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Autore: NarcissaM    29/03/2009    16 recensioni
Scosse la testa, perplesso, cercando di scacciare l'irritazione che provava. Ma non riuscì a pensare a qualcos'altro che non fosse lei. Non che la desiderasse davvero... Era troppo magra per i suoi gusti, troppo indisponente, con la sua aria sempre cupa e gelida. Non era né voluttuosa, né morbida, né dolce, né possedeva una qualsiasi delle caratteristiche che un uomo avrebbe potuto desiderare in una moglie. Narcissa era fredda, sprezzante e rigida. Accidenti, era tutto ciò che Lucius non sopportava in una donna! Perchè i suoi genitori avevano dovuto scegliere proprio lei come sua futura consorte fra tutte le streghe purosangue del mondo? Persino le altre due sorelle Black sarebbero state migliori... Bellatrix, con i suoi lunghi capelli scuri e le sue labbra rosse e piene, o Andromeda, che perlomeno sembrava essere una ragazza dolce e bendisposta, non una vergine di ghiaccio come Narcissa. Doveva davvero trascorrere il resto della sua vita con una persona del genere? Lucius era già stufo di vedere la linea stretta della sua bocca e quegli sguardi di condanna che nessuno, prima di lei, aveva mai osato rivolgergli.
Genere: Romantico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy | Coppie: Lucius/Narcissa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Hogwarts - Anno Scolastico 1977

In the Forbidden Forest


Marciando risoluta, Narcissa Black attraversò la Sala Grande e raggiunse il tavolo dei Serpeverde, dove la fonte di tutti i suoi problemi stava tranquillamente consumando il proprio pasto.
"Malfoy", chiamò la ragazza, solo per essere ignorata. "Malfoy!" ripeté con impazienza, e finalmente il bel volto di Lucius Malfoy si volse nella sua direzione.
"Black", la salutò lui, con il suo abituale tono annoiato.
Per quanto Narcissa lo detestasse, il suo fascino la colpì come sempre con inaudita potenza: coi lunghi capelli argentei che gli scendevano ai lati del viso affilato e una ciocca che gli attraversava la fronte fermandosi poco prima delle labbra, Lucius Malfoy sembrava un demonio travestito da angelo. Non era giusto che un ragazzo così bello fosse anche così arrogante, prepotente e irritante, si disse la giovane Black con un sospiro. Comunque non era solo il suo aspetto fisico ad attirarla verso di lui, ma qualcosa di più profondo, una sorta di forza misteriosa che lei tentava in ogni modo di tenere a bada. Fortunatamente Lucius sembrava non accorgersi di ciò che lei provava ogni volta che se lo ritrovava davanti.
"Volevi chiedermi qualcosa?" le chiese, inarcando un sopracciglio in un'espressione interrogativa.
"L'esame di Pozioni", disse lei, brusca. "Ti avevo dato in prestito le mie radici di Asfodelo e mi avevi promesso che te ne saresti procurato delle altre entro la fine della settimana. Dove sono?"
"Ah, già", mormorò Lucius, facendo spallucce. "Me ne ero dimenticato. Non ne ho più quindi... credo dovrai aspettare ancora una settimana prima che me ne procuri delle altre. Mi spiace", concluse, ma era evidente che non gliene importava nulla.
"Malfoy..." Narcissa cominciò a parlargli in modo lento e misurato, come se si tesse rivolgendo ad uno sciocco. "Quelle radici mi servono entro oggi. Domattina ho l'esame di Pozioni, e senza tutti i miei ingredienti non ho possibilità di passarlo. Perciò vedi di restituirmi le radici che ti ho prestato. E non m'importa se dovrai andare fino alla Foresta Proibita per procurartene delle altre!"
Le sopracciglia di Lucius tornarono a inarcarsi, ma il suo arrogante sorriso gli svanì dalle labbra. Non disse una parola mentre prendeva la propria coppa e beveva due sorsi di Burrobirra.
Narcissa si scoprì a osservare il contrarsi innervosito della sua mascella. Poi i suoi occhi scesero a studiare la mano che reggeva la coppa, le dita lunghe, snelle, perfettamente disegnate, e si domandò come sarebbe stato sentire quelle dita sulla propria pelle. Immediatamente arrossì e distolse lo sguardo, sorprendendosi dei suoi stessi pensieri.
