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Autore: Giulls    29/03/2009    10 recensioni
“Oh mio Dio! Ho Robert Pattinson davanti a me! QUEL Robert Pattinson! L’Edward Cullen di Twilight! Sto sognando, non è possibile! Non posso credere che Teo, mio fratello Teo, sia suo amico…eppure me l’ha appena presentato…" pensai rimanendo estasiata davanti a lui... *La storia di Giulia, una sedicenne italiana che andrà a trascorrere le vacanze estive a Londra, incurante che proprio lì imparerà davvero cosa vuol dire la parola AMORE...* °°°°°°°°°°°°°° Salve ragazze, sono tornata con la mia ultima storia, alla quale tengo moltissimo...spero di piaccia!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Robert Pattinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Scusate il ritardo, ma oggi non sono stata a casa praticamente per niente! Inoltre sono stanchissima, quindi oggi non riesco né a fare un’introduzione lunga, né a rispondere alle vostre recensioni. Quindi vi ringrazio dandovi un bacio enorme e dedicandovi il capitolo! Grazie inoltre a chi ha letto e chi ha messo la storia tra i preferiti!

A lunedì! Un bacio Giulls
P.S. ho messo i ringraziamenti nel capitolo precedente! ^^

26. RIUNIONE DI FAMIGLIE

Passarono quattro giorni dal pranzo con la famiglia di Robert e né lui né io parlammo più di quello che era successo. Mercoledì sera trascorsi la serata a casa sua, fermandomi anche a dormire e giovedì mattina mi svegliai sul suo letto da sola, trovando però una rosa rossa sul suo cuscino e un biglietto.

Sono uscito a fare un po’ di jogging dopo che i ragazzi sono venuti a rapirmi, ma spero di tornare prima ancora che tu possa svegliarti. Ti amo

Ancora assonnata sorrisi nel leggere il biglietto. Sentirsi dire di essere amata alle sette e venti della mattina era un bel modo per iniziare la giornata. Scesi le scale per dirigermi in cucina a fare colazione e, nell’esatto momento in cui mi sedetti per mangiare, suonarono alla porta.
Con tutti i momenti che c’erano proprio quando mi sono seduta per fare colazione vengono a suonare?” pensai alzandomi svogliatamente dalla sedia e andando ad aprire, trovandomi davanti alla porta i genitori di Robert.
< Oh, buongiorno > li salutai sorridendo.
< Ciao tesoro, disturbiamo? > domandò dolcemente Claire.
< No, assolutamente! Robert è a fare jogging e io mi sono appena alzata. Prego entrate > dissi facendomi da parte.
< Grazie cara > rispose Richard entrando in casa.
Ritornammo in cucina e dopo aver preparato e offerto un caffè, chiesi il motivo della loro visita
< Oh, beh ecco… > disse Claire.
< Mamma, papà che fate qui? > domandò Robert entrando in cucina.
< Ciao tesoro, volevamo chiedervi una cosa…ci sentiamo terribilmente in colpa per quello che mia madre ha detto e per farci perdonare vorremmo portarvi fuori a cena… > continuò Claire sorridendoci.
< Non dovete farvi perdonare di niente > intervenni.
< Sì invece. Mia madre ti ha offeso senza che tu lo meritassi e noi all’inizio non le abbiamo detto niente > risposero dispiaciuti.
< Ma davvero, non c’è bisogno che vi facciate perdonare, non ce l’ho assolutamente con voi >
< Ma vogliamo. Stasera, otto e venti a Chinatown? > propose Richard.
< Certo, ci saremo. Ok piccola? > domandò Robert guardandomi.
< Certamente. Grazie >
< Di niente tesoro. Ovviamente sarete nostri ospiti >
< Mamma… > disse Robert.
< Smettila di lamentarti! Ora noi andiamo. Ciao ragazzi >
< A stasera! > esclamai salutandoli e Robert li accompagnò alla porta, mentre io ripulivo il tavolo.
