere la promessa. Mi dispiace tanto doverlo deludere ancora! Scusami con lui quando torni a Storybrook.

 – Nonna … io l’ho trovato quell’arbuto … o meglio, lo ha trovato Killian con suo fratello Liam, lui morì proprio a causa del veleno delle sue spine e Killian ha detto che non mi porterà mai lì perché non vuole vedermi morire come suo fratello.

 – Gli puoi dare torto Emma cara? Ti ha ritrovata dopo anni ed è successo tra voi ciò che doveva capitare dodici anni fa, è ovvio che non vuole perderti! Come mi hai raccontato, ha già sofferto troppo, forse è ora che sia felice … insieme a te, non pensi?

 – Si, credo di si. Mi ha chiesto di andar via con lui ed Hanry, di essere la sua famiglia!

 – E tu? Lo vuoi anche tu Emma?

 – Si nonna, non chiederei di meglio, ma prima voglio concludere dei capitoli aperti della mia vita, per aprirne uno nuovo con lui e mio figlio!

– Ti auguro con tutto il mio affetto che i vostri desideri diventino realtà!

Emma e sua nonna Regina si abbracciarono. Come al solito Emma le aveva aperto il suo cuore e Regina l’aveva portata a riflettere. Ancora prove difficili l’attendevano.

 

Prima del pranzo Emma passò del tempo anche con sua madre, adorava Killian, quasi quasi Emma doveva esserne gelosa! Ma ovviamente sapeva che l’ammirazione di sua madre per il Capitano Jones era pienamente meritata. Suo padre era ancora rintanato nello studio e quando Emma entrò per scambiare alcune opinioni con lui, la prima cosa che disse fu:

- Emma ti prego, se sei venuta per parlarmi ancora del Capitano, sappi che sono molto occupato! Per altri argomenti sono a tua completa disposizione!

Emma rise e lo abbracciò forte, le sarebbe mancato il suo papà, come Margaret e Regina, ma con lui c’era un feeling speciale, era per quello che era un po’ geloso di Killian, cosa che non era mai stata per Neal. Killian era veramente quello giusto a quanto pareva!

 Parlarono dei risvolti della missione e delle conseguenze delle notizie sul piccolo Principe Carlo Stuart. I delegati delle Colonie avrebbero fatto il loro dovere, presto la campagna per restaurare gli Stuart al potere avrebbe avuto i fondi necessari, potevano contare sull’aiuto delle colonie americane!

Killian tornò puntuale per il pranzo di commiato. Aleggiava sul volto dei familiari di Emma un velo di tristezza, da quando si era sposata erano diventate rare, a causa della distanza, le volte che la potevano vedere. Killian aveva in sé un alto ideale del senso di famiglia, la sua era stata molto unita, l’idea di immaginare una figlia o un figlio lontani dal luogo di origine e dai familiari, gli sembrò intollerabile, capì il dolore dei congiunti di Emma.

Mentre mangiavano conversarono piacevolmente, lo stesso Killian, per allietare quegli sguardi tristi, si adoperò, con spirito a raccontare degli aneddoti divertenti, compresa l’esperienza del primo combattimento con Emma ed il pugno ricevuto. Vide James ridere di gusto, orgoglioso della sua selvaggia bambina. Killian omise di dire che il pugno l’aveva preso perché l’aveva baciata, come omise di dire che poi, l’aveva baciata nuovamente. Sicuramente James avrebbe smesso di ridere e l’intento di Killian era di alleggerire la pena della separazione.

 Emma chiese come stesse il piccolo Sidney, non lo aveva più visto da quando lo avevano portato al governatorato. Regina rispose felice che il piccolo si stava riprendendo, gli avevano dovuto bloccare il braccio, ma presto gli avrebbero tolto la fasciatura, mangiava e dormiva più serenamente rispetto alla prima notte che era arrivato. Killian espresse il desiderio di rivederlo prima di partire e dopo mangiato fu accontentato. Mentre uscirono in giardino, una delle cameriere che si dedicava a lui lo accompagnò da loro, il piccolo appena vide Killian gli corse incontro. Non poteva abbracciarlo con entrambe le braccia, ma fu chiaro il suo intento e Killian fu lui a prenderlo in braccio. Il piccino gli si strinse al collo e gli disse all’orecchio qualcosa che intenerì il suo sguardo, Emma se ne accorse. Gli aveva detto semplicemente “Ti voglio bene”.

 

I pochi bagagli di Lady Barbra furono sistemati in carrozza, non mancavano tra essi dei regali che Margaret e Regina inviarono ad Hanry e August. Gli abbracci furono lunghi e commoventi, Margaret non trattenne le lacrime, Regina indurì i lineamenti per non piangere e disse ad Emma di sbrigarsi ad andarsene poiché l’aveva sopportata abbastanza, strappando una risata ad Emma. James si rivolse nei saluti più a Killian che a sua figlia, prendendo da parte il Capitano:

– Killian, lei è il mio tesoro più prezioso. Ha sofferto molto e ora so che tiene molto a te. So che è un sentimento profondo e mi sembra reciproco, ti chiedo di essere accorto con lei e di proteggerla.