"Qualcosa in me ti turba?" le chiese divertito Lucius, e i suoi occhi profondi la scrutarono con più attenzione del solito.
"No. Niente", gli rispose lei secca, recuperando il pieno controllo di sé.
"Strano, mi era sembrato di vederti arrossire..."
Narcissa lo fulminò con lo sguardo. Sembrava che Lucius provasse piacere a irritarla e lei avrebbe voluto tanto schiaffeggiarlo per fargli abbassare la cresta. "Le mie radici di Asfodelo, Malfoy", gli rammentò, alzando la voce.
"Possibile che non riesci a pensare ad altro?" replicò lui, fingendo uno sbadiglio. "Eppure ci sarebbero tanti altri argomenti di cui discutere con il tuo... promesso sposo".
A quelle parole, Narcissa emise un flebile gridolino esasperato. I suoi genitori avevano combinato il suo matrimonio con Malfoy quando lei era ancora in fasce, e non si era ancora del tutto rassegnata all'idea che avrebbe dovuto trascorrere il resto dei suoi giorni con un simile concentrato di cattiveria e arroganza. "Sai bene che, se dipendesse da me, non ti sposerei mai, Lucius Malfoy!"
Alcuni loro compagni Serpeverde, seduti al tavolo, si voltarono per seguire con interesse quello strano scambio di battute ma, ad un'occhiataccia di Malfoy, tornarono immediatamente a dedicarsi al pranzo.
"Se sei abbastanza uomo e se credi di meritarmi, tra un'ora mi accompagnerai nella Foresta Proibita per raccogliere delle altre radici di Asfodelo", sentenziò lei, fissandolo dall'alto in basso. I suoi occhi parevano lampeggiare dardi.
Per un momento Lucius fu quasi rapito da quelle sfumature cangianti come le profondità marine, ma al tempo stesso c'era qualcosa in quello sguardo che risvegliò in lui la collera. Lentamente s'alzò dalla panca finché non torreggiò su quella ragazza che osava parlargli in quel modo, che osava sgridarlo come se fosse un ragazzino disubbidiente!
"Ti accompagnerò. Se ne avrò voglia", ribatté acidamente.
"Allora so già che dovrò arrangiarmi da sola", la sentì dire alla fine, a denti stretti. Poi gli diede la schiena e si allontanò da lui, indispettita.



Lucius finse di ascoltare le chiacchiere di Nott, che nel frattempo gli si era avvicinato, ma il suo sguardo seguì la ragazza che si stava incamminando a spalle dritte verso l'altro capo del tavolo.
Che tipa strana...
pensò. E' così orgogliosa e sicura di sé!
Negli anni, Lucius aveva ricevuto molte rispose da parte delle ragazze: la maggior parte erano state entusiastiche, alcune un po' meno, ma nessuna di esse era stata paragonabile a quella di Narcissa Black. Lei sembrava stranamente immune al suo fascino eppure, a volte, lui avrebbe potuto giurare di aver percepito un suo interesse. Quei suoi strani rossori... e persino tutta quella sua aperta ostilità gli era sospetta.
Scosse la testa, perplesso, cercando di scacciare l'irritazione che provava. Ma non riuscì a pensare a qualcos'altro che non fosse lei. Non che la desiderasse davvero... Era troppo magra per i suoi gusti, troppo indisponente, con la sua aria sempre cupa e gelida. Non era né voluttuosa, né morbida, né dolce, né possedeva una qualsiasi delle caratteristiche che un uomo avrebbe potuto desiderare in una moglie. Narcissa era fredda, sprezzante e rigida. Accidenti, era tutto ciò Lucius che non sopportava in una donna! Perchè i suoi genitori avevano dovuto scegliere proprio lei come sua futura consorte fra tutte le streghe purosangue del mondo? Persino le altre due sorelle Black sarebbero state migliori... Bellatrix, con i suoi lunghi capelli scuri e le sue labbra rosse e piene, o Andromeda, che perlomeno sembrava essere una ragazza dolce e bendisposta, non una vergine di ghiaccio come Narcissa. Doveva davvero trascorrere il resto della sua vita con una persona del genere? Lucius era già stufo di vedere la linea stretta della sua bocca e quegli sguardi di condanna che nessuno, prima di lei, aveva mai osato rivolgergli.
