~~Capitolo 20
Dopo che Thea se ne era andata , Felicity si era seduta per scrivere una lista di cose che doveva fare. E' una pianificatrice e come pianificatrice aveva bisogno di un buon piano. Aveva bisogno della sua auto, dei suoi vestiti e anche di pensare a cosa mettere in valigia per il suo incontro con Donna. Come ci si vestiva per incontrare la propria madre biologica? Ci stava pensando quando qualcuno bussò alla porta. Era Lawton.
“Felicity.” La guardò con un tetro e dispiaciuto sguardo. “ Tua ma...la signora Lance è qui per vederti. Devo mandarla via o...” Felicity era combattuta. Lei voleva vederla, ma non era sicura di essere ancora pronta. Sicuramente non voleva mettere Lawton nella posizione di rifiutare la moglie del suo capo. “ Falla entrare.” Lawton sorrise debolmente ed annuì. Qualche secondo dopo, Dinah Lance entrò nell'appartamento con la sua solita grazia.
Felicity si sentiva stordita e con un nodo allo stomaco.
Per prima cosa Felicity vorrebbe correre tra le sue braccia , poi scappare da lei, e infine urlarle contro. Come aveva potuto ferirla in questo in modo? Come aveva potuto mentirle per tutta la sua intera vita, affermando di amarla?
Dinah guardò la figlia, sembrava già più magra. Poteva un giorno fare così tanta differenza? Aveva le borse sotto gli occhi. Dinah vorrebbe più di ogni altra cosa prendere Felicity tra le sue braccia e abbracciarla. Prepararle della minestra e farla stare meglio. Ma come potevi farla stare meglio quando tu le avevi causato il dolore? “ Tesoro.”
Gli occhi di Felicity piansero. Dinah chiamandola tesoro era sempre stata una delle sue cose preferite. Felicity fece cenno alla donna di sedersi e lei prese un 'altra sedia. “ Tesoro, come stai?” La mente di Felicity si disconnesse per un attimo. “Cosa ne pensi?” Felicity aggiunse velocemente dopo che realizzò che era suonato molto duro, “ confusa. Sono confusa.” Dinah guardò come Felicity stesse lottando con le sue emozioni. La sua bambina faceva fatica ad essere cattiva con chiunque. Erano stati bravi con lei.
“Per favore posso spiegarti? Quello che è successo, il perchè, e il mio coinvolgimento in questo?” Felicity annuì, “si.”
Dinah guardò in basso verso le sue mani incrociate e iniziò a raccontare la storia. Questo sarebbe stato più facile se fosse venuto fuori anni fa. “Per prima cosa, è necessario che tu capisca bene....io credo che tu lo sappia già ,che io non sono perfetta e neanche tuo padre.” Dinah alzò lo sguardo e vide Felicity fissarla. “ Per favore? Posso tenerti per mano. So che non ho alcun diritto di chiedertelo....” Felicity si avvicinò e le prese la mano, “ grazie, tesoro.”
“Credo che dovrei iniziare dalla separazione. Amo tuo padre, l'ho sempre amato.” Si fermò. Era vero l'ha sempre amato, ma lei non poteva perdonarlo finché e a condizione che Felicity la perdoni. Giusto o sbagliato, era come si sentiva Dinah. “Volevo disperatamente un altro figlio, ma non potevo. Il dottore ci disse che non avrei potuto. Dopo Sara ho perso un bambino e quasi la mia vita.” Dinah si asciugò una lacrima con la mano che era libera. Si mise diritta e fece un respiro profondo per stabilizzarsi. “ Volevo un altro figlio, volevo dare a Quentin un maschio. Tutti gli uomini non desiderano un figlio maschio? Tuo padre disse che non gli importava e che noi eravamo abbastanza.” Dinah tirò su con il naso. “ Abbiamo lottato finché un giorno..... ho scoperto il suo bluff o pensavo di averlo fatto. Ho preso le tue sorelle e sono andata a casa dei miei genitori.”Dinah alzò gli occhi e diede a Felicity un sorriso e una scrollata di spalle.