< Vedi amore, te l’avevo detto io che li avevi conquistati loro due… > mi disse non appena ritornò in cucina e lo guardai malissimo.
< A che ora sei andato via questa mattina? >
< Più o meno sulle sette. Non ti ho svegliata vero? >
< No, mi sono svegliata venti minuti dopo > risposi.
< Oh, buongiorno allora! > disse avvicinandosi, prendendomi il volto tra le mani e iniziando a baciarmi.
< Buongiorno anche a te > risposi tra un bacio e l’altro appoggiando le mani sui suoi fianchi.
< Scusatemi, fate finta che non ci sia! Ho dimenticato le chiavi della macchina > esclamò Richard quando tornò in cucina.
M’irrigidii e feci per staccarmi, ma Robert me lo impedii e ciò face ridere Richard.
< Cretino! > esclamai tirandogli una pacca sulla spalla quando fummo nuovamente soli.
< Perché? > domandò innocentemente.
< Come perché? Ho appena fatto una figuraccia pazzesca con tuo padre! >
< Ma amore, che palle che sei! Ascolta era solo un bacio, mica stavamo facendo chissà che! > rispose lui sorridendomi.
< Sì, ma… >
< Niente “ma…“, ho ragione io! >
< Sì, certo… > risposi alzando gli occhi al cielo.
Prima che potesse controbattere Robert venne chiamato al cellulare e così ne approfittai per sgattaiolare in camera, infilarmi il costume e uscire in giardino a prendere un po’ di sole, vista la giornata calda e soleggiata.
Mi stavo tranquillamente godendo il sole stesa a bordo piscina, quando quel cretino del mio ragazzo si buttò in acqua facendo il tuffo a bomba e bagnandomi tutta.
< Ops! Scusa amore, non ti avevo vista… > disse lui con un ghigno.
< Brutto…ora ne pagherai le conseguenze! > esclamai tuffandomi in acqua, mentre Robert fingeva di essere terrorizzato.
Mi aggrappai a lui e lo baciai appassionatamente, dopo di che lo spinsi alla sprovvista sott’acqua ridendo come una matta.
< Sei sleale > disse tossendo.
< E perché mai? >
< Perché io ti stavo dimostrando quanto ti amassi e tu mi fai bere? >
< Se cerchi di farmi venire i sensi di colpa puoi stare tranquillo che non ce la farai mai >
< Guarda che sono serio. Mi hai profondamente deluso col tuo scherzo, non è stato per niente carino… > disse senza sorridere ed io alzai un sopracciglio, ma sembrava talmente serio che iniziai a sentirmi un po’ in colpa, nonostante io stessi solo scherzando.
Non appena vide la mia faccia Robert scoppiò in una fragorosa risata, dicendomi che stava solo scherzando. Restammo in acqua a giocare per tutta la mattina, poi per pranzo mi riportò a casa.
< Rimani qui? > domandai voltandomi verso di lui davanti alla porta di casa.
< Non lo so, rimango? > chiese lui facendomi appoggiare completamente alla porta e baciandomi il mento, per poi scendere fino al collo.
< Secondo me sarebbe meglio se tu restassi a pranzo. Sai, sarebbe un vero peccato perdersi le delizie che cucinerò oggi… > risposi sorridendo e rabbrividendo ogni volta che le sue labbra toccavano il mio collo.
< Sei adorabile quando rabbrividisci così >
< Adorabile? > domandai con una smorfia di disappunto.
< Non ti piace il termine? >
 < No, da piccola tutti mi dicevano sempre che ero adorabile… >
< E non sei contenta di ricordare la tua infanzia? >
< Non è questo il punto… >
< Ok… > disse sospirando e aggiunse guardandomi negli occhi < sexy ti piace di più? >
< Sì > risposi sorridendogli innocentemente e facendolo ridere.
Restammo a baciarci per non so quanto tempo, poi venimmo interrotti quando venne aperta la porta.
< Ciao Teo! > esclamai guardando Robert.
< Veramente Teo è di sopra che si sta facendo una doccia… > rispose in italiano una voce femminile.