Cosa le fa credere di essermi tanto superiore?

Poiché si sentiva inquieto e teso come la corda di un arco, percorse con lo sguardo la familiare Sala Grande di Hogwarts in cerca di qualcosa che potesse distrarlo. Solo per poi scoprire che il suo sguardo era sempre irresistibilmente attratto dall'unica ragazza che sembrava non accorgersi del suo fascino.
E mentre la guardava, la vide voltarsi verso di lui con uno sguardo gelido e accusatore che lo spinse a stringere gli occhi.
Se sei abbastanza uomo e se credi di meritarmi, tra un'ora mi accompagnerai nella Foresta Proibita...
Lei gli aveva lanciato una sfida, e sebbene addentrarsi nella Foresta di Hogwarts non corrispondeva alla sua esatta idea di divertimento, Lucius sapeva che l'avrebbe accompagnata alla fine.

Difatti, un'ora dopo, Malfoy si diresse nel cortile di Hogwarts.
Fu sorpreso di non trovare Narcissa ad aspettarlo. Forse quella testarda aveva cambiato idea e si era avventurata nella Foresta Proibita da sola... Stranamente a quell'idea Lucius non provò nessuna gioia. Anche se Narcissa era certamente armata di bacchetta, Lucius sapeva che, a parte la sua lingua affilata, lei non possedeva particolari abilità.
Attese altri cinque minuti e, non vedendola, cominciò seriamente ad innervosirsi. Anche se lei non aveva mai fatto nulla per meritarsi la sua lealtà, c'era qualcosa che spingeva Lucius a correre costantemente in sua difesa. Se qualcuno parlava male di lei, lui si infuriava, e costringeva chiunque a trattarla con deferenza. Provava per lei una sorta di riluttante rispetto, nonostante tutto.
"Aspettavi me?"
La voce di Narcissa lo fece sobbalzare. Si voltò a guardarla male. "Sei in ritardo", la ammonì. "Comunque... a giudicare dalle condizioni del tempo, pare dovremmo rimandare la nostra gita".
"Ma se piove appena!" replicò Narcissa, oltrepassando Lucius e incamminandosi giù per il cortile, in direzione della Foresta. "Datti una mossa!" gli urlò, già lontana.
Lucius la seguì suo malgrado.


Mentre le camminava affianco continuava a guardare la sua schiena dritta, il suo mento sollevato, la sua benedetta rispettabilità, e provò il desiderio di cancellarle dal volto quell'aria di disapprovazione, e schiuderle con un bacio quella bocca dalla quale non uscivano che proteste. Lucius avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di scuoterla da quella calma così snervante. Avrebbe davvero voluto sottometterla, se non altro per scuoterla da quella sua costante rigidità.
Si erano da poco addentrati nella Foresta Proibita, quando Narcissa gli disse: "Sei stranamente silenzioso. A cosa stai pensando?"
"Vuoi davvero saperlo?" chiese lui, con voce roca. Ad un suo cenno di assenso, le disse: "La verità è che mi stavo domandando perché tu non subisci il mio leggendario fascino. Saresti così gentile da illuminarmi?" Vide Narcissa rallentare il passo. "Che tu ci creda o no, la maggior parte delle ragazze mi trova irresistibile".
La fissò con sguardo languido, e Narcissa si sentì percorsa da uno strano calore che la lasciò molle e insicura. Davvero lui pensava che il suo fascino la lasciasse indifferente? Quello era un equivoco assurdo, che tuttavia lei preferiva non chiarire.
"Allora?" la sollecitò Lucius.
"Non ho nessuna intenzione di discutere del tuo fascino, Malfoy. Mi sembra che tu abbia un'opinione fin troppo alta di te, perciò... troviamo quelle dannate radici e torniamo al castello. Sono già stanca di camminare e voglio andarmene in camera mia".
"E' un invito?" le chiese allora Lucius, spalancando gli occhi con malizia.
