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Autore: Kirale    13/03/2016    7 recensioni
A volte serve allontanarsi da chi si ama per diventare più forti e a volte, perdere qualcuno che si è sempre dato per scontato, può portare a fare chiarezza sui propri sentimenti.
Però non è detto che si sia ancora in tempo per tornare indietro.
Ambientato subito dopo la fine della sesta serie.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Camilla Baudino, Gaetano Berardi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Di nuovo Domenica e di nuovo un capitolo. Vi avviso immediatamente, questo capitolo è lungo, molto lungo perché ho voluto raccogliere le indagini quasi tutte insieme e poi, beh, scrivendo quello della prossima settimana mi sono accorta che non riesco a concludere la storia con solo altri due capitoli ma ce ne vorranno tre.
Pensavo di finire per Pasqua invece mi sa che dovrò saltare la pubblicazione per quella Domenica e andare in Aprile con i due finali.
Per il resto grazie, grazie per le risposte e i commenti all'altro capitolo, non avete idea di quanto mi aiuti ora che sto scrivendo cose pesanti e ho la voglia latente di mandare tutto a quel paese.
Non mi ammazzate per questo, ricordatevi che se me la tirate poi non saprete come va a finire.
Spero tanto che non vi annoi, lo prego ogni volta ma ora con indagini e tutto la paura è veramente enorme.
Meglio che lasci l'introduzione corta dato che il capitolo sarà extra lungo.
Come per l'altra volta, alla fine vi metto un assaggio del prossimo che è già finito.
Spero davvero tanto che mi facciate sapere cosa ne pensate!!
Buona lettura!!

 



Capitolo diciassette: On the verge of collapsing

 

La notte non voleva proprio passare.
La distanza era di poco meno di trenta metri in linea d'aria, e alle due di notte, entrambi erano svegli, con gli occhi sgranati senza riuscire a prendere sonno.

Dopo tre giorni in commissariato, Gaetano avrebbe tanto voluto dormire, invece non trovava pace in quel letto che era ormai diventato troppo vuoto.

Ma stavolta non erano solo le indagini a torturarlo.
Alcune frasi rubate quel pomeriggio gli rimbombavano nella testa.

Aveva deciso che avrebbe tenuto sotto controllo Camilla per quanto possibile, e se fino a quel giorno non ci era riuscito perché il caso lo aveva impegnato in ufficio, saperla con Michele Carpi dall'altra parte del pianerottolo, nonostante non avesse nulla a che fare con le indagini, per ovvi motivi non lo aveva fatto stare tranquillo.
Però, neanche venti minuti dopo che era entrato, lo stesso Carpi era di nuovo uscito dal palazzo e ciò gli aveva fatto tirare un sospiro di sollievo.
Sfortunatamente, la calma non era durata per molto perché poi era arrivato Marco.
In realtà, Gaetano non sapeva se stesse venendo da lui o stesse andando da Camilla, per cui per ogni evenienza, si era messo dietro la porta ad aspettare.
Da lì aveva sentito l'ascensore fermarsi e a quanto pare l'uomo neanche aveva avuto il tempo di suonare che la porta di casa Baudino si era aperta.

- Finalmente, entra, ma quanto ci hai messo? -
- C'era traffico! -

Una doccia gelida gli avrebbe mozzato il respiro meno di quelle parole.

Sabrina si era chiusa in camera, probabilmente ancora imbarazzata per il rifiuto ricevuto, per cui lui era rimasto attaccato a quell'anta come se da lì dipendesse la sua vita, contando i minuti fino a che non avesse sentito di nuovo qualche rumore.
La paura che tutto tacesse fino al mattino seguente lo attanagliava mentre voleva prendersi a schiaffi da solo.
Oltretutto, ma da quando in qua a casa di Camilla c'era questo andirivieni di uomini?
Assorto in quei pensieri cupi aveva perso la nozione del tempo.
Gli sembrava che fossero passate ore in cui era lì, seduto con la schiena appoggiata al legno, in attesa del minimo indizio che gli facesse capire cosa stava succedendo dall'altra parte del pianerottolo.

E se fosse andato?

Ma poi con che scusa?

Si era voluto allontanare lui da Camilla, non poteva presentarsi lì e chiedere cosa stessero facendo.
Mille dubbi, mille domande mentre continuava a sbattere piano la testa contro la porta.

Poi finalmente sentì delle voci.

- Grazie veramente Marco, non so come me la sarei cavata stavolta -
- Figurati...non è un granché quello che abbiamo fatto, ma ammetto che un po' mi ha ricordato i vecchi tempi -

Il peso di mille pietre lo travolse come una valanga.
Che avevano fatto?
Che cosa poteva aver ricordato a Marco i vecchi tempi?
E quel tono di Camilla...era dolce, lo aveva riconosciuto, sicuramente aveva un piccolo sorriso sulle labbra.

Cosa diavolo era successo in quella casa?

Voleva disperatamente aprire la porta, telefonare a Marco e pretendere di sapere tutto, andare a bussare a Camilla e chiudersi con lei in quella casa fino a far dimenticare ad entrambi persino come si chiamavano.
Ma non poteva farlo.
Non aveva il diritto di pretendere nulla, ci si era cacciato da solo in quella situazione, e mentre sprofondava nel burrone lei spiccava il volo.
Ecco perché non era arrabbiata con lui, ecco perché non era più come prima e stupido lui che si illudeva di ritornare insieme quando tutto quell'incubo fosse finito.
Passavano le ore ma Gaetano era rimasto imbambolato, seduto per terra con i gomiti appoggiati sulle ginocchia e le mani che gli tenevano la testa.
Quando fu ormai buio si alzò, accorgendosi di non aver neanche acceso la luce, e si trascinò in camera da letto.

Era veramente finita.

E a lei era bastato pescare dal vaso dei suoi ex per trovarne a bizzeffe a riempire il posto lasciato libero.
Mentre fissava il soffitto, ora che era notte fonda, la consapevolezza che non sarebbe mai più stato lo stesso gli fece decidere di chiedere il trasferimento via da lì.
Sì, era sicuramente meglio così, appena finita tutta la storia, avrebbe inoltrato la domanda.
Non ce la faceva a continuare ad averla di fronte e vederla con altri uomini.
E stavolta non sarebbe tornato, questa volta, sarebbe stato un trasferimento definitivo e addio.
Basta professoresse, basta amore, basta sperare l'impossibile e inseguire la felicità perché era ovvio che non era per lui.

In fondo, chi ci crede più al lieto fine

Le favole sono per i bambini e gli illusi, lui non rientrava in nessuna delle due categorie e si doveva concentrare sulla dura realtà, sul suo lavoro e nient'altro smettendola di sperare nell'impossibile.
Intanto, la prima cosa da fare era risolvere quel maledetto caso al più presto.

Ma sebbene la sua mente avesse pianificato tutto, si rigirava nel letto come un'anima in pena senza trovare pace.

Sarebbe stata l'ennesima notte in bianco.