Sgranai gli occhi e mi voltai spaventata verso la porta.
Cazzo!” pensai ancora con gli occhi sgranati.
< Ciao mamma. Ma che ci fai qui? > domandai con lo sguardo impietrito.
< Beh, visto che né io né tuo padre abbiamo più ricevuto tue notizie, siamo venuti a accertarci che fossi ancora viva… > rispose mia madre guardandomi accigliata.
< Beh come vedi sto benone! Sono felice di vederti > dissi sorridendole e abbracciandola.
< Anche io bambina mia > rispose abbracciandomi stretta < hey, ma quello non è il ragazzo che fa il vampiro in Twilight? > domandò indicando Robert.
< Sì mamma, per l’appunto…vorrei presentarti Robert, il mio ragazzo…Rob, lei è mia madre Patrizia > dissi facendo le presentazioni.
< Ragazzo? > domandò mia mamma sgranando gli occhi.
< Sì mamma > risposi rossa in viso.
< Da quanto state insieme? >
< Da un mese >
< E quando pensavi di dirmelo? > domandò guardando prima me e poi lui.
< Beh, era mia intenzione dirtelo, solo non sapevo quando… > risposi passandomi una mano tra i capelli e Robert sorrise nel vedere il mio gesto.
< Ehm…ciao Robert tanto piacere > disse mia madre dandogli la mano.
< Salve signora, il piacere è tutto mio >
< Chiamami pure Patrizia >
< D’accordo, grazie > rispose Robert sorridendole.
< Ok Giulia, di là c’è tuo padre…lo avvisi tu? > domandò ammiccando verso Robert.
< Certo, due minuti > dissi sospirando.
Mia madre annuì e chiuse la porta lasciandoci soli.
< È simpatica tua madre > mi disse ridendo.
 < Rob scusami tanto, non sapevo che i miei genitori fossero a Londra… > dissi dispiaciuta.
< Perché? Dov’è il problema? Tu hai conosciuto i miei genitori ed io ora conoscerò i tuoi. Siamo pari >
< Davvero non ti scoccia? >
< No. Anzi, mi fa piacere conoscerli >
< Ti amo da morire lo sai? >
< Sì, credo che tu me l’abbia già detto > rispose baciandomi dolcemente.
Quando entrammo in casa ci dirigemmo verso la sala e accanto alla finestra trovai mio padre intento a mandare un messaggio.
< Papà! > urlai allontanandomi da Robert e saltandogli addosso.
< Hey amore! Come stai? > domandò prendendomi in braccio e baciandomi una guancia.
< Benissimo! >
< Si vede, sei raggiante >
< Grazie! E devo tutto questo a questa meravigliosa città, a i miei amici e a Robert… >
< Chi è Robert? >
< Il mio ragazzo… > gli dissi indicando Robert, che era vicino alla porta della sala.
< IL TUO COSA? > domandò mio padre sconvolto.
< Ehm…papà, lascia che ti spieghi… >
< Nostra figlia si è fidanzata e non c’ha avvisato. Hai visto che carina? > domandò sarcasticamente mia madre poggiando una mano sulla spalla di Robert.
< Grazie mamma! > risposi acida < comunque papà, Robert ed io stiamo insieme da un mese > aggiunsi guardandolo e tentando di scrutare una sua qualsiasi emozione.
< Un mese? > continuò mio padre sempre più sconvolto.
< Papà, respira ti prego >
< Ok, sto respirando… > disse lui, poi continuò < perché non ce l’hai detto? >
< Perché non ne ho mai avuta l’occasione >
< Invece di occasioni ne hai avute tante… >
< Ok, non vi ho detto niente perché avevo paura della vostra reazione quando avreste scoperto che è più grande di me > risposi guardando entrambi i miei genitori e dopo essermi riavvicinata a Robert che, non capendo niente di italiano, si limitava a fissarci.
< Quanti anni ha? >
< Ventidue >
< Stai scherzando, vero? > intervenne mia madre.
