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Autore: PokemonReboot    14/03/2016    0 recensioni
[Un nuovo capitolo ogni Lunedì]
Ogni qualvolta abbiamo a che fare con il franchise dei Pokémon la parte di noi che è rimasta bambina continua a desiderare che quelle creature siano reali, che esistano sul nostro pianeta, nelle nostre città. Come sarebbe se i Pokémon esistessero per davvero?
Immergiti tra le pagine di questa storia per ripercorrere il viaggio di Red, un allenatore di Pokémon di Biancavilla, nel reboot che hai sempre desiderato!
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ash, Blue, Green, Red
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime, Videogioco
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Capitolo 2
ESAME

Martedì, 27 Febbraio 1996 – Biancavilla

 

Circa duecento persone, di età compresa tra i dieci e i vent’anni, erano sedute in quella sala quel giorno.

L’enorme aula magna era stata progettata come un anfiteatro greco: i posti a sedere erano sistemati su gradoni, permettendo a chi fosse in fondo alla sala di poter osservare il piccolo palco senza l’ostruzione delle file di banchi antecedenti. Pareva di assistere a una lezione universitaria. Non volava una mosca.

L’attenzione dei presenti era rapita da un enorme schermo incastonato nella parete posta dirimpetto al pubblico.

Tutti guardavano avidamente le immagini che quel mastodontico apparecchio aveva da offrire ormai da più di trenta minuti e, sebbene la qualità del filmato non fosse eccellente, quella rarità era un piacere per gli occhi di tutti gli studenti nell’aula. Due esseri, uno di fronte all’altro, apparivano su quello schermo che occupava quasi l’intera parete.

Era stata una battaglia senza esclusioni di colpi e adesso il sipario era pronto a calare su questo frammento di storia: i due allenatori avevano a disposizione un ultimo pokémon a testa.

Il primo era un gengar, Mostro di tipo Spettro e Veleno dal peculiare corpo che ricordava quello di grassoccio pipistrello senz'ali, colmo di lividi gas tossici. L’altro un nidorino, roseo tipo Veleno che pareva un incrocio tra un’ istrice e un piccolo rinoceronte. Quest’ultimo vantava una spiccata forza d’attacco ma, per quanto potenti, i suoi colpi parevano scivolare attraverso il corpo dell’avversario come in una nube di vapore, senza arrecargli danno alcuno. Nessuna speranza si prospettava all’orizzonte per lui, solo lo Spettro aveva modo di colpire l’avversario.

Entrambi combattevano senza sosta, intrappolati in quella pellicola che permetteva di rivivere quell'incontro mozzafiato svoltosi quasi trent’anni prima. La finale della prima edizione della Lega Pokémon: il leggendario "Torneo sull'Altopiano Blu".

Nidorino era stato mandato in campo per ultimo quando Gengar era già sfinito e riportava ustioni per la battaglia appena vinta. Ma nulla sembrava poter sbloccare il piccolo rinoceronte da quella situazione impari.

I due Pokémon apparivano esausti. I colpi di scena sembravano esauriti.

Appena ripresosi dal colpo subito, richiamando le ultime energie, il roseo rinoceronte si scagliò contro il suo avversario con un semplice attacco “azione” ma quel gengar lo schivò così magistralmente da far quasi sembrare che l'attacco lo avesse attraversato, come se fosse un vero fantasma incorporeo. Pareva sconcertante osservare errori simili in una partita di così alto livello. Anche trent'anni prima chiunque era conscio di quanto inefficaci fossero gli attacchi Normali sui pokémon Spettro ma... Qualcosa di insolito accadde. Il fantasma cadde a terra, sconfitto.

Come era possibile?

Un pigro brusìo iniziò a invadere l’ambiente mentre gli occupanti tentavano di captare l'informazione che avrebbe svelato il motivo della sconfitta del pokémon violaceo.

La risposta arrivò dal lato est della sala e iniziò a spargersi nel chiacchiericcio: una bruciatura, se non curata, causa un lento ma inesorabile esaurimento delle energie del pokémon scottato. L’allenatore di quel gengar non aveva altri pokémon ancora in grado di combattere. La battaglia si era conclusa, così come l’intero torneo.

Non appena il video terminò calò il silenzio. Adesso il grande monitor sulla parete era vuoto, bianco. Nessuno si sarebbe mai aspettato una conclusione così banale a una battaglia tanto epica.

