Scusate il
ritardo, ma oggi non sono
stata a casa praticamente per niente! Inoltre sono stanchissima, quindi
oggi
non riesco né a fare un’introduzione lunga,
né a rispondere alle vostre
recensioni. Quindi vi ringrazio dandovi un bacio enorme e dedicandovi
il
capitolo! Grazie inoltre a chi ha letto e chi ha messo la storia tra i
preferiti!
P.S. ho messo i ringraziamenti nel
capitolo precedente! ^^
26.
RIUNIONE DI FAMIGLIE
“Con tutti i momenti che c’erano proprio
quando mi sono seduta
per fare colazione vengono a suonare?” pensai
alzandomi svogliatamente
dalla sedia e andando ad aprire, trovandomi davanti alla porta i
genitori di
Robert.
< Oh, buongiorno > li salutai sorridendo.
< Ciao tesoro, disturbiamo? > domandò
dolcemente Claire.
< No, assolutamente! Robert è a fare jogging e io mi
sono
appena alzata. Prego entrate > dissi facendomi da parte.
< Grazie cara > rispose Richard entrando in casa.
Ritornammo in cucina e dopo aver preparato e offerto un
caffè, chiesi
il motivo della loro visita
< Oh, beh ecco… > disse Claire.
< Mamma, papà che fate qui? >
domandò Robert entrando in
cucina.
< Ciao tesoro, volevamo chiedervi una cosa…ci
sentiamo
terribilmente in colpa per quello che mia madre ha detto e per farci
perdonare
vorremmo portarvi fuori a cena… > continuò
Claire sorridendoci.
< Non dovete farvi perdonare di niente > intervenni.
< Sì invece. Mia madre ti ha offeso senza che tu lo
meritassi e
noi all’inizio non le abbiamo detto niente > risposero
dispiaciuti.
< Ma davvero, non c’è bisogno che vi
facciate perdonare, non ce
l’ho assolutamente con voi >
< Ma vogliamo. Stasera, otto e venti a Chinatown? >
propose
Richard.
< Certo, ci saremo. Ok piccola? > domandò
Robert guardandomi.
< Certamente. Grazie >
< Di niente tesoro. Ovviamente sarete nostri ospiti >
< Mamma… > disse Robert.
< Smettila di lamentarti! Ora noi andiamo. Ciao ragazzi >
< A stasera! > esclamai salutandoli e Robert li
accompagnò
alla porta, mentre io ripulivo il tavolo.
< Vedi amore, te l’avevo detto io che li avevi
conquistati loro
due… > mi disse non appena ritornò in
cucina e lo guardai malissimo.
< A che ora sei andato via questa mattina? >
< Più o meno sulle sette. Non ti ho svegliata vero?
>
< No, mi sono svegliata venti minuti dopo > risposi.
< Oh, buongiorno allora! > disse avvicinandosi,
prendendomi
il volto tra le mani e iniziando a baciarmi.
< Buongiorno anche a te > risposi tra un bacio e
l’altro
appoggiando le mani sui suoi fianchi.
< Scusatemi, fate finta che non ci sia! Ho dimenticato le
chiavi della macchina > esclamò Richard quando
tornò in cucina.
M’irrigidii e feci per staccarmi, ma Robert me lo impedii e
ciò
face ridere Richard.
< Cretino! > esclamai tirandogli una pacca sulla spalla
quando
fummo nuovamente soli.
< Perché? > domandò innocentemente.
< Come perché? Ho appena fatto una figuraccia
pazzesca con tuo
padre! >
< Ma amore, che palle che sei! Ascolta era solo un bacio, mica
stavamo facendo chissà che! > rispose lui
sorridendomi.
< Sì, ma… >
< Niente “ma…“,
ho
ragione io! >
< Sì, certo… > risposi alzando gli
occhi al cielo.
Prima che potesse controbattere Robert venne chiamato al cellulare
e così ne approfittai per sgattaiolare in camera, infilarmi
il costume e uscire
in giardino a prendere un po’ di sole, vista la giornata
calda e soleggiata.