< No >
< Giulia avete sei anni di differenza… >
< Perché mamma, tu e Mirco quanti anni avete di differenza? > domandai in risposta guardandola e alzando un sopracciglio.
< Non è questo il punto… > rispose lei.
< No mamma è la stessa identica cosa. L’unica differenza è che sono ancora minorenne >
< E non ti sembra una grande differenza questa? >
< No, perché lo amo e sono felice con lui >
< Lo ami…è una cotta la tua… >
< Una cotta dici? Mamma ti rendi conto dell’enorme cazzata che hai appena sparato? Tu non sei me, non puoi sapere quello che provo quando sto vicino a lui, quando lui mi bacia e mi trovo tra le sue braccia. Lo amo mamma, lo amo da morire. Non è una semplice cotta, è amore questo… > risposi alterata e avvicinandomi sempre di più a Robert.
< Sai Papi(*), credo che nostra figlia abbia fatto la sua scelta. E questo ragazzo m’ispira molta fiducia, mi piace > intervenne mio padre dopo due minuti di silenzio guardando me e mia madre.
< Grazie papà! > esclamai correndo ad abbracciarlo.
< Tesoro, lo sai però che se prova a farti stare male io gli taglio le dita e lo uccido vero? >
< Papà, tranquillo. Prima di te c’è una fila chilometrica a volerlo uccidere se solo prova a farmi stare male > risposi ridendo.
< Quindi direi che abbiamo un nuovo ragazzo in famiglia > disse mia madre guardandomi.
< Esattamente >
< Uno di quei ragazzi che si portano alle cene di famiglia >
< Sì >
< E che verranno tempestati di domande e da eventuali minacce dal nonno Giuseppe? >
< Precisamente > risposi ridendo all’idea di mio nonno che faceva il terzo grado a Robert, esattamente come aveva fatto con il ragazzo di mia cugina.
< Ok, allora benvenuto in famiglia Robert > disse mia madre.
< Oh, grazie mille Patrizia > rispose in Italiano facendo ridere tutti.
< No amore, scusaci. È che sei buffo quando parli in italiano > dissi rivolta a Robert mentre mi avvicinavo per baciargli una guancia, dopo che aveva messo il suo solito finto muso lungo non capendo il perché della nostra risata.
< Hey piccola invitiamo anche i tuoi alla cena di stasera? > domandò guardandomi.
A quella richiesta mi si illuminarono gli occhi.
< Sì, magari! > esclamai < hey mamma, papà, volete venire stasera a cena con me, Robert e i suoi genitori? Andiamo a mangiare cinese per le otto > domandai guardandoli speranzosa.
< Certo, perché no? > rispose mio padre.
< Robert ti fermi a pranzo da noi? > domandò mia madre sorridendogli.
< Ehm…no signora, preferisco lasciarvi da soli visto che è da un po’ che non vi vedete > rispose educatamente.
< Sei sicuro Robert? Guarda che ci fa piacere averti a pranzo >
< Grazie Patrizia, ma ora è meglio che vada. A stasera, è stato un piacere conoscervi > disse porgendo la mano ad entrambi i miei genitori per salutarli.
< Ti accompagno alla porta > dissi sorridendogli e intrecciando le nostre mani.
< Grazie piccola > rispose Robert sorridendomi.
Arrivati alla porta uscimmo entrambi e dopo averla chiusa lo guardai sorridendo.
< Che c’è? > domandò sorridendo anche lui.
< Tu non hai idea di quanto io ti ami >
< Non più di quanto ti ami io >
Sorrisi maggiormente e lo abbracciai, restando in quella posizione per vari minuti e dandogli di tanto in tanto dei piccoli baci sul collo e lui faceva lo stesso con me.
< Tua mamma ci sta osservando dalla finestra > disse dopo qualche minuto scoppiando a ridere.
< Potremmo rendere la scena più piccante, solo che poi ci ucciderebbe… > risposi guardandolo negli occhi e unendomi alla sua risata.
< Non mi tentare… > disse guardandomi maliziosamente.