 


Dall'altra parte del pianerottolo, un'altra anima era in pena, un'altra insonne non trovava tranquillità, anche se per motivi diversi.
Sarà stata la gravidanza, sarà stata la storia di Michele o l'aver rivisto Gaetano dopo una settimana, ma Camilla non riusciva a dormire e aveva la testa confusa.

Il vicequestore era a pezzi.

Si teneva in piedi con Dio solo sapeva quale forza di volontà, ma prima o poi sarebbe crollato e lei era assolutamente ferma nel voler scoprire nel minor tempo possibile almeno dove si nascondevano quelle persone.
Non aveva alcuna intenzione di mettersi in pericolo, non ci pensava nemmeno, sicuramente non ora, ma allo stesso tempo non accettava di perdere Gaetano.
Era arrivata ad un passo da poter avere tutto, persino l'impossibile, per poi trovarsi nello stesso giorno a doverlo perdere.

E lei non lo voleva perdere, odiava perdere.

Poche ora prima, era di nuovo stata tra le sue braccia e si era accorta con ancor più prepotenza di quanto non potesse più fare a meno di lui, di loro.
E quell'esserino che stava crescendo dentro di lei era già abbastanza furbo o furba, da farle avere un giramento nel momento giusto.
Meno male che aveva evitato l'attacco di nausea perché vomitare di nuovo sulle scarpe di Gaetano non sarebbe stato esattamente romantico, nonostante sicuramente avrebbe fatto tornare entrambi indietro di più di dieci anni.
Era anche per quel piccolo miracolo che doveva andare fino in fondo alla storia.
E qui arrivava lui, quello che a pensarci bene era stato la causa dell'infelice uscita davanti alla macchinetta di caffè dell'ospedale il giorno della nascita di sua nipote.

Michele.

No, non era possibile, va bene che le persone cambiano ma Michele in combutta con dei mafiosi era qualcosa di inconcepibile nella mente di Camilla.
Eppure mentre pensava questo, sentì distintamente la voce di Gaetano dirle che doveva smetterla di ragionare con il cuore e concentrarsi solo sui fatti.
E i fatti le dicevano che Michele era riapparso dopo un anno proprio in quei giorni.
Le dicevano anche che lui si era fatto sfuggire informazioni delle quali non sarebbe dovuto essere a conoscenza.
Infine, sempre i fatti, dimostravano che Michele stava parlando con uno dei due che erano venuti per creare problemi a Gaetano.
Tre indizi fanno una prova, come dice Agatha Christie, e tutto quello che aveva capito durante il pomeriggio decisamente non deponeva a favore dell'uomo.
Il giorno seguente si sarebbe fatta dare dal suo alunno i nomi di alcuni posti dove lei e Marco avrebbero potuto cominciare a cercare informazioni e poi Venerdì avrebbe visto Michele.
Qualsiasi fosse il suo ruolo, era chiaro che sapesse qualcosa.
Doveva riuscire a scoprire tramite lui dove erano gli altri due uomini.
Avrebbe potuto nel frattempo dire a Gaetano della macchina nera...però poi sarebbe stato un problema se lui avesse deciso di bloccarla, perché dentro ce ne stava solo uno quindi l'altro avrebbe avuto tutto il tempo per scappare, nascondersi e chiamare rinforzi.
No, non poteva dirglielo ancora, prima doveva trovare il loro nascondiglio, solo allora avrebbe informato Gaetano e non tramite una telefonata di Marco, sarebbe andata lei stessa, si sarebbe presa sicuramente una sgridata come mai prima d'ora ma poi quell'incubo sarebbe finito una volta per tutte.

Si voltò verso il comodino prendendo la foto ormai incorniciata fatta da George che ritraeva lei, Gaetano e la piccola Camilla.
Passò delicatamente le mani sul vetro come per accarezzare quell'immagine prima di portarsela al petto sospirando.

- Te lo prometto piccolino, farò diventare questa foto una realtà, e conto sul tuo aiuto eh...-

Sapeva che era assolutamente troppo presto per percepire qualsiasi cosa, ma la consapevolezza di non essere mai da sola la tranquillizzava.
Se il destino la aveva portata fino a quel punto una ragione ci doveva anche essere.
Rimise la foto al suo posto mentre Potty le si accoccolava accanto e lei piombava finalmente nel tanto agognato sonno.
 


 

La mattina dopo, a scuola, Camilla era tutt'altro che concentrata.
Aveva rivisto a macchina nera e si era accorta che, quando era uscita, proprio la stessa macchina si era mossa e la aveva seguita.
Certo, era rimasta sempre almeno cinque automobili indietro, ma la cosa la aveva agitata più di quanto si aspettasse.
Fino a quel momento infatti, la aveva vista davanti casa, non si era mai accorta di essere pedinata.
Adesso invece non c'erano dubbi.
Affacciandosi dalla sala professori senza spostare la tenda, aveva scorto quei vetri scuri fermi ad un parcheggio e i battiti del cuore erano aumentati così tanto da costringerla a sedersi e prendere un bicchiere d'acqua.
Sicuramente, anche con la lista di posti che le aveva dato il suo studente non avrebbe potuto far nulla perché andare con Marco a fare ricerche con gente che la seguiva era fuori discussione.
Per quello non gli aveva ancora mandato un messaggio, non sapeva assolutamente come fare per spostarsi senza dare nell'occhio.

Il colpo di genio le balenò in testa solo in quarta ora.
Appena la campanella suonò, uscì dall'aula e prese il cellulare.

- Renzo? Sì, sì sono io ciao, senti ho bisogno di un favore, tu oggi vai in studio senza auto perché è dal meccanico vero?-
-...-
- E il tuo studio è sempre qui vicino? -
- No, ti spiego, io devo accompagnare la mia collega Anna a fare delle spese ma andiamo con la sua macchina, non ho voglia di ripassare a prendere la mia, c'è un doppione delle chiavi da me, prima di uscire puoi passare a prenderlo così in caso oggi pomeriggio quando devi tornare a casa non sei a piedi e io mi risparmio il viaggio fino a scuola..-
-...-
- Ma che ti importa dove dobbiamo andare? Devo accompagnarla a fare dei giri, allora, sì o no? -
-...-
-...oh ecco e ci voleva tanto?-
-...-
- No scusa è che sono un po' nervosa, anzi grazie, sì poi ci vediamo stasera e passi a ridarmi le chiavi, grazie ancora eh, ciao! -
Una era fatta, a quel punto poté finalmente tirare un mezzo sospiro di sollievo.
Adesso, doveva dire a Marco di non vedersi davanti scuola, si sarebbe fatta portare da Maffei in un bar non lontano per poi partire da lì.
Dopo aver mandato il messaggio, rientrò in classe sperando veramente che tutto quel casino servisse a qualcosa.
 