“Pensavo che Quentin stesse per arrendersi. Ma lui rifiutò di rischiare la mia vita in modo da avere un figlio. Ma sapevo che avremmo dovuto avere tre figli. E' quello che ho sempre immaginato.” Sorrise a Felicity che ricambiò il sorriso.
“Avevo presentato istanza di divorzio e lui perse la testa. Lui non pensava che l'avrei fatto, che volessi divorziare da lui. Era depresso. Avevo sentito che era andato completamente e che correva rischi inutili con la sua vita e con i suoi amici. Io ero altrettanto triste e depressa, ma volevo un altro figlio e volevo vincere. Il che era sbagliato.” Guardò Felicity per qualche segno, ma non ce n'erano. “ hai le ragazze ha cui pensare, mi dissero i miei genitori. Potremmo dire che sono testarda.”
“Non ti dirò cosa è successo tra Donna e Quentin, quella non è la mia storia da raccontare. Posso dirti che ho sentite parlare di lei e che ero arrabbiata.” Sorrise timidamente, “ era mio marito, come avevano osato? Pensai. Mi aveva fatto male. Così tornai a casa con le ragazze e tuo padre ed io facemmo pace, ma poi............mi disse che lei era incinta. Ero praticamente sconvolta.”
“Volevi che lui mi abbandonasse?” Dinah scossa la testa, “ Certo che no. Non ero felice, un'altra donna gli aveva dato quello che non potuto dargli io, ma non ti ho mai incolpato.”
“Dopo la tua nascita, Quentin andò da Donna, ma ritornò subito. Giurava che era solo per vedere te e io gli ho creduto. Poi Donna si ammalò, in un primo momento, tuo padre assunse una baby sitter e persino una tata, ma questo gli stava spezzando il cuore. Così gli disse di portarti a casa.” Dinah sorrise e le strinse la mano. Felicity era troppo spaventata da fare qualsiasi cosa, ma rimase li a fissarla. “Non mi piaceva vederlo così.....Laurel, Sara ed io stavamo cenando quando tuo padre arrivò insieme a te. Eri minuscola e avvolta nella coperta dormendo.” Dinah sorrise al ricordo di vedere quella bambina e di come innamorato fosse il marito cosa che le strappò il cuore, ma che la fece innamorare di lui ancora di più. “ Era così orgoglioso di metterti in mostra! Sara credeva che fossi un nuovo giocattolo. Laurel, beh.....Laurel era Laurel.”
“Mi odiava e mi accusava per l'allontanamento di Quentin.” Dinah distolse lo sguardo e poi annuì. Così era iniziata così, pensò Felicity. “ Quentin assunse una tata per quando lavorava. Quando non lavorava stava con te. Laurel era gelosa. Sara invece si intrufolava ed io....io non vedevo l'ora di prenderti in braccio.”
“Rendendo Laurel sempre più risentita nei miei confronti.”
“Si.” Affermò Dinah. “ Poi un giorno avevi bisogno del biberon e la tata non era li. Ti ho preso ed è stata fatta. Ti ho guardato nei tuoi bellissimi occhi e lo sapevo.....sapevo che eri mia. Eri il terzo figlio che avevo sognato.” Dinah pianse, e Felicity non poteva fare a meno di piangere anche lei. “ Ti ho tenuto con me tutto il tempo. Mi sono perdutamente innamorata di te. Non riuscivo ad immaginare la mia vita senza di te. Sei ancora così preziosa per me.” Dinah le sorrise calorosamente e Felicity ricambiò con lo stesso sorriso. Felicity amava questa donna, difetti e tutto.
“Donna migliorò e ti portarono via da me. Dovevi tornare dalla....tua madre biologica. Oh quanto l'ho odiato. Ti amavo abbastanza da lasciarti andare, se fosse stata la cosa migliore.”
