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Autore: Triskael    28/03/2009    0 recensioni
"Stiamo tutti voltando pagina e curando le ferite. Siamo testimoni, sopravvissuti e responsabili. " Come la vita possa esistere in guerra e sopravvivere alla vittoria
Genere: Generale, Malinconico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Avete presente la teoria dei nomi

Avete presente la teoria dei nomi?

No?

E Derek Landy? O perlomeno= “Skulduggery Pleasant̶= 1;?

Se così fosse, andate a farvi un giro per le li= brerie babbane.

Come? No, non sono qui per fare pubblicità.

Ho solo bisogno di sfogarmi.

Mi presento: Mi chiamo Alexandra e al momento ho 20 an= ni.

Non che questo abbia molta importanza. Ho voluto aggiu= ngere un’informazione. Inutile ma pur sempre un’informazione.

Lo so, sto divagando. Non riesco a farne a meno.

Mi sveglio certe notti, rivivendo quella sera. Mi &egr= ave; capitato così tante volte che ormai ho perso il conto.

Ma stavolta è diverso perché sono qui, d= avanti al computer a scrivere.

I fatti che mi ossessionano risalgono a parecchi anni = fa, peraltro in un luogo impossibile da individuare sulle cartine.

Tanti lo chiamano Hogwarts= .

Sentite un certo trillo nelle orecchie, vero?

Beh, io ho studiato lì, alla Scuola di Magia e Stregoneria per eccellenza nel mondo inglese.

Bei tempi. Una scuola fantastica. Insegnanti meravigliosi….la maggior parte, ovvio.

Avevo iniziato una carriera scolastica che i miei defi= nivano appena sufficiente. Per me, era= il massimo: minimo sforzo, massimo rendimento. Non avevo certo tempo e voglia di sgobbare sui libri. L’importante era divertirsi, esplorare e, occasionalmente, imparare qualcosa di utile.

Sono entrata alla scuola a undici anni, insieme alla m= ia migliore amica. Non vi dirò il nome, mi spiace. Diritto alla privacy, cosa volete farci?

Il suo cognome inizia con la C ed è finita a Grifondoro. Il mio con la F e sono finita a Corvonero.

All’inizio è stato traumatico. Case diver= se, orari diversi, classi diverse. Dopo pochi giorni, ci avevamo già fat= to l’abitudine. Avevamo già fissato gli orari a cui vederci. Il più delle volte in biblioteca, per tentare di combinare qualcosa. Puntualmente, la nostra mente prendeva la tangente e venivano sbattute fuor= i a calci dalla bibliotecaria.

Lei mi raccontava le sue lezioni, i suoi amici. Aveva stretto amicizia con i Weasley. Ed è sta= ta colpa loro se, oltre ad aver preso la tangente, abbiamo preso anche la brut= ta via.

Le ore di sonno erano drasticamente diminuite e le rimediavano durante le lezioni, soprattutto Storia della Magia.

A volte, la invidiavo. Erano tutti e tre a Grifondoro. La sera potevano trascorrerla insieme. Io= mi ritrovavo con le mie compagne nella torre dei Corvoner= o, ma….ovvio…nessuno può prendere il posto della tua miglio= re amica. Allora, qualche volta uscivo. Prendevo la scopa e mi facevo un giro fuori, all’insaputa di tutti. Giusto per il piacere di trasgredire ulteriormente le regole. Altre volte (la maggior parte) ci davamo tutti e <= span class=3DGramE>quattro appuntamento per scoprire i segreti e gli ango= li più recessi del castello. E se c’erano degli indovinelli o for= mule da scoprire, indovinate a chi relegavano il compito? Mi facevano sentire ut= ile in quel modo. Mi sentivo fiera di poter unire le mie conoscenze al loro coraggio. Ci compensavamo.

Sì, lo so. Non preoccupatevi. È normale = che pianga almeno un po’. Altrimenti non sono contenta.

Sì, sì, anche le risatine nervose e il t= irare su il naso sono normali.

Andiamo avanti.

Insomma, praticamente è stato un idillio. Fino = al quinto anno. I gemelli sono scappati. La mia amica e io ce la siamo presa un po’, ma li capivamo. Da quel momento, la nostra amicizia si è rafforzata. Io avevo la conoscenza, la mia amica il coraggio. Ci mancava l’inventiva, ma le lettere compensavano in parte alla loro assenza. <= /p>

È stato durante quell’anno che ho scopert= o il mio nome.

Non Alexandra. L’altro.

Valkyrie.

Valkyrie è il chosen name.= il nome che uno sceglie per coprire gli altri. Una sor= ta di scudo che protegge i nomi che uno ha. E qui torna Derek Landy. È stato attraverso il suo libro, e la sua protagonista, che ho scope= rto il mio nome.

Avevo fatto un po’ di ricerche.

Valkyrie ovviamente si rif= eriva alle Valchirie, le semidee che sceglievano i morti in battaglia per portarli nel Valhalla. Cavalcavano corvi che solevano banchettare sui cadaveri.

Lo so, un’immagine pi= uttosto macabra.

Però mi piaceva. Creava un senso di maggior affinità con la mia Casa. Oltretutto una di loro si chiamava Skuld.

Un caso? Può essere. Ma per me la coincidenza n= on ha madre.

E così siamo arrivate al settimo anno. Abbiamo = avuto fortuna. Abbiamo finito la scuola, preso il diploma e siamo tornate a casa.=

Ciononostante, due anni più tardi, abbiamo rice= vuto una richiesta di aiuto. Era Ginny, la più piccola di casa Weasley.

Aveva affidato a tutta la Gufiera= il compito di cercare ex allievi, sostenitori di Silente che potessero aiut= are chi stava ancora all’interno del castello.