"Non ho bisogno di un compagno di letto, ma di una scorta per attraversare la Foresta", replicò secca Narcissa, rifiutandosi di ascoltare tutto ciò che, dentro di lei, avrebbe potuto smentire quelle parole. Superò una fila di cespugli pungenti e si allontanò verso un sentiero fitto e oscuro, lasciando indietro un Malfoy amareggiato e scoraggiato.


Lucius sospettava che ci fossero persone capaci di trovare la strada di casa con il fiuto, cosa che a lui non sarebbe mai riuscita. Non era assolutamente in grado di orientarsi, così non gli rimaneva altro da fare che fermarsi a ogni bivio e guardarsi attorno.
Erano già trascorse due ore da quando lui e Narcissa avevano raccolto le radici di Asfodelo, e il cielo aveva cominciato a diventare minacciosamente buio. "Dove dobbiamo andare?" chiedeva Narcissa, smarrita quanto lui.
E Lucius, che odiava dover mostrare la sua ignoranza, la sua inadeguatezza, il suo non essere all'altezza di un compito così semplice come ritrovare il sentiero per Hogwarts, indicava a caso una direzione e sperava ardentemente di avere la fortuna dalla sua parte. Se almeno potessi vedere le stelle per orientarmi! si diceva frustrato, ma la loro luce non riusciva a brillare attraverso le spesse nubi cariche di pioggia.
"Ci siamo persi, vero?" sbottò d'un tratto Narcissa, agitando spazientita una mano.
"N-no! Sono quasi sicuro che questo sia il sentiero giusto..."
"Quasi sicuro?" ribatté lei, in tono derisorio.
La mascella di Lucius si contrasse. Stava cominciando a perdere la sua lucidità, e la rabbia di Narcissa non lo aiutava affatto. Se soltanto il cammino non fosse stato così difficile! C'erano spessi cespugli ed erba secca a ostacolare il loro cammino, e il terreno s'era fatto sempre più irregolare e disseminato d'alberi coperti di muschio.
Lucius Malfoy aveva passato la vita a sforzarsi il meno possibile. Per questo odiava quel compito ingrato che era stato costretto a sobbarcarsi. Odiava il freddo, l'umidità, il fango. Ma sopra ogni altra cosa odiava l'espressione sul volto di Narcissa. Qualunque cosa lui facesse, nel bene e nel male, lei aveva sempre lo stesso sguardo di disapprovazione. Ogni volta nel suo viso c'era sempre quell'odiosa smorfia a ricordargli la pessima opinione che lei aveva di lui.
Molto raramente Lucius aveva lasciato che qualcosa o qualcuno gli facesse perdere le staffe, ma in quel momento provava solo il desiderio di cancellarle quella smorfia dal volto. E sapeva anche il modo in cui avrebbe preferito farlo... Sì, era arrivato a una bizzarra conclusione: voleva fare gemere e sospirare Narcissa sotto di sé, dato che lei era sempre così rigida e scostante.
"Ho freddo, sono stanca e indolenzita! Adesso mi sono stancata di seguire le tue indicazioni, Malfoy. Preferisco proseguire per conto mio, seguendo il mio intuito".
Lucius la guardò mentre si allontanava sul sentiero senza degnarlo di uno sguardo, e fu preso dall'impulso infantile di farla cadere, solo per il puro gusto di vederla a faccia a terra nel fango. Quasi senza pensarci estrasse la bacchetta dal mantello e la puntò ai piedi della ragazza. "Locomotor Mortis!"
Ma non appena ebbe pronunciato l'incantesimo, Lucius se ne pentì. Vide i piedi di Narcissa bloccarsi e il suo esile corpo barcollare all'indietro, e subito accorse verso di lei tendendo le braccia per impedirle di cadere.
"Ma cosa..." sussurrò Narcissa sgomenta, alzando di scatto la testa per guardare Lucius. La sua espressione era di pura sorpresa, un'espressione molto piacevole da vedere...
Improvvisamente Lucius si rese conto di quanto Narcissa fosse bella, con quella cascata di lunghi capelli dalle mille sfumature di biondo, ciocche così pallide da essere quasi bianche mischiate ad altre che erano d'oro e di sole. E il suo nasino delicato, le sopracciglia arcuate, il mento ostinato... Quella ragazza era un vero capolavoro. Perchè diamine non se n'era mai reso conto prima? Di colpo tutti i dolori e tutta la stanchezza di Lucius scomparvero, sostituiti da una fitta di desiderio talmente forte da lasciarlo senza fiato. Non si sarebbe mai aspettato di provare l'inebriante sensazione che in quell'istante lo percorse con la forza di un lampo.