Dinah accarezzò i capelli di Felicity, “ poi un giorno accadde qualcosa.” Dinah la guardò negli occhi, “ non so cosa, non me l'hanno mai detto e non mi interessava chiederlo. Tuo padre ti ha portato a casa. Mi ha detto che se ti volevo ancora, tu saresti stata nostra. Ha fatto fare i documenti e poi sei stata mia.” Sorrise dolcemente alla figlia. “ E' stato uno dei giorni più felici della mia vita. Ho riavuto la mia bambina indietro.”
“Perchè non dirmelo prima? Lasciarmi incontrare Donna?"
"Tesoro, volevo dirtelo! Pensavo che tenertelo nascosto fosse sbagliato, ma tuo padre è un uomo orgoglioso. In un primo momento, era a causa della vicenda. Non l'avevo mai incolpato, me ne ero semplicemente andata. Poi beh, Donna ed io decidemmo di non dirtelo.”
Felicity si alzò, “ Cosa?”
“Tesoro, ti prego! Avevi problemi ad integrarti. Sembrava che ti tenessi in disparte. Poi con l'adolescenza.... sei diventata strana e sembrava che non volessi tornare a casa.” Felicity si rimise a sedere. In un certo senso aveva ragione. “ Donna ed io volevamo dirtelo dopo il diploma del liceo, ma tuo padre si rifiutò .” Dinah distolse lo sguardo, ovviamente per la vergogna, non l'aveva sfidato.
“Perchè non dirmelo allora? Avresti potuto. Perchè non voleva dirmelo?” Felicity si sentiva di nuovo persa nelle sue emozioni. Come avevano potuto permetterle di continuare a pensare che la propria vita fosse sua? Come avevano potuto dirlo a tutti tranne che a lei?
Dinah sospirò, “ perchè.... eri il prodotto di una scappatella nella sua mente , che avresti avuto una bassa stima di lui e che lui non sarebbe più stato il tuo eroe. Felicity lui riuscì a malapena a contenere le sue emozioni quando realizzò che ti eri innamorata di Oliver. Non eri più la sua bambina....” Felicity iniziò a fare avanti e indietro. Non riusciva a capacitare la sua mente su questo, pensava che lei avrebbe avuto meno stima in lui? Meno di quella che aveva adesso? Felicity si mordicchiò le unghie e continuò a fare avanti e indietro per un po' prima che Dinah riprese a parlare.
“Lo so che avrei dovuto dirtelo allora, se non allora, almeno quando tornasti a casa, ma tu eri così nervosa e così arrabbiata con tuo padre e la fratellanza Bratva che era arrabbiata perchè tu avevi aiutato quella donna a fuggire.... sembrava il momento sbagliato.” Felicity annuì, aveva ragione su questo.
“ Poi tuo padre ha organizzato il tuo matrimonio. Lo odiavi.......e odiavi Oliver. Avevamo entrambi paura che saresti scappata da noi. Lasciare tutti. Ti eri costruita una vita lontano da noi e saresti potuta ritornarci. Così abbiamo aspettato. Oliver ci aveva detto di dirtelo, ci aveva supplicato di lasciarglielo dire a lui. Ma tuo padre si rifiutava.”
“Perchè tutti pensano che me ne andrei? Non capisco.”
Dinah cercò il volto della figlia. Alcuni momenti le ritornarono in mente:
Felicity aveva imparato a camminare e ad essere determinata a farlo da sola. Il suo primo giorno di scuola materna chiese di andare da sola perchè lei non era più una bambina. La piccola bambina aveva fatto a pezzi il computer del papà e che l'aveva rimesso di nuovo insieme in poche ore all'età di otto anni. La piccola bambina che aveva lasciato la scuola per una scuola avanzata per bambini dotati all'età di dieci anni. La timida adolescente che non voleva essere la studentessa modello se questo significava essere al centro dell'attenzione. La ragazza che odiava i suoi genitori e che si vantava della sua borsa di studio al MIT. Quella ragazzina ora era una donna adulta che non vedeva se stessa in modo chiaro. Sua sorella l'aveva colpita così in basso che non vedeva quanto stupefacente fosse come persona.