Ci siamo ritrovate a Hogsmeade. Abbiamo affittato una camera. Tentavamo di svolgere il nostro lavoro a distanza, ma dopo un po’ i soldi hanno iniziato a scarseggiare, le ca= mere a ridursi e alla fine ci siamo spostate alla Testa di Porco.

Lì, abbiamo conosciuto Abe= rforth e stretto accordi con Neville. La stanza alla fine non l’abbiamo più pagata.

Più volte, abbiamo oltrepassato il ritratto per presiedere alle riunioni dell’ES. Da fuori, tentavamo di fornire tutto ciò di cui gli studenti avevano bisogno: ricambi di vestiti, cibo. Informazioni soprattutto. Ma era sempre più difficile distinguere le dicerie. I contatti con i gemelli erano sporadici, tutti in codice.

Eravamo tutti sotto stress, il morale sotto i tacchi. Occupavo il tempo a inventare nuovi incantesimi per permettere ai ragazzi di proteggersi. La mia amica si preoccupava di insegnarli. Non volevamo perdere tempo.

Eravamo già nella Stanza delle Necessità quando è scoppiata la guerra.

Abbiamo sentito i boati, le urla. Io e la mia amica ci= siamo guardate. Abbiamo annuito.

Ora o mai più

Avevamo entrambe gli occhi lucidi.

Ci siamo abbracciate e siamo uscite.

Mi spiace se non sarò molto dettagliata da qui = in poi. Non avevo tempo da perdere per memorizzare dettagli. Ero guidata dall’istinto. Alcuni lo chiamano “istinto di sopravvivenza̶= 1;, “di autoconservazione”.

Qualunque cosa fosse, mi ha permesso di restare in vit= a.

Scagliavo incantesimi a tutto spiano. Tentavo di copri= re i più giovani di me. Stupido perchè= per alcuni era contro quella cosa lì sopra, l’instinto. Però non potevo non farlo. Era un riflesso condizionato. Erano come = la mia sorella minore: me ne sentivo responsabile e non potevo fregarmene.

Più di una volta, mi sono detta: Sei Valkyrie. Sei Valkyrie.

Alexandra entrava in scena quando doveva proteggere. <= span class=3DGramE>Qualche anni più tardi, scoprì che il no= me significava “protettrice di uomini”.

Valkyrie era quella che st= ordiva, picchiava, colpiva. Quella feroce, implacabile, fredda.

È stata quella parte di me che mi ha permesso di andare avanti nella battaglia. Quella che si è ripresa e non si &egr= ave; lasciata andare alle emozioni, al lutto quando è morto Colin.

Ero la Congelatrice. Conge= lavo Mangiamorte e le emozioni.

In battaglia, bisogna rimanere lucidi, freddi, distant= i. Se inizi a pensare, rallenti. E se rallenti, muori.

Tentavo di raggruppare gli ES. Nessuno doveva rimanere= solo. Mi sono affiancata a tutti quelli che vedevo. Perfino un Serpeverde. Ormai nessuno faceva distinzioni. Ogni alleato era il benvenuto.

Che fosse Serpeverde, Elfo domestico o Pix non aveva importanza.

 

All’alba, era tutto finito. Come nei romanzi.

Avevo qualche costola rotta, lividi, graffi dappertutt= o. Niente di irreparabile.

Quando mi hanno guarito, mi sono permessa di guardarmi intorno. Tentavo di dare una mano con le poche nozioni di medicina che avev= o. Davo polveri che lenivano il dolore, parole di conforto. Più di una volta lacrime perché la persona a cui tenev= o la mano si rendeva conto che non c’era niente da fare. Mi sentivo responsabile, anche se sapevo che non era colpa mia.

Ogni volta che mi avvicinavo a qualcuno, speravo con t= utte le mie forze che quella persona, in quel letto, non fosse la mia amica. E quando vedevo che non era lei, tiravo un sospiro di sollievo, sentendomi in colpa per quella mia ardente speranza.

Ho visto la mia amica quando hanno portato nella Sala = Grande il corpo di Fred.

Appena l’ho vista, siamo rimaste ferme un attimo= . Poi le sono corsa incontro. Era piena di sangue, quasi tutto suo.

Ci siamo abbracciate così forte che non riusciv= amo a respirare. Ma non importava, non volevamo staccarci. Eravamo vive entrambe e per questo non la smettevamo.

In mezzo a quel dolore, noi eravamo ancora lì. = Vive. Superstiti. Egoisticamente felici.

 

Ho seguito un percorso di psicoterapia per superare il trauma. Una volta a settimana, era un incontro di gruppo, per supportarci a vicenda. È stato lì che ho incontrato il mio compagno.

In realtà, ci eravamo già incontrati dur= ante la battaglia. Il Serpeverde.

Portiamo ancora addosso le = ferite ma, con il passare del tempo, diventa sempre più leggero.

Non più facile. Solo più sopportabile. <= /p>

Qualche settimana fa, sono andata a trovare Angelina in ospedale. Lei e George ora convivono e hanno appena avuto un bambino.

Non poteva che chiamarsi Fred.

George non la smetteva di piangere, e di ridere. Conti= nuava a ripetere: Ciao, piccolo Fred. Ciao Fred. Ciao.

Non approvo la scelta del nome, ma comprendo. Rischiav= a da diventare pazzo altrimenti. Angelina l’ha salvato e Fred lo porta a voltare pagina.

Stiamo tutti voltando pagina e curando le ferite.

Siamo testimoni, sopravvissuti e responsabili.

Siamo i portatori di una nuova coscienza e vita.

E per quelle ventun person= e che sono morte nella battaglia di Hogwarts, viviamo= per la libertà in ogni sua forma.

 

  
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