Già, banale. Forse si era trattato solo di fortuna, o forse Nidorino serviva solo a temporeggiare celando il progredire di una tattica studiata fin dal principio? Il silenzio, e i pensieri di tutti i ragazzi, furono rotti da un applauso proveniente da un solo uomo sul palco che pareva scomparire nel lungo camice bianco.

I presenti seguirono la sua iniziativa dopotutto era pur stato il Professore di tutti loro, anche se solo per i tre mesi estivi.

Be’… A dire il vero, nonostante ne avesse fatto le veci Elm era solo un assistente, ma sapeva il fatto suo in quanto a pokémon: magro, altezza nella media, ispidi capelli castani, occhiali e una voce tanto squillante quanto amichevole. Dimostrava circa trent’anni.

«E con questo filmato» disse Elm con un filo di voce. «Si conclude la prima sessione di studio accademico sui Pokémon della storia.» Quel video lo aveva quasi commosso. «Non importa da quale città veniate: Smeraldopoli, Fucsiapoli... Non fa alcuna differenza!» Improvvisamente il suo tono era cambiato e gridava ai ragazzi in platea con lo scopo di caricarli.

«Tutti voi siete qui» seguì un attimo di silenzio. «Per diventare Maestri di pokémon!»

Tutti i presenti ora pendevano dalle sue labbra.

«Dopo il suo indiscusso trionfo all'Altopiano Blu, che abbiamo appena ammirato, il Professore ha deciso di condividere il frutto dei suoi studi con voi giovani promesse…» Questo era sicuramente il prologo di un lungo discorso, tutti ne erano consci, si potevano leggere i loro pensieri anche solo con uno sguardo: "BASTA CHIACCHIERE!" Era tutto ciò che avrebbero voluto dire. Ma, ovviamente, non lo fece nessuno.

«Per tutta l'estate...» Elm era l'unico a non averci fatto caso, era troppo impegnato a trovare le parole giuste. «Avete studiato, vi siete preparati e avete atteso questo indimenticabile giorno qui, nel laboratorio di Biancavilla... MA!» Deglutì. «Prima di dare inizio al test...» Ormai era tutto un fremito. «Accogliamo calorosamen-...»

Il giovane assistente si era interrotto. Nella grande sala echeggiavano dei passi, accompagnati da quello che dal suono sembrava un bastone da passeggio.

«Suvvia Elm. Basta con tutte queste attenzioni» si sentì mentre una figura comparve dall’unica porta in fondo alla sala. «Sono solo un povero settantenne...» L'uomo rideva compiaciuto mentre si avvicinava all'assistente.

Anch’egli indossava un camice bianco. I capelli brizzolati erano folti nonostante l’età, ma il tempo sembrava aver trovato altri modi per segnarlo. Svariate rughe accentuavano ogni sua espressione mentre zoppicava camminando verso il palco retto dal suo bastone. Tutti in quella sala sapevano chi fosse quell'uomo, l'avevano anche visto combattere e vincere poco prima.

Certo era invecchiato, ma non c'erano dubbi. Quello che avevano dinanzi era stato il primo Pokémon Master della storia, l'attuale celebre "Professore dei pokémon": Samuel Oak.

I presenti applaudirono sonoramente, ma il professore fece cenno di smetterla e subito prese il microfono dal suo assistente. Si schiarì la voce.

«Salve a tutti, aspiranti allenatori. Mi Presento sono il Professor Oak, ma tutti mi conoscono come il Professore dei pokémon.» Portò una mano nel tascone del camice ed estrasse una PokéBall. Per molti dei presenti quella era la prima volta in cui osservavano dal vivo quel piccolo congegno. Grande poco meno di un pugno, la Ball appariva come una sfera di un lucido e liscio materiale metallico per metà rosso e per metà bianco con una fascia nera che univa le due parti.

«Al mondo» asserì divertito l'uomo. «Esistono svariate specie di creature che chiamiamo pokémon.»

Tre porzioni rettangolari dell'oggetto, simili a piccoli portelloni, si sollevarono di qualche millimetro dal resto della sfera rivelando dei luminosi profili di una tenue luce azzurrognola. La parte bianca e quella rossa della sfera sul suo palmo si distanziarono di scatto rivelando un piccolo pilastro centrale reggente l'intero dispositivo, la banda nera prese a girare vorticosamente su se stessa. Tre fiamme di luce purissima vennero prodotte dal congegno ricongiungendosi istantaneamente al suolo mentre la PokéBall si era già ricomposta in mano ad Oak.