“Perchè? Perchè Felicity sin da bambina non hai mai avuto bisogno di noi! Sei andata a scuola e ti sei fatta una vita. Sei diventata questa persona indipendente e auto-sufficiente. Pensi di essere debole, bisognosa e persa nel mondo.” Dinah scosse la testa, “ ma tu non lo sei. Ti sei persa nel mondo della Bratva perchè ti sei fatta una vita al di fuori di noi e di questa di vita. Tra tutti noi, tu sei quella che potrebbe lasciarsi tutto questo alle spalle e crescere bene al di fuori di questo.”
Felicity pensò a quello alle parole della madre Era questo quello che aveva fatto andando via da scuola? Scegliendo MIT invece che le scuole più vicine? Aveva creato una famiglia per conto suo con i suoi amici. E adesso, doveva decidere di abbracciare la Bratva e questa vita o andarsene per la sua strada dopo che incontrerà Donna.
Si soffermerà su questo più tardi, per adesso si chiedeva di Oliver e di ciò che Dinah le aveva detto sul suo volerglielo dire, sul suo pregare di dirglielo.
Felicity ritornò indietro a quella notte, su un Oliver che giurava che voleva dirglielo e che avrebbe voluto dirglielo.
“Felicity, avremmo dovuto permettere ad Oliver di dirtelo. E' stato da egoisti aspettare.” Felicity si chiese come avrebbe potuto gestirlo, se Oliver glielo avesse detto. Gli avrebbe creduto? Li avrebbe avvicinati ancora di più o li avrebbe distrutti? Le piaceva pensare che li avrebbe legati proprio come quando gli aveva detto del padre di Thea.
Dinah si alzò in piedi, “ dovrei andare. Sono solo venuta per dirti la mia versione della storia e dirti quanto mi dispiace. Mi dispiace di non avertelo detto e mi dispiace che Laurel te l'abbia detto in un modo così crudele.” Si girò per andarsene e per nascondere le proprie lacrime.
Felicity si raddrizzò preparandosi a lasciarla andar via. Non aveva bisogno di nessuno, non voleva aver bisogno di nessuno. Dinah le aveva mentito per tutta la sua intera vita.
Poi, all'ultimo momento, “ mamma?” Dinah si girò e Felicity corse tra le sue braccia, “ per favore non andare. Ho bisogno di te, mamma.” Felicity accolse il caldo abbraccio della madre. Voleva la sua mamma, non voleva perdere questa donna. Non le importava quello che le aveva fatto o che non era riuscita a fare, Felicity aveva bisogno di sua madre.
“Oh, tesoro mio, mai.” Dinah abbracciò lì in piedi per qualche minuto, poi si sedettero sul divano. Dinah non voleva lasciarla andare. “ Oh mia bellissima ragazza, ti amo così tanto. Non sei figlia del mio seno, ma sei sicuramente la bambina del mio cuore.”
Dinah la baciò sulla fronte e Felicity si accoccolò nel suo abbraccio. “ Tu sei mia mamma, sempre. Non mi importa se Donna mi ha dato alla luce. Ti voglio bene, mamma.” Rimasero così fino a quando scese la notte ed Helena ritornò. Quando le vide, Helena sorrise.
Dinah si alzò in piedi e si diresse alla porta. Felicity non voleva che lei se ne andasse. Si sentiva come una bambina che aveva bisogno che la mamma le baciasse la bua, facendola sentire meglio. Dinah si rivolse a lei, “ Lis, voglio dirti una cosa ed è importante.” Il cuore di Felicity rallentò, quale altra bomba esploderà nella sua vita?