Mi stavo tranquillamente godendo il sole stesa a bordo piscina,
quando quel cretino del mio ragazzo si buttò in acqua
facendo il tuffo a bomba
e bagnandomi tutta.
< Ops! Scusa amore, non ti avevo vista… >
disse lui con un
ghigno.
< Brutto…ora ne pagherai le conseguenze! >
esclamai tuffandomi
in acqua, mentre Robert fingeva di essere terrorizzato.
Mi aggrappai a lui e lo baciai appassionatamente, dopo di che lo
spinsi alla sprovvista sott’acqua ridendo come una matta.
< Sei sleale > disse tossendo.
< E perché mai? >
< Perché io ti stavo dimostrando quanto ti amassi e
tu mi fai
bere? >
< Se cerchi di farmi venire i sensi di colpa puoi stare
tranquillo che non ce la farai mai >
< Guarda che sono serio. Mi hai profondamente deluso col tuo
scherzo, non è stato per niente carino… >
disse senza sorridere ed io alzai
un sopracciglio, ma sembrava talmente serio che iniziai a sentirmi un
po’ in
colpa, nonostante io stessi solo scherzando.
Non appena vide la mia faccia Robert scoppiò in una
fragorosa
risata, dicendomi che stava solo scherzando. Restammo in acqua a
giocare per
tutta la mattina, poi per pranzo mi riportò a casa.
< Rimani qui? > domandai voltandomi verso di lui davanti
alla porta di casa.
< Non lo so, rimango? > chiese lui facendomi appoggiare
completamente alla porta e baciandomi il mento, per poi scendere fino
al collo.
< Secondo me sarebbe meglio se tu restassi a pranzo. Sai,
sarebbe un vero peccato perdersi le delizie che cucinerò
oggi… > risposi sorridendo
e rabbrividendo ogni volta che le sue labbra toccavano il mio collo.
< Sei adorabile quando rabbrividisci così >
< Adorabile? > domandai con una smorfia di disappunto.
< Non ti piace il termine? >
< No, da
piccola tutti
mi dicevano sempre che ero adorabile… >
< E non sei contenta di ricordare la tua infanzia? >
< Non è questo il punto… >
< Ok… > disse sospirando e aggiunse
guardandomi negli occhi
< sexy ti piace di più? >
< Sì > risposi sorridendogli innocentemente e
facendolo
ridere.
Restammo a baciarci per non so quanto tempo, poi venimmo
interrotti quando venne aperta la porta.
< Ciao Teo! > esclamai guardando Robert.
< Veramente Teo è di sopra che si sta facendo una
doccia… >
rispose in italiano una voce femminile.
Sgranai gli occhi e mi voltai spaventata verso la porta.
“Cazzo!” pensai
ancora
con gli occhi sgranati.
< Ciao mamma. Ma che ci fai qui? > domandai con lo
sguardo
impietrito.
< Beh, visto che né io né tuo padre
abbiamo più ricevuto tue
notizie, siamo venuti a accertarci che fossi ancora viva…
> rispose mia
madre guardandomi accigliata.
< Beh come vedi sto benone! Sono felice di vederti >
dissi
sorridendole e abbracciandola.
< Anche io bambina mia > rispose abbracciandomi stretta
<
hey, ma quello non è il ragazzo che fa il vampiro in
Twilight? > domandò
indicando Robert.
< Sì mamma, per l’appunto…vorrei
presentarti Robert, il mio
ragazzo…Rob, lei è mia madre Patrizia >
dissi facendo le presentazioni.
< Ragazzo? > domandò mia mamma sgranando gli
occhi.
< Sì mamma > risposi rossa in viso.
< Da quanto state insieme? >
< Da un mese >
< E quando pensavi di dirmelo? > domandò
guardando prima me
e poi lui.
< Beh, era mia intenzione dirtelo, solo non sapevo
quando… >
risposi passandomi una mano tra i capelli e Robert sorrise nel vedere
il mio
gesto.