In una frazione di secondo una minuta creatura a quattro zampe era comparsa. Il colorito azzurrino, i piccoli baffi e le grandi orecchie gli conferivano un aspetto tenero e indifeso. Era un esemplare femmina di nidoran. Emise un debole verso rivolgendosi alla platea.

«Qualcuno li considera amici, altri invece li usano per lottare. In quanto a me...» Oak abbassò gli occhi rammaricato. «Ahimè, con i miei acciacchi le lotte fanno parte del passato.» Nulla di strano a riguardo.

I presenti, oltre studiare, avevano preso parte a esercitazioni pratiche fondamentali per un “allenatore”: un esploratore con capacità pratiche in escursionismo, alpinismo, sopravvivenza in ambienti ostili e persino difesa personale. Per catturare e catalogare le selvagge specie degli altrettanto selvaggi paesaggi dell'Isola di Kanto queste capacità ricoprivano a malapena il minimo indispensabile. Impartire ordini a un pokémon rappresentava una parte infinitesimale dei loro compiti... Per cui furono in molti a non faticare nell'immaginare come le lotte fossero solo un ricordo per il vecchio e zoppicante Samuel Oak.

«Ora mi limito ad essere uno dei ricercatori più in vista al mondo» Ridacchiò mentre il nidoran tornava nel congegno. Se non altro sembrava aver ritrovato il buon umore. «Per tre mesi avete atteso questo giorno, e finalmente... Eccoci qui!» Tutta l'attenzione della platea era puntata su di lui. «Al termine dell'esame che state per sostenere ognuno di voi otterrà una Licenza, un PokéDex e una scorta di sei PokéBall.»

Davvero niente male. Ogni Ball dal Market costava appena 200 Yen... Ma il Dex era un gingillo tecnologico dal valore nettamente superiore, quasi 80.000 Yen.
[1,00€ corrisponde a 140,00¥ circa. Per cui una PokéBall e un Pokédex hanno un costo di, rispettivamente, 1,56€ e 600,00€]

Tuttavia, sebbene contenti della notizia, gli esaminandi ne aspettavano un'altra, molto più succulenta della prima.

«Ma i tre che otterranno il risultato migliore... Potranno scegliere e portare con sé un esemplare delle tre rarissime specie della riserva naturale di Biancavilla!» A queste parole la platea non poteva che essere in fremito. Era questo che tutti stavano aspettando, era questo il vero scopo del test: ottenere un valido pokémon dal professor Oak.

Tra tutti un ragazzo però sembrava alquanto turbato. Quarta fila a sinistra, ultimo posto. Altezza nella norma per un ventenne, occhi nocciola ma soprattutto una cresta punk delle più vistose.

-Solo per i primi tre?- Pensò il ragazzo. -Ed ecco che se ne vanno le mie possibilità di avere un pokémon gratis che non sia un rattata...-

Elm prese il microfono ed esclamò a gran voce ai presenti. «Il test è sul portatile di fronte a voi. Avete 90 minuti a partire da... Ora!» Premette un tasto sul suo computer e sullo schermo gigante comparve un timer. Il primo ostacolo sul cammino per diventare un Maestro di Pokémon era appena comparso.

Tutti aprirono i loro PC e iniziarono a leggere le domande che li separavano dal loro possibile primo successo.

 

«Ho saputo che c'è suo nipote tra i partecipanti... È vero?» Bisbigliò Elm all'orecchio del professore.

«Eccolo lì, quinta fila centrale, secondo posto da sinistra» disse Oak avvicinandosi al suo assistente.

«Il ragazzo castano?»

«Esatto.»

Dopo un attimo di pausa l'assistente continuò. «Ehm, lei pensa che... Suo nipote sarà tra i primi tre?»

«Oh. No, no...»

Certo era comprensibile che fosse difficile arrivare almeno terzo tra tante persone, ma la schiettezza del suo canuto mentore aveva colto Elm impreparato.

«Mio nipote sarà sicuramente il primo.»

L'assistente fu colto nuovamente alla sprovvista. «Primo? Oh, be'... Se lo dice lei...» Concluse titubante.

