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Autore: Ranpie    13/03/2016    1 recensioni
"Una volta papá mi ha comprato una stella, le ha dato il mio nome"
[ Hiroto / Endou ]
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Mark/Mamoru, Xavier/Hiroto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa è la prima fic che pubblico, riguarda Hiroto perchè ultimamente sono fissata con lui.

Sotto il cielo notturno dell'isola di Liocott due ragazzini sdraiati su un campo da calcio ammirano le stelle. Hanno appena finito un estenuante allenamento che ha portato le loro gambe a non reggerli più e a rimanere da soli, dato che tutti i giocatori della Inazuma Japan erano ritornati nel dormitorio a riposare. Beh, tranne Endou e Hiroto ovviamente. Il secondo non poteva assolutamente sprecare l'occasione di passare un pò di tempo da solo col suo adorato capitano, così l'aveva trattenuto per mostrarli le costellazioni.

"Ho guardato il cielo con molte persone, ma tu sei l'unico che mi ha illustrato la sua bellezza."
"... Da piccolo lo guardavo spesso, con il mio papá." 
Rammenta ancora le miriadi di puntini luminosi, gli occhi intrisi di meraviglia e il sorriso stanco del padre. Sebbene quest'ultimo avesse patuito le stanchezze del lavoro, era disposto a raccontare i disegni degli astri, i quali tanto affascinavano il figlio. Piccolo com'era, riusciva a sedersi sulle gambe del padre, si sentiva sicuro in quello spazio. Lo aveva finalmente tutto per sè e nessun bambino del Sun Garden poteva interrompere quel magico momento. Sí, perchè quando arrivava l'ora della buonanotte, Hiroto, sentendo il ronfare di Nagumo e il viso addormentato di Suzuno, sgaiattolava via dalle coperte e andava nel giardino tradizionale dove molte delle volte trovava il papá. Contemplava il cielo, come se fosse in cerca di qualcosa che aveva perduto da tempo. Poi si fermava e, senza dire una parola per questa visita notturna, faceva gesto a Hiroto di avvicinarsi. Quest'ultimo seguiva il dito tremolante del padre formare composizioni e la sua voce lenta ma rilassante, con quella meraviglia che solo i bambini possono avere. Cullato dalle sue parole, a poco a poco i suoi occhi diventavano stanchi fino a quando si chiudevano completamente. E Hiroto amava addormentarsi in quel modo. 

"Hiroto, Hiroto!"
"E-endou-kun?"
"È da un pó che stai fisso su un punto e non muovi un muscolo."
I due si alzano, gli sguardi rivolti l'uno all'altro. 
"Haha, ero immerso nei miei pensieri."
"Avevi un espressione felice ma allo stesso tempo triste..."
Il viso di Hiroto si tinge di rosso, da quanto lo stava osservando? 
"Pensavo al passato... Ad una cosa che facevo e che adesso non faccio piú."
"Ti portava bei ricordi, vero?"
"Sí. E ce sono alcuni che continuano a perseguitarmi..."
Si interrompe, non è sicuro se dirglielo o meno. Per parecchi secondi il silenzio prende posto, Endou non lo spinge a parlare. Hiroto capisce che di lui si puó fidare, non riesce piú a tenere dentro di sè cose che ha celato a tutti...

"Una volta papá mi ha comprato una stella, le ha dato il mio nome.
Quando me lo disse saltai dalla gioia. Io, che non avevo nulla, potevo possedere un qualcosa di cosí lontano, ma anche cosí vicino da me.
Ogni notte la controllavo, la riuscivo a riconoscere tra migliaia, oppure ne avevo l'impressione. Ogni notte mi rivolgeva il suo flebile luccicchio e io ne ero incantato. Immaginavo i suoi abitanti, la sua origine, le linee che lo collegavano alle stelle vicine. Cosí negli incontri segreti con mio padre, non era solo lui a parlare, ai suoi racconti si sovrapponevano quelli di un bambino innamorato sempre piú del cosmo. Volevo che quei momenti non finissero mai, dato che, per quanto mi divertivo con Midorikawa, Ulvida e gli altri, era con papá che volevo stare."

Endou ascolta in silenzio, gli occhi puntati sul viso di Hiroto, il quale guarda in basso.