< Ehm…ciao Robert tanto piacere > disse mia
madre dandogli
la mano.
< Salve signora, il piacere è tutto mio >
< Chiamami pure Patrizia >
< D’accordo, grazie > rispose Robert
sorridendole.
< Ok Giulia, di là c’è tuo
padre…lo avvisi tu? > domandò
ammiccando verso Robert.
< Certo, due minuti > dissi sospirando.
Mia madre annuì e chiuse la porta lasciandoci soli.
< È simpatica tua madre > mi disse ridendo.
< Rob scusami
tanto, non
sapevo che i miei genitori fossero a Londra… > dissi
dispiaciuta.
< Perché? Dov’è il problema? Tu
hai conosciuto i miei genitori
ed io ora conoscerò i tuoi. Siamo pari >
< Davvero non ti scoccia? >
< No. Anzi, mi fa piacere conoscerli >
< Ti amo da morire lo sai? >
< Sì, credo che tu me l’abbia
già detto > rispose baciandomi
dolcemente.
Quando entrammo in casa ci dirigemmo verso la sala e accanto alla
finestra trovai mio padre intento a mandare un messaggio.
< Papà! > urlai allontanandomi da Robert e
saltandogli
addosso.
< Hey amore! Come stai? > domandò prendendomi
in braccio e
baciandomi una guancia.
< Benissimo! >
< Si vede, sei raggiante >
< Grazie! E devo tutto questo a questa meravigliosa
città, a i
miei amici e a Robert… >
< Chi è Robert? >
< Il mio ragazzo… > gli dissi indicando
Robert, che era
vicino alla porta della sala.
< IL TUO COSA? > domandò mio padre sconvolto.
< Ehm…papà, lascia che ti
spieghi… >
< Nostra figlia si è fidanzata e non c’ha
avvisato. Hai visto
che carina? > domandò sarcasticamente mia madre
poggiando una mano sulla
spalla di Robert.
< Grazie mamma! > risposi acida < comunque
papà, Robert
ed io stiamo insieme da un mese > aggiunsi guardandolo e
tentando di scrutare una sua qualsiasi emozione.
< Un mese? > continuò mio padre sempre
più sconvolto.
< Papà, respira ti prego >
< Ok, sto respirando… > disse lui, poi
continuò < perché
non ce l’hai detto? >
< Perché non ne ho mai avuta l’occasione
>
< Invece di occasioni ne hai avute tante… >
< Ok, non vi ho detto niente perché avevo paura della
vostra
reazione quando avreste scoperto che è più grande
di me > risposi guardando
entrambi i miei genitori e dopo essermi riavvicinata a Robert che, non
capendo
niente di italiano, si limitava a fissarci.
< Quanti anni ha? >
< Ventidue >
< Stai scherzando, vero? > intervenne mia madre.
< No >
< Giulia avete sei anni di differenza… >
< Perché mamma, tu e Mirco quanti anni avete di
differenza?
> domandai in risposta guardandola e alzando un sopracciglio.
< Non è questo il punto… > rispose
lei.
< No mamma è la stessa identica cosa.
L’unica differenza è che
sono ancora minorenne >
< E non ti sembra una grande differenza questa? >
< No, perché lo amo e sono felice con lui >
< Lo ami…è una cotta la tua…
>
< Una cotta dici? Mamma ti rendi conto dell’enorme
cazzata
che hai appena sparato? Tu non sei me, non puoi sapere quello che provo
quando
sto vicino a lui, quando lui mi bacia e mi trovo tra le sue braccia. Lo
amo
mamma, lo amo da morire. Non è una semplice cotta,
è amore questo… > risposi
alterata e avvicinandomi sempre di più a Robert.
< Sai Papi(*), credo che nostra figlia abbia fatto la sua
scelta.
E questo ragazzo m’ispira molta fiducia, mi piace >
intervenne mio padre
dopo due minuti di silenzio guardando me e mia madre.