"Tu! Mi hai lanciato un incantesimo! Perchè lo hai fatto?" sbottò Narcissa, ancora fra le braccia di Lucius. E anche se il suo tono era ostile e furioso, i suoi occhi azzurri esprimevano sentimenti ben differenti dall'indignazione. Era desiderio. Il desiderio scuriva quegli strani occhi fino a farli sembrare del colore di un mare in tempesta.
Lucius non perse tempo a rispondere alle sue domande, e si chinò a baciarla, tenendo il suo corpo stretto contro il proprio. Non voleva darle un bacio dolce, un bacio di piacere o di seduzione, bensì un bacio punitivo.
Ma, nell'istante in cui le loro labbra si toccarono, ogni pensiero di vendetta di Lucius fu spazzato via da un'ondata di fuoco. Narcissa boccheggiò a quell'assalto e lui ne approfittò per trasformare il bacio in qualcosa di più intenso e profondo. Finalmente era riuscito a sottomettere, almeno un po', quella ragazza così irritante!
Anche se la sentiva premere coi pugni contro il suo petto per allontanarlo, lui non badò alle sue proteste e continuò a stringerla forte contro di sé, provando un piacere indicibile.
Poi, all'improvviso, i pugni di Narcissa si aprirono e le sue mani gli scivolarono sul petto e sulle spalle, e lei rispose a quel bacio con un fervore che lo sbalordì. Premette la bocca contro la sua e le loro lingue presero a duellare.
Lucius, perso nel desiderio che si era impossessato di lui, stava per abbandonare quel poco di ragione che gli rimaneva, quando udì un sinistro ululato che risuonò pericolosamente vicino a loro.
Narcissa si irrigidì e anche lui, con un ringhio, interruppe il bacio per cercare di schiarirsi le idee. Ma la ragione fu lenta a tornare, specialmente quando guardò il viso di Narcissa: la sua pelle luminosa aveva l'inequivocabile rossore della passione, le sue labbra sottili erano ora rosa di baci e i suoi capelli, solitamente così impeccabilmente pettinati, ora erano deliziosamente scompigliati. Era bellissima.
Ma la sua espressione si fece subito offesa. Narcissa sembrava voler dire qualcosa, ma forse era troppo imbarazzata per parlare. Gli diede le spalle e si allontanò veloce, mentre in lontananza si udivano ululati e altri rumori affatto rassicuranti...
"Black! Non essere sciocca. Non è prudente..." tentò di dire Lucius per fermarla, correndole dietro.
E intanto sorrise a sé stesso, un sorriso lento e malizioso. Aveva conosciuto un piccolo segreto della severa Narcissa Black: per un delizioso momento l'aveva sentita rispondere ai suoi baci, il corpo premuto contro il suo, la bocca che si apriva dolcemente sotto la pressione della sua, lo sdegno sostituito dal desiderio...
Sì, Narcissa poteva fingere di sentirsi oltraggiata, ma non l'avrebbe ingannato mai più. Dietro quell'aspetto austero e rigido c'era una giovane donna appassionata.


Narcissa continuò a camminare a passo spedito, rifiutandosi di parlare con Lucius.
Si sentiva una stupida per essersi lasciata andare a quel modo e si odiava con tutto il cuore per quel terribile, ignominioso momento di debolezza. Non sarebbe accaduto mai più!
Fece un profondo respiro e cercò di capire dove si trovasse. Il soffio freddo e rinvigorente della notte aveva odore di pioggia. Percepì che presto sarebbe scoppiato un temporale e capì che doveva tornare al più presto al castello.
"Dove vai, Black? Non vedi che siamo già passati di qui?"
Lei ignorò le parole di Lucius e continuò a camminare senza degnarlo d'attenzione.
"Perchè non facciamo una piccola pausa?" continuò a dire lui. "Potremo riposarci all'ombra di un salice. E potrei riscaldarti un po' come ho fatto prima..."