< Tu scherza, tanto quella che poi verrà tampinata di domande su noi due sono io. Già m’immagino mio padre che mi chiederà se sono ancora vergine o meno… > dissi affondando la testa sul suo petto per nascondermi.
< Mmm…quasi quasi mi fermo a pranzo, non voglio perdermi la scena! >
< Sei uno stronzo! > esclamai dandogli una pacca sul petto e ridendo.
< Piccola, è meglio se torni in casa adesso. Oltre a tua madre si è aggiunto tuo padre a fissarci… >
< O mamma mia…ok, ciao amore > dissi baciandolo dolcemente.
< Ciao piccola, a stasera. Avviso io i miei >
< Benissimo > dissi sorridendogli
< Rimani a dormire da me dopo? >
< Con i miei genitori qui? Stai scherzando, vero? >
< Uffa… > rispose roteando gli occhi e cominciando ad avviarsi verso la macchina.
< Smettila di lamentarti! > urlai ridendo e poi rientrai in casa, trovandomi faccia a faccia con Teo.
< Ciao piccola >
< Ti odio! Potevi dirmi che i miei genitori venivano a Londra > sussurrai in modo che non potessero sentire i diretti interessati.
< Guarda che me li sono trovati questa mattina davanti alla porta di casa. A proposito, devi essermi riconoscente perché ho detto loro che eri a dormire da Emma e non da Robert >
< Grazie fratellone >
< Mi odi ancora? > domandò lui sorridendo.
< No > risposi abbracciandolo e baciandogli una guancia.
< Ragazzi è pronto il pranzo > ci disse mia madre.
< Arriviamo > rispondemmo in coro.
Fu bellissimo poter stare di nuovo con i miei genitori perché mi erano mancati tanto, ma allo stesso tempo fu il pranzo più imbarazzante di tutta la mia vita, perché erano sempre dietro a fare domande su me e Robert e ovviamente mio padre mi chiese schiettamente se fossi ancora vergine o meno. All’inizio ero tentata a dire di no, giusto per vedere quale sarebbe stata la loro reazione, ma poi cambiai idea non appena vidi lo sguardo omicida che aveva mio padre negli occhi.
Dopo pranzo mia madre salì in camera mia.
< Giuly, posso parlarti un attimo? >
< Certamente! > risposi facendole segno di sedersi sul letto.
< Volevo parlarti della tua storia con Robert > disse guardandomi seriamente.
< Mamma, io… > tentai di parlarne, ma lei mi bloccò.
< Non è troppo grande per te? >
< Ma ha solo ventidue anni! Non è troppo grande! > risposi sgranando gli occhi.
< Avete esigenze diverse > disse guardandomi.
< Come fai a dirlo? >
< Perché un ventiduenne per di più famoso ha esigenze diverse rispetto ad una diciassettenne… >
< Mamma basta, smettila. Non puoi permetterti di dirmi questo. Sono innamorata di Robert e sto bene con lui. Non mi va che tu mi dica questo, perché mi fai star male. Sei mia madre e vorrei che tu mi appoggiassi, non che tu mi dica di lasciarlo… >
< Non sto dicendo che tu lo debba lasciare, dico solo di stare attenta >
< Lo sono sempre, mi conosci >
< È degli altri che non mi fido >
< Dovresti fidarti di lui, è davvero una bellissima persona > dissi sorridendo e arrossendo.
< Sei proprio partita, eh? > domandò ridendo.
< Sì > risposi passandomi una mano tra i capelli.
Oddio, mi ha passato questo gesto?” pensai divertita.
< Perché ridi? > chiese curiosa mia madre.
< No, niente…è solo che il gesto di passarmi la mano tra i capelli è un gesto che anche Robert fa e che a quanto pare mi ha passato > risposi sorridendole.