Dinah le accarezzò la guancia, “piccola mia, so che stai per incontrare Donna. Non c'è problema se lei ti piacerà e se anche le vorrai bene.” Dinah le sorrise e Felicity annuì appena , “ non vorrei mai che a te non piacesse o che non l'amassi. Tu sei una parte di lei e lei è stata così gentile, che e ti amava abbastanza da permettermi di crescerti.”
“Ma...”
“No. Ascolta, ho parlato a Donna nel corso degli anni, scritto lettere e infine anche email. Lei mi piace, è una brava persona. Tra noi non c'è amarezza. Il nostro rapporto è stato costruito sul nostro amore per te. Non trattenerti....non a causa mia. Lo so che mi ami.” Dinah l'abbracciò forte.
“Che cosa aveva detto Laurel che nessuno ti voleva?Beh, non c'è niente di più lontano dalla verità. Io ti volevo. Tuo padre ti voleva, e anche Donna ti voleva. Tutti noi ti amavamo abbastanza da fare quello che ritenevamo fosse meglio per te. Tu eri così voluta.”
Felicity pianse. “ Tu appartieni a noi. Appartieni alla nostra famiglia ed appartieni ad Oliver. Non dubitarne mai.”
“Okay..... Lei non potrà mai sostituirti. Non importa cosa. Te lo prometto.” Dinah sorrise, un sorriso che Felicity sapeva che indicava il suo amore incondizionato per i suoi figli. Non le importava quali segreti Dinah avesse mantenuto, non le importava quanto facesse male, Dinah l'ha sempre amata. L'amava così tanto che non aveva mai sospettato che lei non fosse la sua vera madre. Questo era vero amore materno per sua figlia.
Felicity si asciugò le lacrime, “ ti amo, mamma.” “ Ti amo anche io.”
Dinah e Felicity si dissero addio. Felicity sorrise.
Aveva perdonato sua mamma. Non capiva completamente alcune delle decisione che aveva preso, non capiva il volere un bambino così tanto, da rischiare di perdere l'uomo che ama. Non capiva davvero come aveva potuto prendere così facilmente il frutto della relazione di suo marito. Non capiva veramente l'amore di una madre, biologica o non, che poteva avere per un bambino perchè lei non era una madre, ancora. Felicity si chiese come il suo perdonare sua mamma, significasse per il suo perdonare Oliver.
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Oliver tornò all'attico. Sua madre lo aveva chiamato per dirgli che poteva venire alla villa, ma lui le disse che era l'ultimo posto in voleva essere. Suo padre era lì, e l'ultima cosa che voleva era sentirlo parlare del disastro in cui si trovava e di come lui sapesse che Oliver sarebbe finito in questo modo.
Arrivò all'attico e si cambiò. Decise che aveva bisogno di allenarsi. Non aveva da lavorare oggi, visto che nessuno si fidava di lui con in mano una pistola o intorno alla gente in generale.
Sollevò pesi, colpì manichini vari e poi usò la Salmon ladder. Pensò che lo farà fino a quando non si schianterà sul pavimento e forse dopo sarebbe riuscito a dormire. Dopo due rampe smise. Tutto quello che lui riusciva a pensare era Felicity e di come lei amasse guardarlo fare la salmon ladder. Gli mancava dannatamente. Decise di andare a correre, forse questo avrebbe distolto la sua mente da lei.
Dopo la corsa ritornò all'attico ed iniziò subito a bere. La corsa non aveva funzionato.
Come hanno potuto le cose diventare così incasinate, così velocemente.....Laurel. Solo Laurel poteva fare tutto questo casino in così poco tempo.
Cercò di ricordare di quando era un quattordicenne disperatamente innamorato della splendida ragazza del primo anno di liceo. I genitori di Oliver approvavano la ragazza perchè anche lei era della Bratva. Lui pensava che la sua bellezza e l'approvazione dei suoi genitori fosse l'unica cosa che a lui piacesse persino dopo.
Oliver scosse la testa per liberarsi dei pensieri di Laurel, che lo portavano a pensieri di morte, la sua morte, la voleva uccidere.