Killian fu altrettanto diretto e sincero con il Principe

 – Eccellenza, io amo Emma e le mie intenzioni nei suoi confronti sono serie. Tutto ciò che da ora in poi accadrà tra di noi, dipenderà sia da me quanto da lei, ho tutte le intenzioni di proteggerla!

I due uomini, si guardarono negli occhi, come per suggellare un tacito accordo e si strinsero con forza la mano. Poi James, carezzando le guance di Emma, le depose un bacio sulla fronte, il suo modo per darle la sua benedizione. Lei lo abbracciò forte nascondendo il viso sul suo petto.

Salì sulla carrozza e salutando ancora dal finestrino, si avviò con Killian verso Terra del Porto. Passarono da Granny e Ruby per i saluti, la ragazza chiese di Sidney e fu rassicurata e felice per lui, ora che aveva qualcuno che teneva a lui e lo proteggeva. Saldato anche l’ultimo conto, si avviarono; la Stella del Mattino attendeva il suo Capitano e la sua bella passeggera.

 

Eddy nervosamente andava avanti e indietro sul ponte, quella mattina lo aveva lavato due volte, si era arrampicato su e giù per le cime e aveva fatto più flessioni di quante doveva. Fu felice di rivedere Lady Barbra, il Capitano era stato quella mattina stessa sulla nave e con cipiglio severo aveva fatto un’ispezione, dopo di che, lasciando meravigliati Eddy, Bardo e Prete, rimasti tutti e tre sulla nave durante la missione, si era complimentato per come l’avevano tenuta in quei giorni di sua assenza. Eddy fu orgoglioso di sé, era stato lui a dirigere la manutenzione e le pulizie, mostrando una tendenza al comando che non si era mai notata prima. Stava iniziando a diventare sicuro di sé, molto era dovuto all’esempio del Capitano, che lo aveva forgiato e, ora, anche all’ acquisto di un fisico scultoreo. Emma notò quanto il ragazzo fosse cresciuto in quei pochi giorni. Capì anche il suo nervosismo, partire significava tornare a Storybrook e soprattutto rivedere Annie. Emma chiese di Paul Jambon, non era sul ponte e sicuramente era nel suo “regno”, la cambusa, Eddy rispose che stava pelando  cipolle, piangendo, era contento che Lady Barbra era tornata sana e salva e quella sera le avrebbe cucinato anelli fritti di cipolla, una delle golosità della Principessa.

Killian era sceso velocemente verso la sua cabina e stava tornando con la cartella del sestante a tracolla, giunto sul cassero di poppa prese il sestante e controllò la posizione. Jack rimase un po’ sorpreso, già aveva le coordinate e gli ordini, toccava a lui il turno al timone! Il vento si stava alzando, avrebbero avuto anche il suo favore.

 Emma salì a poppa a sua volta, i suoi piccioni erano stati trattati molto bene, la gabbia era pulita. Prese uno dei piccioni e gli applicò ad una zampina il messaggio che aveva scritto in codice a suo fratello, per tranquillizzarlo del successo della missione. Il messaggio riprendeva un’antica frase latina di Giulio Cesare : “Il dado è tratto”. Carezzò il piccione sul dorso e poi lo fece volare, diventò presto un puntino all’orizzonte e poi fu impossibile vederlo ancora.

 – Issare l’ancora, cazzare le rande …

Killian iniziò a dare gli ordini e i marinai nel pozzetto iniziarono le manovre necessarie. L’abbrivio era potente, le rande gonfie all’ stremo. Velocemente “La stella del mattino” lasciò Terra del Porto nel Maine e scivolando sulle onde si avviò sulla rotta del ritorno.

Dopo qualche ora di viaggio, fuori dalle acque territoriali del Maine, iniziava a calare la sera. Dalla cambusa arrivava l’odore delle cipolle fritte. Emma passeggiava sul ponte guardando in direzione di Killian, il quale era tornato verso il timone. Con voce imperiosa gridò ad un tratto alla ciurma:

 - Uomini! A breve cambio di rotta!

Gli uomini si guardarono perplessi, il Capitano prevedeva un cambio dei venti? Fox incuriosito gli chiese di rimando

– Che rotta Killy?!

Per tutta risposta Killian Jones rispose una strana rotta

– Prima stella a destra e poi dritti fino al mattino!

 Un urlo di gioia si levò tra gli uomini, l’unico che sembrava costernato era il giovane Eddy. Emma non aveva capito, ma vide la differenza nelle reazioni tra i pirati più anziani e il ragazzo. Si avvicinò ad Eddy

 – Cosa significa quello che ha detto Killian, caro Eddy?

