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Autore: StellaDelMattino    13/03/2016    0 recensioni
Ognuno possiede un po' di oscurità in sé. Semplicemente perché è nella nostra natura: ogni persona, anche la più buona, ha nell'anima una macchia scura che contamina ciò che avrebbe potuto essere perfetto.
Madison Huddle è solo una ragazza dal passato turbolento e con uno sguardo ironico sul mondo, quando arriva nella Città, ma da quando incontra Red, tipo eccentrico e misterioso, capisce che non è e non sarà mai normale.
Eppure, il vero problema non è questo, bensì il fatto che nella Città nessuno è normale.
Basti pensare a Gianduiotto, mutante che ama prendere la forma di un macaco e braccio destro di Red, o a Zwinky e Twinky, bariste del "De Vil", o ancora a Maude Maggots, strega della congrega della Mezzaluna, brillante e combattiva.
Per non parlare di Alexander Morales, l'uomo (se si può definire così) forse più potente e spietato, il capo della Famiglia, l'affascinante giovane che Madison non riuscirà mai a capire.
Dal primo capitolo:
"Che ne dici, tesoro" disse una voce sconosciuta attirando la sua attenzione e facendola fermare "se ti do qualche spiegazione sul perché ti sei svegliata in mezzo a una marea di matti?"
Genere: Dark, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 12
That's what you became

 