< A papà sembra che piaccia Robert >
< Sì e sono felice di questo > dissi tutta contenta < e a te? Piace? >
< Beh, sai non lo conosco bene, ma a prima vista mi sembra un ragazzo educato >
< Lo è >
< E sembra che ci tenga molto a te >
< Togli il sembra. Sai, domenica scorsa sono stata a mangiare a casa dei genitori di Robert per festeggiare il compleanno di sua nonna. Sono stata trattata benissimo da tutti, fatta eccezione per l’appunto da sua nonna che non ha fatto altro che paragonarmi ad un’altra ragazza e a trattarmi con disprezzo. E sai cosa ha fatto Robert? Mi ha difesa per tutto il tempo e poi a metà pranzo mi ha preso per mano e mi ha detto di andarcene perché era stufo di quello che sua nonna stava dicendo su di me >
< Davvero? > domandò mamma sgranando gli occhi.
< Sì, davvero > risposi sorridendo.
< Allora è da tenere stretto! > esclamò scoppiando a ridere.
Restammo a parlare ancora qualche minuto e poi tornammo di sotto insieme a Teo e a mio padre e chiacchierammo tutti insieme per tutto il pomeriggio, poi alle sei andai a farmi una doccia e quando tornai in camera scelsi di indossare un paio di jeans chiari aderenti, un paio di sandali neri e una maglia a manica lunga a righe nera a bianca, con lo scollo a V ricoperto da paillettes e da un fiocco al centro.
Mia madre, mio padre ed io chiamammo un taxi e alle otto precise giungemmo a destinazione: era un edificio molto grande e ai lati della porta c’erano due statue rosse raffiguranti dei draghi col muso spalancato intenti a sparare fuoco. C’erano moltissime finestre che lasciavano intravedere l’interno del locale: era molto elegante e ai muri vi erano tonalità chiare come il bianco, il color crema e il rosa pallido e s’intravedevano dei separé tra i tavoli che creavano un’atmosfera molto romantica.
< Buonasera > esclamò Robert non appena ci raggiunse.
< Ciao amore > risposi baciandogli una guancia < i tuoi genitori? >
< Stanno arrivando, sono bloccati nel traffico… >
< Sì, è vero c’è un sacco di traffico stasera… > disse mia madre mentre salutava Robert.
< Hey ragazzi, scusateci per il ritardo! > esclamarono Richard e Claire quando arrivarono.
< Non fa niente. Mamma, papà, voglio presentarvi i genitori di Giulia, Patrizia e Fabrizio >
< Salve, io sono Claire, mentre lui è mio marito Richard. Siamo molto felici di conoscervi, avete una figlia splendida > disse Claire presentandosi.
< Salve, è un vero piacere conoscervi > rispose mio padre usando il suo inglese come meglio poteva.
< Il piacere è tutto nostro. Prego, se volete seguirmi andiamo a mangiare > disse Richard rivolgendosi a tutti noi.
< Ho detto a mia madre di non menzionare al fatto che tu ogni tanto dormi da me… > mi sussurrò Robert in un orecchio prima di entrare.
< Grazie, sei un angelo >
< Prego amore > ripose baciandomi una guancia e prendendomi per mano.
< Sei bellissimo stasera > gli dissi mentre eravamo ancora in disparte: indossava un paio di jeans neri e una maglia a manica lunghe sempre nera.
< Grazie, anche tu lo sei…anche se ti preferisco quando indossi la gonna > sussurrò al mio orecchio facendomi avvampare.
La nostra saletta era vicina ad una sorta di giardino zen che era molto verde e aveva diverse panchine.
Mia madre ed io ordinammo due risi alla cantonese, mentre Robert il pollo fritto, Richard e Claire il maiale in agrodolce e mio padre gli spaghetti ai frutti di mare.
< Patrizia, fino a quanto restate a Londra? > domandò Claire dopo un’ora e mezzo di allegre chiacchiere.
< Partiamo entrambi domani pomeriggio: io ho l’altra bimba che ha bisogno di me che è rimasta col papà, mentre Fabri ha la sua compagna che torna domani sera da una vacanza > rispose mia madre.
< Oh, che peccato! Volevo proporvi un’altra cena, ma se dovete partire domani sera… >
< Rimanderemo a quando verrete in Italia! > esclamò mio padre sorridendo.