< Grazie papà! > esclamai correndo ad
abbracciarlo.
< Tesoro, lo sai però che se prova a farti stare male
io gli
taglio le dita e lo uccido vero? >
< Papà, tranquillo. Prima di te
c’è una fila chilometrica a
volerlo uccidere se solo prova a farmi stare male > risposi
ridendo.
< Quindi direi che abbiamo un nuovo ragazzo in famiglia >
disse mia madre guardandomi.
< Esattamente >
< Uno di quei ragazzi che si portano alle cene di famiglia
>
< Sì >
< E che verranno tempestati di domande e da eventuali minacce
dal nonno Giuseppe? >
< Precisamente > risposi ridendo all’idea di
mio nonno che
faceva il terzo grado a Robert, esattamente come aveva fatto con il
ragazzo di
mia cugina.
< Ok, allora benvenuto in famiglia Robert > disse mia
madre.
< Oh, grazie mille Patrizia > rispose in Italiano facendo
ridere tutti.
< No amore, scusaci. È che sei buffo quando parli in
italiano
> dissi rivolta a Robert mentre mi avvicinavo per baciargli una
guancia,
dopo che aveva messo il suo solito finto muso lungo non capendo il
perché della
nostra risata.
< Hey piccola invitiamo anche i tuoi alla cena di stasera?
>
domandò guardandomi.
A quella richiesta mi si illuminarono gli occhi.
< Sì, magari! > esclamai < hey mamma,
papà, volete venire
stasera a cena con me, Robert e i suoi genitori? Andiamo a mangiare
cinese per
le otto > domandai guardandoli speranzosa.
< Certo, perché no? > rispose mio padre.
< Robert ti fermi a pranzo da noi? > domandò
mia madre sorridendogli.
< Ehm…no signora, preferisco lasciarvi da soli visto
che è da
un po’ che non vi vedete > rispose educatamente.
< Sei sicuro Robert? Guarda che ci fa piacere averti a pranzo
>
< Grazie Patrizia, ma ora è meglio che vada. A
stasera, è stato
un piacere conoscervi > disse porgendo la mano ad entrambi i
miei genitori
per salutarli.
< Ti accompagno alla porta > dissi sorridendogli e
intrecciando le nostre mani.
< Grazie piccola > rispose Robert sorridendomi.
Arrivati alla porta uscimmo entrambi e dopo averla chiusa lo
guardai sorridendo.
< Che c’è? > domandò
sorridendo anche lui.
< Tu non hai idea di quanto io ti ami >
< Non più di quanto ti ami io >
Sorrisi maggiormente e lo abbracciai, restando in quella posizione
per vari minuti e dandogli di tanto in tanto dei piccoli baci sul collo
e lui
faceva lo stesso con me.
< Tua mamma ci sta osservando dalla finestra > disse dopo
qualche minuto scoppiando a ridere.
< Potremmo rendere la scena più piccante, solo che
poi ci
ucciderebbe… > risposi guardandolo negli occhi e
unendomi alla sua risata.
< Non mi tentare… > disse guardandomi
maliziosamente.
< Tu scherza, tanto quella che poi verrà tampinata di
domande
su noi due sono io. Già m’immagino mio padre che
mi chiederà se sono ancora
vergine o meno… > dissi affondando la testa sul suo
petto per nascondermi.
< Mmm…quasi quasi mi fermo a pranzo, non voglio
perdermi la
scena! >
< Sei uno stronzo! > esclamai dandogli una pacca sul
petto e
ridendo.
< Piccola, è meglio se torni in casa adesso. Oltre a
tua madre
si è aggiunto tuo padre a fissarci… >
< O mamma mia…ok, ciao amore > dissi
baciandolo dolcemente.
< Ciao piccola, a stasera. Avviso io i miei >
< Benissimo > dissi sorridendogli
< Rimani a dormire da me dopo? >
< Con i miei genitori qui? Stai scherzando, vero? >
< Uffa… > rispose roteando gli occhi e
cominciando ad
avviarsi verso la macchina.