Ma poi pensò a Felicity, la sua Felicity. Sentiva che Felicity sarebbe tornata a casa da lui.
Lo fece davvero, ma poi sentì anche il senso di colpa. Un sacco di senso di colpa. Felicity sarebbe ritornata a casa da lui, anche se non sentiva di meritare lei o il suo amore.
La conosceva abbastanza bene da sapere che lei era amorevole e fedele. Il suo cuore era così grande che lei avrebbe potuto perdonarlo. Se fosse stato un uomo migliore, l'avrebbe allontanata e l'avrebbe lasciata trovare qualcuno migliore di lui. Non era un uomo migliore, era Oliver Queen, uno stronzo egoista.
Oliver girovagava per l'attico, bevendo. Aveva fatto una cazzata non dicendoglielo. Sarebbe dovuto essere disposto a rischiare l'ira di Lance. Aveva già sofferto prima. Perchè non aveva fatto questo per lei?
Era già stato picchiato per delle donna prima. Non ti scopi la moglie di un uomo, facendoti scoprire da lui e non pagando per questo. Era stato torturato, ovviamente sopravvivendo. Che cosa gli avrebbe fatto Lance che potesse far male più del perderla, o dello sguardo nei suoi occhi quando aveva realizzato che glielo aveva nascosto anche lui.
L'unica persona che lo aveva amato, che gli aveva dimostrato l'amore e l'inferno, che aveva attaccato Merlyn per lui.
Felicity ha il cuore più puro e aveva dato quel cuore a lui? Lui che aveva ucciso, mutilato e torturato persone, eppure lei lo ama.
Lei aveva giurato di aver visto del buono in lui, era stata la prima ad averlo visto più di un sicario o di un buon scopatore. E come l' aveva ripagata? Tenendole il più grande segreto. Aveva lasciato che la bugia andasse avanti non proteggendola poi da Laurel.
Sapeva anche che lei dubitava del suo amore per lei. Sapeva che cosa pensava di lui e Laurel e che confrontava se stessa con Laurel e che nella sua mente lei ne usciva come perdente.
Quante volte lei aveva parlato del suo non appartenere.
Oliver fece una smorfia. Gli aveva detto che non apparteneva a nessun posto sino a lui e a questo attico.
Oliver colpì lo specchio in bagno. Forse suo padre aveva ragione, non meritava l'amore.
Andò a prendere un'altra birra. Aveva ormai perso il conto di quante ne aveva prese.
Avrebbe potuto fare tante cose per rassicurarla che Laurel non aveva nessun posto nella sua vita e mai nel suo cuore. Avrebbe dovuto fare qualcosa di più per farla sentire come se fosse l'unica persona che conta perchè lei è l'unica persona che conta.
Sentì l'ascensore e il suo primo pensiero andò a Felicity. Arrivò velocemente alla conclusione che non era lei e ne era grato. Non voleva che lo vedesse in questo modo. Si incazzerebbe, gli urlerebbe e sarebbe delusa da lui. Sarebbe tutta stizzita e lui sarebbe finito sorridente facendo tutto quello che lei voleva.
Tommy e Isabel uscirono dall'ascensore. Oliver rimase fermo li a guardarli. Era felice per suo fratello e per una poco gradita Isabel visto che lo rendeva felice.
Tommy si bloccò quando lo vide.
“Bere da solo?E' sano e costruttivo.” Oliver lo fulminò con lo sguardo. Tommy si girò verso Isabel, “ forse, dovresti andare.” Lei scosse la testa, “ no. Ci siamo dentro insieme. Se ci sposeremo, questo renderà lui famiglia....triste, disfunzionale, ubriaca famiglia. Ma famiglia.” Oliver aveva dimenticato ciò che una cagna condiscendente poteva essere di tutto, ma Tommy.....era l'unica ragione per cui la tollerava.