Virgil sollevò repentinamente il busto, spalancando i grandi occhi azzurri mentre respirava tanto violentemente che sembrava avesse rischiato di affogare. Rimase qualche secondo a fissare il soffitto, la mente vuota di un qualsiasi pensiero.
Era rinato.
“Virgil?” lo chiamò Connie, dopo essersi avvicinata.
Il ragazzo respirò lentamente un paio di volte, poi girò il capo verso di lei. La guardò confuso.
“Virgil?” chiese a sua volta, come se non conoscesse il significato di quella parola.
Red si intromise, posando una mano sulla spalla di Connie.
“Dagli qualche minuto” le sussurrò “Come vedi, è spaesato.”
Virgil portò le mani davanti al proprio volto e le osservò come se fossero estranee. Poi si alzò lentamente e fece qualche passo nella stanza guardando con curiosità ciò che lo circondava, ma non portando attenzione, invece, alle tre persone e al gatto che in religioso silenzio avevano gli occhi fissi su di lui.
Il ragazzo si mise davanti a uno specchio e si osservò confuso e interessato, piegando la testa di lato , poi sorrise.
“Il nuovo volto di Virgil Ash “ disse con tono enigmatico.
“Beh, teoricamente il volto è sempre lo stesso, è l'animo che è cambiato” intervenne Mad, nel tentativo di alleggerire l'atmosfera carica di tensione.
Virgil si girò verso di lei. “È anche quello un volto” disse, poi le sue gambe cedettero e lui crollò a terra.
Connie fece per avvicinarsi, ma Gianduiotto la precedette, poi, essendosi trasformato in un orso, lo sorresse e lo pose sul divano.
Virgil si appoggiò allo schienale, con una smorfia di dolore.
“Grazie mille” disse poi, rivolto a tutti. “Vi sono grato per avermi aiutato nonostante non vi conosca.”
Mad sorrise. “A questo proposito, io sono Madison Huddle.”
“Connie Douglas, è un piacere” disse la coinquilina.
“Come già sai, il mio nome è Red Anomalies e lui” continuò indicando l'orso che non sembrava intenzionato a presentarsi. “è Gianduiotto, o Whisky.”
Virgil fu colto da un improvviso mal di testa e nello stesso momento sentì il suo cuore prendere un ritmo anomalo. Si posò una mano sul petto, mentre si sollevava e iniziava a respirare affannosamente.
Red lo affiancò subito, mettendogli una mano su una spalla.
“Calma, ragazzo, contieniti. Lì dentro hai proprio un demone” disse.
Virgil strabuzzò gli occhi e si agitò ancora di più. “Sono un demone?” chiese quasi urlando.
“No” disse Red ridacchiando, poi scrollò le spalle. “Era una metafora.”
Il ragazzo sembrò calmarsi, mentre i suoi occhi erano pervasi da una curiosità tormentata.
“Ma allora... cosa sono?” chiese, sconvolto e quasi supplicante. Si sentiva attraversato da un tornado.
Red sorrise, con dolcezza, poi sospirò. “Sei un fomoro, la creatura del caos per eccellenza. D'ora in poi la tua vita sarà caratterizzata da un continuo sconvolgimento, un perenne movimento che non ti consentirà di provare calma, tranquillità. Ciò che è in te non è un demone, bensì un turbine, un infermabile tornado di emozioni.”
“Più che spaventoso sembra infelice, come creatura” disse Virgil sbuffando. Sentiva che le parole di Red erano vere, nel suo petto c'era un'irrequietezza che sembrava rifiutare la staticità di un cuore tranquillo.
Red continuò. “È anche spaventosa, credimi. D'ora in poi non solo il caos non ti lascerà mai, ma sarai sempre più affamato di esso. Come se fosse un tuo bisogno essenziale, acqua per gli umani. O più che altro zucchero: ne sarai dipendente. Tieni stretto il tuo cuore, comunque: chi vorrà ucciderti, punterà a strappartelo.”
Virgil, con un riflesso volontario, si massaggiò il petto e deglutì, mentre sentiva crescere continuamente lo sconvolgimento che si muoveva in lui.
Connie e Madison ascoltavano attentamente le parole di Red e per entrambe il tutto era ancora difficile da digerire: per quanto sapessero che tutto il mondo soprannaturale fosse reale, sentirne parlare così continuava a sembrare solamente lontano.
Un corvo entrò dalla finestra e, trasformato in un macaco, Gianduiotto si posò sulla spalla di Red. Mad alzò un sopracciglio: non si era neanche accorta che se ne fosse andato, tanto era stato silenzioso e tanto lei era presa dal discorso.
In ogni caso, Gianduiotto sembrava agitato, o più che altro sorpreso, come se stesse per annunciare una novità sconvolgente. Rivolse qualche verso a Red, il cui viso si illuminò di un sorriso sinistro, allo stesso tempo scettico e forse anche leggermente malvagio.
“Alexander Morales ha posto fine alla guerra: ha sterminato l'intero branco di Connor Wallace” disse, non rivolgendosi a nessuno in particolare e allo stesso tempo a tutti i presenti. “Questo è ciò che un fomoro può fare. Abbastanza spaventoso, ora, Virgil?”
Dopo aver ascoltato quelle parole, Madison provò diverse emozioni: sul subito grande sorpresa, ma poi quasi felicità, un'insana vendicativa allegria nel sapere che coloro che avevano provato ad ucciderla ora erano morti. Dunque capì: stava davvero diventando un mostro.
Persone, magari non innocenti, magari non buone ma comunque persone, erano morte, massacrate probabilmente crudeltà da un solo uomo. E non un uomo qualsiasi, ma proprio quello stesso per cui Mad provava un'attrazione che era decisamente pericolosa.
Mentre questo turbine di emozioni sconvolgeva la ragazza, uno ben più intenso prendeva Virgil, che di scatto si alzò in piedi respirando troppo rapidamente e poi cadde sulle ginocchia, si rialzò, mormorò impercettibilmente qualcosa e sparì, attraversando l'appartamento con una velocità che decisamente non era umana.
Red sparì subito dopo, tornando praticamente subito con Virgil, che ancora era sconvolto.
“Tutto questo è davvero spaventoso, non è vero?” gli disse, mentre gli teneva una mano sulla spalla. “Migliorerà, vedrai, devi solo abituarti all'idea.”
Mad ripensò a ciò che le aveva detto Red, che poteva “fare qualche giochetto” con la paura: dunque doveva conoscere, sentire il terrore che Virgil stava provando in quel momento, e forse anche il suo, sempre che fra tutte le emozioni che stava provando ci fosse anche della paura.
“Dovevo respirare” disse Virgil, mentre ancora ansimava.
“Direi che per ora ti ho dato abbastanza informazioni, beh, su di te. Riesco a vedere nei tuoi occhi tutto ciò che passa nel tuo cuore.”
Mad guardò gli occhi del ragazzo e capì ciò che Red intendeva: le sue iridi azzurre vorticavano con tormento attorno alle pupille che sembravano quasi pulsare, tanto era repentino l'alternarsi di dilatazione e restringimento.
Chiunque avrebbe potuto dire che nel suo animo c'era un tornado.
Madison ripensò agli occhi di Alexander, che fin da subito l'avevano colpita: in essi, però, sembrava scorrere un fiume lento e profondo, sembravano far parte del moto dei pianeti attorno al sole. Lento, intenso, quasi ipnotico e, come fuoco, scottante e al contempo affascinante.
“È dagli occhi che hai capito che creatura è?” intervenne Connie, dopo esser stata in silenzio per tutto quel tempo.
Red annuì e nuovamente Virgil sembrò agitarsi.
“Per questo Felix non ha voluto aiutarmi? Io non capisco...” disse, passandosi una mano sul volto.
“Felix, per qualche ragione a me sconosciuta, probabilmente ti ha salvato la vita: sei una creatura molto potente, quasi sicuramente Alexander Morales non avrebbe tollerato la presenza di un'altra persona come lui in questa città” spiegò Red, con un tono di voce quasi privo di intonazione, come se non gli interessasse.
Madison inarcò un sopracciglio: proprio quel Felix che aveva tentato di ucciderlo non molto tempo prima ora gli aveva salvato la vita. Per quanto la riguardava, era incomprensibile. Il fatto che Alexander l'avrebbe ucciso le sembrava improbabile, ma da poco avevano saputo che aveva compiuto un massacro: cosa gli avrebbe impedito di uccidere una persona? Madison doveva decisamente stargli lontana.
Virgil, da parte sua, si sentì quasi sollevato. Piacevolmente sorpreso, ora uno strano sentimento di gratitudine e quasi allegria
contrastava la cupa disperazione che le informazioni su di sé gli avevano fatto provare.