< Smettila di lamentarti! > urlai ridendo e poi rientrai
in
casa, trovandomi faccia a faccia con Teo.
< Ciao piccola >
< Ti odio! Potevi dirmi che i miei genitori venivano a Londra
> sussurrai in modo che non potessero sentire i diretti
interessati.
< Guarda che me li sono trovati questa mattina davanti alla
porta di casa. A proposito, devi essermi riconoscente perché
ho detto loro che
eri a dormire da Emma e non da Robert >
< Grazie fratellone >
< Mi odi ancora? > domandò lui sorridendo.
< No > risposi abbracciandolo e baciandogli una guancia.
< Ragazzi è pronto il pranzo > ci disse mia
madre.
< Arriviamo > rispondemmo in coro.
Fu bellissimo poter stare di nuovo con i miei genitori
perché mi
erano mancati tanto, ma allo stesso tempo fu il pranzo più
imbarazzante di
tutta la mia vita, perché erano sempre dietro a fare domande
su me e Robert e
ovviamente mio padre mi chiese schiettamente se fossi ancora vergine o
meno.
All’inizio ero tentata a dire di no, giusto per vedere quale
sarebbe stata la
loro reazione, ma poi cambiai idea non appena vidi lo sguardo omicida
che aveva
mio padre negli occhi.
Dopo pranzo mia madre salì in camera mia.
< Giuly, posso parlarti un attimo? >
< Certamente! > risposi facendole segno di sedersi sul
letto.
< Volevo parlarti della tua storia con Robert > disse
guardandomi seriamente.
< Mamma, io… > tentai di parlarne, ma lei mi
bloccò.
< Non è troppo grande per te? >
< Ma ha solo ventidue anni! Non è troppo grande!
> risposi
sgranando gli occhi.
< Avete esigenze diverse > disse guardandomi.
< Come fai a dirlo? >
< Perché un ventiduenne per di più famoso
ha esigenze diverse
rispetto ad una diciassettenne… >
< Mamma basta, smettila. Non puoi permetterti di dirmi questo.
Sono innamorata di Robert e sto bene con lui. Non mi va che tu mi dica
questo,
perché mi fai star male. Sei mia madre e vorrei che tu mi
appoggiassi, non che
tu mi dica di lasciarlo… >
< Non sto dicendo che tu lo debba lasciare, dico solo di stare
attenta >
< Lo sono sempre, mi conosci >
< È degli altri che non mi fido >
< Dovresti fidarti di lui, è davvero una bellissima
persona
> dissi sorridendo e arrossendo.
< Sei proprio partita, eh? > domandò ridendo.
< Sì > risposi passandomi una mano tra i
capelli.
“Oddio, mi ha passato questo gesto?”
pensai divertita.
< Perché ridi? > chiese curiosa mia madre.
< No, niente…è solo che il gesto di
passarmi la mano tra i
capelli è un gesto che anche Robert fa e che a quanto pare
mi ha passato >
risposi sorridendole.
< A papà sembra che piaccia Robert >
< Sì e sono felice di questo > dissi tutta
contenta < e a
te? Piace? >
< Beh, sai non lo conosco bene, ma a prima vista mi sembra un
ragazzo educato >
< Lo è >
< E sembra che ci tenga molto a te >
< Togli il sembra. Sai, domenica scorsa sono stata a mangiare a
casa dei genitori di Robert per festeggiare il compleanno di sua nonna.
Sono
stata trattata benissimo da tutti, fatta eccezione per
l’appunto da sua nonna
che non ha fatto altro che paragonarmi ad un’altra ragazza e
a trattarmi con
disprezzo. E sai cosa ha fatto Robert? Mi ha difesa per tutto il tempo
e poi a
metà pranzo mi ha preso per mano e mi ha detto di andarcene
perché era stufo di
quello che sua nonna stava dicendo su di me >
< Davvero? > domandò mamma sgranando gli occhi.