Narcissa sbuffò. Ora Lucius l'avrebbe tormentata in eterno, con i suoi sorrisini insinuanti e seducenti che parevano volersi beffare di lei. Sapeva di non poter più continuare così, con la sua presenza che emanava calore e seduzione, i suoi occhi grigi e irresistibili, e quella voce che la carezzava con il suo sussurro roco.
"Non ho alcuna intenzione di fermarmi ora! Voglio tornare a Hogwarts immediatamente!" urlò, e gli scoccò la solita occhiata di disprezzo, che però non aveva più il potere di prima. Non solo Lucius non sembrava turbato, ma le regalò un sorriso scaltro e furbo che la spinse a voltarsi, indignata. Quel sorriso le diceva che lei poteva sbraitare e lamentarsi quanto voleva, tanto lui sapeva la verità.


Narcissa continuò a camminare rigidamente, senza nemmeno un accenno di quel passo ondeggiante che Lucius trovava tanto attraente in una donna, eppure provò ancora una volta il fortissimo desiderio di stringerla a sé.
Le si avvicinò con uno scatto felino e le porse il suo mantello. "Sta cominciando a piovere", le sussurrò. "Copriti con questo". L'aiuto a infilarsi il caldo indumento, e standole così vicino poteva sentire il suo cuore battere violentemente nel petto e i brividi che la scuotevano da capo a piedi.
"Smettila di guardarmi in quel modo!" gli disse lei, con voce strana.
"In che modo?" domandò Lucius, con una finta aria incuriosita e innocente al tempo stesso. "In che modo, Narcissa?" ripeté con un tono più basso che le fece correre il sangue più veloce nelle vene.
Ma qualunque potere Lucius possedesse, Narcissa non aveva intenzione di lasciarsi sopraffare.
"Parlo di quello sguardo che hai usato su innumerevoli ragazze, Malfoy. Lo sguardo che senza dubbio provi davanti allo specchio quando ti ammiri. Uno sguardo che è sprecato con me".
"Oh, davvero?" fece lui, in tono ironico.
"Davvero", gli confermò lei, fissandolo con espressione di pietra.
Lucius le si avvicinò ancora di qualche passo. "Allora come mi spieghi il bacio?"
Lei faticò per restare impassibile. "Lo chiami bacio, quello? Io direi che è stato un vero e proprio assalto, un attacco, per nulla piacevole..." Dovette interrompersi perchè le mani di Lucius avevano preso a carezzarle le braccia.
"Io non lo ricordo così male", le mormorò, a pochi millimetri dalla sua bocca.
"S-stavo solo fingendo di acconsentire" spiegò lei, ma le sue parole si persero nel rombo di un tuono. Il cielo, che aveva sino a quel momento continuato a minacciare pioggia, esplose di colpo in un temporale ch'era un vero e proprio diluvio.
Narcissa fu grata di quel diversivo, perchè poté staccarsi dalla presa di Lucius. "Dobbiamo trovare un riparo!"
Lucius si diede un'occhiata attorno, ma non vide altro che mucchi di sassi e cespugli. Strinse gli occhi e cercò di guardare attraverso la pioggia battente, alla ricerca di qualcosa che potesse coprirli dal diluvio. Infine individuò due lunghi tronchi curvati che s'incontravano al vertice, e fitti rami intrecciati e che facevano da parete.
Lucius e Narcissa, che erano ben abituati ad altri lussi, si avviarono a malincuore verso quei due tronchi. Erano pur sempre un riparo, per quanto rudimentale!
"Dovremo aspettare che la pioggia diminuisca prima di riprendere il cammino", sospirò la ragazza, depressa. "Spero solo di riuscire a tornare a Hogwarts entro domani mattina, o verrò bocciata all'esame di Pozioni e tutti i miei sforzi per trovare le radici saranno stati inutili".
Lucius ridacchiò divertito, e si strizzò la camicia inzuppata di acqua. Si accorse che Narcissa era fradicia quanto lui, e il mantello bagnato aderiva al suo corpo come una seconda pelle. La vista degli abiti incollati alle sue forme non lasciò Lucius indifferente, e ancora una volta non resistette all'impulso di avvicinarsi a lei per accarezzarla.