Poche ore dopo, trovò l'uomo seduto fuori dal locale mentre sul volto aveva un'espressione poco convinta.
- Allora, mi spieghi perché questo cambio di programma? Se non mi sbaglio dovevo venire a prenderti a scuola - chiese mentre Camilla si sedeva e chiamava il cameriere per ordinare un panino e un' acqua minerale.
- E prima o poi mi dovrai spiegare anche il perché di questa totale astensione dagli alcolici, capisco che ci siano tanti ricordi legati al Vermouth però...-
Camilla lo guardava senza sapere da dove partire, tamburellando con le dita sul tavolo.
Fortunatamente il cameriere arrivò con l'acqua, ne bevve qualche sorso dato che la bocca era diventata secca, e questo le fece trovare abbastanza freddezza per cominciare il discorso.
Non poteva evitare di dirgli che la stavano seguendo, ma temeva che come prima cosa Marco chiamasse Gaetano o peggio, suo fratello, e mandasse tutto a monte.

Però doveva fidarsi, ormai erano in gioco, era tutto o niente.

Prese un bel respiro.

- Ecco, allora, se mi prometti di non agitarti ti spiego tutto e poi dopo oggi ti assicuro che la finiamo con queste indagini parallele...-
Marco continuava a fissarla credendo poco a quella promessa ma non avendo altra scelta se non quella di abbozzare, l'atteggiamento di Camilla certamente non lo rassicurava.
- Non mi agito, ma tu parla -
Dopo aver smesso di tamburellare, le mani di Camilla erano entrambe finite a stringere il bicchiere.
- Stamattina mi sono accorta che quella macchina nera mi ha seguito fino a scuola...-
L'uomo sgranò gli occhi e di scatto prese il telefono.
Lei, avendo immaginato quella reazione, glielo tolse immediatamente.
- No, aspetta! Te l'ho detto, dopo oggi la finiamo! -
- Camilla ma tu non ti rendi conto della situazione! Mio Dio, ti hanno seguito, sai che vuol dire? Vuol dire che quella gente sta puntando te! Dobbiamo chiamare la polizia e farti dare una scorta! Dove sono ora? Ci stanno controllando? -
Cominciò a guardarsi intorno furtivamente cercando di dare poco nell'occhio ma il tono di voce lasciava capire quanto evidentemente fosse agitato.
- Marco, calmati, non ti ho mai visto così, no non sono qui, sono uscita da dietro con un mio collega, la macchina è rimasta fuori scuola e Renzo la passerà a prendere più tardi, adesso respira, bevi dell'acqua e parliamo un attimo! -
L'uomo non fu per niente calmato da quelle parole.
- Qui la situazione è anche peggio di quello che pensavo, Gaetano mi ammazza, mio fratello mi ammazza...- poggiò i gomiti sul tavolino coprendosi la faccia con le mani.
- Ascoltami invece, guarda qui, non ho molto, ho una lista di bar frequentati da persone che potrebbero essere in un giro non proprio pulito, ce ne sono due a Falchera, due in zona Vallette e poi tre a Porta Palazzo. Andiamo lì, facciamo vedere le foto, due domande e poi via a casa, va bene? Gli diciamo che stiamo cercando questi due perché io sono la sorella di uno di loro e ho bisogno di trovarlo, facciamo questo e poi basta! -
Marco continuava a scuotere la testa, intrappolato in un vicolo cieco, era sicuro che lei, in caso di una sua risposta negativa, avrebbe fatto tutto da sola quindi tanto valeva andarle dietro almeno per evitare che si ficcasse in casini ancora peggiori, ma sapere che avevano puntato proprio Camilla era la notizia peggiore che potessero scoprire.
- E' pericoloso Camilla, se quelli capiscono che tu li stai cercando, finisce male...-
- Marco, se non li troviamo finisce male lo stesso quindi vediamo di essere un passo avanti a loro! E' vero che mi seguono, ma non sanno che me ne sono accorta dopotutto! E a noi serve una scusa per chiedere di loro!-
La guardò, sul volto lei un'espressione che non avrebbe mai saputo definire.
Si vedeva che aveva paura ma dall'altra parte c'era una decisione nelle sue parole, una fermezza nei suoi occhi come se qualcosa di più grande persino di loro la guidasse dandole il coraggio di scavalcare montagne.

Doveva veramente amarlo tantissimo e a giudicare da come era ridotto Gaetano, il sentimento era più che corrisposto.

Si domandò se nella sua vita avesse mai provato qualcosa che fosse anche solo minimamente simile a quello che univa quei due, ma anche scavando nella sua memoria non trovò nulla.
E probabilmente era logico, perché un legame come quello una volta vissuto, non si dimentica.
Ma chissà, magari aiutando loro, il kharma avrebbe girato e anche lui prima o poi avrebbe incontrato quella persona per cui rischiare persino di morire, sempre se non ce l'avesse rimessa in questa storia, la pelle.
Mentre rifletteva, il panino che aveva ordinato Camilla era arrivato e si stupì nel vedere che lei lo divorava.
- Accidenti, la situazione ti rende nervosa ma l'appetito non ti manca di certo, complimenti. Io ho lo stomaco completamente chiuso adesso...-
- Devo mangiare...- rispose senza pensare con la bocca mezza piena.
- Cosa vuol dire che devi mangiare? - la risposta lo aveva lasciato un po' sorpreso.
Camilla ebbe un piccolo sussulto, aveva parlato senza pensare.
- No è che...- prese tempo finendo di masticare il boccone - mi servono energie per risolvere questo caso e quindi devo tenermi in forza ...-
Salvataggio in angolo.
- Va bene, allora, appena hai finito ci muoviamo, giro veloce quattro chiacchiere e poi questa storia finisce, siamo intesi? -
-Intesi, perfetto, senti, io vado un attimo a comprare delle barrette al cioccolato... -
Senza aspettare risposta Camilla si alzò dal tavolo andando verso la cassa del bar.
Marco la guardava un po' stupito.
- Ma come farà a mangiare sapendo di essere nel mirino di dei malviventi...mah, contenta lei...-

 

Si mossero poco dopo decidendo di partire da Falchera, i due bar da controllare erano veramente abitati dalla meno raccomandabile gente che avessero mai visto, ma complice il fatto che Camilla era perfettamente entrata nel personaggio, le risposte che ricevevano sembravano sincere. Probabilmente giovava anche che non sembrassero poliziotti, senza contare la capacità interpretativa di Camilla che come sorella disperata si sarebbe meritata l'Oscar, quindi invece di diffidenza, certo, non incontravano compassione, ma neanche un muro insormontabile.
Il problema grosso però era che nessuno sapeva niente, e questo valse sia per Falchera che per la zona delle Vallette.

La situazione si stava facendo sempre più nera.