< Sì, davvero > risposi sorridendo.
< Allora è da tenere stretto! >
esclamò scoppiando a ridere.
Restammo a parlare ancora qualche minuto e poi tornammo di sotto
insieme a Teo e a mio padre e chiacchierammo tutti insieme per tutto il
pomeriggio, poi alle sei andai a farmi una doccia e quando tornai in
camera
scelsi di indossare un paio di jeans chiari aderenti, un paio di
sandali neri e
una maglia a manica lunga a righe nera a bianca, con lo scollo a V
ricoperto da
paillettes e da un fiocco al centro.
Mia madre, mio padre ed io chiamammo un taxi e alle otto precise
giungemmo a destinazione: era un edificio molto grande e ai lati della
porta
c’erano due statue rosse raffiguranti dei draghi col muso
spalancato intenti a
sparare fuoco. C’erano moltissime finestre che lasciavano
intravedere l’interno
del locale: era molto elegante e ai muri vi erano tonalità
chiare come il
bianco, il color crema e il rosa pallido e s’intravedevano
dei separé tra i
tavoli che creavano un’atmosfera molto romantica.
< Buonasera > esclamò Robert non appena ci
raggiunse.
< Ciao amore > risposi baciandogli una guancia < i
tuoi
genitori? >
< Stanno arrivando, sono bloccati nel traffico…
>
< Sì, è vero c’è un
sacco di traffico stasera… > disse mia
madre mentre salutava Robert.
< Hey ragazzi, scusateci per il ritardo! > esclamarono
Richard e Claire quando arrivarono.
< Non fa niente. Mamma, papà, voglio presentarvi i
genitori di
Giulia, Patrizia e Fabrizio >
< Salve, io sono Claire, mentre lui è mio marito
Richard. Siamo
molto felici di conoscervi, avete una figlia splendida > disse
Claire
presentandosi.
< Salve, è un vero piacere conoscervi >
rispose mio padre
usando il suo inglese come meglio poteva.
< Il piacere è tutto nostro. Prego, se volete
seguirmi andiamo
a mangiare > disse Richard rivolgendosi a tutti noi.
< Ho detto a mia madre di non menzionare al fatto che tu ogni
tanto dormi da me… > mi sussurrò Robert in
un orecchio prima di entrare.
< Grazie, sei un angelo >
< Prego amore > ripose baciandomi una guancia e
prendendomi
per mano.
< Sei bellissimo stasera > gli dissi mentre eravamo
ancora
in disparte: indossava un paio di jeans neri e una maglia a manica
lunghe
sempre nera.
< Grazie, anche tu lo sei…anche se ti preferisco
quando indossi
la gonna > sussurrò al mio orecchio facendomi
avvampare.
La nostra saletta era vicina ad una sorta di giardino zen che era
molto verde e aveva diverse panchine.
Mia madre ed io ordinammo due risi alla cantonese, mentre Robert
il pollo fritto, Richard e Claire il maiale in agrodolce e mio padre
gli
spaghetti ai frutti di mare.
< Patrizia, fino a quanto restate a Londra? >
domandò Claire
dopo un’ora e mezzo di allegre chiacchiere.
< Partiamo entrambi domani pomeriggio: io ho l’altra
bimba che
ha bisogno di me che è rimasta col papà, mentre
Fabri ha la sua compagna che
torna domani sera da una vacanza > rispose mia madre.
< Oh, che peccato! Volevo proporvi un’altra cena, ma
se dovete
partire domani sera… >
< Rimanderemo a quando verrete in Italia! >
esclamò mio
padre sorridendo.
Era davvero bello vedere quella scena, perché sembrava una
grande
riunione di famiglia: i miei genitori andavano molto
d’accordo con i genitori
di Robert e questo mi rendeva davvero felice, perché io
adoravo i genitori di
Robert perché erano delle persone solari e sempre gentili,
con me specialmente,
tanto che mi sentivo parte integrante della famiglia.