Era davvero bello vedere quella scena, perché sembrava una grande riunione di famiglia: i miei genitori andavano molto d’accordo con i genitori di Robert e questo mi rendeva davvero felice, perché io adoravo i genitori di Robert perché erano delle persone solari e sempre gentili, con me specialmente, tanto che mi sentivo parte integrante della famiglia.
Restammo a chiacchierare fino alle dieci, dopo di che ci avviammo a piedi verso una gelateria non molto distante da Chinatown e dopo aver preso il gelato ci sedemmo su delle panchine per mangiarlo in santa pace, anche se io ovviamente mi sedetti sulle ginocchia di Robert.
Mentre stavamo parlando tranquillamente all’improvviso sentii una voce, diversa da quella di Robert, vicino al mio orecchio fare “Bu!“.
Urlai spaventata, ma quando mi voltai e vidi Jared ridere come un pazzo gli saltai addosso abbracciandolo forte.
< Jared! >
< Hey bimba! Sei uno schianto stasera! >
< Grazie, anche tu! Ciao Shannon > dissi salutando il fratello.
< Ciao Giulia > rispose lui sorridendomi e dandomi il pugno.
< Papi, voglio presentarti due persone: questi sono i miei genitori, mia madre Patrizia e mio padre Fabrizio >
< Salve > disse Jared porgendo loro la mano.
< Salve > risposero i miei genitori.
< Ma tu sei Jared Leto? > aggiunse mia madre.
< Sì signora, esatto >
< Mamma tu sai chi è lui? > domandai sgranando gli occhi.
< Sì, hai il suo poster in camera sua > rispose lei come se fosse la cosa più naturale possibile e facendomi diventare paonazza, cosa che fece morire dal ridere tutti.
< Bimba che poster hai in camera? > domandò Jared facendomi arrossire ancora di più e tentai di nascondere il viso accoccolandomi verso Robert, che continuava a ridere a crepapelle.
< Un poster dove sei ripreso a mezzo busto. Hai una camicia azzurro in jeans con le maniche arrotolate, con allacciati sono i primi bottoni a partire dal basso e infatti sotto si vede una maglia con un azzurro più scuro tendente al grigio e come disegno c’è un’aquila e altro che non sono riuscita a decifrare… > rispose mia madre tranquillamente.
< Grazie mamma > dissi acida.
< Oh, che avrò mai detto > obiettò alzando gli occhi al cielo.
Jared e Shannon restarono a chiacchierare per pochi minuti e poi se ne andarono perché erano arrivate le ragazze che stavano aspettando. Noialtri, invece, restammo lì fino alle undici, poi tornammo davanti al ristorante e dopo aver salutato Claire e Richard Robert ci riaccompagnò a casa.
< Ciao Robert, grazie mille per la serata > disse mia madre sorridendogli.
< È stato un piacere > rispose lui sorridendole.
< Robert grazie di tutto > aggiunse mio padre offrendogli la mano, che il mio ragazzo strinse ringraziandolo e sorridendogli.
< Giuly vieni dentro? > domandò mia madre.
< Sì, due minuti > risposi.
< Devo dire però che sono un po’ geloso…hai il poster in camera di Jared e non il mio? > domandò Robert quando fummo soli.
< Amore, non è colpa mia se non trovo dei tuoi poster nei giornali! E poi che me ne faccio di un poster se posso averti tutto per me? > dissi mettendogli le mani intorno al collo.
< Sì, ma… >
< Tu hai dei miei poster in camera tua? >
< No… >
< Ecco, allora siamo pari > risposi scoppiando a ridere e lui si unì alla mia risata.
< Mi sono divertita tantissimo questa sera >
< Anche io…i tuoi genitori sono troppo forti >
< Sì, è vero > confermai avvicinandomi sempre di più alle sue labbra.
< Ti amo >
< Io di più > risposi tra un bacio e l’altro.
< Non è possibile >
< Sì invece >
< Ciao ragazzi! > esclamò Teo.