“Non ho bisogno della babysitter.” Tommy lo guardò tristemente mentre Isabel si guardò intorno e rispose, “ No, chiaramente hai bisogno di sguazzare nel tuo dolore e bere.” Oliver le sorrise, poteva essere una donna difficile, ma aveva detto la verità.
Tommy la guardò e scosse la testa. Isabel alzò gli occhi al cielo. Tommy si avvicinò ad Oliver, “ sta tornando, lo so . Thea ed io le abbiamo parlato. Felicity ha soltanto bisogno di un po' di tempo."
“Lo so....Penso che tu abbia ragione.”
“Allora perchè la festa dell'autocommiserazione?” Oliver guardò Isabel, non voleva parlare davanti a lei. Per una volta si comportò da umana, “ ritornerò nella camera degli ospiti visto che presumo che staremo di nuovo qui.”
Isabel guardò Tommy e poi Oliver, “ è una ragazza dolce, merita qualcuno migliore di te, ma per incomprensibili e sconosciute ragioni lei vuole te. Quindi riprenditi, smaltisci la sbornia e cerca di essere una persona decente prima che lei ritorni.” Isabel sorrise con presuntuosità e con calma si diresse alla camera degli ospiti. Tommy la guardò, e poi si girò verso Oliver e gli sorrise. Fantastico. Una ramanzina.
“Voi due potete andare. Sono perfettamente in grado di bere da solo.” Tommy guardò le bottiglie sui tavoli, “ ovviamente. Ollie perchè stai facendo questo? Tutti pensano che voi due possiate sistemare le cose anche Issy, e potresti avere buone possibilità se fossi sobrio.” Oliver terminò la sua birra e andò in cucina per prenderne un'altra.
“Lei non dovrebbe tornare. Se è intelligente e lo è..... dovrebbe correre via a gambe levate da me, da suo padre, da questa fottuta vita. Lei è migliore di questa vita.” Tommy lo fissò, sapeva che suo fratello la ama, ma non aveva realizzato quanto. Rinuncerebbe a lei per il suo bene.
“Ollie, lei ti ama.” Oliver lo fissò. “ Suo padre non la lascerebbe andare a prescindere che lei lo voglia, e tu lo sai. Quindi lei potrebbe benissimo decidere di stare con l'uomo che ama e tu moriresti per proteggerla?”
“Non la merito Tommy. Ho nascosto questo segreto a lei. Lo sapevo che l'avrebbe distrutta e io ho tenuto la bocca chiusa, perchè? Così Lance non mi avrebbe fatto male? Avrebbe potuto farmi male peggio di quanto mi abbia fatto papà? Peggio che perderla?”
Tommy lo guardò solenne quando rispose, “ si, avrebbe potuto farti male peggio di papà.” Oliver convinto, “Probabilmente no.”
Tommy attraversò lo spazio che li separava in un lampo, gli afferrò le spalle e lo scosse guardandolo negli occhi, “ lui avrebbe potuto dare lei a qualcun altro. Forse un bravo ragazzo, forse un ragazzo forte, forse un ragazzo amorevole, ma non saresti te. Puoi dire che questo tizio potrebbe amarla più di te? Potrebbe proteggerla meglio di te? Io non la penso così e caro fratello, questo la ucciderebbe cosa che ucciderebbe te."
Oliver guardò Tommy scioccato. Avrebbe ucciso lei e lui. Lance ama sua figlia e voleva soltanto il meglio per lei. Oliver certamente non era il migliore, ma lui la ama con tutto quello che ha ....Lance non l'avrebbe fatto, avrebbe perso.......ma Felicity l'avrebbe persa in entrambi i casi. Oliver fissò il fratello.
Vedendola con qualcun altro, sapendo che era infelice. Sorrise al fratello, “Lance non l'avrebbe fatto.”
“No?” “No. Ucciderei chiunque posi una mano su di lei.” Con questo afferrò un'altra birra e si sedette sul divano a guardare la tv e bevendo per dimenticare. Tommy lasciò la stanza. Sarà un'altra lunga giornata e nottata dal proteggere Oliver da se stesso. Oliver è in modalità autocommiserazione, e questa volta era innamorato.