Restammo a chiacchierare fino alle dieci, dopo di che ci avviammo
a piedi verso una gelateria non molto distante da Chinatown e dopo aver
preso
il gelato ci sedemmo su delle panchine per mangiarlo in santa pace,
anche se io
ovviamente mi sedetti sulle ginocchia di Robert.
Mentre stavamo parlando tranquillamente all’improvviso sentii
una voce,
diversa da quella di Robert, vicino al mio orecchio fare “Bu!“.
Urlai spaventata, ma quando mi voltai e vidi Jared ridere come un
pazzo gli saltai addosso abbracciandolo forte.
< Jared! >
< Hey bimba! Sei uno schianto stasera! >
< Grazie, anche tu! Ciao Shannon > dissi salutando il
fratello.
< Ciao Giulia > rispose lui sorridendomi e dandomi il
pugno.
< Papi, voglio presentarti due persone: questi sono i miei
genitori, mia madre Patrizia e mio padre Fabrizio >
< Salve > disse Jared porgendo loro la mano.
< Salve > risposero i miei genitori.
< Ma tu sei Jared Leto? > aggiunse mia madre.
< Sì signora, esatto >
< Mamma tu sai chi è lui? > domandai sgranando
gli occhi.
< Sì, hai il suo poster in camera sua >
rispose lei come se
fosse la cosa più naturale possibile e facendomi diventare
paonazza, cosa che
fece morire dal ridere tutti.
< Bimba che poster hai in camera? > domandò
Jared facendomi
arrossire ancora di più e tentai di nascondere il viso
accoccolandomi verso
Robert, che continuava a ridere a crepapelle.
< Un poster dove sei ripreso a mezzo busto. Hai una camicia
azzurro in jeans con le maniche arrotolate, con allacciati sono i primi
bottoni
a partire dal basso e infatti sotto si vede una maglia con un azzurro
più scuro
tendente al grigio e come disegno c’è
un’aquila e altro che non sono riuscita a
decifrare… > rispose mia madre tranquillamente.
< Grazie mamma > dissi acida.
< Oh, che avrò mai detto > obiettò
alzando gli occhi al
cielo.
Jared e Shannon restarono a chiacchierare per pochi minuti e poi se
ne andarono perché erano arrivate le ragazze che stavano
aspettando. Noialtri,
invece, restammo lì fino alle undici, poi tornammo davanti
al ristorante e dopo
aver salutato Claire e Richard Robert ci riaccompagnò a casa.
< Ciao Robert, grazie mille per la serata > disse mia
madre
sorridendogli.
< È stato un piacere > rispose lui
sorridendole.
< Robert grazie di tutto > aggiunse mio padre offrendogli
la
mano, che il mio ragazzo strinse ringraziandolo e sorridendogli.
< Giuly vieni dentro? > domandò mia madre.
< Sì, due minuti > risposi.
< Devo dire però che sono un po’
geloso…hai il poster in camera
di Jared e non il mio? > domandò Robert quando fummo
soli.
< Amore, non è colpa mia se non trovo dei tuoi poster
nei
giornali! E poi che me ne faccio di un poster se posso averti tutto per
me?
> dissi mettendogli le mani intorno al collo.
< Sì, ma… >
< Tu hai dei miei poster in camera tua? >
< No… >
< Ecco, allora siamo pari > risposi scoppiando a ridere e
lui si unì alla mia risata.
< Mi sono divertita tantissimo questa sera >
< Anche io…i tuoi genitori sono troppo forti >
< Sì, è vero > confermai
avvicinandomi sempre di più alle
sue labbra.
< Ti amo >
< Io di più > risposi tra un bacio e
l’altro.
< Non è possibile >
< Sì invece >
< Ciao ragazzi! > esclamò Teo.
< Hey Teo! >
< Fratellone, che ci fai qui? Non dovresti essere a lavorare?
>
< No, serata tranquilla questa. Harry mi ha rimandato a casa
prima >
< Bene! > esclamai abbracciandolo.