Erano decisamente troppe emozioni.
“Ho bisogno di aria” ripeté un paio di volte.
“Non posso lasciarti girare da solo per le strade della Città” disse Red serio. “Se uno degli scagnozzi di Alexander ti vede capirà subito ciò che sei ed è troppo pericoloso. Gianduiotto,” continuò richiamando l'attenzione del macaco. “trova Brownie e cercate informazioni su questa faccenda di Wallace.”
L'animale annuì e uscì dalla finestra dopo essersi trasformato.
Red guardò poi Madison e Connie.
“Ragazze, ce la fate a non mettervi nei casini fino a domani?” chiese loro con un sorriso.
Connie sembrò agitarsi. “Madison stasera deve andare al De Vil, è meglio che non stia da sola e non so quanto sarei d'aiuto se la accompagnassi io. Mi prenderò cura io di Virgil, tu proteggila.”
Red scosse la testa.
“Sei molto dolce, ma non puoi aiutarlo ora come ora, in più ho paura che potresti essere in pericolo tu a quel punto.” Si avvicinò a Connie di qualche passo, prima di cercare di confortarla. “Hai sentito, il branco di Connor non c'è più, Mad non sarà in pericolo, specialmente perché sono sicuro che correrà a casa appena finito il turno. Sarà solo per oggi, poi ci sarà sempre qualcuno con lei ad accompagnarla.”
La ragazza annuì, nonostante fosse turbata.
Madison e Red pensarono che dopo ciò che era successo con Connor la ragazza si fosse preoccupata molto e ben capivano perché temeva tanto lasciarla sola, ma per quel giorno non c'era altro da fare.