Mentre si avviavano a Porta Palazzo per controllare gli ultimi tre bar ancora sulla lista, Marco guardava Camilla che aveva comprato nuovamente barrette al cioccolato e ne mangiava in continuazione.
- Secondo me è fame nervosa...-
Camilla tossì leggermente deglutendo a forza, ci mancava solo che si strozzasse.
- Sì...e ti credo con questa situazione, due posti, due buchi nell'acqua...-
Parcheggiarono vicino al mercato cercando negli altri tre bar ma sfortunatamente anche lì non riuscirono a trovare nemmeno una persona che avesse visto gli uomini ritratti in quelle foto.
Camilla, uscita dall'ultimo posto aveva l'umore quasi sotto ai piedi.
Non avevano fatto neanche mezzo passo avanti e sicuramente Marco dopo questo avrebbe voluto chiamare in commissariato.
Infatti, come volevasi dimostrare, mentre lei sperava in un aiuto divino, vide l'uomo che stava già apprestandosi a prendere il cellulare.
- Che fai? - chiese insospettita.
- Quello che avrei dovuto fare già da un po', chiamo il tuo Gaetano e gli racconto tutto, compresa la storia della macchina...-
- Marco aspetta un attimo, io pens..-
 

- Professoressa? Professoressa Baudino? -
Al sentire il suo nome Camilla si voltò.
- Idris? -

Erano passati alcuni anni ormai, ma non si sarebbe mai dimenticata di Idris, quel ragazzo così problematico dal padre violento che era stato persino coinvolto in un caso di omicidio e per cui lei era finita con Gaetano legata in un armadio.

Va bene, quello non era stato poi così spiacevole.

Vide il suo ex alunno andarle incontro e si abbracciarono davanti a Marco che guardava la scena senza capirci nulla.
- Ma tu lavori ancora qui? -
- Vengo a dare una mano al fruttivendolo, vivo ancora con mia madre da Sabrina ma mi fa piacere poter comunque aiutare, faccio qualche lavoretto qua e là ma sto anche studiando eh prof...sono solo un po' fuori corso...-
Quanto le faceva piacere rivedere i vecchi alunni, ritornare indietro nel tempo e ricordarsi del primo anno in cui si era trasferita a Torino.
- Ma lei invece qui che ci fa prof?-
- Eh...io...- ma si, tanto provare non costava nulla, tirò fuori le due foto dalla borsa - stavo cercando notizie su queste due persone...- disse porgendo le foto al ragazzo.
Quando lui le prese, il sorriso gli scomparì immediatamente dalle labbra e il suo sguardo diventò preoccupato.
- Prof...che vuole lei da questi due? -
Camilla scattò, lo prese per le braccia guardandolo negli occhi.
- Tu...li conosci? Li hai visti? -
Idris si guardò intorno.
- Non qui...-
Camilla si girò verso Marco, forse, ma proprio forse, non era completamente persa la speranza.
- Senti, ti riportiamo a casa con la macchina se hai finito, così parliamo lì, va bene? -
Il ragazzo annui anche se la sua espressione non prometteva nulla di buono.

I tre entrarono nell'auto di Marco e Idris spiegò all'uomo come arrivare a casa sua, visto che non era pratico della città.
Camilla si era seduta dietro con con lui mentre gli teneva davanti le foto e lo guardava in trepidante attesa.
- Idris, che mi sai dire di questi? -
Il ragazzo sospirò e assunse un'aria cupa.
- Io so che sono persone senza scrupoli, ma quando dico questo, non voglio dire la gente poco raccomandabile che conosce lei prof, dico persone che ammazzano a sangue freddo, quelli che persino i criminali di Torino tendono ad evitare...-
- Dove li hai visti? -
- Ero in un locale ai Murazzi, lavoro anche lì due volte alla settimana, faccio le pulizie quando sono chiusi e... alcune settimane fa, mentre io ero dietro al bancone a sistemare le bottiglie, sono entrati questi due che sembrava conoscessero il mio capo e gli hanno chiesto se non sapeva di qualche palazzo o posto abbandonato a Torino, perché avevano delle faccende di cui disporre.-
Il sudore freddo sulla schiena di Camilla e il leggero tremolio delle sue spalle erano l'unica spia che il racconto di Idris la stava terrorizzando.
- E il tuo capo...che ha detto? -
Il ragazzo sembrava estremamente restio a parlare.
- Professoressa, ma perché lo vuole sapere? Lei deve stare lontana da questa gente, ha capito? -
- Voglio che la polizia li trovi, ti prego Idris...se sai qualcosa, dimmelo - e la sua voce lo stava veramente implorando.
Il ragazzo scosse la testa.
- Non so molto altro, a parte che il mio capo gli disse che c'erano degli edifici abbandonati proprio ai Murazzi, tra i vari locali che erano stati chiusi di recente, e che in caso se avevano delle cose da sbrigare potevano farsi un giro lì...-
Camilla e Marco si scambiarono uno sguardo, era tutto quello che volevano.
Lasciando Idris sotto casa sua, il ragazzo prima di andarsene si voltò a guardare Camilla.
- Prof mi dia ascolto, stia lontano da quei tipi, la prego...-
- Stai tranquillo Idris...e grazie veramente di tutto.-
Mettendo in moto la macchina, Camilla vide Marco prendere l'auricolare.
- E adesso, facciamo la chiamata...-
Camilla staccò il cellulare di Marco dall'auricolare senza che lui potesse fare nulla per fermarla, dato che stava guidando.
- No, non sappiamo ancora abbastanza, i Murazzi non è quasi niente...dobbiamo andare lì..-
- Non se ne parla nemmeno! - e questa volta Marco aveva alzato la voce prima di accostare e fermare la macchina.
- Lo hai sentito il tuo ex alunno, persino lui che mi sembra si trovi a suo agio in certi ambienti non era affatto tranquillo. -
- Marco, ti rendi conto che se fanno una retata ai Murazzi, prima di trovare il luogo giusto, quelli potrebbero essere scappati? Non dobbiamo fare tanto, facciamo solo un giro a guardare quali sono gli edifici che in questo momento non vengono usati.-
Lo sguardo di Camilla si era tramutato in implorante, era una Camilla dalle mille facce quella che gli si stava presentando da quando era arrivato a Torino, una donna che lui non conosceva, o forse proprio quella città gli stava dando la possibilità di capire quello che lei era sempre stata.

Non era convinto, stavolta si stavano avvicinando troppo al fuoco, però nella mente la vocina continuava a ripetergli che se avesse detto di no lei avrebbe trovato il modo di andarci da sola pure se costretta agli arresti domiciliari.
Si passò una mano tra i capelli sconsolato.
La prossima volta che avrebbe deciso di innamorarsi di una donna, sarebbe di certo stato qualcuno di meno testardo e incline a mettersi nei guai, questa era l'unica promessa che fece a se stesso.

- Io domani non posso...- rispose sconfitto per l'ennesima volta.

- Facciamo Venerdì - rispose lei - a pranzo sono impegnata ma verso le tre dovrei finire, ci vediamo sempre in quel bar, farò in modo di non farmi seguire, e dopo assolutamente chiamiamo la polizia.-
- Promettimelo, ma sul serio.-
- Te lo prometto - e stavolta era convinta di quello che diceva, era ancora scossa da un leggero tremore che per una volta non era solo adrenalina, sapeva che era pericoloso ma ora che erano ad un passo non poteva coinvolgere la polizia, avrebbe dato troppo nell'occhio.
Qualsiasi cosa avessero scoperto, lo avrebbe riferito a Gaetano e qualunque fosse stata la sua reazione, almeno avrebbe avuto un punto da cui ripartire, anche se poi, con l'altra notizia che gli doveva dare...
- Gaetano mi ammazza...cioè forse non mi ammazza ma stavolta non me la caverò così facilmente...-
Marco la guardò e nonostante tutto una mezza risata gli sfuggì, Camilla non si era neanche accorta di aver parlato ad alta voce.
- Beh, tu non verrai ammazzata, anche se non garantisco per mio fratello, io comunque vengo ammazzato in ogni caso, ricordati di portarmi i fiori sulla tomba...-
La donna lo guardò sorpresa anche se poi sospirò.