I ragazzi avevano ormai iniziato l'esame da molto e il tempo stava per scadere. Si poteva osservare ogni tipo di espressione sui loro volti: seria, turbata, nervosa, irritata, di resa. Davvero di ogni tipo.

«Che ne pensi?» Il Professore dei pokémon rivolse nuovamente la parola al suo occhialuto assistente, ovviamente chiedeva del nipote.

«Penso che nonostante non sia mai venuto al corso... Suo nipote sembra sicuro di sé.»

Questa risposta inorgoglì molto Oak che continuò a fissare il suo ragazzo finché non ebbe finito l'esame. Come lui anche molti altri ormai toglievano le mani dal computer; dopotutto i novanta minuti stavano davvero scadendo, era più che plausibile vedere ragazzi finire il test praticamente all'unisono.

«Tempo scaduto» esclamò Elm ai presenti e lievi voci scontente iniziarono a riempire la sala.

Suoni elettronici echeggiarono nella stanza muta.

«Eccoli qui i risultati dei vostri test!» Elm era forse più ansioso dei ragazzi seduti.

Il nipote del professor Oak si alzò e iniziò a camminare verso il palco. Nessuno ci fece davvero caso, erano tutti troppo concentrati sul giovane assistente e su ciò che stava per dire.

«Allora... Al primo posto con... Oh! Sessanta risposte esatte su sessanta! Il numero 087!»

-Sessanta!? Chi accidenti è il mostro che le azzecca tutte?- Il ragazzo punk deglutì scoraggiato.

Elm invece era soddisfatto e guardò radioso la sala, i presenti scrutavano tra i banchi alla ricerca della targhetta "087", per sapere chi fosse il primo fortunato.

«Il numero 087 è pregato di...»

«Presente.»

Il nipote del professor Oak era già sul palco pronto per il suo premio.

Il vecchio sorrise. «Visto Elm, il ragazzo sa il fatto suo. Aspetterò al piano di sotto gli altri due.»

Prese sotto braccio il nipote, che tentò invano di divincolarsi, e uscì dalla sala. Seguì un attimo di silenzio.

«Bene, ehm... Dove ero rim-AH! Che sciocco...! Al secondo posto, con ben 51 risposte esatte: il numero 150!»

Qualcuno applaudì mentre il ragazzo si alzò e raggiunse il palco.

«Congratulazioni, scendi pure a ritirare il tuo premio.» Disse Elm sorridente.

-Cinquantuno... Che palle, sono tante...- Il ragazzo punk ormai non ci sperava più.

«E infine, al terzo posto, con 49 risposte esatte, il numero 167!» Il giovane con la cresta non credeva alle sue orecchie.

-Sono io!- Si disse balzando in piedi.

«SI!!! Ma vieni! Vorrei ringraziare tutti coloro che...»

«Oh che sbadato, chiedo venia.» Era Elm. «Intendevo centoseTTantasette. Sono davvero mortificato... Numero 177, vieni pure qui.»

«Che... NON mi hanno fatto arrivare fin qui...» E ricadde a sedere con inaspettata non calanche.

Nel frattempo il secondo classificato, posto a sedere numero 150, stava seguendo un lungo corridoio per raggiungere quello che gli avevano indicato come il “cuore del laboratorio”. Alte librerie stracolme di pesanti libri ingialliti dal tempo, decine di mensole con centinaia di PokéBall facevano da carta da parati in quello spazio.

-Impressionante...- Pensò il ragazzo.

Adolescente, statura nella media, magro e una carnagione chiara che era nettamente in contrasto con i suoi capelli nerissimi e gli occhi di un profondo rosso rubino. Era quasi arrivato quando si bloccò di colpo.

«Cioè nessuno dei tre è davvero il più forte!?» La voce proveniva da oltre la porta, apparteneva a un ragazzo. Dal tono pareva esterrefatto.

«Ahh... È come ti ho detto, è un piccolo paradosso, li ho scelti proprio per questo...» La seconda voce apparteneva al Professor Oak.

«Bah...! Prendo questo!» Il ragazzo oltre la porta era certamente seccato da qualcosa.

«Aspetta lì fuori che ci sarà una cerimo...»

Si udì una porta sbattere e dei libri cadere al suolo. Poi silenzio.

 

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