"Crescendo, peró, mi resi conto che non è possibile possedere una stella, che sono gli astronomi ad attribuire un nome ad essa. Un ragazzino normale l'avrebbe presa a ridere, ma io non reagii cosí, per me quella stella era importante. Mi sentii tradito e poco alla volta smisi sia di cercarla, sia di incontrare segretamente papá.
Un giorno Suzuno e Nagumo mi obbligarono ad entrare in camera sua. Dato che dovevo passare alcuni minuti al suo interno, mi misi a cercare la cosa che risiedeva sempre nei suoi pensieri. E la trovai"
"Una foto di Kira Hiroto?"
"Non solo quello. Era riposto sopra un piccolo altare, gli incensi vicino diffondevano un buonissimo profumo, la stanza stessa sembrava emanarlo. Appena vidi l'altare, un brivido mi attraversó, ma non riuscí a fermare l'incontenibile curiositá che mi portó ad avvicinarmi. La vista di un bambino coi capelli un pó piú rossi dei miei, soddisfatto di aver vinto una medaglia, mi spaventó senza una ragione apparente. Guardando meglio la foto, me ne resi conto: quel bambino mi somigliava in maniera eclatante, quasi fosse un sosia. Ma non era lui il sosia, lo ero io. 
Kira Hiroto.
Il cognome di mio padre, gli stessi katakana del mio nome mi rivelarono la sua identitá. Scappai via da quella stanza e mi rintanai sotto le coperte, una presenza sembrava inseguirmi. Tremai e piansi con la pressante consapevolezza di vivere una vita che non era la mia. Quella singola foto mi fece realizzare del perché papá aveva sempre quella espressione nostalgica, del perché guardava sempre il cielo, del perchè mi trattava davvero come un figlio. Cercava Kira Hiroto e lo ricercava in me.
Allora chi ero io?
Quel giorno rivolsi lo sguardo alla "mia" stella, non lo facevo da tempo. Ma non la trovai, anzi era impossibile, come avrei fatto a trovarla se c'erano migliaia di stelle nel cielo? Eppure non potevo lasciarla stare, dovevo vivere per ricordare che almeno da qualche parte quella stella esisteva.
Decisi di vivere come Kira Hiroto.
Avrei dato l'amore che quel bambino avrebbe dato al padre."
A questo punto Hiroto si sdraia, le mani attaccate al viso, pareva volersi mettere a piangere.
"Io voglio molto bene a mio padre, ma lui me ne vuole altrettanto? In quelle preziose notti come mi considerava?"

"Come Kiyama Hiroto"

Quella risposta concisa e veloce porta Hiroto a distogliere le mani e a vedere in alto gli occhi grandi e sicuri del capitano
"Lui ti vedeva come Kiyama Hiroto"
"Ma-"
"Tu sei sempre stato Kiyama Hiroto e nessun altro. Giochi a calcio insieme a tutti noi, pensi che i kappa esistano davvero, ami lo spazio... E sei un mio importante amico. Per quanto somigliassi a quel povero bambino, sono certo che tuo padre ti apprezzava per quello che sei."
Scandisce con dolcezza ogni parola, dimostrando il suo lato meno entusiasto e piú affettuoso. Le suo pupille color nocciola brillano sulle iridi smeraldo quasi spente di Hiroto, il quale sente una sensazione famigliare...
"Kira Hiroto ti stará vegliando da quella stella che ti è tanto cara... Probabilmente ti è grato per non averlo dimenticato, eppure vuole che tu sia felice. È stato lui, infatti, a donarti il sorriso innumerevoli volte."
"Endou-kun..."
"Lo so che è difficile lasciar andare via e che le tue ferite sono tuttaltro che rimarginate. Peró hai creato tanti bei ricordi qui e ne creerai molti altri, con chissá quante persone! Che siano belli o brutti, non importa, basta che li vivrai in nome di te stesso.
Io ti staró accanto"

Eccola, puó provarla di nuovo, quella luce che solo Endou riesce ad irradiare. Forte e accogliente, avvolge chiunque con il suo tepore e Hiroto se ne era innamorato a prima vista. Un tempo essa aveva schiacciato le tenebre della sua solitudine e adesso essa lo ha liberato dalle catene del passato.

"Endou-kun... Grazie per avermi salvato." 

Il capitano gli mostra un sorriso che raramente mostra agli altri. Le guance di Hiroto vengono rigate da lacrime, non di dolore, bensí di gioia.

  
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