Era vero, Marco stava messo molto peggio di lei.

- Grazie veramente, se non ci fossi stato tu...-
- Speriamo che un giorno possa trovarlo anche io un amore come il vostro...-
Lei non rispose, un po' perché ad accettarlo quell'amore ci aveva messo dieci anni perdendo una marea di tempo, e poi anche perché le era difficile trovare le parole giuste per lui.
Dopo averlo mollato in mezzo ad una strada, dopo aver chiuso ogni tipo di comunicazione, si erano rivisti e lo aveva coinvolto in una situazione pericolosa dove Marco non ci avrebbe guadagnato nulla.
- Lo ho sempre saputo che eri una brava persona...un po' troppo frivolo ma qualcuno che se può aiuta chi ne ha bisogno...-
- Non ti illudere...sono cattivissimo...- rispose facendo una faccia truce per smorzare un po' l'atmosfera troppo sentimentale che si stava creando.
Lei sicuramente era sincera e disinteressata nel dirgli quelle cose, ma dopo averla amata a lui non faceva bene sentirle.

Arrivarono sotto casa di Camilla ed entrarono con la macchina dentro il condominio.
- Senti, sali un secondo che ti offro qualcosa da bere dai, mi hai scarrozzato per la città almeno un caffè lo posso fare...-
Marco sorrise guardando fuori.
- Ma sì, l'ultimo caffè prima che il tuo vicequestore mi strozzi...direi che me lo merito no? -
Le scappò una risata che per quella volta contagiò anche l'uomo.
Uscirono dalla macchina senza accorgersi dei due occhi che li guardavano quasi sconvolti.

- Camilla??-

Nell'udire quella voce la donna sussultò.
- Renzo? -
L'architetto aveva uno sguardo scioccato, gli occhi andavano dalla donna, all'individuo che era con lei e che gli ricordava veramente troppo una vecchia conoscenza di Roma.
La bocca era rimasta semi aperta mentre si puliva gli occhiali e li rimetteva sperando di aver avuto un incubo.
- E lui che ci fa qui? - chiese indicandolo col dito come si fa con qualcosa di fastidioso.
- Accidenti che accoglienza, è un piacere rivederti Renzo...-
Senza nemmeno calcolare l'intervento di Marco, l'architetto continuò a fissare Camilla.
- Ma Gaetano lo sa? -
La professoressa sentì nella testa tanti campanelli d'allarme.
- Che vuol dire questa domanda? - chiese sorpresa come se Renzo potesse pensare che ci fosse qualcosa tra lei e Marco.
- Beh insomma, vedervi uscire insieme sorridendo da una macchina...Livietta che mi dice che non vede Gaetano a casa vostra da un po'...uno che deve pensare? Oltretutto tu non eri a fare spese con una collega?-

E da quando in qua persino Renzo era bravo a fare deduzioni?
Sentiva che le sarebbe venuto il mal di testa.

- Intanto Renzo, con tutto il rispetto ma dovresti farti gli affari tuoi, e poi che cavolo di uscite fai, Gaetano e Marco si conoscono, si sono conosciuti a Roma...-
La faccia di Renzo era incredula.
- Sì va bene, ma Gaetano, di lui...qui, adesso...lo sa? - aveva posto la domanda muovendo il dito quasi a mimare tutta la situazione.
Camilla e Marco si guardarono indecisi su cosa rispondere e ciò non piacque per nulla all'uomo.
- Ripeto nuovamente, allora, Gaetano, lo sa? -

- Sapere cosa? -

Una terza voce maschile familiare a tutti i presenti li fece voltare e Camilla stavolta si gelò all'istante.

Certo che a volte la vita ti mette in mezzo a dei momenti in cui vorresti solo scomparire.
Dietro di loro, era apparso in condizioni leggermente migliori del giorno prima, ma sempre orribili, proprio Gaetano che sentendo il suo nome si era avvicinato a quell'inusuale gruppo.
 

Era rientrato solo per cambiarsi e aveva visto i tre da lontano scuotendo la testa al pensiero di un ennesimo uomo di Camilla al quale lei era in qualche modo ancora legata.
Avrebbe volentieri evitato quell'incontro, ma udire il suo nome sulla bocca di Renzo lo aveva incuriosito.
Adesso che sentiva su di sé tre paia di occhi si stava però pentendo di quell'idea.
Aveva lottato contro troppa gente per Camilla, ritrovarsi a far parte di quell'improbabile quadrato, anzi, pentagono se aggiungevano pure il seguace di La Touche, era qualcosa che voleva evitare.

Era stanco e disilluso.

Ogni volta che la vedeva era come se sentisse una morsa stringergli il cuore, oltretutto insieme a Marco, di nuovo.
E che cos'è che doveva sapere?
Di che parlava Renzo?
Da una parte avrebbe voluto scoprire tutto, dall'altra non era sicuro di voler conoscere la risposta.
Ci fu un attimo in cui tutti si guardarono senza proferire parola, la prima voce a parlare fu quella di Renzo.
- No Gaetano, chiedevo a Camilla se tu sapevi...di loro - ripeté indicando sia Marco che Camilla.
Se il vicequestore fosse stato colpito dalla domanda non si capì immediatamente.
Rimase per un attimo bloccato, mille pensieri in testa, tra la conversazione ascoltata il giorno prima e la domanda di Renzo, se qualcuno gli avesse piantato un coltello nello sterno sarebbe stato meglio.
Camilla si trovava nella stessa situazione, solo che a paralizzarla era la paura.
Il terrore che lui fraintendesse le parole di Renzo, che si facesse strane idee.
Ufficialmente il vicequestore la aveva lasciata e lei poteva tranquillamente vedere chi voleva, quindi sapeva benissimo che lui sarebbe stato propenso a credere che si stesse facendo consolare da Marco.

E ci mancava solo quello.

Vide Gaetano aprire la bocca per rispondere ma non lo lasciò parlare cominciando lei.
- Renzo, non c'è niente da sapere, io e Marco ci siamo visti per prendere qualcosa insieme dato che non ci vedevamo da anni e sai benissimo come è finita a Roma tra me e lui, questo è tutto! -
- E scusami, perché mi hai detto che dovevi andare a fare spese con una tua collega se invece uscivi con lui?-
Continuò imperterrito Renzo mentre Gaetano guardava da lui a Camilla con aria interrogativa in cerca di risposte.
- Ma io Marco lo ho incontrato per caso più tardi...- questa era veramente la scusa più bieca che potesse trovare, solo che non poteva dire la verità!
Per ora invece tutto quello che Gaetano aveva registrato era che Camilla aveva detto a Renzo che vedeva una collega mentre invece era uscita con Marco.