***

Dopo che Red e Virgil se ne furono andati, le due ragazze cercarono di distogliere i propri pensieri da ciò che avevano appreso, che le inquietava tanto quanto faceva tutto ciò che riguardava l'oscurità che era in loro. Era inoltre un promemoria del fatto che loro ancora non sapevano cosa fossero, nonostante Madison fosse quasi certa di essere una strega, e del fatto che presto l'avrebbero scoperto. Presto dunque avrebbero dovuto dire definitivamente addio alla normalità, ma soprattutto all'umanità, seppur forse illusoria.
Connie, in particolare, sembrava molto turbata. Si vedeva nel movimento teso delle sue gambe quando era seduta, nel suo stropicciarsi le mani quasi continuamente, nell'espressione corrucciata che per tutta la giornata non l'aveva mai abbandonata: la ragazza sembrava insomma preoccupata terribilmente. Si era fatta una doccia, si era cambiata d'abiti e si era messa prima a leggere, poi a guardare la televisione.
Ed era ancora lì a guardare un programma probabilmente scadente su una sfida culinaria, raggomitolata sul divano nei suoi vestiti rossi, mentre Madison uscì di casa per andare a lavoro.
Percorse la strada verso il De Vil preoccupata e allo stesso tempo speranzosa che ci fosse Alexander anche quella sera. Non avrebbe dovuto desiderare la sua presenza e in cuor suo si cercava di convincere che non voleva vederlo, ma un'altra parte di lei era quasi felice che ci fosse la possibilità che lui sarebbe stato al De Vil.
In ogni caso, Alexander quella sera non andò, ma non per questo Madison si sentì triste, anzi per qualche strano motivo era più allegra del solito.
Il turno passò tutto sommato velocemente, senza particolari problemi, ma al momento di tornare a casa, la ragazza era esausta.
Aveva un sorriso sul volto mentre percorreva le strade della Città verso casa, persa nei suoi pensieri.
La luce di un lampione che illuminava la strada vacillò, facendola sussultare. Come già le era successo troppe volte da quando era nella Città, Mad si sentì catapultata in un film horror.
Scacciò il pensiero e riprese a camminare, ora più velocemente. Correre a casa era ciò che aveva detto Red e correre a casa era esattamente ciò che aveva intenzione di fare, ignorando qualsiasi inquietante premonizione di infausti eventi.
“Ciao” disse qualcuno dietro di lei, con una voce bassa e profonda. Madison si girò di scatto, rischiando di cadere: un giovane era uscito dall'ombra e ora era davanti a lei, in tutta la sua eterea figura. Aveva capelli biondi, quasi bianchi, la pelle tanto chiara da sembrare vetro, occhi azzurri chiari come il cielo appena dopo l'alba.
La ragazza esitò, mentre lo sconosciuto faceva un passo avanti verso di lei, guardandola con un sorriso.
Il suo aspetto angelico poteva voler dire solo una cosa: pericolo, enorme pericolo.
Mad uscì da quella istantanea paralisi, si fece coraggio e sorrise lievemente.
“Mi stanno aspettando, sono molto di fretta” disse senza esitazione, cercando di trasmettergli un preciso messaggio: se le avesse fatto male, qualcuno l'avrebbe vendicata.
Dunque si girò, intenta ad andarsene il più velocemente possibile, ma lui le apparve davanti, vicino, troppo vicino, con una velocità che decisamente non era umana.
“Ti ho osservata molto, al De Vil” le disse senza dar peso alle sue parole, guardandola in modo quasi famelico. Lui incedeva, lei indietreggiava, finché non fu costretta con le spalle al muro, completamente ammutolita.
Allora vide che i denti dello sconosciuto erano troppo affilati e che lui aveva lo sguardo fisso sulla nuda pelle del suo collo.
“Non farlo” disse Madison “te ne pentirai.”
Nonostante il suo cuore battesse all'impazzata, aveva un tono deciso e quasi temerario. Era tesa, ma non provava paura.
Lui rise, senza distogliere lo sguardo, mentre inclinava la testa per guardarla meglio. “Ora come ora non mi interessa.”
Con tenacia si avventò sul suo collo, perforando la candida pelle della ragazza con denti affilati come coltelli. Madison si dimenò più che poteva, ma tutti i suoi sforzi sembravano vani, contenuti con scioccante tranquillità dalla sovrumana forza di un vampiro.
Mad fu pervasa dal dolore, mentre sentiva che la vita velocemente le veniva risucchiata, risaliva attraverso le sue vene verso il collo. Il suo corpo era preso da spasmi, gli occhi erano sbarrati e il suo stesso sangue macchiava la maglietta, prima che si lasciasse completamente andare, senza più forze.
Involontariamente, Madison smise di pensare.
Stava fra le braccia del vampiro come se fosse una bambola di pezza, inespressiva e inanimata, abbandonata fra le mani di un capriccioso bambino.
Lo sconosciuto smise di bere il suo sangue e sorrise leccandosi le labbra. La lasciò andare senza alcuna delicatezza, facendola crollare a terra come un corpo morto.
Poi si allontanò con tranquillità, come se non fosse successo nulla: si infilò le mani in tasca e iniziò a fischiettare un brano probabilmente di musica classica. Così ora la debolezza di Madison era ridicolizzata, il suo essere ridotto all'insignificante.
Mad giaceva in uno stato fra la coscienza e l'incoscienza, gli occhi fissi sbarrati, il sangue che ancora gocciolava dalla ferita fino al freddo e triste cemento.
Il cuore rallentava sempre di più, i polmoni a fatica svolgevano la propria funzione, le membra ancora tremavano leggermente, finché non si fermarono definitivamente.
Fra le sue ossa passava un vento leggero, l'anima della Città, che ancora una volta rideva di lei, mentre le urlava a gran voce che le apparteneva.
L'ultimo battito rimbombò nel suo petto.
L'ultimo respiro immise aria nel suo corpo.
Quegli occhi, prima luminosi e pieni di vita, per ultimi si spensero, quando calò su di loro un'opaca oscurità.

 

***

Quella sera Connie era andata a dormire senza che quella preoccupazione l'abbandonasse completamente.

Ed era talmente turbata che senza neanche cambiarsi i vestiti si era infilata sotto le coperte.

Inquieta, si era rigirata più volte nel letto, prima di sprofondare in un sonno leggero e fatto di incubi.

Nel mezzo della notte, proprio quando Madison sarebbe dovuta tornare a casa, Connie si svegliò di soprassalto, spalancando gli occhi con il respiro affannato.

Non sapeva perché, non capiva cosa fosse successo, ma lei sapeva che Mad era morta.

Urlò con tutto il fiato che aveva in gola e il suo lamento scosse tanto il mondo dei vivi, quanto quello dei morti.

 

 

   
 
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