< Hey Teo! >
< Fratellone, che ci fai qui? Non dovresti essere a lavorare? >
< No, serata tranquilla questa. Harry mi ha rimandato a casa prima >
< Bene! > esclamai abbracciandolo.
< Rob, vieni dentro? > domandò Teo rivolto al suo migliore amico.
< Sì, certo! È da un po’ che non ci facciamo delle chiacchiere io e te… >
< Quindi stasera mi bidonate? > domandai fingendomi offesa.
< Piccola se vuoi puoi restare con noi mentre giochiamo all’X-Box… >
< O mamma mia! A diciannove e a ventidue anni ancora pensano a giocare con l’X-Box! Non ci posso credere > esclamai roteando gli occhi.
Entrammo in casa e dopo che i miei genitori andarono a dormire io mi infilai un paio di calzoncini della tuta e una canotta come pigiama e mi diressi di sotto per vedere i miei due uomini giocare.
< Che gioco fate? > domandai.
< Lotta, non vedi? > rispose Teo impegnato a guardare lo schermo.
< Wow amore, come sei sexy! > disse Robert  e Teo approfittando della sua distrazione uccise il suo personaggio.
< Sono il campione! >
< Hey, non vale! >
< Così impari a mangiarti con gli occhi mia sorella! > rispose Teo facendogli la linguaccia.
< Robert, posso provare a battere mio fratello? > domandai guardando entrambi.
< Sono imbattibile piccola >
< Vedremo… > risposi ghignando.
Mi sedetti tra Teo e Robert, con quest’ultimo che mi circondò le spalle con il suo braccio, e iniziai la sfida contro Teo e dopo cinque minuti lo sconfissi.
< Ma…come hai fatto? > chiese Robert stupito.
< Semplice, basta premere questo pulsante > risposi come se fosse la cosa più naturale.
< Ah ah ah, molto spiritosa > disse Robert guardandomi con uno sguardo accigliato.
< Voglio la rivincita > disse facendo ripartire il gioco e lo sconfissi nuovamente.
< Teo, posso provare? > domandò Robert.
< È tutto tuo > rispose Teo avvilito.
Mi ci vollero tre minuti per sconfiggere il mio ragazzo, ma alla fine battei anche lui. Ero contentissima, perché era la prima volta che usavo la X-Box e avevo battuto entrambi.
< Non ci credo…hai barato! > esclamò Teo.
< Sei geloso, sei geloso, sei geloso! > lo canzonai.
< Ok ragazzi sono quasi le tre. Io vado a dormire perché sono stanco morto. Ciao a domani e non fate niente che io non farei! > esclamò Teo.
< Il tuo “non fate niente che io non farei“ è inteso come niente scommesse di polli, niente Golden Hill, niente fughe a Las Vegas con matrimonio o niente sesso? >
< Niente di tutto ciò > rispose baciandomi la fronte.
< Ok, promesso! Notte Teo >
< Ciao ragazzi >
< Bene è veramente tardi e sarebbe meglio se tornassi a casa anche io… > disse Robert una volta rimasti soli.
< Ma… >
< Ma? > m’incitò.
< Resta qui… > lo implorai.
< Ci sono i tuoi >
< È lo stesso >
< Perché vuoi che resti? >
< Ti basta sapere perché ti amo? >
< No >
< Perché mia madre sta dormendo nel mio letto, mentre mio padre nella stanza degli ospiti ed io non voglio dormire con mia madre, quindi rimane solo il divano. Ma se dormo qui mi sento sola, e poi è freddo… > risposi guardandolo implorante.
< Ok, ma ad una condizione >
< Quale? >
< Domani mattina alle nove vieni a fare jogging con me >
< Ci sto! > esclamai.
M’intrufolai nella mia camera per prendere una coperta, poi tornai di sotto e dopo aver tolto i cuscini dal divano e appoggiati sul pianoforte ci sistemammo al meglio.
< Notte amore >

< Notte Rob > sussurrai e dopo averlo baciato a fior di labbra mi accoccolai meglio tra le sue braccia e ci addormentammo.

   
 
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