Dopo ciò che era successo, quella rivelazione fu come il colpo di grazia, dovette fare ricorso a tutta la forza che aveva per evitare di girare i tacchi e andarsene, ma di certo non poteva comportarsi come una ragazzina abbandonata dal fidanzato, per cui rimase lì, con la mascella rigida e i pugni chiusi.
Evidentemente Camilla non aveva ancora detto a Renzo che cosa era successo tra loro, un altro compito ingrato che a quanto pare sarebbe toccato a lui e in quel preciso momento.
Raccolse tutte le sue forze e prese un bel respiro sperando che la voce non gli tremasse.
- Vedi Renzo, il fatto è che io...-
- Che Gaetano sapeva benissimo di Marco in città perché suo fratello sta conducendo un'indagine con la questura di Torino. Io e Marco ci siamo incontrati per caso questo pomeriggio e mi ha riaccompagnato a casa, Gaetano non sapeva che ci saremmo visti perché non era premeditato, ora...- dopo aver detto tutto in un solo fiato si voltò verso Marco - noi ci sentiamo per quell'ultima cosa da sistemare... - poi guardò Renzo - tu puoi ridarmi le chiavi quando ti è più comodo, - infine i suoi occhi incontrarono Gaetano per un attimo, prima che lo prendesse per un braccio - e noi dobbiamo andare che tu hai un aspetto orribile...- quest'ultima parte venne detta in modo meno deciso del resto, ma sperava disperatamente che lui non si sottraesse.

E sarà stato il tocco delle sue mani forse, ma gli occhi incupiti di Gaetano la guardarono sorpresi mentre lei gentilmente lo accompagnava verso il loro portone lasciando Marco e Renzo a fissare Camilla che quasi trascinava via il vicequestore.
- Ciao! -
Fu l'ultima cosa che i due uomini sentirono prima di vederli scomparire.
Un'occhiata guardinga di entrambi, un cenno con la testa di Marco, e poi anche lui si allontanò mentre Renzo ancora non aveva capito che cosa fosse successo.
 

Quando si bloccarono davanti all'ascensore, Gaetano la guardava quasi smarrito mentre lei aveva gli occhi fissi nel vuoto, come se avesse qualcosa da dire ma non sapesse da dove partire.
Nessuno dei due si accorse che Camilla non aveva staccato le mani e il suo braccio automaticamente si era piegato per farla appoggiare.
Era un riflesso inconscio, si adeguavano l'uno all'altra senza bisogno di dirsi niente.
Non sapevano cosa fare, dire qualsiasi cosa avrebbe fatto tornare entrambi ad una realtà che nessuno dei due accettava, ma di certo non potevano neanche starsene davanti ad un ascensore senza neanche chiamarlo.
Fu lui a spingere quel pulsante, facendola risvegliare dallo stato in cui era entrata.
Appena si accorse che lo stava ancora tenendo per il braccio, lentamente si staccò, ed entrambi sentirono come se qualcosa fosse venuto a mancare.
Camilla guardò per terra.
- Scusa se mi sono intromessa...- cominciò senza riuscire a guardarlo negli occhi.
Ma tanto neanche lui ci riusciva.
- Come mai Renzo non sa che...- che ci siamo lasciati, questo voleva dire ma non era impossibile farle uscire quelle parole.
- E' che...ancora non lo ho detto a nessuno perché...non sapevo come..- era una tortura per lei - non sapevo come spiegarglielo dato che non avevamo mai dato l'idea che ci fosse qualche...qualche problema.-
Era troppo doloroso dirlo, era troppo difficile.

E infatti non c'era nessun problema...sono io il problema...

Gaetano era sull'orlo del precipizio, la voce di Camilla tremava e sapeva che anche la sua non era da meno, avrebbe voluto dirle un milione di cose, poi l'ascensore arrivò e lui le aprì la porta per farla entrare.
Il momento peggiore fu proprio lì, in quegli interminabili minuti in cui Camilla si aspettava che parlasse mentre Gaetano voleva solo premere quel bottone rosso, bloccare l'ascensore e tenerla lì dentro con lui senza uscire più.
Ma non poteva fare nulla di tutto questo e anzi, come se non bastasse, le parole che aveva sentito il giorno prima, quei ringraziamenti a Marco, gli fecero acquistare un sarcasmo che non sapeva neanche lui di possedere e per un attimo, tutto il resto svanì.
- Beh, mi pare che la cosa non sia molto complicata dato che hai fatto presto a trovare un sostituto...-

Aspetta un secondo.

Camilla sgranò gli occhi scioccata e d'istinto spinse quel pulsante rosso.
- Che cosa vorrebbe dire questo? -
La sua voce era molto più alta del solito e sentiva il sangue salirle alla testa.
- Camilla ma che fai? Sei completamente impazzita? -
Gaetano tentò di premere di nuovo il pulsante ma lei aveva messo la sua mano proprio lì.
- Rispondimi prima, che cosa vuol dire quell'osservazione? -
I suoi occhi nocciola gli stavano entrando dentro con una rabbia che non aveva mai visto.
Sembrava sul punto di urlargli un “Come osi dirmi una cosa del genere?” e...

E alla fine aveva ragione.

Ma che gli era venuto in mente?

Uscirsene con quella frase del tutto fuori luogo.
Abbassò lo sguardo e sospirò.
- Lascia stare...-
- Assolutamente no! Sei stato tu quello che mi ha mollato fuori da un'ospedale e ora con che diritto fai queste uscite infelici? -
Era stato un impulso, sapeva cosa c'era dietro ma il solo pensare che Gaetano la giudicasse così frivola da averlo già sostituito la mandava in bestia e non era riuscita ad evitare di rispondere a tono, anche se vedendo il volto ferito di lui se ne pentì immediatamente.
- Hai ragione, è stata un'osservazione stupida, non sono io quello che può giudicare cosa fai o non fai della tua vita sentimentale, ti chiedo scusa -
Gaetano per la prima volta era stato veramente sbattuto di fronte a tutto quello che aveva combinato.
Prima la aveva lasciata, e ora si era messo a recriminare quando era stato proprio lui a cercarsela.
Era ovvio che lei si rifacesse una vita, ma vai a spiegare ai sentimenti questa ovvietà.

Tutto un altro paio di maniche.

La vulnerabilità di quelle scuse arrivò con la forza di un uragano a Camilla.
Era talmente turbata che la mano sul pulsante si allontanò dando la possibilità a lui di premerlo per far ripartire l'ascensore.
Il respiro di lei si stava lentamente calmando e questo le fece ritrovare la lucidità.