"Che stai facendo?" Narcissa s'irrigidì, ma lui non smise e proseguì quella carezza. E per la prima volta da quando aveva cominciato a piovere, Narcissa non ebbe freddo. "Smettila!" gli ingiunse, fissandolo adirata. "Smettila di toccarmi".
"Non ho nemmeno cominciato a toccarti per davvero, Black", ribatté lui, senza smettere di sorriderle.
Qualcosa lampeggiò negli occhi di lei. Era paura? Ansia? Eccitazione?
Lucius era così vicino a lei da sentirle il seno che s'alzava e s'abbassava a ogni respiro, sempre più veloce. E mentre Narcissa lo fissava, pallida e con gli occhi sgranati, lui le strinse il volto fra le mani e la baciò in un energico atto di possesso. Sentì di nuovo la sua sorpresa, poi la sua risposta, calda e piena di desiderio, quasi aggressiva quanto la sua. Lucius gemette e la strinse ancor di più a sé, sentendo quelle dolci forme contro il suo corpo. Nonostante la scomoda posizione, i sensi di Lucius parvero esplodere per la forza di quelle sensazioni.
Narcissa gli gettò le braccia al collo e lui, con una fretta che non aveva mai conosciuto, le fu sopra e la premette sul pagliericcio umido. Il corpo di Narcissa sembrava volersi fondere col suo, e lui si ritrovò incapace di staccare la bocca da quella di lei. Il desiderio che provò fu così intenso da lasciarlo senza fiato. Non gli era mai accaduto prima.
Lui non s'affrettava mai, non si abbandonava mai alle sue donne, eppure ora sentiva che Narcissa aveva invaso ogni fibra della sua anima. Era come se unirsi a lei fosse l'unico modo possibile per sentirsi finalmente completo.
Sarebbero potuti rimanere stretti in quel selvaggio abbraccio per sempre, ma dovettero staccarsi per riprendere il respiro. Ansanti, si guardarono negli occhi. Lucius fissò quelle azzurre profondità e si scoprì ad annegarvi, proprio come se fosse stato travolto da un fiume. Il suo intero mondo andò in pezzi, la sua stessa essenza si trasformò in qualcosa di nuovo, in qualcosa che lo spaventava. Si stava innamorando di lei? Forse l'aveva sempre amata e non se ne era mai reso conto?
"Lucius..." mormorò lei, e lui affondò il viso fra i suoi capelli, assaporando il suo profumo, lieve ma inebriante, la sua delicatezza, la sua bellezza. "Lucius... non voglio essere una delle tante. Lo capisci questo?"
Lui la guardò sorpreso e, mentre teneva quel volto a forma di cuore, capì di avere fra le mani qualcosa di fragile, delicato e prezioso. La baciò piano, dolcemente. "Non sarai mai una delle tante. Sarai mia moglie".
Un timido raggio di luna filtrò attraverso i rami, accarezzando i loro volti. Si accorsero che la pioggia era finita e, quando uscirono all'aperto, videro le nubi allontanarsi e le torri di Hogwarts svettare alte nel cielo notturno.
"Sappiamo in che direzione andare, adesso..." borbottò Lucius, scostandosi una ciocca di capelli dal viso, e Narcissa annuì sollevata.
Senza dire altro, ripresero a camminare. Entrambi rimasero silenziosi e immersi nei propri pensieri. Ed entrambi avvertirono la netta percezione di un legame che si era stabilito fra loro: era come se soltanto Lucius Malfoy potesse essere capace di conoscere la vera Narcissa Black, o come se soltanto lei lo conoscesse meglio di quanto lui stesso non fosse in grado di fare.
In brevissimo tempo, riuscirono infine a raggiungere il castello.
"Credo di meritarmi un ringraziamento!" esclamò Lucius, varcando l'ingresso della scuola.
Narcissa alzò il mento e sostenne fermamente il suo sguardo. "Grazie, Malfoy", gli disse quindi, in modo semplice ma sincero. Dopo tutto quello che aveva passato, Lucius avrebbe preferito un ringraziamento più affettuoso ma decise che si sarebbe accontentato, per il momento...
Dopotutto avevano ancora tutta una vita da trascorrere insieme.


Fine

   
 
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