– E’ un codice segreto per il posto dove andremo, significa che dovrò ancora aspettare un pezzo!

Mestamente il ragazzo si allontanò andando verso la cambusa. Killian prese posto al timone, Emma salì fino da lui.

 – Vieni Emma … continuiamo le nostre lezioni?

Emma gli sorrise e lui l’accolse tra le braccia e il timone. Emma posizionò le mani come Killian le aveva insegnato e lui approfittò per abbracciarla con il braccio sinistro e baciarla ancora sul collo, lei non lo avrebbe impedito più ormai. Guidarono per un po’ in silenzio, spezzandolo ogni tanto con le indicazioni del Capitano. Ad un certo momento Killian chiamò Jefferson al suo posto. Emma si tolse e mentre arrivava Fox, Killian, con una mano, provocò la rotazione totale del timone.

– Ed ora tutti a Neverland!

Emma si voltò sorpresa verso di lui, ecco cosa significava il codice di poco prima! Ecco perché Eddy avrebbe dovuto aspettare! Era l’avviso che i pirati tornavano a casa, nella loro Neverland e Eddy non avrebbe ancora rivisto la ragazza che amava.

 – Emma, so quanto tieni a trovare quel maledetto arbusto … mi fido della tua esperienza con le erbe … volevo farti una sorpresa e non te ne avevo parlato. Faremo come avevi chiesto. In un paio di settimane saremo sulla mia isola. Ora però, pretendo da te tre cose che non mi puoi negare assolutamente!

Emma lo guardò con curiosità, il suo “pretendente” ricambiò lo sguardo con il suo tipico sollevamento di sopracciglio e sguardo ammiccante.

 Che aveva in mente? Il Capitano salutò Fox, che ammiccava più di lui, poi prese per mano Emma e se la tirò dietro dirigendosi sottocoperta. Arrivarono alla porta della sua cabina, aprì e fece accomodare Emma. Il tavolo era apparecchiato con tanto di candele e fiori freschi al centro, un pensiero di Killian per lei.

– Allora mio pretendente?

– Prima cosa, pretendo che tu stia molto, molto attenta a quella pianta, non voglio che ti capiti qualcosa!

 – Questo te lo concedo …

 - Secondo, pretendo un po’ di gratitudine da parte tua!

Dicendo questo si indicò con l’ indice le labbra, usando uno sguardo furbo e malandrino. Emma guardò desiderosa quelle labbra sensuali, ma volle scherzare ancora un po’, facendogli sospirare quel bacio.

 – Non so se ne saresti all’altezza!

 – Forse sei tu che non ne sei all’altezza …

La sfida era partita ed Emma amava le sfide, afferrò con la sua solita irruenza il colletto di Killian e lo baciò con impeto, lasciandolo spiazzato, non se lo aspettava così, ma gli piacque e rispose prontamente portando la mano dietro la nuca di lei e avvicinandola di più, mentre con l’altro braccio la prendeva intorno alla vita. Il bacio fu lungo e i respiri sempre più ansimanti. Emma si distaccò, mordicchiando il mento di Killian, cosa che lo eccitò ancora di più.

 – La tua terza pretesa capitano?

Killian ancora le baciava il volto e il collo con sguardo languido

 – La mia terza pretesa Swan sei tu … ora … ti pretendo ora.

Volteggiando come in un passo di danza Killian la condusse verso il suo giaciglio, vi caddero sopra, Emma rise e Killian continuò a tempestarla di baci.

 – Killian mi sembri affamato, la cena però non è sul letto, Paul ha apparecchiato sulla tua scrivania e gli anelli di cipolla si stanno raffreddando!

– Swan, non ci posso credere! Mi sento offeso! Preferisci gli anelli di cipolla a mee?!

Con uno scatto dell’anca, mentre lui abbassava la guardia ridendo, Emma lo rovescio sulla schiena.

– No amore mio, preferisco mille volte di più te!

Fu lei a tempestarlo di baci ora, solleticandolo e facendolo ridere.

Peccato per gli anelli di cipolla, potevano aspettare! Loro no, non potevano, avevano aspettato anche troppo nella loro vita … ora era tempo di amarsi … le cipolle sarebbero state buone anche fredde, dopo … molto dopo ...

 

 

 

Angolo dell’autrice

Il prossimo capitolo si svolgerà ovviamente a Neverland, lì la seconda parte della missione di Emma.

Spero che la lettura vi sia stata gradita. Ringrazio chi vi ha voluto prestare attenzione e chi vorrà lasciare il suo commento. Se per la prossima domenica non trovate il capitolo, sarà a causa di importanti impegni lavorativi e potrei postare per la metà settimana seguente, vedremo. Per chi vede le puntate americane … be che dire … speriamo bene!

Un bacio a tutti e buona settimana.

Vostra Lara

   
 
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