Mentre Gaetano le dava le spalle in attesa di arrivare al loro piano, lei gli tirò leggermente il manico della giacca.
- Lo so che non ti interessa, ma tanto per la cronaca, non c'è nulla di quello che puoi pensare tra me e Marco -
- Non sono affari miei Camilla, non devi darmi spiegazioni - rispose a forza, quasi sofferente.
Pregava con tutto il suo cuore che quell'ascensore andasse più veloce, e ancora non capiva come faceva lei a non essere furiosa dopo quel discorso in ospedale.
- Gaetano...ascoltami un secondo...io...devo parlarti di una cosa, o meglio, di più di una cosa e lo so che ora non è il momento ma...ho bisogno di...- ce la poteva fare, ce la doveva fare - senti...potremmo vederci Venerdì sera? Poi ti prometto che se vorrai io me ne starò buona e non mi vedrai più...-

Non mi vedrai più

Sentì lo stomaco chiudersi e quelle quattro parole dette quasi sottovoce avevano avuto la potenza di un urlo dentro di lui.
Che cosa dovevano ancora dirsi? Lui aveva già parlato per tutti e due nonostante se ne fosse pentito ogni minuto da quella maledetta mattina.
Si girò a guardarla e la trovò a fissarlo decisa, come se da quella richiesta ne dipendesse la sua vita.
C'era qualcosa di diverso, una sicurezza mai vista prima lei, ma Gaetano non aveva idea di che cosa la rendesse così forte.
E come sempre, non riuscì a dirle di no.

- Venerdì sera...va bene, e perdonami ancora per la spiacevole battuta, non era mia intenzione -
L'ascensore era finalmente arrivato e lui uscì per primo lasciandole la porta aperta.

Vedendo che stava per entrare in casa, lei lo bloccò di nuovo mettendogli una mano sul braccio.
- Grazie, ti prometto che non te ne pentirai. - disse sempre sottovoce mentre lui dovette fare appello a tutta la sua forza di volontà per non prendersela, tirarla dentro casa e rivivere minuto per minuto quella loro meravigliosa prima notte.

Si voltò a guardarla.
- Non mi sono mai pentito di nulla quando si è trattato di te...-
Dove era finita la sua fermezza nel farle credere che non era il tipo da relazione seria?
Ma andiamo, non ci avrebbe creduto nessuno a quella scusa.
E sarà stata la stanchezza, la disperazione, ma tutta la sua decisione si stava sgretolando e sentiva che se fosse rimasto anche solo un altro minuto con lei non avrebbe più risposto delle sue azioni.
Le parole di Gaetano le erano entrate dentro come la pioggia dopo un'estate afosa, la mano sul braccio strinse la presa e lentamente si avvicinò a lui.
Non c'era niente da fare.
Erano due calamite, quando lei alzò lo sguardo per entrare in quegli occhi, sentiva una forza che la attraeva prepotentemente verso di lui e per nulla al mondo avrebbe voluto opporsi.
Anche perché lo sapeva, lo percepiva che per lui era la stessa identica cosa.

Erano vicini, troppo vicini, i campanelli d'allarme di Gaetano stavano suonando a tutta forza ma lui sembrava non sentire niente, gli bastava fissare il volto di Camilla per riconoscere quell'irrefrenabile desiderio di annullare del tutto le distanze e al diavolo il mondo!

Improvvisamente si sentì un telefono squillare e il trillo li riportò alla realtà.

Come svegliati da un sogno, si fissarono, sembrava si volessero dire qualcosa ma nessuno dei due cominciava.

Quel pianerottolo stava diventando pericoloso.

- E' il tuo...- sussurrò lei mentre Gaetano cercava rocambolescamente quell'orrido aggeggio che aveva scelto il momento peggiore per farsi sentire.
Dopo averlo trovato, alzò lo sguardo verso di lei, nei suoi occhi leggeva delusione ma non solo.. anche qualcos'altro, qualcosa di più profondo che non riusciva a capire.
- A Venerdì...-
Quelle furono le ultime parole proferite prima che Camilla rientrasse in casa chiudendo la porta dietro di sé.

Maledetto telefono



I giorni seguenti passarono più velocemente di quanto Camilla si aspettasse, c'era una strana agitazione in lei, sentiva che finalmente in qualche modo la situazione si sarebbe risolta, e anche se non sapeva come, qualsiasi risultato sarebbe stato meglio di continuare a vivere come stava facendo in quel periodo.

Il Venerdì arrivò in men che non si dica.

Aveva volutamente dato a Gaetano l'appuntamento quella stessa sera mandandogli un messaggio dove gli chiedeva di andare da lei per le sette, perché non avrebbe aspettato neanche un minuto in più, era il giorno in cui si sarebbe deciso tutto, prima Michele a pranzo, poi Marco per andare ad i Murazzi e alla fine qualsiasi cosa fosse uscita dalla loro piccola investigazione, sarebbe stata riferita a Gaetano insieme alla notizia che era incinta.
E sperava con tutto il cuore che quell'ultima cosa potesse sopperire un po' a tutto il resto perché Gaetano sarebbe sicuramente stato furioso con lei nel sapere che, fregandosene del pericolo, era andata a fare ricerche per conto suo.
Si toccò la pancia davanti allo specchio del bagno.
- Scusami se ti uso, ma è per la mia, e anche per la tua sopravvivenza. Forse non ci ammazza se sa di te...anche se io ti preparo perché sicuramente sarà arrabbiatissimo.-
Aveva optato per rimanere in casa per due ragioni fondamentali, la prima era che in un ristorante li avrebbero seguiti e lei non sarebbe riuscita a dirgli nulla, e la seconda era la speranza che essere protetta da quelle mura, spettatrici dei loro tanti momenti insieme, potesse in qualche modo attutire le notizie brutte e ingigantire quella bella.

Mentre si preparava per andare a incontrare Michele, il cellulare le squillò e dallo schermo le apparve il nome di Marco.
- Pronto, cosa è successo?
- No, niente, volevo solo chiederti a che ora ci vediamo esattamente oggi pomeriggio perché così so quando muovermi...-
- Possiamo fare come ti avevo detto verso le tre? Io a pranzo...devo vedere..qualcuno e dovrei finire per quell'ora...-
- Camilla, perché rispondi titubante? C'è qualcosa che non va? Che stai combinando? -
Ma sì, tanto ormai Marco non avrebbe più potuto fare nulla, Michele sarebbe arrivato a prenderla da lì a poco, chissà poi dove aveva trovato una macchina, o magari sarebbe venuto col camper.
- Senti Marco, io a pranzo devo vedere Michele e no prima che dici qualsiasi cosa, non lo ho chiamato, è stato uno scambio di messaggi. -
- Che cosa devi fare tu a pranzo??Ma sei impazzita del tutto?? Dove? Vengo anche io! -
- Non urlare, calmati, ha prenotato in una trattoria si chiama il K2, la conosco anche, e comunque voglio solo parlarci un'altra volta e poi basta! -
- Il K2, benissimo arrivo subito, Camilla tu sei fuori di testa, sappilo. Non ci vai da sola con quello, tranquilla che me ne sto lontano, ma se ti lasciassi andare a incontrare quell'uomo senza nessuno Gaetano non me lo perdonerebbe mai, mi sto muovendo ora e una cosa, tieni sempre il cellulare acceso, è chiaro? -
- Ma quanto la fai lunga, va bene il cellulare è carico e lo tengo acceso, però tu puoi anche non venire, non succederà nulla, credimi, mi rifiuto di pensare che Michele possa farmi del male...-
- Io questo Michele non lo conosco, ma in ogni caso sto partendo ora, mi metto ad un tavolo a parte e tengo sotto controllo la situazione. Tu fai finta di non conoscermi quando entri e poi dopo che avete finito, dici che avevi un impegno e io arrivo a prenderti, e non ammetto no Camilla, siamo intesi? -
Onestamente, se al posto di Marco ci fosse stato Gaetano si sarebbe sentita molto più al sicuro, doveva ammettere che l'uomo la aveva agitata.
Però era questione di poche ore, stringere i denti e poi quella sera stessa avrebbe detto tutto al vicequestore.