Oliver stava per andare a prendere un 'altra birra, quando l'interfono suonò. Era la portineria che gli diceva che aveva un visitatore. Diede l'okay all'uomo di far salire l'ospite. Pensava che fosse madre o Thea.
Si avvicinò all'ascensore e si appoggiò al muro di fronte.
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Il giorno dopo John andò da Helena per vedere Felicity. Lei sapeva benissimo che questo sarebbe stato imbarazzante. La persona che è stata li per lei per tutto, fidanzati, ragazze che la odiavano, il suo primo ciclo (anche se lui aveva chiamato sua madre) e l'innamorarsi di Oliver. Lei aveva contato su di lui per oltre metà della sua vita e ora sembrava come un estraneo.
Lo fece entrare.
John pensava solo al lavoro, “Abbiamo preparato quasi tutto per te ed Oliver per venire a Las Vegas con me.” John si guardò intorno al piccolo appartamento, “ sarebbe meglio se voi foste almeno visti insieme prima del viaggio. Non voglio niente che faccia insospettire.”
“Te l'ha detto Oliver di farlo?” John scosse la testa, “no, è troppo ubriaco per pensare a questo. Sto suggerendo questo per mantenere mia moglie e i miei figli al sicuro. Sto prendendo ogni precauzione possibile Felicity.” Lei annuì, sapeva già che lei avrebbe fatto quello che le chiedeva . Lui era John, il suo protettore e per lungo tempo il suo migliore amico e secondo padre.
“ So quello che stai facendo, signorina.” Felicity alzò lo sguardo verso di lui. Lei sapeva che stava facendo la bambina petulante. “ Oh, e cosa starei facendo vecchio?” John sorrise. Stanno tornando ad essere come erano prima, il che era bello. Entrambi sanno che alla fine ne parleranno, ma lo faranno a modo loro.
“Lo stai allontanando. Hai paura che lui non ti ama e che i tuoi problemi di abbandono stiano aumentando il suo allontanamento. Tu lo stai lasciando prima che lui possa lasciarti.” Felicity era sconvolta, lui lo sapeva . “ Allora, se fosse così? E' di Oliver Queen che stiamo parlando. Non è noto per il suo rimanere nei paraggi. E io non sono la ragazza.....”
John scosse la testa, dovrebbe veramente chiedere un aumento.
“Lui non ti sta lasciando. Questa separazione sta uccidendo il povero stronzo. E se il ragazzo è così stupido da uscire, chi se ne frega. Tu sei più forte di questo. Non diventerai la ragazza che non può vivere senza un uomo. Tu farai come hai già fatto prima e passerai oltre. Oliver Queen non è l'unico uomo al mondo.”
Felicity pensò a quello che le ha detto e aveva ragione. Lei era già sopravvissuta ad un amore perduto, certo Oliver era un amore che ti capita una volta nella vita, ma lei non era una di quelle donne che aveva bisogno di un uomo specialmente di uno che non la voleva .
Si ricordò anche dell'altra cosa che le ha detto, ed era preoccupata, “ Sta bene?”
“Perchè non vai a casa a scoprirlo! Smettila di fare la sciocca, e vai a casa dal tuo uomo.”
Detto questo se ne andò. Felicity era combattuta. Voleva fare tutto il possibile per proteggere John e la sua famiglia. Sapeva che la gente li stava osservando e non andrebbe mai via con lui dopo un litigio. John aveva ragione su questo, e i suoi problemi con lui no erano per la bugia..... le mancava Oliver. Le mancava così tanto che il suo cuore le faceva male solo a pensare a lui.
Andrà a stare all'attico, trascorrerà del tempo con Oliver, e forse questo l'aiuterà a guarire il suo cuore. L'attico era l'unico posto che lei aveva veramente sentito come casa. Sorrise a se stessa come chiamò Helena per dirglielo.