< Rob, vieni dentro? > domandò Teo rivolto al
suo migliore
amico.
< Sì, certo! È da un po’ che non
ci facciamo delle chiacchiere
io e te… >
< Quindi stasera mi bidonate? > domandai fingendomi
offesa.
< Piccola se vuoi puoi restare con noi mentre giochiamo
all’X-Box… >
< O mamma mia! A diciannove e a ventidue anni ancora pensano a
giocare con l’X-Box! Non ci posso credere > esclamai
roteando gli occhi.
Entrammo in casa e dopo che i miei genitori andarono a dormire io
mi infilai un paio di calzoncini della tuta e una canotta come pigiama
e mi
diressi di sotto per vedere i miei due uomini giocare.
< Che gioco fate? > domandai.
< Lotta, non vedi? > rispose Teo impegnato a guardare lo
schermo.
< Wow amore, come sei sexy! > disse Robert e Teo approfittando della
sua distrazione uccise
il suo personaggio.
< Sono il campione! >
< Hey, non vale! >
< Così impari a mangiarti con gli occhi mia sorella!
>
rispose Teo facendogli la linguaccia.
< Robert, posso provare a battere mio fratello? >
domandai
guardando entrambi.
< Sono imbattibile piccola >
< Vedremo… > risposi ghignando.
Mi sedetti tra Teo e Robert, con quest’ultimo che mi
circondò le
spalle con il suo braccio, e iniziai la sfida contro Teo e dopo cinque
minuti lo
sconfissi.
< Ma…come hai fatto? > chiese Robert stupito.
< Semplice, basta premere questo pulsante > risposi come
se
fosse la cosa più naturale.
< Ah ah ah, molto spiritosa > disse Robert guardandomi
con
uno sguardo accigliato.
< Voglio la rivincita > disse facendo ripartire il gioco
e
lo sconfissi nuovamente.
< Teo, posso provare? > domandò Robert.
< È tutto tuo > rispose Teo avvilito.
Mi ci vollero tre minuti per sconfiggere il mio ragazzo, ma alla
fine battei anche lui. Ero contentissima, perché era la
prima volta che usavo
la X-Box e avevo battuto entrambi.
< Non ci credo…hai barato! >
esclamò Teo.
< Sei geloso, sei geloso, sei geloso! > lo canzonai.
< Ok ragazzi sono quasi le tre. Io vado a dormire
perché sono
stanco morto. Ciao a domani e non fate niente che io non farei!
> esclamò
Teo.
< Il tuo “non fate niente
che io non farei“ è inteso come niente
scommesse di polli, niente Golden
Hill, niente fughe a Las Vegas con matrimonio o niente sesso? >
< Niente di tutto ciò > rispose baciandomi la
fronte.
< Ok, promesso! Notte Teo >
< Ciao ragazzi >
< Bene è veramente tardi e sarebbe meglio se tornassi
a casa
anche io… > disse Robert una volta rimasti soli.
< Ma… >
< Ma? > m’incitò.
< Resta qui… > lo implorai.
< Ci sono i tuoi >
< È lo stesso >
< Perché vuoi che resti? >
< Ti basta sapere perché ti amo? >
< No >
< Perché mia madre sta dormendo nel mio letto, mentre
mio padre
nella stanza degli ospiti ed io non voglio dormire con mia madre,
quindi rimane
solo il divano. Ma se dormo qui mi sento sola, e poi è
freddo… > risposi
guardandolo implorante.
< Ok, ma ad una condizione >
< Quale? >
< Domani mattina alle nove vieni a fare jogging con me >
< Ci sto! > esclamai.
M’intrufolai nella mia camera per prendere una coperta, poi
tornai
di sotto e dopo aver tolto i cuscini dal divano e appoggiati sul
pianoforte ci
sistemammo al meglio.
< Notte amore >
< Notte Rob > sussurrai e dopo averlo baciato a fior di
labbra mi
accoccolai meglio tra le sue braccia e ci addormentammo.