Solo questione di poche ore.

- Camilla, mi senti? Ci sei? -
- Sì ti sento, ci sono...-
In quel momento il citofono suonò.
- Ok è arrivato, vado, rimaniamo così, ti chiamo quando ho finito e tu fai finta di arrivare da fuori, e tengo il telefono acceso qualsiasi cosa accada, ora però ti devo lasciare!-
- Camilla, qualsiasi ritardo, qualsiasi cosa mandami un messaggio hai capito?-
- Ma sì stai tranquillo, ora vado davvero, a dopo!
Riattaccò senza dargli il tempo di rispondere mettendo il silenzioso al telefono e dopo essersi controllata un ultima volta allo specchio uscì di casa.

- Ce la possiamo fare noi due...tranquillo piccolino oggi sistemiamo tutto.-

Lo vide fuori, con un sorriso troppo aperto, aspettarla davanti ad una macchina dall'aspetto elegante.
Lei rispose in maniera tirata piegando leggermente la bocca quando lui le aprì lo sportello per farla entrare.
Anche gli interni dell'auto erano nuovissimi, dall'odore doveva sicuramente trattarsi di una macchina a noleggio.
- Beh, vedo che ti è cambiata in meglio la vita...cellulare, macchina nuova...- commentò per cominciare il discorso sperando di smorzare quell'ansia che la stava prendendo.
- Diciamo che volevo fare bella figura con te? - rispose lui mentre continuava a guidare.
- Allora, adesso me lo dici perché ti sei ripresentato a casa mia dopo più di un anno? Alla storia che passavi da quelle parti non ho creduto affatto..-
Come al solito, lei preferiva mettere le carte in tavola subito.
- Non ora...-
- Io preferirei che parlassimo ora e non in un'osteria...-
Gli scappò una risata che a Camilla suonò estremamente sarcastica.
- No Camilla, non stiamo andando in nessuna osteria e ti assicuro che avremo tempo per parlare...-
La donna al sentire le sue parole sbiancò voltandosi immediatamente verso la portiera della macchina come per aprila, ma lui l'aveva chiusa automaticamente.
Improvvisamente, due mani spuntarono dal sedile posteriore .
- Non serve addormentarla...- disse Michele - tanto Camilla è abbastanza intelligente da non fare nulla...vero? -
Come era possibile che non si fosse accorta che c'era una terza persona nell'auto?
Non lo vedeva, ma le mani, una delle quali aveva un fazzoletto sicuramente imbevuto di cloroformio, si erano allontanate dalla sua faccia e ora erano poggiate sul collo.
Non poteva farsi addormentare col cloroformio...sarebbe stato troppo pericoloso per...

Oddio cosa ho fatto!

- No...- stava tentando di prendere respiri profondi per calmare il cuore che batteva a mille - non serve che mi addormentiate...vi giuro non farò nulla -
- Te l'avevo detto che era una donna sveglia - disse Michele quasi orgoglioso.
Chiunque fosse dietro di lei si avvicinò ulteriormente.
Il cuore non aveva smesso il battito accelerato e per la prima volta, aveva una gran voglia di piangere.

Il sogno di riuscire a spiegare a Gaetano tutto quella sera si era irrimediabilmente frantumato.

- Vedremo se hai ragione...in ogni caso, credo che dovrebbe mettersi comoda signora...ci farà compagnia per un bel po'...-

In quel momento sentì che non le sarebbe servito il cloroformio, la testa cominciò a girarle e poi ...

Il buio.



Lo so, lo so adesso mi state tirando i pomodori. Scusate!!! Questa cosa era in programma dall'inizio della storia, poi non so bene dove mi porterà ma io avevo avvertito che Camilla stava giocando col fuoco.
E ora, la cara prof si trova nella peggiore situazione in cui potesse trovarsi, pensare che voleva salvarlo lei Gaetano eh...ma io dico, va bene investigare, ma uscire con uno che sai è implicato con gente che chiaramente vuole rovinare la vita all'uomo che ami è da suicidio!
E sì per chi se lo chiedeva, Camilla aveva volutamente messo tutto Venerdì proprio perché a Gaetano quella sera avrebbe voluto dire sia di Michele, sia del giro con Marco, non ce la faceva ad aspettare più. Solo che è facile fare i conti da soli...
Spero veramente che non vi abbiano annoiato queste indagini e come sempre grazie a chiunque spenderà un momento anche per scrivermi che ne pensa, perché io onestamente non so bene come mi sia venuta in mente questa cosa, e non so se la sto portando avanti decentemente.
La voglia di mollare c'è sempre, sarà il freddo di Marzo...
Per chi vuole, di seguito metto una preview del prossimo capitolo, spero così di farvi ingannare l'attesa.

Tratto dal capitolo diciotto : I'd die for you


- Ma bravo il nostro Carpi, allora ce lo hai portato veramente! -
Esclamò uno dei due ironico.-
Ve l'avevo detto, prendete lei e lui arriverà correndo...- rispose Michele orgoglioso.
Gaetano lo guardò furente.
- Quindi è stata tutta una tua idea....- se non avesse avuto le mani legate gli avrebbe spezzato il collo.
- Ovviamente, loro volevano prendere l'altra tipa, la sorella di De Silva, ma io sapevo perfettamente che con Camilla saremmo andati a colpire più facilmente dove ti fa male...-
Come a ribadire il concetto, sferrò un pugno che colpì lo stomaco di Gaetano facendolo indietreggiare.

Per un attimo l'aria gli si mozzò nei polmoni.
- Ti piace prendertela con chi non può rispondere Carpi...complimenti...- commentò cercando di riprendere fiato, più che la forza del colpo era stata la sorpresa a coglierlo impreparato.
- Carpi, buono! Sai bene che non siamo noi a doverlo toccare...-
- Scusate...era troppo tempo che volevo farlo..- disse lui con un sorriso soddisfatto mentre li guardava.
- Dov'è Camilla? - chiese immediatamente Gaetano - io sono venuto, adesso la voglio vedere e poi dato che è me che volete, la dovete lasciare andare...-



Ci vediamo Domenica prossima!!

   
 
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